Vaso di Pandora: Il paradosso di Trump

Amici del Vaso di Pandora, benvenuti, ben ritrovati. L’ultima intervista a Roberto Mazzoni, dal titolo “Al mio segnale scatenate l’inferno e il collasso del dollaro”, oltre a riscuotere un grande interesse con oltre 80.000 visualizzazioni e oltre 1.000 commenti, ha diviso i nostri ascoltatori. Per questo motivo, oggi riprenderemo alcuni temi affrontati a partire dai dazi e dalle prospettive dell’amministrazione Trump. Non solo, perché gli eventi innescati dalla presidenza americana si susseguono con impeto e rapidità, quindi oggi abbiamo nuovamente Roberto Mazzoni nostro ospite, a distanza di sole due settimane dalla sua ultima partecipazione. Benvenuto Roberto. Ben trovati. Voglio ricordare che Roberto Mazzoni è un giornalista, già direttore responsabile di testate giornalistiche del gruppo Montadori e del gruppo Il Sole 24 Ore. Dal 2008 vive negli Stati Uniti, dove è diventato cittadino americano, e ci fornisce le sue analisi sugli Stati Uniti in qualità di cittadino americano, grazie alla sua attività professionale che lo mette in contatto con le realtà politiche ed economiche del suo paese.

Allora, Roberto, come dicevo all’inizio, una cosa molto interessante è che gli ascoltatori sono stati divisi a metà, almeno tra coloro che hanno commentato la nostra ultima intervista, e sono stati comunque tantissimi. Da una parte, abbiamo quelli che hanno trovato i contenuti molto comprensivi e chiarificatori, alcuni li hanno addirittura definiti illuminanti, e dall’altra quelli che non vi hanno capito nulla. Volevo chiederti: come spieghi questo risultato opposto? Allora, innanzitutto stiamo trattando temi che non sono proprio di dominio pubblico e richiedono una certa preparazione mentale, una certa apertura a una visione diversa da quella che ci è stata insegnata per tutto questo tempo. Se una persona è convinta che i soldi che ha in banca siano suoi e che siano in banca e che siano soldi, naturalmente avrà problemi a seguire l’intero argomento. Questi tre punti, direi, impediscono normalmente a una persona, che è stata sottoposta alla propaganda mediatica e formativa per tutta la vita, di uscire un po’ dal bozzolo. E lo capisco. Poi, dopo di che, ciascuno può avere le proprie opinioni e su questo non c’è nulla di sbagliato, ma bisogna anche vedere cosa sta succedendo dal punto di vista meccanico. Se avessi una perdita d’acqua in casa, non chiameresti un professore di economia, ma l’idraulico. E di conseguenza il sistema monetario è un grande sistema idraulico, perché il contante, che viene chiamato anche liquidità, fluisce in continuazione e trova i percorsi che gli sono più comodi, quelli di minore resistenza, indipendentemente da quello che la banca centrale vorrebbe fare o da quello che gli esperti di economia ci raccontano. Il denaro segue le proprie leggi.

Allora, partiamo da alcuni principi fondamentali. Come dicevo prima, il denaro che avete in banca non è vostro. Se andate a vedere i contratti che avete firmato con la banca, chiamate un avvocato e vi consultate, vedrete che a livello mondiale, non è un problema soltanto dell’Europa, ma anche degli Stati Uniti: nel momento in cui consegnate quei soldi alla banca, quei soldi appartengono alla banca. La banca, poi, si impegna a restituirveli, ma non è obbligata a farlo. È un impegno, non un obbligo, ed è questa la cosa fondamentale. Perché se la banca li ha persi, li ha persi e a questo punto dovrebbe subentrare lo Stato come garante. Quindi è tutto un altro film: abbiamo un sistema di garanzia affetto dallo Stato, ma siamo sempre noi che ci paghiamo i soldi che abbiamo perso. Questo è il primo punto, anche perché non potrebbe essere altrimenti: una volta che la banca prende i vostri soldi, li presta immediatamente a qualcun altro. Tu versi 1000 euro sul tuo conto, la banca presta quei 1000 euro a qualcun altro, ma sul tuo conto rimangono ancora 1000 euro. Certo, d’accordo. Si sono raddoppiati. Perché ha ricevuto i 1000 euro in prestito dalla banca e li versa nella sua banca. Sì. L’altra banca riceve i 1000 euro e li presta a qualcun altro. Quindi anche lui ha ancora i 1000 euro, a cui si devono sottrarre le spese sostenute nel frattempo. Sì. Quindi, si sono di nuovo raddoppiati. Il sistema attuale prevede che le banche possano moltiplicare per 10 i vostri soldi senza problemi e quindi generare 10 volte il denaro necessario a liquidificare il sistema. Questo lo fa la banca, non sono soldi che provengono dallo Stato.

Quello che vedete in banca non è uguale alla banconota che tenete in mano. Le banconote provengono dalla Zecca, pertanto hanno un valore assoluto che può essere ceduto a chiunque alla consegna, senza bisogno di nessun garante. Mi spiego? Tu vai a fare la spesa, dai la banconota a qualcuno, lui non deve controllare che tu abbia i soldi sul conto, prende la banconota e ti dà il resto, o prende le monete e ti dà il resto: in entrambi i casi, quello è denaro effettivo. Quello che invece c’è in banca non è denaro, bensì è debito. Certo, sì. Viene creato cedendo il debito a qualcun altro. Se la persona a cui è stato fatto il debito non restituisce i soldi, facciamo l’esempio di partenza: tu hai depositato 1000 euro sul tuo conto, la banca li ha prestati a qualcun altro che non li restituisce. Certo. I soldi sono andati. Sono andati, inevitabilmente. Ha capito di dare i soldi a qualcun altro, quindi tu stai operando non con denaro reale, ma con un debito. Certo, infatti, il denaro a debito non è mai denaro a credito. Esatto. Bene, ora estendiamo la cosa a livello nazionale. Fino all’inizio del ‘900 il denaro era oro o argento, quindi la disponibilità di monete d’oro o d’argento rappresentava la ricchezza effettivamente disponibile, o perlomeno la capacità di spesa.

