Vaso di Pandora: Il piano quasi segreto di Trump

Amici del Vaso di Pandora, benvenuti, ben ritrovati. Oggi proviamo a tracciare un bilancio dei primi 100 giorni dell’amministrazione Trump, soprattutto in prospettiva futura. Per quanto riguarda l’informazione mainstream, sappiamo bene che la narrazione e le analisi su Trump sono a senso unico e rigorosamente negative. Tuttavia, anche nell’informazione indipendente stiamo notando delle analisi e delle valutazioni molto contrapposte sulla figura di Trump. Ne parliamo oggi nel nostro appuntamento, sempre molto atteso da me e sicuramente da tantissimi di voi, con Roberto Mazzoni, come sempre in collegamento dalla Florida. Buongiorno a tutti e benvenuti.

Vorrei ricordare che Roberto Mazzoni è un giornalista che ha già lavorato come direttore responsabile di testate giornalistiche del gruppo Mondadori e del gruppo Il Sole 24 Ore. Dal 2008 vive negli Stati Uniti ed è cittadino americano, pertanto ci fornisce le sue analisi sugli Stati Uniti in qualità di cittadino americano che, per la sua attività professionale, è inserito nella realtà politica ed economica del suo paese. C’è una guerra nei suoi confronti anche a livello interno, perché ha smosso le acque in modo non gradito e non funzionale agli interessi dei centri di potere non solo americani, ma anche transnazionali. Su che punto possiamo iniziare la nostra analisi? In primo luogo, possiamo affermare che per una porzione importante di americani, questa è una guerra, considerata la terza guerra d’indipendenza americana. Abbiamo iniziato subito con una definizione paradigmatica e cercheremo di capire il perché nel corso della nostra analisi, naturalmente con il tempo a disposizione. Questo si innesta su un altro problema: Martin Armstrong, un analista finanziario molto conosciuto nel mondo che, tra l’altro, è stato consultato anche da diversi capi di Stato, tra cui coloro che crearono l’euro in origine.

Armstrong possiede un’azienda di consulenza e investimento finanziario e, in realtà, da diversi decenni crea un programma in grado di prevedere gli eventi più importanti a livello politico e finanziario. Tra questi, ha previsto con estrema accuratezza le due elezioni di Trump e altri eventi finanziari importanti. Secondo la sua stima, nel 2032 ci sarà un conflitto nucleare, se la situazione attuale non cambierà. Entro il 2032, ci sarà quindi un’esplosione a livello di terza guerra mondiale. Questo perché il sistema finanziario è talmente squilibrato e diverse nazioni stanno facendo sempre più fatica a vivere all’interno di questo sistema. Lo vediamo anche in Europa, dove storicamente questo tipo di problemi si è sempre risolto con una grande guerra, abbiamo già assistito alla prima. La seconda guerra mondiale ha risolto l’instabilità creata dall’impero britannico, in declino come potenza geopolitica, e dalla sterlina, in declino come moneta di riserva internazionale.

Oggi abbiamo una situazione analoga per quanto riguarda il dollaro e soprattutto il circuito euro/dollaro. In seguito, proverò a spiegare meglio in cosa consiste questo circuito, come è nato, perché sta morendo e che cosa si sta cercando di fare. Dal punto di vista degli americani, viceversa, la situazione è cambiata proprio in ragione dell’evoluzione di questo circuito dell’euro/dollaro: fino a quest’anno, in buona sostanza, il controllo del circuito del dollaro è stato gestito da Londra, dove sono stati prodotti i 4/5 dei dollari in circolazione nel mondo, con l’appoggio del Giappone. Si tratta, quindi, di un circuito che ha alimentato la crescita della Cina e che ha contribuito a creare il sistema globalista che abbiamo oggi. Ma il prezzo per gli Stati Uniti di questo sistema è stato naturalmente una crescita spropositata del governo federale, con tutti i costi e gli sprechi correlati, una riduzione drastica dell’occupazione e della struttura industriale statunitense, nonché la devastazione di interi Stati causata dalla perdita di posti di lavoro, prima trasferiti in Messico e poi in Cina e altri luoghi.

Ci troviamo di fronte al vecchio clamoroso caso della Rust Belt, la cintura della ruggine, il distretto, il mega distretto proprio automobilistico. Non solo quello, ma anche tutti gli stati centrali, quindi, escludendo gli stati costieri come il New England, il Massachusetts, il Connecticut e New York, così come la California, hanno beneficiato naturalmente del sistema mercantilistico costruito sulla finanziarizzazione dell’economia e sulla disintermediazione della produzione inviata all’estero. Ciò ha portato a una maggiore focalizzazione sul traffico marittimo, sull’importazione di prodotti e sull’esportazione di dollari. Se escludiamo questa fascia, che comunque è molto limitata sia demograficamente che geograficamente e che ha beneficiato ampiamente di questa trasformazione, tutto il resto degli Stati Uniti ne ha sofferto pesantemente.

Oggi abbiamo la famiglia media che, come minimo, ha due componenti che lavorano, i due membri principali della famiglia, soprattutto se ha più di un componente e spesso hanno più lavori. Inoltre, per i giovani delle nuove generazioni è praticamente impossibile comprare casa ed è estremamente difficile, a causa dei costi elevati che si trascinano dal periodo universitario, quando hanno contratto debiti importanti per studi che non sempre sono utili e non sono sempre produttivi, a meno che non si tratti di studi in ambito finanziario. In tutto questo, abbiamo una costante discesa nello standard di vita per molti americani che non possono permettersi di andare in pensione e devono mantenere un lavoro per integrare quello che è la pensione statale o la pensione che hanno accumulato privatamente nel corso della loro carriera. In generale, si tratta di una situazione molto simile a quella che abbiamo avuto appena prima della guerra civile negli Stati Uniti. Molti prevedono la possibilità di una guerra civile interna e, di conseguenza, è necessario cambiare la situazione, liberare gli Stati Uniti dagli effetti globalisti e dall’impianto finanziario che spesso è controllato da entità esterne agli Stati Uniti.

