Vaso di Pandora – Divorzio a tre

Quello che si sta concludendo è stato un mese incredibilmente impegnato, due ragani più un grosso lavoro sul sito. Stiamo sostituendo il fornitore della newsletter che ci aveva fatto sparire 2000 nomi di sua iniziativa. Abbiamo già attivato un altro fornitore che avevamo collaudato per un po’ di tempo e che sappiamo funziona bene, che è affidabile. L’abbiamo sperimentato in questi giorni con la Legione e sta funzionando bene, quindi presto tutto il traffico della newsletter di Mazzoni News verrà trasferito a questo nuovo fornitore che sicuramente ci aiuterà a lavorare meglio per il futuro.

Nel frattempo mentre continuiamo a mettere a punto le cose, vi propongo un altro video di repertorio. Si tratta di un’intervista fatta recentemente con i Vasi di Pandora che credo troverete interessante, chi non l’ha ancora sentita. Ci sono approfondimenti su questi temi nella legione naturalmente che sto facendo in questi giorni, c’è molta attività in corso, però nel frattempo mi tengo in contatto con voi con questa intervista già preparata e dopo di che vedremo altri video più specifici. Vi ringrazio dell’attenzione e della simpatia e vi rimando al prossimo video.

La guerra dove nessuno vince

[Carlo Savegnago]

Amici del Vaso di Pandora, benvenuti, ben ritrovati. Abbiamo in collegamento questa settimana, questo mercoledì, per aggiornarci sui principali temi riguardanti gli Stati Uniti e la politica internazionale in collegamento dalla Florida, Roberto Mazzoni. Roberto, benvenuto.

[Roberto Mazzoni]

Ben ritrovati.

[Carlo Savegnago]

Ricordiamo che Roberto Mazzoni è un giornalista, già direttore responsabile di testate giornalistiche del gruppo Mondatori e del gruppo Il Sole 24 Ore. Roberto dal 2008 vive negli Stati Uniti ed è un cittadino americano, pertanto fa le sue analisi sugli Stati Uniti da cittadino americano che per la sua attività professionale è inserito nelle realtà politiche ed economiche del suo paese. Roberto, quali sono i temi più importanti di questo momento?

[Roberto Mazzoni]

Direi che il più importante di tutti credo che sia la scadenza che è iniziata ieri, la fine definitivamente del sistema LIBOR, che sarebbe il sistema di gestione dei prestiti con calcolo dei tassi di interesse dalla City di Londra, che ha dominato per tantissimo tempo il mercato del dollaro e soprattutto quello dell’euro-dollaro, quindi dei dollari in circolazione fuori dagli Stati Uniti. Da ieri non esiste più, è stato definitivamente abolito, c’è stato un periodo di transizione in cui si usava una versione sintetica di questo indice, ma comunque era ancora presente, per cui questo distacco netto segna una divaricazione degli interessi tra la City di Londra e Wall Street e naturalmente anche Bruxelles e Francoforte.

Quindi questa possiamo dire quella che hai anticipato e adesso la approfondiamo, questa notizia che è passata sotto silenzio, perché magari non è che interessa molto, ma ha delle implicazioni, è estremamente importante mi sembra, ha delle grosse implicazioni. È il punto centrale. Perché le guerre si combattono sempre per interessi finanziari, per stimoli finanziari e direi che abbiamo visto che la guerra in Ucraina ormai si sta svolgendo al termine, gli ucraini hanno perso Vuhledar, stanno perdendo parecchie postazioni importanti, ne perderanno altre di più e in generale sembra che anche l’ultima visita da parte di Zelensky negli Stati Uniti sia stata accolta con un po’ di applausi, però un discreto scetticismo su quelle che sono le prospettive.

I mass media americani ormai parlano abbastanza apertamente della sconfitta degli ucraini, del fatto che la guerra ormai è perduta e che nessun intervento che sia diverso dall’entrata in campo direttamente degli Stati Uniti, quindi l’invio di truppe americane, possa cambiare le sorti di questo conflitto. Quindi per gli americani, anche per quello che potrebbe essere gran parte dell’establishment, il capitolo si sta chiudendo. Ci sono persone all’interno della Casa Bianca che non vogliono convincersi, anche perché hanno avuto un ruolo determinante.

[Carlo Savegnago]

Chi in particolare secondo te, Roberto, non vuole rassegnarsi alla realtà dei fatti?

[Roberto Mazzoni]

Jack Sullivan, responsabile della sicurezza nazionale e il segretario di Stato, Blinken, che di fatto sono loro che gestiscono la Casa Bianca insieme alla moglie di Biden, quindi è un affare a tre, un menage a trois. Biden è ormai solo decorativo e vediamo uno scollamento netto tra l’altro del gruppo Blinken e Sullivan rispetto a Lloyd Austin, che serve al ministro della difesa e quindi il Pentagono. Il Pentagono sta remando contro in modo piuttosto evidente rispetto ai desideri della Casa Bianca, non riconoscono l’autorità di Blinken e Sullivan come alternativa a quella di Biden e non riconoscono direi neanche più quella di Biden che ormai non c’è più.

