Le guerre dell’oppio – parte 10 – crollo finale – MN #337

Siamo arrivati all’ultima parte della nostra lunga serie sulle guerre dell’oppio. Vi invito naturalmente a vedere le puntate precedenti, se non le avete viste, perché credo che offrano una prospettiva storica importante e propongano concetti estremamente attuali. In quest’ultima puntata, vedremo alcuni concetti riassuntivi molto importanti e ci avvicineremo al tempo presente, in modo da poter paragonare la situazione odierna a quella di allora. Iniziamo con un rapido riepilogo delle varie dinastie cinesi che abbiamo visto. Abbiamo visto che tutte sono crollate alla fine a causa di una cattiva gestione del denaro. Vuoi denaro su carta o in forma di argento? Per farlo, chiamo in aiuto il nostro analista finanziario cinese Ken Cao, già apparso nella puntata precedente. Ecco il primo video.

La storia degli imperi cinesi in cinque minuti

[Ken Cao]

Buongiorno amici. Lasciate che vi risparmi non solo quattro anni di lezioni di storia cinese, ma anche 3.000 anni di propaganda, 30 dinastie di illusioni, e ogni libro di testo approvato dal Partito Comunista Cinese che siate mai stati costretti a leggere, perché vi dirò il piccolo e tragico segreto che Pechino non vuole assolutamente farvi conoscere.

La storia cinese non è un profondo fiume mistico di antica saggezza. È una lavatrice difettosa che è rimasta bloccata sullo stesso orrendo e interminabile ciclo: potere, paranoia, collasso, ripetizione. Imperatore diverso, stessa dittatura. Bandiera diversa, stessa paura. Immaginate di vedere Game of Thrones tradotto nella realtà, ma dove ogni stagione è solo una ripetizione della stagione precedente con un nuovo imperatore, un nuovo taglio di capelli e lo stesso identico finale: contadini che muoiono di fame e un palazzo della corte pieno di idioti intriganti. La dinastia Qin ci ha dato la tirannia. La dinastia Han ci ha dato la tirannia aggiungendo lo studio obbligatorio di Confucio. La dinastia Tang ci ha dato la tirannia abbinata a bella poesia. La dinastia Ming ci ha dato la tirannia abbinata a ceramiche troppo costose. La dinastia Qing ci ha dato la tirannia con l’uso obbligatorio del codino. Passano ben 3.000 anni, e l’unica cosa che cambia sono i costumi.

Benvenuti in Cina, il paese della dittatura eterna. Ogni dinastia inizia allo stesso modo. Un tizio si arrabbia e dice: “Il cielo vuole che sia io a regnare!” Inizia una ribellione, uccide il vecchio imperatore, sale al trono e dice: “Adesso sono io il figlio del cielo. Obbeditemi oppure morirete!” A questo punto, diamogli dai 50 ai 100 anni di tempo, oppure magari anche 200 anni se sono fortunati, e indovinate un po’? L’imperatore si trasforma in un pazzo grasso e paranoico. Il Fiume Giallo inonda ogni cosa. I contadini muoiono di fame. Le tasse sono insopportabili. Esplode la ribellione, si scatena il caos, e arriva il collasso dell’intera nazione. Si presenta qualcuno di nuovo che dice: “Il cielo ha scelto me! Sono io che vi devo governare.” Questa non è storia. È un semplice riavvio del sistema senza metterci alcun impegno per migliorarlo. Basta cambiare gli abiti, cambiare il nome della dinastia e iniziare le riprese del sequel. Dicono che ogni dinastia avesse il suo stile. Certo. La dinastia Qin ci ha dato il legalismo, grazie al quale il solo fatto di esprimere la vostra opinione vi avrebbe fatto seppellire vivi. La dinastia Han ci ha dato la burocrazia confuciana, e l’inizio di una truffa durata 2.000 anni, chiamata esame per il servizio civile. I Tang hanno davvero scritto bellissime poesie, mentre giustiziavano i loro stessi figli.

La dinastia Song ci ha proposto meraviglie tecnologiche che tuttavia non le hanno impedito di essere conquistata a ripetizione. La dinastia Yuan è stata l’epoca del cosplay in chiave mongola. I cinesi erano governati dai nipoti di Gengis Khan. I Ming costruirono la muraglia e una grande flotta, ma raggiunsero il picco della xenofobia. I Qing imposero in Cina il dominio della Manciuria, con l’obbligo di portare il codino. Un altro obbligo era anche il declino nazionale. Questi imperi, queste dinastie marciscono sempre dall’interno. Troppo dramma di palazzo, non abbastanza riso per la popolazione.

La Cina dinastica era come una startup gestita da sociopatici. Ottimo lancio, pessima scalabilità e nessuna strategia di uscita. E poi è arrivato finalmente il Partito Comunista Cinese. A quel punto gli imperatori se ne sono andati, non è vero? Sbagliato. Hanno solo cambiato marchio. Il Partito Comunista Cinese rappresenta in effetti la nuova dinastia, ma offre il vantaggio del wifi. Pensate che non ci sia più nessun imperatore? Fatemi il piacere.

Lo hanno semplicemente ribattezzato Segretario Generale. Governa ancora per tutta la vita, ancora conduce le purghe dei rivali, e ancora non sa stare allo scherzo. I decreti imperiali vengono sostituiti dalle direttive di partito. Il Mandato del Cielo è stato ribattezzato socialismo con caratteristiche cinesi. Ecco qua, vi ho riassunto 3.000 anni di storia cinese in un breve video di cinque minuti. Per riepilogare, il ciclo è sempre il seguente: potere, paranoia, collasso, ripetizione. Questa non è una civiltà. È una soap opera con un alto budget e l’aggiunta del giuramento di fedeltà obbligatorio.

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Chi conservava questi Tael sapeva quindi di poter spendere in futuro lo stesso valore per ottenere più o meno la stessa cosa che avrebbe ottenuto magari due o tre anni prima. Potevano usarli per ottenere merce, perché venivano accettati come mezzo di scambio, ma non era possibile stabilire dei prezzi di riferimento unitari, come facciamo oggi con il dollaro o l’euro, perché il Tael non era un oggetto uniforme. Bene, e ora vediamo l’ultima parte del documentario.

Il collasso finale dell’impero cinese

[Narratore]

La crescente influenza straniera sulla Cina stava alimentando ben più della semplice rabbia in tutto il paese. Stava alimentando una vera e propria ribellione. Appena due anni dopo la guerra con il Giappone, in Cina scoppiò una rivolta. Un movimento anti-occidentale iniziato nel nord della Cina si stava diffondendo a macchia d’olio. I ribelli si facevano chiamare Boxer.

[Prof. Robert Bickers – Università di Bristol]

Si chiamavano Boxer per via del fatto che si addestravano e praticavano le arti marziali. Credevano di essere invulnerabili alle pallottole straniere, e credevano che il mondo fosse stato sconvolto dall’irruzione in Cina di idee straniere e di oggetti stranieri e di edifici stranieri.

[Narratore]

Lo slogan dei Boxer era di far rivivere i Qing e di distruggere lo straniero, ed era un sentimento che trovava simpatia nella stessa corte imperiale. Infatti, nel giugno del 1900, l’imperatrice vedova, che reggeva il potere dopo la morte dell’imperatore, prese una decisione che avrebbe portato alla quasi distruzione dell’impero cinese.

[Prof. Rana Mitter – Università di Oxford]

C’era una sorta di sentimento anti-straniero che in qualche modo si diffuse a tutti i livelli della società. Cixi manifestava questo sentimento in molti modi. Per gran parte della sua vita, era stata una persona molto scettica, anzi ostile, riguardo alla presenza degli stranieri in Cina.

[Narratore]

Cogliendo l’occasione per cacciare tutti gli occidentali dalla Cina, nel 1900, l’imperatrice Cixi si schierò a sostegno dei Boxer e dichiarò guerra a tutte le potenze straniere. Ma, in meno di due mesi, un’alleanza militare che includeva forze britanniche, francesi, tedesche, americane e giapponesi raggiunse la Pechino occupata e schiacciò la ribellione dei Boxer.

In aggiunta ai danni già richiesti dopo la guerra col Giappone, alla Cina fu immediatamente ordinato di pagare la colossale e punitiva cifra di 450 milioni di tael d’argento, vale a dire un tael per ciascuno dei 450 milioni di abitanti che vivevano in Cina a quel tempo, una cifra equivalente a 300 miliardi di dollari nel valore odierno. Le casse del tesoro dei Qing non contenevano neanche lontanamente una simile quantità di denaro. A quel punto la Cina doveva affrontare la minaccia più grave che avesse mai affrontato nei suoi 2.000 anni di storia.

