Questa è un’altra puntata della serie sulle guerre dell’oppio. Questa puntata è piuttosto importante, perché affronteremo il tema della sovranità, sia nazionale che individuale, usando come spunto una nuova parte del documentario che vi ho proposto in questa serie. In questo video, vedremo un altro contributo del giornalista e ex parlamentare britannico Jacob Rees-Moog, conservatore per orientamento politico, nonché figlio di William Rees-Moog, un importante giornalista e intellettuale britannico che, insieme a James Dale Davidson, ha scritto nel 1999 il libro L’individuo sovrano, tradotto anche in italiano, di cui vi propongo un link in questo articolo, in modo che possiate leggerlo gratuitamente.
L’individuo sovrano descrive l’evoluzione degli Stati occidentali, in buona sostanza lo sgretolamento, imputando tale sgretolamento alla diffusione della tecnologia digitale e alla possibilità delle persone di lavorare a distanza, quindi di non dover restare in un singolo Paese, ma di poter portare il proprio lavoro con sé in molti casi. Inoltre, il libro prefigura la creazione delle criptovalute, che aggiungono l’ultimo componente. indispensabile per l’individuo sovrano, vale a dire la possibilità di portare con sé il denaro in forma digitale senza dover subire il blocco alla dogana o il blocco bancario.
Siamo chiaramente in un’epoca in cui si stanno verificando alcune delle previsioni avanzate nel libro, quindi credo che sia importante leggerlo e, in ogni caso, considerare i fatti riportati in questo video, anche perché siamo chiaramente diretti verso grandi cambiamenti, profondi cambiamenti nella struttura politica e, soprattutto, nella struttura economica e finanziaria del mondo, con i principali attori che si stanno giocando tutto, tra cui gli Stati Uniti, l’Europa, il Giappone, la Cina, la Gran Bretagna, la Russia, ecc., e in cui il futuro del denaro è un punto interrogativo, anche perché il denaro dipende spesso dalla forza e dalla capacità di imporre una certa forma di denaro rispetto ad altre, o dall’accettazione spontanea di una forma di denaro rispetto a un’altra. Tuttavia, nel libro viene descritto meglio e nel video che vi propongo di Jacob Rees-Moog sicuramente avrete degli spunti più chiari. Eccolo.
[Jacob Rees-Mogg]
Buongiorno. Benvenuti e grazie per esservi uniti a me nella mia casa nel Somerset. A breve andrò alla fiera floreale di Clutton, che ho la fortuna di inaugurare ogni anno. Ma prima di andare, ci sono solo un paio di cose di cui volevo parlare e che sono apparse nelle notizie di recente e che ho pensato potessero essere interessanti. La prima riguarda Coinbase, un’azienda di criptovalute che ha visto la sua pubblicità sulle criptovalute, o più precisamente sulla sua attività aziendale, non consentita dalle autorità di regolamentazione, o per lo meno dichiarata contraria ai regolamenti. C’è una disputa sul fatto che il divieto sia venuto dall’agenzia che supervisiona gli standard pubblicitari britannici oppure se siano state semplicemente le emittenti ad attuare il divieto prima della trasmissione.
La seconda notizia interessante è stato un tweet di Lord Ashcroft, che vive vicino a Londra. Si tratta di un politico conservatore di spicco, un pari della nobiltà britannica, sostenitore di buone cause, di eroi di guerra e via dicendo. Lord Ashcroft ha twittato dicendo che le persone di sua conoscenza stavano portando i loro soldi fuori dal Regno Unito, in questo preciso momento, perché erano preoccupate che ci sarebbe stata una tassa di uscita se avessero aspettato fino a ottobre. E il motivo per cui queste due cose mi interessano è perché sono state ampiamente predette da un libro che il mio defunto padre ha scritto con Jim Davidson alla fine degli anni ’90. Si tratta di un testo intitolato “L’individuo sovrano”, e sostiene che gli individui scopriranno di avere potere e controllo sulla propria vita grazie ai progressi tecnologici, e che la cosa non piacerà ai governi, inoltre, nell’era dell’informazione, gli individui scopriranno di poter risiedere dove preferiscono.
Potranno lavorare dove vogliono, vivere dove vogliono, usare qualsiasi valuta vogliano. In effetti, questo libro prevede virtualmente la nascita delle criptovalute anni prima che fossero create. Secondo il libro, gli individui potranno fare quello che vogliono liberamente, ma questo renderà la vita molto difficile per i governi che cercheranno disperatamente di mantenere le entrate fiscali e il controllo sulle persone. Quindi le due storie che vi ho citato all’inizio e che sono state quasi previste dal mio defunto padre, sono davvero interessanti. Diamo prima un’occhiata a quella delle criptovalute. Forse ricorderete che due settimane fa ho discusso del valore del denaro e di come la carta moneta non abbia un valore reale. In quel video, vi ho spiegato di come la sterlina, il dollaro e il franco svizzero siano diminuiti di valore dal 1914. La sterlina è scesa di oltre il 99%, il dollaro di oltre il 97% e il franco svizzero di oltre il 90%. Ma la situazione non migliora nemmeno quando consideriamo un lasso di tempo più breve. Infatti, dalla sua fondazione, avvenuta ufficialmente il primo gennaio 1999 e, nella pratica, il primo gennaio 2002, l’euro ha perso il 40% del suo valore in soli 26 anni.
Quindi dobbiamo ricordarci che la cartamoneta non è una riserva di valore. È semplicemente un mezzo di scambio. Questo fatto è davvero problematico per i governi perché parte del loro potere deriva dalla capacità di emettere denaro. Non si tratta di un fenomeno unicamente moderno. è stato vero fin dai tempi degli imperatori romani e possiamo risalire anche più indietro nel tempo. Il potere di controllo della moneta è fondamentale per un governo. Prendete in considerazione tutti i re medievali. Qual è stata una delle cose su cui hanno preso il potere? Il conio delle monete. Ci mettevano la loro effige perché rafforzava la loro autorità governativa, e questo rimane vero ancora oggi. I governi godono di molta più libertà se possono emettere le proprie banconote. In realtà è proprio per questo che ero contrario all’adesione della Gran Bretagna all’euro, perché l’adesione all’eurozona mina la capacità di un paese di avere una propria politica monetaria. Ma quello che sta succedendo ora è diverso.
Le persone guardano alla svalutazione della valuta che ottengono dai governi, che si tratti del dollaro, della sterlina, del franco svizzero, dello yen giapponese, dell’euro, e dicono di volere qualcosa di diverso. Per chiarire, non sono un particolare sostenitore delle criptovalute. In un certo senso sento di non saperne abbastanza e non sono abbastanza sicuro di qualsiasi criptovaluta per pensare che potrebbe non essere qualcosa che ha un rischio più alto di quello che sarei disposto ad accettare. Quindi non sto sostenendo una particolare criptovaluta di per sé, ma sto sostenendo che ci serve una riserva di valore, e le criptovalute potrebbero benissimo essere la soluzione per procurarsela. Volete qualcosa che sapete avrà lo stesso potere d’acquisto che ha oggi anche fra 10 anni, 20 anni, 100 anni, o 200 anni, e la cartamoneta non potrà mai soddisfare questo requisito. Ogni valùta su carta che sia mai esistita nella storia, alla fine, è andata a zero. La sterlina è semplicemente scesa fino a una frazione sopra lo zero e si è infatti comportata relativamente bene rispetto allo yen, mentre la valuta tedesca, il franco e la lira sono scomparsi almeno una volta durante il periodo di 100 anni, o meglio 111 anni di cui ho parlato.