Quindi siamo in una situazione di gestione divaricata, è un interregno. In queste condizioni attualmente ci sono messaggi contrastanti che escono, sono attività contrastanti. In questo momento le attività diplomatiche sia nei confronti dei russi sia nei confronti dell’Iran sono gestite dal Pentagono direttamente, mentre invece la CIA, il Dipartimento di Stato, Blinken e Sullivan che fa parte dello stesso team stanno invece cercando di aizzare tanto gli ucraini quanto gli israeliani a continuare con le loro attività bellicose. Perciò questo crea naturalmente una situazione di critica che potrebbe segnare la fine definitiva a livello politico anche di Kamal Harris.

Poi vediamo quali saranno i risultati di queste elezioni, c’è da capire. Probabilmente non finiranno a novembre, le elezioni ci hanno già detto che verranno trascinate più avanti, quindi non sarà una cosa facile.

[Carlo Savegnago]

Verrà trascinato in che senso? Gli esiti saranno proclamati dopo?

[Roberto Mazzoni]

Saranno ritardati il più possibile come hanno fatto l’altra volta e in più saranno contestati il prima possibile nel caso in cui Trump apparisse vincitore e perciò non è garantito che nel caso vincesse Trump si insediasse effettivamente a gennaio, cioè ci fosse la certificazione dei voti il 6 gennaio, ma si potrebbe andare più avanti. Ma quello lo vedremo, ci hanno già avvisato che questa è la strategia, se poi riusciranno a attuarla non lo sappiamo, però mi sembra evidente che ci sono delle trasformazioni di fondo che stanno cambiando anche le caratteristiche degli Stati Uniti sia in termini di politica estera, sia in termini di politica interna. E questo sullo sfondo di un cambiamento epocale, direi, in termini di gestione della valuta del dollaro a livello internazionale.

New York sta cercando di riconquistare il controllo del dollaro, sembra un paradosso, ma di fatto dagli anni 70 in avanti, grazie anche alla collaborazione dell’Unione Sovietica che è stata la prima a creare il circuito dell’euro-dollaro, il controllo dei dollari, della stragrande massa dei dollari in circolazione a livello mondiale è passato sotto la gestione di 12 banche, una dozzina di banche a Londra, che hanno di fatto determinato anche i tassi di interesse per i mutui all’interno degli stessi Stati Uniti, visto che la gran parte dei soldi che venivano prestati anche negli Stati Uniti venivano spesso da questo circuito esterno. Quindi, in osserva di questo genere, naturalmente Londra ha avuto dei grossi benefici, poi è nato l’euro, che era in qualche modo un’alternativa al dollaro o all’euro-dollaro più propriamente, che doveva ricavarsi una sua nicchia, direi che con la guerra in Iraq il progetto dell’euro si è fallito sostanzialmente a livello internazionale e da lì in avanti è stato un percorso in discesa.

Oggi abbiamo, da ieri, siamo separati in casa, quindi sono interessi nettamente differenti tra la Federal Reserve, che è la banca centrale americana, la banca centrale britannica e la banca centrale europea. Ciascuno ha i suoi indici, mi sembra che in Europa sia EFRA, in Stati Uniti è SOFR, in Gran Bretagna è SONIA e dovrebbero rispirarsi dei principi simili, però il fatto che non ci sia più un indice unico, innanzitutto, sancisce di fatto anche la morte dell’euro-dollaro come sistema, perché non è più un sistema unificato e in seconda battuta forse era anche una morte inevitabile, perché di fatto la crisi del 2008 ha segnato lo stato comatoso del sistema dell’euro-dollaro.

Di fatto però adesso ciascuno è per conto proprio, quindi liberi tutti, quindi tutti contro tutti. Perciò dal punto di vista di Bruxelles e Francoforte l’interesse è avere una politica in qualche modo antagonista rispetto a Washington e Londra e lo stesso vale per Londra e per Washington. Quindi dal punto di vista di Washington vediamo una posizione via via divaricante rispetto a Londra, che quindi anche determina un disinteresse progressivo rispetto alla guerra in Ucraina che è voluta soprattutto dai britannici, per motivi economici e per motivi anche storici e che per motivi incomprensibili è anche sostenuta da Bruxelles, che non ha nessun interesse in quella guerra e che così facendo di fatto si è un po’ tirata la zappa sui piedi.

