Money.it – Il 2025 di Trump

Vi auguro di nuovo un buon 2025, ringrazio tutte le persone che hanno sostenuto il nostro lavoro nel 2024, in particolare i legionari, e per quest’anno naturalmente avremo molte altre cose di cui parlare e sarà sicuramente un anno più movimentato del 2024, visto che ci saranno tanti cambiamenti in cantiere. Ho visto che alcuni di voi hanno cercato di iscriversi all’area HP e Bitcoin, ma hanno avuto difficoltà tecniche, per cui proseguiremo la promozione e la possibilità di iscriversi fino a 7-8 gennaio, dopodiché la toglieremo e non so dirvi quando verrà ripristinata o se verrà ripristinata. Però lasciamo disponibile ancora per un po’, visto che ci sono stati difficoltà e quindi vogliamo dare la possibilità a chi non è riuscito a iscriversi prima di poterlo fare adesso. Bene, tornando a noi, questo video contiene un’intervista che ho fatto recentemente con Money.it e che fornisce un quadro generale di quella che io vedo, dal mio punto di vista, quella che sarà la prospettiva per il futuro dell’amministrazione Trump o perlomeno quelli che sono i programmi che Trump ha elencato o ha definito più recentemente.

Innanzitutto non sappiamo con certezza che Trump si insedierà alla Casa Bianca il 20 gennaio, potrebbero esserci dei ritardi, potrebbero esserci degli intoppi, non è altamente probabile, ma comunque c’è una piccola possibilità che ci sia qualcosa che impedisca perlomeno un insediamento nei tempi giusti. Inoltre sappiamo per certo che ci saranno numerosi ostacoli buttati sulla sua strada e non sappiamo quanti dei progetti che ha descritto e definito riuscirà a portare avanti nel primo anno o nei quattro anni, sempre che rischia di arrivare alla fine dei quattro anni. Quindi è una situazione incerta per se stessa, ma supponendo che Trump possa insediarsi e ha degli alleati importanti che possono aiutare a farlo e considerando che possa realizzare anche soltanto una piccola porzione di quello che ha promesso di fare, quello che è pare evidente è che per Trump l’enfasi sarà soprattutto sulla situazione interna degli Stati Uniti, dove è necessario ribaltare una serie di fronti, rilanciare l’economia e dopodiché affrontare il taglio delle spese pubbliche e quindi sperare nell’arco del primo anno di apportare abbastanza cambiamenti da poter poi proseguire con una maggioranza di governo.

Tenete presente che la maggioranza di governo, benché sia del partito repubblicano, non è necessariamente una maggioranza a favore di Trump. Tanto il partito repubblicano quanto il partito democratico sono, bene o male, saldati su progetti comuni che non sono a favore di Trump, per cui c’è un certo numero di parlamentari e senatori che sono a favore di Trump, non sono la maggioranza e quindi Trump dovrà faticare per ottenere l’appoggio, anche se sulla carta il partito repubblicano ha la maggioranza. Ha degli elementi forti di poterlo fare e ha sicuramente delle strade che può percorrere indipendentemente da quello che il congresso è disposto a concedergli.

Detto questo, la concentrazione di nuovo sarà, almeno da quello che appare evidente, sulla situazione interna e sulla situazione di quella che la geografia politica immediatamente è adiacente agli Stati Uniti, vale a dire Canada, Messico, America Latina e l’area artica dove naturalmente Trump e gli Stati Uniti hanno un certo interesse per una serie di motivi, sia per motivi strategici, visto che è probabile che un confronto militare possa svilupparsi o perlomeno uno stallo militare si possa sviluppare nell’Artico tra russi, americani e cinesi, soprattutto considerando che i russi vogliono attivare la rotta artica e che i cinesi vogliono sfruttarla in alternativa alle rotte oggi disponibili, e in più per vari motivi che hanno anche a che fare con lo sfruttamento delle risorse petrolifere e con la omogenizzazione delle economie canadesi, americane e messicane per creare un circuito verticale all’interno del continente americano senza dover dipendere così tanto dagli altri continenti e preparandosi a un regime di confronto e autarchia nei confronti della Cina.

Mi riferisco alla direzione e, in questo senso, Trump sta ripescando una vecchia formula di politica estera che era già stata definita dal presidente James Monroe, presidente americano James Monroe nel 1823, che è rimasta di fatto valida sin da allora, ma che è stata messa in un cantuccio con i programmi e le guerre strane proposte dai neoconservatori e dagli altri personaggi piuttosto preoccupanti che vediamo circolare sia nel congresso sia nel governo americano. Quindi un taglio rispetto al passato, una definizione di una sfida d’interessa americana ben definita, preparandosi quindi anche a un confronto su una logica multipolare, quindi non vedere più gli Stati Uniti come una regione egemone su tutto il mondo, ma come una regione egemone nella sua area di influenza che sarebbe l’emisfero occidentale, lasciando ai cinesi un proprio spazio ma dicendo ai cinesi “guarda che questo è il nostro giardino di casa, non ti vogliamo qui e noi non verremo in cambio a casa tua”.

Qualcosa di questo tipo fa parte di questo tipo di negoziato, la riacquisizione di una maggiore capacità di influenza sul canale di Panama, che oggi è fortemente influenzato da investimenti cinesi. I cinesi hanno già detto che qualora venissero estromessi da Panama apriranno un altro canale un po’ più a nord, nel Nicaragua, vedremo. Di certo sarà un anno interessante, ma visto che sarà un anno pieno di eventi, molti dei quali saranno distrazioni, molti degli altri saranno bastoni lanciati tra le ruote di Trump, così come avevo promesso di fare alla fine dell’anno scorso, mi concentrerò soltanto su quei temi che hanno anche una valenza formativa e che non sono necessariamente d’attualità, anche perché se inseguiamo l’attualità a tutti i costi non arriveremo a nessuna parte, saremo semplicemente a caccia di allodole e ci saranno tantissimi cambiamenti, saranno tantissimi colpi di scena.

L’unica eccezione saranno quelle vicende che possono avere un elevato grado di pericolosità, come abbiamo visto recentemente con l’escalation verso il nucleare tra Stati Uniti e Russia. Credo che Trump in questo senso potrà agire da elemento di descalation, quindi di riduzione della pressione, non so se riuscirà a concludere un accordo con i russi sull’Ucraina, anche perché i russi hanno già detto che non vogliono un accordo sull’Ucraina, non ne hanno bisogno, semmai vogliono un accordo più generale, un quadro più generale, che probabilmente Trump non è nella condizione di offrire in questo momento, o anche se fosse nella condizione di offrire non sarebbe nelle condizioni di poter garantire o mantenere per il futuro. Quindi lo stesso Trump ha messo avanti le mani dicendo che la trattativa su un accordo di pace per l’Ucraina è più difficile di quello che si aspettava, ha dato un po’ colpa a Biden, e su questo ci sta perché ha fatto appunto una serie di mosse di escalation piuttosto pericolose come l’autorizzazione del lancio di missili americani manovrati da persona americana in territorio russo, missili che erano già in Ucraina ad aprile dell’anno scorso e che erano già stati autorizzati per quell’uso dalla Casa Bianca ad aprile, da quello che è emerso più recentemente, ma per i quali c’è stato il veto da parte del Pentagono che non voleva all’epoca rischiare un escalation.

