La guerra dell’energia – parte 2 – MN #241

Siamo in un periodo di grandi cambiamenti, profondi cambiamenti e a questo si aggiunge il fatto che in alcune posizioni chiare di governo sono chiaramente installati degli psicopatici il cui comportamento è per definizione imprevedibile. Quindi al di là di sapere che produrranno distruzione è difficile anticipare la forma che tale distruzione assumerà. Però possiamo intravedere delle direzioni generali e sulla base di queste cercare di tracciare dei percorsi, percorsi che dovranno essere aggiornati necessariamente proprio perché la situazione ormai è fuori controllo da parte del principale governo e siamo in una modalità puramente reattiva, reattiva di nuovo in reazione anche alle azioni sconsiderate di alcuni politicanti e sicuramente sconsiderate da parte dell’apparato finanziario in cui viviamo.

Questa è la seconda puntata dedicata alla guerra sull’energia, perché ormai sembra abbastanza chiaro che il conflitto in atto in Ucraina, il conflitto in atto in Israele, a Gaza, nel Medio Oriente, hanno due elementi che li uniscono, che è quello dell’energia, che tra l’altro si inserisce nel contesto più vasto della pressione che c’è soprattutto in Occidente per abbandonare le forme di energia tradizionali come può essere il petrolio o il carbone, per passare a forme cosiddette riciclabili, rinnovabili, che tuttavia hanno già dimostrato di essere insufficienti e di essere inadeguate per far fronte alle necessità industriali, le necessità anche semplicemente civili di una vita normale a cui siamo abituati.

Di conseguenza, quello che sta succedendo adesso, in parte in Ucraina, anche se l’Ucraina ormai ha preso una direzione abbastanza definita e sicuramente in Israele e Gaza, avrà un impatto diretto sulla nostra vita nel 2024 e a seguire. Cercherò in questo video di tracciare una situazione giornale dove siamo, vi proporrò anche un’intervista rilasciata recentemente all’Vaso di Pandora, sempre su questo particolare tema e vedremo insieme quali sono i rischi maggiori e quali sono le azioni potenziali da intraprendere per far fronte a questi rischi.

La guerra nel Medio Oriente sta creando un grosso problema di passaggio navale all’interno del Mar Rosso e lo descrivo poi meglio nella intervista con il Vaso di Pandora, ne ho già parlato anche in precedenza, ed è, se vogliamo, una delle crisi più importanti dal punto di vista energetico ed economico che stiamo vivendo. Per ora, il blocco del traffico interessa soprattutto, la riduzione, perché non è un blocco, la riduzione del traffico riguarda soprattutto le porta container che devono in molti casi fare la circumnavigazione dell’Africa.

Questa situazione ha poi delle conseguenze dirette anche su altre rotte, per esempio quella del Pacifico o quella dell’Atlantico, per il solo fatto che aumentando il numero di giorni in cui le porta container devono viaggiare dall’Europa alla Cina, per esempio, ci sono meno navi a disposizione e quindi sono meno navi a disposizione anche per le rotte che non hanno blocchi come quella del Pacifico, ad esempio, o quella dell’Atlantico.

Di conseguenza, il costo delle spedizioni è aumentato o del 100% o del 30% a seconda delle situazioni e i tempi di spedizione sono aumentati considerevolmente, il costo di assicurazione sta aumentando costantemente, tutto questo si tradurrà in probabilmente, perché non si può mai fare una previsione certa su queste cose, però si tradurrà probabilmente in un nuovo impatto sui prezzi.

Quindi quella che sembrava essere una situazione di parziale riduzione nell’aumento della cosiddetta inflazione, inflazione dei prezzi, quindi più che deflazione vera e propria, parliamo di una de-inflazione, quindi di una riduzione nella crescita dei prezzi. L’inflazione è probabilmente destinata ritornare di nuovo con prezzi che salgono di nuovo alle stelle, in particolare dell’energia. Finora le petroliere riescono ancora a passare per la maggior parte, ma vediamo un’escalation da parte degli Huti, che sono i ribelli che si trovano nello Yemen, che stanno bloccando lo stretto che dal Mar Sud conduce poi verso l’Oceano Indiano e che di fatto quindi blocca il Canale Suez.

