Vi propongo un’intervista che ho fatto di recente con il Vaso di Pandora. Ci sono alcune informazioni tecniche che spero siano comprensibili; ho cercato di spiegarle nel modo più semplice possibile, considerando il tempo a mia disposizione. È chiaro che per comprendere appieno ciò che dico è necessario avere una preparazione più approfondita sui temi monetari e finanziari che forniamo all’interno della Legione. I legionari non avranno problemi a seguire il discorso, mentre per gli altri potrebbero esserci alcune difficoltà. In ogni caso, il concetto fondamentale è che stiamo attraversando un cambiamento importante nella politica del dollaro, nella politica americana e nella politica monetaria internazionale, e dobbiamo tenerne conto, perché da questo dipende poi la politica vera e propria.
Prima vengono i soldi e poi la politica. In questo video c’è un errore: parlo della guerra in Etiopia, ma in realtà mi riferisco alla guerra in Libia. Per il resto, spero che il video sia comunque informativo e che rispecchi l’attuale realtà. Ho cercato di fornire una prospettiva storica sul sistema monetario e sulla posizione della Cina con gli ultimi video della serie sulle guerre dell’oppio, e questo dovrebbe aiutarvi. Naturalmente, vedremo anche altri video in futuro. Mi auguro che sia utile. Ecco il video, a presto.
Amici del Vaso di Pandora, benvenuti e ben ritrovati. Nella puntata di oggi, dobbiamo riportare la nostra attenzione sul Genius Act, la legge americana firmata da Trump a luglio di cui abbiamo già parlato, ma che è stata trascurata dall’informazione, perché si tratta di una mossa del presidente americano destinata ad avere implicazioni storiche fondamentali, non solo negli Stati Uniti, ma anche nel resto del mondo, anche dopo Trump. Poi faremo una panoramica sui temi critici della politica internazionale e su come evolveranno, e lo faremo con un graditissimo ritorno: vedete già qui di fianco a me, ben ritrovato a Roberto Mazzoni.
Ricordo che è un giornalista, già direttore responsabile di testate giornalistiche del gruppo Mondadori e del gruppo Il Sole 24 Ore. Ricordo che dal 2008 Roberto vive negli Stati Uniti ed è cittadino italiano. L’ultima volta che Roberto è stato qui al Vaso di Pandora risale a maggio di quest’anno, ma sono già passati quattro mesi e nel frattempo sono successe tantissime cose. In questi mesi, Roberto si è concentrato sull’attività del suo sito, mazzoninews.com. Sono successe davvero tante cose, Roberto, in questi ultimi mesi.
Partiamo allora dal Genius Act, la prima legge federale statunitense che regola le stable coin. Si capisce quanto questa legge sia fondamentale per il presente e il futuro degli Stati Uniti anche dal solo fatto che è stata approvata da entrambi i partiti, Democratico e Repubblicano, uniti in questo caso, nonostante la profonda guerra che li contrappone e che contrappone ancora di più l’apparato del Partito Democratico. Qui si tratta di una legge, approvata con ampia adesione dell’establishment della politica americana. Infatti, segna un cambiamento storico nella struttura del dollaro, resettando di fatto l’assetto generale del dollaro a livello internazionale e anche interno. Come hai giustamente fatto notare, innanzitutto si tratta di una legge che è stata approvata con un ampio consenso da parte di parlamentari e senatori sia del partito Repubblicano che di quello Democratico.
Vi ricordo che la presidenza di Biden era fortemente contraria all’intero settore delle criptovalute e che l’ultima elezione è stata determinata anche dalla fuga di tutti i sostenitori delle varie criptovalute dalle file del Partito Democratico, che negli Stati Uniti sono comunque un comparto elettorale significativo. Inoltre, anche il settore delle criptovalute ha contribuito finanziariamente alla campagna di Trump, il quale ha vinto anche grazie a questo sostegno. Trump si sta muovendo bene su questo fronte, così come su quello dell’intelligenza artificiale, non tanto perché si sta muovendo bene lui, ma perché ha delegato la gestione di questi progetti alle persone giuste. Queste persone sono riuscite a creare consenso in entrambi i partiti. Nel Partito Democratico è stato praticamente distrutto l’anticripto army, l’esercito anticripto costruito dall’amministrazione Biden, e di fatto tutti i nuovi parlamentari, i cosiddetti emergenti del Partito Democratico, stanno aderendo a questo settore, perché si rendono conto che ha un futuro anche per il loro partito.
Nel caso del Partito Repubblicano, attualmente c’è un’adesione più compatta, anche perché il progetto è sponsorizzato principalmente dai Repubblicani. Inoltre, Trump ha un interesse personale nella questione, perché lui e la sua famiglia saranno tra i gestori di una di queste stable coin. Non dimentichiamo che grazie alle criptovalute Trump è diventato molto più ricco di quanto lo fosse prima e che per la sua famiglia le criptovalute rappresentano il futuro: continueranno a occuparsi di attività immobiliari, ma queste diventeranno secondarie. Detto questo, abbiamo un quadro generale della situazione in cui convergono diversi interessi: personali, politici ed economici. Questa legge, infatti, ha ricevuto il via libera dal vicepresidente degli Stati Uniti, Jamie Dimon, amministratore delegato di JP Morgan, la più grande banca americana. Quindi, le banche americane sono decisamente a bordo. Questa legge instaura di fatto un regime del dollaro completamente diverso e ci porta a una situazione simile a quella dell’800 con il sistema di cosiddetto free banking.