Allora perché la censura? Per quale motivo, agli enti pubblicitari, non piacciono le pubblicità per le criptovalute? La spiegazione è che, in realtà, le criptovalute sono percepite come una minaccia per il sistema monetario usato dai principali governi. È davvero interessante che l’America abbia adottato un approccio diverso e stia abbracciando le criptovalute, e in particolare è notevole il fatto che Donald Trump vuole che facciano parte del sistema finanziario, della forza finanziaria degli Stati Uniti. Mentre qui nel Regno Unito, dove abbiamo un governo di sinistra, per la precisione un governo socialista, abbiamo anche un’agenzia per gli standard pubblicitari che ha un forte pregiudizio di sinistra e che non vuole che le criptovalute vengano portate all’attenzione della gente. E, naturalmente, concludono dicendo che non vogliono che le persone perdano i loro soldi. Ovviamente non lo vogliono, e non lo voglio neanch’io, ed è per questo che non sto proponendo in modo specifico alcuna criptovaluta specifica.
Ma la motivazione che dichiarano va messa in discussione perché le criptovalute sono un attacco alla capacità dello Stato di tassare attraverso l’inflazione, e l’inflazione è una forma di tassazione di cui nessuno osa parlare. È qualcosa che non riconosciamo, che avviene insidiosamente mentre i nostri soldi, che sono sotto forma di banconote e monete e che magari sono depositati su un conto bancario che guadagna un tasso di interesse inferiore all’inflazione e che è pure tassato, perdono gradualmente sempre più valore. Quindi, naturalmente, un governo di sinistra sarebbe cauto nel promuovere le criptovalute, perché non vorrebbe che gli individui abbiano la capacità di preservare il valore del proprio denaro e che impediscano allo Stato di spellarli un poco alla volta. La seconda questione che ho menzionato, vale a dire il tweet di Lord Ashcroft, è davvero interessante, ed è un’altra cosa di cui parla L’Individuo Sovrano, vale a dire che le persone avranno la capacità di muoversi e di lavorare ovunque. Forse saprete che non sono molto entusiasta di lavorare da casa, ma in realtà le persone possono trasferirsi all’estero, possono lavorare dai paradisi fiscali, se lo desiderano, e il valore del loro lavoro non è particolarmente influenzato dalla loro posizione fisica se stanno facendo cose che si sviluppano essenzialmente online.
Se stanno realizzando attività che sono relative a un mercato specifico, potrebbe essere diverso, ma le attività online possono essere fatte in qualsiasi parte del mondo, e i servizi finanziari possono essere forniti in qualsiasi parte del mondo. Ma questo minaccia ancora una volta i governi che sono enormemente oberati da impegni previdenziali e pensionistici che non possono permettersi senza appropriarsi delle risorse di un numero molto ristretto di ricchi. Nel Regno Unito, l’1% della popolazione paga circa il 30% dell’imposta sul reddito. Sappiamo che migliaia di persone se ne stanno andando. Chi non era domiciliato qui se n’è sostanzialmente già andato, i britannici intelligenti, giovani, entusiasti e intraprendenti se ne stanno andando. Sappiamo che il numero di amministratori di società che se ne sono andati è aumentato di oltre un migliaio nell’ultimo anno rispetto all’anno precedente. La gente se ne va perché la tassazione è troppo alta e il governo sta gestendo l’economia in modo atroce.
Quindi, cosa cercano di fare i governi? Guardano quello che ha fatto Bill Clinton. Il presidente statunitense Bill Clinton, alla fine degli anni ’90, ha messo una tassa di uscita sulle persone che lasciano gli Stati Uniti, tassa che è stata successivamente convertita in una legislazione dettagliata che assicura che gli americani, se rinunciano alla loro cittadinanza americana, siano colpiti da un’alta aliquota fiscale come prezzo di uscita. E questo significa che, se le persone seguono il consiglio di Lord Ashcroft e se ne vanno prima del bilancio di ottobre, in realtà sono molto ragionevoli, perché se ne vanno prima che il ministro delle finanze britannico abbia l’opportunità di dire: “Se ve ne andate, la considereremo una vendita di tutti i beni che possedete, ovunque nel mondo, e pagherete la relativa imposta sulle plusvalenze.
O peggio ancora, potremmo considerare come foste, di fatto, deceduti e vi faremo pagare una tassa di successione su ciò che portate via con voi”. Penso che quest’ultima ipotesi sia improbabile, ma penso che una tassa sulle plusvalenze all’uscita non sia da escludere. Cosa vi dice questo? Vi dice che il governo del Regno Unito non crede nel futuro di questa nazione, non crede che possiamo competere nel mondo che si sta evolvendo e si sta sviluppando. Vi dice, inoltre, che se siete una di quelle persone che ha fatto un sacco di soldi in questo paese, sareste pazzi a non andarvene prima di ottobre perché, se aspettaste oltre, potreste essere colpiti dalla nuova tassa.
Detto questo, possiamo immaginare che la gente se ne stia già andando; quindi, il ministro delle finanze dovrebbe affrettarsi a dire che non ci sarà alcuna tassa di uscita, rassicurando la gente, perché abbiamo bisogno che i benestanti rimangano in questo paese, e abbiamo bisogno di un sistema fiscale che ce li mantenga. E il governo deve capire che l’individuo sovrano, per usare il termine del mio defunto padre, non sarà più vittima di bullismo e della prevaricazione statale, e che quindi spetta a noi politici creare le circostanze in cui i ricchi vogliono rimanere e scoprire di avere un modo per conservare il valore dei loro beni, piuttosto che essere costretti ad andarsene a causa di un mix di censura e alta tassazione. Devo confessare, e non vi sorprenderà, che sono molto orgoglioso che mio padre abbia predetto questi avvenimenti così tanto tempo fa, prima che Internet avesse la sofisticazione che ha ora, e prima che le criptovalute fossero anche solo concepite.
Ma è quello che sta succedendo, i governi non lo capiscono, e cercano di imporre regole piuttosto che abbracciare il cambiamento e capire come sfruttarlo correttamente per far crescere le economie. Grazie per esservi uniti a me. È un bel pomeriggio tranquillo, i bambini sono fuori, il cane è fuori, e ora vado alla fiera.
Da questa introduzione, e da quella precedente, si evince che i governi che non emettono la propria moneta non sono sovrani. Solo emettendo la propria moneta e avendo il controllo del proprio denaro, si può essere sovrani. Naturalmente, questa sovranità va poi difesa, spesso con mezzi militari, ma rimane il fatto che, in mancanza della possibilità di emettere la propria valuta, la sovranità se ne è già andata. La fuga dai regimi oppressivi come Viene descritta in questo video e non vale solo per i ricchi, che comunque sono i primi ad andarsene, ma per tutti, perché quando la situazione diventa insostenibile, molte persone cercano destinazioni diverse.