Successivamente, la banconota è stata gradualmente introdotta per motivi di praticità e di velocità delle transazioni, ma fino al 1971 era comunque ancorata all’oro. Quindi il dollaro era ancorato all’oro e le altre valute erano ancorate al dollaro e, quindi, ancorate all’oro. Dal 1971 questo vincolo è stato tolto e siamo quindi passati al regime del denaro fiat. Fiat dal latino. Fiato dal nulla, in pratica. Significa “creato per decreto”. Tecnicamente parlando. Che tu devi usare. E in che modo lo Stato impone l’uso di quel denaro? Prendendo l’uso di quel denaro per pagare le tasse. In passato le tasse venivano pagate con l’oro o con altri beni, come le galline o il grano. Nel momento in cui il denaro è fiat, è lo Stato a imporre il suo uso attraverso le tasse, che diventano lo strumento per imporre l’uso di quel particolare denaro. Infatti, se non paghi con quel denaro, viene la Guardia di Finanza, vengono i Carabinieri e ti portano in galera. Quindi, viene imposto con la forza. Ci siamo? Sì. Se non si riesce a imporre l’uso di quel denaro con la forza, attraverso la polizia, allora nessuno lo usa, perché non ha valore. A livello internazionale funziona allo stesso modo: l’uso della forza è imposto tramite l’esercito. Cioè, prestiamo dei soldi a un’altra nazione che non te li ripaga, ma manda i suoi soldati. Come ha fatto De Gaulle? Questo è proprio al di là dell’ipocrisia dei luoghi comuni, eccetera: in ultima analisi, funziona così. Perfetto, benissimo.

Oggi abbiamo il dollaro, la valuta di riserva e di scambio internazionale che viene difesa dalle forze armate statunitensi. Sì. E l’euro? Chi difende l’euro? Dalla NATO? Sì, quindi indirettamente dagli Stati Uniti. È un sistema collegato, quindi indirettamente. Quindi, se qualcuno non paga i propri debiti in euro, Saddam Hussein per esempio, e decide di vendere il petrolio con un’altra valuta, benissimo, invadiamo l’Iraq. No? Semplice. Come è effettivamente avvenuto? Stessa cosa con la Libia. Tutte le guerre sono guerre di banchieri: quando un banchiere non riesce a farsi pagare, manda l’esercito, è semplice. È brutale, sì, ma nella sua brutalità bisogna fare i conti con la realtà, ed è meglio farlo piuttosto che lasciarsi andare all’ipocrisia e al bel pensare. Bisogna rimanere ancorati alla realtà. Ok? Perfetto. Quindi, ops, la NATO ha appena perso o sta perdendo una guerra? E l’America sta dicendo: “Cari signori, in realtà la NATO non ci interessa più molto, vorremmo ritirarci”. Attenzione, non ci ritiriamo necessariamente dall’Europa, ma riduciamo le nostre spese e manteniamo le nostre truppe, anche se ci ritiriamo dalla NATO. Diminuiamo le nostre spese, tra l’altro. Sì, ma non è poi così fondamentale. La questione della spesa è importante, però in realtà il punto è che anche noi abbiamo subito una sconfitta e dobbiamo riorganizzarci, quindi è meglio che ci occupiamo dei nostri problemi. Noi abbiamo il problema del dollaro, ok? Il problema del dollaro è anche un vostro problema, così come il problema dell’euro è solo un vostro problema. È semplice, no? Sì, sì, direi proprio di sì. Bene, anche perché cosa succede? Adesso abbiamo fatto questo chiarimento fondamentale e adesso chiariremo un concetto che in pochi capiscono, ovvero il concetto del circuito dell’euro/dollaro. L’ho già spiegato più volte. Sì, poi magari Roberto può occuparsi di questo, e magari possiamo inserire certe tematiche macro nelle domande che ci hanno rivolto gli ascoltatori. Prego. Però volevo fare una precisazione, proprio per permettere anche a chi non ha capito di capire. Il circuito dell’euro/dollaro è molto semplice: da 71 in avanti, quando è partita la nuova impostazione, tutte le nazioni del mondo usano denaro fiat per la prima volta nella storia. In passato il denaro fiat esisteva già, i cinesi l’hanno usato molto tempo fa. Hanno avuto 5 imperi che sono falliti in sequenza, proprio grazie all’uso del denaro fiat.

Quindi, ci hanno già spiegato come funziona, ma non c’è mai stato un periodo in cui tutto il mondo usasse contemporaneamente il denaro fiat; magari una regione o una nazione lo usava, gli altri usavano l’oro o l’argento. Adesso siamo tutti sul denaro fiat ed è tutto concatenato. Quindi, in questo momento Stati Uniti e Cina fanno parte dello stesso sistema, sono due facce della stessa medaglia e non possono essere separate; se uno crolla, crolla anche l’altro, dal 1994 in avanti. Questo è importante da capire. E entrambi hanno bisogno di cosa? Del dollaro, il circuito dell’euro-dollaro. Il circuito dell’euro-dollaro è stato creato al di fuori degli Stati Uniti per fornire liquidità che non arrivava nel Paese. Come fai a trasferire liquidità all’estero? Compri oggetti, prodotti, petrolio con i tuoi dollari che dai agli altri e loro li usano per farli circolare nelle rispettive economie. Tuttavia, il consumo degli Stati Uniti è ampio: 5% della popolazione mondiale, ma il consumo americano è solo il 30% del consumo globale e non può consumare il 100%. Quindi, ci vuole dell’altra liquidità che viene creata in aggiunta a quella degli Stati Uniti e viene creata per delega da parte di banche europee, in particolare britanniche, ma non solo, che hanno iniziato a generare i loro dollari da far circolare nel sistema bancario europeo e in quello cinese, in modo che possano essere liquidi e funzionare. Con la garanzia fondamentale che, se le cose dovessero andare storte, la Fed e la Reserva intervengono, così come l’esercito americano, e noi garantiamo. Quindi voi emettete i vostri soldi, siete esposti enormemente in termini di debito, perché gli europei hanno molti più debiti in dollari di quanti ne abbiano in euro, ma non lo sapete. Questo è un circuito che viaggia tipicamente offshore, quindi nei paradisi fiscali. Non sono cose contabilizzate, ma si stima che il circuito dell’Eurodollar sia 5 volte più grande dei dollari che circolano negli Stati Uniti. Addirittura!