Vediamo che anche gli iraniani si sono attivati sullo stretto di Hormuz, quindi nell’area più verso l’India, e persino i Somali si sono attivati con attività di attacco sulle navi che passano sul percorso invece di circondare l’azione dell’Africa. Quindi è un’escalation continua che è legata direttamente alla situazione di Gaza e alla situazione di Israele, in cui non parleremo in questo video, ma che dovremo necessariamente affrontare in alcuni video dedicati, anche perché ci permette di scoprire una serie di fattori che sono interessanti dal punto di vista sociale e di evoluzione sociale e che sicuramente hanno una grossa pertinenza con le prospettive del continente europeo.

Ma torniamo a discorso energetico. La situazione attuale, perlomeno nel momento in cui registro questo video, è che la coalizione che è partita in modo piuttosto confuso e disorganizzato tra Stati Uniti ed altri membri NATO e Nazioni Europee per proteggere i navigli che attraversano il Mar Rosso, si sta finalmente ricompattando e sono arrivati dei messaggi piuttosto drastici da Washington verso i Huti, questi ribelli che sono in Yemen, che pronunciano probabilmente un attacco da parte dei Stati Uniti, di una coalizione governata degli Stati Uniti, nei confronti degli Huti.

Potrebbe succedere, potrebbero non succedere, però l’indicazione è che stiamo andando in quella direzione. Ricordiamoci che al momento negli Stati Uniti e alla Casa Bianca abbiamo una delle amministrazioni più pericolose che ci siano mai state nella storia degli Stati Uniti, quindi possiamo solo aspettarci il peggio, anche perché la logica delle amministrazioni americane, in particolare quelle del Partito Democratico, è tale per cui quando iniziano una guerra che poi perdono, stanno perdendo, la portano avanti in ogni caso, a qualsiasi costo, perlomeno fino alle elezioni, cioè non vogliono ammettere in periodo pre-elettorale di aver perso. E questo vale sia per la guerra in Ucraina e vale soprattutto per la guerra di Gaza tra Israele e Hamas, che anche essa sembra essere perduta ormai dal punto di vista degli israeliani, ma che da Washington non vogliono assolutamente far finire.

Quindi cosa succederà? Succederà che se questo gruppo di nazioni coalizzate decide di attaccare gli Huti, ci sarà un’escalation e questa escalation porterà a un blocco più vasto della circolazione navale e quindi anche il percorso intorno all’Africa e questo comporterà uno shock economico sia in termini energetici, a questo punto perché le petroliere che fino a ora sono riuscite a passare, comunque abbastanza indenni, verranno sicuramente bloccate e anche per il semplice fatto che diventa pericoloso andare in giro con la petroliera dove si spara missili reciprocamente e verranno anche bloccate tuttavia le rotte, o parzialmente bloccate o messe in difficoltà le rotte attraverso la circumnavigazione africana.

Quindi vediamo a un blocco significativo nel commercio tra Cina e Europa e soprattutto un blocco improvviso, drastico che può avere solo conseguenze disastrose, in particolare ci stiamo avvicinando al nuovo anno cinese, questo è un periodo in cui i cinesi consumano di più tutto il resto dell’anno, dove gli scambi tra Occidente e Cina sono i più intensi in assoluto, la creazione di questo genere di disturbo può solo provocare danni profondi all’economia europea, da una parte e all’economia cinese che già è messa piuttosto male.

Quindi stiamo avvicinandoci molto probabilmente a una crisi economica, secondo diversi osservatori americani, superiore di proporzione a quella del 2008-2009, quindi una crisi destinata a durare per lungo tempo con effetti piuttosto profondi nella struttura economica e con probabili cambiamenti di regimi politici in tutto l’Occidente, perché quando poi la gente si trova di fronte alle strettezze economiche serie pone fine a determinati regimi politici e cerca di sostituirli, poi il successo che può ottenere in tal senso è un grosso punto interrogativo.