È necessario liberare gli Stati Uniti da guerre inutili che spesso vengono combattute a beneficio di altri o a beneficio di nessuno. Bisogna inoltre intervenire sui produttori di armi e, più in generale, garantire uno standard di vita accettabile soprattutto alle nuove generazioni, che tra l’altro sono molto numerose. Gli Stati Uniti, in ragione dell’andamento demografico e anche in ragione dell’immigrazione che si è mantenuta intensa (parlo sia di immigrazione legale che di immigrazione illegale), sono ancora un paese popoloso, quindi un paese in cui le nuove generazioni vogliono avere la loro possibilità. Quindi il Liberation Day rientra esattamente in questa ottica: il nome non è stato scelto a caso. Gli americani si sentono intrappolati, si sentono, se vogliamo, vittime. Poi ognuno può avere le sue opinioni, ma vi cito il punto di vista americano di un sistema che non hanno scelto e che ha iniziato quelle prime due guerre alle quali non volevano partecipare, le due grandi guerre mondiali, ed è continuato con tutta una serie di interventi esterni che hanno consumato risorse, sangue e tesoro senza portare nulla di utile agli Stati Uniti, anzi, rendendo la popolazione fondamentalmente.

Sì, poi alla fine è la popolazione che costituisce la base reale della nazione, escludendo una piccola classe che opera nella finanza o nel commercio, soprattutto in termini finanziari, e la classe politica e la classe burocratica che è esplosa, tutti gli altri si sentono emarginati. Si sentono traditi, e in effetti il Congresso degli Stati Uniti, il Parlamento, è considerato da tempo, fino al 2008, uno degli enti meno apprezzati negli Stati Uniti, considerato uno dei più corrotti, inefficienti, incapaci e inutili. Tuttavia, nell’arco del tempo, il congresso è oggettivamente ampiamente corrotto, altrimenti tutto il sistema non potrebbe funzionare: il controllo della borsa e l’approvazione dei grandi accordi contrattuali commerciali che hanno portato alla globalizzazione sono di competenza del congresso. Quindi, il centro del problema è totalmente decaduto in termini di efficacia e di fatto ha trasferito i poteri alle varie agenzie burocratiche che legislano in proprio attraverso regolamenti.

Questo ha creato un divario tra le piccole aziende americane, che da sempre costituiscono l’ossatura principale dell’economia, e le grandi aziende multinazionali, come succede in tante altre economie, ad esempio quella italiana o quella tedesca. Questo rende loro impossibile competere, costringendole a fallire o a essere assorbite da grandi complessi multinazionali che, avendo la massa politica ed economica per sostenere i costi aggiuntivi, possono permettersi squadre di avvocati che gestiscono la burocrazia sempre più complessa. Quindi, dal punto di vista americano, questo è un punto di svolta e Trump ne è semplicemente una manifestazione. Se non ci fosse Trump, ci sarebbe stato qualcun altro o qualcos’altro. Tuttavia, gli americani vogliono una rivoluzione e vogliono finalmente liberarsi dell’influenza finanziaria e politica che proviene da Londra e dall’Europa, nonché dal sistema globalista in cui non si trovano per niente bene.

Non volevano entrarci fino al principio e ne vogliono uscire oggi. Poi, uno può apprezzare o meno lo stile di Trump, è un altro discorso; ciò che è importante per gli americani è che sia gradito agli americani. Il sentire della maggioranza del popolo. Ora, avendo fatto questo breve excursus, vediamo che i primi 100 giorni di Trump sono la fotocopia esatta della strategia seguita da Franklin Delano Roosevelt nella sua prima presidenza. All’epoca, Franklin Delano Roosevelt veniva attaccato dentro e fuori dagli Stati Uniti, proprio come Trump, ed era sicuramente un presidente che si era impegnato a fare una trasformazione profonda del Paese. Possiamo dire che la trasformazione non è stata positiva, per una serie di motivi, ma di certo Franklin Delano Roosevelt ebbe un fortissimo impatto sulla vita americana, tanto che è stato lui a costruire l’impianto burocratico che ha permesso agli Stati Uniti di vincere la seconda guerra mondiale e che poi ha di fatto governato il Paese fino a oggi. Un altro dato importante è che gli Stati Uniti, ogni 100 anni circa, si rigenerano, a differenza dell’Europa o della Cina, che seguono dei percorsi più tradizionali e hanno un’evoluzione più graduale. Gli Stati Uniti si distruggono automaticamente e rinascono proprio come ciclo di evoluzione interna: l’abbiamo visto con la guerra civile, l’abbiamo visto con Franklin Delano Roosevelt, l’abbiamo visto prima della guerra civile con Jackson e oggi lo vediamo con Trump.

Quindi, secondo gli osservatori che conoscono Trump più di altri, non sono dei trumpisti, ma sono gente inserita nei circuiti che contano. Oggi stiamo vivendo la tempesta che sarà seguita dalla calma. Nel caso di Trump, il progetto che ha seguito nei primi 100 giorni era esattamente il copione di Franklin Delano Roosevelt, che consisteva nel spingere al limite tutta una serie di attività, soprattutto all’interno degli Stati Uniti, che costringessero tutti i nemici interni, soprattutto, a dover rincorrerlo, perché si muoveva troppo velocemente e in modo troppo d’impatto, troppo drastico. Bisognava saggiare quelli che erano i limiti delle sue possibilità di movimento e portare il sistema al limite del collasso, se vuoi, o della rottura, per capire poi dove operare nei mesi successivi. E in questo, Roberto, cosa ha spinto Trump al massimo in questi primi 100 giorni?