Benissimo, e che il circuito dell’Eurodollar contenga circa 12 trilioni di debiti in dollari dovuti agli Stati Uniti, che corrisponde a circa un terzo del debito nazionale americano attuale. Finché tutto andava bene, tutto funzionava, no problem, una mano lava l’altra, io ti garantisco, tu emetti questo, peccato che poi si sono fatti prendere dall’entusiasmo e hanno incominciato a usare i derivati, quindi hanno incominciato a moltiplicare i guadagni facendo praticamente un gioco d’azzardo. Adesso non entreremo nel dettaglio, questo è quello che è successo alle banche, ai grossi investitori, anche alcuni fondi sovrani, i fondi dello Stato. Quindi, nel 2008 la questione si è fermata e le banche internazionali hanno detto: “Fermi tutti, non funziona. Noi tiriamo il remi in barca, perché la situazione è diventata instabile e rischiamo di andare a fondo. Salvateci”. È stato così attuato il famoso salvataggio delle banche a livello internazionale, con una stampa di denaro mostruosa che tuttavia non si è immediatamente riversata nell’economia. Nonostante le banche centrali avessero fatto un’iniezione di denaro senza precedenti, i prezzi non erano saliti e la gente non si era trovata improvvisamente con le tasche piene di soldi. Quei soldi restavano nelle banche, perché il sistema bancario era talmente deficiente di liquidità che aveva bisogno di questa iniezione di sopravvivenza, come se fosse stato mandato nella camera di emergenza di un ospedale. Dal 2008 la situazione non si è mai ripresa veramente, l’hanno raperciata, si capiva che non poteva funzionare e che bisognava smontare il sistema, bisognava resettare il sistema, vi ho sentito parlare del grande reset, io lo sto già facendo da anni. Certo. Non era un’opzione. Poi, con il Covid, c’è stato il colpo finale, perché il Covid ha dimostrato non solo che il sistema finanziario era estremamente instabile, ma anche che non poteva più funzionare dal punto di vista pratico. Gli Stati Uniti dovevano combattere contro la Russia con armi fabbricate in Cina, che è un alleato della Russia: è assurdo, è insostenibile. Siccome nessuno voleva arrivare a una terza guerra mondiale, perché di solito questi problemi vengono risolti con le grandi guerre, il passaggio dalla sterlina al dollaro ha richiesto la prima e la seconda guerra mondiale. Ma nessuno vuole arrivare alla terza guerra mondiale e si può evitarlo. Quindi, eccoci qua: siamo nel reset e, secondo me, ho fatto tutto.

Sì, direi che ho capito di non essere particolarmente portato per queste cose, quindi sono un buon termine di riferimento per capire se il discorso è stato chiaro. Ho chiesto scusa perché oggi, anzi è da un paio di settimane che ho parecchia tosse, quindi mi perdonerete se ogni tanto tossisco. Veniamo proprio ai temi sollevati durante l’ultima intervista di due settimane fa e alle tematiche e alle domande dei nostri ascoltatori. In particolare, vorrei iniziare con questa domanda: perché per raggiungere i suoi obiettivi, Trump non usa metodi collaborativi, ma mezzi violenti? Abbiamo visto che ha destabilizzato tutto con questi dazi, adesso poi sembra che ci sia un momento di… ha dato 90 giorni per… e qui c’è la fila di persone che vogliono parlare. Giovedì andrà negli Stati Uniti, a Washington, per incontrare la Meloni. La domanda è: perché Trump non usa metodi collaborativi, ma usa questi metodi proprio dirompenti, a dir poco? Perfetto, perché innanzitutto nessuno voleva ascoltarlo, lui lo dice da tempo: dobbiamo rinegoziare. Vi faccio notare che Putin ha lamentato i problemi dei russi dal 2008 in avanti e ha dovuto uccidere un milione di ucraini per farsi capire, eppure tanti non l’hanno ancora capito. Qui in Europa poi proprio non l’hanno capita e non vogliono capirla. Bravo, esatto. C’è una tecnica di caccia in cui i battitori fanno molto rumore per sollevare gli uccelli e spingerli in direzione delle reti dove li aspettano gli uccellatori, quelli che poi cattureranno gli uccelli e ne faranno una preda. Certo, sì sì, classica. In questo caso, però, non stiamo osservando una situazione di questo genere: abbiamo i cacciatori, quelli che dovrebbero aspettare gli uccelli. Mettiamo l’Europa, che è vicina alla rete nella notte fonda e aspetta i battitori che gli mandano gli uccelli nella loro direzione. Se sento tutto questo rumore, allora vuol dire che sta succedendo qualcosa e dobbiamo essere pronti, mentre invece i battitori sono tranquillamente al bar a giocare a briscola, mentre gli altri si prendono i reumatismi. Se riuscite a visualizzare questo scenario, vi sarà più facile capire effettivamente cosa sta succedendo. Ok. Ok, perfetto.