Di certo negli Stati Uniti in questo momento non abbiamo candidati particolarmente forti purtroppo per la presidenza, Joe Biden è sicuramente uno dei presidenti peggiori che abbiamo mai visto, il suo livello di gradimento è al 38%, quindi uno dei record di caduta in assoluto storici per gli Stati Uniti, si crede, si sente in modo sempre più insistente anche sul fronte del suo partito, dei media che sono avvicini a Joe Biden, la prospettiva di una sua sostituzione lo sapremo un po’ più avanti, sappiamo che se avverrà, avverrà probabilmente tra maggio e giugno di quest’anno, sono diversi nomi che circolano, di cui il più probabile per il momento sembra essere quello di Gavin Newsom, il governatore della California.

Ma anche sul fronte repubblicano non c’è da stare allegri, la posizione di Don DeSantis nei confronti della guerra israeliana è sicuramente stata disastrosa per la sua credibilità, e credo che DeSantis ormai abbia bruciato definitivamente le sue prospettive per una gara presidenziale nel 2024, ma forse anche in futuro.

Io già ero dispiaciuto del fatto che lui fosse entrato in questa competizione perché ritenevo il momento sbagliato per farlo e quindi comunque è finita così. Ma allo stesso Robert Kennedy con la sua posizione intransigente a favore di Israele si è bruciato ampiamente e quindi anche egli non presenta grandi prospettive. Trump è circondato dalle questioni legali, se mai riuscisse ad arrivare alla Casa Bianca, cosa che ancora è abbastanza indecisa perché potrebbe essere bloccato da varie operazioni legali, se mai ci arrivasse sarebbe comunque circondato e sarebbe costretto a seguire determinati percorsi che sono stati prestabiliti.

Il fatto che Cotton, il senatore Tom Cotton, che è uno dei principali guerrafondai americani, abbia recentemente dichiarato che sostiene la candidatura di Trump, lascia indicare che i neoconservatori sono convinti di poterlo governare, poterlo gestire qualora arrivasse alla Casa Bianca. Quindi qualunque sia l’evoluzione, vedremo se Trump arriverà e cosa riuscirà a fare a questo giro, però non presenta nulla di incoraggiante.

Anche per il fatto che Trump da parte sua è sempre stato legato in modo molto profondo alla lobby pro-Israele, non ha detto una sola parola sulla questione israeliana recentemente, ho provato a guardare i suoi tweet, i suoi messaggi e non ho trovato nulla. Quindi non promette bene per quello che potrebbe essere lo scenario israeliano. E Israele è determinata ad andare avanti in questa guerra assurda fino a che non verrà costretta a smettere.

Non c’è nessuna forza all’interno di Israele che possa porvi fine, possa porvi freno e gli unici che possono costringere Israele a smettere sono gli Stati Uniti, sia perché sono gli unici che stanno alimentando di fatto la capacità militare israeliana e sia perché sono gli unici ad avere in qualche modo il controllo della borsa e il controllo anche se vogliamo della capacità militare di poter imporre il controllo su un governo che chiaramente è andato fuori controllo e che chiaramente è gestito da psicopatici, però non c’è nessuna prospettiva in questo senso per il 2024 e forse nemmeno dopo.

Abbiamo visto e non entriamo nel merito qui della questione, naturalmente perché va esaminata di per sé, Sudafrica che ha presentato una denuncia presso la Corte Internazionale di Giustizia per genocidio contro Israele, si aprirà il caso, potremo già vedere una decisione da parte della Corte entro gennaio o forse febbraio, questo potrebbe avere una ricaduta a livello politico negli Stati Uniti, però non avrebbe una reale efficacia pratica nel senso che la Corte poi non potrebbe costringere Israele a smettere, sarebbe un occhio nero dal punto di vista diplomatico, ma questo è tutto.