[Prof. Robert Bickers – Università di Bristol]

Molti funzionari e osservatori cinesi pensavano che, in realtà, la Cina stesse andando incontro all’estinzione nazionale. Parlavano proprio di questo, della minaccia di estinzione. Sapevano che gli inglesi avevano conquistato l’India. Temevano che lo stesso sarebbe successo in Cina.

[Narratore]

Durante i tesi negoziati, i cinesi erano profondamente consapevoli della posta in gioco nel loro paese.

[Dr. Chang Chihyum – Shangai Jiao Tong University]

La Cina non poteva rischiare di nuovo la sua reputazione internazionale, bensì doveva ricostruire la sua immagine internazionale, presentandosi di nuovo come un’amica fidata delle nazioni straniere.

[Narratore]

Dietro le quinte, i cinesi si rivolsero a un uomo, ironicamente un occidentale, che aveva una profonda visione degli affari esteri e della finanza e che avrebbe potuto aiutare nel salvare la Cina dall’essere smembrata.

[Dr. Chang Chihyum – Shangai Jiao Tong University]

Prima di tutto, Robert Hart cercò di convincere le potenze straniere che non valeva la pena di separare mai la Cina in più parti, perché la Cina avrebbe dovuto rimanere funzionale come stato per poter ripagare il suo debito. Nessuno voleva rinunciare all’opportunità di ricavare più soldi dalla Cina.

[Prof. Hans van de Ven – University of Cambridge]

Robert Hart fu in grado di riunire tutte quelle persone e dire loro, molto intelligentemente, che la Cina avrebbe pagato quell’enorme indennità, equivalente a 450 milioni di once d’argento, ma lo avrebbe fatto creando una singola obbligazione finanziaria che avrebbe legato la dinastia Qing a tutte le otto nazioni che avevano invaso la Cina. Quindi gli interessi di queste otto nazioni erano concentrati su questa singola obbligazione che sarebbe stata pagata dalla dinastia Qing.

[Narratore]

La Cina evitò la spartizione, ma quasi tutte le entrate dello Stato cinese furono poste sotto il controllo straniero per pagare i danni di guerra.

L’indennizzo dovuto a seguito della rivolta dei Boxer era un fardello devastante. La Cina non aveva altra scelta che prendere di nuovo soldi in prestito dalle banche straniere. Quindi nuovo debito si sarebbe accumulato sul debito già esistente. Il governo cinese affidò la responsabilità di questa enorme operazione finanziaria all’organizzazione gestita da Robert Hart.

[Dr. Chang Chihyum – Shangai Jiao Tong University]

Il governo cinese voleva mantenere il sistema il più semplice possibile; quindi, decise di delegare la questione al Monetary Trust Service. Ed è stato piuttosto facile perché il Trust Service imponeva le tasse tariffarie e depositava il ricavato presso la banca HSBC.

[Narratore]

La Cina era stata ridotta da una superpotenza economica a una Nazione totalmente subordinata in meno di un secolo.

[Prof. Hans van de Ven – University of Cambridge]

Penso che negli anni ’50 e ’60 dell’Ottocento, il Prodotto Interno Lordo della Cina fosse ancora circa il 30% del Prodotto Interno Lordo mondiale, ma, alla fine del secolo, era precipitato al 6%. Si trattava quindi davvero di un declino assoluto. Si trattava di un declino assoluto anche nel tenore di vita della popolazione cinese.

[Narratore]

La Cina, un tempo all’apice del commercio mondiale, stava ora lottando per continuare a funzionare come uno Stato indipendente e le sue istituzioni erano cronicamente deboli.

I disperati tentativi di modernizzazione fallivano di fronte al crescente malcontento.

Il popolo cinese iniziava a perdere fiducia nei suoi governanti, e nel 1911, l’imperatore fu rovesciato dai rivoluzionari guidati da Sun Yat-sen.

L’argento, che aveva contribuito a rendere la Cina la Nazione più ricca del mondo, era anche stato responsabile di aver messo in ginocchio due dinastie. La caduta della dinastia Qing e la caduta della dinastia Ming, avvenuta 250 anni prima, possono essere entrambe ricondotte al complesso rapporto del regno cinese con questo metallo bianco.

[Xu Jin – autrice del libro “L’impero d’argento”]

Sentivo che, nella storia della Cina, l’argento era stato un pesante vincolo, vale a dire che aveva determinato non solo l’ascesa di molte dinastie, ma anche la loro caduta.

[Narratore]

L’argento continuò ad essere un problema nel tumulto che seguì la rivoluzione. I signori della guerra presero il controllo delle singole province e scoppiò la guerra civile.

Le tasse pagate in argento, la linfa vitale dell’economia cinese, non potevano più essere riscosse. La Cina riusciva a malapena a funzionare.

[Prof. David Li Daokui – Tsinghua University]

Ogni signore della guerra controllava una o più province e potete immaginare che quando un signore della guerra prendeva il controllo di una provincia, batteva le proprie monete di argento in modo da farsi ricordare dalla sua popolazione. Imitando la presenza della figura di Giorgio Washington sulle monete d’argento da un quarto di dollaro negli Stati Uniti. Di conseguenza, in Cina, circolavano diversi tipi di monete d’argento e tutto era molto confuso perché le persone dovevano riconoscere se queste monete d’argento erano autentiche o meno.

[Narratore]

La valùta d’argento della Cina stava diventando ancora più caotica. Ma c’era una città sulla costa cinese che rimaneva un faro di stabilità economica.

Si trattava di Shanghai, lo storico porto marittimo del leggendario oriente, la metropoli commerciale della Cina e uno dei più grandi porti marittimi del mondo.

[Prof. Hans van de Ven – University of Cambridge]

Shanghai aprì le sue porte al mondo esterno fin dal 1840. Fu la prima città della Cina che permise agli stranieri di vivere e di condurre affari legalmente al suo interno.

[Prof. Rana Mitter – Università di Oxford]

La città era esistita per molte centinaia di anni, ma fino alla presenza britannica non era diventata il polo commerciale, il grande crogiolo cosmopolita di scambi e di commerci che è ancora oggi. Già all’epoca esisteva un grande viale, una strada primaria. Oggi si chiama Nanjing Road e lungo questo grande viale c’erano negozi e attività commerciali. C’erano anche tutta una serie di elementi che la distinguevano da Washington e New York. In altre parole, era il luogo dove si veniva per fare affari e per commerciare, e ha mantenuto tale ruolo anche nei tempi moderni.

[Narratore]

Negli anni ’20, Shanghai diventò il porto più ricco della Cina e questo commercio internazionale si rivelò positivo per il servizio doganale marittimo che, durante questo periodo di conflitto, rappresentava quasi il 90% delle entrate governative.

E tutte queste entrate governative in argento venivano depositate in una banca straniera di proprietà britannica, fondata da individui che a loro volta si erano arricchiti grazie al commercio dell’oppio. Si trattava della Hong Kong and Shanghai Banking Corporation, oggi meglio nota come HSBC.

[Dr. Chang Chihyum – Shangai Jiao Tong University]

A partire dal 1911, ogni centesimo delle entrate doganali veniva depositato presso HSBC. Quindi HSBC aveva un flusso di cassa estremamente grande e vasto, che è stato il motivo fondamentale per cui è potuta diventare la più grande banca dell’Estremo Oriente nel ventesimo secolo.

[Narratore]

Ciò consentì alla banca di costruire una nuova sontuosa sede sul Bund, il famoso viale di Shanghai sulla riva del fiume Huangpu. L’eleganza e la grandiosità dei suoi interni furono descritti come insuperabili rispetto a qualsiasi altra struttura finanziaria o commerciale sia in Asia che nell’Estremo Oriente, a partire da Suez per arrivare fino al Mare di Bering. La domanda cinese di beni provenienti dall’estero crebbe a passi da gigante e le importazioni superarono i 300 milioni di dollari all’anno. C’era movimento dappertutto, nessuno stava mai fermo.

Negli anni Venti, Shanghai era una delle città più grandi del mondo.

Si notava la qualità occidentale di Shanghai con i suoi grattacieli, i tram e l’atmosfera parzialmente-straniera.

Shanghai era conosciuta come la Parigi dell’Oriente, e i cinesi abbracciarono lo spirito del tempo. Gli argentieri di Shanghai producevano shaker per cocktail in argento in grandi quantità.

[Dr. Andrew Field – Duke Kunshan University]

Tutti i cinesi d’élite andavano in questi favolosi cabaret, discoteche e sale da ballo e questo quartiere era il vero epicentro della vita notturna nella città degli anni ’20 e ’30. Quella era l’epoca del jazz. Quindi potete solo immaginare che di notte questo quartiere fosse un fantastico paese delle meraviglie pieno di fiammanti luci al neon e della musica jazz a tutto volume che proveniva da queste sale da ballo e da queste discoteche.