Con questo non voglio dire che questa sarà la destinazione obbligata per tutte le persone che vivono in Europa o in altre parti del mondo, ma quello che voglio farvi capire è che, innanzitutto, oggi l’istituzione europea è la più critica. In assoluto, sia perché è composta da molti Stati diversi tra loro, che godono di una relativa indipendenza politica e culturale, anche se non economica, e perché in Europa manca una struttura finanziaria completa, vale a dire che, pur avendo una valuta unificata, l’euro, manca un mercato unificato dei titoli di Stato, cosa che vogliono realizzare. Quindi sicuramente vedremo un grande tentativo di accentramento e concentrazione. del potere a Bruxelles, su questo non c’è dubbio, e anche una crescita delle misure, se vogliamo, un po’ oppressive da parte di alcuni governi europei. Anche perché, se questa svolta va come sta andando, non hanno molta fortuna, non hanno molto futuro, a dire il vero, quindi si stanno anch’essi giocando tutto.
Ora vediamo una nuova puntata del documentario sulle guerre dell’oppio. che vi sto per proporre, si parla dei Tre Regni cinesi, che si riferiscono ai regni che sono esistiti in Cina dal 206 a.C. al 220 d.C. e che si sono combattuti tra loro, perché la Cina non è sempre stata unificata: ci sono stati periodi in cui era divisa in diversi regni. In questo caso, i Tre Regni; in precedenza, ce n’erano di più, quindi si sono alternati periodi di unificazione e di divisione nella storia cinese. Ora, ecco la prossima parte del documentario.
[Narratore]
È qui, in un minuscolo insediamento in cima alla catena montuosa delle Ande del Sud America, che inizia il commercio globale. E questo a causa di ciò che viene scoperto nelle profondità di questa montagna.
L’argento più puro che il mondo abbia mai visto. È il 1581 e un acquirente si fa avanti per acquistare questo argento. A 11.000 miglia di distanza, l’imperatore della Cina, l’uomo più potente della terra, ha deciso che il suo popolo deve ora pagare le tasse con l’argento.
Questa serie esplora come il mondo si trasforma quando l’argento del re di Spagna soddisfa le richieste fiscali dell’imperatore della Cina. È una storia straordinaria che testimonia come la Cina sia arrivata in una posizione dominante fin dagli albori del commercio mondiale, oltre 400 anni fa.
[Dr. Ma Debin]
È stata la prima volta in cui il mondo intero è stato collegato in un’unica rete globale. E l’elemento più importante di questo evento è stato l’argento.
[Narratore]
L’argento permette agli imperatori cinesi di diventare gli uomini più potenti della terra.
Sono le loro richieste di argento che sono un catalizzatore di ricchezza straordinaria in tutto il mondo.
[Dennis O. Flynn – University of the Pacific]
L’impatto sull’economia mondiale è stato sorprendente.
[Narratore]
Gli artigiani cinesi procedono a creare argenteria di una finezza e di una bellezza senza pari, che viene ambita in tutto il mondo.
[Maria Menshikova – museo statale Hermitage, San Pietroburgo]
Già nel XVIII secolo, la gente ammirava il lavoro di questo mondo fantastico e lontano perché il filo è così sottile, che appare come se fosse un capello.
[Narratore]
Il commercio dell’argento in Cina guida la crescita di alcune delle più grandi città del mondo. Boston, Hong Kong, Siviglia e Shanghai. Ma getta anche i semi della potenziale distruzione della Cina e porta la guerra con le potenze occidentali.
[Prof. Robert Bickers – Università di Bristol]
Gli inglesi erano determinati a entrare in guerra. E hanno avuto la loro guerra.
[Prof. Rana Mitter – Università di Oxford]
È questa l’epoca in cui la Cina entra in quel periodo che viene soprannominato il secolo dell’umiliazione. Il periodo in cui la Cina non poteva più decidere come gestire le proprie relazioni estere
[Narratore]
Ma la Cina fatica ad abbandonare la propria ossessione per questo metallo prezioso.
[Prof. David Li Daokui – Tsinghua University]
Fidarsi solo dell’argento. È come se fosse una sorta di religione nella storia cinese. Nella storia della Cina, l’argento è il nostro oro.
[Narratore]
Questa serie rivela come l’argento ha cambiato la storia della Cina e la storia del mondo.
[Alan Chan – designer]
È come tenere in mano un pezzo di storia.
[Narratore]
È il 1842. La Cina è un campo di battaglia. È in corso una guerra tra Cina e Gran Bretagna. La causa di tale conflitto è il commercio illegale di oppio britannico in cambio di tè cinese. Questo scontro diventerà noto come la guerra dell’oppio. Ma la causa principale della guerra è il conflitto sull’argento. La Cina non ha bisogno di nulla dal mondo esterno, a parte questo metallo prezioso. E questo è diventato un grosso problema per le altre nazioni che hanno un disperato bisogno di importare prodotti cinesi, in particolare la Gran Bretagna.
[Prof. Rana Mitter – Università di Oxford]
Un sacco di prodotti realizzati in Cina erano molto popolari tra le persone in Gran Bretagna. Il tè era un esempio ovvio. E per pagare tutto questo te, sarebbe stato necessario portare in Cina grandi quantità di argento. Così gli inglesi erano piuttosto ansiosi di trovare qualche altra merce, forse un poco meno scarsa dell’argento, per cercare di colmare quella lacuna. E si scoprì che l’oppio, se prodotto in grandi quantità, avrebbe colmato molto bene quella lacuna.
[Narratore]
Il commercio illegale di oppio creò milioni di tossicodipendenti in Cina e scatenò una crisi sociale.
La Cina reagì sequestrando e distruggendo oltre mille tonnellate di oppio.
[Prof. Robert Bickers – Università di Bristol]
Milioni e milioni di sterline di questa preziosa droga, calcolati secondo il valore attuale, furono scaricati nell’estuario del Fiume delle Perle.
[Narratore]
La distruzione dell’oppio britannico da parte della Cina innescò la guerra.
La Cina venne sconfitta e fu costretta a cedere il porto di Hong Kong al controllo britannico, oltre ad aprire altri cinque porti cinesi ai mercanti occidentali.
[Prof. Rana Mitter – Università di Oxford]
Quindi la Cina si trovò costretta, con la violenza, a firmare trattati che sostanzialmente dicevano che, da quel momento in poi, gli stranieri avrebbero avuto un controllo significativo sui termini di come condurre il commercio e sulle modalità con cui il governo cinese avrebbe operato.
[Narratore]
Difficile da credere oggi, ma l’acquisizione di Hong Kong venne pesantemente criticata all’epoca dal ministro degli Esteri britannico Lord Palmerston che la definì uno sterile pezzo di roccia. Tuttavia, i mercanti britannici videro in questo porto dalle acque profonde una base inestimabile dove commerciare liberamente senza interferenze cinesi.
[Dr. Patrick Conner – Martyn Gregory Gallery]
Questa è una foto di esportazione cinese dell’isola di Hong Kong. Ci propone una vista del porto, che è stato il reale motivo primario per cui gli inglesi volevano avere il controllo di Hong Kong. I mercanti erano ottimisti a riguardo. Credo che il loro pensiero fosse che, una volta che si fossero stabiliti al di fuori della portata delle autorità cinesi, che è ciò che Hong Kong rappresentava, allora il commercio sarebbe stato senza restrizioni e che molti dei problemi che avevano sofferto fino a quel momento sarebbero scomparsi.
