Capolinea per Zelensky – MN #319

Vi fornirò alcune informazioni aggiornate sulla situazione in Ucraina e sulle relazioni tra Stati Uniti e Russia. In questo video vi proporrò anche un’intervista a Scott Ritter, un po’ datata ma ancora molto attuale. Ci sono altri aggiornamenti possibili, naturalmente, se riusciremo ad arrivare a 10 nuovi iscritti alla “Legione di Bitcoin”. Nella legione di Bitcoin troverete non solo informazioni su Bitcoin, ma anche molte informazioni sull’economia in generale e sulle prospettive future. Ma chi è Scott Ritter? Scott Ritter è un americano, ex membro dei Marines, in origine dell’intelligence dei Marines, che è poi stato selezionato dalle Nazioni Unite come ispettore per i programmi di eliminazione delle testate nucleari in Russia o per le ispezioni su possibili armi di istruzione di massa in Iraq. È una persona che ha avuto un ruolo importante nel governo, fornendo relazioni di intelligence o di analisi sia a alti gradi all’interno del Pentagono che ad alcuni presidenti. Inoltre, ha testimoniato davanti al Congresso, soprattutto quando ha scoperto che in Iraq non erano presenti armi di distruzione di massa e che l’idea di avviare una guerra contro l’Iraq era infondata.

Stiamo parlando in questo caso naturalmente dell’inizio del secolo e della presidenza di George Bush Jr. Da allora, Scott Ritter si è dedicato con grande impegno al contesto mediatico, cercando di dare il proprio contributo in qualità di esperto di armi di istruzione di massa, in particolare quelle nucleari, nonché di rapporti con la Russia, che conosce molto bene avendoci trascorso molto tempo. È un esperto anche delle dinamiche all’interno del governo statunitense e del Pentagono. Oltre a essere una persona che cerca di superare i limiti del possibile e, come dice lui stesso, all’interno dei confini in cui riesce a controllare le proprie emozioni, di fornire delle analisi il più possibile spazate, quindi il più possibile vicine alla realtà.

Non è un animale politico, non è associato a Trump né ad altre fazioni politiche statunitensi, e non ha pregiudizi nei confronti del partito repubblicano, anche perché, secondo lui, è stato l’unico partito che, sotto la presidenza di Ronald Reagan, ha lavorato per la riduzione delle testate nucleari e oggi, con Trump, vediamo una prosecuzione di quel tipo di politica. Sicuramente, in termini economici, ci sono molte similitudini tra la presidenza Reagan e la presidenza Trump, anche se le condizioni di contorno sono molto diverse. Inoltre, Trump ha annunciato l’intenzione di ridurre la proliferazione nucleare, soprattutto dopo il rischio di spingerci al limite di un conflitto nucleare con la Russia durante la presidenza Biden. Ritter è quindi una fonte che ritengo attendibile.

A volte, quando è particolarmente coinvolto emotivamente, può andare un po’ fuori strada, come lui stesso ammette, quindi è opportuno prenderlo dopo che ha digerito un certo argomento, dopo aver lasciato che i dati a contorno venissero assorbiti e dopo aver analizzato la questione più a fondo per ottenere un’analisi più precisa. In questo video particolare abbiamo un esempio di questo, quindi credo che sia estremamente utile per chiarirsi le idee. È importante capire che le trattative di pace stanno andando avanti rispetto a quanto descritto in questo video.

A breve ci sarà un altro incontro in Arabia Saudita, al quale parteciperanno una delegazione russa, una delegazione americana e una delegazione ucraina. Secondo quanto riferito, i russi e gli ucraini saranno in due stanze diverse e gli americani faranno da spola tra le due stanze, cercando di mediare una posizione comune. C’è da dire che, come evidenziato dalle ultime dichiarazioni sia dei russi che degli americani, le trattative saranno condotte effettivamente dagli americani con i russi. Piuttosto che fare da mediatori, gli americani dovranno cercare di convincere gli ucraini a stare al gioco rispetto a decisioni che hanno in qualche modo già sondato e concordato con i russi.

Entrambe le parti ritengono che l’altra sia troppo inaffidabile, ma gli ucraini dipendono essenzialmente dal supporto degli Stati Uniti nella guerra in corso e sanno che, qualora gli americani decidessero di andarsene, cosa altamente probabile, per l’Ucraina sarebbe la fine. Gli ucraini non potrebbero resistere a lungo, perché più o meno a giugno verranno esaurite le armi e i soldi forniti dall’amministrazione Biden. Inoltre, se gli americani togliessero il loro porto per le informazioni di intelligence, come hanno fatto recentemente per alcuni giorni, anche la disponibilità di armi in possesso degli ucraini in questo momento non sarebbe sufficiente a difendersi. Il fronte ucraino sta già collassando in diversi punti e vediamo un’avanzata progressiva dei russi che dura ormai da mesi. I russi stanno continuando ad avanzare, ma non hanno ancora deciso di lanciare un grande attacco perché vogliono vedere se attraverso queste trattative sia possibile arrivare a una conciliazione non violenta.

Putin, come ho detto più volte, ha dimostrato chiaramente come le truppe russe si siano mosse sul territorio: non ha intenzione di uccidere gli ucraini a oltranza, si rende conto che si tratta innanzitutto di cugini e che in futuro dovranno convivere con questa nazione. Una totale distruzione della nazione non sarebbe auspicabile neanche dal punto di vista dei russi e, in effetti, c’è un aspetto molto importante su cui gli americani possono giocare un ruolo determinante: garantire la protezione del confine occidentale.

I russi sanno che, anche se invadessero l’Ucraina completamente, cosa che non hanno intenzione di fare, salvo costretti, poi si ritroverebbero comunque a dover affrontare il problema iniziale, perché avrebbero la Polonia e la Romania, armate attraverso le armi della NATO, sul loro confine, e anche all’interno una popolazione di potenziali dissidenti o partigiani che continuerebbe un conflitto a bassa intensità simile a quello che abbiamo visto in Afghanistan. Perciò, per i russi è essenziale che ci sia un garante sul fronte occidentale che permetta loro di ritirarsi dall’attuale presenza militare in Ucraina. Sanno che questo non è possibile realizzarsi con l’Europa, perché hanno già provato a farlo in passato con gli accordi MINSC 1 e MINSC 2, accordi che, tra l’altro, non includevano la Russia direttamente, in quanto erano accordi tra l’Ucraina, il governo ucraino di Kiev e gli indipendentisti delle regioni del Donbass, Donetsk e di Lugansk.

I russi erano a loro volta garanti, quindi fornivano garanzie per conto degli indipendentisti e viceversa. Francia e Germania si erano impegnate a fornire garanzie agli ucraini, salvo poi ammettere, sia Angela Merkel che Sarkozy, se non sbaglio il presidente francese, che gli accordi MISC avevano solo permesso di guadagnare tempo e di armare l’Ucraina per poi avviare un conflitto vero e proprio nei confronti del Donbass e, eventualmente, della Russia. I russi non vogliono gli europei al tavolo perché ci sono già stati per anni senza dare nulla di credibile e di importante. Non si fidano neanche degli americani, sia ben chiaro, però rispetto agli americani hanno una certa attitudine diversa perché vedono in Trump una volontà, secondo loro, di porre fine al conflitto tra Stati Uniti e Russia in generale, quindi un tentativo di normalizzare le relazioni tra Russia e Stati Uniti. Questa è un’opportunità unica, forse più unica che rara, per ridurre la tensione. Si eviterebbe un conflitto nucleare e, attraverso gli Stati Uniti, che hanno interessi e una storia comune con la Russia, sono stati alleati durante la seconda guerra mondiale. Al di là delle frizioni della guerra fredda, hanno comunque mantenuto relazioni di reciproco rispetto. Sanno che, con l’intervento degli Stati Uniti, possono riportare l’Europa sotto controllo e non avere grossi problemi in Occidente.