Persa l’elezione di Biden, persa ogni speranza di poter mantenere il controllo, anche la dirigenza del Pentagono attuale alla fine ha detto “usateli”. Quindi a partire da novembre abbiamo visto l’uso che ha irritato tantissimo i russi senza ottenere nessun risultato militare apprezzabile. Quindi questa è la situazione, vedremo come si svilupperanno le cose, non sappiamo se Trump si insedierà appunto senza intoppi, già vediamo l’emergere di attentati all’interno degli Stati Uniti, attentati che hanno stato piuttosto numerosi durante la sua presidenza, che poi improvvisamente erano spariti durante la presidenza Biden, come se tutti i terroristi fossero andati in vacanza o in pensione. Perciò se dovessimo inseguire l’attualità dovremmo fare un video aggiorno solo sulle singole cose che succedono. Faremo invece alcuni approfondimenti su temi che credo saranno utili per tutti. Detto questo vi propongo il video di Money.it. Eccolo.

Money.it – Il futuro che verrà

[Fabio Frabetti – Money.it]

Buonasera amici di Money.it, 19.15, pronti per collegarci con gli Stati Uniti, con Roberto Mazzoni. Ci scusiamo per i vietati, abbiamo dovuto risolvere un problema audio, per cui dobbiamo peraltro cambiare strada facendo il microfono di Roberto, perché quello tradizionale, in quello che sentivamo sempre forte e chiaro, non regge questa sera, quindi siamo con un microfono di riserva. Ciao Roberto. Buonasera a tutti o buona giornata a tutti, a seconda dei trovati. Comunque ti sentiamo bene, quindi no problem, no problem direi. Allora, poi gli auguri ce li facciamo alla fine, ma intanto ovviamente c’è curiosità per capire cosa potrebbe accadere in questo 2025, che potrebbe essere un anno cruciale per vari fronti. Sarà l’anno in cui subito a gennaio si insedia Trump per appunto il suo secondo mandato da Presidente degli Stati Uniti. E poi che cosa ti aspetti Roberto, sia per gli USA che per l’Europa?

Beh, allora, è difficile fare una previsione a vasto raggio perché sarà un anno estremamente movimentato. La presidenza di Trump avrà sei mesi di tempo all’inizio del periodo presidenziale per attivare i cambiamenti più importanti che ha in programma, che se non riesce ad attivarli entro quel tempo non riuscirà poi dopo ad avere risultati utili entro la prossima elezione di medio termine e quindi potrebbe ritrovarsi sostanzialmente con le mani regate. Per cui i cambiamenti saranno tanti, ma non sappiamo quanti di questi riusciranno ad andare in porto. Un indicatore importante, direi forse l’indicatore più importante, sarà il valore del dollaro rispetto alle altre valute. Se il dollaro scenderà dopo l’entrata in gioco di Trump e si manterrà basso, vuol dire che Trump è sulla strada giusta. Se invece dovesse salire o continuare a salire o mantenersi alto, allora sarà più difficile e potrebbe ritrovarsi impedito sugli altri programmi che ha in cantiere.

Noi sappiamo per certo che Trump vuole spostare il focus dell’attenzione dall’Europa verso la Cina in parte e verso il Sud America o per lo meno verso quello che può essere il continente americano nel suo insieme, all’interno del quale sembra voler includere anche la Groenlandia in qualche maniera. Quindi ha già indicato che uno dei primi temi che affronterà sarà quello del canale di Panama. Dopodiché sappiamo che ha già iniziato delle trattative ufficiose con il Messico e con il Canada perché vuole ripristinare alcune condizioni di rapporti incrociati con i due paesi che sono i due paesi con cui gli Stati Uniti hanno i più grossi rapporti di interscambi commerciali.

Quindi si capisce che Trump è deciso a portare avanti un’operazione di ripristino dell’industria americana, questo anche indipendentemente da quello che sarà il costo economico. In seguenza ci aspettiamo che nel primo periodo ci sarà una botta di inflazione abbastanza importante, che però gli americani potrebbero anche tollerare se è in prospettiva di una crescita dell’occupazione e quindi in prospettiva anche di crescita di quello che potrebbe essere il livello medio dello stipendio di un americano o del valore medio del lavoro che un americano può ottenere all’interno degli Stati Uniti. E qui parliamo dell’America non costiera, quindi non New York, non la California, i soliti sospetti, ma di tutto il resto che nel periodo della globalizzazione è stato abbastanza accantonato, è stato abbastanza dimenticato. Sappiamo che in ragione appunto del percorso globalizzante diverse industrie americane sono state trasferite all’estero, riportarli in America non sarà facile e non sarà veloce, ma in questo senso sappiamo che ci sono industrie tedesche che stanno trasferendoci negli Stati Uniti, altre dall’Europa potrebbero migrare e quindi credo che potrebbe risolversi da solo come problema in una certa misura.

Il focus di Trump, ce l’ha già detto, sarà energia, aumentare drasticamente la produzione di petrolio, portandola al massimo di quello che è il potenziale americano e quindi ripristinando, credo che già adesso gli Stati Uniti siano il principale produttore mondiale di petrolio e forse anche di gas naturale, l’idea di portarli nettamente in vantaggio rispetto a qualsiasi altro produttore e quindi anche garantire una elevata autonomia, indipendenza anche perché il secondo passo saranno le tariffe, quindi le tariffe imposte sull’importazione verso gli Stati Uniti di prodotti dall’Europa, piuttosto che da altri paesi, dalla Cina sicuramente, piuttosto che da altri paesi che potrebbero essere sanzionati, con un occhio particolare verso il Sud America perché rispetto al Sud America si vogliono creare dinamiche diverse rispetto al passato o comunque un controllo più diretto di quello che potrebbe essere la presenza statunitense, che è sempre stata importante ma che con la crescita di BRICS e quindi anche la deriva del Brasile e di altri paesi è stata un po’ persa, è stata un po’ slittata anche perché gli americani sono stati distratti altrove. E poi naturalmente c’è il Pacifico che per gli americani è un obiettivo importante, ma anche un obiettivo importante soprattutto per riconquistare indipendenza industriale e competitività perché comunque al di là di quelle che sono le sbruffonate, si sono resi conto che siamo indietro, gli Stati Uniti hanno perso molto tempo dedicandosi a guerre inutili, oggi anche l’industria militare è decisamente in difetto, non riesce a mantenere il ritmo nei confronti per esempio di quella russa che è undecimo come dimensioni di fatturato, di spesa e poi anche c’è una notevole arretratezza in generale sulla tecnologia, sulle tecnologie strategiche, sull’intelligenza artificiale dove i cinesi sono mossi più rapidamente anche perché non hanno avuto la distrazione di numerose guerre che abbiano assorbito i loro uomini e i loro soldi, oltre che l’attenzione naturalmente del loro governo.