[Narratore]

C’era una ragione ben precisa e significativa per cui Shanghai poteva prosperare nonostante il caos della Cina post-rivoluzionaria. Era una città cinese che si trovava sotto il controllo straniero.

Era anche profondamente divisa, composta da zone separate riservate agli stranieri e chiamate Insediamento Internazionale e Concessione Francese.

Tutti i 35.000 europei che conducevano una vita privilegiata nella prospera Shanghai erano esenti dalle leggi della Cina.

[Prof. David Li Daokui – Tsinghua University]

I residenti occidentali osservavano solo la legge occidentale, il che significava, nonostante si trovassero in territorio cinese, poter praticare il sistema legale e le leggi occidentali. E tutte queste cose alla fine ebbero enormi conseguenze sulla Cina nel suo complesso.

[Narratore]

Una di queste enormi conseguenze fu che gli affari a Shanghai, stranieri e cinesi, venivano condotti secondo le leggi occidentali il che forniva a Shanghai la stabilità necessaria per diventare il luogo di maggiore concentrazione dell’argento disponibile in Cina.

[Prof. David Li Daokui – Tsinghua University]

Shanghai era unica. Stava certamente diventando un punto di riferimento. Si stava espandendo molto più rapidamente di Hong Kong e la sua popolazione era di molte volte più grande rispetto a quella di Hong Kong. Inoltre, Shanghai, dopo il Ventesimo secolo, era anche diventata, in una certa misura, il paradiso degli affari, dell’industria e delle banche cinesi.

[Narratore]

Ma anche all’interno della fiorente Shanghai, la valuta cinese rimaneva un problema. Niente esemplificava la situazione più chiaramente del continuo uso dei lingotti d’argento antiquati.

[Prof. David Li Daokui – Tsinghua University]

Quando devi usare lingotti d’argento, cosa fai quando li porti al mercato? Devi letteralmente pesare ogni singolo pezzo d’argento, misurarlo, saggiarlo e accertarti che sia vero argento. Non puoi usare quel tipo di lingotti come una valuta normale usata come unità di conto. Non li puoi contare. Devi necessariamente misurarli.

[Narratore]

Il sistema di pesatura e valutazione della qualità dell’argento e di misurazione in termini di tael non solo risaliva al Medioevo, ma era anche tutt’altro che uniforme. In tutta la Cina c’erano ben 170 diverse misure di tael d’argento in uso corrente.

[Prof. Wu Jingping – Fudan University]

All’interno del sistema dei tael, ogni luogo aveva una definizione diversa di tael. Quindi un tael di Shanghai – vale a dire l’argento locale di Shanghai – sarebbe stato diverso da quello di Tianjin o di Hankou.

[Narratore]

Ma negli anni ’30, il cambiamento non arrivava facilmente in Cina. Proprio come il principe Gong aveva provato prima di lui, emerse un uomo che avrebbe avuto la visione e la determinazione per cercare di riformare le istituzioni arcaiche del suo paese, in particolare la secolare valuta d’argento della Cina.

Il suo nome era TV Soong.

[Xu Jin – autrice del libro “L’impero d’argento”]

TV Soong si era laureato ad Harvard ed era una persona più occidentalizzata nel suo modo di lavorare. Era uno dei banchieri del nuovo stile.

[Narratore]

TV Soong si trovò al vertice della società di Shanghai. Proveniva dalla famiglia più famosa della Cina repubblicana.

Le sue sorelle erano tutte bellezze dell’alta società, mentre suo cognato era il leader politico della Cina.

[Prof. Wu Jingping – Fudan University]

TV Soong aveva ovviamente aspirazioni molto alte. Sperava di rimodellare la Cina nel suo complesso. Voleva trasformare la Cina, e in particolare il suo sistema finanziario, il bilancio pubblico, il sistema bancario, il sistema valutario e tutto il resto.

[Narratore]

Come ministro delle finanze della nuova repubblica, nell’aprile 1933, convocò una riunione presso la Camera di Commercio di Shanghai in cui si proponeva di modificare radicalmente la valuta cinese. L’audace proposta di Soong consisteva nell’abolire il sistema dei tael d’argento, vale a dire l’unità di valuta cinese utilizzata da secoli, e sostituirla con una moneta d’argento di formato e peso standard. Ma aveva un ostacolo formidabile da superare. Fermamente contrari allo zelo riformatore di TV Soong c’erano i banchieri locali che si incontravano qui ogni giorno, nella loro base di potere, il giardino interno vicino al Tempio del Dio della Città, nel cuore della vecchia Shanghai.

[Xu Jin – autrice del libro “L’impero d’argento”]

Le banche locali potevano occupare un luogo così affollato e tenere qui riunioni pubbliche. Questo rifletteva la libertà di autogoverno di cui godevano i mercanti di quel tempo.

[Narratore]

Le banche locali traevano direttamente profitto dalla complessa e inefficiente valuta cinese.

[Xu Jin – autrice del libro “L’impero d’argento”]

L’interesse personale giocava un ruolo importante. Il modello di business delle banche locali era legato ai tael d’argento, di cui avevano il sostanziale monopolio.

[Prof. Wu Jingping – Fudan University]

Erano loro a fissare il tasso di cambio tra dollari d’argento e tael d’argento. Bisognava andare in una banca locale per cambiare la valuta, e loro si facevano pagare una commissione di gestione,

[Narratore]

Nonostante l’opposizione delle banche locali, TV Soong godeva del pieno sostegno delle banche cinesi moderne e delle banche straniere.

Il 5 aprile 1933, il tael d’argento fu abolito e diventò immediatamente illegale e una reliquia del passato.

Emisero il nuovo dollaro d’argento, su cui era raffigurato Sun Yat-sen, il primo presidente della Cina. Sul rovescio c’era una barca a vela, simbolo di secoli di commercio e prosperità.

[Xu Jin – autrice del libro “L’impero d’argento”]

La riforma che abolì i tael d’argento e introdusse le monete d’argento da un dollaro fu estremamente importante. Cambiò completamente l’uso dell’argento in Cina, passando da una valuta che doveva essere pesata, a un sistema monetario unificato, sostituendo i tael d’argento con le monete da un dollaro. Quindi fu un processo davvero importante.

[Narratore]

TV Soong comparve sulla copertina delle riviste Fortune e Time. Era considerato un genio della finanza, paragonabile ad Alexander Hamilton, l’uomo che aveva creato la prima banca nazionale americana. Fu persino invitato a rivolgersi alla nazione americana in una trasmissione radiofonica sulla rete NBC. Durante la trasmissione, sottolineò la relazione speciale che esisteva tra America e Cina.

[TV Soong]

Alcune delle vostre famiglie più illustri sono state impegnate nel commercio con la Cina. Milioni di dollari sono passati di mano senza che una sola parola fosse messa per iscritto. È stato un superbo esempio di fiducia e di rispetto reciproco.

[Narratore]

TV Soong realizzò una delle più grandi riforme nella storia della Cina. Finalmente, il paese aveva una moneta d’argento semplice e unificata.

Ma nello stesso periodo, grandi folle si stavano radunando fuori dalla Borsa di New York per cercare di salvare il salvabile dei loro risparmi bruciati nel più grande crollo della storia della Borsa e dei prezzi di mercato. Quasi immediatamente, una crisi finanziaria globale, la Grande Depressione, pose finalmente fine al legame della Cina con l’argento.

Sorprendentemente, durante questo profondo shock che affliggeva il capitalismo globale, l’uso dell’argento da parte della Cina offrì inizialmente un vantaggio inaspettato al paese.

[Prof. David Li Daokui – Tsinghua University]

Nei primi anni Trenta, il mondo era in recessione a causa del crollo del mercato azionario del 1929. Anche la Germania era nei guai. A causa di ciò, la Cina del governo nazionalista si trovò ad utilizzare una valuta basata sull’argento che stava perdendo valore rispetto alla maggior parte delle altre valute. Il denaro della Cina era a buon mercato, molto a buon mercato. Mentre il denaro delle altre nazioni era costoso. Quindi i prodotti cinesi sembravano economici perché venivano venduti in argento, e il loro prezzo dipendeva parzialmente dal valore dell’argento. Di conseguenza, le merci cinesi divennero a buon mercato. Pertanto, la Cina si trovò in grado di esportare all’estero con relativa facilità.

[Narratore]

Ma questo vantaggio non durò a lungo. La Cina stava per soffrire per mano di quello stesso paese che solo due anni prima aveva applaudito le riforme finanziarie di TV Soong.

Un senatore americano, Key Pittman, pretese una rapida azione politica.

Gli stati produttori di argento, compreso il suo stato di origine, il Nevada, stavano soffrendo perché il prezzo globale dell’argento era troppo basso.

