Questo video sarà lungo, quindi lo dividerò in varie parti dopo la registrazione. Siamo in un momento cruciale per la cultura occidentale, il futuro dell’Europa, gli Stati Uniti, la guerra in Ucraina e molto altro. Dobbiamo avere una visione completa. Vi darò un quadro generale della situazione, ma ci sono un sacco di dati e informazioni che mancano nella storia che conosciamo e che ci impediscono di capire davvero cosa sta succedendo. Ultimamente, sto leggendo anche alcuni commenti su quella che viene chiamata “informazione alternativa” in Italia, e onestamente mi rendo conto che sono totalmente fuori strada. Dobbiamo concentrarci sui punti chiave senza perderci nei dettagli. Per prima cosa, dobbiamo capire che cos’è la perestroika.
Mi sembra chiaro che in Europa stiamo vivendo un processo simile, solo che, invece di nascere dentro l’Europa, viene dall’esterno. Questo è parte di un percorso di risveglio, trasformazione e rivoluzione culturale che sta già accadendo negli Stati Uniti. Allora, prima di tutto, parliamo di cosa significa “perestroica”. Questa parola viene dall’ex Unione Sovietica e indica una politica o pratica di ristrutturazione o riforma del sistema economico e politico. Insomma, la perestroica è come un tentativo di salvare un sistema che non funziona più, come nel caso dell’Unione Sovietica, e attraverso una riforma dall’interno farlo ripartire, permettergli di sopravvivere, di andare avanti senza crollare completamente.
La perestroika, tra l’altro, non è mica una novità: fu proposta per la prima volta da Leonid Brezhnev nel 1979, quindi già nel ’79 i sovietici si erano accorti che il sistema non funzionava così bene e che c’era bisogno di cambiare, un po’ come hanno fatto i cinesi con Deng Xiaoping più tardi, quando hanno lasciato alcune delle basi del comunismo per seguire di più il libero mercato, aprirsi al mondo e diventare la fabbrica del mondo come lo sono oggi.
Tuttavia, l’idea della perestroika, come ben sappiamo, fu promossa attivamente da Michail Gorbaciov negli anni ’80 e si riferiva inizialmente a una maggiore automazione ed efficienza del lavoro, se vogliamo l’uso dell’intelligenza artificiale tradotto in termini moderni, ma è hanno anche fatto in modo che i mercati economici e la pianificazione centrale fossero più consapevoli dei loro limiti, perché l’Unione Sovietica è crollata perché il comunismo prevede un sistema di pianificazione centrale che a livello economico non ha mai funzionato, non funzionerà mai e non funzionerà neanche nel caso dell’Europa.
Quindi, quando si parla di “ricostruzione” e “ristrutturazione perestroica” si parla di un insieme di riforme politiche, sociali ed economiche che i dirigenti dell’Unione Sovietica hanno avviato a metà degli anni ’80 per riorganizzare l’economia, la struttura politica e sociale del Paese. Poi, alcuni burocrati e pezzi grossi del partito comunista sovietico hanno capito che se continuavano così non sarebbero sopravvissuti e quindi, con la perestroika, hanno provato a cambiare il sistema. L’idea era di creare quello che loro chiamavano “lo stato di diritto socialista”, cioè un rinnovamento che non rinnegasse i valori fondamentali della società sovietica. Ma i cambiamenti portati da questo progetto sono andati in una direzione diversa e in 4-5 anni l’Unione Sovietica si è dissolta, perché sono venuti a galla fatti che la propaganda aveva cercato di nascondere, e che in realtà raccontavano una realtà ben diversa.
È interessante che il progetto della perestroika sia stato in parte organizzato dal capo della propaganda sovietica, Aleksandr Yakovlev, che ha avviato uno dei principali cambiamenti socio-politici che abbiamo visto con la perestroika e che chiamiamo glasnost. Il termine glasnost significa trasparenza. Questo ha portato a una grande riduzione della censura, a un aumento del numero di pubblicazioni periodiche disponibili al pubblico e a una crescita dell’attivismo della popolazione e della discussione pubblica delle politiche del governo nella stampa e in riunioni aperte alla cittadinanza. È strano, quindi, che la glasnost, cioè la nuova epoca di trasparenza che avrebbe poi portato al crollo dell’Unione Sovietica e alla riforma graduale e progressiva della società sovietica, abbia richiesto così tanto tempo.
Si è completata di fatto solo tra il 2010 e il 2012, forse dopo le grandi crisi che si erano verificate in Russia dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Comunque ha richiesto diverse generazioni. Comunque, è interessante notare che questo cambiamento è stato avviato proprio da Yakovlev, capo della propaganda, che anni dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica ha commentato le riforme da lui promosse in questi termini:
“Dopo il ventesimo congresso del Partito Comunista, in una ristretta cerchia di amici e collaboratori più stretti, abbiamo spesso parlato dei problemi della democratizzazione del Paese e della società, e per fare questo grande passo che avrebbe trasformato l’Unione Sovietica al punto da farla disintegrare, abbiamo scelto un modo semplice, che funzionava come una specie di mazza, una mazza di demolizione”.
Per fare questi cambiamenti, decisero di seguire le idee di Lenin, quindi questo gruppo era composto da veri riformatori, non da chiacchieroni, che seguirono il piano di riproporre le idee di Lenin in opposizione a quelle di Stalin, così da cambiare dall’interno il sistema socialista sovietico e modernizzarlo, anche se in realtà lo stavano stravolgendo. Una volta eliminato Stalin, avrebbero usato Plekhanov per eliminare Lenin e proporre la socialdemocrazia, quindi in pratica combattere il regime totalitario sovietico dall’interno con un percorso graduale che avesse l’obiettivo di riportare dichiarato di riportare il comunismo alle origini ma che, in pratica, volevano usare per cambiare la struttura economica per far tornare la Russia grande come prima.
Poi, quando hanno intervistato l’ex capo della propaganda sovietica, ha detto che era stata una mossa furba ma semplice. I meccanismi del totalitarismo contro il sistema del totalitarismo e ha funzionato. Quindi quello che vediamo oggi è l’uso dei canali, alcuni dicono il deep state, io più probabilmente li definirei il potere esistente, soprattutto il potere militare, l’apparato militare, l’apparato cosiddetto complesso industriale militare usato per trasformare il complesso militare e industriale medesimo all’interno degli Stati Uniti al fine di ottenere risultati che altrimenti sarebbero impossibili perché il sistema resisterebbe al punto da bloccare qualsiasi tipo di cambiamento. Se invece si propone questo cambiamento, l’obiettivo è rendere le forze armate americane più efficienti, gli Stati Uniti più potenti, ripristinare la posizione di preminenza degli Stati Uniti come potenza militare, e una serie di cose che possono anche avere una giustificazione interna importante. Così si possono fare cambiamenti su vasta scala con l’appoggio di alcuni dei poteri forti.
Ma questi poteri forti non si accorgono che così facendo stanno demolendo se stessi e questo processo è già in corso a una velocità estrema negli Stati Uniti, che come abbiamo visto durante la presidenza Biden hanno raggiunto una struttura sostanzialmente simile al sistema sovietico. Ma il punto è che mentre gli Stati Uniti stanno vivendo questa trasformazione a 360 gradi, una vera e propria rivoluzione culturale, in Europa non si capisce cosa sta succedendo. Anzi, i vari leader europei sembrano galline senza testa che girano cercando di trovare una destinazione che non troveranno mai. E questo perché, in realtà, laddove gli Stati Uniti erano arrivati molto vicini a una struttura simile all’Unione sovietica, con l’impianto sviluppato dal Partito Democratico e con la presidenza Biden, e Obama, che è stata, se vogliamo, il massimo splendore di questo progetto negli Stati Uniti, ha deciso con un colpo secco di cambiare completamente marcia con le elezioni naturalmente del 2024.
E ogni volta che si mette in moto una macchina così grande ci sono sicuramente inefficienze, qualcosa non funzionerà, ci saranno situazioni sgradevoli, tante cose. Ma il cambiamento è in corso e sta andando alla velocità massima consentita dalla struttura, senza distruggere completamente. Gli Stati Uniti non vogliono far finire l’Unione sovietica e non hanno motivo di farlo, perché hanno le risorse, il know-how, una nuova generazione di leader all’interno che può guidare in quella direzione e le informazioni utili per farlo. E poi, forse, possono contare su amici che li aiutano dall’esterno. L’Europa, invece, non è così consapevole di questi cambiamenti, soprattutto perché il passaggio al modello sovietico è già completo.
Per farvi capire meglio la situazione, vi riporto l’introduzione scritta nel 2012 del libro “The Rotten Heart of Europe, Dirty War for Europe’s Money” di Bernard Connolly, che ci parla della nuova Unione sovietica nata a Bruxelles, sottoforma di Unione europea. E Connolly non si tira indietro quando deve descrivere come l’Eurozona, la Banca Centrale Europea, tutto l’impianto dell’Unione europea e la Commissione e tutto il resto sono in pratica la trasposizione in occidente del modello sovietico.
Quindi, l’Unione sovietica è crollata in Russia, con grande dispiacere della leadership americana e europea dell’epoca, ma è stata, se vogliamo, riportata in auge e riportata in vita a Bruxelles, ed è diventata una versione ancora più sofisticata dei modelli fallimentari dell’Unione sovietica che già conoscevamo. Vi parlo di questo perché più avanti nel video, che sarà lungo, vi mostrerò l’intervento di J.D. Vance, il vicepresidente americano attuale, alla conferenza di sicurezza di Monaco.
Questo intervento mette in evidenza proprio questo punto e anche altri molto importanti che vedremo più avanti. Connolly dice che l’Unione sovietica si è trasferita a Bruxelles e che la nuova Unione sovietica si chiama Unione europea. Ma chi è questo tizio? Beh, Bernard Connolly è un economista britannico, famoso per le sue critiche all’Euro e all’Unione europea. Ha lavorato per la Commissione europea a Bruxelles, dove è stato capo delle unità responsabili del sistema monetario europeo e delle politiche monetarie. Quindi ha lavorato nelle stanze del potere, conosce i meccanismi alla perfezione e ha scritto questo libro per la prima volta nel ’99, se non sbaglio, e poi ripubblicato nel 2012, dove ha spiegato in modo super preciso perché il lancio dell’Euro era l’ultima parte essenziale per ricostruire l’Unione sovietica europea e perché avrebbe fallito clamorosamente distruggendo tutti gli stati membri e perché questo quindi costituiva una valida motivazione affinché i britannici, perché lui era britannico, non dovessero mai unirsi all’Eurozona.