I cinesi da parte loro hanno dei problemi finanziari in questo periodo, il crollo del mercato immobiliare in Cina è importante, quindi hanno tutta una serie di cose che stanno cercando di rimediare, sicuramente i cinesi troveranno una via d’uscita alla situazione interna, però è ovvio che stiamo assistendo a una chiara biforcazione delle strade tra Occidente ed Oriente e all’interno dell’Occidente tra Stati Uniti ed Europa, direi che dall’anno prossimo il divario tra Stati Uniti ed Europa crescerà di mese in mese, se no addirittura di settimana in settimana, perché da una parte l’Europa ha chiaramente indicato che vuole mantenere il modello che è l’intrinseco dell’Eurozona, che è quello di contenere i costi, quindi di lavorare sull’austerity, aumentare le tasse, ridurre gli investimenti o comunque non promuovere gli investimenti in nuove tecnologie.

Noi sappiamo che la Germania è stata sostanzialmente congelata in termini di sviluppi di nuove tecnologie per quasi 40 anni e oggi soffre di una crescente mancanza di competitività, sia dovuta al fatto che manca energia, come conseguenza della guerra in Ucraina e della guerra energetica che ne è derivata, sia perché in realtà non hanno investito in nuove tecnologie, oggi le automobili hanno più contenuto software che hanno contenuto meccanico e su quel fronte i tedeschi non sono così evoluti come possono essere i cinesi o come possono essere anche gli stessi americani. Quindi dal punto di vista dell’Europa ci sarà sempre maggiore tendenza a cercare di resistere nella posizione in cui è economizzando, mentre invece quello che credo che sarà inevitabile dal punto di vista di Trump sarà quello di incrementare in maniera importante la spesa pubblica per facilitare lo sviluppo industriale, vuoi tagliando le tasse perché non soltanto ha intenzione di confermare i tagli fiscali che aveva realizzato nella sua prima presidenza che sarebbero andati in scadenza l’anno prossimo, ma anche di aggiungerne di nuovi. Quindi l’idea è di ridurre la pressione fiscale sulle aziende in modo da incentivare le aziende che sono andate all’estero a tornare a casa e anche facilitare l’arrivo di capitali esteri e di aziende estere che vengano a investire negli Stati Uniti. In questo senso gli Stati Uniti sono avvantaggiati perché appunto hanno una grossa riserva di energia dovuta a una notevole disponibilità di petrolio, gas naturale, anche carbone, oltre che naturalmente i centrali nucleari su cui si sta facendo un lavoro per sviluppare centrali di più piccole dimensioni e oltre anche a un certo output in termini di energie rinnovabili perché vediamo anche con la diffusione dei miner di bitcoin che c’è una crescita significativa del utilizzo di energie rinnovabili e di sviluppo di nuovi sistemi e di nuovi impianti.

Quindi, enfasi, grossa enfasi sull’energia, grossa enfasi sui tagli fiscali e sugli incentivi alle aziende e naturalmente ci sarà anche un’enfasi a livello di iniezioni di denaro nell’economia in generale per ridurre il valore del dollaro e per abbattere un pochino il debito pubblico perché riducendo il valore del dollaro e riducendo anche i tassi di interesse che è un’altra direzione in cui si andrà molto probabilmente, il peso del debito pubblico in termini di interesse sarà inferiore e quindi poi dovrebbe subentrare l’effetto del famoso progetto DOGE, quello di Ramaswamy e di Musk, che dovrebbe tagliare almeno un trilione di spese inutili in termini di spesa pubblica già nel primo anno e poi continuare fino ad eliminare almeno due trilioni di spesa in generale.

Questo sarà fatto naturalmente identificando per esempio tutti quelli che sono dipendenti pubblici che non si presentano al lavoro incidentalmente, mi sembra che ce ne sono 45 mila che non si presentano proprio in ufficio più tutte le varie agenzie che sono inutili, agenzie federali, più tutti gli sprechi all’interno dell’impianto della difesa da parte del Pentagono e dei fornitori della difesa, ci sarà un rimpasto dei fornitori della difesa ti rappresenta che questo tipo di trend è facilitato anche da una componente importante all’interno del Pentagono perché fuori da perdere guerre si sono resi conto che uno, non sono più in grado di combattere in modo competitivo hanno armi troppo costose e che non funzionano e in più i tempi di sviluppo di queste armi sono enormi e proprio in ragione della natura di quelle armi poi non sono sufficienti nel momento in cui servono e non sono quindi disponibili ci sono tantissimi sprechi e inoltre dipendono per la produzione di queste armi da componentistiche che viene dalla Cina e che è paradossale, perciò si tratta di uno stravolgimento economico che in parte punta a ridurre lo spreco pubblico sicuramente sarà, se raggiunto come obiettivo, una cosa gradita al pubblico americano sicuramente una incentivazione dell’economia che porterà a inflazione, porterà una botta inflazionistica ma poi dovrebbe essere riassorbita con lo sviluppo industriale se si riesce a dar seguito a quello che è il programma grazie anche alla disponibilità di maggiore energia a basso costo e poi l’idea di ridurre drasticamente la struttura pubblica e soprattutto i regolamenti pubblici nelle fronte delle imprese per facilitare lo sviluppo industriale soprattutto delle imprese più piccole o delle imprese nascenti di quelle che sono le start up.

In questo senso gli americani sono stati sempre abbastanza avanti perché molte delle novità, soprattutto in ambito digitale vengono sostanzialmente dai Stati Uniti e poi sono state perfezionate in Cina e in Cina hanno dimostrato di saper fare meglio quello che è lo sviluppo sistematico e quindi l’industrializzazione, mentre da un punto di vista creativo gli americani hanno dimostrato di essere più avanti e questo viene riconosciuto anche dai cinesi. Quindi una volta sistemato il rapporto con la Cina che può essere sistemato in termini di tariffe incrociate e di accordi di collaborazione in qualche maniera e potenzialmente liberandosi dell’impiccio in Europa tra cui la guerra in Ucraina, la cosa potrebbe svilupparsi positivamente a partire dal secondo anno in avanti o verso la fine del secondo anno, quindi verso il 2026. Perciò nel 2025 ci saranno sicuramente pressioni economiche all’interno degli Stati Uniti e all’esterno degli Stati Uniti, ci saranno cambiamenti anche radicali che però potrebbero essere imprevedibili, ossia non sappiamo esattamente in che direzione si andrà perché alcune cose sono essenziali e verranno seguite con particolare attenzione, altre sono un po’ marginali e benché devono essere gestite non necessariamente saranno al centro dell’attenzione.