Allora, innanzitutto ho visto ogni genere di commenti, ho seguito parecchi commentatori, anche perché non sono propenso a esprimere opinioni a caldo, perché spesso sono influenzati dall’emozione, e ho visto ogni genere di cose, alcune delle quali completamente scontate e del tutto sbagliate. A oggi, a distanza di qualche giorno dal Liberation Day, e poi possiamo essere d’accordo o in disaccordo con i metodi di non importanza, il punto è: funzionano o no? Bene, a oggi, a distanza di poco tempo dal Liberation Day, Trump ha raggiunto quattro obiettivi su quattro. Vediamoli. Fino a stamattina pensavo che fossero tre su quattro, ma stamattina ho avuto la conferma che sono quattro su quattro. Come vi ho già detto da qualche mese a questa parte, uno degli obiettivi fondamentali di Trump è quello di svalutare il dollaro. Sì, d’accordo. Bisogna svalutare il dollaro perché in questo modo si favoriscono le esportazioni dagli Stati Uniti e quindi si aumenta, si sposta verso un riequilibrio della situazione economica statunitense che va riequilibrata. La svalutazione del dollaro non è facile da realizzare perché il dollaro tende naturalmente a guadagnare terreno, a salire, per una serie di meccanismi che ora non andremo a descrivere, ma che posso riassumere in due parole. Quando si effettua un prestito di 100 euro a qualcuno, ad esempio, il prestito ha un interesse del 10%, quindi i 100 euro prestati devono essere restituiti. Questo significa che servono sempre più soldi nel sistema in cui viviamo noi, un sistema basato sul debito, e servono sempre più dollari. Non ha importanza quello che succede, non bastano mai. Infatti, oggi l’economia globale sta andando a sbattere contro un muro di liquidità; il problema non è il debito, che ammonta a 36 trilioni di dollari, ma il quadrillione di dollari di beni naturali disponibili nel continente americano che Trump sta liberando. Quindi, 36 trilioni rispetto a un quadrillione non è un problema. Il problema è la liquidità: non c’è liquidità, c’è una stretta di liquidità, mancano dollari in circolazione, manca denaro, non c’è denaro a sufficienza. Perciò, se si riduce il dollaro, facendolo svalutare, si allenta questa pressione.

Trump cosa ha fatto? Ha sparato numeri a casaccio. In realtà, le tariffe sono state calcolate secondo vari metodi e possiamo discutere la validità di questi metodi, ma comunque erano numeri assurdi. Si tratta di una classica tecnica di contrattazione e lui viene dal mondo immobiliare, è una delle prime cose che ti insegnano in quel settore. Se vuoi comprare una casa, offri il 20% del valore se sei un investitore, perché quando poi convincerai il venditore a dartela al 70%, lui crederà di aver fatto un grande affare. È semplice. Dopo tutta questa bagarre, il dollaro si è svalutato, è già sceso, perché è un evento senza precedenti, senza bisogno di un accordo di nessuno. Inoltre, la gente si è abituata all’idea che sia normale avere una tariffa del 10%, la tariffa base del 10% è stata accettata mentalmente. Questo è già in confronto al 25, 30%, ma in fin dei conti è già andata bene. È fantastico: una tariffa equivale a una svalutazione del dollaro, perché con le tariffe gli americani possono acquistare meno, quindi il dollaro vale meno. Trump ha già svalutato il dollaro del 10%, il che è una svalutazione enorme in un contesto valutario in cui gli spostamenti sono frazioni di punto percentuale. Che poi è avvenuta nel giro di un paio di settimane. Esatto, qual è il risultato? Il prezzo del petrolio è crollato. Sì, infatti. Non alla pompa di benzina, ma al barile sì. Questo vuol dire che nei prossimi sei mesi ci sarà deflazione negli Stati Uniti. La gente negli Stati Uniti guarda il prezzo del barile, guarda il prezzo della benzina. Scusatemi, se la benzina scende va bene, tutto va bene. In ogni caso, se la benzina scende, vuol dire che l’economia funziona meglio, costa meno far girare i prodotti. Durante la prima presidenza Trump, la gente non voleva capirlo, ma durante la prima presidenza Trump, Trump ha già usato le tariffe e si sono dimostrate invariabilmente deflattive, anche se non sempre i prezzi. Infatti, il secondo obiettivo di Trump è stato già raggiunto: l’inflazione registrata a marzo, quindi prima ancora del lancio delle tariffe, era intorno all’1,3%, rispetto al 9% a cui ci aveva abituato Biden e al 5 o 4,5% verso la fine della presidenza Biden. Si è quindi registrata una discesa mostruosa.

I prezzi hanno smesso di salire e, anzi, quelli delle case hanno cominciato a scendere, che è uno degli obiettivi che Trump si era prefissato. Gli americani hanno già cominciato a pagare meno. Eh, le cose costano meno o comunque non costano più di più. Il secondo obiettivo è la svalutazione del dollaro. Io avevo già detto che Trump avrebbe fatto di tutto per svalutare il dollaro e ci sta riuscendo. Il secondo obiettivo era il blocco dell’inflazione, anzi la deflazione. Ok, terzo obiettivo: doveva far scendere la borsa a tutti i costi. L’obiettivo è stato ampiamente raggiunto, come abbiamo potuto constatare tutti noi con il terrorismo mediatico degli ultimi due mesi. Ed è perfetto, ma perché allora? In primo luogo, la borsa era fortemente sopravvalutata; quindi, già nell’amministrazione Biden, c’erano analisti economici di sinistra (del Partito Democratico) che dicevano che la borsa si sarebbe svalutata dal 35 al 45% e che sarebbe rimasta bloccata per 10 o 12 anni. Secondo loro, quindi, lo Stato sarebbe dovuto intervenire con sussidi e anche replicando quello che è successo negli anni ’80 con una guerra. Perché la guerra cosa fa? Tiene a bada le generazioni più giovani, che sono quelle più colpite, perché rischiano di essere mandati in guerra. Tutti collimano la propria attenzione sul nemico esterno: se paghiamo più benzina, di più la benzina. Lo diceva Biden tutti i giorni, e quindi la gente si abitua e diceva: “Pazienza, dovremmo soffrire per 10 o 12 anni o 15 anni”.