Quindi, questo non è un passaggio trascurabile: il sistema bancario americano sarà completamente diverso da quello europeo d’ora in avanti, nel momento in cui questa legge entrerà in funzione. Il dollaro non sarà più emesso dalla Federal Reserve, che quindi diventerà una struttura secondaria, non dico decorativa. Abbiamo visto anche le guerre interne, a volte simulate, tra Trump e Jerome Powell, l’attuale presidente della Federal Reserve, perché l’obiettivo è quello di riassorbire, anche se non in modo ufficiale, le funzioni della Federal Reserve all’interno del Ministero del Tesoro, un po’ come è successo in Cina. In Cina, la banca centrale è strettamente dipendente dal governo e conduce una politica strettamente coordinata con quella governativa. Nel caso della Federal Reserve, invece, non è stato così: in realtà, la Federal Reserve ha causato anche diversi danni.
Tuttavia, il punto fondamentale della Federal Reserve era garantire una certa autonomia rispetto al governo, in modo da poter portare avanti delle politiche di garanzia del dollaro che fossero trasversali rispetto alle varie amministrazioni. Il messaggio era: la Federal Reserve si muoverà a tutela del dollaro indipendentemente da chi sarà il presidente. Tuttavia, abbiamo visto che ciò non è avvenuto e, inoltre, sappiamo che il dollaro sta perdendo credibilità come valuta di riserva e di scambio internazionali, soprattutto a causa delle sanzioni e della confisca sostanziale dei beni russi. È come se il dentifricio fosse uscito dal tubetto e fosse impossibile rimetterlo dentro. L’idea è: distruggiamo il dollaro così come lo conosciamo, anche perché, come vi ho spiegato in passato, il circuito dell’eurodollaro è sostanzialmente esterno agli Stati Uniti e non è assolutamente controllato dalla Federal Reserve, ma in parte da alcune banche americane, e questo circuito è destinato a morire, perché con la modifica della gestione dei tassi di interesse, ora chiunque voglia inserire dollari nel circuito dell’eurodollaro deve possedere titoli del Tesoro americano. Prima dello scorso settembre, le banche britanniche e quelle europee potevano emettere dollari indipendentemente, anche senza detenere titoli del Tesoro americano.
In pratica, creavano dollari per conto proprio. Questi dollari erano detti “eurodollari” perché venivano creati al di fuori degli Stati Uniti. Inoltre, la Federal Reserve trasferiva una parte importante dei propri utili alle banche europee, si stima fino al 40%. Questo rappresentava un’importante forma di assistenza finanziaria. Le banche europee e britanniche potevano mettere dollari a proprio piacimento, incassando gli interessi e fissando i tassi di interesse direttamente a Londra. Inoltre, la Federal Reserve contribuiva con un finanziamento continuo e garantiva linee di credito ogni volta che le banche centrali europee, come la Bank of England, si trovavano in difficoltà.
Ora tutto questo è finito e, di conseguenza, tutti i debiti che tuttora esistono, sia quelli delle società europee, sia quelli delle società britanniche, sia quelli dei governi europei, che non sono mai stati ripagati e che dovranno essere rifinanziati, dovranno necessariamente essere rifinanziati attraverso l’acquisto di titoli del Tesoro americani al valore stabilito dal governo americano. Questa è la prima componente; la seconda è quella di sostituire la liquidità, che è enorme: 4/5 dei dollari in circolazione nel mondo sono nell’euro/dollaro, quindi sono fuori dagli Stati Uniti e non sono stati emessi dalla Federal Reserve. Inoltre, nel circuito dell’euro/dollaro si stima che ci siano 20 trilioni di dollari di debito che dovranno essere ripagati. Una cifra astronomica. Quindi, 20 trilioni. Oggi, mi sembra che siamo a 38 trilioni di debito pubblico americano.
Sembra di sì, trilione più trilione meno.
Trilione più, trilione meno, non è fondamentale. Per cui, 20 trilioni sarebbero utili? Decisamente, decisamente. Ok, magari un po’ per volta, ma sarebbero utili. Il problema ora è inserire liquidità nel sistema, perché se il sistema non ha liquidità si blocca, come è successo nel 2008 e come stava succedendo nel 2019, poi nel 2020 c’è stata la crisi del Covid e tutto il resto. Quindi, è necessario comunque fornire liquidità, ma a questo punto non arriverà più da Londra o da Francoforte, che erogano dollari su licenza indiretta della Federal Reserve, ma i prestiti verranno erogati attraverso le stable coin. Ed è qui che si inserisce il discorso della Genius Act. Bene, allora, cosa sono le stable coin? Sono la rappresentazione digitale di un dollaro. Quindi, si prende un dollaro, lo si mette in cassa e poi si genera un token, ovvero una rappresentazione crittografica di quel dollaro.