[Narratore]
Hong Kong diventò territorio britannico e i britannici iniziarono a imprimere la loro cultura su questa porzione di terra che prima apparteneva alla Cina continentale. I tratti distintivi della vita coloniale britannica divennero evidenti in tutto il porto. In cambio, molti degli inglesi che si erano trasferiti a vivere sull’isola rimasero affascinati da tutto ciò che era cinese, compresa la raffinata argenteria cinese. I loro souvenir possono essere visti ancora oggi presso i principali commercianti londinesi di argento cinese di esportazione.
[Stephen Stodel – S & J Stodel]
Tutti volevano tornare dalla Cina con un servizio da tè. Ma chi era interessato all’argento cinese poteva comprare un servizio da tè che raffigurava scene della corte cinese oppure che raccontava una storia, magari una storia dei Tre Regni, oppure storie di battaglie. Ma nell’argento cinese, quasi tutto ciò che ha un’iscrizione, può essere fatto risalire al proprietario originale, perché ci sono registrazioni che questi pezzi sono stati dati come trofei. Questo calice, ad esempio, che è stato dato in premio nel 1850 per una regata di Canton, riporta tra i nomi quello di Augustine Hearn junior, vale a dire il nipote di una persona che era socio di una società che era coinvolta nel commercio dell’oppio.
[Narratore]
La perdita della guerra dell’oppio e la perdita di sovranità furono un grande shock per i cinesi.
Ma c’era anche la sensazione che la guerra fosse stata guidata da un profondo scontro di visioni diverse del mondo.
[Prof. Rana Mitter – Università di Oxford]
Da un lato, si aveva la visione di quella che si potrebbe chiamare la corte tradizionale cinese, l’idea che la Cina fosse al centro dell’universo, dell’etica e delle norme di comportamento appropriato che la Cina stessa si era data e a cui gli stranieri che arrivavano in Cina avrebbero dovuto adeguarsi. Dall’altra parte, c’era un’altra forza molto importante, la forza emergente del capitalismo e dell’imperialismo britannico. La Gran Bretagna stava diventando una grande nazione di bucanieri, che guardava all’esterno, alla ricerca di nuovi mercati. E la Cina, con i suoi milioni e milioni di abitanti e i suoi mercati chiusi, era diventata un luogo in cui la Gran Bretagna voleva commerciare.
[Narratore]
Ma anche dopo la guerra, le vendite di merci britanniche in Cina rimanevano scarse. Gli inglesi non riuscivano a capire perché i cinesi non fossero interessati ai loro tessuti di lana oppure alle posate fabbricate in Inghilterra, e diedero la colpa del loro scarso successo unicamente all’ostruzionismo cinese; quindi, pretesero l’apertura di altri porti e ancora meno restrizioni.
[Prof. Robert Bickers – Università di Bristol]
Avevano già cinque porti, perché non chiederne sette? Oppure magari anche venti? Avevano porti lungo la costa e a Shanghai, ma volevano attracchi anche lungo il fiume Yangtze, nelle cittadine di Wuhan e Hankou. Volevano qualsiasi mezzo per avvicinarsi ai mercati. E volevano anche accesso al nord della Cina. Non volevano più subire alcuna restrizione.
[Narratore]
Cercarono quindi una scusa per riportare le loro cannoniere in Cina e insistere sulle loro rivendicazioni.
Ne trovarono una nel 1856 a Canton, quando i funzionari cinesi salirono a bordo di una nave da carico britannica e accusarono l’equipaggio di essere pirati.
[Zhang Jianxiong – direttore del museo sulla guerra dell’oppio]
Nei giorni in cui questa nave si trovava a Canton, ormeggiata nell’area di Whampoa, fu ispezionata dai funzionari doganali anti-contrabbando che strapparono la bandiera britannica che sventolava sulla nave.
Il console britannico all’epoca ritenne che questo fosse un insulto alla Gran Bretagna e usò l’incidente come pretesto per lanciare una seconda guerra dell’oppio contro la Cina.
[Narratore]
Questa volta, non furono solo gli inglesi a combattere i cinesi. Altre potenze occidentali videro un’opportunità di guadagno e si unirono all’assalto contro la Cina.
[Prof. Rana Mitter – Università di Oxford]
Si vide il radunarsi di diverse potenze imperiali, tutte alla ricerca di aggiudicarsi una fetta di Cina. Quindi, assieme agli inglesi, arrivarono anche i francesi che volevano conquistare nuovi territori. I russi stavano anch’essi iniziando ad espandere il loro impero, e sentivano di non poter essere esclusi. E questo significa che in quel periodo, si potrebbe dire che la Seconda Guerra dell’Oppio abbia segnato il momento di accelerazione del tentativo di conquistare parti della Cina da parte delle potenze europee e occidentali.
[Narratore]
Quando una forza congiunta anglo-francese conquistò Pechino nel 1860, commise uno scioccante atto di vandalismo culturale.
Prima saccheggiarono e poi diedero fuoco al Palazzo d’Estate dell’Imperatore, un magnifico complesso di edifici pieni di manufatti di valore inestimabile.
Ci vollero 3.500 soldati britannici per incendiare l’intero palazzo, e l’enorme incendio durò tre giorni.
Il palazzo fu distrutto per ordine del comandante delle forze militari britanniche, Lord Elgin.
[Prof. Rana Mitter – Università di Oxford]
La distruzione del Palazzo d’Estate fu un atto decisamente punitivo. L’obiettivo era espressamente di umiliare e svilire pubblicamente la corte dei Qing. Lord Elgin considerò con grande attenzione quale gesto simbolico poter fare per mandare un messaggio forte e chiaro. In questo caso particolare, pensarono che questa sarebbe stata una lezione salutare. Avevano trovato qualcosa che mostrasse all’élite e alla corte cinese che la civiltà che avevano costruito con tanta cura e tanta premura poteva essere distrutta in un batter d’occhio.
[Narratore]
La Cina fu persino costretta a pagare i danni di guerra agli inglesi usando lo stesso argento che aveva lavorato così duramente per importare. 10 milioni di lingotti d’argento per danni di guerra, che si aggiungevano agli oltre 21 milioni di dollari d’argento dovuti già dalla prima guerra dell’oppio, che rappresentavano più della metà delle entrate annuali della Cina. I trattati che la Cina fu costretta a firmare legalizzarono completamente il commercio dell’oppio, oltre ad aprire altri 11 porti al commercio estero, consentendo ai mercanti di accedere in profondità all’interno del paese. Gli Archivi Nazionali Britannici a Londra conservano copie dei principali trattati di pace, ma conservano anche una lettera del fratello minore dell’imperatore, il principe Gong, indirizzata a Lord Elgin, nella quale si riconosce tristemente la sconfitta cinese.
[Prof. Rana Mitter – Università di Oxford]
Si tratta essenzialmente di una lettera che, si potrebbe quasi dire, rappresenta l’apertura della Cina al mondo occidentale.