Dal punto di vista finanziario l’euro è sicuramente più forte rispetto alla sterlina, quindi dal punto di vista finanziario Bruxelles potrebbe vincere sulla banca centrale di Inghilterra e in qualche modo ricavarsi uno spazio pur con una separazione rispetto agli Stati Uniti. Tuttavia i britannici a differenza dell’Europa dispongono ancora di grandi riserve di petrolio e di carbone, a cui possono attingere, cosa che invece non è disponibile in Europa. Ciò in una guerra in Medio Oriente che via via si intensifica con la possibilità di un coinvolgimento diretto degli iraniani, alla fine i britannici potrebbero spuntarla rispetto all’Europa perché l’Europa ha bisogno del petrolio che viene dal Medio Oriente, un blocco di tale petrolio farebbe salire i prezzi del petrolio con beneficio dei britannici e dei norvegesi e anche degli Stati Uniti, naturalmente che sono oggi credo il produttore più importante di petrolio al mondo, però da punto di vista degli Stati Uniti l’interesse del Medio Oriente è ormai calante, il confronto è verso la Cina, è nel Pacifico e tutto il resto, la battaglia Europa-Gran Bretagna invece credo che si stia per accentuare e sviluppare sempre di più.

Perciò è una guerra a tre, una guerra finanziaria a tre, senza contare Russia e Cina, quindi se contiamo la Cina diventa una guerra finanziaria a cinque o a quattro se passiamo a cinque.

[Carlo Savegnago]

Ma, all’interno dell’Occidente, è una guerra a tre insomma.

[Roberto Mazzoni]

Bravo, di solito nelle guerre a tre non vince nessuno, tipicamente non c’è un vincitore, tuttavia ci apre un percorso di trasformazione, un periodo di trasformazione profondo dove le politiche verranno inevitabilmente determinate dagli interessi finanziari e quindi vedremo politiche divaricanti di questi tre poli. Gli Stati Uniti hanno già annunciato più volte, l’ha detto Trump, ma ormai sta entrando a far parte del messaggio anche trasferito dall’establishment che non sono interessati all’Europa particolarmente, quindi la presenza militare in Europa magari dovrà permanere per certi versi, però non sono minimamente interessati a farsi coinvolgere direttamente in una guerra contro l’Ukraine.

È escluso che intervengano direttamente gli Stati Uniti in Ucraina. Esatto, ed è escluso anche che potenziano le strutture e le infrastrutture militari in Europa, anzi semmai toglieranno un po’ di risorse, ogni caso lasceranno quello che c’è, ma non è prevedibile una ricostituzione del livello di forza che esisteva ai tempi della Guerra Fredda, sia perché non ci sono le risorse materiali, anche per gli Stati Uniti, anche gli Stati Uniti hanno dei limiti, e sia perché non c’è l’interesse. Quindi per l’Europa direi che la sfida è molteplice, da una parte c’è il confronto interno con la Gran Bretagna per un predominio finanziario all’interno di un circuito che si va restringendo, perché dalla parte BRICS stanno espandendo l’uso dell’oro o delle loro valute interne e stanno eliminando l’euro e stanno eliminando anche il dollaro, però i dollari ne hanno molto di più rispetto agli euro, quindi l’euro verrà eliminato molto prima da quel tipo di circuito.

Dall’altra hanno il confronto con i britannici che pur essendo in situazioni finanziarie critiche, tuttavia hanno risorse naturali che possono attingere e che possono permettergli quindi di avere il fiato per resistere rispetto a una corsa verso il basso, perché quello che noi stiamo vedendo nel continente europeo, a mia opinione, ma anche a opinioni di diversi osservatori americani, è una corsa verso il basso, vale a dire facciamoci del male insieme e vediamo chi resiste di più, perché chi resiste di più alla fine prende tutto.

[Carlo Savegnago]

Facciamoci del male tra chi allora?

[Roberto Mazzoni]

Tra l’Unione Europea e Gran Bretagna, quindi la continuazione della guerra in Ucraina finché si può, la continuazione della sanzione della Russia finché si può, politiche piuttosto confuse nei confronti dell’Africa e nei confronti della Cina, del complesso BRICS, iniziative che non stanno promuovendo l’industria europea in nessun modo, e tanto meno quella britannica, che quindi portano a una contrazione della produttività complessiva, a una contrazione della competitività e del livello medio di vita, nella speranza che uno ceda prima l’altro, che chi ha più fiato alla fine spunti e prenda il controllo. Chi riesce di più a stare in apnea, più a lungo a stare in apnea possiamo dire.

[Carlo Savegnago]

Gli Stati Uniti su cosa si stanno concentrando? Anche su Taiwan?

[Roberto Mazzoni]

No, gli Stati Uniti in questo momento si stanno concentrando soprattutto all’interno, la crisi più importante è interna, sia perché mi sembra evidente che ci sia una crisi istituzionale, l’attuale Casa Bianca ha usato la giustizia, il sistema giudiziario per scopi politici, ha usato tutti i vari apparati governativi per bloccare lo sviluppo di industrie critiche come possono essere quella del petrolio, del gas naturale, per imporre questa transizione verso il verde che non sta funzionando e per fare una serie di cose che in ogni caso hanno creato pressioni sociali importanti.

