La grande trappola dell’economia – parte 2 – MN #200

“Uomini pragmatici che si credono completamente immuni da qualsiasi influenza intellettuale, sono di solito gli schiavi di qualche economista defunto”

John Maynard Keynes

Come abbiamo visto nel video precedente, il numero 199, le teorie keinesiane costuiscono una parte centrale dell’economia moderna e prevedono la generazione di un’inflazione costante mediante l’intervento governativo nell’economia che porti a maggiori consumi e quindi, come risultato sperato, a maggiore occupazione.

John Maynard Keynes era un economista britannico appartenente alla Fabian Society, un’organizzazione ben rappresentata nel mondo accademico inglese e fondamentale base del progetto conosciuto come Nuovo Ordine Mondiale di cui parliamo nell’omonima sezione.

La Fabian Society aveva come simbolo un lupo vestito da agnello e si proponeva di diffondere il modello politico ed economico socialista in Gran Bretagna e in Occidente seguendo un approccio sostanzialmente invisibile.

La sua opera primaria, “General Theory of Employment, Interest and Money” – Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta”, è considerata la base fondamentale delle politiche macroeconomiche moderne. Dopo essere caduta in discredito negli Anni Settanta, con l’esplosione inflazionistica dell’economia americana e mondiale, e con le critiche della scuola monetarista di Milton Friedman, economista americano, vincitore del premio Nobel per l’economia, le teorie keynesiane sono ritornate in auge dopo la grande crisi economica del 2008, grazie anche alle politiche dell’amministrazione di Barack Obama.

Keynes e i suoi seguaci sostengono che sia la domanda e non l’offerta a mettere in moto l’economia, di conseguenza, senza un intervento diretto del governo per aumentare il livello di spesa dei cittadini, l’economia resterbbe intrappolata a bassi livelli di produttività e quindi bassi livelli di occupazione. Diventa quindi essenziale, secondo Keynes, che lo stato spenda soldi in continuazione, soprattutto nella realizzazione di opere pubbliche, senza tenere conto del fatto che tali opere portano quasi sempre a sprechi e alla realizzazione di progetti che non sono necessari, oltre che a uno strapotere governativo e alla diffusione capillare del meccanismo della corruzione.

Keynes è anche stato il primo a codificare l’inflazione come una nuova forma di tassazione indiretta. Di conseguenza, grazie all’aumento della spesa pubblica, i governi e i politici in generale aumentano l’occasione per intascare profitti personali, per fare regalie ai gruppi di interesse che li hanno fatti eleggere e aumentano anche il gettito fiscale per lo stato. Proprio per questi vantaggi, la totalità dei governi occidentali a matrice capitalista hanno adottato le politiche di Keynes trasformandosi, di fatto, in governi socialisti e quindi raggiungendo l’obiettivo della Fabia Society.

Nerl 1944, John Maynard Keynes ha partecipato, come rappresentante del Regno Unito, alla formulazione dell’accordo di Bretton Woods che ha definito la nuova struttura monetaria internazionale, la predominanza del dollaro rispetto alle altre valute e ha formato due componenti chiave del cosiddetto nuovo ordine mondiale liberale: il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale.

Il rappresentante statunitense alla conferenza era Harry Dexter White, funzionario di alto livello del Ministero del Tesoro statunitense, in seguito accusato di essere una spia sovietica grazie alla decifrazione di alcuni telex compromettenti da parte dell’intelligence militare americana.

Forse anche grazie alla sua potenziale affiliazione sovietica, Dexter White si è comunque opposto, durante la conferenza di Bretton Woods, alla proposta da parte di John Maynard Keynes di creare una moneta unica mondiale, chiamata il Bancor, che sarebbe stata emessa da un nuovo ente creato dalle Nazioni Unite e chiamato International Clearing Union.

Il Bancor non sarebbe stata una valuta a disposizione del pubblico, ma sarebbe stato utilizzato come unità contabile per tenere traccia dello scambio di beni e debiti a livello internazionale tra le diverse nazioni e le diverse banche centrali, che sarà il primo degli obiettivi probabili del lancio delle nuove valute digitali centralizzate CBDC, Central Bank Digital Currency.

In questo caso le varie valute digitali potrebbero convergere verso il Fondo Monetario Internazionale che dal 1969 offre una valuta che assomiglia al Bancor e che si chiama Special Drawing Rights e che ha di fatto assunto il ruolo che Keynes aveva in origine previsto per l’International Clearing Union.