Mi chiedo come il principe Gong, in quanto nobile e alto funzionario della dinastia Qing, debba essersi sentito nello scrivere questa lettera. Non la stava inviando a una persona chiunque, bensì a Lord Elgin, il funzionario britannico che rappresentava un paese che aveva sostanzialmente portato la Cina a una posizione di sottomissione, e lungo il percorso aveva, naturalmente, distrutto anche il Palazzo d’Estate. Penso che il principe Gong abbia inviato questa lettera con il cuore piuttosto pesante.
[Narratore]
Il principe Gong aveva solo 27 anni quando fu coinvolto nei negoziati con gli inglesi. Era di alto lignaggio e influente, ma era nuovo in questo mondo della diplomazia internazionale.
[Dr. Chang Chihyum – Shangai Jiao Tong University]
Il principe Gong era una persona molto interessante. Era considerato il più occidentalizzato e illuminato tra i membri della famiglia reale manciuriana della sua epoca. La prima volta che gli occidentali, e in particolare gli inglesi, lo videro, teneva nella sua mano destra un bicchiere di cognac. E nella sinistra teneva un sigaro.
[Narratore]
Il principe Gong sapeva che il suo paese era vicino al collasso. Le truppe straniere avevano invaso Pechino e la Cina era pervasa da una sanguinosa rivolta. Non era mai stata così vulnerabile.
[Dr. Chang Chihyum – Shangai Jiao Tong University]
Era una crudele verità. La Cina aveva perso, e la Cina avrebbe dovuto giocare un gioco di recupero per tutto il ventesimo secolo.
[Narratore]
Il principe Gong intraprese una missione per trasformare la Cina da vittima a vincitrice.
Si chiamava Movimento di Auto-Rafforzamento.
[Xu Jin – autrice del libro “L’impero d’argento”]
Il principio di fondo del Movimento di Auto-Rafforzamento era che, naturalmente, la Cina aveva dovuto confrontarsi con il mondo economico occidentale col quale aveva finito per scontrarsi. Dopo diverse migliaia di anni di storia, la Cina aveva vissuto un cambiamento senza precedenti, costringendola ad analizzare le cause della propria sconfitta. Conclusero che si trattasse di tecnologia e il Movimento di Auto-Rafforzamento si proponeva di studiare la tecnologia degli occidentali per portarsi alla pari.
[Narratore]
Per quanto sofisticata in termini di alta cultura e artigianato artistico, la Cina, a metà del XIX secolo, doveva recuperare il vasto terreno perduto nei confronti dei suoi rivali industrializzati.
[Prog. David Faure – The Chinese University of Hong Kong]
La Cina era rimasta indietro nell’energia del vapore, parlando in termini di rivoluzione industriale. Se ci pensate, non potevano avere idea che un motore a vapore funzionasse a vapore. Se non si è mai visto come funziona un battello a vapore, com’è possibile sapere che funziona col vapore? I cinesi dell’epoca non potevano che pensare che funzionasse col fuoco, come effettivamente fecero.
[Narratore]
Il principe Gong si concentrò immediatamente sulla modernizzazione delle difese della Cina che erano state schiacciate con tanta facilità durante le guerre dell’oppio.
[Prof. Hans van de Ven – University of Cambridge]
Venne creata una nuova divisione armata, che era dotata di armi occidentali. Ci fu la costruzione dei cantieri navali. Ci furono movimenti verso la creazione di miniere e l’introduzione di navi a vapore per sostituire le vecchie giunche cinesi che navigavano a vela. Tutto questo stava accadendo, in realtà, abbastanza rapidamente e con successo.
[Narratore]
Ma Gong e il suo Movimento di Auto-Rafforzamento avevano bisogno di argento per finanziare le loro riforme. Tassare il commercio estero della Cina gli avrebbe fornito i fondi vitali per tale impresa. E questo lo portò alla formazione di un’istituzione straordinaria.
[Prof. Rana Mitter – Università di Oxford]
L’Imperial Maritime Customs Service, il servizio doganale marittimo imperiale, è stata una delle organizzazioni più strane ma più interessanti che siano esistite in Cina tra la metà del diciannovesimo e la metà del ventesimo secolo. Portò nelle casse del governo cinese le entrate fiscali prodotte dalle tariffe addebitate sulle merci in entrata. Ma tale struttura non era gestita dai cinesi, bensì dagli inglesi, per quasi tutto il periodo della sua esistenza.
[Narratore]
Gli inglesi introdussero per la prima volta nella storia cinese un sistema di tariffe doganali uniformi, che produsse benefici immediati per il commercio internazionale.
[Dr. Chang Chihyum – Shangai Jiao Tong University]
La dogana marittima fornì alla Cina un servizio nazionale altamente standardizzato. Che cosa significava? Qualsiasi commerciante straniero poteva spedire i propri prodotti a Shanghai o in qualsiasi altra dogana, e avrebbe trovato funzionari e commissari locali che potevano parlare inglese. Quindi c’era un protocollo tariffario molto affidabile e una gestione del porto totalmente moderna che i mercanti occidentali potevano utilizzare per condurre i propri affari.
[Narratore]
Poi, nel 1863, il principe Gong fece la nomina più significativa nella storia del Servizio doganale marittimo, scegliendo un uomo che condivideva le sue ambizioni di modernizzare la Cina.
Il suo nome era Robert Hart, un giovane e brillante irlandese che lavorava in Cina come interprete e diplomatico sin dal 1854.
Hart aveva rapidamente sviluppato una profonda empatia per la Cina che traspare in modo uniforme in tutti i 77 volumi dei suoi diari che conservò fedelmente per 40 anni. Oggi quei diari sono conservati presso la Queen’s University di Belfast.
[Prof. Hans van de Ven – University of Cambridge]
Io sono assolutamente dalla parte dei cinesi e li aiuterò al meglio delle mie capacità. E non mi interessa chi viene a sapere cosa faccio o cosa dico.
Penso che la simpatia che aveva per la Cina traspaia dai suoi diari in modo molto chiaro.
[Dr. Chang Chihyum – Shangai Jiao Tong University]
Amava imparare il cinese. Questa era una cosa molto importante. E costrinse anche tutti i suoi subordinati a imparare il cinese come lo aveva imparato lui. Era interessato a tutti i tipi di argomenti diversi della medicina cinese, della musica, dell’arte, di ogni sorta di cose.
[Narratore]
Con Hart, il principe Gong aveva aggiunto un partner straniero vitale alla sua cerchia di modernizzatori, tutti determinati a rafforzare la posizione della Cina.
[Dr. Chang Chihyum – Shangai Jiao Tong University]
Il principe Gong lo chiamava il nostro Hart. Significa che lui, il principe Gong, vedeva in lui un vero amico.
[Narratore]
Per il principe Gong, la dogana marittima sotto la gestione di Hart fornì molto di più di un semplice flusso di entrate.
[Prof. Hans van de Ven – University of Cambridge]
Creò un collegio di traduttori che in realtà aveva l’obiettivo di formare i diplomatici cinesi. Installò fari un poco ovunque lungo la costa cinese, illuminandola così da facilitare la navigazione. Hart giocò un ruolo enorme in tutto questo. Costruì anche circa 26 case doganali, e le mie due preferite sono quella di Urumqi, che si trova di fatto nell’Asia centrale, e deve essere la dogana marittima più lontana da qualsiasi angolo di mare in qualsiasi parte del mondo.