Il presidente Roosevelt si piegò alle pressioni di Pittman e promulgò il Silver Purchase Act, che portò l’America a fare una corsa all’acquisto di argento.

[Dr. Ma Debin – London School of Economics]

Il Silver Purchase Act negli Stati Uniti fu in gran parte richiesto da piccoli stati minerari, da alcuni stati minerari negli Stati Uniti, e finì per far salire i prezzi globali dell’argento.

[Narratore]

Con l’aumento del prezzo dell’argento a causa della domanda americana, si sviluppò un flusso inarrestabile di argento in uscita dalla Cina. Fu una catastrofe. Le banche fallirono, le imprese non potevano avere prestiti, l’industria e l’agricoltura subirono un crollo dei prezzi. La crisi finanziaria diventò una crisi economica e poi una crisi sociale.

[Prof. Richard von Glann – University of California – Los Angeles]

Così il governo cinese fu costretto a prendere in considerazione l’idea di una grande riforma monetaria e di eliminare la dipendenza dall’argento che aveva avuto fino a quel momento.

[Narratore]

Incapace di controllare la propria moneta, la Cina fu costretta, finalmente dopo secoli, ad abbandonare l’argento.

[Prof. David Li Daokui – Tsinghua University]

Gli Stati Uniti costrinsero la Cina a smettere di usare l’argento, facendo pressioni affinchè la smettesse.

[Narratore]

E nel 1935 i cinesi fecero esattamente questo. Gettarono la spugna e tolsero la Cina dallo standard basato sull’argento.

[Prof. Richard von Glann – University of California – Los Angeles]

L’argento aveva terminato il suo percorso come forma di denaro. La storia dell’argento in Cina si concludeva davvero in modo molto brusco.

[Narratore]

Il 1935 segnò la fine di sei secoli di uso continuativo dell’argento come denaro in Cina, e poco dopo sarebbero scomparsi anche i manufatti in argento.

Quando i comunisti presero il controllo della Cina nel 1949, l’argento era già un lontano ricordo. E rimase tale fino a quando, 20 anni dopo, qualcuno fece una scoperta casuale in questa villa sulla costa orientale degli Stati Uniti.

Questa un tempo era stata la casa di Robert Bennett Forbes, un importante commerciante che trattava con la Cina nel diciannovesimo secolo e che costruì la sua bella casa con i profitti che aveva ricavato dall’acquisto e dalla vendita del tè e dell’oppio. Il suo pronipote, Crosby Forbes, sviluppò un vivo interesse per l’argento di famiglia quando ereditò la casa.

[Karina Corrigan – Peabody Essex Museum]

Crosby era interessato a tante cose diverse, ma sicuramente una delle sue più grandi passioni era il tema dell’argento di esportazione cinese. Questo era un argomento che era stato in realtà ormai dimenticato nel Ventesimo secolo. Crosby iniziò a considerare questo argomento in modo critico, decenni prima di quasi chiunque altro.

[Narratore]

Nel 1975, Crosby Forbes pubblicò il testo intitolato Chinese Export Silver, argento d’esportazione cinese. Fu il primo lavoro accademico sull’argomento. Lo studio di un manufatto d’argento illustrava quanto fosse stata trascurata negli ultimi tempi questa arte artigianale cinese, che era unica nel suo genere.

[Karina Corrigan – Peabody Essex Museum]

Questa è una straordinaria teiera disponibile in Inghilterra, ma già nel Diciannovesimo secolo la gente si era completamente dimenticata che era stata prodotta in Cina. Era un celebre pezzo d’argento inglese pubblicato ampiamente nei libri sull’argento antico inglese. E in effetti, anche nel Diciannovesimo secolo, questa teiera serviva come modello per gli argentieri che stavano facendo pratica per diventare maestri. E Crosby fu davvero quello che per primo identificò di nuovo questo manufatto come di provenienza cinese e non inglese.

[Narratore]

Oggi, più di 40 anni dopo che il lavoro di Crosby Forbes ha fatto luce sullo squisito, ma dimenticato artigianato cinese, l’argento da esportazione sta tornando nella Cina moderna.

È una finestra sul passato ed è una forza per la creatività nella Cina di oggi.

Alan Chan è un artista oltre che uno dei principali designer di Hong Kong.

[Alan Chan – Designer]

Colleziono oggetti tradizionali di argento perché trovo un certo tipo di bellezza che non ha paragoni, e perché penso che questi oggetti d’argento di esportazione portino con sé un poco di storia culturale. Questo è stato usato come custodia per occhiali, quindi l’intera composizione mi ha ispirato. Come graphic designer, penso che il modo in cui le foglie di bambù si abbinano alla calligrafia, potrebbe essere lo spunto per il design della copertina di un libro, oppure anche l’ispirazione per la copertina di un menu. Questo oggetto è meraviglioso. È un fantastico set per sale e pepe. Si mette il condimento qui, e si possono mettere gli stuzzicadenti qui. È un bellissimo pezzo da mettere in tavola mentre si cena. Questo veniva usato come porta biglietti da visita più di 100 anni fa, quindi ciò significa che, in Cina, già usavano biglietti da visita oltre 100 anni fa. Trovo sempre difficile credere come potessero inventare un design così intricato e anche artigianale.

Si vede un diverso tipo di costume, come si vestivano le persone più di 100 anni fa. È come un film tridimensionale che mostra la storia di un tipico cortile, di come le persone vivevano, e di come avrebbe potuto essere il loro stile di vita quotidiano.

Gli specchi cinesi, di solito, non sono dotati di un manico come questo. Quindi vediamo l’azione di incorporare il drago nel manico e nella sua intera forma in stile europeo. Basta guardarlo. Si vede la coda che parte dal basso e descrive un cerchio tutto intorno. Penso che sia semplicemente bellissimo. Guardo questo specchio e mi chiedo chi fosse la bellezza che stava davanti allo specchio 100 anni fa.

[Narratore]

Nei secoli passati, l’argento ha dimostrato la potenza economica della Cina, e lo fa ancora oggi nei più alti contesti diplomatici del paese.

Nel 2014, quando la Cina ospitò i leader del mondo asiatico e del Pacifico, offrì a ciascuno di loro uno squisito dono d’argento che parlava non solo di artigianalità, ma anche di riconoscimento del rapporto storico della Cina con l’argento.

Oggi, la Cina è ancora una volta il più grande importatore di argento al mondo.

Le industrie che producono i beni che contribuiscono ad alimentare il nostro mondo globalizzato, l’elettronica di consumo, i telefoni cellulari, le auto elettriche, hanno tutte bisogno di argento. E producono oggetti su larga scala proprio qui in Cina.

Questi lavoratori si stanno preparando a iniziare il turno mattutino in una delle più grandi fabbriche della Cina. Fanno parte di una forza lavoro di 1.200 persone che aiutano a sfruttare la potenza del sole con l’argento.

Ogni mese vengono prodotte 70 milioni di queste batterie solari, e all’interno di ogni pannello largo 15 centimetri per 15, c’è una pellicola d’argento con uno spessore inferiore a quello di un capello umano.

[Dr. Li Feng – Yingli Green Energy]

Usiamo circa sette tonnellate di argento ogni mese.

L’argento ha una buona conduttività e stabilità. Quindi, per le celle solari, in particolare per le celle solari in silicio cristallino, è il materiale preferito per costruire gli elettrodi. Nel processo di produzione, utilizziamo la tecnologia serigrafica. La pasta d’argento forma una struttura sulla superficie della cella della batteria. Poi viene fatta seccare per dare forma agli elettrodi d’argento. Gli elettrodi d’argento possono raccogliere e trasportare le cariche elettriche generate dalla cella. Quindi, per le celle solari, l’argento è un materiale importante.

L’energia solare è una parte importante della sicurezza, dell’efficienza energetica, dei sistemi sostenibili e moderni per la generazione di energia che stiamo costruendo.

L’energia solare è molto importante, non solo per la Cina, ma per il mondo intero e per lo sviluppo dell’intera razza umana.

[Narratore]

I più grandi parchi di energia solare del mondo si trovano in Cina. Consumano l’argento del mondo per alimentare le industrie del paese, la cui produzione sembra inarrestabile, ma che ha costantemente bisogno di nuovi mercati.

[Prof. David Li Daokui – Tsinghua University]

L’economia cinese ora è già la più grande in termini di produzione di beni reali, beni che si possono toccare, come l’abbigliamento, le macchine fotografiche, i televisori. Tale produzione di beni reali è già del 27% superiore rispetto alla corrispondente produzione di beni reali negli Stati Uniti. A questo proposito, l’economia cinese non è diversa da quella britannica. Intendo l’economia britannica come esisteva agli albori, all’inizio del diciannovesimo secolo. Quindi le imprese cinesi vorrebbero espandersi.