Questo dollaro può essere in contanti o in titoli del tesoro, ma deve essere sempre un dollaro, infatti le stable coin si chiamano così perché mantengono il proprio valore stabile, ancorato al dollaro. Un riferimento sicuro, insomma, ecco il concetto. Esatto, le stable coin non sono un concetto astratto. Già oggi la stable coin più diffusa, che si chiama Tether e che, tra l’altro, ha un amministratore italiano, genera più traffico dell’insieme delle carte di credito combinate. Quindi non si tratta di un concetto astratto come l’euro digitale. Questa è un’informazione molto significativa. È una cosa di cui stiamo parlando. Tra l’altro, l’avvento delle stable coin ha posticipato a data da destinarsi il lancio dell’euro digitale. Per questo motivo, l’euro digitale è già obsoleto.
Era previsto per ottobre, quindi possiamo già dire che è stato rimandato. È stato rimandato, secondo te non ci sarà mai. Quindi, il progetto attuale è stato abbandonato, nel senso che non potrà funzionare. Adesso stanno pensando a delle modifiche, ma sono troppo in ritardo. Comunque, torniamo alle stable coin che sono più importanti. Abbiamo detto che c’è già un grosso volume di traffico in più. Tether, già oggi, ha 350 milioni di utenti nel mondo. Tether non è una città americana, ma ha sede al di fuori degli Stati Uniti, precisamente in questo momento in El Salvador, e i suoi uffici si trovano, se non sbaglio, a Lugano. Con soli 100 dipendenti, Tether ha un fatturato notevole e ha già accumulato 350 milioni di utenti che usano spontaneamente il suo dollaro digitale. Questi utenti sono 350 milioni, un numero paragonabile a quello degli abitanti dell’Unione Europea, che sono 450 milioni.
Tether, quindi, serve una popolazione che non è uguale, ma paragonabile a quella dell’Unione Europea nel suo complesso, e lo fa nel cosiddetto Sud Globale. Quindi, in paesi che fanno parte dell’orbita BRICS, i singoli individui preferiscono avere il dollaro emesso da Tether piuttosto che la valuta locale, perché quest’ultima è instabile. Un esempio classico è l’Argentina, la Turchia, ecc. La notizia che tra l’altro Roberto ha chiesto, è che Milei ha chiesto un aiuto finanziario davvero forte proprio in questi giorni a Trump. Sì, perché sono in difficoltà e la riforma di Milei ha avuto un effetto complessivamente positivo a livello economico, ma ha anche creato delle frizioni e la popolazione di una parte dell’Argentina rimane contraria. Inoltre, se non sbaglio, ha perso molti voti all’ultima elezione locale, quindi ha bisogno di rimettere a posto le cose. Credo che Trump elargirà sicuramente l’aiuto, anche perché l’Argentina rimane un elemento importante nel discorso geopolitico americano.
Ma questo lo vedremo in seguito. Sì, era solo un appunto il mio. Inoltre, di fatto, l’Argentina è già oggi basata sul dollaro, a causa dell’ampio uso di Tether, del dollaro stesso e della struttura dell’economia, che è piuttosto ancorata a quella americana e che probabilmente lo sarà ancora di più. Detto questo, partiamo già da una base reale, non teorica. Abbiamo 350 milioni di utenti che hanno investito 172 miliardi di dollari in questi token e, già oggi, Tether è uno dei principali acquirenti mondiali di titoli del Tesoro americano, se non sbaglio al sesto posto. Quindi, acquista più titoli americani dell’Italia, o dell’Europa messa insieme. No, aspettate, credo che la Germania ne compri di più, ma in ogni caso è uno dei principali acquirenti di titoli del tesoro americani.
Questo modello può essere applicato facilmente e di fatto verrà applicato, dando la possibilità a ogni banca americana di emettere le proprie stable coin e di emettere dollari direttamente, senza dover dipendere da nessuno, emettendo dollari per propria iniziativa, a fronte tuttavia dell’acquisto di titoli del tesoro, naturalmente, perché per ogni dollaro emesso devono avere un dollaro a garanzia. Questo tipo di assetto cambia radicalmente il sistema di riserva frazionaria bancaria in Occidente. Attualmente, nella migliore delle ipotesi, le banche detengono il 10% di riserve a fronte dei prestiti emessi, il che significa che ogni volta che erogano un prestito, generano nuovo denaro e sono obbligate a tenere in cassa il 10% di quanto generato. Questo significa che se il 9,8% dei correntisti, se non sbaglio, va a prelevare soldi contemporaneamente dalla propria banca, la banca va in bancarotta, perché non ha più soldi. Questo è l’assetto bancario attuale sia delle banche europee che di quelle americane. Con le stable coin, invece, il rapporto di garanzia è di 1 a 1: per ogni dollaro emesso, devono avere un dollaro in deposito.
Quindi è molto più affidabile rispetto a un dollaro qualsiasi? È importante quando la valuta corrispondeva in proporzione alle riserve d’oro; in un certo senso, ci sono analogie. Esatto, esatto, solo che con le riserve d’oro c’era comunque un livello frazionario, mentre qui è 1 a 1.