Per esempio uno di questi temi potrebbe essere la guerra in Ucraina, dove Trump ha già segnalato che è disposto al dialogo, un messaggio che è stato recepito bene dai russi, quindi col suo arrivo speriamo non succeda niente, da qui al 20 gennaio dovrebbe finire l’epoca dell’escalation nei confronti dei russi e quindi questo sicuramente è un passo avanti, però poi il dialogo sulla pace e tutto il resto già pare oggi molto complicato e quindi non so quanto tempo potrà richiedere, non so neanche quanto Trump voglia dedicarvi risorse, anche perché non può permettersi di essere assorbito troppo all’interno della situazione e di una situazione in cui forse la cosa più semplice è lasciare che si risolva da sola, ridurre la fornitura di armi o azzerare la fornitura di armi agli ucraini e la fornitura di soldi, perché sicuramente è impopolare ed è anti-economico. La guerra è stata persa, di questo ne è consapevole tanto Trump quanto i suoi principali consiglieri, il vice di Trump, quindi non ci sarà ulteriore spinta da parte degli Stati Uniti verso uno sviluppo di tale conflitto, però è evidente che in Europa tale spinta c’è, in Gran Bretagna in particolare, ma direi anche a Bruxelles, con molta intensità e perciò non credo che Trump voglia farsi coinvolgere in beghe interne europee e lascerà l’Europa.

Alla fine dirà “se volete che la NATO resti in Europa dovete portare la spesa militare al 5% del prodotto interno lordo e fatemi sapere quando siete pronti, quando avete i soldi pronti, nel frattempo lasciatemi perdere che c’è cosa da fare”. Di questo direi è un po’ la direttrice, c’è una forte attenzione sulla componente intelligenza artificiale che viene considerata strategica, sia perché è una nuova industria, sia perché come industria può aiutare a risolvere diversi problemi interni gravi degli Stati Uniti, uno di questi è l’assistenza medica dove dovranno fare un grosso lavoro di ristrutturazione, anche perché il costo di assistenza medica, che peraltro non è gratuita, è enorme per lo Stato e quindi va riprovato sotto controllo. Hanno problemi di malattie croniche su vastissimo raggio già da un’età quasi, non dico dell’asilo, ma dalla adolescenza in avanti. Persone che quindi sono sempre a carico dello Stato, perché lo Stato contribuisce in ogni caso, in parte, a queste cure su malattie che sono di tipo cronico e che non vengono curate, vengono semplicemente tenute sotto controllo mediante farmaci che sono costosissime.

Quindi questa è un’altra area dove si dedicherà tra l’altro in particolare Kennedy, se riusciranno a farlo confermare. Qui ci sono un po’ i punti chiave su cui Trump opererà. È un’operazione difficile perché naturalmente, a parte scontrarsi contro alcuni interessi precostituiti, c’è anche il problema di mettere mano in modo piuttosto drastico a un impianto enorme come quello del governo federale statunitense. Quindi un conto è Milei in Argentina che taglia metà dei dipartimenti governativi e che quindi crea una forte pressione sociale all’interno della nazione per un po’ di mesi, per poi risistemare le cose. Gli Stati Uniti la dimensione è molto più grande e uno scompenso importante può avere delle conseguenze anche a livello internazionale. Quindi dovranno procedere secondo certe priorità e speriamo che sappiano scegliere quelle giuste e che sappiano quello che fanno.

Di certo ci sarà anche Bitcoin che avrà un suo ruolo, non sappiamo ancora se effettivamente adotteranno la riserva strategica nazionale, ma sappiamo che diversi stati lo stanno facendo, quindi dipendentemente da quello che farà il governo nazionale e federale abbiamo stati come la Florida, Texas, il Wyoming, la Pennsylvania che hanno già dichiarato di volerlo fare, alcuni hanno già una legislazione in atto delle attività in tale direzione, soprattutto per quello che è il tesoretto del singolo Stato, quindi il bilancio dei fondi pensionistici dello Stato e ogni tipo di fondo che i singoli stati conservano a beneficio del proprio uso. Ci saranno tantissimi cambiamenti, ma è difficile capire come alla fine le biglie si riposizioneranno, anche perché ci sono in campo altri giocatori che avranno le loro politiche, Cina, Russia, il gruppo BRICS, l’Europa, l’Unione Europea, di conseguenza ci sarà un grande polverone, questo è sicuro, non sappiamo una volta posata la polvere come sarà l’assetto finale.

[Fabio Frabetti – Money.it]

C’è una domanda che arriva qui dalla chat, ma Trump non vuole mettere i dazi all’Europa, questo non farebbe svalutare l’euro a confronto al dollaro, cosa ne pensi?

Trump ha minacciato di applicare dazi all’Europa, soprattutto su alcune industrie, e questo anche come reciprocità rispetto a dazi applicate all’Europa sul prodotto americano. Nel momento in cui lo applicasse dazi, vorrebbe dire che per comprare un prodotto europeo il cittadino americano dovrebbe pagare di più, quindi si trasforma in una tassa nei confronti degli americani, infatti stiamo parlando di inflazione anche per questo, se dovremmo comprare una mozzarella italiana probabilmente ci costerà di più. Però non so se questo abbia poi un effetto sulla valutazione e svalutazione dell’euro, il valore dell’euro dipende da altri fattori secondo me, innanzitutto dipende dal fatto che è collegato in maniera indissolubile, di fatto è l’altra faccia del circuito dell’euro-dollaro, il circuito che è sotto la gestione di Londra, che è un circuito che si sta gradualmente sgretolando, ha cominciato ad avere la sua prima crisi grossa nel 2008 e oggi sta arrivando un pochino alla fine della corsa, abbiamo visto la sterlina britannica in grave crisi, oggi bitcoin è più grande della sterlina britannica come dimensione complessiva, quindi il circuito dell’euro-dollaro che è gestito dalla City di Londra non ha un grande futuro, anche perché è un circuito che vede sempre meno interesse da parte delle banche che fanno parte del circuito a investire all’interno di paesi come la Cina, piuttosto che l’Asia, piuttosto che paesi emergenti dove la situazione politica diventa instabile, dove la diffusione di BRICS pone anche una serie di svantaggi e di competizioni incrociate, visto che i cinesi a questo punto sono disposti a fare la banca nei confronti dello sviluppo di queste nazioni, soprattutto in Africa, soprattutto nel circuito Belt and Road Initiative.

Quindi l’iniziativa Belt and Road, la nuova via della seta, che i cinesi hanno deciso di sviluppare per due motivi fondamentali, uno è quello di garantirsi un percorso terrestre o comunque un percorso ottimizzato dove hanno degli alleati o dove hanno controllo in una certa misura dei punti d’approdo per far circolare le proprie merci verso l’occidente e per far circolare le materie prime dall’occidente verso l’estero.

Adesso la Russia, adesso la Cina, e in più perché è stato uno strumento per riciclare la grandissima quantità di titoli del tesoro americani che i cinesi avevano e avevano incamerato durante tutto il periodo di sviluppo all’inizio nel cuore della globalizzazione e di cui volevano liberarsi e il modo migliore di farlo era di convertirli in investimenti industriali, quindi acquisto di materiali per costruire nuovi porti piuttosto che nuove ferrovie, piuttosto che nuovi ponti, strade e poi realizzare questo tipo di progetti usando personale cinese o usando personale non cinese, ma comunque collegato ad aziende cinesi. Quindi i cinesi stanno continuando a lavorare in quella direzione e questo porta naturalmente un’alternativa rispetto all’euro-dollaro, ma anche perché di fatto loro mettono in circolazione liquidando i propri titoli del tesoro del denaro in dollari che può essere utilizzato oppure direttamente lo yen, quindi i propri soldi.

