La guerra in Ucraina è ormai arrivata alla quarta settimana e le conseguenze economiche delle sanzioni applicate alla Russia si fanno sentire anche in Europa, dove il prezzo del carburante sta aumentando e dove cominciano a scarseggiare anche alcuni beni di prima necessità.
Il modello adottato per contrastare economicamente le iniziative militari del Cremlino assomiglia molto a quanto già sperimentato in Canada durante la protesta dei camionisti contro gli obblighi vaccinali.
Il governo canadese ha infatti bloccato i conti correnti di tutti i camionisti e ha anche minacciato rappresaglie economiche nei confronti di tutti coloro che li avevano sostenuti con anche piccole donazioni.
Questo ha generato una corsa in banca di moltissimi canadesi che hanno chiesto il prelievo immediato di tutti i loro soldi, generando il panico nell’intero sistema bancario canadese che avrebbe presto raggiunto il collasso nel caso in cui queste misure punitive fossero continuate ancora per poco tempo.
Per tale motivo, il governo canadese ha immediatamente fatto marcia indietro, cancellando dopo pochi giorni lo stato di emergenza. Il danno sul sistema bancario canadese è stato tuttavia molto vasto, con una continua emorragia di investitori stranieri da quel momento in poi con un progressivo impoverimento dell’economia canadese di cui non si vede ancora la fine.
La guerra in Ucraina ha dato lo spunto a diversi governi europei di applicare lo stesso principio, ma con un approccio più graduale. Infatti hanno preso di mira, per ora, i cosiddetti oligarchi russi a cui sono stati sequestrati conti correnti, immobili e vari beni mobili come panfili.
Il sequestro è stato eseguito senza alcuna procedura legale e senza dare conto dell’effettivo coinvolgimento nel conflitto ucraino degli oligarchi colpiti. Inoltre nessuno dei governi che ha eseguito i sequestri, che nel mondo politico prendono il nome di sanzioni, è in guerra con la Russia e non ha motivo per essere direttamente coinvolto nel conflitto ucraino.
Questa modalità di sequestro apre la porta alla confisca selettiva dei beni a chiunque venga etichettato come simpatizzante russo, in particolare nei paesi che hanno già attivato oppure attiveranno un regime di emergenza bellico.
All’emergenza COVID si sovrappone o sostituisce quindi l’emergenza bellica, a cui molti paesi dell’Europa sembrano puntare considerando che stanno attivamente rifornendo di armi l’Ucraina e sembrano spingere verso un inasprimento della guerra.
Ma comunque si sviluppi il conflitto ucraino, i paesi occidentali sono destinati ad entrare in una profonda recessione determinata dagli effetti di rimbalzo delle sanzioni contro i russi.
Nel prossimo video, Tucker Carlson, ci fornisce un’idea, dal punto di vista americano, di quali saranno le conseguenze pratiche delle sanzioni applicate contro la Russia.
Ne video vengono menzionati tre politici americani di spicco. John McCain è stato per molto tempo il candidato preferenziale primario del partito repubblicano fino alla sua sconfitta nei confronti di Obama nel 2008. In effetti Obama è stato eletto perché McCain era troppo odioso e perché è stato per anni il principale alfiere politico del complesso industriale militare americano. Ha avuto personalmente un ruolo determinante nell’armare l’Ucraina e nel creare le basi per il conflitto in atto in questo momento. Purtroppo Obama ha continuando ed anzi espanso il lavoro di McCain, anche se l’ha fatto in modo meno visibile. McCain è stato anche il principale nemico giurato di Donald Trump e lo ha attivamente ostacolato dalla sua posizione nel Senato degli Stati Uniti fino alla propria morte nel 2018.
Lindsay Graham, anch’egli senatore repubblicano, è sempre stato il compagno di merende di John McCain e ha giocato un ruolo altrettanto importante nell’armare l’Ucraina con i soldi dei contribuenti statunitensi. Lindsay Graham ha sostituito McCain come principale portavoce del partito repubblicano per il complesso industriale militare americano.
Elisabeth Warren è una senatrice del partito democratico molto vicina agli interessi di Wall Street.
L’obiettivo primario del Grande Reset è di confiscare qualsiasi proprietà privata, con particolare focalizzazione sugli immobili, sui conti correnti e qualsiasi mezzo di trasporto. Il motto del Grande Reset è infatti “non possederai nulla, ma sarai felice”.