Adesso gli americani già è un po’ che la sentivano, però stanno sentendo una pressione simile se non addirittura superiore a livello personale rispetto a quella sentita durante la grande crisi del 2008, io sono arrivato qui in quel periodo e oggi osservo una situazione a pelle paragonabile, la gente fa fatica a pagare l’affitto, fa fatica a fare la spesa, fa fatica a mantenere il lavoro, è vero che ci sono nuovi posti di lavoro che sono stati creati, molti dei quali però sono posti creati dal governo e in più spesso sono posti di lavoro che sono sempre occupati dalle stesse persone, quindi la gente tipicamente ha due lavori se non addirittura tre per far fronte ai costi, quindi è un tenore di vita, un standard di vita decisamente più basso rispetto a quello che c’era nel periodo Trump, nei primi due anni della presidenza Trump e sicuramente più basso rispetto a quello che la gente vuole.

[Carlo Savegnago]

Ho sentito analisti anche qui al Vaso di Pandora, Roberto, che riportavano che una percentuale molto alta di famiglie in America, oltre addirittura il 40%, andrebbero in crisi per una spesa imprevista addirittura di 1000 Euro, confermi?

[Roberto Mazzoni]

Sì, esatto, circa metà degli americani non hanno 1000 dollari di riserva, quindi se ci fosse una spesa imprevista che superi i 1000 dollari non ce le hanno e non hanno modo di trovarli, quindi il livello di riserve individuale, poi ci sono persone molto più ricche e ci sono più persone ricche, molto ricche di quelle che ci sono magari in Europa, però questo crea un divario troppo alto, quindi la classe media è stata decisamente compressa.

La classe medio alta si espansa in una certa misura, però diciamo che c’è troppa pressione interna, troppa pressione sociale, quindi sia da sinistra vediamo riemergere i comunisti, il Partito Comunista, sia da destra, che poi in realtà destra e sinistra non esistono perché poi alla fine sono la stessa cosa, ma entrambi i filoni sono sempre più populisti, vale a dire portano avanti temi che sono legati al posto di lavoro, vediamo una rinascita dei sindacati che prima erano sostanzialmente scomparsi, quindi i problemi interni oggi superano i problemi esterni percepiti.

Tieni presente che l’americano non ha mai avuto una grande sensazione, una grande sensibilità dei problemi esterni, il resto del mondo era americano, ma finché c’erano soldi in abbondanza tollerava questi avventurismi militari oppure veniva indotto a sposare queste tesi attraverso operazioni terroristiche come gli attacchi alle Torri Gemelle, ma ormai anche quello è stato superato, ormai l’americano medio ha capito che è tutta una messa in scena e quindi alla fine quello che deve tutelare è il futuro proprio, la propria famiglia, il proprio posto di lavoro e le prospettive, oltre magari anche la tutela della nazione in quanto tale, perché c’è ancora una componente importante di americani che sono abbastanza patriotici, ma in questo contesto quindi i problemi essenziali sono interni, all’interno c’è un’altra guerra finanziaria in corso che non è assolutamente evidente dall’esterno, ma che determina di fatto i poli che oggi si confrontano per le elezioni presidenziali.

Da una parte abbiamo la Federal Reserve di San Francisco, perché la Federal Reserve non è un monolite, è una rete di 12 Federal Reserve regionali con un ufficio centrale a Washington che le coordina, però è un’entità multipolare e per lungo tempo la Federal Reserve di San Francisco ha beneficiato del fatto che poteva forzare su Washington le posizioni di determinate politiche che erano soprattutto favorevoli allo sviluppo dell’industria Big Tech, quindi in qualche modo monopolizzava la situazione a proprio vantaggio, laddove invece storicamente la Federal Reserve nasce con 12 sedi proprio per poter avere un trattamento diverso a seconda delle aree del paese, perché se sei in un’area rurale non ha senso che paghi gli stessi tassi di interesse che puoi avere alla Silicon Valley, mentre invece con la politica spinta soprattutto dai democratici, tra l’altro Janet Yellen che è l’attuale Ministro del Tesoro è stata Presidente della Federal Reserve di San Francisco e da lì che viene.

Quindi oggi vediamo la mafia di San Francisco in buona sostanza, abbastanza legata a Nancy Pelosi, quindi al filone italiano, che finora ha controllato le finanze degli Stati Uniti in generale, che sta perdendo. Mentre invece paradossalmente Wall Street ha deciso di riprendere il controllo del dollaro sia a livello internazionale, sia a livello nazionale, quindi la Federal Reserve di New York, che è quella che naturalmente è collegata a Wall Street ed è quella che in origine ha dato vita al network della Federal Reserve, sta riportando il controllo a casa e in questa maniera quindi c’è questa frizione interna estrema che porterà a un risultato anche politico che vedremo.