In più vediamo che per quello che riguarda lo scambio di materie prime nel circuito BRICS sempre di più si usano le singole valute interne, non si fa uso del dollaro e si usa l’oro come elemento di compensazione alla fine per quelle che potrebbero essere le differenze di fornitura laddove la fornitura di merci prodotte dalla Cina non è sufficiente a compensare le materie prime ricevute dal nostro paese, si usa l’oro per compensare. Quindi in questa maniera il circuito dell’euro-dollar si sta smontando e su questo devo dire che gli americani sono abbastanza contenti perché era un circuito che era a più del 40% delle metà sotto il controllo di banche britanniche e inoltre era un circuito che non favoriva quello che può essere l’assetto strategico degli Stati Uniti. Quindi per gli Stati Uniti va benissimo così, sono disposti a rinunciare a quel tipo di impianto perché devono ricompattare il sistema interno industriale e soprattutto l’industria della difesa. Per quello che riguarda l’euro direi che seguirà un pochino il destino del circuito dell’euro-dollaro e quindi quando una valuta incomincia a morire tende a salire di valore, perché salendo diventa meno anche competitiva, i paesi esterni non possono più comprare così a buon prezzo i prodotti europei e quindi i meriti cercano altrove. Quindi credo che le tariffe potrebbero far salire il valore dell’euro rispetto al dollaro, il quale dovrebbe scendere per poter dare spazio di movimento a Trump nel suo progetto.

[Fabio Frabetti – Money.it]

Poi c’era un’altra domanda, dice Marina, negli USA spingono per il wallet digitale o è solo l’Europa in gabbia?

[Roberto Mazzoni]

Per il momento non se ne parla, c’è l’idea di imporre l’identità digitale per le votazioni, quindi le votazioni federali, quelle che sono le elezioni che si tengono ogni due anni con ogni quattro anni l’elezione presidenziale. Quindi l’idea di avere un’identità elettronica che magari è collegata alla patente, che già è un documento di fatto elettronico, in una certa misura è un tesserino che ha elementi di riconoscimento elettronico. Quindi la spinta è in quella direzione, se poi questo verrà convertito in un’identità elettronica collegata al discorso finanziario non lo saprei, non c’è questo progetto al momento. Quindi l’idea di lanciare una CBDC, un dollaro digitale, non fa parte del progetto. Anche perché la CBDC come dice il nome, Central Bank Digital Currency, quindi valuta digitale della banca centrale, è una valuta della banca centrale. Quindi nasce per far sì che le banche commerciali vengano disintermediate e che la banca centrale, in questo caso la banca centrale europea, diventi l’unico e principale fornitore di denaro.

Oggi le banche centrali erogano, se va bene, il 3% del denaro in circolazione, quindi una piccolissima quantità, e ormai sono diventati irrilevanti in termini di politica monetaria, che di fatto viene controllata dai singoli governi, con l’eccezione dell’Europa, perché l’Europa è un po’ particolare. Quindi, da un punto di vista della banca centrale, il lancio di questo tipo di valuta è importante, perché permette loro di disintermediare le varie banche, quindi comprimere il circuito bancario, eliminare diverse banche che sono considerate inutili, e rivolgersi direttamente al pubblico secondo quello che è il modello sovietico, e che mi sembra abbastanza fedele rispetto a quello dell’impianto attuale dell’Unione Europea.

Di conseguenza avremo una autorità finanziaria che poi diventa anche autorità politica, o si infonde con l’autorità politica e quindi impone politica attraverso lo strumento finanziario, questa è un po’ l’idea. E questo tipo di progetto è fallito quasi dappertutto, in Cina sono riusciti a portarlo avanti per un po’, però non ha avuto tutto quello sviluppo, tutto il successo che volevano, anche perché hanno avuto altri problemi di cui occuparsi. Esistono il rubro digitale, la rupia digitale e altri valuti digitali nel contesto BRICS, perché BRICS vuole usare un impianto di quel genere per dialogare tra un paese e l’altro, ma per il momento l’enfasi è soprattutto sulla quadratura dei conti tra nazione e nazione, quindi tra le singole banche centrali di questi paesi.

Direi che l’unico ambito dove una CBDC ha potenziale successo, anzi probabile successo, è quello europeo, perché l’impianto dell’euro si presta benissimo a questo contesto, perché l’euro è un impianto finanziario basato sull’economia di spesa, quindi su dare maggiore attenzione a quella che è un’autarchia, a ridurre i costi quando ci sono problemi anziché investire, e a controllare quello che è la situazione economica attraverso la tassazione. La CBDC permette di avere una tassazione al 100%, perché a quel punto la tassazione alla fonte, è direttamente nella moneta, e quindi credo che stiano spingendo forte in quella direzione proprio per questo motivo. Poi dove arriveranno fino a quando durerà l’Unione Europea non lo sappiamo, anche perché dobbiamo osservare anche quello che è uno scenario più generale, abbiamo la guerra in Ucraina dove i russi stanno vincendo e a meno che si faccia ricorso al nucleare non c’è nessun motivo per cui la situazione cambi. L’Europa da sola non può fare niente, non ha le risorse, non ha gli uomini, non ha le armi, non ha la volontà, non ha l’esperienza per poter intraprendere una campagna militare contro i russi in prima persona.

Gli Stati Uniti con Trump vogliono disimpegnarsi, quindi senza gli Stati Uniti la NATO sostanzialmente non esiste, non ha valore concreto. E noi sappiamo che per Trump la NATO non è un’entità così interessante, così utile, anzi è considerata un anacronismo, questo lo diceva già da tempo fa e non dimostra che ha cambiato idea. Poi può fare dichiarazioni diverse, può fare delle proposte di investimento, dire continuiamo a dargli armi, si dà più soldi, questo fa parte dell’aspetto transazionale del personaggio. Ma Trump non crede alla NATO come uno strumento strategico per il futuro e non crede all’utilità degli Stati Uniti di restare impegnati all’interno della NATO. Questo non vuol dire che gli Stati Uniti chiuderanno le basi della NATO domani, però vuol dire che in prospettiva, se tutto funziona secondo il suo progetto, la presenza americana in Europa diminuirà, anche piuttosto drasticamente e sicuramente diminuirà in termini di nuovi investimenti. Anche perché, come dicevo prima, le due economie si stanno divaricando, stanno andando in direzioni opposte e diventa quindi più difficile avere delle sincronie di fornitura.

È più semplice per gli Stati Uniti trovare un impianto di collaborazione con il Messico piuttosto che con il Canada oppure con alcuni paesi dell’America Latina su quello che è una filiera integrata, che non con l’Europa che fa fatica a seguire il passo perché è bene o male ancorata su dei modelli che hanno funzionato bene per un lungo periodo, ma che non funzionano più così tanto bene, che è dipendente da fonti esterne per l’energia e quindi è comunque limitata su quello che sono i movimenti, la libertà di movimento sia in termini politici che in termini economici, e che si trova in qualche modo incastrata in questo conflitto tra Cina e Stati Uniti dove direi che l’Unione Europea si colloca piuttosto male, troppo burocratica, troppo lenta, troppo farraginosa, troppo confusa, non offre effettivamente delle strategie che siano risolutive per quello che è l’Unione Europea.