Su tutti i fronti. L’esplosione degli immigrati illegali, che tra l’altro ha provocato un’importante diminuzione dei prezzi all’interno degli Stati Uniti. Oggi abbiamo avuto il primo trimestre deflattivo, il che significa che il prezzo ha cominciato a scendere. Con l’intervento dell’DOJ, che ha smembrato l’impianto burocratico, sono stati licenziati, se non sbaglio, 240 mila dipendenti e, in più, sono state chiuse intere agenzie o intere organizzazioni; se non le hanno chiuse, le hanno messe in naftalina. Poi c’è la questione dei dazi, delle tariffe: in teoria, dovrebbero essere una prerogativa del Congresso, in quanto sono considerate una forma di tassazione indiretta per il popolo americano. Se si applica una tariffa, infatti, il prezzo per il consumatore americano aumenta. È una specie di IVA, magari selettiva, simile a quella in vigore in Italia e in Europa. Quindi, già si vedeva che in Congresso stavano mobilitando per bloccarlo, perché dire “tu stai applicando, stai facendo tutte queste cose che non ti competono, non sono affare tuo”, significa ridurre o prelevare fondi alle università statali che non si conformano alle sue nuove politiche. La riduzione dei sessi da un numero indefinito a due, con l’eliminazione di tutto l’apparato formativo e di propaganda, e la relazione tra governo centrale e stati, dove gli stati che non si conformavano a queste linee direttive venivano penalizzati, con il blocco dei fondi erogati dal governo federale. Questi sono solo alcuni dei temi trattati.

Nei suoi ultimi capitoli abbiamo visto, se non sbaglio, un ordine esecutivo con cui Trump ha ordinato la riduzione del 70% del costo di qualsiasi farmaco venduto negli Stati Uniti. Questa è un’azione estremamente popolare che ha un impatto immediato sulle tasche degli americani, in aggiunta alle altre varie attività che sta portando avanti. Inoltre, ha chiesto di poter licenziare il Presidente della Federal Reserve. Geron Powell, proprio perché uno degli obiettivi fondamentali della terza guerra d’indipendenza americana è smantellare la Federal Reserve, perché le altre due guerre d’indipendenza erano centrate entrambe sul tema della banca centrale: la prima guerra d’indipendenza era contro la tassazione imposta dal governo di Londra, da Rey, che voleva anche imporre l’uso della sterlina all’interno degli Stati Uniti; a questa sarebbe poi seguita la formazione di una banca centrale simile a quella d’Inghilterra.

La seconda guerra di indipendenza, che ha come protagonista Jackson, è iniziata all’inizio dell’800 con l’obiettivo di smantellare la seconda banca centrale, che però è durata solo 20 anni, per poi essere sostituita da una terza banca centrale, sempre di origine britannica, negli Stati Uniti. Questa terza banca centrale è stata smantellata definitivamente da Jackson, che ha vinto la guerra di indipendenza, dove vi ricordo che britannici e canadesi invasero gli Stati Uniti e arrivarono fino a Washington, bruciando la Casa Bianca. La terza consiste nell’eliminare definitivamente la Federal Reserve, privandola del suo potere o eliminandola completamente. Se vi ricordate, il tema è emerso più volte durante la campagna elettorale. Quello che stai dicendo finora corrisponde a un piano ben preciso, che mette da parte tutte le analisi che dicono che Trump si sta muovendo così a caso, senza un’idea precisa. In primo luogo, c’è un documento pubblicato dal consulente finanziario della Casa Bianca prima che Trump si insediasse e prima che vincesse le elezioni, nel quale venivano descritti esattamente i passaggi che stanno attraversando, quindi non si tratta di una cosa improvvisata, c’era un documento.

Poi, la modalità di esecuzione è stata un po’ improvvisata sul momento, con l’intento di spiazzare gli avversari, di capire cosa funzionava e anche, e soprattutto, di assaggiare i limiti, di tastare fino a che punto fosse necessario. Se ci sono dei dazi, perché in questi giorni il mainstream riporta la grande retromarcia di Trump sui dazi alla Cina, quindi ha cambiato idea, ha capito che la cosa non è fattibile. Tu come commenti la cosa, perché in questi giorni sta circolando parecchio questo? A livello pratico, non vedo la retromarcia, nel senso che alla fine di tutto il discorso tutti hanno un 10% di tariffe che prima non c’era. Questo è oggettivo. Basta, quindi un 10% di tariffe non è cosa da poco. Quanto pagate di IVA in Italia adesso? 18% o 22%? 22%. Ma non ci siete arrivati in un colpo solo. No, no. Quindi, aver applicato il 10% di tariffe a tutti i settori, che poi diventano, se non sbaglio, il 30% nei confronti della Cina per quanto riguarda l’acciaio, l’alluminio e altri settori specifici, è comunque un dato.

Non è un dato da poco: nelle tecniche di negoziazione, se tu vuoi comprare una casa a 50 mila dollari e il proprietario ne vuole 200 mila, tu ne offri 10, poi vi fermate intorno ai 50 o agli 80 o qualcosa del genere, perché parti con una proposta talmente assurda che uno dice: “Vabbè, dai, alla fine ho vinto perché sono riuscito a farlo scendere a 10”, quando l’obiettivo fin dal principio poteva essere 10 o 15. Anche perché, come abbiamo visto l’altra volta, il 10% di tariffe vuol dire una svalutazione del dollaro del 10%, che è tantissimo. Tra l’altro, questo apre le porte a un’operazione di attacco speculativo sull’euro/dollaro mostruosa che, tuttavia, non discutiamo qui perché diventerebbe un po’ complicato da esprimere. In ogni caso, Trump sta seguendo pari pari le modalità operative dei primi 100 giorni di Franklin Delano Roosevelt. Chi andasse a vedere la storia di Franklin Delano Roosevelt, troverebbe esattamente le stesse cose, con gli stessi attacchi sui media dell’epoca, sia internazionali che americani, e con le stesse problematiche nei confronti del congresso e della magistratura, perché anche la magistratura, per certi versi, è andata fuori controllo.