Questa era la prospettiva. Trump non vuole aspettare 10 o 12 anni o 15 anni, vuole fare scendere la borsa subito. Perché vuole fare scendere la borsa subito? Perché a lui della borsa l’ha già detto in tutte le salse possibili, l’ha ripetuto il suo segretario di Stato, non gli importa proprio niente. Quello che lui deve gestire sono gli interessi sui titoli di Stato americani, questo è il problema, perché se gli Stati Uniti vanno in bancarotta, della borsa non potrebbe importare di meno a nessuno. In più, stanno facendo in modo che i capitali esteri se ne vadano, perché non li vogliono. I cinesi hanno detto: “Prendete i vostri soldi e portateveli a casa”, perché noi non vogliamo che le nostre industrie della difesa abbiano degli azionisti cinesi. È semplice da capire. Non vogliamo che i nostri razzi contengano circuiteria cinese che possa rivelare ai cinesi cosa stiamo facendo. Considerato poi che è considerato un nemico. È un avversario. È un avversario, sì, ma è inutile dargli quei vantaggi. Quindi, in ogni caso, non è una buona idea che una delle principali superpotenze nucleari si affidi alla gestione della sua forza produttiva a un’altra superpotenza nucleare. È una cosa che fa senso. Non ha molto senso. Inoltre, il fatto che abbiamo perso in borsa due trilioni di dollari, che sono soldi evaporati, non è molto positivo. È un’altra forma di deflazione. Quanta deflazione si può recuperare dalla distruzione di due trilioni di dollari nell’economia americana? Vedremo i prezzi delle case scendere. Vedremo i prezzi dei prodotti di consumo diminuire. Terzo obiettivo raggiunto. Manca il quarto obiettivo, lo vedremo. Il quarto era ovviamente… cosa fai? Spaventi gli investitori in borsa e li fai fuggire verso il rifugio sicuro che sono i titoli di Stato americani. Se c’è una grossa richiesta di titoli di Stato americani, il loro interesse scende. È inversamente proporzionale. È un’asta. Più gente vuole comprare, più basso è l’interesse che il governo si impegna a pagare. Sì. Un po’ intuitivo, ma funziona così. Quindi, perché? Perché Trump ha un’eredità da Biden: deve rifinanziare 10 trilioni di dollari entro la fine dell’estate. Dieci trilioni. Noccioline. Noccioline. Ok. E siccome viene dal mondo immobiliare, sa bene che un punto percentuale in meno di interesse su 10 anni fa una grossa differenza. In termini di interessi.

Per lui è quindi essenziale far scendere questi interessi. Inoltre, è essenziale cercare di vendere più titoli a lunga scadenza piuttosto che a breve scadenza. La precedente presidenza, infatti, si è concentrata sui titoli a breve scadenza. 3 mesi, 1 anno. Ogni anno si verifica la stessa situazione. Quindi, lui deve spingere la questione verso la lunghezza maggiore. Per lui è positivo deprimere la borsa, gli fa solo bene. È una sorta di disintossicazione, no? Disintossicazione. Prima o poi lo dovrà fare. Tanto vale farlo adesso. Così le scorie se ne vanno prima delle prossime elezioni. Quando il momento è ancora gestibile in qualche modo. Oltretutto, quando non è troppo tardi. È meglio togliersi il dente subito. Poi, se vorrà, potrà mettere la dentiera, il ponte o qualcos’altro. Quindi per lui è essenziale spingere. E abbiamo visto che, per qualche giorno, gli interessi dei titoli di detossicazione americani a 10 anni sono effettivamente scesi. Poi, è importante notare che sono aumentati molto. 4 obiettivi raggiunti. No, no, no, attento. Sono i cinesi che stanno vendendo i titoli per sabotare gli americani. Non è vero. Sono gli europei che stanno vendendo i titoli per difendere quelli tedeschi. In parte è vero. Poi abbiamo sentito parlare del Basis Trade. Il Basis Trade sarebbe un sistema in cui diversi operatori, fondi di investimento, acquistano grandi quantità di titoli di detossinazione americana e poi fanno scommesse per guadagnare pochi centesimi percentuali sugli interessi, indebitandosi in modo mostruoso. Quindi, si indebitano di 100 volte rispetto al valore che hanno acquistato.

Adesso non ve lo spiego nel dettaglio. Si tratta di un mercato fiorente che funziona finché il valore del titolo è abbastanza stabile e non ci sono grosse variazioni. Nel momento in cui ci sono variazioni, questa gente comincia a saltare e quindi si verificano comportamenti inaspettati. Improvvisamente il prezzo schizza verso l’alto perché c’è gente che si è trovata con le braghe calate a dover rimborsare un sacco di soldi, soldi che si era impegnata a rimborsare qualora le cose non fossero andate come previsto e che adesso deve vendere tutto quello che ha per poter onorare gli impegni presi. Quindi stanno anche pulendo il sistema da queste deviazioni piuttosto pericolose, da queste sacche, da queste bolle che potevano esplodere in qualsiasi momento. Quindi stanno facendo scoppiare un po’ per volta per ridurre la pressione. Tuttavia, abbiamo notato che gli interessi sono nuovamente in discesa, quindi hanno ripreso la direzione, ma non sono ancora nella direzione corretta. Perché? Perché la Fed Reserve continua a mantenere tassi di interesse elevati, non vuole iniettare liquidità nel sistema, sono ancora convinti di avere il controllo della situazione. Stanno comunque facendo il gioco al massacro con la banca centrale europea, mantenendo tassi di interesse più alti così da privare il denaro dall’Europa, perché se i tassi di interesse sono più alti in America, le persone vengono attratte dall’Europa e, dal momento che devono lanciare tra l’altro l’operazione da 800 miliardi di euro, la mettono in difficoltà. Come dicevo prima, il problema è la liquidità. Allora cosa è successo? Improvvisamente, vediamo che lo Yen incomincia a salire di valore. Ma che cosa c’entra lo Yen? Ci stai portando in giro per il mondo e non ci capiamo più niente. Anticipiamo le osservazioni dei nostri ascoltatori. Il sistema idraulico funziona quando c’è una perdita nel tetto di casa: l’acqua, infatti, scende verso il lavandino della cucina, ma cerca il percorso migliore per arrivare all’uscita, a prescindere dalla struttura della casa. Allora, il Giappone da tantissimo tempo è il perno centrale su cui si basa il sistema Euro/Dollaro. Ok. È il Giappone che stabilisce se l’euro sale o se l’euro scende e se il dollaro sale o se il dollaro scende. È molto semplice. Non chiedetemi di spiegare il perché, perché sarebbe piuttosto lungo, ma è così.