Questa è un po’ la direzione in cui si sta andando e, durante queste trattative, si sonderà l’effettiva disponibilità del governo ucraino a scendere a qualsiasi tipo di compromesso e a qualsiasi tipo di accomodamento. La probabilità che il governo ucraino scenda a compromessi è molto bassa e la probabilità che mantenga gli accordi presi è quasi nulla, come abbiamo visto anche negli ultimi giorni, quando i russi avevano concesso un cessate fuoco di 30 giorni per il bombardamento di apparecchiature o impianti per la generazione e la distribuzione di energia, che gli ucraini hanno violato immediatamente perché negoziato dagli Stati Uniti che, in qualche modo, avevano imposto agli ucraini di accettarlo.

Gli ucraini avevano accettato un po’ controvoglia, perché comunque era nell’interesse del loro paese accettarlo, ma poi lo hanno violato immediatamente. È abbastanza chiaro, quindi, che gli ucraini non siano in grado di arrivare a un accordo di pace con l’attuale regime. Se ci fosse un accordo di pace, Zelenskyi verrebbe estromesso dal governo e con lui tutti i vari sostenitori dell’estrema destra. Parliamo dei neonazisti che lo hanno portato e che lo tengono al potere, e che, come potete vedere nel video di Ritter, esercitano su di lui una forte pressione.

Quindi l’obiettivo reale di queste trattative è normalizzare i rapporti tra Stati Uniti e Russia, avviare una serie di progetti congiunti che prevengano la possibilità di avere in futuro conflitti, soprattutto con potenziale nucleare, e trovare un modo per collaborare con i russi anche nella gestione del problema con l’Iran. Non entreremo nel dettaglio di quest’ultimo. Se ci saranno altri iscritti alla regione, realizzeremo un video specifico o due video specifici, perché ci sono molti aspetti che non sono assolutamente compresi dalla stampa mainstream, figuriamoci da quella alternativa. Tuttavia, negli Stati Uniti si sta cercando di creare le condizioni affinché, per un periodo relativamente lungo, se possibile, non ci siano più conflitti tra le due superpotenze. Per raggiungere questo obiettivo, i russi stanno chiedendo un vero e proprio trattato, non semplicemente una dichiarazione o degli accordi concordati con Trump, ma una ratifica da parte del Senato degli Stati Uniti, che richiede i due terzi dei senatori favorevoli.

Questi due terzi sono praticamente impossibili da raggiungere senza elementi di pressione che costringano diversi senatori del Partito democratico a votare a favore di questo tipo di accordo. L’unico modo per esercitare una pressione di questo tipo è attraverso la lobby israeliana negli Stati Uniti. La lobby israeliana è molto potente sia nel partito repubblicano che in quello democratico. Se avremo tempo, potremo realizzare dei video specifici. Di fatto, quasi nessun parlamentare negli Stati Uniti può essere eletto senza un consenso, almeno implicito, da parte della lobby, perché, se un candidato non dovesse essere d’accordo con i programmi della lobby, quest’ultima sosterrà un candidato alternativo. La lobby israeliana, per intenderci, non è composta prevalentemente da ebrei, ma da cristiani zionisti che hanno un’influenza notevole all’interno delle politiche di Washington. Quindi, in questa fase, è indispensabile per Trump garantirsi il supporto di questa lobby, affinché sia possibile portare a termine il conflitto con l’Ucraina e, più in generale, il conflitto con la Russia. Non c’è un’altra strada possibile, quindi c’è un prezzo da pagare. Una volta risolta la questione russa, con l’aiuto dei russi che hanno un notevole influsso sugli iraniani e nel Medio Oriente, si potrà arrivare a una soluzione mediorientale più completa.

Questo vi darà un po’ di contesto che va a completare quanto detto dallo stesso Reiter in questo video. Steve Witkoff, a capo della delegazione che negozia con i russi, è anche a capo della delegazione che negozia con Hamas e Israele, e questo perché Witkoff si è dimostrato un personaggio molto capace, gode della piena fiducia di Donald Trump, è una persona vicina al mondo delle lobby, anche se non fa parte della lobby israeliana, e gode della stima anche degli stessi russi. Vi ricordate che eravamo partiti nella trattativa con i russi affidandoci a un altro inviato speciale, Kellogg, un generale vicino a Trump e fedele a Trump negli anni della passata presidenza e nel periodo di interregno? Tuttavia, Kellogg ha adottato un approccio sbagliato basato su informazioni errate. Nel rapporto con i russi, insisteva molto sul cessato il fuoco, una linea che troviamo ancora oggi e che sappiamo essere in contrasto con la posizione dei russi, i quali si sono sempre detti contrari. Inoltre, partiva da presupposti che vedevano i russi decisamente poco interessati, il che lo rendeva una persona abbastanza invisa ai russi. Sappiamo invece che il principe ereditario dell’Arabia Saudita, MBS, ha contrattato i russi, dicendo che Witkoff era un personaggio molto valido, perché l’aveva vista in azione nel primo cessate il fuoco con Hamas e ne era rimasto impressionato.

Di conseguenza, i russi hanno fatto sapere a Trump che avrebbero preferito Witkoff come intermediario nelle trattative e così è stato. Witkoff è stato a Mosca due volte e ha parlato con Putin per periodi molto lunghi, creando così le basi per poter portare avanti una trattativa che possa effettivamente arrivare a un risultato positivo. Witkoff, tra l’altro, è stato intervistato da Tucker Carson un paio di giorni fa, se non sbaglio, e abbiamo avuto modo di vedere il tipo di personaggio: un uomo molto misurato e affabile, ma sicuramente determinato. Witkoff è consapevole che russi e operatori del Medio Oriente hanno interessi che è necessario riconoscere e su cui è possibile trovare un compromesso. Non è un ideologo come abbiamo visto durante la presidenza Biden e non è stupido come abbiamo ampiamente visto durante la stessa presidenza.

È una persona che, oltre a capire la posizione dei russi, di Hamas, del Qatar, dell’Arabia Saudita, degli israeliani, è anche in grado di difendere gli interessi fondamentali degli Stati Uniti. Come espresso da Trump e confermato da Ritter in questa intervista, gli Stati Uniti non devono avviare nuove guerre, portare alla normalizzazione dei rapporti con la Russia e ritirarsi da alcune aree di conflitto nelle quali non sono interessati, in primis l’Ucraina e in seconda battuta il Medio Oriente. Tuttavia, i fatti recenti che osserviamo in Medio Oriente sembrano contraddire questa tendenza, ma in realtà non è così; per spiegarlo in modo esaustivo, tuttavia, saranno necessari altri video. Se avremo nuovi iscritti alla legione, li realizzeremo. È importante capire che questa personalizzazione dei rapporti sicuramente favorisce la normalizzazione delle relazioni tra le due nazioni.