Oggi abbiamo dei magistrati locali che bloccano l’attività del Presidente a livello globale. Ci sono terroristi e criminali noti che sono stati colti sul fatto di crimini orrendi che non si possono espellere perché hanno dei diritti, anche se in realtà sono entrati legalmente negli Stati Uniti e non sono cittadini americani, quindi non hanno nessun diritto a livello legale. Quello che sta cercando di fare Trump è distruggere tutto questo nel tempo più breve possibile, usando una tecnica simile a quella di Washington. Gli americani, come si legge nei libri di storia, sono imprevedibili quando combattono al meglio: hanno una strategia, ma poi fanno di tutt’altro e improvvisano sul campo, perché è il modo migliore per sorprendere l’avversario. Anche Sun Tzu, nell’arte della guerra, lo dice chiaramente. L’obiettivo di Trump era quello di ottenere l’effetto di far uscire il dentifricio dal tubetto, quindi non si torna più indietro.

Questo era l’obiettivo delle tariffe: ora negoziamo tutto il resto, ma sia chiaro che il discorso è finito. Era un messaggio sia all’esterno, per capire chi sono davvero gli amici, chi è così così e chi non è così. Per “esterno” intendi? Fuori dagli Stati Uniti. Ci sono tre contenitori famosi: verde, giallo e rosso. Quali sono le nazioni che sono nei contenitori verdi, ad esempio l’Italia? Bene, allora con queste nazioni abbiamo supporto militare, possibili operazioni di supporto economico, rapporti commerciali stretti, quindi un incentivo a collaborare: sono amici. Quelli nel contenitore giallo sono incerti, non lo sappiamo. Puoi farci degli esempi, intanto quelli che sono nel contenitore verde e quelli che sono in quello giallo? L’Italia sicuramente in quello verde, quindi la Meloni. Da questo punto di vista, la Meloni è stata casuale, l’aveva capito. Secondo te hai degli elementi per poterlo valutare? Secondo te, ha capito cosa stava facendo o è stato piuttosto un atto di conferma della sua subordinazione? Stiamo forse sopravvalutando la Meloni, se pensiamo che avesse capito.

Non riesco a mettermi nella sua testa, credo che sia un mix delle due cose. L’Italia, dopo l’armistizio, si è sempre dimostrata estremamente fedele agli Stati Uniti, quindi è un’alleata leale. Alcuni potrebbero dire che è in realtà una provincia, una colonia, come preferite definirla, ma io la vedo più come un’alleata, nel senso che comunque ha una sua autonomia, una sua personalità e un suo scopo, nonché una sua potenzialità importante anche per gli Stati Uniti. Per quanto riguarda il nuovo progetto che andremo a vedere, non so se abbiamo il tempo di vederlo tutto, però io direi che dopo una cinquantina di minuti ci fermiamo, poi magari ci vediamo in un altro momento, un po’ più ravvicinato, se sei d’accordo. Ho fatto quella domanda e volevo semplicemente citare i nomi, più li cito e meglio è. Quelli nel contenitore verde sono l’Italia, giusto? Sicuramente l’Italia, il Regno Unito che si è affrettato a presentarsi, anche se in questo caso il Regno Unito sta diventando una colonia, perché la proposta di accordo nuovo prefigurata vincola il Regno Unito alla politica americana, mentre gli offre pochissimi benefici. Forzando i britannici ad adeguarsi agli standard americani, impedisce la tendenza che era in atto nel Regno Unito, o comunque la frena, di smontare la Brexit e quindi vincola la direzione dei britannici e, in qualche modo, li incapsula, perché il discorso è: “Siete nei guai, vi possiamo dare una mano, però dovete giocare alle nostre regole”. Fino a ieri volevate essere l’impero che riconquistava la provincia perduta degli Stati Uniti, adesso cambiamo discorso.

Sicuramente l’Italia e l’Inghilterra, l’Italia e l’Arabia Saudita, e anche il Messico, anche se ci sono ancora dei negoziati in corso, sono nel contenitore verde. Inoltre, direi il Giappone. È poco chiaro, credo che stiano facendo un po’ di rumore, ma forse perché vogliono negoziare un po’ meglio. Il Giappone è sicuramente uno dei primi che si è fatto avanti ed è ancora nel contenitore verde. La Corea del Sud è sicuramente nel contenitore verde, così come Taiwan. Al momento, nel contenitore verde non vedo nessuno, forse la Grecia. Non vedo nessun altro chiaramente definito. Poi abbiamo un grosso contenitore giallo in cui ci sono la Russia, il Canada e diversi paesi europei. Come puoi citare tre paesi europei? La Germania, che è un po’ incerta, la Slovacchia e l’Ungheria, che sono più vicine al contenitore verde, anche se non è ancora chiaro se saranno effettivamente nella sfera di influenza americana o se saranno più vicine a quella russa.

Nel contenitore giallo abbiamo l’Ucraina, che ha ottenuto due importanti risultati con l’accordo sui minerali. Il primo è l’annullamento dell’accordo precedente che gli ucraini avevano stipulato con i britannici sulla stessa questione. Dopodiché, di fatto, impedisce l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea, perché a questo punto gli americani hanno ipotecato l’intera Ucraina e, se non c’è consenso da parte degli Stati Uniti, non succede niente e non ha senso importare l’Ucraina nell’Europa, né tantomeno pagare con i soldi europei la ricostruzione dell’Ucraina a beneficio degli Stati Uniti. Questa potrebbe essere una possibilità, vedremo. Non mi sento di escluderla, vista la lungimiranza che le varie cancellerie europee stanno dimostrando; non mi meraviglierei di questo. Esatto, poi abbiamo il contenitore rosso, dove ci sono i cinesi, ovviamente per motivi vari, i francesi e l’Unione europea in generale, quindi come pacchetto. Al momento, direi che questi sono i contenitori. Dopodiché, bisogna capire come l’Unione europea potrà uscire dal contenitore rosso ed entrare in quello giallo. Escludo che possa essere nel contenitore verde come entità, a meno che non lo ritenga poco probabile. Diversi paesi all’interno, per esempio la Finlandia, stanno lavorando, così come i paesi centrali. La Germania stessa, invece, dipende dalla posizione dell’attuale governo: potrebbero rientrare.