Quando lo Yen sale, significa che le banche giapponesi si sentono pronte a emettere grandi quantità di Yen che verranno convertite in dollari o in Euro e che quindi creeranno nuova liquidità sul sistema internazionale. Ciò significa che ci sarà una nuova ondata di liquidità, che è proprio ciò di cui cinesi e europei hanno bisogno per il sistema Euro/Dollaro. Ok? Sì. Perfetto. Allora, qual è il problema del sistema Euro/Dollaro per le banche europee? Il sistema LIBOR, di cui abbiamo già parlato, è finito completamente dalla fine di marzo. Fino a marzo, in qualche modo, il controllo del sistema dell’Euro/Dollaro e l’interesse sul dollaro erano a Londra. Sì. E a New York e Washington. Quindi, se New York e Washington non estendono garanzie, le banche europee semplicemente falliscono, perché hanno creato prestiti per quantità enormi di denaro tra le varie nazioni, che si devono la fiducia le une con le altre. Gli Stati Uniti non c’entrano niente. Se il sistema Euro/Dollaro dovesse crollare, a Washington non cambierebbe assolutamente nulla. A fallire sarebbero le varie nazioni che hanno prestato i soldi. Ci siete fino a qui? È chiaro, sì sì. Lo trovo chiaro. Quindi Washington dice: “Se volete che vi salviamo, dovete fare quello che vi diciamo”. Sì. È semplice, no? Il problema non è tanto quanto sei debitore, ma se hai il contante per fare la spesa domani, per acquistare il petrolio di cui hai bisogno per andare avanti, se hai il contante per pagare gli stipendi, le pensioni e tutto il resto. Senti, posso procedere con le altre domande? Perché ce ne sono parecchie. Nei limiti del possibile, potremo riprendere queste tematiche in seguito, però c’erano appunto alcune domande proprio per dare continuità con la puntata precedente. Un’altra domanda: perché Trump non chiede ad altre nazioni occidentali di usare il dollaro ridollarizzando? Perché non ne ha bisogno. Perché non ne ha bisogno? Succederà in automatico. Come? Succederà in automatico. Succederà in automatico?

Come è successo in Argentina, come è successo in tanti altri posti, in Venezuela, in tanti altri posti. Perfetto, sintesi estrema. Però la risposta è già chiara. Andiamo ora alla domanda di strettissima attualità: perché giovedì Giorgia Meloni sarà a Washington, in veste di capofila dei paesi che vogliono confrontarsi con Trump. Cosa chiederà la Meloni a Trump? Cosa vuole Trump da lei? Allora, ti faccio subito una domanda. Secondo te, è la Meloni che ha chiesto l’udienza o è Trump che l’ha convocata? Secondo te? Beh, francamente credo che sia la Meloni, perché tutti si stanno presentando per chiedere un’udienza. Trump ha dato udienza per primo a chi? Il Giappone, la Corea, il Vietnam, nazioni nevralgiche per quello che riguarda la Cina. Giorgia Meloni viene qui per capire che fine fa l’Europa. Insomma… Guarda, non a caso, scusami se ti interrompo, la Fonder Lion, proprio l’altro ieri, in riferimento a questa visita, ha dovuto mostrarsi ottimista, nonostante le cattive prospettive, e ha dichiarato: “Accetto qualsiasi contatto”. Quindi, secondo me, ha detto: “Visto che io personalmente qua mi sembra di essere fuori gioco con Trump, vai pure avanti tu, anche se io sono la Presidente della Commissione Europea, che vale poco niente, credo fuori dall’Europa questo ruolo”. Ha detto: “Va bene, visto che hai questa possibilità, vai avanti tu, vedi cosa puoi portare a casa”. Insomma, prego. Anche perché la Fonder Lion non è benvenuta a Washington.

Appunto. Ha cercato di venire in tutti i modi, ma non l’hanno voluta, quindi non può venire a Washington. Mandano Giuseppe Meloni perché è l’unica che ha un contatto più amichevole con Trump e che non è “compromessa”, come potrebbe essere il primo ministro dell’Ungheria, almeno dal punto di vista europeo. Meloni, infatti, è un po’ a cavallo tra i due. Sì. Sì. Quindi, credo che Giuseppe Meloni venga qui per capire e negoziare i termini della resa. I termini della resa, certo. Ok. Perché gli Stati Uniti vogliono solo una cosa dall’Europa: un contratto che impegni l’Europa a comprare energia dagli Stati Uniti per i prossimi X anni. Un contratto che impegni l’Europa a comprare energia dagli Stati Uniti per i prossimi X anni. Questa è l’unica cosa che interessa, dico bene? Non voglio nient’altro, non gliene frega niente. Va bene, parliamo di tariffe, fantastico, ma il 10% c’è già e non è questo il problema. Allora, facciamo un passo indietro.

Sì, va bene. Facciamolo. Ok. Considero che stiamo allargando un po’ il brodo, ma dobbiamo anche allargare la conclusione. Mi raccomando, perché c’erano altre domande. Perfetto, grazie. Sì. Allora, Trump sta trattando con i russi. Sì. Vuole porre fine alla guerra in Ucraina. Sei d’accordo che si tratta di una trattativa molto complessa o no? Oppure è solo complicata in televisione? Non lo è per niente. Ti leggo quello che ha detto Dmitry Medvedev, un politico russo, avvocato, che è stato Presidente del Consiglio dei Ministri, Presidente della Russia e che adesso è Vice Presidente del Consiglio di Sicurezza della Russia, quindi un personaggio piuttosto altolocato. Di solito fa il cattivo quando Putin fa il buono. Battute sarcastiche su… Eccolo là. Ecco cosa ha detto. E credo che bisognerebbe ascoltare i russi, perché loro ci dicono le cose come stanno. Ha rilasciato una dichiarazione che ha attirato l’attenzione e ha detto: “La telefonata Putin-Trump ha confermato un’idea classica. Russia e America cenano insieme al tavolo. Gli altri sono sul menù”. Sì, sì. Cavoletti di Bruxelles, fish and chips britannico, gallina alla francese per antipasto e cotoletta alla Kiev come piatto principale. Buon appetito. Una sintesi… il massimo della sintesi. Quindi i russi vogliono finire questa guerra, gli americani pure, gli europei no. Tra l’altro, credo che l’Unione Europea sia davvero determinata ad avviare un conflitto con la Russia. Questa è la situazione attuale. Come si può impedire? Anche perché Trump non vuole che gli americani siano coinvolti in un’escalation che possa portare a un conflitto nucleare. Bene, si mette d’accordo con i russi: l’hanno già fatto trapelare, l’energia russa o di altre provenienze passerà attraverso gli Stati Uniti e verrà distribuita in Europa. Avendo la mano sul rubinetto dell’energia, non c’è problema: l’Europa viene tenuta a bada. I russi sono soddisfatti perché, comunque, con gli americani hanno trovato un interlocutore con cui adesso possono parlare e sanno che, in ogni caso, gli americani, essendo una potenza nucleare, conoscono il pericolo di un conflitto nucleare e si liberano dei vari buffoni come Macron, Starmer e Merz, che deve ancora insediarsi. Ci sono tanti buffoni.