E l’altra è la Yadong Custom House, che si trova in Tibet, che di nuovo deve essere la dogana più alta del mondo, e di nuovo molto lontana dal mare.
Per la dinastia Qing, il fatto di avere queste case doganali a Urumqi e in Tibet era importante perché erano i segni distintivi del territorio Qing. Molto intelligente. Avrebbe finito per raccogliere circa il 30%, il 40%, il 50% delle tasse a disposizione dello Stato cinese. Un risultato di portata enorme.
[Narratore]
Sotto la guida di Hart, le entrate della dogana marittima aumentarono da 8 milioni di lingotti d’argento nel 1865 a oltre 14 milioni di lingotti 20 anni dopo. Ben oltre un miliardo di dollari calcolati secondo il valore che avrebbero oggi. Nel 1893, le dogane marittime fornirono un quinto delle entrate governative.
[Dr. Chang Chihyum – Shangai Jiao Tong University]
E diventarono il più grande, forse il più importante pilastro finanziario del governo cinese perché erano molto, molto, molto poco corrotte. Ed erano molto più efficienti ed efficaci rispetto al passato.
Nel documentario abbiamo visto, secondo me, alcune cose importanti: innanzitutto, il fatto che anche il principe Gong, menzionato alla fine del video, aveva fatto ricorso alle tariffe sulle importazioni, sostanzialmente per ricostruire la Cina, la stessa cosa che sta facendo Trump. Quindi, in questo documentario, abbiamo visto una serie di cose importanti: secondo me, innanzitutto, anche il principe Gong aveva fatto ricorso alle tariffe sulle importazioni. importazioni per avere i fondi necessari a ricostruire la Cina, lo stesso che Trump sta facendo oggi con le tariffe, solo che in questo caso si tratta di un titolo preventivo.
Gli Stati Uniti non sono ancora crollati, ma la modalità è la stessa, ed è una modalità che scopriamo essere stata portata in Cina dagli stessi britannici, che hanno avuto questa impostazione per lungo tempo e l’hanno esportata in vari luoghi. Dal video sentiamo che i cinesi Pensarono che la loro sconfitta fosse dovuta alla carenza di tecnologia, che sicuramente ha influito, non c’è dubbio. La Cina è rimasta indietro rispetto a molte tecnologie sviluppate in Occidente, ma perché?
La Cina era all’avanguardia in molte invenzioni, compresa quella della polvere da sparo, e aveva una storia molto più lunga rispetto alle nazioni occidentali che l’hanno poi invasa. Una delle risposte è che non aveva il controllo del proprio denaro, perché poteva produrre solo i propri manufatti, ma l’argento doveva arrivare dall’esterno. I Romani, per esempio, non hanno adottato l’argento fino a quando non hanno acquisito una produzione sufficiente di argento nelle miniere spagnole, e solo allora hanno avuto la capacità di autoprodursi la materia prima necessaria per le proprie monete.
Allo stesso modo, non hanno adottato l’oro fino a quando non hanno conquistato una quantità sufficiente d’oro in Gallia. Quindi, il fatto che la Cina facesse affidamento su argento proveniente dall’esterno, a seguito delle importazioni, riduceva di fatto la sua sovranità nazionale. A ciò si aggiungeva il fatto che la Cina non aveva sviluppato la propria tecnologia, pertanto i suoi eserciti non erano in grado di confrontarsi con quelli occidentali.
Però rimane il fatto che gli occidentali arrivarono in Cina perché volevano il tè, mentre i cinesi volevano solo l’argento, perché non potevano produrlo autonomamente. Se le cose fossero andate diversamente, forse i britannici non avrebbero fatto ricorso all’oppio. Inoltre, l’oppio era già in uso in Cina da molto tempo per scopi medici e come sostanza curativa. Quindi, il seme di questa crisi era già stato gettato, perché la Cina aveva permesso alla sua popolazione di usare questa sostanza a scopo curativo, creando così una base di dipendenza. Inoltre, c’era un fattore culturale generico che ci viene spiegato da Ken Kao nel prossimo video.
Si tratta di uno stratega finanziario cinese che ha vissuto a lungo in Cina e che ci offre una testimonianza diretta che ritengo molto chiarificatrice. Nel suo video, parla di Zheng He, uno dei personaggi più affascinanti della storia cinese. Era un eunuco musulmano, un abile diplomatico e un ammiraglio leggendario che ha guidato alcune delle più ambiziose spedizioni marittime che il mondo abbia mai visto. Nato nel 1371 nella provincia cinese dello Yunnan, fu catturato da bambino e trasformato in eunuco, diventando servitore della corte imperiale e, in seguito, grande eunuco. Da quel momento, proseguì la sua carriera fino a diventare il comandante della flotta del tesoro, un’imponente armata di navi che superava le imbarcazioni europee dell’epoca. Con questa flotta, Zheng He condusse numerosi viaggi diplomatici, militari e commerciali attraverso il sud-est asiatico.
Ogni flotta comprendeva fino a 300 navi, con equipaggi di oltre 27.000 uomini, e includeva navi lunghe fino a 120 metri, molto più grandi delle navi di Colombo. Grazie a queste spedizioni, Zheng He portò in patria beni esotici come giraffe, zebre e gioielli, e contribuì a consolidare il prestigio della Cina all’estero. Ora, vediamo cosa successe a questa immensa flotta e perché i cinesi si autodistrussero. Ecco il video.
[Ken Cao]
Buongiorno amici. Lasciate che vi dipinga un quadro. Immaginate 10 chef rivali che sono tutti nella stessa cucina, ciascuno dei quali è impegnato a preparare il proprio piatto. Ci sarebbe sicuramente caos. Ma si otterrebbe anche creatività, prove di assaggio e, magari, anche un capolavoro. Ora immaginate che il capo chef ne cacci via nove e dica: “D’ora in poi, useremo solo la mia ricetta per sempre”. Cosa otterremmo? Non otterremmo un risultato di alta cucina, ma solo il menù di una mensa, riproposto a ripetizione, e questa è la Cina. La sua vera età dell’oro non fu dopo che la dinastia Qin unificò l’impero. Fu invece prima, quando gli stati rivali si scontravano, discutevano e si superavano a vicenda in termini di innovazione.
Ricordo ancora la prima volta che ho scavato nei dettagli della storia cinese. Tutti parlano delle grandi dinastie, della gloria risultante dall’unificazione della Cina. Ma quando ho ingrandito i dettagli, mi sono reso conto di qualcosa di scioccante. La vera età dell’oro della Cina non è cominciata dopo la sua unificazione. È stata quando la Cina era ancora divisa. Provate a ragionarci. C’erano 10 regni rivali che si sfidavano. La situazione era sicuramente disordinata e brutale. Ma è stato allora che sono volate le scintille. Nuove idee, nuove invenzioni, nuove filosofie. E poi è arrivata la dinastia Qin, ha chiuso le porte e ha detto: “D’ora in poi, faremo solo a modo nostro”. E da un giorno all’altro, il laboratorio delle idee si è trasformato in una prigione del conformismo.