Questo meccanismo ha anche stabilito quali sono gli effettivi alleati. Un altro fatto importante che è sfuggito sia ai media mainstream che a quelli alternativi è che, se non sbaglio, due giorni dopo Liberation Day, il prezzo del petrolio è sceso. Ed è rimasto basso, il che ha naturalmente portato a enormi benefici all’economia americana, perché il prezzo della benzina è sceso per la prima volta e questo fa abbassare i prezzi di tutto. Secondo me, però, questo ci fa capire due cose fondamentali. Il primo è che l’OPEC è finito, il cartello dell’OPEC è finito, è tramontato insieme al petrodollaro e si sta formando una nuova alleanza che include necessariamente i russi e i sauditi. Gli Stati Uniti e la Russia. Stati Uniti, Russia, Arabia Saudita e Qatar. Questo è il nuovo polo, perché è impossibile che il prezzo del petrolio sia sceso così tanto senza il consenso esplicito dei russi, è materialmente impossibile. Quindi, deve trattarsi di un accordo di fondo più importante che è sfuggito. Tutti si concentrano sulle trattative sull’Ucraina, mentre altre cose sono estremamente periferiche.

La guerra in Ucraina è persa, l’hanno vinta i russi. Trump non può dare qualcosa ai russi che non hanno conquistato militarmente: primo, non è il padrone dell’Ucraina; secondo, il congresso non lo approverebbe mai e di conseguenza è anche inutile che continui a portare avanti le trattative a nome degli Stati Uniti in tale direzione. È più semplice se se la vedono direttamente i russi con gli ucraini. Come avverrà giovedì, in pratica. Ne abbiamo già parlato in passato, ma quello che si sta creando è un nuovo cartello energetico che include ovviamente i principali produttori di gas naturale e petrolio, anche perché il gas naturale sta diventando più importante del petrolio rispetto al passato. Questo cartello comprende Russia, Stati Uniti, Arabia Saudita e Qatar. Il Qatar, che ci ha citato poco fa. L’Iran, indirettamente, è comunque coinvolto, per cui è necessario avere un accordo con Teheran. Perché Trump aveva cancellato l’accordo sul nucleare con l’Iran durante la precedente presidenza? In parte perché gli avevano prospettato una strategia per rinnovare l’accordo e crearne uno nuovo che si è rivelato fallimentare e questo era il motivo per cui lo circondavano persone poco raccomandabili.

Ma anche perché il precedente accordo prevedeva che, qualora l’Iran soddisfacesse i requisiti, le sanzioni venivano tolte solo dall’Europa, mentre gli Stati Uniti continuavano a mantenere le sanzioni fino al completamento del programma, cosa che richiedeva moltissimo tempo. Questo impediva alle aziende americane di investire in Iran e di essere presenti nel Paese, mentre potevano andarci gli europei. Quindi, secondo me, si arriverà a quadrare il nuovo accordo sul nucleare, perché c’è interesse da entrambe le parti: gli americani potranno investire in Iran. Gli iraniani, per ovvi motivi, hanno sempre mostrato riluttanza a consentire l’ingresso delle aziende americane nel proprio Paese, ma al contempo riconoscono l’importanza di partecipare al cartello Russia-Washington-Riyadh, soprattutto in un’ottica di creazione di un’alternativa alla Belt and Road Initiative cinese, che parte dall’India, scende attraverso l’Iran, attraversa il Medio Oriente e arriva in Europa. In questo modo, l’India si candida a diventare un’alternativa alla Cina. Quindi, non stiamo parlando di una totale deglobalizzazione, perché non sarebbe realistico.

Anche gli Stati Uniti non possono pensare di ricostruire gli impianti industriali che hanno smantellato negli ultimi 50 anni. Ci vorrà tempo. Abbiamo perso anche troppo know-how e cultura della produzione, anche se lo vogliamo. Esatto, e una parte di questi prodotti non ha senso riportarli negli Stati Uniti, ad esempio l’abbigliamento, le scarpe da ginnastica e i giocattoli. Mentre naturalmente hanno senso il materiale militare, la tecnologia avanzata, l’elettronica e i medicinali. Gli asset strategici, diciamo, quelli sì. E potenziale, naturalmente, l’agricoltura. Bisogna avere tutto ciò che è indispensabile per mantenere in vita una nazione, anche qualora fosse completamente isolata, e mantenere gli Stati Uniti al top, non necessariamente in cima, perché tutti gli altri vogliono essere al top nella tecnologia, negli sviluppi e in generale.

Non più primi in assoluto, ma primi inter pares, direbbero i latini. Poi, gli americani cercheranno sempre di essere i primi in assoluto, così come cercano di fare i cinesi, quindi non è una novità. In questo caso, però, l’India è destinata a crescere molto, moltissimo, e quindi c’è bisogno di un corridoio via terra, non solo via mare, che consenta questo tipo di flusso e che graviti su un polo energetico coordinato che fa perno naturalmente sul Medio Oriente e che considera il Mediterraneo una parte assolutamente strategica. Quindi, a mio avviso, ci sono quattro nazioni con ruoli strategici: Arabia Saudita, Qatar, Turchia e Italia. Nel frattempo gli Stati Uniti hanno sostanzialmente preso il controllo delle condotte ucraine e, indirettamente, delle condotte che passano attraverso la Polonia e altre località, se ci sono dei punti di snodo all’interno dell’Ucraina. In più, dicono potenzialmente di poter fare una joint venture con i russi su Nord Stream 1 e 2. Se ne parla già da qualche settimana. Esatto, quindi il nuovo assetto per l’Europa sarebbe il seguente. L’Europa continuerà a importare gas e petrolio dall’estero. E questo petrolio verrà venduto da un cartello che include Qatar, Arabia Saudita, Russia e Stati Uniti, che stabiliranno il prezzo che preferiscono. Questo è in sintesi il loro piano. L’Italia ha un ruolo importante in questo collegamento. Quale sarebbe il ruolo dell’Italia? Sicuramente, l’Italia svolge un ruolo importante nella distribuzione delle merci che possono essere trasportate lungo la rotta mediterranea.