Durante il periodo Biden, per più di tre anni, Biden si è letteralmente rifiutato di parlare con Putin, così come ha fatto con il suo Sottopancia e con i vari personaggi piuttosto angoscianti che abbiamo visto alla Casa Bianca. Oggi, invece, abbiamo un dialogo intenso e continuativo: Putin, secondo un’intervista rilasciata a Witkoff, ha dichiarato di ritenere Trump un amico e gli ha fatto dono di un dipinto del presidente americano realizzato da un pittore russo, dipinto che è stato accolto con grande favore da Trump. Putin ha anche detto che il giorno dopo l’attentato, subito dopo l’attentato, è andato in chiesa a pregare per l’incolumità di Trump. Quindi esiste un tipo di rapporto che prima era persino inimmaginabile. Personalmente, se guardo a quello che è successo durante il periodo del Russia Gate, quindi nella prima presidenza Trump, vedo che tutto quello che aveva a che fare con la Russia era intoccabile e qualsiasi menzione di possibili forme di distensione era messa all’indice.

Ma i colloqui con i russi erano considerati tradimento, come dimostra una campagna mediatica a tappeto, costante e intensa, basata totalmente su falsità costruite, come sappiamo, integralmente dal servizio segreto britannico che collaborava con il partito democratico, una dependent del servizio segreto britannico negli Stati Uniti, e con la partecipazione, come sappiamo, anche di alcuni elementi dei servizi segreti italiani. Rispetto a quella situazione, ciò che sta succedendo oggi è impensabile. Anche allora sarebbe stato impensabile, voi non l’avete vissuto perché non eravate negli Stati Uniti, ma sono cose che lasciano sbalorditi. Sbalordisce il fatto che non ci sia una resistenza molto più feroce a Trump.

Credo che questo sia perché anche una parte importante dell’élite finanziaria americana ha deciso che la guerra in Ucraina è una guerra persa e che qualsiasi altro investimento in tal senso è denaro sprecato. Questo va a sfavore sia dello stato economico degli Stati Uniti, che non è brillante, sia dell’immagine internazionale del Paese, sia anche del suo potere, perché gli Stati Uniti hanno dimostrato di non avere armi in grado di competere con quelle russe, nonostante spendano dieci volte tanto o forse anche di più e nonostante abbiano in qualche modo proiettato finora un’immagine di invincibilità che era stata abbastanza ammaccata da guerre come quella del Vietnam o dell’Afghanistan. Tra l’altro, facendo un parallelo con la guerra del Vietnam, notiamo che le trattative di pace in corso oggi sono piuttosto simili e presentano delle analogie anche nel caso dell’Afghanistan e della Corea.

Quando negli Stati Uniti si rendono conto che le cose non stanno funzionando, gli Stati Uniti trattano direttamente con l’avversario, scavalcando il governo che era alleato e che di solito è restio ad avere un accordo di pace. Nel caso del Vietnam, per esempio, il Sud Vietnam era assolutamente contrario a porre fine alla guerra. Mi ricordo che la guerra del Vietnam fu iniziata dai francesi, poi gli americani subentrarono dopo, attraverso una falsa bandiera, un evento che non esisteva e che però è stato portato come motivazione affinché gli Stati Uniti intervenissero. Gli Stati Uniti hanno quindi dovuto trattare direttamente con il nord dei vietnamiti e concludere con loro un accordo scavalcando il governo del Sud. Trattativa anche di chiesa, se non ricordo male, durata 5 anni. In questo caso, Trump vuole fare altrettanto, ma non vuole impiegare 5 anni, né 5 mesi. Se non riusciranno a concludere un accordo sostenibile con i russi e con gli ucraini, gli americani abbandoneranno gli ucraini al loro destino. Questo è ciò che penso si verificherà, come traspare da quanto sta avvenendo, e proseguiranno invece con il loro percorso di normalizzazione dei rapporti con la Russia, facendo infuriare alcuni governi europei. Questa è la direzione in cui stiamo andando.

Quindi, rispetto alla situazione di fine anno scorso, siamo sicuramente in una fase più tranquilla. La possibilità di un conflitto nucleare con la Russia in questo momento è molto bassa e c’è la concreta possibilità che russi e americani trovino un modus vivendi, una modalità di collaborazione che possa garantire ai russi che gli europei non costituiranno più una minaccia per lungo tempo e che non dovranno più preoccuparsi di presidiare i propri confini occidentali. Zelensky deve andarsene: Witkov l’ha detto durante l’intervista con Tucker Carlson. Non ha detto espressamente che Zelensky deve andarsene, ma la risposta “ci saranno nuove elezioni in Ucraina” è stata sicuramente un sì, quindi a Kiev deve avvenire un cambio di regime affinché si possa arrivare a una pace effettiva. Il percorso da qui a tale cambiamento e poi a una normalizzazione completa del conflitto richiederà un po’ di tempo, anche se Trump sta cercando di accelerare i tempi, soprattutto quelli per un disimpegno americano.

È importante capire che nel frattempo, negli Stati Uniti, sono in corso alcune operazioni che hanno un impatto profondo sui rapporti tra Stati Uniti e Russia, e anche tra Stati Uniti e molte altre nazioni. Uno di questi interventi, di cui ho già parlato in video precedenti, è lo smantellamento sostanziale di USAID (United States Agency for International Development), l’agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale. Fondata nel 1961 da John Fitzgerald Kennedy con fini umanitari, è diventata di fatto il braccio armato della CIA e si è occupata di organizzare colpi di stato e di manipolare i vari regimi politici in giro per il mondo per conto della CIA.

La novità dell’approccio dell’USAID rispetto alle attività della CIA precedenti è che l’USAID, essendo un’agenzia che gestiva attività umanitarie che coinvolgevano organizzazioni non governative, era al di fuori del controllo del congresso. Il congresso ha una commissione di supervisione sull’attività della CIA dagli anni ’70 in poi. In qualche modo, la CIA deve riferire a questa commissione, anche se sappiamo che riferisce solo una parte delle sue attività. In ogni caso, perlomeno sulla carta, c’è una responsabilità da parte della CIA di rispondere al congresso e quindi la capacità del congresso di poter indagare sulle sue attività. Nel caso dell’USAID, invece, questo non esiste, perché l’USAID utilizza le ONG, le quali possono non soltanto operare liberamente, ma sfruttano anche i soldi dei contribuenti americani per i propri progetti. Tra queste, naturalmente, vediamo le varie organizzazioni di Soros, George Soros che è, a sua volta, un asset dei servizi segreti britannici. Soros riesce a ottenere effetti così profondi e vasti spendendo il minimo dei propri soldi e facendo leva su una quantità notevolissima di denaro che viene poi convogliato all’interno dello USAID da parte di fondi governativi, quindi dei contribuenti americani, e da parte di altri finanziatori, che possono essere privati, parzialmente privati o esteri, e che riescono a confluire in queste casse opache, che nessuno può controllare.

L’USAID ha operato con agenzie che funzionavano anche negli Stati Uniti e ha avuto un ruolo determinante anche nelle campagne contro Trump. Di fatto, è diventata un braccio operativo del Partito Democratico all’interno degli Stati Uniti, un’organizzazione avversiva gestita da CIA, Soros e altri personaggi simili, agenzie di intelligence straniere che operano all’interno degli Stati Uniti per manipolare le elezioni, come hanno fatto e fanno in tutto il mondo. Trump ha stroncato questa organizzazione, così da eliminare anche una fonte importante di attacchi nei suoi confronti sul territorio americano e ridurre la presenza di queste attività eversive nel resto del mondo, facendo un piacere a tanti altri governi, compreso quello russo. Ci sono stati licenziamenti di massa e il blocco dei fondi, che in qualche modo sono stati ostacolati o sospesi da diversi giudici di sinistra.