Le teorie di Keynes vengono tutt’ora insegnate in gran parte delle università occidentali e costituiscono un’evoluzione delle teorie marxiste, poiché sono riuscite a saldare l’impianto economico marxista delle banche centrali con forme di governo apparentemente democratiche.

Le banche centrali rappresentano la quintessenza del capitalismo, visto che affidano a banche private il compito di stampare il denaro per conto dello stato, ma rappresentano anche il coronamento del quinto punto del programma d’azione previsto dal Manifesto del Partito Comunista che cita esattamente come segue:

5. Accentramento del credito nelle mani dello Stato per mezzo di una banca nazionale con capitale di Stato o con monopolio esclusivo.

Karl Marx scrisse questa frase nel 1848 molto prima che le banche centrali diventassero ampiamente conosciute e si diffondessero capillarmente in tutte le nazioni del mondo.

Il secondo punto d’azione del Manifesto Comunista stabilisce la creazione di una:

2. Imposta fortemente progressiva.

Vale a dire la tassa sul reddito diffusa in tutte le nazioni occidentali ed istituita negli Stati Uniti nel 1913, parallelamente alla creazione della Federal Reserve.

Si chiama tassazione progressiva perché le aliquote salgono al crescere del reddito, in tal modo le categorie più colpite sono quelle meno abbienti e la classe media visto che la costante inflazione spinge anche la crescita del reddito, gradualmente spostando la popolazione verso aliquote di tassazione sempre più alte, mentre la classe più abbiente ha gli strumenti e i modi per evitare la tassazione usando strutture aziendali multinazionali che trasferiscono i profitti verso i paradisi fiscali e facendo pressione sui politici affiunché creino leggi che permettono ai più ricchi di evadere le tasse in modo legale.

Altri punti essenziali definiti nel Manifesto Comunista sono:

10 Istruzione pubblica e gratuita per tutti i fanciulli.

Un obiettivo già raggiunto, e poi:

1 Espropriazione della proprietà fondiatria ed impiego della rendita fondiaria per le spese dello Stato.

3 Abolizione del diritto di successione

4 Confisca della proprietà di tutti gli emigrati e ribelli.

6 Accentramento di tutti i mezzi di trasporto in mano allo Stato.

8 Eguale obbligo di lavoro per tutti, costituzione di eserciti industriali, soprattutto per l’agricoltura.

9 Unificazione dell’esercizione dell’agricoltura e dell’industria, misure atte ad eliminare gradualmente l’antagonismo fra città e campagna.

Questi sono tutti punti che ritroviamo nel Grande Reset del World Economic Forum. Vediamo quindi che, a partire dagli inizi del 900, si è realizzata una saldatura tra capitalismo e comunismo che trova nel World Economic Forum e nella nuova politica woke americana la sua espressione più completa. I grandi capitalisti del mondo hanno capito, da tempo, e forse fin dall’inizio, che il comunismo è di fatto un capitalismo di stato e che rappresenta il veicolo più efficace per realizzare i loro obiettivi d’impoverire le popolazioni, arricchendosi personalmente senza freni e senza dare nulla in cambio. Non è un caso che sia nell’Unione Sovietica sia in comunista le grandi multinazionali hanno spesso collaborato profiucuamente con i governi comunisti, spartendosi lo sfruttamento delle risorse nazionali a beneficio di pochi e a spese della maggioranza.

Comprendiamo quindi per quale motico Ray Dalio sia un grande sostenitore del modello comunista cinese che vorrebbe esportare, con alcune modifiche, anche negli Stati Uniti.

Rivediamo quindi alcune sezioni del suo video formativo che abbiamo già riportato nella puntata # 199.

Dalio sottolinea correttamente che la base dell’economia sia in realtà la produttività. Maggiore è la produttività, più stabile sarà la struttura sociale e il relativo contesto economico.

Contrariamente alla tesi di Maynard Keynes, tanto l’offerta quanto la domanda giocano un ruolo importante nella creazione dell’economia, ma la stimolazione artificiale della domanda in mancanza di una produzione robusta porta solo a una distruzione graduale dell’economia stessa e alla disoccupazione che Keynes tanto aborriva. Viceversa, la fabbricazione forzata di prodotti per cui non c’è domanda, che viene spesso attuata dai governi a pianificazione centrale, come quelli fascisti e comunisti, porta a una pari distruzione dell’economia, come è successo in Unione Sovietica e in numerosi regimi dittatoriali.

