Il processo di impeachment contro Donald Trump si sta sviluppando come previsto e il senatore Lindsey Graham ha garantito a Trump che verrà assolto. Non ci sono i voti per condannarlo e ci sono abbastanza senatori convinti che la procedura sia incostituzionale. Quindi, anche se gli avvocati della difesa hanno avviato il processo con una dichiarazione di apertura poco efficace, l’esito è scontato ed era già previsto prima dell’inizio. Ora manca solo il voto finale per concludere la faccenda.
Secondo l’esperto costituzionalista Rick Green, è stata una farsa politica costruita sull’interpretazione di comodo di due sezioni della costituzione che sono in realtà separate e ignorando la storia pregressa dei vari casi in cui l’impeachment è stato usato negli Stati Uniti.
Gran parte dell’accusa verte sugli eventi del 6 di gennaio, sulla telefonata fatta da Trump a Brad Raffensperger, Secretary of State della Georgia, il 2 di gennaio, e sull’insistenza di Trump nell’affermare che le elezioni erano state truccate.
In termini pratici, gli accusatori non sono stati in grado di dimostrare che le frasi dette da Trump costituissero un’incitazione alla ribellione. La telefonata a Raffensperger lascia il tempo che trova e Hillary Clinton si è lamentata per 4 anni del fatto che Trump le avesse rubato l’elezione con l’aiuto della Russia, senza che nessuno avesse nulla da ridire.
Concluso l’impeachment, Trump potrà dedicarsi ai suoi nuovi progetti. La rivista Forbes ha stimato i quattro anni spesi come presidente sono costati a Trump 2 miliardi di dollari di ricchezza personale.
Ora può indirizzare le sue energie verso nuovi progetti.
Il vero scopo dell’impeachment è stato quello di creare un momento di pubblicità per il partito Democratico in un periodo dove, l’assenza di Trump dalla scena pubblica ha diminuito di molto i livelli di attenzione del pubblico sulle questioni politiche.
E’ servito anche come ulteriore tentativo di rafforzare una narrativa che vuole cementare l’idea che i sostenitori di Trump sono in realtà terroristi, nonostante i fatti che stanno emergendo e che mostrano che l’attacco fosse stato pianificato in anticipo e che tra i partecipanti ci fossero membri di Antifa, gente che non ha votato nell’ultima elezione, elettori registrati negli elenchi democratici, tra cui il figlio di un giudice di New York con tendenze democratiche, elementi di estrema destra che sono estranei al movimento di Trump e anche alcuni sostenitori di Trump che si sono lasciati coinvolgere.
L’evento si configura come una classica operazione di guerra psicologica in stile tedesco.
Subito dopo l’evento, diversi commentatori americani hanno comparato l’assalto al Campidoglio all’incendio del Reichstag, il parlamento tedesco, il 27 febbraio 1933. Evento chiave per l’ascesa al potere del partito nazista in Germania.
Dennis Prager, fondatore della Prager University, ha dichiarato recentemente:
“Stiamo vivendo una gigantesca bugia che ci riporta alla mente l’incendio del Reichstag.
Usando l’incendio del Reichstag come scusa, i nazisti fecero approvare la ‘legge delega’ con cui Hitler fu in grado di creare decreti con valore di legge senza passare dal parlamento”.
False Flag: un’operazione condotta da individui oppure un corpo governativo, ufficiale o non-ufficiale, di cui si darà la colpa all’opposizione oppure a qualcun altro al fine di acquisire un vantaggio politico.
Il termine ha origine dalla pratica piratesca di innalzare la stessa bandiera della nave che si voleva attaccare in modo che questa non avesse il tempo di difendersi prima di essere abbordata.
Le operazioni False Flag sono di origine antichissima, basta ricordare l’incendio di Roma del 19 luglio 64, che Nerone attribuì ai Cristiani e che distrusse 2/3 della città. Diversi politici romani dell’epoca ne incolparono l’imperatore che aveva dato fuoco alla città dopo che il senato non aveva consentito alla riqualificazione di una vasta area dove Nerone avrebbe voluto costruire il suo nuovo palazzo imperiale.
Nerone, per dare più credibilità alla propria accusa, fece arrestare, torturare e uccidere una grande quantità di cristiani.
Una False Flag per essere efficace non deve essere riconosciuta come tale. Più appare evidente la manipolazione, meno efficace diventa l’operazione.
L’incendio del Reichstag è considerato ampiamente come un’esempio riuscito di False Flag.