Negli Stati Uniti, però, sono cause contro cause e, nel frattempo, l’agenzia è stata sostanzialmente indebolita ed è stata ridotta all’osso. Un’altra agenzia simile che Trump ha smontato è il National Endowment for Democracy, creato nel 1993 da Ronald Reagan. Mentre l’USAID era una creazione di Kennedy, ossia del Partito Democratico, il National Endowment for Democracy era una creazione di Reagan e aveva finalità simili a quelle dell’USAID. Ha svolto un ruolo determinante nel colpo di Stato in Ucraina nel 2014. Anche in questo caso, finanziamenti governativi provenienti dal congresso nel periodo 2020-2023 hanno permesso al National Endowment for Democracy di ricevere un miliardo di dollari e, di fatto, il National Endowment for Democracy è diventato uno strumento di eversione internazionale.

Uno dei suoi cofondatori, Allen Weinstein, nel 1991 dichiarò: “Molto di ciò che facciamo oggi veniva fatto 25 anni fa dalla CIA in modo occulto”. Quindi, sia USAID sia il National Endowment for Democracy sono state due grandi invenzioni dal punto di vista della CIA, perché hanno potuto far emergere attività che prima erano occulte e che richiedevano finanziamenti in modo occulto; attività che non potevano essere gestite in modo invisibile e che invece la CIA ha reso palesi. Qualsiasi altro servizio segreto straniero o finanziatore esterno, come George Soros, può partecipare liberamente e a questo punto le attività possono essere anche dirette negli Stati Uniti; infatti, vediamo che il National Endowment for Democracy aveva come personale quasi esclusivamente personale preso dal Partito Democratico. Quindi, stiamo parlando di due organizzazioni eversive estremamente pericolose. Tra l’altro, il National Endowment for Democracy è stato reso illegale in Russia e in Cina, se non sbaglio, e molti governi si sono lamentati delle attività eversive di questa organizzazione, tra cui quello iraniano e quello francese che, nel 1985, si era lamentata per le interferenze nei confronti di Mitterrand e dei sostenitori di Mitterrand.

Queste due organizzazioni, di cui ormai resta ben poco, sono state svuotate: non hanno più fondi né personale. Ci sono cause in corso, ma la presidenza Trump è determinata a eliminarle in ogni modo. Già costituiscono un pericolo in meno all’interno degli Stati Uniti, quindi un rischio molto minore di avere altre rivoluzioni colorate nel Paese, come quella che abbiamo visto alla fine del 2020. Inoltre, riducono in modo drastico l’interferenza statunitense all’estero in termini di cambiamento di regime, manipolazione elettorale, cambi di regime, colpi di stato e tutto il resto, e contribuiscono anche a una distensione nei confronti dei Paesi esteri. I russi non possono che essere contrari, anche perché, avendo smantellato USAID, è sparito il 90% circa dei finanziamenti a tutta la stampa ucraina che sostiene il regime di Kiev. Avendo smantellato il National Endowment for Democracy, è sparito tutto l’apparato di disinformazione e censura che andava a manipolare l’informazione, favorendo i principali media mainstream, e che sosteneva la teoria del complotto. Perciò, direi che si tratta di un risultato molto importante.

Ci sono cause in corso intentate da giudici attivisti negli Stati Uniti, ma questo fa parte del programma previsto. Quello che però dovete capire è che lo smantellamento di queste due organizzazioni ha ridotto in modo essenziale la capacità di intervento del Deep State. Il Deep State non è stato smantellato completamente perché c’è ancora molto da fare, ma praticamente sono stati analizzati i suoi bracci operativi e non è più in grado di fare molto. Ora vi propongo il video di Ritter. Ecco.

La rivoluzione americana

[Andrew Napolitano]

Buongiorno a tutti, sono il giudice Andrew Napolitano per il canale Judging Freedom. Oggi è lunedì 3 marzo 2025. Scott Ritter è qui con noi per spiegare perché Trump è esploso venerdì nello Studio Ovale. Scott Ritter, benvenuto, mio caro amico. Ma, prima di arrivare alle tue opinioni sul perché Trump sia esploso e sulle probabili ramificazioni di questo evento e su cosa lo abbia causato, voglio chiederti un’altra cosa. Ieri, il primo ministro israeliano Netanyahu ha annunciato, dopo una riunione di gabinetto, che il governo israeliano bloccherà l’introduzione di cibo, acqua e medicine nella Striscia di Gaza in violazione del cessate il fuoco e in violazione di tutte le norme internazionali. E poi, solo pochi minuti prima che andassimo in onda, la testata israeliana di sinistra Haaretz ha riferito che, sotto la pressione dell’amministrazione Trump, Netanyahu ha ceduto e non ci sarà nessun blocco. Quindi la mia prima domanda è: cosa sai dalle tue fonti su questo fatto specifico? E come pensi che si stia sviluppando questa situazione?

[Scott Ritter]

Voglio solo ricordare a tutti che un uomo di nome Steve Witkoff è volato in Medio Oriente nel periodo precedente al giuramento del presidente Trump, e ha incontrato Netanyahu dicendogli di chiudere la bocca e ascoltare. Dopo di che gli ha detto che ci sarebbe stato un cessate il fuoco con Hamas perché l’agenda del presidente Trump è un’agenda di pace, non di guerra. E che conosceva bene i precedenti di Netanyahu, come accennato anche dal presidente Trump che aveva, poco prima, ritwittato la condanna pubblica di Netanyahu da parte di Jeffrey Sachs.

So bene che ci sono molte persone scontente di Trump. Lo accusano di aver inviato miliardi di dollari di armi, di aver fatto questo, e quell’altro, e di essersi circondato di persone sgradite, e ogni altra cosa. Ma, fino a quando non riuscirete a dimostrare che Trump non sta sostenendo la pace, e sta segretamente sostenendo la guerra, non mi interessa quello che dice. Sono tutte sciocchezze.

Mi limiterò a citare i semplici fatti. Se Israele continua a combattere con i palestinesi a Gaza, gli Stati Uniti non saranno mai in grado di districarsi dal Medio Oriente. Rimarranno bloccati in quell’area per i prossimi 20 o 30 anni, spendendo trilioni di dollari dei contribuenti americani, sostenendo guerre interminabili.

Questa è una traiettoria esattamente opposta a quella che Trump ha detto di voler percorrere. È anche una traiettoria che potrebbe portare a una guerra tra gli Stati Uniti e l’Iran, che sarebbe devastante per l’economia che Trump sta cercando di costruire. Quindi, a tutti coloro che dicono che questo è un programma segreto sionista per la guerra che Trump ha proposto segretamente a Netanyahu, dico solo state zitti. Perché i fatti ci dicono che Trump non sta cercando una guerra. Sta cercando l’opposto. Sta cercando una soluzione a questo conflitto. E la prova è che, ogni volta che Netanyahu flette i suoi stupidi piccoli patetici vecchi muscoli atrofizzati, Steve Whitkoff, su incarico di Donald Trump, gli dice di sedersi e stare zitto, perché Trump non sta cercando la guerra. E resterò su questa posizione fino a quando non ci troveremo in una guerra, e spero che ciò non accada mai.

[Andrew Napolitano]

Ma Netanyahu, ovviamente, sta cercando la guerra. Voglio dire, ha stupidamente fatto questo annuncio sul taglio di cibo, acqua e medicine alla vigilia del Ramadan e due giorni prima che la Lega Araba si riunisca il 4 marzo. Di cosa ti aspetti che parlino domani?

[Scott Ritter]

Alla Lega Araba?

[Andrew Napolitano]

Sì.