Già con il lancio di questo sistema, ogni banca sarà in competizione con le altre e potrà offrire ai propri correntisti una parte degli interessi che guadagna sui titoli di Stato. Supponiamo che sui titoli di tesoro loro tengano il 3-5%; quello che sarà il 5% dipenderà dai valori futuri dei titoli di tesoro a breve termine. Potranno quindi girare una parte di questi interessi ai loro correntisti, rendendo il possesso di questi token più vantaggioso rispetto al dollaro tradizionale. Il fatto che possano essere in competizione, che possano muoversi con il proprio dollaro e che possano operare anche all’estero, crea la possibilità di generare molta liquidità. Inoltre, attraverso un meccanismo di rilascio delle riserve che oggi le banche hanno presso la Federal Reserve, pari a 3,2 trilioni di dollari, avremo l’emissione di 3,2 trilioni di dollari nell’economia americana e, di conseguenza, nel resto del mondo.
Questo dovrebbe già poter accadere nel corso del 2026-2027, quindi assisteremo a un’ampia inflazione monetaria nell’economia, come avevamo già previsto. Tale inflazione si diffonderà poi all’estero, perché il principio è che tutto questo finirà fuori dagli Stati Uniti e l’inflazione rimarrà fuori per la maggior parte, visto che ci sarà una domanda di nuovi dollari per sostituire quelli vecchi dell’euro/dollaro. Quindi, l’idea è quella di generare un’inflazione del 30%, ma di questa solo una piccola parte ritorna negli Stati Uniti sotto forma di investimenti industriali. La seconda cosa importante è che le stable coin potranno essere emesse anche da società private non bancarie, ma collegate a una banca, quindi che avranno un qualche tipo di gemellaggio con una banca. Ad esempio, Facebook potrà emettere il suo dollaro digitale e Amazon potrà emettere il suo.
Quindi, avremo la circolazione dei dollari di Amazon o di Facebook, a seconda di ciò che queste singole aziende ci permetteranno di fare a livello globale. Dovunque riusciranno, potranno entrare. Quindi, abbiamo una combinazione tale per cui la banca centrale non governa più e, in ogni caso, ha già perso il controllo delle emissioni di denaro, che viene affidato alle singole banche che si muovono in modo relativamente indipendente. Tuttavia, devono assorbire in maniera sostanziale i titoli del Tesoro americano, il che risolve il problema del finanziamento a breve termine del governo, dato che le varie banche centrali stanno acquistando meno titoli del Tesoro americano rispetto al passato. Adesso acquistano soprattutto oro, e questo vale per i cinesi, per gli arabi e per tutti i principali acquirenti del Tesoro, e anche per questo la Turchia sta aumentando la sua importanza relativa come acquirente. In questo sistema si inserisce poi la nuova modalità economica americana, che sarà di tipo bellico, non necessariamente per finanziare una guerra, ma perché avrà una struttura simile a quella dell’economia giapponese del dopoguerra, che ha mantenuto la stessa impostazione del periodo bellico per concentrare gli investimenti sulle industrie strategiche da sviluppare, un po’ come hanno fatto i cinesi in funzione delle necessità strategiche nazionali e non delle logiche di mercato.
Quali effetti produce questa innovazione sulla situazione di conflitto? Tu hai nominato l’esempio del bellico, ma per quanto riguarda il conflitto in Ucraina, quali effetti produce? Perché Trump ha detto: “Andate avanti voi europei”, perché lui vuole chiaramente disimpegnarsi e ha affermato: “Andate avanti voi contro la Russia, noi vi forniamo il supporto a livello di armamento”. Tu hai presente il piano Marshall? Sì, lo riassumiamo comunque. Sì, gli Stati Uniti hanno riversato ingenti finanziamenti in Europa per la ricostruzione del continente e delle sue industrie, in modo che potessero acquistare prodotti americani e fare trading con l’America, a beneficio dell’industria americana, ma anche in qualche modo dell’Europa, che in ogni caso diventava dipendente dagli Stati Uniti, essendo finanziata da loro.
In cambio, l’Europa ha accettato di ospitare truppe americane sul proprio territorio. Notoriamente. La NATO è nata su questo impianto e l’Unione Europea è nata sulla base della NATO. Tra l’altro, sono stati proprio i dollari del piano Marshall a creare il circuito dell’euro dollaro, perché il circuito è nato negli anni ’50, si è sviluppato e alla fine è nata anche l’euro, che è una branca del circuito dell’euro dollaro. Infatti si chiama euro dollaro. È abbastanza facile seguire il discorso. Perfetto, adesso il principio è: riportiamo a casa tutti i soldi con gli interessi che vi abbiamo dato con il piano Marshall. Perfetto, nella logica. Dal punto di vista pratico, oggi siamo in un regime di valuta fiat: una valuta fiat, per definizione, è una valuta imposta per decreto. Il governo dice: “Devi usare questa valuta e pagare le tasse con essa, quindi sei costretto a usare questa valuta per pagare le mie tasse, perché non ti permetto di pagare le tasse con uova, la tua macchina usata o qualsiasi altra cosa; devi pagarle con la valuta che ti impongo”.