Un’economia sana progredisce in modo lineare, aumentando la produttività e reinvestendo i profitti ricavati da tale maggiore produttività in nuove strutture produttive, senza far ricorso al credito bancario, com’è successo nel 1800 negli Stati Uniti, dove si è visto il più grande progresso nelle condizioni di vita della popolazione e nella relativa capacità di spesa, grazie anche a una leggera deflazione che favoriva i risparmi e il reinvestimento dei guadagni e che veniva alimentata dal progresso tecnologico che rendeva la produzione sempre più abbondante ed economica.

Con l’inizio del 1900 le banche hanno deciso di sfruttare in modo parassita tale crescita di produttività, creando monopoli e facendo fallire le banche più piccole ed adottando i principi del marxismo per creare una saldatura tra multinazionali e governi.

Dalio ci mostra come l’iniezione di credito eccessivo, favorito dalle banche centrali e dalle banche commerciali, produca cicli altalenanti che sono alla base di quelli stessi scompensi sociali e che forzano le persone a consumare sempre di più, oltre le loro possibilità, secondo il modello keinesiano, per poi farle piombare in lunghi periodi di recessione o addirittura depressione e portando addirittura alla perdita di interi decenni durante i quali l’economia ristagna.

Ci si è spinti fino al punto di sottrarre allo stato e quindi ai cittadini il controllo sulla produzione della moneta come spiegato nel segmento che segue:

Oggi la stragrande maggioranza della valuta in circolazione viene prodotta dalle banche commerciali con il semplice inserimento di numeri in un computer. Non coinvolge più nemmeno le banche centrali, che come abbiamo visto nel video 197, producono al massimo l’8% del totale del denaro in circolazione.

Questo tipo di strapotere nella produzione del denaro genera una vastissima corruzione. Come scrisse Lord Acton, celebre autore di filosofia politica britannico: “Il potere tende a corrompere e il potere assoluto corrompe in modo assoluto”.

Inoltre, tutto i denaro che viene depositato in banca cessa di essere, per legge, di proprietà del correntista e diventa di proprietà della banca che ha nei confronti del correntista solo gli obblighi che si creano nei confronti di un creditore. Vale a dire che la banca può manipolare il denaro a piacimento, dovendone rispondere solo alla Banca Centrale e, in parte allo stato, e può fallire senza avere l’obbligo di restituire il denaro ai correntisti se non attraverso i meccanismi di ridistribuzione del capitale rimanente tra i vari creditori in una procedura di bancarotta.

Il ripristino di un’economia sana richiede il ritorno a un denaro onesto in un regime di emissione trasparente. Bitcoin si propone come soluzione in tal senso. Una soluzione che non vale solo per il mondo finanziario e laico, ma anche per il contesto cristiano che rappresenta una delle basi primarie dell’Occidente.

Nel libro “Thank God for Bitcoin – The Creation, Corruption and Redemption of Money” – grazie a Dio per Bitcoin – la creazione, corruzione e redenzione del denaro, gli autori ci ricordano che sia nel Vecchio che nel Nuovo Testamento il debito viene costantemente presentato come un fattore negativo che rende schiavi (proverbi 22:7) e che pone le persone in pericolo (proverbi 22:26-27).

In particolare in Proverbi 22 7 c’è scritto: “Il ricco domina sul povero e chi riceve prestiti è schiavo del suo creditore”.

In Proverbi 22 26 c’è scritto: “Non essere di quelli che si fanno garanti o s’impegnano per debiti altrui, perché, se poi non avrai da pagare, ti si toglierà il letto di sotto a te”.

L’economia totalmente basata sul debito in cui viviamo, come viene correttamente descritta da Ray Dalio, è una trappola colossale.

Aveva quindi ragione John Maynard Keynes quando, in quanto portavoce del socialismo fabiano e precursore del nuovo comunismo dal volto capitalista cinese scriveva:

“Uomini pragmatici che si credono completamente immuni da qualsiasi influenza intellettuale, sono di solito gli schiavi di qualche economista defunto”.

John Maynard Keynes

Roberto Mazzoni

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