Ci sono tanti porti in Italia da cui è possibile poi esportare altre merci dagli Stati Uniti, per esempio, oppure anche dalla Cina verso il resto d’Europa. Inoltre, l’Italia potrebbe fungere da polo di smistamento del gas, dato che la condotta che arriva dalla Turchia e quella che potrebbe arrivare dal Medio Oriente, passando magari per la Siria, probabilmente transiterebbero per l’Italia. Ciò creerebbe un polo di smistamento energetico. A tal fine, deve garantire la massima affidabilità e essere un partner fedele. Certamente. Queste sono le precondizioni, è ovvio. Esatto. Però, secondo me, questo è un aspetto che si sta prefigurando come evoluzione del nuovo assetto di sicurezza in Europa, tenendo anche conto delle esigenze dei russi. Si è quindi creato un asse tra gli Stati Uniti e la Russia, non credi?

Assolutamente, perché Stati Uniti e Russia sono storicamente alleati. Siamo vicini, siamo confinanti. L’Alaska si affaccia sulla Russia e siamo a poche decine di chilometri di distanza. Inoltre, i russi, lo zar di Russia, quando vendette l’Alaska agli Stati Uniti, lo fece perché voleva creare una ferrovia diretta da Russia fino al cuore degli Stati Uniti. Per realizzarla, però, è necessario attraversare il Canada e gli americani dovranno quindi prendere il controllo di un territorio canadese, magari l’Alberta, che già sta pensando di separarsi dal Canada per diventare uno Stato indipendente o il 51° Stato degli Stati Uniti. In ogni caso, è necessario avere una certa indipendenza che consenta la costruzione di condutture che arrivano dal nord, dall’Artico, magari anche dalla Russia o dagli Stati Uniti. Non dimentichiamo che durante la famosa guerra civile che vide il sud finanziato da britannici e francesi e il nord che naturalmente combatteva il sud, il nord fu difeso e riuscì a vincere grazie all’intervento diretto della flotta russa che inviò la sua flotta integrale nei porti di New York e San Francisco, impedendo il blocco navale che i britannici e i francesi avrebbero imposto al nord.

Quindi, storicamente, c’è una coesistenza e un allineamento di interessi e di intenzioni tra russi e americani. Da parte cinese, sappiamo che i cinesi hanno finanziato la rivoluzione industriale dell’800 negli Stati Uniti; all’epoca, avevano i soldi per farlo. Dopodiché gli americani hanno restituito il favore. Naturalmente, in questi giorni abbiamo parlato della festa della vittoria in Russia e i russi hanno sicuramente pagato un prezzo enorme nella seconda guerra mondiale, soprattutto hanno contribuito in modo determinante alla vittoria in Europa, non c’è nessun dubbio. Anche se in mancanza del contributo americano, è incerto che sarebbero riusciti a vincere in Europa, perché, oltre alle truppe, gli americani hanno messo in gioco un’enorme fornitura di attrezzature militari fornite direttamente dagli Stati Uniti ai russi, di cibo e quello fu appunto l’iniziativa di Roosevelt.

Ma non dimentichiamo che i russi avevano perso contro il Giappone poco prima e che, durante la seconda guerra mondiale, gli unici a combattere i giapponesi sono stati gli americani, che hanno liberato la Cina dall’invasione giapponese prima che Mao arrivasse sulla scena, perché in quel periodo era nascosto da qualche altra parte. Sono sempre stati gli americani, inoltre, a intervenire nei periodi di tensione tra Stati Uniti e cinesi, quando i sovietici, per la precisione, volevano bombardare Pechino con testate nucleari. Perché Pechino non si piegava ai loro voleri, furono proprio gli americani a minacciare e a ricattare i russi affinché cambiasse idea. Quindi, nel lungo periodo, c’è una relazione storica anche con i cinesi che vede le due nazioni comunque collimate, collimare gli interessi, anche se non coincidenti.

Per essere ben chiaro, rimangono nazioni rivali, ma è nell’interesse di entrambe gestire la disconnessione in modo gestibile, il più gestibile possibile, sapendo che l’India è destinata a entrare nella scena e a diventare una potenza importante nei prossimi 50 anni, contribuendo a rimpastare un po’ l’assetto complessivo. Si va quindi verso un mondo multipolare, multicentrico. Questo è l’aspetto fondamentale. Certo, questo comporta un attacco speculativo sul circuito dell’euro dollaro, perché il circuito dell’euro dollaro sta attualmente attraversando la seconda fase. In questi primi 100 giorni abbiamo visto Trump far intentare a tutti una causa negli Stati Uniti, in modo da poter intentare diverse cause fino alla Corte Suprema e acquisire il maggior potere possibile all’interno della Presidenza per portare avanti le attività che finora ha solo accennato, ma che non ha potuto portare avanti fino in fondo a causa delle resistenze, che si sono sviluppate dopo i 100 giorni.

Nel frattempo, mentre lui porta avanti le sue battaglie interne, sarà necessario mettere il debito pubblico sotto controllo o con maggiore controllo, tentare di ridurre il debito accumulato e questo si può fare attaccando il circuito dell’euro dollaro. Il circuito dell’euro dollaro è nato subito dopo la seconda guerra mondiale, perché? Perché l’Europa era appena stata distrutta, gli Stati Uniti invece uscivano dalla guerra come una superpotenza, avevano la maggiore riserva d’oro al mondo, il più grande impianto produttivo e non erano stati colpiti dalla guerra, quindi erano in grado di essere immediatamente operativi, a differenza dell’Unione Sovietica che aveva subito danni notevolissimi e dell’Europa che era praticamente demolita. Quindi, attraverso il piano Marshall, che probabilmente alcuni di voi ricorderanno, gli Stati Uniti iniziarono a inviare denaro in Europa per la ricostruzione e a fare in modo che l’Europa cominciasse a produrre beni da esportare negli Stati Uniti, risollevando così la situazione e favorendo, nel frattempo, l’esportazione di prodotti realizzati negli Stati Uniti.