Questo viene imposto con la forza: nel caso di uno Stato singolo, abbiamo la guardia di finanza, i carabinieri o la polizia che vengono a casa tua e, se non paghi le tasse, ti portano in galera. Nel caso di prestiti internazionali, è l’esercito a essere mobilitato a garanzia del rimborso dei prestiti. Questo è il modo in cui funziona: non è una novità che Franklin Delano Roosevelt abbia fatto entrare gli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale per recuperare i soldi che avevano prestato, così come era successo nella prima guerra mondiale, quando gli Stati Uniti avevano prestato soldi all’Europa. Quindi, il concetto è: “Posso imporre la mia valuta in funzione della potenza militare che posso mettere in campo”. Sì. È semplice. In questo particolare momento storico, l’Europa, l’Unione Europea, ha capito che con la trasformazione del sistema dell’euro-dollaro la festa è finita e che, quindi, l’euro non ha un grande futuro. Per farti un esempio, parlavamo prima di Tether, che ha 350 milioni di utenti e 172 miliardi di dollari in formato token. Hanno provato a lanciare anche il token euro, ma in totale ne hanno venduto solo 5 milioni. Quindi è un flop totale. Un flop colossale, nessuno lo vuole. Zero. A livello di riserva internazionale, l’euro è già stato degradato e adesso è stato superato dall’oro.
Ci sono il dollaro e poi l’oro, e solo dopo l’euro, che comunque è in discesa. Quindi, per l’Europa è indispensabile procurarsi beni reali, come le risorse naturali, a garanzia del proprio sistema finanziario, perché non c’è più la garanzia degli Stati Uniti. Anzi, gli Stati Uniti, da garanti, sono diventati creditori e vogliono indietro i loro soldi. Eh sì, questo è il grande cambiamento, certo. Il grande cambiamento. Di conseguenza, l’obiettivo era prendere il controllo della Russia, non per invaderla, ma per far cadere il regime e sostituirlo con qualcuno che possiamo controllare, così da ottenere queste enormi quantità di risorse naturali che possono garantire la nostra valuta. Sì, ok. Questa era l’idea alla base della guerra in Ucraina e di tutto il resto. Dal punto di vista europeo, siamo arrivati a questo punto? Sì, sì, sì, prego, prego. La guerra non sta andando molto bene, quindi dal punto di vista della NATO è un flop, e comunque anche per i russi è un percorso piuttosto faticoso. Siamo già a tre anni e mezzo di guerra e non è ancora finita. Per quanto riguarda gli obiettivi, si prevede un ulteriore periodo di sei mesi o un anno, non lo sappiamo con certezza. La fine è vicina e forse neanche a medio termine si intravede. Bravo, bravo. In ogni caso, nel momento in cui gli Stati Uniti smetteranno di fornire supporto militare, ovvero intelligence, armi e denaro, gli ucraini non potranno più andare avanti.
Perché con il solo supporto dell’Europa non vanno da nessuna parte. Certo, non c’è dubbio su questo. Bene, allora, leggendo la situazione in modo semplice, direi che l’Unione Europea ha perso la guerra. Sì. Gli Stati Uniti hanno pareggiato. Nel senso che hanno venduto molte armi e ne venderanno altre. In effetti, Trump è uno dei più grandi venditori di armi di tutti i tempi. Le venderanno gli europei, che pagheranno per queste armi, rimandando indietro all’America i soldi che l’America aveva mandato, e in più dovranno farsi carico di acquistare i titoli del tesoro americani, in un modo o nell’altro, e dovranno trovare il modo di finanziare la propria protezione. Se vogliono mantenere le truppe americane in Europa, dovranno pagare. Sì, come già diceva Trump nella precedente amministrazione. L’aveva già detto in modo convincente. Bravo, e questo lo puoi pagare attraverso i dazi o in altri modi.
Insomma, l’idea è: pagate e noi saremo in grado di fornirvi assistenza. Lo vediamo adesso dal punto di vista dei russi. I russi non vogliono avere a che fare con gli europei perché li considerano inaffidabili e decisamente antagonisti. Naturalmente. Quindi vogliono che gli americani rimangano in Europa e non vogliono che se ne vadano. Tu dici che per i russi la situazione è questa: preferiscono che gli americani rimangano in Europa. Sì, ma lo diceva Gorbaciov a suo tempo e l’hanno ripetuto più e più volte. Per loro è più semplice avere a che fare con l’America, perché innanzitutto ritengono che l’America sia una superpotenza con cui possono relazionarsi, in quanto ha dimensioni paragonabili, risorse naturali importanti, un esercito potente e il maggior numero di testate nucleari al mondo, quindi è un partner con cui possono combattere e avere a che fare.
È quello che stanno cercando di fare Putin e Trump, tra l’altro, ovvero trovare un’intesa, un’architettura di massima. Esatto, e io credo che l’architettura l’abbiano già trovata; adesso si tratta di implementarla. Secondo te, quando l’hanno trovata? Nei dialoghi che hanno avuto da quando hanno cominciato a parlarsi, da quando Trump è arrivato alla Casa Bianca. Secondo te, ad esempio, l’incontro del 15 agosto in Alaska è stato importante in questo senso? È stato importante. Vi spiego meglio la situazione, secondo me, da diversi punti di vista e quello che sarà il futuro. Trump non vuole essere coinvolto in una guerra con la Russia e gli americani non vogliono essere coinvolti in un’altra guerra mondiale in Europa, il suo elettorato assolutamente non vuole un’altra guerra mondiale in Europa. Questo è poco, ma è sicuro.