[Scott Ritter]

Parleranno di quanto sia sciocco Netanyahu, ma spero che parlino anche di quanto siano stati deboli loro stessi, di quanto siano stati inefficaci e di quale ruolo la Lega Araba potrebbe svolgere per impedire lo svilupparsi di questo conflitto che tutti temiamo possa accadere. La Lega Araba è parte del problema, e, finora, non è stata parte della soluzione. E ora tocca alla Lega Araba dare vita alla controproposta di cui abbiamo parlato. Ricordate quando Trump ha presentato il suo folle piano per mettere 100.000 soldati americani sul terreno a Gaza, per sfrattare con la forza tutta la popolazione del posto? Fin dall’inizio ho detto che Trump stava cercando una controproposta. E la controproposta è arrivata. Ma ora ha bisogno di essere messa in atto e di prendere corpo con il denaro e il sostegno politico della Lega Araba. E si spera che sia di questo che parleranno, di come rendere questa controproposta una realtà.

[Andrew Napolitano]

Pensi che ci sia una guerra all’orizzonte in Medio Oriente, come ci ha detto il colonnello McGregor?

[Scott Ritter]

No. Voglio dire, rispetto il colonnello McGregor e penso che sia sempre importante tenere a mente quali sono le possibilità alternative, ma io continuerò a sostenere quello che ho detto prima.

Donald J. Trump ha detto di volere la pace in Medio Oriente. Perché non gli crediamo? Perché non ci fidiamo di lui? Perché saltiamo a conclusioni premature e, pur volendo credere che stia cercando la pace con la Russia, riteniamo che in Medio Oriente presenti solo una facciata, e faccia il doppio gioco. Che stia lavorando segretamente con i sionisti per fare ogni genere di cosa. Non c’è nulla di segreto in Donald Trump. Abbiamo visto costantemente e in modo lampante palese che desidera pace in Medio Oriente. Quindi, finché il presidente degli Stati Uniti, che è il comandante in capo, continua ad dirci che vuole la pace, e continua a fare pressione su Netanyahu in modo umiliante, costringendolo a fare marcia indietro, per me va bene.

[Andrew Napolitano]

Perché pensi che Trump abbia inviato bombe ad altissimo potenziale, oltre a 1.800 bombe da una tonnellata se non vuole che Netanyahu le usi?

[Scott Ritter]

Penso che stia addolcendo gli israeliani, dicendo loro che possono ottenere la pace attraverso la forza, quindi dà loro la forza, a condizione che cerchino la pace insieme a lui.

È più difficile convincere gli israeliani a correre un rischio, a scommettere sul futuro, se si sentono deboli, ma se gli israeliani guardano nel loro arsenale e vedono di avere abbastanza bombe per essere al sicuro, nel caso in cui ci fosse bisogno di andare in guerra, si sentiranno anche più tranquilli a seguire un percorso verso la pace, per quanto appaia loro rischioso. Penso che sia questo che sta succedendo. È fondamentalmente la manifestazione vivente della pace attraverso la forza.

[Andrew Napolitano]

La visione di pace di Trump include forse uno Stato palestinese? Perché Netanyahu vuole sradicare i palestinesi totalmente, completamente e inesorabilmente dalla loro terra.

[Scott Ritter]

Il mio consiglio a tutti coloro che parlano del futuro di Israele e di capire che Netanyahu ha una data di scadenza. Non sarà con noi per sempre. Non è immortale. È molto impopolare in Israele in questo momento. È sotto processo per corruzione e ci sono molti altri processi che lo aspettano. È un morto che cammina.

Si sta aggrappando alla rilevanza politica in questo momento, facendo quello che può con le leve del potere che sono a sua disposizione. Ma penso che la realtà sia che Netanyahu non sarà il leader di Israele ancora a lungo. E quando Netanyahu se ne andrà, Israele dovrà riconfigurarsi e si troverà con una coalizione politica diversa che non avrà la destra, l’estrema destra, e le politiche che Netanyahu ha proposto. Penso quindi che vedremo davvero la nascita di uno stato palestinese. Sarà uno Stato palestinese molto più piccolo, uno Stato che, nella misura in cui la Cisgiordania sarà incorporata in esso, sarà una Cisgiordania di portata e scala più piccola. Sarà uno Stato palestinese che sarà, credo, concentrato su una Striscia di Gaza totalmente ricostruita e cose del genere. Ma penso che ci sarà uno Stato palestinese. Non credo che sarà qualcosa che gli attuali sostenitori della Palestina, me compreso, saranno davvero felici di vedere come conclusione finale. Personalmente vorrei vedere un vero Stato palestinese, non uno Stato che è il risultato di una diminuzione imposta da Israele. Ma il fatto è che penso che Donald Trump riconosca che, affinché ci sia una pace duratura, ci deve essere qualcosa, un’entità fisica chiamata Palestina. E penso che si stia posizionando in modo che il suo centro di gravità sia a Gaza e non in Cisgiordania.

[Andrew Napolitano]

Sarebbe davvero notevole, davvero notevole, assolutamente elogiativo e degno del Premio Nobel per la Pace, perché gli israeliani vogliono invece continuare a falciare l’erba. Questo è il termine umiliante che usano quando vogliono massacrare, uccidere o espellere i palestinesi in altro modo. Tutti i palestinesi.

[Scott Ritter]

In Israele sta succedendo qualcosa. Penso che tutti debbano capirlo. La verità sta cominciando ad emergere. Non so se vi ricordate, subito dopo l’attacco del 7 ottobre, la prima cosa che ho detto è che si trattava di uno dei raid militari più notevoli della storia moderna, e che Hamas aveva ottenuto una vittoria fenomenale sull’esercito israeliano.

[Andrew Napolitano]

L’hai detto proprio in questo programma.

[Scott Ritter]

L’ho detto senza mezzi termini perché sono un analista militare e so davvero di cosa diavolo sto parlando. Ma i venti politici dell’epoca non erano ricettivi a quel messaggio, e sono stato criticato, attaccato, e via dicendo. Oggi, le Forze di Difesa Israeliane hanno prodotto la loro prima analisi sui fatti del 7 ottobre. E vediamo qual è la loro conclusione. Hanno concluso che Hamas ha sconfitto strategicamente Israele. La Divisione militare israeliana che presidiava Gaza è stata sconfitta tatticamente, operativamente e strategicamente. In breve, Hamas ha battuto Israele. Hanno concluso che questa è stata un’operazione militare tremendamente efficace da parte di Hamas, che ha sconfitto l’esercito israeliano in uno scontro diretto. Quindi, il motivo per cui ne parlo non è solo per darmi una pacca sulla spalla, anche se me la merito. L’ho menzionato perché Israele si trova nel bel mezzo di un esame di coscienza sui difetti fondamentali nel modo in cui lo stato è stato governato, degli approcci che sono stati adottati.

E questo deve necessariamente accadere. Si tratta del primo passo che deve avvenire affinché Israele si renda conto che non può continuare a comportarsi come al solito. Questo è l’inizio della demolizione della coalizione di destra che Benjamin Netanyahu ha costruito, la coalizione che è fermamente contraria alla soluzione che prevede la nascita dei due Stati. E penso che, una volta smantellata questa coalizione, una volta che gli israeliani si riallineeranno a una posizione pragmatica basata sulla realtà, la possibilità di una vera Palestina imperniata su Gaza diventerà sempre più probabile.

[Andrew Napolitano]

Bene, allora, perché Trump è esploso nello Studio Ovale venerdì pomeriggio?