Lo scenario ideale che il Grande Reset intende raggiungere entro il 2030 è che la popolazione del mondo viva in case date in affitto dallo stato, usi veicoli noleggiati da multinazionali e usi una valuta digitale collegata alla tessera identificativa personale e vincolata nell’uso a una serie di regole imposte dalle banche centrali.
Quindi le persone che non seguono i dettami dello stato vedranno i loro fondi bloccati, oppure i fondi avranno una durata limitata per costringere le persone a spendere oppure saranno spendibili solo per alcuni prodotti.
Un antidoto per questa tendenza sarà l’uso intelligente delle cryptovalute e di altri strumenti d’investimento che siano sganciati dal sistema bancario europeo e americano. L’investimento in immobili in nazioni in particolare come la Gran Bretagna e l’Italia saranno a rischio, visto le azioni già intraprese da questi governi contro i cosiddetti oligarchi.
Possiamo aspettarci una fuga dei capitali stranieri d’investimento anche da Italia e Gran Bretagna come sta già accadendo in Canada.
Le sanzioni sulla Russia, che avranno soprattutto conseguenze profonde in Europa, sono il trampolino perfetto per lanciare un programma di confisca progressivo. Lo stesso Putin ha confermato che l’Occidente pagherà il prezzo più alto delle sanzioni.
La sospensione dell’esportazione di alcuni prodotti dalla Russia e dall’Ucraina comporterà carenza di cereali e di altri prodotti agricoli su scala globale, con un forte contraccolpo sull’Europa e sull’Italia che farebbe bene a ravvivare la produzione interna. Anche la carenza di energia graverà sulle nazioni che non sono autosufficienti.
Nel frattempo la guerra in Ucraina sta prendendo una brutta piega per gli ucraini che si trovano in difficoltà come ci spiega in questo video la giornalista Palki Sharma della rete indiana WION.
E la Cina continua ad aiutare la Russia nonostante le pressioni da parte di Washington. Gli Stati Uniti hanno inviato recentemente a Roma Jake Sullivan, il giovane consigliere della sicurezza nazionale che già si è distinto per il grande fiasco architettato nella ritirata dall’Afghanistan. Sullivan non ha alcuna precedente esperienza politica oppure diplomatica e può vantare solo di aver vinto la prestigiosa Rhode Scholarship che serve a formare nell’università di Oxford i leader per il nuovo ordine mondiale.
Il suo incontro con l’esperto e navigato diplomatico cinese Yang Jiechi ha dato come risultato che la Cina continuerà ad aiutare la Russia nonostante la telefonata che è seguita successivamente tra Joe Biden e il presidente cinese Xi Jinping.
Visto che Russia e Ucraina si stavano avvicinando a un potenziale accordo, il complesso militare industriale americano e la NATO sono intervenuti per fare pressione sulla Casa Bianca e per attivare tutti i propri sostenitori nel parlamento statunitense.
Vogliono che gli Stati Uniti autorizzino il trasferimento agli ucraini di alcuni Mig di origine sovietica che la Polonia metterebbe a disposizione in cambio di aerei moderni da combattimento americano. La Slovenia vuole fare altrettanto con alcune batterie contraeree di fabbricazione sovietica, ma solo se verranno sostituite con armi più moderne di fabbricazione americana e a spese degli Stati Uniti.
Il Dipartimento di Stato, che tramite Victoria Nuland, ha favorito il colpo di stato che ha destituito il governo sponsorizzato da Mosca nel 2014 e che ha gestito le direttamente le attività in Ucraina anche con il coinvolgimento della CIA, ha già dato il proprio via libera, ma il Pentagono temporeggia perché sa che tale trasferimento sarebbe considerato un atto di guerra da parte dei russi e potrebbe allargare il conflitto alla Polonia e al resto dell’Europa in virtù del meccanismo di assistenza reciproca previsto dalla NATO. A Washinton si vive un clima simile a quello subito precedente all’invasione dell’Iraq da parte delle truppe statunitensi e Tucker Carlson ce ne parla in questo video.
La pressione esercitata dai mass media americani ed europei in direzione di un confronto militare diretto della NATO con la Russia sta offrendo ai governi europei l’opportunità di sostituire l’emergenza COVID, di cui non si parla quasi più, con un’emergenza bellica che darebbe loro ancora più poteri al di fuori dell’arco costituzionale e permetterebbe di etichettare qualsiasi dissidente o avversario politico come collaborazionista dei russi.
In questo scenario è quindi consigliabile focalizzarsi sulla gestione dei propri beni per adottare strategie che permettano di preservarne il valore il futuro.
Roberto Mazzoni