Però potrebbe potenzialmente favorire Trump e quindi l’idea di scorporarsi e sganciarsi dal circuito dell’euro-dollaro, ripristinare una politica di varietà di tassi all’interno degli Stati Uniti e poi, se è quello che Trump ci ha detto, viene mantenuto l’adozione ai bitcoin come strategica. Ne abbiamo parlato proprio la scorsa puntata in maniera approfondita di questo obiettivo.

[Carlo Savegnago]

Tra l’altro Roberto, diciamo questo, che manca praticamente un mese adesso alle elezioni, si terranno il 5 di novembre, quindi manca un mese, cosa potrebbe venire? Che mese sarà questo che vi porta, ma dopo riguarda anche noi, ci porta alle elezioni? Che mese sarà secondo te?

[Roberto Mazzoni]

È difficile onestamente fare una stima.

[Carlo Savegnago]

Proveranno di nuovo a far fuori Trump secondo te?

[Roberto Mazzoni]

Può darsi, di fatto ci sono circa quattro tentativi in qualche modo documentati o riportati finora, di cui due reali e due sventati in anticipo. Quindi è possibile, ma quello che dobbiamo vedere qua, come dicevo prima, è che c’è già una battaglia abbastanza intensa all’interno del Deep State così detto. Quindi laddove in condizioni convenzionali, parliamo ad esempio degli anni 60, il Deep State era compatto, coordinato e sapeva gli obiettivi che voleva raggiungere, perciò poteva permettersi di assassinare un Presidente, farla franca e passare oltre e da lì in avanti impostare la politica, oppure l’attacco alle torri gemelle.

Oggi c’è una divisione importante all’interno, quasi netta, sono due fazioni che sono in guerra tra loro e di conseguenza è possibile che non riescano a influenzare le elezioni come vorrebbero, essendo in competizione reciproca, oppure che l’influenza sulle elezioni verrà determinata dalle conseguenze di questa lotta interna. Quindi è veramente impossibile prevedere quello che succederà, perché laddove ci fosse una regia coordinata potremmo aspettarci un colpo di scena di un qualche tipo che impedisca a Trump di andare avanti.

In questa situazione no, perché le forze in campo sono quasi comparabili, hanno la stessa capacità di fuoco, magari con leggero vantaggio di quelle che sostengono Trump, e hanno entrambi gli strumenti per fare quello che vogliono, influenzare le elezioni, pilotare gli eventi internazionali, determinare gli interventi militari degli Stati Uniti in giro per il mondo. C’è da dire che mi sembra evidente che oggi il Pentagono sia contro Biden, questo mi sembra abbastanza evidente.

[Carlo Savegnago]

Il Pentagono, scusami Roberto, è intervenuto durante la visita di Keir Starmer, del Premier inglese a Washington, che era andato lì già con i piani, degli obiettivi da colpire in profondità, nel cuore della Russia, ma mi risulta che sia intervenuto il Pentagono a quel punto, che è più realista dei politici.

[Roberto Mazzoni]

Il Pentagono ha detto a Biden che non si doveva neanche sognare lontanamente di approvare quel progetto, infatti Biden era livido, e che tutto il progetto era cancellato, quindi i britannici potevano tornarsene a casa con le loro belle mappe, i loro belli obiettivi e farsene quello che volevano, perché al Pentagono non poteva fregarsene di meno. Perciò di fatto hanno chiuso il rubinetto, anche quando c’è stata la riunione a Ramstein, che è la località dove hanno fatto il meeting della Nato, Lloyd Austin ha detto che la festa è finita, non chiedeteci altro perché non c’è altro, non chiedeteci di autorizzare questi lanci lunga agitata in Russia, perché come vi ho già spiegato non servono assolutamente a niente, salvo irritare i russi es esporci a un rischio di contrattacco che potrebbe essere anche nucleare.

[Carlo Savegnago]

Non cambiano l’esito del confronto?

[Roberto Mazzoni]

Assolutamente, perché i razzi sono troppo pochi e dovrebbero comunque essere gestiti da militari britannici/francesi/americani o tedeschi se i tedeschi alla fine autorizzassero l’uso di Taurus, quindi ci esporrebbero a un contrattacco diretto e in più non ci interessa, non è strategicamente interessante, quindi noi non lo autorizziamo. Con questo quindi hanno messo fine alle ambizioni di Londra e questo anche se vogliamo va inquadrato nello scenario che vi descrivevo prima.

Oggi gli Stati Uniti, Gran Bretagna e Europa sono separati in casa, aspettano di andare davanti al giudice per fare la sentenza di divorzio e tutto il resto, decideranno chi pagherà gli alimenti, dal punto di vista americani sono gli europei che devono pagare gli alimenti, dal punto di vista britannici sono tutti gli altri, quindi quello sarà da decidere, il conto secondo me lo presenterà Putin, ma il discorso finale è che non c’è più nessun coordinamento, non solo perché c’è caos, perché c’è, ma anche perché ci sono interessi nettamente divergenti e in questo momento.