E questo libro ci fa capire che in ogni caso, anche se ora sembrano tutti d’accordo, c’è una divisione netta tra Londra, la City di Londra, Parigi e Bruxelles da una parte, e Berlino dall’altra, anche se i tedeschi non ne hanno davvero beneficiato, guadagnato molto, e che questa unione parziale, attuale, è destinata a disintegrarsi molto presto, nel momento in cui gli Stati Uniti dovessero andarsene dall’Europa, come hanno ventilato di voler fare, qualora appunto gli europei venissero lasciati al loro destino, se vogliamo. Durante il suo mandato, Bernard Connolly è stato anche membro dei sottocomitati di politica monetaria e politica valutaria del comitato dei governatori delle banche centrali e ha fatto parte del gruppo di esperti monetari di alto livello dell’OCE, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa.
Ah, ecco, quindi mi correggo, quando fu pubblicato per la prima volta nel 1995, il cuore putrido dell’Europa suscitò indignazione e gioia al tempo stesso. Indignazione a Bruxelles e gioia a Londra, naturalmente, perché questo era un insider del sistema di Bruxelles e un economista di alto livello dell’Unione Europea che osava parlare apertamente delle probabili insidie dell’Unione Monetaria Europea. Connolly perse il posto alla Commissione, ma il suo libro fu accolto come una denuncia profonda e persuasiva dei potenziali padroni monetari del mondo. Stiamo parlando di chi ha gestito e ancora oggi gestisce il circuito dell’euro. Il suo libro ha fatto notizia, è diventato un bestseller e ha fatto vedere al mondo una visione più realistica di quella che sarebbe stata l’Unione Europea, il sistema dell’euro e le debolezze che avrebbero portato alla sua autodistruzione. Tra l’altro, quello che dice Connolly è stato confermato anche da un consulente che lavora da un sacco di tempo nel campo della finanza internazionale e che è stato consultato quando hanno progettato l’euro.
L’euro è stato sviluppato solo in parte: hanno creato la parte monetaria, ma non quella fiscale, cioè l’unificazione dei titoli del tesoro dei vari stati in un unico pacchetto europeo. Oggi, se vuoi comprare titoli di stato in Europa, devi fare shopping, scegliere se comprare quelli tedeschi, italiani o altri, in base al rendimento di ciascuno, che è diverso. È un’attività che non è molto interessante. Se devi investire un sacco di soldi e hai bisogno di muovere la tua ricchezza velocemente, ti serve una base monetaria, scusate, un debito che sia abbastanza grande da competere con il dollaro. Il dollaro è il titolo del tesoro americano, che ha una liquidità enorme e un unico punto di gestione. In Europa ognuno fa un po’ come gli pare con le tasse, anche se ci sono delle regole che limitano le spese dei singoli paesi.
Comunque, il debito, cioè i titoli del tesoro emessi dai singoli stati, si muove in modo diverso. È tutto molto organizzato e disomogeneo, e come ha detto anche di recente questo esperto, questo potrebbe portare alla fine dell’euro perché è come un sistema senza una gamba, zoppo fin dall’inizio. Comunque, la cosa importante che ha detto Connolly nel suo lavoro del 2012 è che l’Unione Europea non può andare avanti così, perché è come il progetto sovietico che è già fallito. L’idea è quella di dare il controllo di un intero continente a un gruppo di burocrati che non sono stati eletti, a scapito delle varie economie che fanno parte di quel sistema. Quindi nell’introduzione nuova del 2012 Connolly torna a raccontare in modo più preciso quello che sarebbe stata la situazione dell’evoluzione e dice che l’Europa basa la propria esistenza su un sistema di propaganda, di doppi sensi.
Come dice lui, “double speak”, doppia lingua. È una cosa che ci cerca di nascondere gli sforzi politici dei politici, dei banchieri e dei burocrati per costringere l’Europa in una situazione economica paralizzante. Il concetto di “double speak” o doppia lingua è diventato famoso grazie a William Lutz e al suo libro del 1989 con lo stesso titolo. Lutz ha usato il termine per descrivere un linguaggio che deliberatamente oscura, camuffa, distorce o inverte il significato delle parole, e che spesso viene usato in contesti politici e aziendali. Se guardiamo all’Europa, questo è il mondo in cui viviamo, e lo so bene perché ho vissuto in Italia per un sacco di tempo e basta leggere la stampa europea di questi giorni e di quello che è uscito negli ultimi anni. Se vuoi capire come funziona l’Unione Europea, il suo passato, il suo presente e il suo futuro, non puoi perderti questo libro. I critici lo definiscono avvincente e profondamente inquietante. Per introdurre l’argomento, leggerò un pezzo dell’introduzione del 2012, tradotto parola per parola.
“Le terribili sofferenze causate dall’unione monetaria sono ormai evidenti a tutti. Persino la nefasta Commissione Europea non cerca più, o non cerca più con una parvenza di credibilità, di sostenere, come ha fatto in modo fraudolento nel suo classico della propaganda del 1990, Un mercato, una moneta, che l’Unione Monetaria Europea sia vantaggiosa in termini economici. Al contrario, i fautori dell’euro ora lamentano che lo smantellamento del sistema produrrebbe il caos economico e finanziario.
Purtroppo, potrebbero anche avere ragione: dato che i matti sono al comando del manicomio, adotterebbero probabilmente la soluzione peggiore, tra quelle disponibili, per reagire a uno smantellamento.
Ma non smantellare il sistema sarebbe molto peggio. Un simile fallimento distruggerebbe le economie di tutte le sue vittime, compresa la Germania. Estinguerebbe la democrazia e la legittimità politica.
Sostituirebbe lo Stato di diritto con il “capriccio del principe” di Giustiniano; sceglierebbe illegittimamente il principio di rex facit legem (il re detta la legge) rispetto a quello di lex facit regem (l’autorità del re viene dalla legge), come i principi alternativi furono descritti dal giurista inglese medievale Bracton. In effetti, molti di questi mali sono già tra noi.
La crisi dell’euro, una crisi del tutto prevedibile e anzi inevitabile, è stata sfruttata con entusiasmo dalla nomenklatura europea per giustificare la soppressione dei referendum, l’espulsione di governi democraticamente eletti con manovre che ricordano le tattiche di Stalin nell’Europa dell’Est dopo la guerra, la loro sostituzione con tecnocrati e, soprattutto, il trasferimento di poteri sempre più ampi a organismi non eletti, non responsabili ed esplicitamente antidemocratici: l’Eurogruppo; la Banca Centrale Europea (BCE); il Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria (FESF); il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) – che sorprendentemente gode di completa immunità legale per sé e per i suoi funzionari; il Fondo Monetario Internazionale (FMI); il G20; i vari organismi di vigilanza bancaria e finanziaria; e il progettato “governo economico” dell’area dell’euro incaricato di garantire la “disciplina” fiscale.
Il risultato dell’unione monetaria è stato quindi, come previsto esplicitamente in questo libro nel 1995, la distruzione non solo della prosperità ma anche della legittimità politica, in ogni paese d’Europa, e dell’amicizia e della cooperazione tra le varie nazioni, un risultato che crea una minaccia estremamente grave alla pace.”
Connolly dice che è chiaro a tutti che l’Unione Monetaria sta creando un sacco di sofferenze. Persino la Commissione Europea, che prima sosteneva che il mercato unico e l’euro erano una buona idea, ora non lo dice più in modo credibile. E anche se sono passati tanti anni, quello che è successo nel 2012 ha solo confermato che aveva ragione. Ora, invece, quelli che sono a favore dell’euro si lamentano che togliere il sistema causerebbe il caos economico e finanziario. E purtroppo potrebbero anche avere ragione, dato che quelli al comando sono un po’ fuori di testa e quindi probabilmente sceglieranno la soluzione peggiore per reagire a uno smantellamento”. Quindi già nel 2012 Connolly aveva capito che la situazione era così critica da giustificare una disintegrazione. Vi ricordate? Era il periodo della grande crisi economica che è arrivata anche in Europa. Il periodo di Draghi e della Banca Centrale Europea, che era pronta a fare di tutto per salvare l’Europa, soprattutto con i soldi delle banche, per stabilizzare un’economia che stava crollando dopo il crollo di Wall Street. Non aveva il coraggio di liberarsi dell’euro perché questo avrebbe significato portare i singoli paesi in una situazione ancora peggiore.
Come dice Connolly, probabilmente, in relazione alla disgregazione dell’euro, questi singoli paesi avrebbero scelto la peggior strategia possibile per gestire l’euro. Tuttavia, Connolly ci dice anche che “non smantellare il sistema sarebbe molto peggio. Un fallimento del genere distruggerebbe l’economia di tutti, Germania compresa, e spazzerebbe via la democrazia e la legittimità politica”. E siamo nel 2012. “Sarebbe come sostituire lo Stato di diritto con il capriccio del principe di Giustiniano, scegliendo illegittimamente il principio di “rex facit legem”, il re detta legge, rispetto a quello di “lex facit regem”, l’autorità del re viene dalla legge.Questi principi alternativi furono descritti dal giurista medievale inglese Bracton.In effetti, molti di questi mali sono già tra noi. Poi c’è stata la crisi dell’euro, che era un po’ scontata, anzi, inevitabile.
La classe dirigente europea, quella con la k per ricordare la nomenclatura sovietica, ha approfittato di questa crisi per giustificare la soppressione del referendum, l’espulsione di Governi eletti dal popolo con manovre che ricordano quelle di Stalin nell’Europa dell’est dopo la guerra, li hanno rimpiazzati con tecnocrati e hanno dato più potere a organismi non eletti, non responsabili e antidemocratici. L’Eurogruppo, la Banca centrale europea, il Fondo europeo di stabilità, il Meccanismo europeo di stabilità che, sorprendentemente, gode di completa immunità legale per sé e per i suoi funzionari, il Fondo monetario internazionale e, su cui torneremo più avanti in altri video, i G20, i vari meccanismi di vigilanza bancaria e finanziaria e il governo economico dell’area dell’euro che dovrebbe garantire la disciplina fiscale. E poi continua, il risultato dell’unione monetaria è stato, come dice esplicitamente in questo libro del 1995, la distruzione non solo della prosperità ma anche della legittimità politica in ogni paese d’Europa e dell’amicizia e della cooperazione tra le varie nazioni, un risultato che mette a rischio la pace. Già nel 2012, Connolly ci aveva detto che l’eurozona non solo avrebbe distrutto l’unione europea, ma avrebbe portato a una guerra in Europa, e questo si è visto.
E questo è successo insieme al fatto che il sistema è diventato sempre più burocratico, con il potere concentrato a Bruxelles in mano ai burocrati. Questi burocrati, eletti in modo discutibile, hanno depauperato ogni singolo paese, togliendogli gli strumenti indispensabili per gestire la propria economia e la propria società verso una crescita e un’evoluzione, anziché verso una stagnazione che abbiamo visto portare tutti i principali paesi dell’Europa a diventare periferici in termini economici. Lasciamo perdere i numeri del prodotto interno lordo, comunque poco affidabili.