Questo permetteva di rinforzare le singole nazioni. Questo è proseguito ininterrottamente da quel momento in avanti, salvo i grossi problemi legati al fatto che i cinesi e i russi, che stavano comunque incamerando dollari, non volevano rimandarli negli Stati Uniti per paura che venissero sequestrati. Già all’epoca, quindi, c’era il problema e, in più, c’era un aggancio tra dollaro e oro. Tale per cui l’uscita continua di questi dollari comportava anche l’uscita dell’oro dagli Stati Uniti e, a un certo punto, questo è diventato un problema. Verso la fine degli anni ’60, hanno dovuto bloccare il flusso in uscita, soprattutto perché i francesi continuavano a pretendere oro di ritorno e a volere il loro oro, mentre nel frattempo avevano coinvolto gli Stati Uniti nella guerra del Vietnam, guerra iniziata dai francesi, per inciso. A quel punto, il dollaro si è sganciato dall’oro e alle banche europee, in particolare a quelle britanniche, è stato consentito di emettere dollari in modo autonomo.

La Federal Reserve ha condotto un’indagine sulla situazione e ha dichiarato: “Sì, in effetti stanno generando dollari per i fatti propri, ma a noi va bene così, perché non siamo costretti a esportarli direttamente dagli Stati Uniti. Possiamo ridurre il flusso e controllare meglio l’andamento dell’inflazione interna”. Negli anni ’70, però, è stato necessario resettare tutto perché in ogni caso bisognava svalutare il dollaro rispetto al costo delle merci complessive e abbiamo assistito a un quadruplicarsi del costo del petrolio. Fu allora che nacque il petrolio come punto di riferimento per riallineare l’economia. La decisione fu presa durante una riunione del gruppo Bilderberg, un’organizzazione europea costituita da diverse compagnie petrolifere, non solo americane, tra cui i Rockefeller, e molte altre. Questa mossa servì a riallineare l’economia, ma provocò dieci anni di grande inflazione in tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti.

Proseguendo velocemente, cosa è successo? I soldi continuano a essere generati e inviati in Cina, dove viene creato un impianto produttivo cinese. I dollari in eccesso tornano negli Stati Uniti, dove vengono acquistati titoli del tesoro americano e beni statunitensi, come terreni o quote azionarie. Ciò fa sì che il dollaro continui a salire di valore, ma fa anche sì che il debito pubblico americano continui ad aumentare, perché devono continuare a portare fuori dollari e devono continuare a ridurre la capacità produttiva interna. Inoltre, vendono risorse essenziali all’interno degli Stati Uniti, tra cui terreni agricoli in grandi quantità e addirittura terreni adiacenti a basi militari che sono state acquistate dai cinesi. Quindi, naturalmente, la situazione non era più sostenibile e di conseguenza hanno deciso di invertire la tendenza. Cosa è successo? Già nella prima presidenza Trump è stato inserito un nuovo meccanismo che regola l’eurodollaro. Invece di lasciare che fosse Londra a stabilire le modalità di emissione di questi dollari attraverso un circuito che si chiamava LIBOR, dove le banche londinesi si incontravano al pomeriggio all’ora del tè per decidere quale sarebbe stato il tasso di interesse nel giorno successivo e si sarebbero ottenuti gli interessi nelle proprie tasche,

Quindi, dal 31 marzo di quest’anno, il vecchio sistema è stato sostituito da un nuovo sistema, il SOFR, gestito da Washington e New York, e basato su un circuito finanziario americano. L’emissione di nuovi dollari richiede obbligatoriamente la disponibilità di titoli del tesoro. Se sei americano, se sei una banca europea o britannica e vuoi emettere nuovi dollari, devi prima acquistare dal tesoro degli Stati Uniti una quantità sufficiente di titoli. Questa è la grossa differenza. Oggi, 20 trilioni di dollari di debiti in dollari nel circuito dell’eurodollaro, in capo a Londra in qualche modo, oggi sono in capo a Washington.

Washington ha 36 trilioni di dollari di debito come governo, ma deve incassare 20 trilioni di dollari, alcuni dei quali cinesi. È evidente che non possono pretendere di incassare tutti insieme, altrimenti ci sarà una guerra, ma devono dire: “Cari signori, Questo è il messaggio inviato dalle tariffe, giusto per farvi capire: il sistema precedente è finito, non siamo più così amici come prima. Adesso le banche americane le stiamo sguinzagliando, perché togliamo tutti i blocchi che sono stati messi dopo la grande crisi. Quindi il branco di lupi delle banche americane potrà azzannarvi tutti indistintamente e hanno il via libera da parte nostra; cercheranno di recuperare il più possibile. Mettiamoci d’accordo, facciamo un piano di pagamento rateizzato. Questi soldi che adesso sono nostri, tra l’altro, includono anche l’accordo sui minerali dell’Ucraina, perché i soldi inviati dagli Stati Uniti e dall’Ucraina in realtà facevano parte del circuito dell’euro dollaro e, quindi, venivano comunque messi da Londra. Con questo nuovo accordo, tutto quello che deve tornare torna a Washington e non più a Londra, quindi Londra è veramente messa molto male. Quindi, ragazzi e signori, noi non vogliamo strangolarvi, non vogliamo farvi troppo male, non vogliamo neanche arrivare a una guerra nucleare.