Per capire meglio cosa sia successo, prendiamo a riferimento il libro “Burning the Reichstag: An Investigation into the Third Reich Enduring Mystery” scritto da Benjamin Carter Hett e pubblicato nel 2014 dopo una ricerca molto approfondita che ha portato l’autore a contattare personalmente diversi protagonisti.
Ancora oggi, persino dopo i processi di Norimberga, c’è ancora dissenso su chi abbia appiccato davvero l’incendio: i nazisti oppure un singolo comunista, l’olandese Marinus van der Lubbe, un ragazzo di 24 anni che confessò di avere appiccato il fuoco e fu giustiziato per questo. Dopo 75 anni, il governo tedesco gli ha concesso il perdono postumo, mentre una lettera firmata da Rudolf Deil nel 1946, durante i processi di Norimberga, indica nel nazista Heini Gewher, membro delle SA, il vero colpevole.
A quell’epoca Deil era capo della polizia politica della Repubblica di Weimar e fu il primo ad indagare sull’evento. In seguito divenne il primo capo della Gestapo. Comunque siano andate le cose, Hitler e il partito nazista furono pronti a sfruttare l’occasione a proprio vantaggio.
Arrivato sul luogo dell’incendio, Hitler dichiarò a un giornalista che lo accompagnava: “Dio ci conceda che questo sia l’opera di un comunista. Ora lei è testimone dell’inizio di una nuova grande epoca nella storia della Germania, signor Delmer. Questo incendio è solo l’inizio”.
Più tardi, mentre parlava con Rudolf Diel, allora capo della polizia politica tedesca, Hitler disse:
“Questo è l’inizio della rivolta comunista; cominceranno il loro attacco adesso! Non possiamo perdere nemmeno un istante! Non avremo più pietà. Chiunque sia piazzi sulla nostra strada verrà falciato. Il popolo tedesco non tollererà clemenza. Cercheremo ogni personaggio ufficiale del partito comunista e lo fucileremo sul posto. I parlamentari comunisti devono essere impiccati questa notte stessa. Tutti i simpatizzanti dei comunisti devono essere arrestati. Non ci sarà più clemenza nemmeno per i social-democratici”.
Quella notte vennero arrestati migliaia di oppositori al partito nazista, i cui nomi e indirizzi erano stati accuratamente registrati in anticipo. Mentre la polizia conduceva questi arresti ufficiali, le truppe paramilitari delle SA, andarono in giro a cercare i loro nemici personali, per la maggior parte comunisti, di cui aveva già costruito una lista a partire dal 1931.
Le persone catturate dalle SA non furono portate alla stazione di polizia, ma all’interno di cantine e magazzini abbandonati dove furono picchiati, torturati e, in alcuni casi, uccisi.
Le SA continuarono questa epurazione per tutta l’estate del 1933 e furono utilizzate come strumento punitivo fino al giugno del 1934 quando furono tutte uccise, insieme ad altri oppositori politici più conservativi nel giugno del 1934, durante la famose “notte dei lunghi coltelli”.
Dopo l’evento del 6 gennaio al Campidoglio, Facebook ha passato all’FBI tutti i nomi e i dati personali delle persone che hanno partecipato alla manifestazione a sostegno di Trump, almeno 100.000 persone. Twitter ha chiuso gli account e ha raccolto le informazioni, che forse ha poi trasferito, di 70.000 simpatizzanti di QAnon.
La raccolta dei dati personali continua ancora oggi e molto probabilmente si estenderà anche in Europa e in Italia.
Al momento dell’incendio, Hitler aveva occupato la posizione di cancelliere della Repubblica di Weimar per solo quattro settimane. Aveva una coalizione di governo molto debole e i nazisti occupavano solo due ministeri su 13. Il 5 di marzo si sarebbe tenuta un’altra elezione e avrebbe potuto perdere tutto.
Le elezioni appena tenute il 6 novembre 1932 avevano visto una caduta dei voti per il partito nazista per la prima volta dal 1928. Il partito era ormai alla bancarotta e i suoi attivisti erano esausti e disperati.
La mattina del 28 febbraio, Hitler ottenne l’approvazione “Decreto dell’incendio del Reichstag” che poneva fine immediatamente a qualsiasi diritto costituzionale previsto dalla costituzione tedesca e allo stato di diritto dandogli poteri illimitati che avrebbe mantenuto fino alla fine della seconda guerra mondiale.
Questa è stata di fatto la carta costituzionale del Terzo Reich.
A seguito dell’incendio furono arrestati circa 5000 oppositori politici. Negli anni successivi, le purghe si allargarono a milioni di persone.
In che modo i nazisti erano arrivati al potere?