[Scott Ritter]

Sarebbe successo a prescindere da tutto. Voglio dire, questa è stata una messa in scena fin dall’inizio. Zelensky ha sabotato una politica che il presidente vede in termini esistenziali. Non so quante volte il presidente debba dire che stiamo parlando del rischio di scatenare la Terza Guerra Mondiale. Stiamo parlando di armi nucleari, stiamo parlando della fine di tutta la vita sul pianeta. Quindi questo non è un gioco che Trump è disposto a giocare, e si rende ben conto della posta in gioco e non ha nessuna intenzione di permettere che si vada in quella direzione. Inoltre, sta cercando di ricordare a tutti che l’Unione Europea, la NATO e l’Ucraina hanno cospirato attivamente, insieme all’amministrazione Biden, in vista delle elezioni del novembre 2024, per spostare il risultato elettorale e convincere il popolo americano a votare contro Donald Trump. Zelensky era il nemico politico di Trump.

JD Vance ha sollevato la questione proprio durante la riunione alla Casa Bianca e io devo dire che il discorso di Gei D Vance non è stato qualcosa di spontaneo, improvvisato al momento. è stato un discorso che si era preparato. Come nella lotta libera. Stava aspettando il segnale di Donald Trump per intervenire. E buttare Zelensky al tappeto. Questo è stato pianificato in anticipo perché Trump conosce molto bene tutto quello che è successo durante le elezioni. Deve prestare molta attenzione a come si muove, ma fin da quando Steve Witkoff è tornato da Mosca, dove ha avuto un incontro straordinario l’11 e il 12 febbraio con Vladimir Putin e con un tizio di nome Kirill Dmitriev, vale a dire l’economista che ha creato la ripresa economica russa e l’uomo che ha riportato la Russia ad avere rilevanza politica. E dopo questo incontro, Witkoff ha riportato una possibile strategia che potrebbe funzionare molto bene qui negli Stati Uniti, dove l’attenzione della popolazione è sull’economia, e non sulle soluzioni militari. Subito dopo Trump ha telefonato a Putin, e quella telefonata ha cambiato tutto perché quella conversazione ha iniettato la realtà della situazione in questa discussione.

E poi Pete Hegseth è andato alla NATO e JD Vance è andato a Monaco, con loro compito specifico di essere dirompenti. E lo hanno fatto. Hanno lanciato una serie di piccole granate in queste stanze piene di burocrati e hanno gettato l’Europa nel panico, e nel caos più completo. Questo è quello che fai in una tattica di attacco militare. Perché devi sapere che questa è una guerra di manovre politiche, e in questa guerra devi far reagire il nemico e quando reagisce colpirlo di nuovo in modo da continuare quel ciclo di reazione e di azione fino a quando non li hai completamente abbattuti e, poi, li distruggi completamente.

E quello che abbiamo alla Casa Bianca sono stati i momenti culminanti della manovra, la guerra di manovra politica in corso, che era iniziata alla riunione della NATO, per poi proseguire a Monaco e concludersi con Zelensky seduto alla Casa Bianca che ha ricevuto il colpo di grazia. Zelensky non si riprenderà da questo. Penso che oggi, alla Casa Bianca, ci sarà una riunione in cui verranno prese alcune decisioni strategiche. L’Europa, in questo momento, ha fatto quadrato intorno a Zelensky, ma la realtà sta prendendo il sopravvento. è lui il problema.

Ora gli dicono che deve tornare indietro e deve chiedere perdono alla Casa Bianca. Non credo che la Casa Bianca sia interessata a ricevere quella richiesta di elemosina, e non è interessata a perdonare. Vogliono vincere e vinceranno distruggendo Zelensky, che è comunque sia sulla via d’uscita, e frantumando l’Unione Europea e polverizzando la NATO. Tutte queste sono le persone che, anche dopo che Trump aveva vinto le elezioni, hanno continuato a cospirare per vanificare il lavoro di Trump e impedirgli di porre fine alla guerra. Lui stava per diventare il presidente e queste persone hanno cospirato per escogitare politiche progettate per incatenarlo, per impedirgli di fare il suo lavoro di comandante in capo. Pensate che Donald Trump lo dimentichi o lo perdoni? Categoricamente no.

[Scott Ritter]

Donald Trump è nel bel mezzo di una rivoluzione, una rivoluzione interna che abbiamo visto manifestarsi, con la caduta dell’USAID, del National Endowment for Democracy e di altre organizzazioni, e una rivoluzione di politica estera dove Trump sta ridefinendo le nostre relazioni internazionali così da non essere più tenuti prigionieri da entità come l’Unione Europea e la NATO che cospirano apertamente contro il presidente in carica degli Stati Uniti d’America. Questo è intollerabile e non sarà tollerato in futuro.

[Andrew Napolitano]

Ecco qualcuno che non ha imparato la lezione che hai appena articolato così bene, vediamo che cosa ha detto ieri a Londra Sir Keir Starmer. Sabato ha incontrato Zelensky, e domenica ha incontrato Zelensky e altri leader dell’Unione Europea, ed ecco cosa ha detto dopo l’incontro. Regia manda la clip numero uno.

[Keir Starmer]

Il nostro punto di partenza deve essere quello di mettere l’Ucraina nella posizione più forte possibile ora, in modo che possa negoziare da una posizione di forza. E stiamo raddoppiando il nostro sostegno.

Ieri sera, il Regno Unito ha firmato un prestito di 2,2 miliardi di sterline per fornire ulteriori aiuti militari all’Ucraina, sostenuto non dai contribuenti britannici, ma dai profitti dei beni russi congelati. E oggi annuncio un nuovo accordo che consente all’Ucraina di utilizzare 1,6 miliardi di sterline di finanziamenti per l’esportazione del Regno Unito per acquistare più di 5.000 missili per la difesa aerea. Missili che saranno realizzati a Belfast, creando posti di lavoro nel nostro brillante settore delle industrie della difesa. Questo sarà vitale per proteggere le infrastrutture critiche ora e rafforzare l’Ucraina nel garantire la pace quando arriverà.

[Andrew Napolitano]

Ci sarà ancora un esercito ucraino quando questi missili di cui parla Starmer saranno finalmente costruiti? è completamente ridicolo.

[Scott Ritter]

È una commedia. Prima di tutto, se anche questi piani andassero in porto, quei missili non saranno costruiti fino al 2030. In base all’ultima volta che ho guardato il calendario, questo significa tra cinque o sei anni. Quindi, la risposta è no, questa è stupidità all’estremo. Starmer se n’è anche andato in giro a balbettare altre frasi senza senso come il fatto che il Regno Unito è pronto a sostenere l’Ucraina con propri soldati sul territorio e propri aerei nei cieli. Ma poi ha modificato la posizione dicendo che hanno comunque bisogno del sostegno degli Stati Uniti, il che significa che non accadrà perché non lo avranno.

La Francia, la Polonia e tutti gli altri hanno subito fatto marcia indietro. Starmer è solo. Sai, hai menzionato l’incontro di Starmer con Zelensky di sabato. Parliamo invece dell’incontro che Starmer ha avuto con Trump poco prima, in cui Trump lo ha messo in imbarazzo, e lo ha umiliato non una, ma ben due volte. La prima volta è stato quando lo ha interrotto e gli ha chiesto: “Pensate davvero di poter battere i russi da soli?” E l’intera sala stampa ha riso perché le forze armate del Regno Unito sono letteralmente una barzelletta. E poi più tardi, quando Starmer ha cercato di intercedere per conto del Canada, Trump lo ha zittito mentre Starmer stava rispondendo alla stampa. Starmer è un nessuno, un niente assoluto, e lo sa. Quello che vedete è solo teatro politico. Aggiungerò qualcos’altro che Starmer non ha menzionato. Gli inglesi hanno firmato questo accordo da 100 miliardi di dollari o qualcosa del genere dove gli ucraini cedono i propri diritti sui minerali, gli stessi per cui Trump dovrebbe aver spuntato il grande affare. Probabilmente ti starai chiedendo, come possono gli ucraini firmare due impegni sulla stessa cosa. In effetti, non possono. Azzardo una previsione.