Perciò direi che la situazione sarà un progressivo distaccamento da quello che vedo e in Europa direi che sarà l’epicentro d’uso di questo tipo di tecnologie nel breve futuro, nel 2025-2026.

[Fabio Frabetti – Money.it]

Venendo ai rapporti tra Trump e il mondo delle farmaceutiche, la nomina di Kennedy, ho letto un articolo di un paio di settimane fa, è uscito su un organo di informazione che si occupava di queste farmaceutiche, che raccontava di una cena tra Trump e l’amministratore delegato di Pfizer, Burla, che diceva che comunque sia con Kennedy, rapporti, cercava di essere molto diplomatico. Innanzitutto pensi che Kennedy supererà lo scoglio della Commissione Senatoriale, riuscirà a farsi nominare in quel ruolo oppure no? Quante possibilità concretamente ha di farcela? Ci sarà una sorta di compromesso, andrà più a concentrarsi sulla parte alimentare, su altri aspetti della salute, piuttosto che un attacco frontale a Big Pharma?

[Roberto Mazzoni]

Sulle possibilità di conferma non ti so dire, perché a Washington le cose possono cambiare da un giorno all’altro. So che Trump ha degli elementi di pressione importanti, quindi nel caso in cui ci fosse un’opposizione da parte dei senatori, lui può usare armi contro i senatori che si oppongono per far sì che Kennedy venga confermato e direi che la nomina di Kennedy a quella posizione è un obiettivo strategico per Trump. Quindi in qualche modo lo collocherà, anche perché lui comunque può nominarlo a livello temporaneo per sei mesi e poi attraverso vari meccanismi anche legali forzarne la conferma. Direi che su questo non ci piove. L’approccio di Kennedy nei confronti di Big Pharma sarà abbastanza indiretto, ossia l’obiettivo di Kennedy è riformare le agenzie governative, soprattutto le FDA, piuttosto che le varie agenzie che hanno lavorato per esempio sul sviluppo dei vaccini e della tecnologia Covid, quindi riformare quell’ambiente piuttosto che combattere con le compagnie farmaceutiche e lui ha già identificato in modo molto chiaro che l’obiettivo dello scontro sarà con le compagnie farmaceutiche europee.

Quindi chiunque, qualsiasi industria farmaceutica abbia una sede in America o sia disposta a spostare la produzione in America in maniera sostanziale, si troverà avvantaggiato. Perciò direi che non credo che ci sarà uno scontro all’Ok Corral con le compagnie farmaceutiche, ci sarà sicuramente una richiesta di sconti importanti che credo le compagnie farmaceutiche saranno ben contente di riconoscere, pur di mantenere il mercato e ci sarà un rimpasto a livello di struttura burocratica e di politiche generali nella salute, con un occhio anche sulla componente food, sulla filiera di produzione agricola, piuttosto che degli allevatori, piuttosto che tutte le industrie di lavorazione che ci sono in mezzo. E questo direi che potrebbe avere già di per sé un grosso effetto positivo, senza dover fare la guerra necessariamente alle compagnie farmaceutiche.

Lui, ho visto alcune sue interviste, Kennedy punta il dito sulle compagnie farmaceutiche europee e credo che lì si lavorerà di tariffe e farà parte della politica tariffaria generale nei confronti dell’Europa. Quindi ci sta, chiunque produca negli Stati Uniti sarà in qualche modo schermato da questa situazione.

[Fabio Frabetti – Money.it]

C’è stato anche in questi giorni un post di Trump che la stampa mainstream ha attribuito come una sorta di messaggio privato che Trump voleva mandare a Musk, in cui si faceva riferimento a una visita, a possibile visita di Bill Gates a Mar-a-Lago. Non si è capito quindi se era un messaggio scherzoso, se è stato veramente un errore e quindi anche quali siano i rapporti tra Trump e Bill Gates. Ho visto che in rete da noi qualcuno ha ritirato fuori un video del 2020 in cui Trump elogiava ad esempio Gavi, quindi quello che è l’impegno di Bill Gates proprio sul fronte sanitario. Ecco, come stanno le cose secondo te? Cioè c’è effettivamente uno scontro tra il mondo che rappresenta Bill Gates e quello che rappresenta Trump?

[Roberto Mazzoni]

No, anche perché non c’è stato neanche nella prima amministrazione Trump. Il famoso MAGA un giorno disse “Make America Great Again” vuol dire anche Microsoft, Apple, Google e Amazon. Le quattro aziende che pur non essendo a lui favorevoli, ha lasciato fuori Facebook, ma ci possiamo mettere perché è meta, pur essendo a lui favorevoli di fatto hanno contribuito in modo determinante al successo della borsa e quindi al successo economico durante la sua presidenza. Perciò io non credo che Trump sia interessato a fare la guerra a nessuna azienda in particolare, quindi se Bill Gates vuole andare a Mara Lago può andarci benissimo, non c’è problema. Detto questo non significa che se Bill Gates incontra Trump, Trump per questo stia facendo le corna a Musk, non è neanche comparabile come ordine di grandezza, vale a dire Musk si è impegnato direttamente nelle elezioni di Trump, sia in termini economici, sia in termini personali. Ha fatto molto lavoro durante la campagna elettorale, soprattutto nell’ultimo periodo, facendo comizi personalmente per garantire le elezioni di Trump.

E su questo Trump è sempre stato molto riconoscente, gli possiamo attribuire tanti difetti, ma Trump sa dare valore alle persone che l’hanno aiutato in un momento difficile e quindi tutelarne la posizione in un secondo momento, dall’in avanti. Per questo ritengo che difenderà la posizione di Kennedy e per questo non credo che sia nessun problema nella collaborazione tra Musk e Trump. Per quello che riguarda Bill Gates, Bill Gates cerca di portare a capo un bimbino, un mulino, Microsoft non è messa benissimo, sta un po’ perdendo il treno con l’intelligenza artificiale, sicuramente con un rimpasto importante nei contratti della difesa potrebbe vedersi piuttosto emarginata. Microsoft è cresciuta soprattutto grazie alla fornitura del proprio software, del proprio computer al governo federale e quindi al Pentagono e tutto il resto. È chiaro che Musk si trova in una posizione di preeminenza, in quel senso, per il futuro e quindi Gates si preoccupa di quello che potrebbe essere un’evoluzione, oltre che naturalmente per la sua attività sui vaccini.

Trump sul tema dei vaccini ha cambiato idea tante volte, quindi direi che non ci possiamo fare molto affidamento. Il fatto che in ogni caso abbia identificato in Kennedy la persona che poi seguirà questo tipo di tema direi che offre una maggiore garanzia di coerenza su quella che è una politica per il futuro e anche una politica più razionale rispetto a quella del passato. Vedremo, nulla si può escludere, ma non credo che Trump abbia interesse a sviluppare rapporti con Bill Gates oltre a quelli che possono essere rapporti puramente transazionali.