[Narratore]

Gli skyline della Cina moderna testimoniano il suo dominio economico e il suo potenziale apparentemente infinito. Ma la Cina moderna permette al mondo di vedere ancora una volta ciò che questo paese è sempre stato.

[Ass. Prof. Ashleigh Dean – Georgia College & State University]

Per la maggior parte della storia umana, la Cina ha rappresentato la prima potenza economica del mondo.

In realtà, se la si guarda, la Cina è stata solo un po’ addormentata nel corso del diciannovesimo secolo. C’è una frase famosissima di Napoleone che dice che quando la Cina si risveglierà, il mondo tremerà.

[Narratore]

La Cina è stata all’avanguardia della globalizzazione e ha messo la propria sorte nelle mani dell’argento nel 1581. Ha innescato una nuova epoca nella storia del mondo con il suo bisogno di questo metallo prezioso. Oggi il denaro ha molte forme e la maggior parte delle transazioni sono elettroniche. Ma nella lingua cinese, il carattere per rappresentare il denaro corrisponde ancora alla parola argento, e il carattere per rappresentare le banche corrisponde ancora a negozio d’argento. Due promemoria puntuali di quanto l’argento sia stato centrale per secoli nel plasmare l’economia cinese e di come abbia plasmato il resto del mondo.

[Xu Jin – autrice del libro “L’impero d’argento”]

L’argento ormai non viene più usato come forma di denaro oggi, ma i ricordi e le lezioni relative all’argento sono ancora nella nostra vita. Circondano le nostre vite. È solo che non possiamo vederli. Credo che chiunque non lo faccia e non possa imparare dalla storia dell’argento, sarà costretto a pagarne il prezzo.

Il problema dell’argento superato dall’oro

Come avete visto nel documentario, la sostituzione dei Tael con le monete d’argento avvenne con notevole ritardo e, di fatto, i Romani avevano già standardizzato l’uso delle monete quasi duemila anni prima. In questo senso, quindi, la Cina era decisamente arretrata nella gestione del denaro. Inoltre, la temporanea svalutazione dell’argento favorì le esportazioni, come è successo negli ultimi trent’anni, durante i quali la Cina ha mantenuto artificialmente basso il valore dell’argento.

Come avete visto nel video, la sostituzione dei tael con le monete d’argento arrivò con notevole ritardo. In effetti, i cinesi avrebbero dovuto sapere che l’uso delle monete come sistema uniforme di pagamento era stato scoperto già nei tempi antichi, ai tempi dei Romani e anche prima. La moneta offre il vantaggio di avere dimensioni, peso e consistenza standard in termini di metallo.

Quindi, se emessa da una fonte ufficiale, come una zecca o un monarca, si presume che tutte le monete abbiano la stessa quantità d’oro e d’argento, un peso uniforme e una purezza nota, senza l’aggiunta di leghe. Nel caso dei Romani, sappiamo che truccavano le carte in tavola e usavano delle leghe verso la fine dell’impero, il che contribuì al suo crollo. Però, diciamo che la tecnologia d’uso delle monete era già nota, quindi i cinesi erano in ritardo in questo senso. Inoltre, la svalutazione temporanea dell’argento favorisce le esportazioni, come è successo anche negli ultimi 30 anni, quando la Cina ha mantenuto artificialmente bassa la propria valuta per favorire le esportazioni.

Si tratta di un meccanismo non nuovo, usato ogni volta che si vuole favorire il proprio prodotto rispetto a quello di una nazione concorrente. Il senatore Keith Pittman del Nevada, menzionato nel video, ha giocato un ruolo centrale nella politica federale dell’argento, che ha avuto importanti implicazioni economiche, soprattutto attraverso il Pittman Act del 1918. Il Pittman Act autorizzava la fusione di un massimo di 350 milioni di dollari in lingotti d’argento e circa 280 di questi lingotti furono fusi e venduti alla Gran Bretagna a un prezzo fisso di un dollaro l’oncia, valore superiore a quello di mercato dell’epoca. La legge prevedeva inoltre che il governo avrebbe ripristinato le monete fuse, sempre pagando allo stesso prezzo.

Si trattava quindi di una forma di incentivo alla produzione d’argento negli Stati Uniti, ma anche di un sostegno allo sforzo bellico sostenuto dalla Gran Bretagna durante la prima guerra mondiale, nonché di un aiuto per la stabilizzazione dell’economia indiana, il che rafforzò il rapporto con i britannici e l’industria dell’argento naturale. Da questo documentario, che ho trovato molto interessante, si evince che la mancanza di controllo sull’argento come valuta ufficiale ha portato al crollo della Cina. Il fatto di aver mantenuto l’argento come valuta primaria, quando il mondo era già passato all’oro, ha portato alla caduta finale.

Infatti, un sistema monetario bimetallico, come quello basato sull’oro e sull’argento, prima o poi vede uno dei due metalli prevalere sull’altro. Negli USA, l’argento era già stato sostituito dall’oro da tempo e aveva perso importanza. Infatti, come si dice anche nel video, l’argento veniva usato per le monete da un quarto di dollaro, mentre l’oro per quelle da un dollaro. Tutte le nazioni che sono rimaste ancorate allo standard argenteo, quindi che hanno mantenuto l’argento come moneta di riferimento, come l’India e la Cina, per esempio, sono state alla fine perdenti, perché il resto del mondo si era spostato sull’oro. La Cina era anche svantaggiata perché non era in grado di produrre argento per uso proprio e questo la rendeva decisamente vulnerabile agli stati esteri.

Oggi l’argento ha molti impieghi industriali e non può più fungere da moneta. Può essere mantenuto come metallo prezioso, come collezione o come investimento, ma non lo vedremo più tornare come forma di denaro, perché il denaro deve mantenere una certa scarsità. Se l’oggetto usato come denaro ha usi particolari diversi, non funziona più bene come denaro. Un’altra cosa che ho menzionato nel commento alla parte finale del video è che la Cina ha capito il messaggio e sta accumulando oro, anche perché dispone di miniere d’oro ed è uno dei principali produttori. Quindi, sta cercando di proteggersi da quanto successo con l’argento, accumulando oro e avendo una produzione interna.

Per quanto riguarda invece i pannelli solari, la Cina li usa per generare energia, ma solo per una piccola parte della produzione totale. La maggior parte dell’energia viene ancora prodotta dal carbone, dal petrolio, dal gas naturale, dalle centrali idroelettriche e da quelle nucleari. La cosa curiosa è che ci viene detto che la Cina sta replicando il modello britannico del XIX secolo, quindi potremmo aspettarci lo stesso risultato. La banca HSBC, menzionata nel video, è già comparsa in una serie che abbiamo iniziato e che completeremo, quella sulla banca criminale. Per concludere, bisogna dire che TV Song, il riformatore che introdusse l’uso delle monete in Cina, lo fece troppo tardi per il suo Paese, ma comunque cercò di riformare il sistema ormai obsoleto che i cinesi stavano utilizzando.

Anche lui, però, cadde nella trappola che in America era già scattata. Gli americani sapevano che le banche centrali toglievano potere allo Stato e lo esponevano al collasso. La grande depressione americana, che provocò il crollo anche del governo repubblicano cinese, fu infatti prodotta dalla Federal Reserve, la banca centrale statunitense, creata nel 1913 proprio per evitare quel tipo di crisi. Vediamo quindi la situazione dalla prospettiva americana con Jacob Rees-Mogg, il parlamentare britannico, scrittore e autore che abbiamo già visto in video precedenti e che ci aiuta a dare una prospettiva.

Nel video di Mogg si parla di AAA, un sistema di valutazione della credibilità di un titolo di Stato o di un’obbligazione privata, e si parla anche di “spazzatura” per intendere i “junk bond”, ossia le obbligazioni di minor valore in assoluto, considerate rischiose e, di conseguenza, che devono offrire interessi superiori al resto. Nel video si parla anche di Tremotino, un personaggio di una favola dei fratelli Grimm, dove un nano cattivo trasformava la paglia in oro. Ed ecco a voi Jacob Rees Mogg.