E si sono viste le conseguenze quando, molti secoli dopo, si sono confrontati due uomini: Zheng He e Colombo. Stesso secolo, stessa base tecnologica. Uno di loro aveva a propria disposizione le navi più grandi che il mondo avesse mai visto, ma poi un singolo imperatore staccò la spina. L’altro aveva una barca di seconda mano, era stato deriso e scacciato da diverse corti, ma, alla fine, ha comunque navigato nella storia, perché in Europa c’era concorrenza. Ecco la dura verità a cui sono arrivato. La geografia aveva avuto un ruolo essenziale nel definire l’esito di questi eventi. La geografia della Cina aveva reso l’unificazione quasi inevitabile. La geografia dell’Europa aveva invece reso inevitabile la frammentazione. E questa differenza spiega perché l’Europa sia cresciuta mentre la Cina è rimasta stagnante. Frammentazione significa rivalità. Rivalità significa innovazione.
Per la Cina, l’unificazione ha significato il governo di un solo uomo, con un potere di veto al vertice che ha costretto l’intera civiltà ad appiattirsi. La vera vitalità della Cina ha raggiunto il suo picco quando ci sono state molte Cine diverse. Dopo l’arrivo dei Cin, il potere si è concentrato, la curiosità è stata soffocata e il declino si è fatto sentire. Non dimenticherò mai il momento in cui ho guardato per la prima volta una mappa topografica dell’Eurasia. L’Europa sembrava un vetro andato in frantumi. Montagne, fiumi, penisole, c’erano confini naturali ovunque. Nel caso della Cina era invece completamente diverso. Una conca spalancata attraversata da due super autostrade costituite da due fiumi, vale a dire il fiume Giallo e lo Yangtze.
Qual è il risultato politico di questa disposizione geografica? L’Europa, naturalmente, si è frammentata in molti stati. Mentre la Cina si è concentrata in un solo stato, e questo è molto importante. In Europa, la frammentazione ha significato che i governanti si superavano costantemente a vicenda. Se a un europeo non piacevano le tasse imposte da uno stato, poteva trasferirsi nello stato vicino. Se a un europeo non piaceva la censura imposta da un particolare governo, poteva attraversare il confine e pubblicare il proprio lavoro in un’altra nazione. In Cina, il rifiuto di un imperatore non aveva solo effetto locale, ma era, fondamentalmente, universale. Ed è per questo che il caos dell’Europa è diventato progresso, mentre l’ordine della Cina è diventato stagnazione. L’era più creativa della Cina è stata la primavera e l’autunno, vale a dire il periodo degli Stati Combattenti, più di 2.000 anni fa. All’epoca sorsero centinaia di scuole di pensiero, tra cui i legalisti, i confuciani, i taoisti, tutti che discutevano come se fosse Twitter alle 2:00 del mattino.
Gli stati facevano a gara per reclutare talenti e costruire canali. Il contesto politico era sicuramente brutale, ma era anche intellettualmente elettrico. Dopo di che la dinastia Qin ha unificato e standardizzato tutto, compreso il pensiero. Hanno bruciato i libri e hanno seppellito gli studiosi, Si tratta di qualcosa di più che un semplice periodo infame della storia cinese. È la logica del governo di un solo uomo. Lo Stato divenne una sola mente. Il che sarebbe ottimo se quell’unica mente rimanesse per sempre brillante. Ma il problema è che non succede mai. Ora torniamo al nostro esempio di riferimento, vale a dire Zheng He contro Colombo. Nel XV secolo, la dinastia Ming della Cina costruì flotte enormi. Stiamo parlando di vere e proprie città galleggianti. Raggiunsero il sud-est asiatico, l’India, l’Africa orientale. Dopo di che, la corte imperiale disse: “Tutto questo sta diventando costoso e politicamente imbarazzante. Cancelliamo l’intero progetto”. Un singolo diniego imperiale pose fine a una capacità storica di portata mondiale. I cantieri navali furono smantellati.
Per Zheng He la festa era finita. Ma che dire di Colombo? Fece il giro d’Europa come se fosse stato un moderno e disperato fondatore di startup. Il Portogallo gli disse di no, l’Italia gli disse di no, l’Inghilterra non ne volle sapere niente, ma alla fine la Spagna gli disse sì. E quando, in seguito, la Spagna divenne esitante nel continuare questo tipo di progetti, altri stati continuarono a finanziare altri navigatori, come Ferdinando Magellano. Come mai? Perché l’Europa aveva pulsanti ridondanti per ottenere la risposta affermativa. Morale della favola, in Europa, un rifiuto semplicemente deviava il fiume. Nella Cina unificata, un rifiuto bloccava il fiume per tutti. La civiltà è come un laboratorio. Se ci sono più esperimenti, ci saranno anche più scoperte. Assomiglia alla frammentazione di un portafoglio di scommesse. In Europa, se un duca odiava le macchine da stampa, uno stato vicino le avrebbe amate, dopo di che, improvvisamente, la conoscenza sarebbe diventata virale.
In Cina, se l’imperatore aveva paura della stampa, la stampa non si muoveva affatto, moriva semplicemente. E non si tratta solo di tecnologia, ma anche di istituzioni, di diritto commerciale, di sistemi assicurativi, di gestione dei fallimenti, della creazione di società per azioni. L’Europa poteva eseguire diversi esperimenti perché i governanti facevano a gara per copiare ciò che funzionava. In Cina, dovendo avere a che fare con un singolo sovrano, bisognava aspettare che la corte fosse dell’umore giusto. Il quoziente d’intelligenza e l’approvazione dell’imperatore diventavano il vostro limite di crescita. Qualcuno potrebbe obiettare che la centralizzazione ha reso la Cina ricca e precoce. Vero. All’inizio, la disponibilità di tecniche precoci di agricoltura e dell’arte burocratica del governare diedero alla Cina un grande vantaggio, ma è come essere i primi a collegarsi a Internet con una linea telefonica a scatti, e poi rifiutarsi di adottare la banda larga. Il modello Qin, il potere centralizzato, le menti standardizzate divennero l’impostazione predefinita della storia cinese.
Ogni dinastia che ha cercato di allentare il controllo, alla fine ha ripristinato rapidamente la situazione di totale controllo precedente. Quale è stato il risultato? Un’abitudine di 2.000 anni di monocultura politica. Ottimo per la stabilità, ma terribile per l’antifragilità. Alcuni diranno anche che l’unità ha posto fine alla guerra civile. Il che è stato vero per periodi di tempo relativamente lunghi. Ma ha anche sostituito gli immensi e rari incendi che avevano plasmato la cultura, con piccoli falò costantemente accesi. Un sistema frammentato brucia regolarmente i cespugli secchi. Un sistema unificato lascia che il sottobosco secco si accumuli fino a che si ottiene una rivoluzione che pone fine alla dinastia. Le guerre in Europa erano frequenti e locali. I crolli della Cina sono stati meno frequenti ma hanno posto fine a un’intera forma di civiltà.