[Fabio Frabetti – Money.it]

Marco ti chiede, con questa politica economica che si vede stagliarsi all’orizzonte non corriamo il rischio di andare incontro ad un’economia autarchica e senza più l’euro?

[Roberto Mazzoni]

Sicuro! L’euro in America lo danno come spacciato, durerà ancora per un po’, non sappiamo per quanto, ma ormai è un progetto che è arrivato a capolinea, non ha più grande ragione di esistere. Come valuta di scambio internazionale alternativa al dollaro, che era una delle proposte che l’euro conteneva, non ha più senso di esistere, visto che Bricks vuole sviluppare la propria rete, non ha bisogno dell’euro. L’alternativa è che l’Europa per un tempo abbastanza lungo si è proposta come un’alternativa agli Stati Uniti, un’alternativa più amichevole, quindi da dove gli Stati Uniti hanno avuto nei confronti di alcune nazioni considerate avversarie un approccio piuttosto duro, con sanzioni, guerra commerciale, tariffe, dazi, con ogni genere di azione anche piuttosto pesante. L’Europa si è presentata perlomeno di facciata come un’entità nuova che poteva essere una via di mezzo e che poteva essere neutrale.

Con la guerra in Ucraina la facciata è caduta, tenendo esempio che i soldi che sono stati sequestrati dai russi erano tutti soldi in euro, perché i russi già da tempo non si fidavano a lasciare soldi in dollari, erano tutti soldi in euro in banche europee. Questo perché i russi ritenevano, erroneamente, che l’Europa potesse essere un’entità abbastanza neutrale rispetto agli Stati Uniti da poter avere una politica indipendente. È stato scoperto che, in realtà, l’Unione Europea è molto più nemica dei russi di quanto possono essere gli americani. E questo sentivo un discorso recente che gira all’interno dei russi e che è quello che dice che nella storia i russi sono stati ammazzati soprattutto da altri europei, non dagli americani. Non c’è mai stata una guerra in cui americani e russi sono stati veramente uno contro l’altro e nella quale gli americani abbiano ucciso una grande quantità di russi.

È vero che stanno dando armi agli ucraini, è vero che hanno dato uomini in Ucraina per addestrare o per usare queste armi o assistere gli ucraini a usare queste armi, però rimane il fatto che non c’è mai stato uno scontro diretto, mentre invece con i francesi c’è stato, con gli inglesi c’è stato, con i tedeschi c’è stato. E quindi la posizione russa che poi si traduce automaticamente in una posizione dei cinesi è quella che oggi l’Europa non è più di fiducia, non è più credibile. E siccome una valuta, qualsiasi forma di denaro è un’idea basata sulla fiducia, nel momento in cui per gli Stati Uniti non c’è nessun interesse nel mantenere l’euro in vita e il resto del mondo, Brics, non potrebbe farne niente di meno, non si capisce qual è l’utilità, anche perché da un punto di vista economico è una palla al piede. Una palla al piede per i tedeschi, è una palla al piede per gli italiani e per tutti gli altri che fanno parte dell’eurozona e via via darà sempre meno vantaggio su quello che può essere uno scambio internazionale che diventerà sempre più dollari, inevitabilmente, perché il dollaro è destinato a o scomparire oppure a ricostituirsi in maniera diversa.

Quindi il circuito dell’euro-dollaro è destinato a scomparire, quindi euro e dollaro, degli euro-dollaro gestiti da Bruxelles e da Londra, sono destinati a sparire. Ci saranno i dollari che escono dagli Stati Uniti e da Washington, piuttosto che da New York e ci saranno poi le stable coin collegate al dollaro che verranno fatte circolare nel resto del mondo. Questa è un po’ l’idea per il tether.

Per il resto, guardiamo nel caso di Tether che è una stable coin, quindi è una valuta, una criptovaluta che è ancorata a una valuta fiat, una valuta ufficiale. Tether offre sia il prodotto basato sull’euro, sia il prodotto basato sul dollaro. Il prodotto basato sull’euro non lo vuole nessuno, quindi direi che questo già la dice lunga. Questo è complicato dal fatto che in Europa c’è un atteggiamento piuttosto negativo nei confronti di questo tipo di criptovalute. Abbiamo visto anche un pronunciamento recente da parte della Banca Centrale Italiana che dice che il bitcoin è una forma di criminalità su domanda, cioè un sistema per favorire la criminalità, dimenticandosi che il 97% del riciclo di danaro sporco è fatto attraverso le banche ufficiali, comprese quelle dell’euro. Quindi direi che da questo punto di vista non vedo nessun futuro.

[Fabio Frabetti – Money.it]

Hai citato la Cina, allora Sonia ti chiedeva come vedi l’economia della Cina oggi, c’è speranza che subisca un freno?

[Roberto Mazzoni]

Beh, è già frenata parecchio. I cinesi non sono mai veramente ripresi del dopo Covid, cioè hanno ripreso un livello di produzione importante perché avevano compresso moltissimo durante il periodo Covid quella che era la produzione interna, ma non sono mai tornati al livello pre-Covid. Stanno facendo un enorme lavoro di incentivazione attraverso la circolazione di nuova valuta per stimolare l’economia, per stimolare il circuito bancario e non stanno avendo grandi risultati, non gli sta funzionando anche bene. In effetti la crisi che un po’ si sente, si vive a livello globale viene anche da lì, perché nel 2008-2009 la Cina stava ancora marciando e marciava bene e di conseguenza ha aiutato l’Occidente a tirarsi fuori dal crollo del sistema dell’euro-dollaro. Oggi no, perché sono nei guai loro stessi, probabilmente non usciranno, non sappiamo con che tempi, non sappiamo con che costi, però si stanno ripiegando di più al proprio interno, concentrandosi di più sulla produzione interna e concentrandosi di più sul tenere sotto controllo quelle che sono le dinamiche sociali, che sono legate anche a un invecchiamento importante della popolazione, quindi a una crisi demografica significativa, che cercheranno di compensare attraverso un grosso investimento sull’intelligenza artificiale.

E questo innesca un’evoluzione che è inevitabile, perché se i cinesi sviluppano l’intelligenza artificiale portandola a nuovi livelli, gli americani non possono fare di meno e perciò vedremo un uso molto più intensivo dall’anno prossimo in avanti degli strumenti di intelligenza artificiale a sostituire dei lavori, soprattutto lavori che oggi vengono svolti dai colletti bianchi, quindi lavori di amministrazione, perché è molto più complesso. Sentivo un’intervista proprio ieri di un taiwanese, un grande imprenditore taiwanese nell’area dell’intelligenza artificiale, che lavora anche con la Cina perché sono collegati, che diceva che è molto più facile creare sistemi di intelligenza artificiale che sostituiscano un lavoro di concetto rispetto a creare dei robot che siano in grado di simulare e sostituire il lavoro manuale di un individuo. Sappiamo del resto tuttavia che ci sono già grossi sviluppi in un ambito dei robot e vediamo che anche negli Stati Uniti aziende come Amazon hanno fatto grandissimi passi avanti in questa direzione e recentemente Amazon ha lanciato la sua piattaforma di intelligenza artificiale per uso commerciale.