L’Europa si è messa in questa posizione da sola, quindi è inutile lamentarsi: con tutte le politiche di distruzione dell’impianto energetico, a questo punto dovete dipendere dall’estero. Anche i francesi dipendono dall’uranio estero. Quindi, in un sistema di questo genere, gli Stati Uniti possono agire da valvola di regolazione e fare anche un po’ di soldi, senza dover sprecare sforzi diplomatici che non servono a niente, perché le trattative di pace in Ucraina hanno dimostrato che gli ucraini e gli europei non vogliono la pace. Questo mi sembra evidente. I russi hanno detto e ripetuto che, anche se ascoltano, non sono in grado di mantenere le promesse. Questo vale anche per gli americani, in un certo senso, ma se gli americani sono coinvolti perché hanno interessi, allora cosa cambia? Sì, certo. Volevo che commentassi uno degli scritti dei nostri ascoltatori. Uno ha scritto: “Mazzoni dice verità scomode” e un altro: “Ha fornito la chiave di lettura degli eventi senza le consuete ipocrisie nostrane”. Esatto. Confermi? Sì. A volte qualcuno mi accusa di essere un po’ critico nei confronti dell’Italia e degli italiani. Quello che sto cercando di fare è… Un altro ha infatti detto: “Ci sei andato pesante con noi, con l’Italia”. Dobbiamo renderci conto che è ora di svegliarsi. Dicono “wake up and smell the coffee”, svegliatevi e sentite il profumo del caffè. Io sto ripetendo le stesse cose da mesi. Avevo detto mesi fa che se Trump fosse arrivato al potere avrebbe picchiato duro, avrebbe cercato di svalutare il dollaro in ogni maniera, avrebbe modificato le impostazioni commerciali e il sistema del dollaro nel suo complesso.

Siamo di fronte a un evento che cambia completamente la struttura delle cose e l’Europa non è al passo con i tempi. L’Europa è indietro di due puntate. Gli manca qualcosa, insomma c’è un problema. E di conseguenza stanno ancora parlando di centralizzare l’euro nella banca centrale europea, quando ormai l’epoca delle banche centrali è finita. È finita. Quello che stanno facendo qui in America è sostituire le banche centrali con le banche primarie che sostenevano la banca centrale. Vorrei aggiungere un’altra cosa. A livello di mainstream, si continua a parlare di diritti LGBTQ. Stiamo parlando di argomenti di terza e quarta importanza. Va beh. Davvero. Quindi il punto è che esistono delle soluzioni, a condizione di capire quali sono le poste in gioco. Da tempo si dice che l’oro sarebbe salito di valore. Io parlo da tempo di bitcoin, ma non perché voglio comprarli. Non è perché niente. Il punto è che dovete documentarvi su quello che sta succedendo. Ho sentito anche sul tuo canale qualcuno parlare delle pensioni americane che dipendono in parte dalla borsa. Quindi, se la borsa dovesse subire un calo, ci sarebbero dei problemi. Ma i problemi sono per chi? Colpisce la fascia di età dei boomers, che investe in borsa, non vota per Trump e può comunque permettersi di spendere il 20 o 30% in meno per i tagli di capelli. Questo significa che invece di avere la seconda villa in Florida con la piscina, se la potranno permettere solo una volta. Sì. I fondi pensione hanno già spostato i loro investimenti altrove. Sono nati 11 fondi di investimento basati su bitcoin, tra cui uno di BlackRock che ha avuto un successo senza precedenti. E non voglio fare pubblicità ai bitcoin, però vi sto dicendo: attenzione, guardate quello che sta succedendo. Non rimanete ancorati alle due puntate precedenti della serie. Quello che voglio dire è che esistono delle zattere di salvataggio.

Il Titanic, quando è affondato, ci ha messo due ore e mezza, ma negli ultimi 90 secondi è effettivamente affondato. Quando ti aspetti di saltare sulla zattera, quando il Titanic sta affondando, non ce la fai, perché ci vogliono almeno due minuti e mezzo. Chiarissimo. Un’altra domanda che in questo caso viene spontanea. Giovedì la Meloni sarà a Washington, dopodomani, se i nostri ascoltatori stanno ascoltando oggi, martedì, proprio quando uscirà in America. Due giorni dopo, il vicepresidente J.D. Vance sarà in Italia, subito dopo la visita della Meloni a Washington. Secondo te, qual è il motivo? Qual è il motivo? Non essendo in contatto diretto con J.D. Vance, non ho gli aggiornamenti. Tuttavia, seguo quello che viene pubblicato dai vari personaggi legati alla Casa Bianca. L’Italia ha un grosso problema, che si chiama Stellantis. Si chiama Stellantis, scusami perché ho tossito. Stellantis. Ah, certo, John Elkann si è già incontrato un paio di volte, se non ricordo male, tra l’altro con Trump. Tra l’altro. Esatto. Gli americani non sono affatto soddisfatti di come la Stellantis sta gestendo la situazione. Quindi chiederanno grossi cambiamenti. E credo che sia questo il motivo per cui J.D. Vance arriva in Italia. Oltre al fatto di fare una visita personale. Quindi, da una parte Giorgia Meloni parlerà delle cose, ma parlerà anche delle questioni europee, eccetera, eccetera. J.D. Vance vuole arrivare sul territorio e dire: “Signori, cosa vogliamo fare?”. Giorgia Meloni parlerà a nome dell’Unione Europea, per quello che vale e per quello che serve. Probabilmente J.D. Vance parlerà dell’Italia quando sarà in Italia. Ecco. Quindi ritieni che giovedì la Meloni parlerà soprattutto a nome dell’Unione Europea con Trump? In modo inevitabile. Quando però J.D. Vance verrà in Italia, allora avrai anche titolo per parlare, ci saranno le precondizioni per farlo, perché la Meloni parlerà dell’Italia. Gli italiani devono risolvere il problema della Stellantis. Poi si potrà passare alle fasi successive della situazione, che sarà molto interessante. Ma non voglio anticipare niente.