Oggi, e ce lo dice il rapporto recente di Mario Draghi, l’Europa ha perso il treno dal punto di vista dello sviluppo tecnologico, delle prospettive industriali e, con la guerra in Ucraina, anche in termini diplomatici. Ora vedremo meglio di cosa stiamo parlando. Infatti, in questi giorni, grazie alle trasformazioni introdotte con la nuova presidenza Trump negli Stati Uniti, abbiamo un improvviso cambio di tendenza nei rapporti tra Stati Uniti e Russia che impatta direttamente sull’impianto europeo. Perché, da una parte, gli Stati Uniti stanno correndo rapidamente o più rapidamente possibile verso la pace e l’Europa sta resistendo con tutte le forze e vuole portare avanti la guerra a tutti i costi.
Questa posizione di parità ovviamente fa capire anche al resto del mondo che l’Europa e i paesi europei che adottano questa politica di guerra a oltranza non sono affidabili e quindi non possono essere dei partner commerciali o industriali per il futuro. Tutto questo è iniziato ed è diventato evidente, cioè il problema era già chiaro a Connolly nel 2012 e, come diceva Connolly, non poteva che seguire questa direzione, ma la crisi vera e propria, diciamo quella evidente, è iniziata con il discorso di Pete Exet, il nuovo ministro della Difesa, durante il vertice in Europa negli ultimi giorni per fare il punto sull’aiuto degli Stati Uniti all’Europa, discorso che ho pubblicato. Nel video Hegseth ha detto che l’Ucraina non entrerà mai nella NATO, perché questo è il motivo della guerra in Ucraina, e che l’Ucraina non avrà mai la garanzia di sicurezza degli Stati Uniti, perché sarebbe come se la NATO garantisse la sopravvivenza dell’Ucraina con le proprie truppe. Gli americani non manderanno mai le truppe in Ucraina, che sia per la pace o per qualcos’altro.
Questo vuol dire che probabilmente gli USA si ritireranno anche dalla CIA in Ucraina e qualsiasi cosa facciano i paesi europei in Ucraina non sarà coperta dalla NATO. L’articolo 5 del Trattato NATO, che prevede l’intervento di una nazione a sostegno delle altre all’interno del contesto NATO in caso una di queste nazioni venga assalita da un nemico, non sarà più valido. Quindi, in pratica, Hegseth ha detto qualcosa che già Trump aveva anticipato, e poi confermato da Vance: per gli Stati Uniti la guerra in Ucraina deve finire, non è interessante per gli Stati Uniti creare un conflitto con la Russia. Gli Stati Uniti vogliono normalizzare i rapporti con la Russia, ma vogliono anche andarsene dall’Europa. Hegseth l’ha detto chiaramente: d’ora in poi toccherà a noi europei provvedere a noi stessi, difendere i nostri confini e avere risorse militari sufficienti per farlo. Gli Stati Uniti, naturalmente, vogliono essere ripagati per i soldi spesi in Ucraina, ma non si intrometteranno, perché ora l’obiettivo è l’Europa dell’Est, e la Cina è la principale minaccia. Oggi, l’Oriente è la priorità per gli Stati Uniti. Quindi, è chiaro che il progetto Ucraina non può andare avanti.
C’è stata anche una notizia bomba da parte di Trump: ha detto di aver parlato con Putin per 90 minuti e che gli Stati Uniti stanno per normalizzare i rapporti con la Russia. Quindi, i contatti tra Putin e Trump non riguardano solo l’Ucraina, ma anche tanti altri temi, come il Medio Oriente, e soprattutto la collaborazione energetica e la riduzione delle testate nucleari. La proposta di Trump, che sarà sicuramente uno dei temi centrali della trattativa con i russi, è quella di convincere sia i russi che i cinesi a ridurre a metà le testate nucleari, mentre gli Stati Uniti ridurrebbero le proprie, così da ridurre almeno a metà il costo dell’investimento. L’idea è quella di concentrare i soldi su attività più produttive rispetto a quelle del Pentagono, riducendo anche il rischio di un confronto nucleare, soprattutto eliminando le testate a media agitata, quelle che possono essere usate all’interno del singolo continente.
I russi non erano d’accordo con questo, e infatti sono intervenuti in Ucraina per evitare che le testate arrivassero sul loro confine e potessero colpire Mosca in 10-15 minuti, rischiando di provocare danni ingenti. Quindi, c’è un percorso di normalizzazione che sta andando avanti velocemente. Sappiamo che gli inviati degli Stati Uniti e della Russia sono a Riyad, in Arabia Saudita, che è la terza superpotenza energetica insieme a Russia e Stati Uniti, e stanno partecipando a questa prima fase di normalizzazione, dove probabilmente vedremo la riapertura delle Si parlerà della riapertura dell’ambasciata russa negli Stati Uniti e della ripresa dei contatti diplomatici stabili in Russia, e probabilmente anche dell’eliminazione delle sanzioni. Insomma, è tutta un’altra storia rispetto a quando c’era l’amministrazione Biden e prima ancora Trump.
E poi c’è stato il terzo evento, ancora più pazzesco, cioè il discorso di Vance alla conferenza di sicurezza di Monaco, e quello che è successo dopo. Vi faccio il discorso completo dopo questa introduzione, che è lunga ma necessaria per capire da dove partiamo e perché il discorso di Vance è così importante. La conferenza sulla sicurezza di Monaco è uno degli eventi più interessanti in Europa e ha acquisito una strana importanza negli ultimi 20-25 anni. Prima non era che particolarmente interessante, non se ne parlava quasi per niente. Tutto è cominciato nel 2007, quando Vladimir Putin, che partecipava a quella conferenza, ha tenuto un discorso che ha fatto un gran rumore e ha offeso un sacco di persone nel pubblico, proprio come oggi con Vance. Putin all’epoca diceva che il mondo stava molto meglio con un approccio multipolare della sicurezza militare e che la relazione della Russia con altre superpotenze doveva essere rivalutata, soprattutto con gli Stati Uniti.
Gli Stati Uniti, dopo l’era Bush e i neocon che avevano preso il controllo della Casa Bianca, avevano un approccio egemone, cioè comandavano tutti, facevano quello che volevano e nessuno poteva opporsi, nemmeno i russi. I russi erano usciti molto indeboliti dall’Unione Sovietica e ancora più indeboliti dal saccheggio subito dopo, sia dagli americani che dagli europei. Quindi, i russi stavano cercando di riprendersi, ricostruire un po’ la loro società, l’economia, le capacità militari, ma nel 2007 erano ancora troppo deboli per poter fare qualcosa di concreto, se non a parole.
Il discorso di Putin, che si può ancora trovare online, era tranquillo e ragionevole, anche se all’epoca era super rivoluzionario, considerando tutto il contesto. Nei video dell’epoca si vedono un sacco di facce arrabbiate tra il pubblico, soprattutto quella di John McCain, il senatore John McCain, che è morto, ha avuto un ruolo importante nella situazione in Ucraina, ha sempre sostenuto gli interessi del complesso industriale militare negli Stati Uniti e è stato uno dei principali avversari di Trump durante la prima amministrazione Trump, fino a quando non è venuto meno.
Il secondo punto critico di questo percorso l’abbiamo nel 2008, quando George Bush Junior ha annunciato che gli Stati Uniti erano d’accordo con l’Ucraina e la Georgia nel loro desiderio di entrare nell’alleanza. Era il 25 ottobre 2008 e Bush stava finendo il suo secondo mandato, dopo due mandati che non sono stati un granché. C’è stato l’attacco alle torri gemelle, la guerra in Iraq, la guerra in Afghanistan, il crollo finanziario, la grande crisi che era appena scoppiata negli Stati Uniti, la grande crisi finanziaria ed economica, e quindi voleva in qualche modo lasciare un segno, dimostrare di non Disse cose assurde, andando oltre quello che già sapevano i russi, perché l’ambasciatore americano in Russia aveva già detto che non sarebbe mai stato accettabile. E questo mentre firmava i protocolli di adesione alla NATO di Albania e Croazia.
Ricordate che dopo il crollo dell’URSS, la presidenza Bush senior aveva promesso a Gorbachev e ai russi che la NATO non si sarebbe espansa nemmeno di un centimetro dopo la riunificazione della Germania? Perché la NATO, a quel punto, Non aveva più motivo di esistere, poteva rimanere come impianto per quelle che erano state le funzioni di difesa reciproca e soprattutto nucleare per gli altri paesi dell’Europa occidentale, ma non aveva nessun motivo di estendersi oltre, di occupare i territori che oggi noi conosciamo come Europa dell’Est. In realtà, ha iniziato a espandersi includendo i paesi baltici, la Polonia, la Romania, e un sacco di altre nazioni che prima facevano parte dell’orbita sovietica, fino all’Ucraina.
L’Ucraina era stata costituita come paese neutrale perché i russi non volevano assolutamente avere la NATO alle porte, anche perché l’Ucraina è sempre stata la porta per invadere la Russia dall’Europa nei tempi precedenti. Poi George Bush ha detto una cosa che ha dato il via a un percorso iniziato prima da Clinton, da Bill Clinton, che aveva iniziato a far espandere la NATO, anche se aveva promesso il contrario. Poi, un altro fatto importante, un altro evento importante, fu il colpo di stato del Maidan nel febbraio 2014 che provocò una reazione da parte degli ucraini dell’Est, in particolare in Crimea, che decisero di votare per annettersi alla Russia. I russi, che erano già presenti in Crimea dato che è una base militare strategica, hanno preso il controllo della Crimea. Ma da quel momento in poi, è iniziata una guerra tra gli ucraini del Donbass e quelli del nuovo regime, che era stato messo in piedi con l’aiuto e i soldi di Stati Uniti e Gran Bretagna. Nel settembre 2014, è stato firmato il primo accordo di Minsk, che prevedeva una forma di indipendenza parziale per il Donbass e il riconoscimento dei diritti degli ucraini di lingua russa in Ucraina.
A quel punto i russi hanno provato a risolvere la situazione, anche se i combattimenti erano tra ucraini, ucraini del Donbass e ucraini del regime di Kiev, quindi era praticamente una guerra civile. I russi partecipavano in modo indiretto, ma rifornivano alcune Armi, anche se la maggior parte delle armi arrivava dall’esercito ucraino stesso, perché una parte delle truppe ucraine si era staccata, aveva detto che il governo di Kiev non era legale e aveva preso il controllo del suo territorio. Intanto, l’esercito di Kiev attaccava per prendere il controllo del Donbass e creava delle fortificazioni da cui bombardava la popolazione civile, causando la morte di circa 70.000 persone. Da allora, la situazione è sempre stata tesa e i russi hanno provato a risolvere la cosa con l’accordo di Minsk, che prevedeva una sorta di indipendenza, ma l’Ucraina non ha mai rispettato l’accordo. Nel 2015, i medici nel Donbass hanno circondato l’esercito ucraino, ma hanno deciso di non distruggerlo completamente, anche perché Francia e Germania sono subito intervenute.