Il Pentagono ha deciso che per loro la guerra in Ucraina non è interessante, anzi hanno solo perso risorse, hanno solo fatto una figura piuttosto barbina e non hanno nessuna intenzione di indebolirsi oltre, tra l’altro c’è Israele che sta cercando di coinvolgerli in una guerra contro l’Iran, quindi figuriamoci se ci sono interessi.

[Carlo Savegnago]

Volevo un attimo sentire da te Roberto una panoramica di massima sulla situazione in Medio Oriente, come la si vede dagli Stati Uniti, perché vista da lontano si ha più la panoramica della situazione, come si vede, si ha più una visione complessiva.

Gli israeliani hanno perso clamorosamente a Gaza, non hanno eliminato Hamas, Hamas è ancora presente, anzi probabilmente ha numeri ancora maggiori, hanno perso molti uomini, ma ne hanno reclutati molti di più, stanno ricevendo e hanno ricevuto nuove armi, con la loro guerriglia possono andare avanti anni, anzi adesso che praticamente tutto il territorio è stato rasato al suolo, diventa ancora più facile operare un’attività di guerriglia continua. Per paradosso sono quasi favoriti, perché a livello anche di aree urbane hanno quasi più niente da perdere.

Hanno una situazione più facile per un’attività di guerriglia, quindi è una situazione tatticamente favorevole ad Hamas. Il confronto con Hezbollah, abbiamo visto gli israeliani che sono riusciti a uccidere diversi leader, hanno ucciso anche molte persone, per lo più civili, con la trovata dei cerca persone, e dei walkie talkie bombardieri, poi hanno bombardato diverse aree del Libano, uccidendo un migliaio di civili, un po’ in stile Gaza, però la prospettiva di vincere contro Hezbollah è molto bassa, anche perché adesso hanno eliminato tutti i grandi capi che erano grandi capi storici.

[Carlo Savegnago]

L’uccisione di tre giorni fa di Nasrallah per esempio.

[Roberto Mazzoni]

Esatto, però erano tutte persone molto avanti in età, che ormai erano abbastanza sedentari, ormai si erano insediate anche in un contesto politico, perché Hezbollah è anche un partito politico, fa parte della maggioranza di governo in Libano. I nuovi leader che emergono come sostituti sono più agguerriti, più giovani, più determinati e abbiamo visto che hanno ripreso immediatamente i bombardamenti contro Israele. Ieri c’è stato un bombardamento concentrato da parte dell’Iran su alcune postazioni a Tel Aviv, che hanno dimostrato il fatto che la Iron Dome non funziona, non è in grado di proteggere Israele, ma non solo l’Iron Dome che in realtà nasce per respingere gli attacchi di Hamas, quindi attacchi o di Hezbollah, quindi attacchi con Katyusha o con razzi più o meno fatti in casa, ma anche Arrow 1 e Arrow 2, che sono i sistemi più avanzati sviluppati da Israele per respingere gli attacchi da parte di missili più sofisticati, hanno funzionato, ma in modo insufficiente e questo era comunque un attacco abbastanza circoscritto.

Quindi l’Iran ha mandato un messaggio che dice “se andiamo in guerra, noi possiamo distruggere completamente Israele senza problemi”. Quindi il messaggio che arriva dagli Stati Uniti in questo momento è, a parte i pazzi che ci sono ancora alla Casa Bianca, che ho nominato prima, che vorrebbero a tutti i costi una guerra immediatamente e anche al Congresso che vorrebbero immediatamente una guerra contro l’Iran, dal punto di vista del Pentagono è una luce rossa, non si fa, quindi mandano il supporto, mandano i navi che lanciano un po’ di razzi, ma non c’è nessun interesse, nessuna intenzione a farsi coinvolgere con truppe sul territorio e in un confronto diretto con l’Iran.

Tra l’altro come dicevo prima, in questo momento è il Pentagono che tiene i rapporti diplomatici, quindi il Pentagono ha rapporti con la Russia, ha rapporti con l’Iran, ha rapporti con tutti i vari interlocutori chiave e sta conducendo i negoziati, il che è demenziale per certi versi, però è un governo parallelo che si sta muovendo rispetto alla Casa Bianca e che sta esautorando in un certo modo la Casa Bianca anche perché quando ci sono due che litigano di solito vince quello che ha la pistola, di solito.