La triste storia della Federal Reserve e della Banca d’Inghilterra

[Jacob Rees-Mogg]

Donald Trump se la prende con tutti, e ora se la sta prendendo con la Federal Reserve. E questo è davvero interessante perché è opinione diffusa nei circoli finanziari che le banche centrali indipendenti siano assiomaticamente buone. Nessuno si preoccupa di guardare se lo sono davvero. È solo una di quelle cose che si danno per scontate. Tutti dicono che siano migliori dei politici. Ma perché dovrebbero esserlo? Per quale motivo le persone che non hanno alcuna responsabilità, che sono libere di commettere errori senza perdere il lavoro, dovrebbero essere più brave a fare qualcosa rispetto alle persone che devono rispondere agli elettori e ai rappresentanti eletti al fine di rendere conto di ciò che hanno fatto? Vale quindi la pena di esaminare quale sia stato il vero successo delle banche centrali. La Federal Reserve è stata istituita all’inizio del XX secolo dopo una serie di crisi finanziarie, ma non è diventata indipendente fino a molto più tardi, all’inizio degli anni ’50. Quindi cosa è successo da allora al valore del dollaro?

Gli americani avevano questa meravigliosa banca centrale indipendente, libera da interferenze politiche. Il risultato è stato che il valore del dollaro è sceso del 92%. Un dollaro che avevate nel 1951 adesso è quasi senza valore. Se l’aveste semplicemente conservato, se non l’aveste messo in banca, se aveste messo da parte una banconota da un dollaro, ora cosa potreste comprare? Potreste comperare le stesse cose che all’inizio degli anni ’50 avreste pagato otto centesimi. Sono passati poco più di 70 anni. In questi 70 anni, la Federal Reserve ha letteralmente distrutto il valore del dollaro, ma non si assume nessuna colpa. In quel periodo, si suppone che i banchieri centrali si siano per lo meno adoperati per evitare crisi finanziarie. Ma cosa è successo davvero? Lasciatemi passare in rassegna le crisi che riesco a ricordare. Che senso ha sfogliare i libri di storia quando sappiamo in prima persona che cosa è successo? Nel 1987 abbiamo avuto il crollo del mercato azionario, un crollo assoluto, molto simile a quello del 1929. Panico e disordine. Poi, nel 2000, abbiamo avuto il crollo delle azioni delle prime società su Internet, le cosiddette dot-com.

L’indice NASDAQ crollò e impiegò anni per tornare al valore che aveva in precedenza. E poi, naturalmente, abbiamo avuto il crollo del 2008, quando un sacco di prestiti sono stati fatti da banche sotto la pressione della Federal Reserve indipendente, che aveva pensato che fosse una buona idea rilasciare prestiti autocertificati a persone che dichiaravano quale fosse il loro reddito senza nessuna prova o controllo. La gente si inventava i numeri e, come si poteva prevedere, non era poi in grado di pagare le rate dei mutui che avevano acceso. La cosa è andata avanti per anni, mentre la Federal Reserve stava semplicemente a guardare, mentre, in parallelo, altre banche emettevano obbligazioni garantite da una valutazione tripla AAA che si basavano, in realtà, sui mutui spazzatura. Era chiaramente una follia. Chiunque ci pensasse per un momento saprebbe che un mucchio di spazzatura non può essere trasformato in un mucchio d’oro. Questa non è roba da Tremotino. Ma la Federal Reserve fece finta di niente. Non ha evitato l’inflazione. Non ha evitato le crisi finanziarie. Ha avuto solo un paio di bravi banchieri centrali.

Paul Volcker ha fatto un buon lavoro. Risolse l’inflazione che si era verificata negli anni ’70. Era il presidente della Federal Reserve sotto Ronald Reagan e fece un lavoro straordinariamente buono. Ma dovette comunque occuparsi di un’inflazione creata dalla stessa Federal Reserve che, nel corso degli anni ’70, non aveva fatto nulla per fermarla. Ritengo che anche Ben Bernanke sia stato un buon banchiere centrale perché, nel 2008, ha capito qual era il problema. Il problema era legato al credito, non era una normale recessione che si manifesterebbe in seguito a cambiamenti nell’attività economica. Il problema nasceva nel settore bancario e riguardava la generazione del credito, non la normale domanda e offerta, oppure una normale recessione del ciclo industriale. Bernanke aveva compreso gli errori che erano stati commessi alla fine degli anni ’20 e all’inizio degli anni ’30, e li evitò. Quindi, nel periodo dell’indipendenza, ci sono stati due buoni banchieri centrali che si sono rivelati abbastanza saggi, ma il quadro generale è stato un vero e proprio fallimento, e questo è vero non solo per gli Stati Uniti. È stato vero anche in altri Paesi. La Banca d’Inghilterra, da quando è stata indipendente, è stata assolutamente e indicibilmente senza speranza.

Ancora una volta, ha avuto uno o due banchieri centrali competenti. Penso che Mervyn King, che oggi si chiama Lord King, fosse in realtà un uomo molto capace e che, insieme a Bernanke, sia stato in grado di farci superare i peggiori effetti della crisi finanziaria e di capire ancora una volta che si trattava di una crisi del credito e di ciò che la banca centrale doveva fare, vale a dire sostenere le banche che avevano una crisi di liquidità, ma non sostenere quelle banche che avevano un disallineamento fondamentale di attività e passività, vale a dire che erano essenzialmente insolventi. Infatti è possibile gestire la liquidità, ma l’insolvenza è qualcosa che viene meglio ripulita mediante l’azione dei mercati finanziari. Così gestì la crisi in modo appropriato. Ma poi abbiamo avuto Mark Carney, che ha sbagliato davvero tutto come governatore della Banca d’Inghilterra, e che è stato politicamente parziale. Come ora si vede, preferisce essere un politico anziché un banchiere centrale, e ha usato la Gran Bretagna e la Banca d’Inghilterra per far avanzare la sua carriera politica, e arrivare alla posizione di primo ministro in Canada.

Ma il suo processo decisionale, la sua capacità di riportare i tassi di interesse alla normalità sono stati penosi. Non è assolutamente riuscito a farlo. E temo che il suo successore non sia stato meglio, con l’enorme espansione della stampa di denaro durante il COVID, che ha portato all’inflazione, e che la Banca d’Inghilterra non aveva previsto, lasciando che il suo capo economista se ne andasse durante tale periodo, perché diceva cose che non volevano sentire. Si trattava del grande Andy Haldane, un economista serio e interessante. Quindi, la Federal Reserve e la Banca d’Inghilterra hanno entrambe fatto fiasco. La Banca Centrale Europea è interessante, perché ha semplicemente ignorato le proprie regole. Non gli era permesso di stampare denaro per salvare i governi in crisi e questo era il solo motivo per cui i tedeschi avevano accettato di aderire all’euro. Ma quando è arrivata la crisi dell’Italia e dell’Irlanda, e quando la Grecia è andata in bancarotta, hanno stampato denaro, facendo pagare il conto ai tedeschi e agli olandesi, senza chiederglielo. Quindi, la storia delle banche centrali nei tempi moderni è negativa. L’idea che l’indipendenza sia una caratteristica così pregevole è nata dalla Bundesbank, e la Bundesbank era, in effetti, una banca centrale fantastica. Non è vero che tutte le banche centrali sono cattive.

Dipende solo da cosa stanno cercando di fare. E la Bundesbank aveva un compito chiaro, uscire dal problema della Germania nella Repubblica di Weimar e dall’iperinflazione che aveva distrutto la nazione, ed evitare che l’iperinflazione accadesse di nuovo. E la Bundesbank lo fece molto bene, dall’istituzione del marco tedesco dopo la fine della Seconda guerra mondiale, e con la gestione della Bundesbank fino all’istituzione dell’euro. Quindi, può succedere che una banca centrale indipendente sia un elemento positivo. Ma, in realtà, Trump ha ragione. I banchieri centrali non sono geni. Quello che mi piace di questa situazione e che la rende così interessante, è che questa è la seconda volta che succede negli Stati Uniti.

È già successo prima, per la precisione nel 1830, e coinvolse due uomini, il presidente Andrew Jackson e Nicholas Biddle, che gestiva la Seconda Banca degli Stati Uniti, vale a dire la seconda banca centrale degli Stati Uniti che era stata istituita dal Congresso e che aveva il proprio statuto in scadenza. Jackson era assolutamente contrario al rinnovo dello statuto e voleva sciogliere la banca centrale. Ecco cosa Jackson aveva da dire: “C’è da rammaricarsi che i ricchi e i potenti troppo spesso pieghino gli atti di governo al loro scopo egoistico, per rendere i ricchi più ricchi e i potenti più potenti. La banca gode del privilegio esclusivo dell’attività bancaria sotto l’autorità generale del governo, un monopolio che va a suo favore e che ne sostiene le attività. Io sono stato eletto dal popolo. Se il popolo solo si fermasse un attimo per capire la corruzione di questa istituzione, non ci sarebbe alcuna esitazione nell’approvare il mio operato”. Jackson scrisse queste parole quando pose il veto alla continuazione della Seconda Banca degli Stati Uniti.