Quindi, in ogni caso, deve dare un contentino all’ala transatlantica del suo partito che invece vuole questa guerra, facendo dichiarazioni che sembrino antagoniste nei confronti dei russi, ma che in realtà non hanno nessuna sostanza, perché quello che ha detto è: “Gli ucraini potranno riconquistare il territorio se l’Europa paga per le loro armi.” Perché invece di dire, come faceva prima, “no, gli ucraini possono solo perdere”, e quindi mettersi contro tutti, lui dice: “Avete ragione voi, mi avete convinto”. Gli ucraini possono riconquistare il territorio a spese dell’Europa e noi siamo pronti a fornire loro tutto il necessario. Abbiamo qui il listino prezzi: accodatevi in fila e cominciate a pagare. Pagate subito, però, perché vi forniremo le armi.
Gli antagonisti di Trump sono contenti, perché in questo modo si vendono comunque armi e la guerra va avanti. Esatto, sono contenti e soprattutto anche lui gli dà ragione. È vero, l’Ucraina può vincere e tutto il resto. Quindi, cari europei, mettete mano al portafoglio, perché dovrete pagare, e tanto, perché è per la vostra stessa protezione. Parallelamente, però, lui dice: “La Russia è una tigre di carta, quindi è inutile che diciate che la Russia sta per invadere l’Europa, perché è una sciocchezza. Perciò non c’è bisogno che noi siamo coinvolti per difendervi, potete difendervi da soli. Accomodatevi, faremo un piano di pagamento assolutamente su misura: cominciate a pagare adesso e, mano a mano che arriveranno i soldi, fra un anno, due anni, tre anni, vi manderemo le armi che avete comprato”.
Questo è più o meno lo scadenziario di consegna. Secondo te, sono in grado di produrre le armi che verranno richieste? Ci sono anche analisti che dicono che gli Stati Uniti non saranno in grado di produrre il gas che Trump ha detto che dovrete comprare per i prossimi anni. Tra l’altro, per ulteriore beffa o paradosso, gli Stati Uniti hanno le armi da consegnare all’Europa? Per quanto riguarda il gas, non vedo problemi, perché c’è comunque una sovrapproduzione e possono andare avanti ancora un po’. Per quanto riguarda le armi, invece, ci sono dei problemi, ma come abbiamo detto prima, l’America sta entrando in una modalità economica di tipo bellico, quindi daranno la priorità a quelle industrie che produrranno gli oggetti strategici. Di conseguenza, come abbiamo già visto nel caso di Intel, il governo degli Stati Uniti è entrato come azionista di Intel. Questa è una novità.
Qual è la differenza rispetto ai modelli russo e americano? Nel modello americano, invece, ci sono delle corporation che producono beni che generano il maggior profitto possibile, quindi armi estremamente costose che funzionano male e in piccolissima quantità. Il modello russo, invece, prevede armi a basso costo, ma efficienti in grandi quantità, perché la produzione e l’industria sono controllate direttamente dallo Stato. Con l’acquisizione del 10% di Intel, di fatto, si va verso la nazionalizzazione di diverse industrie, perché lo Stato americano dice agli Stati Uniti: “Ti do dei soldi, ma non sono soldi a fondo perduto come prima, che poi non li spendi neanche”, come ha fatto Biden, ma sono soldi che mi danno una porzione di proprietà all’interno del tuo consiglio di amministrazione e quindi le politiche le facciamo insieme. Io ti dico cosa produrre, in che quantità e quando, un po’ come avveniva prima della seconda guerra mondiale. In un contesto di questo genere, vuol dire che fra due o tre anni probabilmente le armi ci saranno, e magari anche in quantità sufficiente.
Stiamo parlando di due o tre anni. Il punto fondamentale è che cominciate a pagare adesso, perché poi i soldi ve li daremo noi, non vogliamo farci coinvolgere e, in più, l’assetto europeo sta cambiando e, dal punto di vista americano, il polo centrale di controllo dell’Europa sarà la Polonia. Secondo te, il centro di comando sta cambiando in Europa? Assolutamente, perché innanzitutto la Polonia diventa lo stato confinante con la Russia e ha il secondo esercito più grande d’Europa, dopo quello turco e americano. Come abbiamo detto prima, l’imposizione di una valuta richiede la capacità di imporla con la forza, se necessario, quindi avere forze militari sufficientemente grandi da poterla difendere.
Oggi, in Europa, tolta l’Ucraina che in questo momento è sotto attacco da parte dei russi e che comunque rimarrà una zona di confine, una zona cuscinetto tra Occidente e Russia, il punto centrale dal punto di vista militare e quindi anche economico sarà la Polonia, anche perché la Polonia ha una grande capacità industriale e sta crescendo rapidamente, più della Germania. Quindi c’è anche l’interesse di tenere la Germania un po’ schiacciata, perché la Germania è tendenzialmente problematica, soprattutto per i polacchi. Se guardiamo la situazione dal punto di vista polacco, la cosa comincia ad avere un suo contorno, una sua logica. Perciò ho sentito anche quelli che dicono che Trump non fa la politica estera da solo, ma ci sono tutta una serie di esperti che confluiscono in parte sul fronte neoconservatore e neofondamentalista, ma anche quelli meno coinvolti che comunque fanno parte della strategia generale dal punto di vista geopolitico vista dagli Stati Uniti.