Angela Merkel, se non sbaglio, è andata a Mosca per cercare di convincere Putin a fermare il massacro. Alla fine hanno firmato un nuovo accordo, Minsk II, che chiariva meglio i diritti degli ucraini di lingua russa e garantiva un po’ più di indipendenza alla regione del Donbass, ma che comunque manteneva il Donbass dentro l’Ucraina. A differenza del Minsk I, nel Minsk II c’erano anche la Merkel e il presidente francese dell’epoca, Hollande, che si sono offerti come garanti. Quindi, Francia e Germania hanno garantito che l’Ucraina avrebbe rispettato questo secondo accordo di Minsk, a differenza del primo, e che la questione sarebbe stata risolta in modo amichevole. Ma gli ucraini non rispettavano neanche questo secondo accordo, mai. E in tempi recenti sia la Merkel che Hollande hanno detto in pubblico che l’unico scopo dell’accordo di Minsk, il Minsk II, era quello di guadagnare tempo, quindi dare agli ucraini la possibilità di salvare quella Una parte dell’esercito che era sopravvissuta alla guerra persa contro i miliziani ucraini del Donbass e che volevano riarmare e ricostituire, dando il tempo di raggiungere una dimensione adeguata per riconquistare il Donbass e la Crimea. Lo stesso mese, alla Conferenza di Monaco sulla sicurezza, Victoria Nuland, che conosciamo bene, ha detto in pubblico che non era d’accordo con l’accordo di Minsk.
Gli Stati Uniti non erano interessati a garantirlo o a farlo funzionare. Ricordatevi che il secondo accordo di Minsk è stato approvato anche dall’Onu. Alla conferenza di Monaco, la Nuland ha fatto in modo che la delegazione americana non parlasse con i funzionari tedeschi che erano stati coinvolti nei negoziati di Minsk, quindi era chiaro che il problema non sarebbe stato risolto. Gli americani non volevano neanche iniziare a trattare o discutere. All’epoca avevamo Obama e Biden, che era responsabile dell’area ucraina. Se vi ricordate, il figlio Hunter lavorava con uno stipendio straordinario presso la Burisma, l’azienda ucraina che gestiva il gas che fluiva attraverso l’Ucraina dalla Russia verso l’Europa. In quel periodo, c’erano continui contatti militari sulla linea del Donbass tra ucraini dell’esercito regolare e ucraini ribelli del Donbass. Arriviamo a questo punto all’ultimo incontro importante, nel febbraio 2022, quando si è tenuta la versione più deprimente di tutte le conferenze sulla sicurezza di Monaco. A quel punto i russi hanno fatto un ultimo tentativo, cioè creare un trattato che stabilizzasse la situazione in Europa.
I russi hanno detto: “noi siamo una potenza importante anche militare, abbiamo una nostra presenza in Europa e quindi è nell’interesse nostro e degli europei trovare un accordo congiunto. Non siamo mica interessati a invadere l’Europa, però allo stesso tempo non vogliamo che la gente ci invada o che venga a cercare di rubarci le nostre risorse o che ponga eserciti pronti a combatterci per procura sui nostri confini, come nel caso dell’Ucraina. Se troviamo un accordo, ci tuteliamo a vicenda e viviamo in pace. Hanno fatto una proposta chiara agli americani, soprattutto all’amministrazione Biden, dove Biden sembrava aperto a parlarne, ma poi è stato bloccato da quelli che poi sono diventati i politici più importanti, come Blinken e Sullivan, che vengono entrambi dall’Europa, da Oxford, dove Sullivan ha studiato con Rhodes. Rhodes era il tipo che voleva rifare l’impero britannico. Blinken invece è stato formato a Parigi.
Quindi non solo Biden non ha voluto avviare queste trattative che venivano proposte dai russi, ma ha anche detto a Blinken che non poteva impedire alla NATO di mettere i missili in Ucraina. E sappiamo che l’esercito L’esercito ucraino ha iniziato a bombardare intensamente il Donbass, con l’ovvio scopo di invadere la zona e sopraffare i ribelli. Come sappiamo, la storia ha preso una piega tragica. I russi sono entrati in Ucraina con circa 200.000 uomini, hanno preso il controllo di alcune aree del Donbass, hanno circondato Kiev e hanno costretto gli ucraini a trattare. Abbiamo avuto la trattativa che si è materializzata in un possibile accordo di pace a Istanbul, che però poi è stato bloccato dai britannici, in particolare da Boris Johnson, che è andato a Kiev per dire: “Se firmate questo accordo di pace con i russi, noi non vi daremo nessuna garanzia militare, quindi dovrete arrangiarvi da soli”.
Se ripensiamo a quel periodo, tipo la conferenza di Monaco del 2020, vediamo che c’erano personaggi come Boris Johnson, Olaf Scholz, Annalena Baerbock e Emmanuel Macron che erano super entusiasti di attaccare la Russia e di farla finita. C’era questa idea che la guerra e le sanzioni all’Ucraina avrebbero indebolito l’economia russa, e che quindi Putin sarebbe stato costretto a lasciare il potere. Insomma, era un po’ il sogno di tutta l’Europa e degli Stati Uniti fin dal 2007. La stessa Kamal Haris, che era il vice presidente all’epoca, ha detto durante la stessa conferenza che la NATO e l’articolo 5 erano importanti e che avrebbero protetto tutti i paesi membri, dando così il via libera alla guerra. Se non vogliamo considerare il punto di vista dei russi, beh, i russi sono troppo deboli per noi. Possiamo sconfiggerli con sanzioni, blocco dei fondi, esclusione dei russi dal circuito bancario europeo e internazionale. Si libererebbero di Putin e scenderebbero a più miti consigli.
Pensavano che la Russia avrebbe avuto una grave crisi economica, c’erano quelli che addirittura pensavano che il pil russo sarebbe dimezzato. Si pensava che quindi una grave crisi economica avrebbe prodotto disordini in Russia, che gli oligarchi si sarebbero ribellati e che Putin sarebbe stato tolto dal Cremlino. Questa era la situazione a febbraio 2022. E andiamo avanti, scoprendo che nulla di tutto questo è successo: in pratica, l’economia russa si è rafforzata, le sanzioni sono tornate tutte contro l’Europa e oggi abbiamo un esercito russo che è passato da 200.000 a 1.200.000 uomini, e un esercito ucraino che è passato da un milione a…
All’epoca, credo fossero 700.000 combattenti, ma ora siamo a 500.000 o 350.000, non ci sono numeri precisi. Sappiamo per certo che almeno un milione di soldati ucraini sono morti, forse un milione e duecentomila, mentre tra i russi le vittime sono state oltre 100.000. Quindi, entrambi i fronti hanno subito perdite significative. I russi hanno perso più uomini in Ucraina di quanto gli americani non abbiano perso in Vietnam, ma per loro questa è una lotta esistenziale, quindi sono disposti a subire perdite anche importanti. E non sono disposti a cedere neanche i territori che Hanno guadagnato terreno nel frattempo, ma ora gli europei vogliono convincere i russi a fare marcia indietro con la diplomazia e soprattutto con la minaccia nucleare degli americani, ma a questo punto gli americani non sono più disponibili a ritirarsi. Quindi la Russia continua a vincere in Ucraina, gli ucraini stanno perdendo e continueranno a perdere altri uomini e altri territori, a meno che non vogliano scendere a patti. Il governo ucraino attuale non vuole, anche perché se lo facesse Zelenskyy non avrebbe un futuro personale.
Gli europei sono sotto shock perché si sono ritrovati esclusi dai negoziati di pace, anche perché, come ha detto Lavrov ieri a Riyad, in Arabia Saudita, gli europei hanno perso il diritto di Hanno già avuto tutte le occasioni per agire da garanti come avevano promesso, ma non l’hanno fatto. Quindi, i russi non vogliono che gli europei partecipino alle trattative di pace perché Parteciperebbero solo per farle fallire, e l’abbiamo visto chiaramente durante l’incontro di ieri a Parigi con i ministri e i principali rappresentanti dei paesi europei, tra cui anche l’Italia, che aveva l’unico scopo di decidere come far fallire queste trattative di pace. Ma sia gli americani che i russi hanno deciso che l’Europa deve stare fuori, e l’Ucraina deve fare lo stesso, visto che al momento non ha un presidente eletto regolarmente. L’Ucraina non è più una democrazia, è diventata una dittatura militare. Il regime ha annullato le elezioni, eliminato i partiti politici di opposizione, chiuso i giornali e le TV che erano contro di loro.
Quindi, in queste condizioni, Zelensky non ha il potere legale per firmare un accordo di pace, anche se volesse. Quindi, se vuole, deve andarsene. Questo è il messaggio che arriva sia da Washington che da Mosca, e quando Zelensky se ne sarà andato o quando glielo faranno andare via, forse gli ucraini potranno sedersi al tavolo per accettare quello che, in pratica, è stato impostato da americani e russi. Questo non vuol dire che gli americani decideranno del futuro dell’Ucraina, ma che decideranno del proprio futuro, cioè blocco della partecipazione alla guerra in Ucraina, blocco della fornitura di soldi e armi agli ucraini, disimpegno rispetto alla crisi ucraina in Europa, disimpegno rispetto al NATO parziale o più o meno importante quello da stabilire attraverso un accordo quadro con i russi, quindi il famoso accordo di sicurezza congiunta tra russi e americani per quello che riguarda l’Europa e una volta stabilito questo contesto in cui i russi a quel punto si sentono tranquilli di non avere il rischio di testate nucleari che gli piovano sulla testa, se lo vedranno con gli ucraini per stabilire un accordo reciproco che sarà probabilmente registrato da un nuovo primo ministro ucraino o presidente ucraino, scusatemi, da un nuovo governo o da un nuovo regime. Poi, c’è tutta una serie di casini non indifferenti da risolvere e situazioni da affrontare da qui in poi, soprattutto la fortissima resistenza dei governi europei. Ma non penso che molti dei governi europei attuali, che vogliono portare avanti la guerra, siano d’accordo, soprattutto Gran Bretagna, Francia e Germania.
Nel 2025, probabilmente, verranno tutti spazzati via e si ricomincerà con una nuova leadership. Gli europei, naturalmente, dovranno fare i conti con la situazione disastrosa dell’Unione Europea, del sistema dell’euro e di tutto quello che ne consegue. Avranno problemi più gravi da affrontare che non quello di sostenere l’Ucraina. Ora, alcuni di voi si chiederanno come sia possibile che l’Unione Europea, se è vero quello che dice C. Connolly, che è una riedizione del sistema sovietico, quindi in pratica un impianto comunista, possa sostenere un regime nazista, neonazista come l’Ucraina. Ma in realtà è una cosa che ha senso, perché se leggi il libro “La via per la schiavitù” di Haiek, capisci che all’epoca i tedeschi passavano dal partito nazista al partito comunista in continuazione.