Quando la questione ucraina sarà conclusa, l’accordo britannico verrà annullato nella sua totalità. E, solo a quel punto, il governo ucraino firmerà un accordo minerario con gli Stati Uniti e con Donald Trump. Gli inglesi sono una barzelletta in questo momento. Stanno attivamente cercando di sabotare tutto ciò che Donald Trump sta cercando di fare. E Donald Trump è uno che contrattacca di natura, ed è anche molto permaloso e molto vendicativo. Non ha necessariamente il migliore dei caratteri, ma quando lo conosci, capisci che non ha senso insultarlo sapendo che ne farà una questione personale. Quando tutto questo sarà finito, Starmer verrà umiliato.

E Macron farà la stessa fine, se non sta attento. Questo è il motivo per cui vediamo Giorgia Meloni, il primo ministro italiano, e Tusk in Polonia, fare marcia indietro e cercare di ingraziarsi Donald Trump. Stanno copiando le mosse del presidente Putin. Qual è stata la prima cosa che Putin ha fatto quando Trump è stato eletto? Non ha prestato attenzione alle proposte idiote che provenivano da Kellogg oppure dallo stesso Trump. Ha detto che Donald Trump è un grande uomo, un uomo coraggioso, un uomo che ha resistito al fuoco, che ha superato la prova. Non ha detto altro che cose positive su Trump. E questo produce un effetto positivo su Trump predisponendolo ad ascoltare Putin e a parlare con Putin. Ma quando si esce allo scoperto dicendo che Donald Trump è uno stupido contro cui bisogna cospirare attivamente, Trump non lo dimentica. Ha una memoria da elefante, non dimentica mai e, soprattutto, non perdona mai. L’Europa è condannata. La NATO è condannata.

[Andrew Napolitano]

Credi che, quando parlano privatamente tra loro, questi leader europei riconoscano che, senza gli Stati Uniti, la NATO, di fatto, non esiste? Senza gli Stati Uniti, non c’è alcuna garanzia di sicurezza che possano offrire in modo credibile a Zelensky. Non importa cosa dice Starmer in pubblico, non importa cosa dice Macron in pubblico, e non importa nemmeno che cosa il re britannico sussurri all’orecchio di Zelensky.

[Scott Ritter]

Giusto, il re. Buona fortuna con quello. Non posso parlare a nome di Donald Trump e non ci proverei mai, ma se pensate che accetterà l’invito e andrà a vedere il re della Gran Bretagna dopo che il re ha incontrato Zelensky, vi sbagliate di grosso. Starmer ha fatto un totale pasticcio anche su questo. So che gli inglesi, i francesi e tutti gli altri, fanno la voce grossa quando si riuniscono in questi summit di emergenza, dove parlano della necessità di creare una sicurezza militare europea indipendente, ma poi rimettono la coda tra le gambe e dicono di dover aumentare i propri contributi alla NATO affinché gli Stati Uniti non abbandonino la NATO. Non vogliono assolutamente che gli Stati Uniti abbandonino la NATO, e vogliono seguire le direttive provenienti dall’America perché, non appena le telecamere si spengono, vengono riportati alla realtà. Sanno di non avere un piano indipendente. Non sanno cosa succederebbe se l’America se ne andasse, e non possono permettere che succeda, perché l’America paga per tutta la struttura, che non possono far funzionare da soli. E sanno che, se irritano davvero gli americani, le loro economie verranno bloccate.

Segretamente, vogliono che Ursula stia zitta, perché ogni volta che apre bocca, parla solo di sanzioni di contrasto nei confronti degli Stati Uniti. Ma lei non si zittirà. Quindi, in questo momento, sono tutti in preda al panico. Stanno cercando disperatamente di trattenere gli Stati Uniti in Europa, ma hanno impegnato troppo capitale politico in questo fiasco dell’Ucraina. La parte esilarante, ora, è che tutti dicono a Zelensky che deve tornare indietro e scusarsi. Non voglio dare consigli a Donald Trump, ma voglio ricordargli che questa è gente superficiale. E che, se ha davvero intenzione di far chiedere scusa a Zelensky, deve farlo mettere in ginocchio non appena esce dall’auto, per poi spogliarlo e avvolgerlo in un sudario bianco e quindi farlo strisciare sulle ginocchia, leccando il pavimento fino alle scarpe di Trump, per poi leccare anche quelle e implorare perdono. Fare di meno, sarebbe una presa in giro.

[Andrew Napolitano]

Secondo te, la sua vita sarebbe in pericolo in Ucraina, se anche solo si azzardasse a sussurrare l’idea di un cessate il fuoco?

[Scott Ritter]

è un morto che cammina. Morirà a prescindere da qualsiasi altra cosa. Secondo me, non dovrebbe tornare in Ucraina perché è in un sacco di guai in questo momento. Orestovich, il suo ex consigliere, si sta ora gettando nella mischia per concorrere a una futura elezione presidenziale. Dice che la prima cosa che farà sarà di arrestare Zelensky, non con l’idea di mandarlo all’ergastolo, ma di metterlo davanti a un plotone di esecuzione. Ma Zelensky non avrà nemmeno una possibilità perché in Ucraina dominano il Settore Destro, Azov, Kraken, e tutti questi nazisti che tutti negli Stati Uniti vogliono far finta che non esistano. La gente tende a dimenticare che, nel 2019, i nazisti sono entrati nell’ufficio di Zelensky e gli hanno detto che, se avesse osato firmare gli accordi di Minsk, lo avrebbero impiccato. Era già il presidente in carica, e il Settore Destro gli ha detto: “Ti trascineremo subito fuori dall’ufficio, uccideremo le tue guardie del corpo e ti impiccheremo sul viale Stepan Bandera nel centro di Kiev”.

Quindi, queste persone sono lì e hanno potere. Potremmo anche sentirci dispiaciuti per Zelensky, ma non possiamo perché questo è un uomo che ha condotto la propria campagna elettorale con la promessa di fermare la guerra. Aveva detto che, se avessero votato per lui, si sarebbe inginocchiato davanti a Vladimir Putin e lo avrebbe implorato di porre fine a questa guerra. Loro lo hanno votato e poco dopo, nel 2019, Zelensky ha tenuto un consiglio di guerra in cui disse che avrebbero mandato il loro esercito nel Donbass per sconfiggere i russi e per sfrattare i russi dal Donbass. Voleva una guerra già nel 2019. Ed è lui il responsabile del conflitto odierno.

[Andrew Napolitano]

Non posso resistere, visto che hai detto che vuoi quasi sentirti dispiaciuto per Zelensky. Questo è il tuo lato umano. Vuoi sentirti quasi dispiaciuto anche per Netanyahu?

[Scott Ritter]

No, perché ha ordinato la morte dell’uomo che sentivo avrebbe potuto salvare Israele. Giusto perché la gente capisca, credevo molto in Yitzhak Rabin. E quando ho iniziato il mio lavoro in Israele come ispettore delle Nazioni Unite per gli armamenti, al governo c’era Rabin che aveva avuto il coraggio di ritirarsi dalla loro politica dichiarata di voler assassinare Saddam Hussein. E aveva avuto il coraggio di assumersi un grande rischio politico nel lavorare con l’ONU per disarmare l’Iraq, per eliminare tale minaccia, così da non dover assassinare Saddam e andare in guerra contro l’Iraq. Questo è stato un atto di coraggio da parte di un uomo molto coraggioso chiamato Yitzhak Rabin, sostenuto da altri uomini coraggiosi.