Le SA erano state usate per anni per produrre disordini violenti che poi venivano attribuiti agli avversari politici.
Ad esempio, nell’ottobre del 1930, all’apertura della sessione legislativa del Reichstag, 1000 o 1500 truppe di assalto delle SA avevano attaccato e distrutto negozi e aziende di proprietà di ebrei che erano vicine al Reichstag. L’incidente era poi stato attribuito ad agenti provocatori dell’opposizione.
Sembra uno scenario simile ai disordini organizzati da Antifa e altre organizzazioni di protesta americane durante l’estate dello scorso anno. In questo caso, negli USA, sono stati presi di mira i negozi appartenenti a minoranze.
Eppure i nazisti mantenevano un velo di rispettabilità. Il primo di febbraio, durante il suo discorso di insediamento come cancelliere, trasmesso via radio a tutta la nazione, Hitler dichiarò che la principale priorità del suo governo sarebbe stata il ripristino dell’unità per il popolo germanico.
Al tempo stesso si preparavano per prendere controllo del Paese.
Prima dell’incendio, il 17 febbraio 1933, Hermann Göring, ministro dell’interno aveva pubblicato un decreto che autorizzava la polizia ad usare armi da fuoco contro i nemici dello stato. Qualsiasi poliziotto che si fosse rifiutato di farlo sarebbe stato sottoposto a procedimento disciplinare.
Il 22 febbraio nominò le SA, le SS e lo Stahlhelm, vale a dire i gruppi che erano stati in gran parte responsabili della violenza, poliziotti ausiliari per far fronte alla minaccia costante dei comunisti che rappresentavano una minaccia alla sicurezza nazionale.
Questo ricorda in qualche modo il movimento “defund the police” in atto negli Stati Uniti che vuole ridurre oppure eliminare il ruolo della polizia classica per sostituirla con altre forze.
Lo stesso Diel dichiara di aver notato, all’inizio del 1933, che i leader nazisti stessero aspettando la rivolta aperta dei comunisti tedeschi, che non avvenne. Furono quindi svelti a cogliere l’opportuntà dell’incendio del Reichstag quando gli fu presentata.
Il processo che seguì l’incendio del Reichstag fu una farsa. L’unico condannato fu Marinus van der Lubbe, mentre tre altri comunisti furono scagionati nonostante la pressione nazista sui giudici e nonostante che si fossero difesi da soli.
Giuseppe Stalin sfruttò questa assoluzione per molti anni a venire come strumento per smentire il coinvolgimento del regime comunista anche in eventi di cui era stato effettivamente colpevole.
L’assalto al Campidoglio del 6 gennaio non è riuscito davvero ad emulare l’impatto dell’incendio del Reichstag anche se presenta similitudini sorprendenti.
Tutti i parlamentari repubblicani hanno immediatamente condannato l’accaduto. Trump lo ha fatto a più riprese anche mentre gli chiudevano gli account su Twitter e Facebook.
Gran parte dell’opinione pubblica ha capito che cosa è successo davvero.
Ma si è vista da subito una riduzione della libertà di parola.
Diverse associazioni professionali americane hanno espulso in queste settimane chiunque si sia pronunciato a favore di Trump.
L’attrice texana Gina Carano che finora ha lavorato per Lucasfilm nella serie “The Mandalorian” è stata licenziata in tronco da Lucasfilm, una società del gruppo Disney, e dal suo stesso agente perché ha condiviso un post sul suo account di Instagram in cui si metteravano a confronto le persecuzioni degli ebrei al tempo della Germania nazista e l’attuale odio contro le persone che hanno visioni politiche diverse da quelle dell’establishment.
In particolare ha scritto questa frase:
“Gli ebrei venivano picchiati per le strade, non dai soldati nazisti, ma dai loro vicini… persino dai bambini.
Poiché la storia è stata alterata, la maggior parte delle persone oggi non si rende conto che per arrivare al punto in cui i soldati nazisti potessero facilmente radunare migliaia di ebrei, il governo ha dovuto innanzi tutto fare in modo che i loro stessi vicini li odiassero per il solo fatto di essere ebrei. In che modo questo è diverso dall’odiare qualcuno per le proprie opinioni politiche?”
Già a novembre aveva condiviso un altro messaggio polemico:
“I leader di governo del partito Democratico voglio farci indossare oltre alla mascherina anche i paraocchi così che non vediamo che cosa sta succedendo davvero”.
L’unico modo per ricomporre l’unità in situazioni critiche come le attuali è il ricorso alla tolleranza o per lo meno evitare di abbandonarsi a gesti d’intolleranza.
Roberto Mazzoni