Erano talmente vicini come spirito e ideologia, perché il nazismo è una forma di socialismo, quindi è un’evoluzione in quella direzione. Il nazismo è una forma di socialismo, quindi c’è stata una forte vicinanza, anche se in realtà si combattevano. I russi sovietici avrebbero dovuto controllare l’est e i nazisti l’ovest, ma alla fine erano matti tutti e due, tanto Stalin quanto Hitler, e hanno finito per combattere. Ma in realtà, l’obiettivo era creare una falsa competizione, perché in realtà i metodi e gli obiettivi erano abbastanza simili. E poi, se guardiamo chi ha finanziato e organizzato e progettato il regime comunista e il regime nazista, vediamo che c’erano molte somiglianze. Il comunismo viene dalla Francia e poi viene esportato in Germania, dove viene approvato nell’Ottocento, ma non funziona. Viene quindi esportato in Russia, perché si sapeva che avrebbe fatto affondare la Russia, e in questo esportazione i britannici hanno dato una mano, organizzando sia la crescita del nazismo che quella del comunismo.
Era comodo avere due poli che si scontrassero e rimanessero in conflitto per far arricchire la City di Londra e la banca d’Inghilterra, e i finanzieri e i grossi banchieri internazionali che ci lavoravano. Non era la prima volta che succedeva, era successo anche quando Napoleone aveva fatto la guerra ai tedeschi. L’Unione Europea è stata la prima a unire elementi del nazismo e del comunismo in un nuovo regime tecnocratico. JD Vance ha proprio parlato di questo alla conferenza di Monaco di quest’anno. Ora vi propongo il suo discorso.
Ma prima di farvi leggere il discorso, vi faccio un riassunto veloce di come stanno le cose per gli europei riguardo a quello che ha detto JD Vance. JD Vance ha fatto un intervento molto provocatorio, quasi una trappola, perché ha fatto reagire così tanto gli europei che è sembrato a tutti che i veri guerrafondai oggi non siano gli americani, ma i governi europei. Parigi, Berlino, Londra e anche Roma, che in qualche modo si posiziona un po’ in intermedia. Ora, Gloria Meloni viene definita come un “cavallo di troia”, quindi una figura che ha metà del suo essere vicino a Trump, ma che in realtà lavora per i globalisti. Questo è quello che dicono i canali di informazione americani, ve lo trasmetto per quello che vale. Però è chiaro che oggi l’Italia è con i paesi che vogliono la guerra, su questo non c’è dubbio. Dall’altra parte, invece, ci sono l’Ungheria, la Slovacchia, forse l’Austria e, se vanno bene, anche la Romania.
Se le elezioni in Ungheria e Slovacchia vanno come previsto, l’Europa dell’Est si sta orientando verso una normalizzazione dei rapporti con la Russia. È chiaro che questa guerra non sta portando a niente di buono. Ricordate che i paesi dell’Europa dell’Est sono quelli che hanno tratto i maggiori benefici dall’Europa, e con l’allargamento della NATO, hanno di fatto sottratto risorse all’Europa occidentale, Italia compresa, per la ricostruzione delle economie dell’Europa orientale. Quindi c’è diseguaglianza dentro lo stesso gruppo europeo e tutti in Europa sanno che la guerra in Ucraina è persa, ma non vogliono ammetterlo, non vogliono rinunciare a questa guerra perché sono convinti che se la guerra finisse, tutti vedrebbero che l’Eurozona è in crisi e tutti sanno che la guerra è solo un tentativo di risolvere il problema in modo diverso.
E, a parte Trump, l’Europa e i suoi alleati non vogliono proprio negoziare con i russi, e in realtà tutti hanno provato a interferire nella vita dei russi. Se ci ricordiamo, non solo Victoria Nuland, ma anche altri funzionari europei, si sono recati nel 2013-2014 sulla piazza del Maidan a Kiev, in Ucraina, per partecipare insieme ai manifestanti a quelle che sarebbero state le manifestazioni che avrebbero condotto al colpo di Stato. , abbiamo la sua telefonata con l’ambasciatore americano Jeffrey Piatt. In Ucraina, lei stava per nominare il nuovo governo ucraino, mentre i politici e i parlamentari europei andavano lì per festeggiare questa evidente trasformazione forzata e nessuno in Europa si è lamentato di questo. I delegati europei sono persino in Georgia, provando a far cadere il regime e mettere al suo posto uno che obbedisce a Bruxelles. E anche oggi gli europei, con Kaja Kallas che fa la portavoce della politica estera e europea, sono rimasti contrari, proprio come gli americani. Infatti, Kaja Kallas dice che gli americani non perdono mai occasione per litigare con gli europei, ma in realtà è la politica estera dell’Europa che è un disastro e che oggi par E poi, diciamo che è gestita dai Chihuahua del Baltico, come si dice, da cui proviene Kaja Kallas, che sarebbero Estonia, Lettonia e Lituania, che sono paesi che hanno un atteggiamento estremamente aggressivo nei confronti dei russi, i cui governanti, i cui politici dichiarano che la Russia dovrebbe essere smembrata, non soltanto sconfitta, smembrata completamente, quando in realtà sappiamo, secondo le proiezioni del Pentagono, se i russi volessero invadere i tre paesi baltici, Estonia, Lettonia e Lituania, ce la potrebbero fare in 92 ore.
Questa stima è di prima della guerra in Ucraina, quando i russi non avevano le risorse militari che hanno oggi. Probabilmente se lo facessero oggi ci metterebbero solo 24 ore. Ma l’Europa sembra non rendersene conto, come se fosse una gallina con la testa mozza che gira per il pollaio senza capire che sta per essere fregata, perché gli Stati Uniti hanno fatto il trucco, hanno fatto credere agli europei di essere parte del progetto, di voler aderire. Hanno fatto credere agli europei di voler imporre nuove sanzioni alla Russia, come se quelle già in atto avessero funzionato, e di voler dare più soldi e più armi all’Ucraina, arrivando addirittura a distruggere gli stessi Stati Uniti, ma in realtà erano pronti a stare al gioco quando, in parallelo, Trump e Putin si sentivano e preparavano la strada per fare tutt’altro.
Basta leggere l’articolo del Daily Telegraph scritto dai ministri britannici John Healy e David Lemmy per capire che la politica occidentale è un fallimento. Poi, John Healy, dice che una cattiva pace in Ucraina farebbe più danni di quelli che si pensava. Dovremmo continuare a sostenere Zelensky al massimo e fare pressione su Putin. E intanto i britannici si impegnano a dare altri fondi importanti all’Ucraina per far proseguire la guerra almeno per altri dieci anni. Secondo loro questo è il tempo giusto per far crollare il regime di Mosca, ma non si rendono conto che la Gran Bretagna sarà crollata molto prima. E poi, Keir Starmer, il primo ministro britannico, dice in pubblico che è certo che gli ucraini entreranno nella NATO, anche se Trump, Vance e il ministro della Difesa americano hanno detto che non succederà. Quindi, non si capisce di che NATO stia parlando Starmer, probabilmente di una NATO senza gli Stati Uniti. Una NATO senza gli Stati Uniti sarebbe una barzelletta, e quindi vedremo se sarà una situazione da ridere o da piangere, a seconda di come andranno le cose.
Ora che i presidenti russo e americano si incontrano, ci sarà un’isteria crescente in Europa, una confusione totale. L’abbiamo visto a Parigi, vedremo che inizieranno a litigare tra loro, i britannici vogliono mandare i soldati e i tedeschi non ne vogliono proprio sapere. Secondo Connolly, questo porterà a una disgregazione dell’Unione Europea e dell’eurozona, con un’uscita dall’euro che sarà la peggiore possibile. Insomma, sarà un disastro. Sto solo ripetendo quello che ha scritto un esperto che ha lavorato alla progettazione dell’eurozona e del sistema monetario europeo. Ha scritto questo nel 1995 e lo ha ripetuto nel 2012. Se vi ricordate, c’era un testo che abbiamo sentito all’inizio di questo video, molto chiaro e con un pronostico che sembra essere una cronaca di quello che stiamo vivendo oggi.
Poi, abbiamo visto che il Wall Street Journal ha cercato di cambiare le parole di Vance, quindi giornali, anche italiani, cercano di cambiare la realtà con le parole. Devo dire che il pubblico europeo è ancora indietro su questo. Forse i tedeschi sono un po’ più avanti perché stanno pagando il prezzo più alto e, tra l’altro, sono quelli che ci hanno guadagnato di meno dall’eurozona alla fine. Però c’è ancora un certo ritardo, quindi ci sarà ancora una grande trasformazione all’interno del contesto politico e dovremo vedere, secondo me, la nascita di una nuova generazione di politici in Europa. Zelensky ha provato a incontrarsi con Vance per ottenere garanzie che non ha ricevuto, vuole essere coinvolto nelle trattative di pace, ma nessuno si fida di lui.
Mentre americani e russi si incontrano a Riyadh, lui va nei Emirati Arabi Uniti, non molto lontano, per far vedere che è in zona e che può arrivare in poco tempo se serve. Gli americani gli hanno detto che vogliono le risorse minerarie e ucraine, soprattutto Trump. L’Ucraina non ha minerali da offrire, i territori chiave sono già stati in gran parte occupati dai russi e comunque non sono sviluppati industrialmente per poterli usare. Non sapevano neanche se sarebbero mai stati utilizzabili, sicuramente non con le risorse a disposizione. L’Ucraina non ha queste risorse e non può offrire molto, ma il messaggio da Washington è chiaro: “Avete preso 360 miliardi”. Vogliono sapere dove sono finiti e li rivogliono indietro. Ora, gli ucraini non pagheranno niente di tutto questo perché non hanno soldi, e neanche l’Europa pagherà nulla di tutto questo perché non ha soldi. Però, è possibile che gli americani trovino un accordo con i russi e che i russi trovino un modo per rimborsare gli americani la spesa, in cambio di garanzie che possono essere buone per i russi. I russi e gli americani hanno un sacco di interessi in comune e, come abbiamo visto, stanno andando in quella direzione.
Quindi, se Zelensky se ne va in giro a mani vuote, è perché ormai sta uscendo dal gioco. Zelensky potrebbe finire in Gran Bretagna, ma non si sa che fine farà. Ci sarà un nuovo governo in Ucraina che porterà avanti le trattative, una volta che russi e americani avranno impostato l’accordo generale. Quindi, vediamo che l’alleanza occidentale sta crollando e, secondo me, la conferenza di sicurezza di Monaco del 2025 segna la fine della NATO come la conosciamo. I britannici continuano a parlare di nuove sanzioni e a dire che sostengono l’Ucraina per i prossimi 100 anni, ma non hanno neanche i soldi per andare avanti come nazione per i prossimi 20 o 30 anni. Questa è la situazione economica e politica. Ora, veniamo al discorso di JD Vance, che è un po’ il tema centrale di questo video.