Evidentemente, gli unici che sono finora indenni da questo tipo di situazione sono i russi: uno, perché non abbiamo applicato tariffe; due, se si considera il Liberation Day, i russi non c’erano, neanche i biro russi, e due, perché hanno blindato la loro economia e sono abbastanza autonomi. Con loro facciamo accordi diversi. I cinesi sono in difficoltà, ma non possiamo sganciarci da loro immediatamente, se non crolliamo insieme a loro. Dobbiamo quindi metterci d’accordo con il Giappone che, naturalmente, adesso sta facendo un po’ di rumore perché deve tirare fuori dei soldi. Dobbiamo decidere insieme le modalità di pagamento: se siete nel cassetto verde, vi diamo una dilazione più ampia o magari vi diamo degli aiuti; sono soldi che vi diamo noi e vi diamo le garanzie di cui avete bisogno.

Se siete nel cassetto rosso, quindi dovete pagare in fretta; se siete nel cassetto giallo, dobbiamo fare degli accordi di mediazione. Questa è la situazione. Quindi, il punto è questo: ci stiamo avviando verso una fortissima stretta di liquidità e le banche, soprattutto quelle europee, avranno grandi difficoltà a soddisfare le esigenze sul campo internazionale, perché tutte le banche europee hanno comunque bisogno di dollari per operare a livello internazionale e hanno debiti in dollari, lo stesso vale per le aziende europee. Ti ricordo che la Banca dei regolamenti internazionali, che è la banca centrale delle banche centrali e ha sede a Basilea, ha stilato un elenco delle banche essenziali, quelle che non possono fallire o che perlomeno sarebbe meglio che non fallissero. In questo elenco ci sono banche spagnole, francesi, cinesi, britanniche e americane, naturalmente in testa alla classifica e, in fondo, nelle ultime due voci, troviamo Unicredit e Intesa. Quindi, in pratica, quelle che non possono fallire o è molto meglio che non falliscano?

Molto meglio che non falliscano, ma sono in fondo alla lista, quindi potrebbero uscire da un momento all’altro e gli altri gruppi sono già fuori. Quindi, per quanto riguarda l’Italia, tornando al discorso della domanda che facevi prima, è una direzione obbligata, perché il sistema bancario italiano è considerato non strategico nell’ambito dell’impianto complessivo. È importante, sì, perché ci sono due banche importanti che al momento sono considerate indispensabili, ma la situazione potrebbe cambiare. È opportuno, quindi, che trovino una nuova fonte di liquidità prima che anche le uniche due presenti nell’elenco vengano tolte. Il messaggio di Trump e del nuovo ministro del Tesoro Steven Mnuchin è molto chiaro: se siete amici, possiamo anche dare una linea di credito, ma naturalmente ci sono delle condizioni. Dobbiamo metterci d’accordo su quelle che ci ricaviamo anche noi, perché non è più come in passato, dove la diamo e basta. Adesso non gliela diamo, ma ci sono delle cose su cui dobbiamo metterci d’accordo. In passato questo lavoro era affidato al Fondo Monetario Internazionale, ma anche l’FMI è stato criticato direttamente da Bessent e, a mio avviso, verrà completamente messo da parte, perché l’attività verrà gestita direttamente dal Ministero del Tesoro americano e non dalla Federale Riserva.

Questo è un dato molto importante, perché durante questi giorni di alta pressione la Federale Riserva ha ceduto. Tra l’altro, ci stiamo avvicinando a un’ora importante. Negli ultimi due minuti possiamo quindi chiudere questa vicenda e poi magari darci appuntamento a una prossima intervista, magari più ravvicinata. Se le cose continuano come adesso, la vinciamo noi. Vedo ottime situazioni per quello che si prefigura. Si prevedono 6 milioni di dollari in arrivo per nuovi investimenti industriali e 420.000 nuovi posti di lavoro negli Stati Uniti, di cui 240.000 pubblici che abbiamo già perso e gli altri che perderemo dovrebbero essere compensati nel primo anno. Ci saranno sicuramente elementi di pressione negli Stati Uniti, ma come ti dicevo, dal punto di vista degli americani questo è un evento importante, non si tratta semplicemente di voler avere più risparmi o di pagare il debito più facilmente. Questa è la situazione. Secondo te, quanto tempo ci vorrà perché si dipanerà questa nebbia e potremo avere un quadro chiaro? Quattro anni. Quattro anni, quindi fino al 2029. Perché hai detto proprio quattro anni? Perché il tempo che ci ha impiegato Roosevelt?

Questo presuppone potenzialmente che Trump cerchi di avere un terzo mandato. Come fece Roosevelt? In questi giorni sembra che dica tante cose, una cosa e il suo contrario: sembra dire che è meglio non forzare la Costituzione e che in ogni caso è inutile richiedere un terzo mandato. Lui sta premendo, sta premendo e poi si tira indietro. Il messaggio del terzo mandato l’ha lanciato pubblicamente. L’ha fatto perché è evidente che deve consolidare la situazione interna, indebolire in modo definitivo gli avversari nel proprio partito e nel partito democratico, in modo da avere qualcuno che, qualora non sia lui il nuovo presidente alla prossima elezione, possa portare avanti il suo progetto. Potrebbe essere J.D. Vance. Potrebbe essere J.D. Vance. Questa è un’analisi totalmente inedita e fa capire quanto meno che si tratta di una cosa certa, che non c’è nulla di improvvisato. Poi, magari, possono cambiare le modalità. Alcuni elementi sono improvvisati, perché decide giorno per giorno qual è la tattica da adottare, ma la strategia generale è ben precisa e segue un disegno ben definito.

Staremo a vedere, io credo che nelle prossime settimane ci saranno molte novità in merito e quindi potremo portare avanti il nostro discorso e l’analisi. Questa è la descrizione della guerra di Trump, giusto per riprendere il concetto iniziale, della cui analisi ringrazio moltissimo Roberto Mazzoni. Ci diamo appuntamento presto. Caro Roberto, grazie. Grazie a tutti voi, amici ascoltatori.

Roberto Mazzoni

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