Ora, cristallizziamo questa osservazione. L’Europa ha dato vita a molti stati, molti mecenati, molti tentativi, e quando un re diceva di essere contrario, ce n’era un altro pronto a dare il via libera. Nel caso della Cina c’era un solo veto, un solo imperatore, un solo tribunale, un solo tentativo. Se l’imperatore è ansioso, la nazione smette di respirare. Ecco perché la bussola, la carta e la polvere da sparo, le cosiddette invenzioni cinesi, hanno visto la loro vera diffusione esponenziale in Europa. Non perché gli europei fossero molto più intelligenti, ma perché l’ecosistema favoriva la scalabilità. La Cina ha visto le prime scintille dell’innovazione, ma l’Europa aveva l’ossigeno per svilupparle in un grande fuoco. Ora, cosa significa questo per oggi? La Cina moderna utilizza ancora il modello della dinastia Qin. Potere centralizzato, ideologia uniforme, il blocco imposto da un solo uomo. La trasformazione economica è stata reale, ma costruita con un comando dall’alto verso il basso. Ora, quando un sistema ha bisogno di innovazione dal basso verso l’alto, di imprenditori, di dissenso, di dibattiti disordinati, l’abitudine al controllo riprende il sopravvento.
E come i funzionari Ming smantellarono i cantieri navali, l’attuale leadership sta smantellando il proprio dinamismo, eseguendo un’epurazione alla volta. Quindi, la Cina ha davvero raggiunto il suo picco 2.000 anni fa? Intellettualmente e istituzionalmente, l’argomento regge. La Cina divisa, tanti Stati, tante scuole, tante scommesse, era la versione più viva della Cina. Dopo l’unificazione, la curva di sviluppo si è piegata verso il basso, adeguandosi alla conformità. Grandi monumenti, meno scoperte. Grande ordine, meno resilienza. Se volete una civiltà che duri, non costruite un trono. Costruite un intero mercato di troni. Rendete facile provare, fallire e riprovare, magari spostandosi da qualche altra parte. Zheng He aveva navi con dimensioni da sogno, ma è bastato un solo comando per affondarle. Colombo aveva un’auto usata e una proposta di vendita scadente, ma, ciò nonostante, l’Europa gli trovò un finanziatore. La Cina ha prosperato quando era composta di numerosi regni. Ma si è bloccata quando è diventata una sola nazione.
La tragedia del governo di un solo uomo non deriva solo dal fatto che possono esserci cattivi governanti. Ma dal fatto che anche i buoni governanti non possono essere ovunque, e le decisioni sbagliate viaggiano alla velocità dell’impero.
Scopriamo che la Cina aveva abbandonato la propria inventiva in cambio del controllo e aveva un solo punto debole: l’imperatore e la corte di Pechino. Nel caso specifico della corte Manchu, i Qing si trovavano anch’essi in una fase di decadenza e non furono in grado di gestire la situazione in modo appropriato. Possiamo dire che siano stati vittime dell’aggressione britannica, cosa sicuramente vera, ma rimane il fatto che la base della loro autodistruzione era stata gettata molto tempo prima. La cosa interessante è che una situazione molto simile esiste oggi all’interno dell’Unione Europea, che sta copiando il modello sovietico in termini di struttura politica, con caratteristiche cinesi, ispirandosi appunto alla Cina moderna, come dichiarato pubblicamente da Klaus Schwab del World Economic Forum.
Non si tratta di una mia invenzione. Secondo me, solo recuperando l’individualità delle varie culture e l’indipendenza dei vari Stati, compresa l’indipendenza monetaria, sarà possibile riattivare l’innovazione e la competitività europea. L’euro toglie sovranità ai singoli paesi. Tuttavia, questa situazione non può essere imposta con la forza, in quanto manca un esercito centrale. Infatti, l’Unione Europea aveva un progetto. Il progetto era quello di mettere alla prova l’esercito ucraino, farlo combattere contro la Russia e poi trasformarlo in un esercito centrale europeo che imponesse la volontà di Bruxelles su tutta l’Europa. Questo è emerso da vari commenti e informazioni che ho raccolto lungo il percorso. Tuttavia, il fatto che questo esercito sia stato sostanzialmente annientato dai russi e che verrà ulteriormente decimato nei prossimi mesi, elimina completamente il progetto di controllo che poteva essere stato concepito da Bruxelles e dalla Banca Centrale Europea.
A questo punto, quindi, ci sarà uno sfaldamento che cercheranno di evitare creando obbligazioni centralizzate, regolamenti e vari movimenti che cerchino di portare più potere a Bruxelles. Ma non funzionerà: sarà un disastro, a dire il vero. Anche perché, nel frattempo, gli Stati Uniti stanno attraversando una situazione diversa. Se vi ricordate, il motivo fondamentale per cui fu formata la NATO, come fu descritto a parole dal primo comandante britannico, era che si voleva tenere gli americani in Europa, tenere i russi fuori dall’Europa e tenere i tedeschi schiacciati. E mi sembra che l’obiettivo sia stato ampiamente raggiunto.
Gli americani sono bloccati in Europa, anche se vorrebbero andarsene, e riusciranno a farlo, ma imporranno un prezzo per potersene andare. In questo momento, hanno la maggiore potenza militare nel continente, quindi possono imporre quello che vogliono dal punto di vista monetario, se lo desiderano. I russi hanno deciso che il loro discorso in Europa è concluso: il nuovo progetto Power Siberia 2, che collegherà di nuovo la Cina alla Russia e fornirà nuovo gas aggiuntivo rispetto a quello che la Cina sta usando (gas che sarebbe dovuto andare in Europa), crea un percorso alternativo e non credo che la Russia sarà più interessata a investire in Europa, se non a fornire gas e petrolio a prezzi maggiorati attraverso stati intermedi come la Turchia o l’India.
Oggi l’Europa dipende sempre di più dal gas naturale liquefatto proveniente dagli Stati Uniti e non ha una capacità produttiva energetica sufficiente per soddisfare le proprie esigenze e sostenere un’industria vitale. Questo è particolarmente evidente in Germania, che sta di fatto attuando una sorta di harakiri industriale da cui non si riprenderà per un po’ di tempo, anche se facesse cambiamenti nella struttura politica. Non credo che sarà facile, ci vorrà comunque parecchio tempo per invertire l’opera di smantellamento attuata negli ultimi 20 o 30 anni. Quindi, preparatevi a un progressivo sfaldamento dell’Unione Europea e ognuno di voi dovrà diventare un individuo sovrano e gestirsi al meglio, naturalmente disponendo di informazioni molto superiori rispetto a quelle che avete avuto finora. Io sto cercando di fornirvi una base su cui lavorare.
Ah, dimenticavo una cosa importante che voglio aggiungere assolutamente prima di chiudere questo video. William Rees-Mogg, padre di Jacob, è uno dei due autori del libro “L’individuo sovrano”. Era un pari della Corte d’Inghilterra, ovvero un membro della Camera Alta del Parlamento britannico, una posizione di grande rilievo nella struttura britannica. Era dunque un individuo inserito nell’impianto politico che ha gestito l’impero economico e finanziario europeo dal 1690. Se nel 1999, se non sbaglio l’anno in cui è stato scritto “L’individuo sovrano”, si è preso la briga di scrivere questo libro, è perché evidentemente conosceva qualcosa in più rispetto a noi. Pertanto, ritengo che le informazioni e gli inviti forniti all’interno di quel libro debbano essere presi con una certa attenzione. Grazie dell’attenzione, al prossimo video.
Roberto Mazzoni