JD Vance è un personaggio molto interessante perché si è convertito al cattolicesimo nel 2019, ricevendo il battesimo da un frate dominicano e scegliendo Sant’Agostino come suo santo patrono. Quindi, quello che dice non è solo il discorso di un politico, ma di una persona che ha una forte motivazione personale e spirituale e sta cercando di riproporre e ripristinare certi valori nel suo Paese, gli Stati Uniti, e capire se l’Europa è d’accordo con lui. La moglie, Usha Vance, viene da una famiglia induista e ha mantenuto la sua religione, eppure entrambi rispettano le proprie scelte religiose e hanno molti valori in comune. A proposito, la filosofia agostiniana di Vance si basa sulle opere e le idee del filosofo e teologo Sant’Agostino di Ipona. Nato nel 354 e morto nel 430, è una forma di teologia cristiana che cerca di rispondere ai problemi del male e dell’ingiustizia del mondo considerando l’esistenza di un Dio intimamente, infinitamente buono e onnipotente. Secondo lui, il male nel mondo viene dal peccato originale, che sarebbe stato commesso da Adamo e Eva, e che ha corrotto la natura umana, facendo entrare il male nel mondo. Però, gli esseri umani hanno il libero arbitrio, quindi possono scegliere tra il bene e il male. Il male esiste solo perché gli esseri umani abusano del loro libero arbitrio, ma Dio, nonostante la presenza del male, ritiene che il libero arbitrio sia più importante e di conseguenza vuole che gli uomini siano in grado di scegliere, siano in grado di decidere.
Poi, Agostino diceva che il male è entrato nel mondo per colpa dei peccati, ma che Gesù ci ha salvato. E questa idea ha influenzato tanti altri teologi dopo di lui, tipo Tommaso d’Aquino e Giovanni Calvino. Uno dei teologi protestanti più importanti che oggi vive negli Stati Uniti è Giovanni Calvino. Quindi, abbiamo una filosofia molto precisa che informa il punto di vista di JD Vance che, secondo me, ci aiuta anche a capire il discorso che ora sto per presentarvi alla fine dopo questa lunghissima introduzione. Ecco il video.
[JD Vance]
Oggi vorrei parlare, ovviamente, dei nostri valori condivisi. È fantastico essere di nuovo in Germania, come avete sentito prima, l’anno scorso sono stato qui in veste di senatore degli Stati Uniti. Prima ho incontrato il ministro degli Esteri britannico, David Lammy, e abbiamo scherzato sul fatto che entrambi l’anno scorso avevamo lavori diversi da quelli che abbiamo ora. Ma adesso è il momento per tutti i nostri paesi, per tutti coloro che hanno avuto la fortuna di ricevere il potere politico dai nostri rispettivi popoli, di usarlo saggiamente per migliorare la loro vita. Sono stato fortunato a trascorrere un po’ di tempo fuori dalle mura di questa conferenza nelle ultime 24 ore, e sono rimasto impressionato dall’ospitalità delle persone, anche se ovviamente si stanno riprendendo dallo shock provocato dall’orrendo attacco di ieri. E la prima volta che sono stato a Monaco di Baviera è stato con mia moglie per un viaggio personale, e mia moglie è adesso qui con me anche oggi. Ho sempre amato la città e la sua gente. Voglio solo dire che siamo molto commossi e che pensiamo a loro e preghiamo per Monaco e per tutti coloro che sono stati colpiti dal male e inflitto a questa bellissima comunità. Pensiamo a voi, preghiamo per voi e certamente sarete nei nostri pensieri nei giorni e nelle settimane a venire.
Ora, spero che questo non sia l’ultimo applauso che ricevo, ma ci riuniamo a questa conferenza naturalmente per discutere di sicurezza, e normalmente, quando parliamo di sicurezza, intendiamo minacce alla nostra sicurezza che provengono dall’esterno. Vedo molti grandi leader militari riuniti qui oggi. Ma mentre l’amministrazione Trump è molto preoccupata per la sicurezza europea e crede che possiamo arrivare a un accordo ragionevole tra Russia e Ucraina, crediamo anche che sia importante nei prossimi anni che l’Europa si faccia avanti in grande stile per provvedere alla propria difesa. La minaccia che mi preoccupa di più nei confronti dell’Europa non è la Russia, non è la Cina, non è nessun altro attore esterno. Quella che mi preoccupa di più è la minaccia che viene dall’interno. Mi preoccupa il ritiro dell’Europa da alcuni dei suoi valori più fondamentali, valori in precedenza condivisi con gli Stati Uniti d’America. E sono rimasto davvero colpito dal fatto che un ex Commissario europeo sia andato in televisione di recente e si sia detto felice che il governo rumeno abbia appena annullato un’intera elezione. Ha avvertito che se le cose non andassero secondo i piani, la stessa cosa potrebbe accadere anche in Germania.
Queste dichiarazioni sprezzanti sono scioccanti per le orecchie degli americani. Per anni ci è stato detto che tutto ciò che finanziamo e sosteniamo viene fatto in nome dei nostri valori democratici condivisi. Tutto, dalla nostra politica sull’Ucraina alla censura digitale, ci viene presentato come una difesa della democrazia.
Ma quando vediamo i tribunali europei che annullano le elezioni e alti funzionari che minacciano di annullarne altre, dovremmo chiederci se ci stiamo attenendo a uno standard di democrazia adeguatamente elevato. E dico noi stessi perché credo che, fondamentalmente, siamo nella stessa squadra. Non dobbiamo limitarci a parlare di valori democratici, dobbiamo viverli.
Ora, nella memoria vivente di molti di voi in questa sala, la Guerra Fredda ha posizionato i difensori della democrazia contro forze molto più tiranniche che erano attive in questo continente. E consideriamo qual era la parte di quella lotta che censurava i dissidenti, che chiudeva le chiese, che cancellava le elezioni. Erano forse loro i buoni? Certo che no. E grazie a Dio hanno perso la Guerra Fredda.
Hanno perso perché non hanno né apprezzato né rispettato tutte le straordinarie benedizioni che ci provengono dalla libertà. La libertà di sorprendere, di sbagliare, di inventare, di costruire. A quanto pare, non si può imporre l’innovazione o la creatività, così come non si può costringere le persone a pensare, a sentire o a credere nel modo in cui vogliamo. E crediamo che queste cose siano certamente collegate. E purtroppo, quando guardo all’Europa di oggi, a volte non è così chiaro cosa sia successo ad alcuni dei vincitori della Guerra Fredda. Guardo a Bruxelles, dove i commissari dell’Unione Europea avvertono i cittadini che intendono chiudere i social media durante i periodi di disordini civili, nel momento in cui individuano quelli che hanno giudicato essere, virgolette, contenuti odiosi. Oppure, in questo stesso paese, dove la polizia ha effettuato raid contro cittadini sospettati di pubblicare commenti anti-femministi online nell’ambito, cito, della lotta alla misoginia su Internet, una giornata di azione.
Guardo alla Svezia, dove due settimane fa il governo ha condannato un attivista cristiano per aver partecipato ai roghi del Corano che hanno provocato l’omicidio di un suo amico. Come ha osservato in modo agghiacciante il giudice nel suo caso, le leggi svedesi per proteggere la libertà di espressione in realtà non concedono e, sto citando alla lettera, un lasciapassare per fare o dire qualsiasi cosa senza rischiare di offendere il gruppo che sostiene tale convinzione. E, cosa forse più preoccupante, guardo ai nostri carissimi amici, il Regno Unito, dove l’allontanamento dai diritti di coscienza ha posto nel mirino le libertà fondamentali dei britannici religiosi in particolare. Poco più di due anni fa, il governo britannico ha accusato Adam Smith Connor, un fisioterapista di 51 anni e veterano dell’esercito, di aver commesso l’efferato crimine di stare a 50 metri da una clinica per aborti e pregare in silenzio per tre minuti. Non ostacolava nessuno, non interagiva con nessuno, semplicemente pregava in silenzio e da solo.
Dopo che le forze dell’ordine britanniche lo hanno individuato, hanno voluto sapere per cosa stesse pregando. Adam rispose semplicemente che era per conto del nascituro che lui e la sua ex ragazza avevano abortito anni prima. Gli agenti non sono stati minimamente commossi da quell’affermazione, bensì Adam è stato dichiarato colpevole di aver infranto la nuova legge governativa sulle zone cuscinetto, che criminalizza la preghiera silenziosa e altre azioni che potrebbero influenzare la decisione di una persona entro 200 metri da una clinica per aborti. È stato condannato a pagare migliaia di sterline di spese legali all’accusa.
Ora vorrei poter dire che questa è stata un’eccezione, un esempio folle dell’applicazione una tantum di una legge scritta male che è stata usata contro una persona singola, ma purtroppo non è così. Lo scorso ottobre, solo pochi mesi fa, il governo scozzese ha iniziato a distribuire lettere ai cittadini le cui case si trovano all’interno delle cosiddette zone di accesso sicuro, avvertendoli che anche la preghiera privata all’interno delle proprie case può costituire un’infrazione della legge. Naturalmente, il governo ha esortato i lettori a segnalare qualsiasi concittadino sospettato di reato d’opinione. In Gran Bretagna e in tutta Europa, temo che la libertà di parola stia battendo in ritirata. E come nota umoristica, amici miei, ma anche nell’interesse della verità, ammetto che a volte le voci più forti per la censura non sono venute dall’Europa, ma dal mio stesso paese, dove la precedente amministrazione ha minacciato e intimidito le aziende che gestiscono i nostri social media affinché censurassero la cosiddetta disinformazione. La disinformazione che veniva classificata come, ad esempio, far circolare l’idea che il coronavirus fosse probabilmente trapelato da un laboratorio in Cina. Il nostro stesso governo ha incoraggiato le aziende private a mettere a tacere le persone che osavano pronunciare quella che si è poi rivelata un’ovvia verità.
Quindi vengo qui oggi non solo con un’osservazione, ma con un’offerta. E proprio come l’amministrazione Biden sembrava disperata nel mettere a tacere le persone che dicevano le loro opinioni, così l’amministrazione Trump farà esattamente il contrario. E spero che potremo lavorare insieme su questo. A Washington, c’è un nuovo sceriffo in città. E sotto la guida di Donald Trump, potremmo non essere d’accordo con le vostre opinioni, ma lotteremo per difendere il vostro diritto di esprimerle nella pubblica piazza, a prescindere dal fatto che le condividiamo o meno. Ora siamo al punto, naturalmente, che la situazione è diventata così grave che, lo scorso dicembre, la Romania ha cancellato i risultati di un’elezione presidenziale, sulla base di sospetti inconsistenti provenienti da un’agenzia di intelligence, e sulla scia dell’enorme pressione ricevuta dai suoi vicini continentali.
Ora, da quanto ho capito, la tesi portata a giustificazione di tale intervento era che una qualche forma di disinformazione russa avesse inquinato le elezioni rumene. Ma chiederei ai miei amici europei di assumere una prospettiva più ampia. Certamente, si può pensare che sia sbagliato per la Russia comprare pubblicità sui social media per influenzare le elezioni in un altro paese. Possiamo anche condannarlo sulla scena mondiale. Ma se la vostra democrazia può essere distrutta con qualche centinaio di migliaia di dollari di pubblicità digitale acquistata da un paese straniero, allora non era molto forte fin dall’inizio.