Dal punto di vista statunitense, i poli di controllo militare del futuro saranno gli Stati Uniti, la Polonia, la Turchia e il Giappone, che saranno anche i poli di confronto rispetto agli altri, come la Russia e la Cina. Quindi, la Turchia controllerà il Mediterraneo, mi spiace per l’Italia che ha perso il treno, la Polonia controllerà il nord Europa e il Giappone sarà il punto di riferimento nel Pacifico. Infatti, vediamo che il Giappone si sta riarmando e che la Turchia ha già adesso l’esercito più grande, se non sbaglio, nel contesto NATO dopo gli Stati Uniti. Quindi, questo è un po’ l’asse e, se lo guardiamo da questo punto di vista, si capisce anche meglio quello che sta succedendo nel Medio Oriente, di cui non parleremo adesso perché altrimenti il discorso diventerebbe troppo lungo.
Sì, esatto. Senti, Roberto, volevo chiederti, partendo dalla descrizione che hai fatto finora, cosa ne pensi del GENIUS act.
Una mossa estremamente intelligente, strategica e probabilmente efficace, anche alla luce della situazione in Europa, dove Trump si sta praticamente sfilando, ma dice: “Vi vendiamo armi, quindi arrangiatevi, noi siamo a posto”. Mi sembra di capire che stai descrivendo un Trump con il vento in poppa, ma quando ci siamo sentiti per organizzare questa intervista mi hai detto che in realtà Trump ha due grossi problemi, che non sono quelli descritti da altri analisti, anche dell’informazione indipendente. Sono due problemi, te li posso anticipare, poi ti cedo la parola. Netanyahu è un problema enorme per Trump, mentre altri analisti dicono che i problemi sono più interni. L’altro problema è effettivamente interno, non tanto un discorso di deep state, lo anticipo, ma poi ce lo spieghi tu: il problema sono i Repubblicani non allineati e non fedeli a Trump. Ti cedo la parola.
D’accordo, ma prima di tutto rischia parecchio con Netanyahu, anche perché c’è un problema interno su come viene visto ormai negli Stati Uniti e in Israele. Sì, allora, Netanyahu è il personaggio più impopolare che esista oggi negli Stati Uniti, infatti è riuscito a unificare tanto la destra quanto la sinistra. Quindi, negli ultimi 30 anni, gli americani, che siano di destra, di sinistra, repubblicani o democratici, sono tutti contrari a Netanyahu, alla sua politica e al fatto che gli Stati Uniti finanzino Israele. Se Trump non risolve in fretta questo problema, sarà un problema serio, perché perderà il voto dei giovani. Gli americani tra i 30 e i 40 anni hanno già detto, ripetuto e fatto capire a Trump in molti modi, già in occasione della famosa guerra di 12 giorni, che devono sganciarsi.
Dal problema, qui lo chiamano “l’Udinese Trump”, perché si infila da solo in situazioni da cui è impossibile uscire, ma poi riesce sempre a cavarsela. Nel caso di Netanyahu, la gabbia è piuttosto compatta, anche perché la situazione è iniziata con il disastro dei file di Epstein, è proseguita con la guerra di 12 giorni e poi con il disastro dei file di Epstein. Tutto quello che è venuto fuori dopo ha peggiorato la situazione giorno dopo giorno.
In effetti, al di là di una frangia estrema della sinistra che potremmo definire veramente periferica e che viene rigettata dalla maggior parte della popolazione americana, anche dall’elettorato democratico, non c’è una reale opposizione da parte dei democratici a Trump. L’opposizione viene dal suo stesso partito, dalla componente neoconservatrice che ha spinto l’America a iniziare tutte le guerre nel Medio Oriente, dall’Iraq all’Afghanistan, la Libia, eccetera. Quindi, è una componente ancora estremamente vitale e viva con cui Trump deve fare i conti e con cui, di tanto in tanto, deve scendere a patti. Inoltre, nella sua politica, Trump cerca di soddisfare sia l’elettorato sia i grandi donatori.
Tra questi ultimi, c’è una componente importantissima legata alla lobby israeliana, che non è necessariamente composta da ebrei, ma per lo più da cristiani, giusto per chiarire la questione. La stragrande maggioranza dei sionisti negli Stati Uniti sono cristiani, direi l’80% o forse anche il 90%. Poi ci sono altri che sono addirittura disconosciuti dalla comunità ebraica. Quindi, non stiamo parlando di tutta la comunità ebraica, ma il problema di Netanyahu e di Gaza è molto serio, anche perché Trump l’ha gestito malissimo. In cosa ha sbagliato Trump? La comunicazione è stata demenziale, a cominciare dalla gestione dei file di Epstein, per poi continuare con l’annuncio di voler costruire case sulla riviera di Gaza come parte della costituzione…
Se lo annunciano, scusami Roberto, vuol dire che probabilmente lo vogliono fare, no? Non lo so, ma può darsi… Non è così sicuro?