Ero completamente a favore della posizione di quel governo, ma Benjamin Netanyahu ha facilitato l’assassinio di Rabin, e Benjamin Netanyahu è l’uomo più malvagio del pianeta, non sono dispiaciuto per lui e so che, quando morirà, marcirà all’inferno. Spero solo che anche gli ultimi suoi giorni sulla Terra siano infernali

[Andrew Napolitano]

Scott Ritter, grazie, amico mio. Tutti amano i tuoi discorsi appassionati, come pure amano profondamente il tuo umile spirito inquisitore. Ancora grazie mille. I miei migliori auguri. Spero di rivederti la prossima settimana.

[Scott Ritter]

Va bene, grazie.

La coalizione dei perdenti

Dopo quello che abbiamo visto, la situazione che ci viene descritta da Ritter: naturalmente abbiamo assistito all’evolversi di questa Coalizione dei volenterosi, un’iniziativa guidata dal primo ministro britannico Keir Starmer per sostenere l’Ucraina e proseguire la guerra in Ucraina con sovvenzioni, armi e soldati provenienti dall’Europa, ma soprattutto con il coinvolgimento degli Stati Uniti. Attualmente, i britannici sono gli attori principali della guerra in Ucraina, in quanto rappresenta per loro la prosecuzione della guerra di Crimea combattuta nel secolo 1800 tra francesi, britannici e ottomani contro i russi. Per i britannici è essenziale che la guerra in Ucraina continui per evitare il crollo del sistema finanziario, così come del sistema dell’euro-dollaro.

Perciò, per i britannici è essenziale che gli Stati Uniti rimangano coinvolti. Se vi ricordate, la creazione della NATO è stata un’iniziativa britannica messa in atto alla fine della seconda guerra mondiale per impedire agli americani di ritirarsi dall’Europa, tenendo la Germania sotto pressione e i russi fuori dal continente. Questa è la dichiarazione fatta dal primo capo della NATO, che era britannico, e l’obiettivo è cercare di tenere la guerra attiva ancora per quattro anni, sperando che fra quattro anni Trump se ne vada, torni qualcuno come Biden e si possa ricominciare da dove eravamo rimasti. Tuttavia, questa prospettiva non è accettabile per gli Stati Uniti, come ha affermato Trump: il rischio esistenziale rappresentato dal pericolo di un conflitto nucleare è troppo elevato, non solo per gli Stati Uniti, e il Paese farà di tutto per impedire qualsiasi tentativo in tale direzione. Ritengo che Ritter abbia fornito un’interpretazione molto chiara in merito. Comunque, la coalizione dei volontairosi, che era stata annunciata il 2 marzo 2025 durante un vertice a Londra e che era guidata sostanzialmente dal Regno Unito con le altre nazioni del Commonwealth britannico (Australia, Nuova Zelanda, Canada e Francia), era partita con un gruppo di 25 leader europei.

Oggi, dopo diverse riunioni in cui si è tentato di dare vita a questa coalizione in modo operativo, si è arrivati a una riduzione drastica del gruppo, sperando di riconvogliare gli Stati Uniti, mentre questi continuavano a ricevere il messaggio che non ci sarebbe stato nessun intervento statunitense a protezione, garanzia o sostegno di questa iniziativa. Anche perché i russi non vogliono avere soldati britannici e francesi in Ucraina. Se i soldati britannici e francesi andassero in Ucraina, verrebbero semplicemente uccisi e questo, naturalmente, scatenerebbe una guerra diretta tra Stati Uniti, scusatemi, tra Russia, Francia e Gran Bretagna e chiunque altro andasse in Ucraina. Gli americani, infatti, hanno detto in modo tassativo e perentorio che non sosterranno questa iniziativa, non manderanno truppe americane né aerei americani. Non sono d’accordo, quindi questa iniziativa sta fallendo, come era scontato. A oggi mi sembra che siano rimasti soltanto britannici e danesi, che forse vogliono far parte della coalizione perché temano di perdere la Gran Bretagna. Non so bene, però so che il primo ministro danese ha dichiarato che per l’Europa è molto meglio che ci sia la guerra in Ucraina piuttosto che la pace con i russi.

Non comprendo la logica alla base di questa scelta, considerando che i danesi, durante la seconda guerra mondiale, sono stati sconfitti dai tedeschi in sole sei ore. Pertanto, ritengo che la loro capacità di resistenza a un’invasione russa sarebbe, a questo punto, inferiore alle sei ore. A parte questo gruppetto di sostenitori, anche i francesi sembrano piuttosto indecisi riguardo alla prosecuzione del progetto, perché hanno compreso che è privo di futuro. Quindi la coalizione dei volenterosi si sta riducendo sempre di più e, continuando a fare pressione in questo senso, probabilmente otterranno un risultato che è favorevole a Trump, ovvero sgrettolare anche la NATO. Trump non ha mai fatto mistero del fatto che non è interessato alla NATO, che ritiene un’organizzazione obsoleta, una specie di casa di riposo per generali americani in pensione e politici compromessi europei. Non serve a niente, ha solo un costo enorme ed è tutto inefficiente: lo ha dimostrato in Ucraina, quindi non c’è motivo di continuare a spendere soldi, risorse e soprattutto rischiare un conflitto con i russi per mantenere in piedi questo tipo di baraccone. Per gli europei, invece, è essenziale che la NATO rimanga in vita e che gli Stati Uniti rimangano coinvolti, perché il crollo della NATO comporterebbe il crollo automatico anche dell’Unione Europea.

L’Unione Europea non è in grado di sostenersi senza la presenza della NATO; infatti, chiunque desideri aderire all’Unione Europea deve innanzitutto aderire alla NATO. Si tratta di due organismi strettamente interconnessi e, di conseguenza, stanno cercando di difendere questo tipo di approccio in tutti i modi. Trump non può smontare la NATO né può neanche andare al Senato degli Stati Uniti e dire: “Voglio che ce ne andiamo dalla NATO”, perché sono ancora parecchi senatori di vecchio stampo che prendono parecchi soldi dal mondo dell’industria militare e che non sarebbero d’accordo. Se invece sono gli europei, attraverso l’europolitica e la creazione di un’alleanza alternativa, più o meno volenterosa, che portano a uno svuotamento della NATO come significato e come capacità, per Trump va solo bene e va bene anche per i russi, perché in effetti, anche dopo la caduta dell’Unione Sovietica, Gorbaciov non ha mai insistito affinché la NATO venisse smantellata. L’accordo era che la NATO non si espandesse, ma per i russi il fatto che gli Stati Uniti rimangano in Europa attraverso la NATO è comunque stato un elemento di garanzia rispetto alle follie che potevano emergere dai vari regimi europei, in particolare da quelli francese, britannico e tedesco.

Quindi, tutto sommato, fa comodo a tutti i principali attori, Putin e Trump, mantenere la NATO perlomeno come facciata, come struttura fittizia che tiene unita, per il momento, il contesto europeo, in attesa di una situazione economica diversa che costringerebbe, a questo punto, l’Europa a stare al gioco rispetto al nuovo assetto politico che prevede inevitabilmente una fusione dell’Europa con il continente euroasiatico e, quindi, una politica più spostata verso est, dove il potere sarà in Oriente. Spero che questo video vi abbia aiutato a capire dove stiamo andando e vi abbia fornito una visione delle dinamiche grazie alla competenza di Scott Ritter. In seguito, vorrei approfondire alcuni aspetti di una serie che ho iniziato in passato e che naturalmente voglio portare a termine.

Roberto Mazzoni

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