Ora, la buona notizia è che mi capita di pensare che le vostre democrazie siano sostanzialmente meno fragili di quanto molte persone apparentemente temono. E credo davvero che permettere ai nostri cittadini di esprimere la loro opinione le renderà ancora più forti. Il che ovviamente ci riporta a Monaco, dove gli organizzatori di questa stessa conferenza hanno vietato ai legislatori che rappresentano i partiti populisti sia di sinistra che di destra di partecipare alle conversazioni che abbiamo in questa sede. Ancora una volta, non dobbiamo essere d’accordo con tutto ciò che la gente dice, ma quando le persone rappresentano altri elettori, quando i leader politici rappresentano un elettorato importante, spetta a noi almeno consentire loro di partecipare al dialogo.
Ora, a molti di noi dall’altra parte dell’Atlantico, sembra sempre più evidente che, dietro all’uso di orribili parole dell’era sovietica come disinformazione e misinformazione, si nascondano vecchi interessi radicati, a cui semplicemente non piace l’idea che qualcuno con un punto di vista alternativo possa esprimere un’opinione diversa o, che Dio non voglia, possa votare in modo diverso o, peggio ancora, possa vincere un’elezione. Questa è una conferenza sulla sicurezza, e sono certo che siate venuti qui preparati a parlare di come esattamente intendete aumentare la spesa per la difesa nei prossimi anni, in linea con qualche nuovo obiettivo. E questo è fantastico, perché come il presidente Trump ha chiarito abbondantemente, crediamo che spetti ai nostri amici europei svolgere un ruolo più importante nel futuro di questo continente. Si sente circolare questo termine, condivisione degli oneri, ma noi pensiamo che, una parte importante dell’essere in un’alleanza condivisa, consista nel fatto che gli europei si facciano avanti permettendo all’America di concentrarsi su aree del mondo che sono in grave pericolo. Ma lasciate che vi chieda anche come farete a iniziare a riflettere su questo tipo di domande sul budget, se non sappiamo cosa stiamo difendendo in primo luogo.
Ho già sentito molto nelle mie conversazioni, e ho avuto molte, molte belle conversazioni con molte persone riunite in questa stanza. Ho sentito parlare molto di ciò da cui bisogna difendersi, e ovviamente questo è importante. Ma ciò che mi è sembrato un po’ meno chiaro, e certamente penso che appaia poco chiaro anche a molti cittadini europei, è per quale motivo esattamente vi state difendendo. Qual è la visione positiva che anima questo patto di sicurezza condivisa che tutti noi riteniamo così importante? E credo profondamente che non ci sia sicurezza se si ha paura delle voci, delle opinioni e della coscienza che guidano il proprio popolo. L’Europa si trova di fronte a molte sfide, ma la crisi che questo continente sta affrontando in questo momento, la crisi che credo affrontiamo tutti insieme, è una crisi che abbiamo creato noi stessi. Se state correndo per paura dei vostri stessi elettori, non c’è nulla che l’America possa fare per voi. Né, del resto, c’è qualcosa che potreste fare per il popolo americano che mi ha eletto e che ha eletto il presidente Trump. C’è bisogno di mandati democratici per realizzare qualcosa di valore nei prossimi anni. Forse non abbiamo imparato nulla dal fatto che mandati elettorali risicati producono risultati instabili. Invece c’è così tanto valore che può essere realizzato con il tipo di mandato democratico che penso deriverebbe dall’essere più sensibili alle voci dei vostri cittadini.
Se si vuole godere di economie competitive, se si vuole godere di energia a prezzi accessibili e catene di approvvigionamento sicure, ci vogliono anche mandati per governare, perché bisogna fare scelte difficili per godere dei frutti che derivano da tutte queste cose. E naturalmente lo sappiamo bene anche in America. Non si può ottenere un mandato democratico censurando i propri avversari o mettendoli in prigione, che si tratti del leader dell’opposizione, di un umile cristiano che prega nella propria casa oppure di un giornalista che cerca di riportare le notizie. Né si può vincere ignorando il proprio elettorato di base su questioni come chi entra a far parte della nostra società condivisa. E di tutte le pressioni, e le sfide, che le nazioni qui rappresentate devono affrontare, credo che non ci sia nulla di più urgente della migrazione di massa.
Oggi, quasi una persona su cinque che vive in questo paese si è trasferita qui dall’estero. Si tratta, ovviamente, di un massimo storico. Abbiamo un numero simile anche negli Stati Uniti, dove si è registrato un altro massimo storico. Il numero di immigrati entrati nell’Unione Europea da paesi terzi è raddoppiato nel solo periodo tra il 2021 e il 2022 e, naturalmente, da allora è aumentato ancora considerevolmente. E sappiamo che questa situazione non si è materializzata nel vuoto. È il risultato di una serie di decisioni consapevoli prese dai politici di tutto il continente e da altri in tutto il mondo nell’arco di un decennio. Ieri abbiamo visto gli orrori provocati da queste decisioni proprio in questa città.
E, naturalmente, non posso parlarne di nuovo senza pensare alle terribili vittime che hanno avuto una bella giornata invernale a Monaco rovinata, i nostri pensieri e le nostre preghiere sono con loro e rimarranno con loro, ma perché è successo in primo luogo? È una storia terribile, ma è una di quelle storie che abbiamo sentito troppe volte in Europa e purtroppo troppe volte anche negli Stati Uniti. Un richiedente asilo, spesso un giovane di circa 20 anni, già noto alla polizia, lancia la propria automobile contro la folla e distrugge una comunità.
Quante volte dobbiamo subire queste terribili battute d’arresto prima di cambiare rotta e portare la nostra civiltà condivisa in una nuova direzione?
Nessun elettore in questo continente si è recato alle urne per aprire le porte a milioni di immigrati che entrano senza controlli. Invece sapete molto bene per cosa hanno votato. In Inghilterra, hanno votato per la Brexit e, che siate d’accordo o in disaccordo, hanno votato in tal senso. E sempre di più in tutta Europa votano per i leader politici che promettono di porre fine all’immigrazione fuori controllo. Ora, personalmente sono d’accordo con molte di queste preoccupazioni, ma non dovete essere necessariamente d’accordo con me. Tuttavia, penso che le persone che si preoccupino delle proprie case, dei propri sogni, della propria sicurezza e della propria capacità di provvedere a se stesse e ai loro figli, sono persone dotate di intelligenza. Penso che questa sia una delle cose più importanti che ho imparato nel mio breve periodo in politica. Contrariamente a quanto si potrebbe sentire a Davos, i cittadini di tutte le nostre nazioni non si considerano animali educati o ingranaggi intercambiabili di un’economia globale, e non sorprende che non vogliano essere rimescolati o ignorati inesorabilmente dai loro leader. è compito della democrazia definire queste grandi questioni alle urne. Credo che respingere le persone, respingere le loro preoccupazioni o, peggio ancora, chiudere i media, bloccare le elezioni o escludere le persone dal processo politico non protegga nulla.
In realtà, è il modo più infallibile per distruggere la democrazia. E far sentire la propria voce ed esprimere le proprie opinioni non è un’interferenza elettorale. Questo accade anche quando le persone esprimono opinioni al di fuori del proprio Paese e anche quando queste persone sono molto influenti. E credetemi, lo dico con tutto il senso dell’umorismo a cui posso attingere, se la democrazia americana può sopravvivere a dieci anni di rimproveri di Greta Thunberg, voi potete sopravvivere a qualche mese di Elon Musk. Ma ciò a cui la democrazia tedesca non sopravviverà, ciò a cui non sopravviverà nessuna democrazia, che sia americana, tedesca o europea, consiste nel dire a milioni di elettori che i loro pensieri e le loro preoccupazioni, le loro aspirazioni, le loro richieste di sollievo non sono valide o non sono degne di essere prese in considerazione. La democrazia si basa sul sacro principio che la voce del popolo conta. Non c’è spazio per installare muri che bloccano le opinioni. Il principio va sostenuto per intero, oppure non è affatto sostenibile.
Gli europei, i popoli europei, hanno una voce. I leader europei hanno una scelta. E la mia forte convinzione è che non dobbiamo avere paura del futuro. Potete abbracciare ciò che il vostro popolo vi dice, anche quando è sorprendente, anche quando non siete d’accordo. E se lo fate, potrete affrontare il futuro con certezza e fiducia, sapendo che la vostra nazione sarà pronta a sostenere ciascuno di voi. E questa, per me, è la grande magia della democrazia. Non vive in questi edifici in pietra o in questi begli hotel. Non vive nemmeno nelle grandi istituzioni che abbiamo costruito insieme come società condivisa. Credere nella democrazia significa capire che ognuno dei nostri cittadini ha una propria saggezza e ha diritto alla propria voce. E se ci rifiutiamo di ascoltare quella voce, anche le nostre battaglie di maggior successo otterranno ben poco.
Come ha detto una volta Papa Giovanni Paolo II, a mio avviso uno dei più straordinari campioni della democrazia in questo continente o in qualsiasi altro continente: Non abbiate paura. Non dovremmo avere paura del nostro popolo, anche quando esprime opinioni che non sono d’accordo con la loro leadership.
Grazie a tutti. In bocca al lupo a tutti voi. Che Dio vi benedica.
Nel video si parla di un incidente avvenuto a Monaco di Baviera poco prima della conferenza. Il 13 febbraio 2025 un’auto ha investito una folla di manifestanti, ferendo almeno 30 persone, tra cui anche dei bambini. Due persone sono morte e il sospettato, un afghano di 24 anni, è stato arrestato poco dopo. L’incidente è stato trattato come un possibile attentato terroristico. Una cosa importante da ricordare, che è un po’ legata alla filosofia agostiniana, è che il crollo di un paese o di una civiltà avviene per corruzione interna e mai per attacchi dall’esterno.
Nessun paese che sia integro o abbastanza integro dal punto di vista morale, sociale e spirituale è stato conquistato dall’esterno. Solo quando la corruzione interna è troppo diffusa, si può assistere a una conquista e un crollo. Quindi, quello che Vance ha detto agli europei alla conferenza di Monaco è inutile preoccuparsi dell’eventuale invasione russa. ‘altro non è né prevista né possibile perché i russi non hanno le risorse per invadere l’Europa e per tenere l’Europa sotto loro controllo, non hanno neanche le risorse neanche la voglia per invadere l’Ucraina occidentale. Quindi non è proprio un problema, è una scusa per giustificare la corruzione, nascondere la corruzione che c’è nei governi di Bruxelles e di Londra e in tanti altri governi che sono d’accordo. Perciò, per salvarsi, per riprendersi, bisogna aggiustare le cose a casa propria, ripulire casa propria. Nel video si parla di una storia successa in Svezia che ha coinvolto Salwan Momika, un cittadino svedese di origine irachena che nel 2023 aveva organizzato corsi di Corano in Svezia.