Quindi ci sarà una fortissima corsa verso l’intelligenza artificiale che vedrà l’Europa sostanzialmente ferma e che vedrà la Cina e gli Stati Uniti lanciatissimi anche perché l’intelligenza artificiale richiede una grandissima quantità di energia elettrica. Quindi tanto cinesi quanto americani possono mettere in campo questa energia perché hanno la capacità di produrla internamente, i cinesi stanno investendo tantissimo su nuove centrali nucleari, gli americani aumenteranno la produzione di petrolio ma l’idea è di aumentare anche la produzione di centrali di nuova generazione, centrali più piccole che quindi possono essere collocate in varie postazioni del territorio e che siano in grado di sostenere questo tipo di sviluppi però già col gas naturale che negli Stati Uniti è estremamente abbondante è possibile alimentare parecchi di questi centri di elaborazione dei dati.

Poi sappiamo, ci dicono che probabilmente la bolla dell’intelligenza artificiale, la bolla in borsa verrà ridimensionata, potremo vedere un crollo temporaneo, alcune aziende che verranno ridimensionate ma il mercato in quanto tale è comunque destinato a proseguire, è destinato a crescere. Però perché l’idea è di aumentare la produttività per andare a compensare l’enorme debito pubblico che si è sviluppato, quindi quella è un po’ la direzione. Nel caso dell’Europa sentivo proprio ieri mi pare la questione che gli ucraini hanno dichiarato che non rinnoveranno a gennaio il contratto che consente di far transitare gas naturale russo attraverso l’Ucraina per rifornire l’Europa e che di fatto hanno già chiuso una delle condotte, quella che in particolare se non sbaglio porta verso la Slovacchia e verso l’Ungheria. E poi l’Austria. In più hanno fatto causa ai russi, dopo aver chiuso la condotta, perché non gli stanno fornendo gas, hanno chiuso loro la condotta e fanno causa ai russi perché non gli stanno fornendo gas, quindi per violazione contrattuale e andranno in Svezia dove c’è un organismo che fa ad arbitro in queste situazioni che già in passato ha dimostrato di dare sempre le zone agli ucraini.

Quindi quello che succederà molto probabilmente è che i russi verranno dichiarati non adempienti, verrà combinata un’enorme multa che i russi dovranno pagare agli ucraini e in più i russi dovrebbero a questo punto continuare a fornire gas gratuito all’Europa in seguito a questo giudizio, a questo arbitrato. E l’Ue ha già detto, tutti hanno piuttosto seccato della questione, ha già detto chiaramente che non sono fessi, quindi a questo punto chiuderanno i rubinetti. E gli unici che continueranno ad avere gas naturale via condotta dalla Russia saranno gli inglesi, gli slovacchi e gli austriaci probabilmente attraverso il passaggio turco. Mentre nel frattempo si risolve la questione ucraina e si conclude la guerra.

Questo vuol dire che per l’Europa il costo dell’energia è destinato a salire perché dovranno comprare gas magari da Qatar, che però non è che può sostituire la Russia e Qatar lo vediamo comunque impegnato nella situazione medio orientale che è abbastanza instabile, oppure dagli Stati Uniti. Ma dagli Stati Uniti non è detto che con l’arrivo di Trump e con le tariffe applicate sia possibile comprare gas naturale che già oggi arriva a costo molto superiore rispetto a quello russo e che potrebbe domani non arrivare o arrivare in quantità inferiore a prezzi molto più alti.

Quindi in un contesto di questo genere non esistono neanche le condizioni per l’Europa per avviare uno sviluppo se mai volesse nel mondo dell’intelligenza artificiale e di conseguenza ci sarà questa enorme divaricazione a partire dall’anno prossimo, considerando il fatto che lo sviluppo sull’intelligenza artificiale di tipo esponenziale anche solo sei mesi di tardo vuol dire un divario gigantesco, un anno, due anni, dieci anni diventa un divario incolmabile. Quindi cosa dire, non so quale sarà il futuro onestamente dell’Euro, dell’Eurozona, dell’Unione Europea, della NATO che è una costola dell’Unione Europea o che di fatto è una parte integrante dell’Unione Europea stessa, visto che c’è una situazione di crisi più vasta che porterà a mio parere a una frammentazione della situazione. Direi che a livello individuale la cosa più semplice, più indicata sia uno, di formarsi in modo più robusto su quello che è la finanza, i concetti fondamentali monetari, capire dove va il dollaro e come funziona, capire queste nuove valute stable coin, in particolare Tether, basate sul dollaro che si stanno spargendo abbastanza macchia d’olio e che verranno spinte come soluzione strategica da parte degli Stati Uniti per compensare il calo o sostanzialmente l’assenza di acquisto del tesoro da parte di alcuni interlocutori classici del passato come la Cina Russia. Sicuramente dedicare tempo a studiare il tema dell’intelligenza artificiale almeno a livello personale in modo da usare strumenti che magari vengono da fuori ma che possono essere utilizzati soprattutto a livello di piccola e media impresa per aumentare la produttività e la competitività che direi è sempre stata una caratteristica tipica per esempio del mercato italiano e anche abbastanza del mercato tedesco. Quindi i tedeschi hanno i loro problemi e ci metteranno un po’ a risolverli, i francesi hanno grossissimi problemi, gli italiani avranno i loro problemi e dovranno cercare di risolverseli senza aspettare che ci pensi lo Stato.

[Fabio Frabetti – Money.it]

Un’ultima domanda che è legata a questo fenomeno, non so quanto se ne parli davvero negli Stati Uniti, da qua si leggono tanti articoli ovviamente della stampa mainstream americana, mi riferisco a questo caso dei droni nei cieli americani, New Jersey e non solo. Trump ha usato insomma “vanno abbattuti” qualche giorno fa, che ne pensi? È un qualcosa proprio dal tuo punto di vista di rilevante, è un qualcosa da temere, è un qualcosa di umano?

[Roberto Mazzoni]

Trump ha detto che si sa benissimo da dove vengono, da dove sono partiti, che li ha mandati e tutto il resto, che sono tutte informazioni disponibili al governo e alla Casa Bianca e che sembra meravigliare il fatto che la Casa Bianca non ne voglia parlare, non ne voglia rendere erudita la popolazione. Da quello che capisco dal suo commento non si tratta di una questione strategicamente grave, sennò avrebbe un atteggiamento diverso e secondo lui appunto si possono abbattere perché comunque non creeranno un incidente internazionale. Non so, onestamente non ho approfondito il tema più che tanto perché lui stesso sembra non essere praticamente preoccupato, lo vedo più come una distrazione onestamente, che non come qualcos’altro.

[Fabio Frabetti – Money.it]

Allora Roberto, facendovi tanti auguri di un grande 2025, ringraziandoti di cuore come sempre per le tue generose analisi ogni mese, ci diamo appuntamento allora a gennaio e tanti auguri.

Auguro anche a voi che siamo un 2025 di grande espansione.

[Fabio Frabetti – Money.it]

Speriamo, grazie, ciao.

Roberto Mazzoni

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