Cosa disse Nicholas Biddle di rimando? Nicholas Biddle era pieno di disprezzo per Jackson, allo stesso modo in cui gli addetti ai lavori oggi nutrono disprezzo per Trump. Ma, a quel tempo, Biddle replicò con un’affermazione davvero notevole, anche se politicamente profondamente scorretta. Ecco cosa disse, “Questo degno presidente pensa che, avendo scalpato gli indiani e imprigionato i giudici, possa fare a modo suo con la banca. Ma si sbaglia”. In realtà Jackson non si sbagliava affatto. Biddle proseguì dicendo: “Nulla, se non l’evidenza della sofferenza all’estero, produrrà alcun effetto sul Congresso. La nostra unica sicurezza è quella di perseguire un corso costante di riduzione dei nostri prestiti e di sospensione di nuovi prestiti”. Dopo di che, sapete che cosa fece Biddle? Biddle era talmente infuriato con Andrew Jackson, talmente indignato che Jackson avesse posto il veto alla continuazione della sua banca, che usò deliberatamente il suo potere per creare una recessione che divenne una crisi finanziaria globale. Le conseguenze recessive per gli Stati Uniti furono terribili. E questo solo perché un banchiere centrale indipendente si era sentito offeso. E quando la Banca d’Inghilterra è diventata indipendente, ho avuto la preoccupazione che ci fossimo dimenticati di Nicholas Biddle, e tale preoccupazione è rimasta con me da quel momento in poi. Quando si dà alle persone un potere irresponsabile, quando si concede un potere irresponsabile ai banchieri, c’è il rischio che lo usino in modo irresponsabile.

E quando lo usano, potreste scoprire che le conseguenze sono seriamente debilitanti. La crisi finanziaria del 1830 che colpì il Regno Unito e gli Stati Uniti fu creata di proposito da un banchiere centrale che era scontento delle decisioni dei politici. Quello che Donald Trump sta facendo è dire che non si fida del fatto che i banchieri centrali rappresentino l’apice del genio, della prudenza finanziaria, e della saggezza. E quando si guarda alla storia delle banche centrali, Trump ha motivi molto validi per sostenere che non hanno fatto un buon lavoro. In effetti, hanno semplicemente fallito il più delle volte. E personalmente, ho più fiducia nei politici, non perché penso che i politici siano particolarmente brillanti, alcuni di loro lo sono, altri decisamente no, ma perché dispongono di un mandato democratico, di una responsabilità democratica, e devono sottostare a un controllo democratico; perciò, devono agire in modo reattivo ai bisogni della loro economia e ai bisogni delle persone che rappresentano.

I Nicholas Biddle di questo mondo non hanno quel tipo di vincoli. Possono abusare del potere. Possono soffrire dell’arroganza conferita dal potere. Lo hanno fatto in passato e lo faranno in futuro. Preferisco sostenere i politici anziché i banchieri, perché in ultima analisi, i politici sono anche dalla vostra parte, mentre i banchieri sono unicamente dalla parte dei ricchi e dei potenti.

Il nuovo collasso della Cina

Il discorso sui banchieri centrali varia anche per i burocrati non eletti, come quelli della Commissione europea, naturalmente. La Germania ha appena tolto i vincoli sul debito pubblico, preparandosi a distruggere definitivamente il lavoro della Bundesbank, che è sempre stata fondamentalmente contraria all’euro e all’eurozona. Nel caso della Cina, invece, i problemi di ieri tendono a ripresentarsi anche oggi. Vi propongo quindi un secondo video di Ken Cao, in cui si parla del crollo di Lehman Brothers. Lehman Brothers era una grande banca d’affari americana che si trovava al centro della grave crisi economica del 2008 e che, di fatto, fallì durante quella crisi. Si trattava di un colosso storico della finanza americana che crollò proprio in occasione di quella crisi. Ora, ecco il video.

[Ken Cao]

Immaginate che il vostro medico vi dica che siete perfettamente sani e poi vi porga, immediatamente, una borsa gigante di farmaci da prescrizione e una bombola di ossigeno. Questo è il sistema bancario cinese in questo momento. Pechino sta urlando al mondo: “Stiamo prosperando. Tutto è stabile”. Ma nel frattempo, le più grandi banche cinesi, ICBC, Bank of China, China Construction Bank, stanno letteralmente boccheggiando, affogando in crediti inesigibili, con margini che stanno collassando e clienti che non vogliono prendere soldi in prestito. Ma ecco la parte più spaventosa. Non vogliono che voi ve ne accorgiate perché, quando un sistema bancario così grande si frattura, non fa un rumore leggero e sommesso. Esplode fragorosamente e trascina con sé l’intera economia cinese. Seguo le banche cinesi da più di un decennio.

Quando ero un giovane analista a Pechino, queste organizzazioni apparivano ai nostri occhi come bestie mitologiche. Mi capite? La battuta nella cerchia ristretta degli operatori del settore era che la Cina non aveva solo quattro grandi banche di proprietà dello stato, aveva quattro armi nucleari finanziarie. Erano intoccabili. Stampavano denaro, letteralmente e figurativamente, e il governo le trattava come reliquie sacre perché, se queste banche fossero fallite, l’intera narrazione della crescita cinese sarebbe fallita. Ora, procediamo avanti veloce fino ad oggi, cosa è rimasto di quelle armi nucleari finanziarie? Sono più simili a bombe nucleari arrugginite e rattoppate con il nastro adesivo dalla propaganda di stato. I disastrosi rapporti finanziari pubblicati ad agosto dalle più grandi banche cinesi hanno segnato il momento in cui le crepe sono diventate troppo grandi per poter essere nascoste.

Ed ecco cosa è successo. La crescita dei prestiti è crollata. A luglio, per la prima volta nella storia, i nuovi prestiti bancari sono andati in negativo.

Avete capito bene, in negativo. È come se un impiegato di McDonald’s rimandasse gli hamburger in cucina perché nessuno li vuole mangiare. E Pechino è andata nel panico. Ad agosto, hanno inscenato un rimbalzo artificiale. I prestiti concessi sono aumentati di 590 miliardi di yuan. Suona bene, non è vero? Fino a quando non ci si rende conto che il mercato si aspettava 800 miliardi. Quindi, anche con una stampa di propaganda che opera a tutto campo, la domanda di credito semplicemente non c’è. Ed ecco la statistica killer: una crescita dei prestiti su base annua del 6,8%, la più bassa degli ultimi decenni. Per la Cina, questo è fondamentalmente un attacco di cuore finanziario. Non solo, i margini delle banche sono stati massacrati. ICBC, la più grande banca al mondo per beni posseduti a bilancio, ha visto il suo margine di interesse netto, sostanzialmente il suo utile per prestito, crollare a circa l’1,3%, il livello più basso di sempre. Per fare un confronto, le banche statunitensi iniziano a farsi prendere dal panico quando i loro margini per prestito scendono al di sotto del 2%. Pechino ha costretto queste banche a emettere prestiti a basso costo per sostenere l’economia, mentre, parallelamente, la quantità di depositi da parte dei correntisti è talmente bassa che non possono scendere ancora di più senza scatenare una corsa agli sportelli, e il risultato? Le banche perdono soldi ogni volta che fanno un prestito.

Di conseguenza, anche i profitti delle banche sono in calo. L’utile netto del primo semestre di ICBC è sceso dello 0,8% su base annua, mentre Bank of China è scesa dello 0,9% su base annua. Questi sono giganti bancari che muovono trilioni di dollari. Immaginate Apple che riporti che le vendite degli iPhone sono diminuite, ma che dica agli investitori: “Non preoccupatevi, venderemo più unità in perdita”. Ed ecco la parte veramente terrificante: queste banche sono giganti monopolistici di proprietà statale, politicamente protetti, che dispongono di ogni vantaggio immaginabile. Se persino loro stanno sanguinando inchiostro rosso, cosa pensate che stia succedendo a migliaia di banche regionali più piccole e istituti di credito rurali che non hanno il pieno sostegno di Pechino. Stanno implodendo silenziosamente e nessuno osa parlarne. Allora, perché le banche cinesi sono finite improvvisamente nel reparto rianimazione? Ci sono tre grandi motivi.

Numero uno, come potete immaginare, il mercato immobiliare, è ancora un buco nero. Ricordate i fallimenti di Evergrande e Country Garden? Quelli erano solo gli atti di apertura, i trailer prima del film dell’orrore vero e proprio. Negli ultimi 20 anni, le banche cinesi hanno inondato il settore immobiliare con trilioni di yuan di prestiti, ed è stata la formula magica per la crescita usata dal Partito Comunista Cinese. Costruire più appartamenti, venderli a prezzi sempre più alti, e ripetere l’operazione fino a quando il Prodotto Interno Lordo non appare incredibile. E, per un poco, questo sistema ha funzionato. Le città germogliavano come erbacce. I governi locali si arricchivano vendendo terreni. E tutti credevano che la festa non sarebbe mai finita. Ma ora i valori degli immobili stanno diminuendo, i costruttori edili sono morosi, e gli acquirenti se ne sono andati, terrorizzati dal pagamento anticipato di appartamenti che potrebbero non essere mai completati. Qual è il risultato? I prestiti legati agli immobili stanno marcendo nei bilanci delle banche come se fossero pesci morti.