No, innanzitutto, Trump non è particolarmente vicino a Netanyahu o suo amico, anche perché quest’ultimo va in giro per il mondo a dire che controlla Trump, che lo tiene al guinzaglio e che gli fa fare quello che vuole, e lo dice pubblicamente. Ma questo, scusami, è un dato di fatto, probabilmente è vero, però dirlo è un errore grossolano, perché a quel punto si rischia di suscitare l’orgoglio nell’altro, no? Sì, ma è così. Alla fine, non c’è un grande feeling. E, come abbiamo detto, il punto centrale nel Mediterraneo sarà la Turchia, non Israele, perché Israele è un progetto britannico. Secondo me, Israele è sulla via del tramonto, perché hanno deciso di farlo implodere in qualche modo. È il momento di cambiare l’assetto. Non sto dicendo che sia tutto sbagliato, ma che quello che appare essere il piano di lavoro è questo, anche perché Trump ha invece rapporti strettissimi con gli arabi.
I miliardari arabi hanno investito molti soldi nelle sue società e lui è un amico molto stretto della casa regnante dell’Arabia Saudita, con cui ha ottimi rapporti storici. Il Consiglio di Cooperazione del Golfo ha una sua politica nei confronti di Israele. Ti dico quello che ho sentito, ma non sono in grado di confermarlo. Dovremmo uscire dall’argomento, ormai ci siamo. L’idea è questa: Trump sta negoziando con gli altri, cinesi e russi, come dividersi le cose. Infatti, hai notato che ha iniziato ad attaccare il Venezuela, perché naturalmente si lascia che i russi si muovano in Ucraina e lui può prendersi il Venezuela.
Un po’ come ha fatto l’Occidente.
Sì, è una spartizione. Quindi voi fate gli affari vostri e io faccio gli affari miei. Mi tengo il Giappone, che mi garantisce Taiwan, e poi è un alleato storico e ha la capacità di esercitare un importante controllo di contenimento sulla Cina, e io sono contento così. L’India la tenete voi, è vostra, un bel regalo. In compenso, voi mi date il Brasile. Sì, sì. È mio. Questa è la logica di fondo. Per quanto riguarda il Medio Oriente, essendo un punto di transito e di collegamento, è necessario trovare un accordo e ci sono diversi negoziati in corso dietro le quinte. Secondo me, con l’Iran hanno raggiunto un accordo. L’accordo è che voi smettete di finanziare gli eserciti che sostenete, come Hezbollah, Hamas o l’Huthi, e noi vi veniamo incontro, permettendovi di muovervi in modo più indipendente, ma dobbiamo salvare la faccia di tutti.
Quindi, faremo una guerra di 12 giorni in cui faremo finta di bombardare le vostre postazioni nucleari e voi farete finta di colpire le nostre postazioni militari. L’accordo è che voi ve ne state fuori e lasciate che sia Israele a fare pulizia delle varie formazioni che avete creato, perché non potete farlo voi. Dopodiché, Israele non va a perdere il controllo, ma lo prendono gli arabi a dire: “C’è grazia”. In tutto questo, la Turchia è un punto di contatto con i russi, il Medio Oriente e l’Europa. A quel punto, gli arabi dovrebbero prendere il controllo, almeno in parte, dell’Europa dal punto di vista finanziario, perché lo dicono da tempo: noi saremo la nuova Europa. Quindi, saranno loro e gli americani a poter defilarsi dal Medio Oriente, lasciando la questione sotto il controllo dei locali e concentrandosi sull’emisfero occidentale, quindi sul Sud America, dove naturalmente c’è disponibilità di petrolio.
La Guyana, per esempio, ha grandissimi depositi su cui il Venezuela aveva ambizioni, quindi si spara alle barche della droga nel Venezuela come messaggio di avvertimento. La Guyana è nostra, non vostra. Questo passaggio è molto interessante, anche perché la Guyana non era ancora stata nominata. Ho un’ultima domanda per te, Roberto, perché siamo in chiusura e le informazioni sono state tantissime, è stata una puntata davvero densa. Secondo te, quindi, Trump riuscirà a risolvere il problema di Netanyahu? Non lo so, questa è la vera grande incognita, perché in realtà è molto difficile da risolvere. Netanyahu vuole avere delle garanzie prima di uscire di scena e bisogna vedere se riusciranno a risolvere la questione in tempo utile, prima che il problema di Netanyahu affondi Trump.
Trump non avrà molto tempo a disposizione in questo senso, perché quando l’opinione pubblica monta e si aggiungono sempre più persone, puoi raccontare ciò che vuoi, ma quando l’opinione pubblica a livello americano e internazionale sta diventando quasi la maggioranza, non c’è più nulla da fare. Forse questa volta Houdini non riuscirà a uscire dalla gabbia. Ci lasciamo con questa domanda, direi che è la chiusura perfetta. Ci rivediamo tra alcune settimane, perché abbiamo il piacere di avere un ritorno di Roberto Mazzoni cadenzato come era stato fino a maggio. Ne siamo molto contenti. Vedremo se Houdini riuscirà a uscire dalla gabbia, come hai detto tu. In America viene proprio definito così: un Houdini della politica. Magari fra un mese, nel nostro prossimo appuntamento, ne sapremo di più e poi vedremo cosa succederà nel frattempo, perché in questa fase storica di dinamiche molto accelerate, in un mese può davvero succedere di tutto. Siamo in chiusura. Io ringrazio moltissimo Roberto Mazzoni in collegamento dalla Florida. Grazie, Roberto.
Grazie, grazie, grazie a tutti voi, amici ascoltatori. Grazie a tutti.
Roberto Mazzoni