Queste azioni hanno scatenato un’indignazione forte nei paesi musulmani e hanno provocato tensioni diplomatiche. Poi, il 29 gennaio 2025, Momika è stato ucciso in Svezia durante una diretta su TikTok. Alla fine, dopo la sparatoria, 5 persone sono state arrestate per omicidio, ma poi rilasciate. Salwan Najem, un co-protestante iracheno e amico di Salvan, è stato arrestato e condannato per incitamento all’odio etnico durante i roghi nel 2023, ma anche la sua sentenza è stata sospesa. Quindi, in Gran Bretagna, una ragazza di 13 anni è stata violentata da un gruppo di pakistani e alla fine è stata la ragazza a essere condannata per prostituzione. Quindi, è chiaro che la situazione è decisamente fuori controllo.
E poi, se Joe Biden e Nancy Pelosi, due cattolici di primo piano negli Stati Uniti che sono stati pure ricevuti dal papa, papa Bergoglio, hanno sostenuto a spasa tratta l’aborto di stato. L’abbiamo visto nei video che ho pubblicato, hanno fatto dell’aborto di stato la loro campagna elettorale del 2024, che è andata male. Vediamo che la stessa cosa succede in Gran Bretagna, in tanti altri paesi europei e dall’altra parte c’è questa posizione di Vance che… Non vuole scendere a compromessi. E l’Italia ha una responsabilità precisa in tutto questo. Infatti, il trattato di Roma, firmato il 25 marzo 57, è fondamentale: ha istituito la Comunità Economica Europea, la CEE, e in seguito ha favorito l’evoluzione di tale comunità nell’Unione Europea. L’hanno firmato il Belgio, la Francia, l’Italia, il Lussemburgo, i Paesi Bassi e la Germania Ovest. Tra le cose più importanti, c’è il mercato comune, quindi beni, lavori e servizi, capitali unificati tra i paesi, unione doganale e politiche comuni, in particolare nel settore dell’agricoltura e dei trasporti. E poi ha dato risultati, ha definito le istituzioni chiave come la Commissione Europea, il Parlamento Europeo, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che sono fondamentali per l’Unione Europea.
Quindi, il trattato di Roma è stato È uno dei trattati più importanti della storia dell’integrazione europea, perché ha messo le basi per lo sviluppo dell’Unione Europea come la conosciamo oggi. E l’Italia ha avuto un ruolo fondamentale nel tenere l’Occidente sulla strada giusta culturalmente. Dopo la rivoluzione francese e l’epoca della ragione, la Francia è diventata una fonte di distorsione: ha inventato il socialismo, l’anarchia di sinistra e le radici del comunismo. Che poi si è sviluppato in Germania e si è diffuso in tutto il mondo grazie all’opera della Gran Bretagna. Però, diciamo, è stata la fucina in cui si è creata tutta una serie di distorsioni che troviamo ancora oggi nella nostra cultura. La Germania, con Immanuel Kant e Friedrich Hegel, ha rotto con la tradizione filosofica millenaria e, con la psicologia moderna di Wilhelm Wundt, ha buttato via il lavoro di Sant’Omaso d’Aquino, creando le basi per generazioni di deficienti. L’Austria con Sigmund Freud ha fatto la propaganda moderna, e la Gran Bretagna con Charles Darwin e Francis Galton ci ha dato la genetica, che poi è finita negli Stati Uniti e in Germania, e ha portato al nazismo.
Roma era l’ultimo baluardo, ma come dice Malachi Brendan Martin, “anche il Vaticano è stato intriso dell’ideologia marxista”. Malachi Martin è un irlandese che ha scritto un sacco di libri sul Vaticano, è stato un gesuita, ha lavorato in Vaticano e quindi conosce bene l’ambiente. Ha scritto libri importanti dove ha denunciato scandali del Vaticano. Prima di tutto, è stato ordinato sacerdote gesuita, poi è diventato prof al Pontificio istituto biblico del Vaticano e dal 1958 è stato segretario del cardinale Bea durante la preparazione del concilio vaticano II, di cui ha parlato a lungo nei suoi libri. Poi, nel 1964, ha chiesto di essere sciolto da alcuni gesuiti devoti perché era disilluso. Si è trasferito a New York, è diventato cittadino americano e ha scritto 17 romanzi e libri di saggistica, spesso critici verso la Chiesa Cattolica.
Secondo lui, la Chiesa non aveva seguito la terza profezia rivelata dalla Vergine Maria a Fatima, come sosteneva Malachi Martin. Ora, è chiaro che questo è un punto di vista cattolico, ma non si può ignorare l’influenza del Vaticano e della fede cattolica sulla storia italiana degli ultimi 2000 anni. Tra i suoi scritti più importanti c’è “Hostage of the Devil”, “Ostaggio del Demonio” del 1966, dove parla di satanismo, di demoniache professioni e di esorcismi, e “Il Concavo e Finale” del 1978, che era un avvertimento contro le spie sovietiche. Nel ’99 ha scritto The Jesuits, i Gesuiti, dove parla della lotta tra Papa Giovanni Paolo II e l’Ordine dei Gesuiti, che da secoli proteggevano il Papa sono diventati i suoi principali nemici. Nel libro ci sono un sacco di dettagli su questo, e non è un caso che JD Vance ha parlato di Giovanni Paolo II nel suo discorso. Ora vi leggo un pezzo del libro che si chiama “La guerra”.
“Inevitabilmente la guerra dei Gesuiti contro il papato si è intensificata durante il pontificato di Karol Wojtyla, divenuto Giovanni Paolo II. Questo uomo carismatico e testardo è arrivato al papato con la sua vivida esperienza dei marxisti in Polonia. Tutto di lui, ma soprattutto i suoi obiettivi, la sua politica, la sua strategia come papa, parlava di un netto allontanamento da tutto ciò che era stato in voga a Roma dalla fine degli anni ’50. Malachi Martin nei suoi libri dice che i papi prima di Giovanni Paolo II erano troppo buoni con l’Unione Sovietica, che non hanno fatto abbastanza per combatterla”.
Quindi dice che fino al momento della sua elezione, Giovanni Paolo II era visto come un ostacolo da molti nella burocrazia vaticana che aveva ereditato. Anche quelli che seguivano di più la situazione vaticana non capivano che lui era visto in modo negativo e che c’era chi voleva metterlo in discussione. Nessuno di quello che Giovanni Paolo II ha provato a fare quando è diventato papa nel 1978 e ha approvato tutto quello che succedeva, ha cambiato o anche solo ammorbidito la posizione dei gesuiti contro di lui. Finora i gesuiti sono sfuggiti agli sforzi del pontefice nel metterli in riga e il loro esempio è ancora seguito su una scala sempre più ampia. Ora, tenete presente che questo libro è stato scritto nel 1998, quando Giovanni Paolo II era ancora papa.
Dopo la sua morte nel 2005, i gesuiti hanno continuato a scontrarsi con il papa e c’è stato un tentativo di sostituirlo. Ma, come dice Malachi Martin,
“La battaglia non è finita. È in questo momento cruciale che si può capire meglio come andrà a finire, perché nella Chiesa cattolica romana e anche nel gesuitismo, con Ignazio di Loyola che ha fondato la Compagnia di Gesù, c’è un’altra visione delle cose, un’altra condizione dell’esistenza umana che mette in ombra questa guerra tra il papato e la Compagnia. Dio e Lucifero, che rappresentano il bene e il male, sono in una lotta senza fine per la fedeltà di tutti noi. Questa lotta si manifesta nelle nostre vite attraverso situazioni complesse, ma in realtà tutto quello che vediamo e viviamo è influenzato da ciò che è invisibile e eterno. Allora, in pratica è su questo piano che si combatte la guerra tra il papato e la compagnia di Gesù, e solo il papato ha la promessa della vita divina nel tempo, quindi ha più tempo rispetto alla compagnia di Gesù.
Ma noi, che guardiamo gli eventi da fuori, non possiamo sapere che semi di bene possono nascere in quella zona disastrata. Siamo troppo vicini a quegli eventi, non abbiamo la prospettiva e la preveggenza. Guardiamo attraverso il vetro della storia in modo oscuro, quindi non possiamo sapere quali cambiamenti potrebbero esserci per la compagnia di Gesù se tutti gli estremisti presenti in ordine di Gesuiti venissero eliminati. Gli estremismi più evidenti sono l’abbandono dell’insegnamento cattolico romano di base, la sostituzione con soluzioni socio-politiche di sinistra marxiste e l’inevitabile e conseguente abbandono della vocazione principale dei Gesuiti, che è essere uomini del Papa”.
Quindi, secondo lui, cambiare la compagnia sarebbe come tornare al suo carisma originale, ma sembra improbabile se pensiamo anche solo a una piccola accusa sulla sua condizione moderna. Malachi Martin dice che in un contesto infinito sappiamo chi vince, ma dobbiamo accelerare questa vittoria perché non abbiamo tempo da perdere. E poi dice che anche la compagnia di Gesù potrebbe essere riformata dall’interno, perché in ogni caso i concetti marxisti Questi concetti che ha iniziato a usare negli anni ’70, e poi ha portato sempre di più dentro al Vaticano, non funzionano e non vanno d’accordo con gli insegnamenti originali del cattolicesimo.
Quindi, quello che ci viene da JD Vance, in un certo senso, è un po’ come una sveglia, soprattutto per gli italiani, perché l’Italia ha un ruolo super importante da giocare nel Mediterraneo, che al momento non sta giocando, sta in qualche modo girando a vuoto, proprio perché ha perso il proprio punto di riferimento culturale, storico e tradizionale. È vero, come dice Vance, che è importante avere molte visioni, molte voci e opinioni diverse, e che tutti devono poterle esprimere, ma allo stesso tempo bisogna riconoscere le proprie origini e i propri punti di forza. Quello che Vance ci sta dicendo è: “Ragazzi, cari europei, noi ce ne stiamo andando. Tutta questa storia con la Russia è una vittoria perché l’Europa ha dei problemi e questi problemi vengono dall’interno, non dall’esterno, non sono la minaccia che viene dalla Russia o dalla Cina o da qualsiasi altra parte.
Se l’Europa è in difficoltà, è perché ha creato il germe della propria distruzione al proprio interno, come succede sempre, e quindi è meglio che lo estirpate e che decidiate dove volete andare. Noi non saremo qui ad aiutarvi questa volta”. Questo è un messaggio chiaro, non potrebbe essere più chiaro di così. Negli Stati Uniti è in corso una grande trasformazione, una grande rivoluzione culturale. Vedremo se ce la faranno. Faranno un sacco di errori, ci sono un sacco di persone sospette, ma come avete visto all’inizio del video, la perestroika è partita dal capo della propaganda sovietica e ha usato gli stessi strumenti e argomenti sovietici per distruggere il sistema sovietico. Probabilmente, faremo la stessa cosa. Intanto, è importante che voi capiate dove vanno veramente le cose, quali sono le cose importanti, e quali sono le idiozie che purtroppo girano in grande quantità anche spesso nei canali di informazione alternativa.
Roberto Mazzoni