E peggio ancora, quei prestiti sono stati utilizzati come garanzia per altri prestiti, il che significa che questo contagio finanziario si diffonde oltre il settore immobiliare e raggiunge i governi locali e molti altri settori. Non è più solo una crisi abitativa. È una lenta reazione a catena che si sviluppa al rallentatore e che minaccia l’intero sistema finanziario. E, numero due, nessuno vuole prendere soldi in prestito. In un’economia sana, le aziende si mettono in fila per prendere prestiti in modo da potersi espandere, assumere più dipendenti, fare più operazioni di fusione e di acquisizione. Ma nella Cina di oggi? È come una pista da ballo dopo che la musica è finita. Sono tutti fermi, terrorizzati all’idea di muoversi. La richiesta di nuovi prestiti è semplicemente morta, nonostante le banche siano praticamente pronte a fornire badilate di denaro a basso interesse. Le piccole imprese hanno paura di espandersi perché non sanno se il prossimo ciclo di regolamenti del Partito le spazzerà via. Le famiglie stanno accumulando denaro perché non hanno fiducia nel futuro e sono preoccupate per la perdita di posti di lavoro e il calo dei salari. Le grandi aziende stanno riducendo l’indebitamento invece di investire, perché possono vedere chiaramente i segni premonitori. Ad agosto, la fiducia dei consumatori e la domanda di esportazioni sono crollate bruscamente. Quindi non è solo un problema bancario. E questo crea un circolo vizioso. L’assenza di prestiti porta a una mancanza di crescita, il che porta a una minore disponibilità a prendere soldi in prestito.

E numero tre, le politiche di Pechino stanno spremendo gli utili da queste banche. Il Partito sa che l’economia è in rianimazione, quindi ha fatto ricorso al suo trucco preferito: costringere le banche a fare il lavoro pesante.

Pechino ordina loro di prestare soldi a buon mercato alle famiglie, alle piccole imprese e ai governi locali per sostenere la crescita. Ma ecco il trucco: quei prestiti non sono redditizi. Il governo fissa i tassi di interesse a un livello talmente basso che le banche perdono denaro ogni volta che eseguono gli ordini ricevuti. Immaginate di gestire una panetteria e il governo vi dica: “Vendi il tuo pane per 50 centesimi, anche se ti costa un dollaro”. Se poi il pane ha un cattivo sapore, sarete voi quelli che vengono puniti. Ecco come ci si sente a gestire una banca in Cina oggi.

Il Partito le ha trasformate in strumenti di politica statale, dissanguandole per sostenere un’economia in declino. E la cosa più spaventosa di tutto questo e che non stiamo assistendo a un crollo drammatico, lo ammetto. Non vediamo una replica del crollo di Lehman Brothers. Solo un soffocamento lento e silenzioso. Pensatela in questo modo: se vedeste una diga scoppiare all’improvviso, correreste per salvarvi la vita. Ma se la diga perdesse silenziosamente giorno dopo giorno, una crepa alla volta, non ve ne accorgereste fino a quando un giorno scoprireste che la vostra casa è sott’acqua. Ed è quello che sta succedendo alle più grandi banche cinesi. Ogni mese, i profitti si erodono. Ogni trimestre, i margini si riducono. Ogni anno si accumulano crediti inesigibili. E poiché Pechino controlla i media ed è un collasso al rallentatore, nessuno all’interno della Cina sente nemmeno i segnali di avvertimento.

La televisione di stato pubblica titoli come “Stabilità economica raggiunta”. Ma, nel frattempo, il bilancio delle maggiori banche cinesi sembra un film dell’orrore. E permettetemi di essere schietto con voi. Se ICBC e Bank of China, che sono i gioielli della corona del sistema finanziario cinese, stanno perdendo soldi, la situazione per le banche più piccole deve essere catastrofica. Queste banche locali e regionali non hanno un proprio monopolio. Non dispongono di salvataggi finanziari garantiti dal governo. Sopravvivono con margini persino più sottili, all’interno di città di secondo e terzo livello dove l’economia è già crollata. Pensatela in questo modo: se la guardia personale dell’imperatore viene massacrata sul campo di battaglia, cosa pensate che stia succedendo ai soldati di fanteria che non sono addestrati e che sono subito dietro? Vengono annientati.

La Cina ha migliaia di queste banche di piccole e medie dimensioni, molte piene di debiti tossici prodotti dal governo locale e di prestiti immobiliari morosi. Se solo una piccola parte di esse fallisse, gli effetti a catena potrebbero far impallidire qualsiasi cosa abbiamo visto negli Stati Uniti nel corso del 2008. Nel 2008, la crisi dei mutui immobiliari negli Stati Uniti ha quasi fatto crollare l’economia globale, e ciò è stato causato dal basso tasso di interesse imposto dalla Federal Reserve, dalla politica di mutui facili di alcune banche americane e dalle operazioni spregiudicate di alcuni hedge fund eccessivamente indebitati. L’odierno sistema bancario cinese è tre volte più grande, in termini di attività totali, rispetto alle banche statunitensi nel 2008. Se Pechino perdesse il controllo, se queste crepe silenziose si spalancassero all’improvviso, le onde d’urto farebbero sembrare il 2008 come una passeggiata nel parco. Stiamo parlando del collasso della valuta cinese, di una massiccia fuga di capitali e di un terremoto geopolitico che potrebbe rimodellare il mondo.

Turbolenza finanziaria in arrivo

Da questo video, vediamo che l’economia cinese sta attraversando una fase di lenta implosione che, probabilmente, Contenuta, quindi, non verrà esportata all’esterno e probabilmente riusciranno a farla durare abbastanza a lungo. Di conseguenza, non credo che ci saranno crolli improvvisi, tuttavia la situazione è quella descritta nel video. Nonostante i grandi sforzi del governo cinese dopo la fine del Covid e dopo i prolungati lockdown, non si vedono prospettive di ripresa. C’è stata una certa ripresa.

Naturalmente, però, non siamo più ai livelli del passato e qualunque tipo di iniezione di contante che i cinesi stanno facendo non sta producendo cambiamenti. Questo vuol dire che ci sarà comunque un vuoto nell’economia globale, prodotto da una diminuzione del contributo cinese e dalla capacità dell’industria cinese di assorbire la crisi nel suo complesso, soprattutto del Sistema finanziario cinese, oltre a un riassestamento complessivo tra Stati Uniti e Cina, che porterà sicuramente degli scompensi. In questo contesto, direi che quelli che sopravvivranno meglio saranno i governi che avranno maggiore dinamicità, maggiore prontezza a investire in nuove strutture e maggiore capacità di lasciarsi alle spalle ciò che non ha funzionato.

Nel caso della Cina, come detto prima, sta puntando decisamente. Sull’oro, questo sta facendo salire il prezzo dell’oro, come abbiamo visto, perché è un prodotto neutro, quindi un sistema di scambio neutro che non dipende da nessun altro per poter essere utilizzato e che permette di compensare il commercio tra nazioni che non vogliono usare le reciproche valute, oppure che le vogliono usare, ma non in modo definitivo. Per esempio, la Russia non ha interesse ad accumulare. Grandi quantità di rupie indiane, come pure non ha interesse particolare ad accumulare grandi quantità di real brasiliani, a meno che non debba acquistare prodotti dal Brasile.

La Cina ha la capacità di vendere molti prodotti, quindi ha maggiore facilità nell’esportare lo yuan. Tuttavia, abbiamo visto che lo yuan è, di fatto, un mercato bloccato, quindi esistono due versioni di yuan: una per l’estero e una per L’interno, quindi non è così facile per i cinesi esportare yuan che poi possono essere dati all’interno. Quindi, l’oro è una soluzione che rassicura i cinesi, perché sono in grado di produrlo da soli. Questa volta hanno abbastanza vene per essere i produttori più importanti e ne stanno accumulando grandi quantità. Inoltre, questo va a beneficio anche degli Stati Uniti, che possono Solo trarre vantaggio dalla crescita del valore dell’oro. Di conseguenza, vedremo questo trend continuare. Tuttavia, anche in questo senso, potrebbe essere che i cinesi siano troppo in ritardo e che, quindi, stiano puntando di nuovo sul cavallo sbagliato. Vedremo. Con questo concludo questa serie e vi rimando al prossimo video.

Roberto Mazzoni

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