Va bene. Abbiamo la fortuna di averti ospite almeno una volta al mese, quindi potremo sicuramente parlarne. Senti, un altro dei nostri amici ascoltatori, l’utente che ha scritto per la puntata precedente, ha detto: “Dovremo tornare agli anni ’70-’80, quando producevamo quasi tutto”. Sì, però devi avere l’energia. Senza energia a basso costo non si va da nessuna parte. Quindi, discorso chiuso. Ok, d’accordo. Se non hai l’energia, almeno riuscire a produrre, vabbè, adesso l’energia a basso costo ce la scordiamo, perché l’obiettivo di Trump, come dicevi, è garantire una fornitura di gas all’Europa per gli anni o decenni a venire, ai prezzi che verranno decisi al di fuori dell’Europa. Esatto, comprerete gas e petrolio russo e li venderete agli americani. Questa è un po’ l’idea. D’accordo. Senti, perché… ecco, avrei ancora due domande, poi vediamo se c’è tempo per altro, perché ce ne sarebbero ancora molte. Trump ha sospeso i dazi per 90 giorni. Perché? Perché voleva che la gente si recasse a Washington per avviare le trattative. Cioè, voleva dire che adesso vuole che il suo potere sia certificato a livello globale e quindi riceverà tutti quelli che vorranno avere un colloquio con lui. Esatto. Quindi voleva fare un po’ di conta e dimostrare che in effetti lui poteva ancora vantare un certo potere, ma c’è anche dell’altro.

Naturalmente, quando ha visto il picco dei titoli di Stato a lungo termine, ha dovuto frenare, altrimenti poteva scoppiare non solo una bolla limitata, ma un’esplosione su vasta scala e quindi era necessario frenare, era necessario fare quell’accordo. Però, per esempio, scopriamo che anche nei confronti della Cina, dove hanno escluso dalle tariffe la fornitura di applicazioni elettroniche, questo accordo era già stato concordato in precedenza. Trump ha più volte dichiarato di avere un ottimo rapporto con Xi Jinping e di sentirlo spesso. Se vogliamo, chiamiamolo in favore di telecamera questo atteggiamento di Trump nei confronti di Xi Jinping. Se stai facendo una guerra, non vuoi scoprire le tue carte, non vuoi far capire dove vai, cerchi di fare delle finte, mi sembra piuttosto evidente. Purtroppo, questo non toglie che all’interno della Casa Bianca ci sia davvero confusione e che certe cose non vengano gestite al meglio. Però, come ha detto più volte lui stesso, lui è già in contatto con Xi Jinping. Xi Jinping aveva un problema principale: la liquidità. La Cina stava cercando di aumentare la liquidità attraverso la propria banca centrale, ma l’economia non ripartiva. Aveva bisogno di liquidità. Ora finalmente potrà ottenere liquidità dal Giappone. Quindi è per questo che con la Cina Trump, invece di abolire i dazi, li ha aumentati? Sì, perché tanto non fa nessuna differenza. Stanno già trattando, stanno già parlando, stanno già… Il problema della Cina era “ci serve subito liquidità, please” e lui “sì, eccolo qua” attraverso il sistema. La liquidità arriverà attraverso un circuito che facciamo funzionare per il momento e poi troveremo il modo di riequilibrare la situazione, perché ci può essere un modo in cui riequilibriamo la situazione, ma dobbiamo farlo insieme. Quindi, da una parte, vuole essere sicuro che i cinesi siano sufficientemente motivati, e per questo vuole riunire tutti quelli che dichiarano di essere allineati con gli Stati Uniti, così da avere comunque un potere contrattuale, perché di contrattazione si tratta.

Ci sono però degli interessi comuni imprescindibili. Cina e Stati Uniti sono come due gemelli, sono legati da un legame indissolubile, non possono essere separati senza ucciderli entrambi. Se vogliono separarsi, dovranno farlo attraverso operazioni di chirurgia plastica molto complesse che richiederanno tempo e molta liquidità. Quindi, Trump vuole riportare i posti di lavoro in America. I cinesi non hanno più bisogno di esportare disoccupazione in America, possono farlo altrove. Hanno già capito dove possono mandarla. Dove possono mandarla? In Europa, è evidente. In Europa. Capito. Guarda, Roberto, direi che in questa puntata densa, veramente densa, sono stati dati molti spunti di riflessione. Ne sono stati dati davvero molti. Io direi che possiamo assolutamente invitare i nostri amici ascoltatori a porre delle domande, perché ci forniranno magari ulteriori spunti per i nostri prossimi appuntamenti. Roberto, anche questa è densa, io l’ascolterò un’altra volta. Credo che più di qualche nostro amico la guarderà due volte, come hanno scritto anche nei commenti. Perché? Perché c’è tanta roba e quindi va un po’ metabolizzata. Siamo in chiusura. Prego. Stanno succedendo molte cose.

Le cose cambiano. Le cose cambiano. I processi sono molto accelerati, come si dice e come riflettiamo spesso. Ci sono delle fasi storiche in cui in un anno, due anni, tre anni, succedono cose che normalmente ci vogliono decenni perché succedano. Se confermi, questa è sicuramente la fase che stiamo attraversando. Bisogna quindi essere particolarmente… Non si torna più indietro. Non si torna più indietro, ma stanno avvenendo tantissime cose e quindi bisogna cercare di capire al meglio, più in profondità e più chiaramente, cosa sta succedendo per non essere travolti anche a livello personale. Prego. Se le cose stanno davvero andando in questo modo, per l’Italia ci saranno lietofine. Va bene. Allora, hai suscitato la nostra curiosità, ne parliamo magari già adesso, vedremo di accennare qualcosa nel prossimo appuntamento. Grazie Roberto Mazzoni, collegamento dalla Florida. Alla prossima. Grazie. Grazie a tutti voi, amici ascoltatori.

Roberto Mazzoni

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