Pfizer è il principale produttore di vaccini per COVID-19 ed è anche una delle più grandi case farmaceutiche al mondo. In origine, ha fatto la sua fortuna con la fornitura di penicillina ai militari americani e alleati durante la seconda guerra mondiale.
Il contratto standard di Pfizer per i vaccini del COVID-19, di cui ci siamo procurati una copia non ufficiale, indica chiaramente che qualsiasi dose acquistata dai governi non è rimborsabile. Che Pfizer non risponderà di qualsiasi danno alle persone derivato dai suoi vaccini e specifica anche di non garantire minimamente il risultato positivo della vaccinazione sul lungo periodo.
Ecco un brano tradotto:
“L’acquirente prende atto del fatto che gli sforzi condotti da Pfizer per sviluppare e produrre il Prodotto sono di natura “aspirational” e soggetti a rischi e incertezze significativi”.
Aspirational in questo caso significa: che sono particolarmente ambiziosi e che potrebbero anche non essere raggiunti, ma che servono da motivazione per provarci e cercare di fare meglio.
“L’acquirente prende atto che gli effetti sul lungo termine e l’efficacia a lungo termine del vaccino non sono al momento conosciuti e che ci possono essere effetti avversi del vaccino che al momento sono sconosciuti”.
Il contratto vincola i governi all’acquisto di vaccini anche nel caso in cui nel frattempo venissero scoperte cure efficaci per il COVID-19.
Già sappiamo dal video precedente che Pfizer si è impegnata a produrre nuovi vaccini per le nuove varianti del virus alla base del COVID-19 e che queste verranno imposte da alcuni governi anche a chi è sano oppure è già guarito dalla malattia.
La strategia di malattie anche fasulle al fine soggiogare i sani al consumo abituale di farmaci è ben conosciuta e sviluppata dall’industria farmaceutica. Il programma “C’era una volta” del giornalista Silvestro Montanaro trasmesso su RAI 3 nel 2009 ha affrontato questi temi in modo approfondito.
Ve lo riproponiamo qui in versione integrale perché delinea i meccanismi che ci hanno portato dove siamo ora e che verranno utilizzati anche nelle prossime fasi.
Vediamo quindi che i terreno più fertile per creare malattie inesistenti è quello psichiatrico. Si prende un sintomo, un atteggiamento, una difficoltà, una particolarità dell’individuo e lo si trasforma in una malattia o disturbo.
L’elenco di tali disturbi è in continua espansione e viene compilato Nella scuola, se un bambino è troppo vivace si parla di iperattività, se non sa fare di conto si parlare di disturbo del calcolo o discalculia, se sbaglia a leggere ha un disturbo della lettura o dislessia, per chi non sa scrivere c’è la disgrafia, per chi no conosce l’ortografia c’è la disortografia, e continua all’infinito.
Come descritto nel video, le definizioni di questi “disturbi” sono elencate nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM) che viene espanso di continuo semplicemente in base alle opinioni dei membri di un comitato di psichiatri, per lo più statunitensi, e delle richieste che provengono naturalmente dall’industria farmaceutica.
Per ogni disturbo c’è un farmaco, ma la nozione stessa di disturbo significa che ci dovrebbe essere un modello di comportamento standard e di struttura mentale pre-ordinata rispetto al quale il disturbo è una deviazione. Seguendo questa logica qualsiasi tratto della personalità sarebbe un disturbo e l’educazione sarebbe superflua perché l’incapacità di leggere o scrivere verrebbero risolte con un farmaco.
La prima edizione del DSM compilata nel 1952 aveva 106 disturbi mentali. L’ultimo DSM, pubblicato nel 2013, ne aveva già 312 con l’aggiunta di sottocategorie.
Persino qualsiasi comportamento dissidente rispetto a un regime politico verrebbe classificato come disturbo alla pari di quel che accadeva in Unione Sovietica.
Roberto Mazzoni