Questa è la situazione vista dagli Stati Uniti, è chiaro che non possiamo andare avanti così, se no diventiamo un regime di colonnelli e non è il caso, quindi serve che arrivi un Presidente che riporti un po’ la situazione sotto controllo e Trump potrebbe essere la persona, vedremo. Però di certo quello che direi che dagli Stati Uniti si vede è che per gli Stati Uniti tutte queste operazioni sono di scarso interesse, gli Stati Uniti hanno un solo interesse, tutelare il Pacifico. Le Filippine sono un’area particolarmente calda in questo momento e quindi gli americani devono spostare l’attenzione a Est, il che vuol dire togliere risorse altrove perché non possono essere ovunque.

[Carlo Savegnago]

Perché come dicevi non hanno risorse infinite, devono fare delle scelte. Senti Roberto, volevo come ultimo punto venire proprio alla stretta attualità, hai visto ieri il confronto tra i due papabili vice Presidenti, quindi Tim Walz per i democratici, vice di Kamala Harris e J.D. Vance, quindi il vice nel caso di elezione di Trump, hai avuto modo di vederla?

[Roberto Mazzoni]

No, onestamente non l’ho guardato, non ce l’ho fatta.

[Carlo Savegnago]

Forse non lo ritenevi troppo interessante. Qui hanno detto che è un confronto che non ha avuto colpi bassi, non si sono dati colpi bassi ed è stato equilibrato. Quindi se il mainstream dice così, dall’altra parte ho visto qualche canale un po’ più, qualche testata più libera, ha detto è andato meglio J.D. Vance perché ha dimostrato più concretezza, dall’altra parte lui è una figura che viene dal mondo rurale, è stato anche in povertà, mentre Tim Walz di fatto viene dal mondo della scuola, è un professore.

[Roberto Mazzoni]

Sì, allora tra i due Tim Walz è chiaramente una scelta di ripiego per Kamala Harris, non è un personaggio. Tim Walz ha una grande qualità, è uno yes man, qualsiasi cosa gli fanno fare…

[Carlo Savegnago]

Allora è perfetto, allora è perfetto.

[Roberto Mazzoni]

È perfetto ed è stato scelto Nancy Pelosi proprio per questo motivo. Quindi non è un uomo che puoi mettere davanti a un’audience, rispetto a un personaggio carismatico come può essere J.D. Vance, e uscire vincitore. Quindi non lo consideravo un incontro importante perché avevo percepito che J.D. Vance sarebbe uscito meglio. J.D. Vance è un personaggio molto articolato e molto particolare, però ha la caratteristica di rappresentare l’America dimenticata. Quindi tutti gli americani che oggi sono effettivamente in gravi difficoltà personali e che vedono in lui, e che vedevano in Trump e vedono in lui un po’ meglio, la possibilità di uscire da una vita dove l’unica alternativa è la droga.

E al tempo stesso è un uomo che viene da Wall Street, quindi conosce il mondo finanziario, se è vero che Wall Street sta cercando di riconquistare, e so che sembra paradossale dire una cosa di questo genere, però che Wall Street sta cercando di riconquistare il controllo del dollaro, il controllo del sistema della Federal Reserve degli Stati Uniti, lui è l’uomo giusto per Wall Street. E siccome comunque questo tipo di attività porterebbe a un rafforzamento della struttura economica all’interno degli Stati Uniti, generalmente viene ben visto da tutti quelli che vogliono naturalmente avere una situazione economica più sana. In più J.D. Vance è nettamente contrario alla guerra in Ucraina, si è sempre dichiarato contrario, quindi ha una posizione esplicita.

La guerra in Ucraina è una cosa da cui gli americani vogliono uscire, period. Sono pochissimi quelli che ancora oggi la sostengono fatto che sia… L’opinione pubblica non la sostiene più, vuole un disimpegno. Tutte le bandierine che c’erano in giro sono sparite. Quindi è un capitolo chiuso per gli americani, hanno detto “non utile, spendete i nostri soldi inutilmente, è una guerra che è già persa, dove non fate altro che far ammazzare altri ucraini senza nessuno scopo in vista”.

Per interessi che non sono interessi americani, che non sono interessi del popolo americano. Quindi J.D. Vance è l’uomo che può tirarci fuori dalla guerra in Ucraina, così come Nixon a suo tempo, con tutti i limiti di Nixon, era stato eletto perché gli americani volevano uscire dalla guerra in Vietnam. Ok, quindi in più J.D. Vance rappresenta rispetto a Trump la prossima generazione. Trump se vince farà quattro anni, dopodiché andrà in pensione e ci vuole qualcuno che diventi un suo sostituto, che può essere J.D. Vance.

De Santis che ha provato l’alternativa, ha provato a proporsi, non ha la capacità di showman necessaria per il ruolo, abbiamo visto, è un ottimo gestore, un ottimo amministratore, è un ottimo avvocato, quindi riesce a fare cose che Trump non è riuscito a fare a Casa Bianca, è riuscito a farle in Florida. Bisogna riuscire a saper farle le campagne elettorali. Bisogna sapersi vendere e lui non è pronto, forse non lo sarà, vedremo. È una questione anche caratteriale a quel punto, di personalità. Quindi già si prevede, perché gli americani sono stufi di questa alternanza, che poi alternanza non è: Clinton, e poi dopo Bush, e poi dopo Obama, e poi Hillary Clinton di nuovo, sempre la stessa minestra. Vogliono qualcuno che riporti effettivamente il focus sull’America, che rimetta a posto l’infrastruttura americana, che ormai è decadente o vecchia, e che riporti l’industria americana a una posizione di competitività nei confronti anche della Cina. Quindi direi che, in condizioni normali, dovremmo già sapere chi vince.

[Carlo Savegnago]

Però le condizioni normali sono tutt’altro che normali e quindi staremo a vedere. Senti Roberto, nel nostro prossimo appuntamento a novembre, andremo sicuramente ad averti ospite all’indomani delle elezioni, vedremo nei giorni successivi, al 5 di novembre, e quindi vedremo come sta andando la seconda parte, perché mi sembra che ci sarà una prima parte che sono le elezioni, i giorni delle elezioni. Ma mi sembra di capire poi da lì partirà una seconda fase.

[Roberto Mazzoni]

Da lì comincia il bello, da lì comincia le cose interessanti e da lì capiremo effettivamente dove siamo diretti e anche che conseguenze potrà avere nel confronto dell’Europa, della Gran Bretagna, eccetera. Direi che adesso il problema soprattutto dell’Europa è quello di riordinare le idee. Al momento il problema europeo, come viene descritto, perlomeno qui negli Stati Uniti, è che i vari leader cosiddetti europei trattano tra loro e cercano di fare tra loro dei negoziati senza l’oste, cercano di mettersi d’accordo su quelle che sono le proposte che poi proporranno a Putin, piuttosto che ad americani, piuttosto che ad altri, salvo poi presentarsi una volta che sono messi d’accordo al confronto con l’interessato e dice “no, non sono interessato a quello che mi proponete”.

Quindi è un ciclo lentissimo, estremamente farraginoso, che non porta a nessuna parte. Mi sembra che in Russia Putin non li considera interlocutori seri, né preparati né seri, voglio dire che sono ragazzini che stanno facendo i capricci. Però questo influenza la percezione complessiva anche dall’esterno di quello che è l’Unione Europea. Quindi è un progetto che sta creando più confusione che non chiarezza, in mondo che in rapida evoluzione, quindi dove serve invece una chiarezza di visione e una rapidità d’azione, perché le cose stanno cambiando, cambiano di giorno in giorno.

Quindi se non sei pronto ad adattarti e ad ammettere gli errori che hai commesso, magari non ammetterli, però perlomeno smettere di commetterli, non ne esci bene.

[Carlo Savegnago]

Sì, anche perché siamo in un vero e proprio tornante della storia. Ricordiamo un altro appuntamento che poi a novembre avremo occasione sicuramente anche quello di commentare, dal 22 al 24 ottobre, la prima riunione dei BRICS a Kazan con i nuovi paesi che sono entrati dal primo gennaio del 2024. Ricordiamo poi un fatto direi, secondo me, clamoroso, la Turchia che ha ufficialmente chiesto di entrare nei BRICS, Turchia che è un paese NATO ovviamente, quindi anche questo è un passaggio clamoroso. Quindi andremo a vedere quello e poi avremo occasione di commentare i primi giorni post elezioni e direi che poi dal giorno delle elezioni al giorno dell’insediamento passano due mesi, addirittura due mesi secchi e lì vedremo, sarà tutto da seguire cosa avverrà a novembre, a dicembre, all’inizio di gennaio. Sarà tutto a vedere, come dicevi tu giustamente Roberto, il 5 novembre è solo il punto di partenza, poi i giochi cominciano a farsi lì probabilmente.

[Roberto Mazzoni]

Esatto, e tra i tre litiganti il quarto gode.

[Carlo Savegnago]

Il quarto chi potrebbe essere allora?

[Roberto Mazzoni]

BRICS in questo caso.

[Carlo Savegnago]

Ecco, ecco, appunto, assolutamente, assolutamente sì. Ricordiamo che nel rapporto sulla competitività redato da Mario Draghi, 400 pagine, la parola BRICS tanto per farci capire quanto è fuori dalla realtà, la parola BRICS non è citata nemmeno una volta. Quindi credo che basti solo questo, solo questo elemento per far capire, voglio dire, direi forse l’inutilità prima di tutto di questo report. Siamo in chiusura del nostro appuntamento, io ringrazio moltissimo Roberto Mazzoni, collegamento come sempre dalla Florida, grazie Roberto. Grazie a voi, arrivederci. E appuntamento subito dopo le elezioni con Roberto Mazzoni. Grazie, grazie a tutti voi amici ascoltatori.

Roberto Mazzoni

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