Nel frattempo abbiamo visto che sia l’Arabia Saudita, sia gli Emirati Arabi Uniti, sia l’Iran, l’Etiopia, quindi paesi che sono importanti nel sistema di produzione del petrolio, unirsi a BRICS, sono entrati a far parte di BRICS, sono entrati nella sfera di influenza russo-cinese e quindi si allontanano progressivamente agli Stati Uniti, siamo di fronte a una situazione che potrebbe assomigliare molto agli anni ’70 in termini di scarsità del petrolio e siamo di fronte a una situazione dove a questa scarsità di petrolio si aggiungerebbe anche una grande difficoltà di veicolazione delle merci tra Europa e Cina e tra, a questo punto, anche Cina e Stati Uniti.

Però per gli Stati Uniti che sono in un clima di disaccoppiamento rispetto alla Cina questo potrebbe essere un problema assurdo parziale, mentre invece per Europa diventa un problema forse esistenziale, sia perché appunto già la guerra in Ucraina comporta una minore disponibilità destinata secondo me a diminuire ulteriormente di rifornimento di gas naturale e di petrolio dalla Russia che finora comunque è continuato ad arrivare in Europa attraverso vari canali indiretti e sia perché appunto il fatto di interrompere gli scambi intensi tra Germania e Cina, tra gli altri paesi europei, la Cina diventerà problematico, cioè comporterà sicuramente una perdita di posti di lavoro parallelamente a un aumento dei prezzi, quindi una stagnazione abbinata all’inflazione. Mi rendo conto che non è una prospettiva allegra, però questa è realisticamente la direzione in cui stiamo andando e quindi è importante che ciascuno si prepari in tal senso.

A questo si aggiunge ulteriormente la decisione insistente da parte sia della comunità europea, sia degli Stati Uniti, sia della Gran Bretagna che stanno premendo nella direzione di sequestrare i famosi beni congelati della Russia che si trovano in gran parte a Bruxelles e in parte in Svizzera. Ora, i russi sicuramente hanno già messo una pietra su quei beni, nel senso che non credono di poterli riavere mai e hanno sicuramente programmato la propria economia senza la disponibilità di questi fondi. Quindi tale sequestro non comporterebbe nessuna conseguenza secondo me per Mosca e invece comporterebbe conseguenze molto gravi per l’Europa in particolare, non mi spiego perché.

Dunque, l’euro costituiva la seconda moneta di scambio internazionale dopo il dollaro, ora è stato sostituito dall’yuan cinese, ma comunque rimane la terza e quindi per funzionare un discorso di questo genere richiede una certa fiducia da parte dei vari interlocutori internazionali nel confronto del circuito bancario europeo. Nel momento in cui il circuito bancario europeo decide di sequestrare i soldi della Russia anche su pressione degli Stati Uniti, perde credibilità, idem per la Svizzera e di conseguenza questo vuol dire che un numero sempre maggiore di capitali esteri che potevano arrivare in Europa non arriveranno e quelli che ci sono cercheranno di andarsene per evitare che domani, visto la situazione sempre più confusa a livello geopolitico, a un livello di confusione che non si è mai vista in realtà nella storia recente e moderna, potrebbe rendere nemici degli Stati Uniti chiunque in qualsiasi momento, soprattutto di questa amministrazione.

Quindi, se arrivassero a decidere di fare, e sembra che siano proiettati in tal senso, questo sarebbe, secondo me, la fine dell’Euro, come credibilità, poi come moneta continuerà a esistere, come valuta ancora per un po’, però diventa oggettivamente difficile difendere una situazione del genere. Nel caso del dollaro possono valere discorsi analoghi, però la maggior parte delle industrie internazionali che lavorano a livello internazionale hanno ancora bisogno di dollari e la maggior parte dei governi mondiali ha debiti in dollari, quindi ha bisogno di dollari per poter pagare quei debiti. Di conseguenza, anche contro voglia, devono procurarseli e devono averli.

È chiaro che il circuito cosiddetto del Petrodollaro sta morendo, come avevo già previsto che sarebbe successo e, come con l’entrata in BRICS dell’Arabia Saudita, avverrà in modo definitivo. Questo vuol dire che sempre meno dollari verranno usati per la vendita di petrolio e di gas naturale, soprattutto petrolio, e quindi c’è sempre meno richiesta di dollari, sempre meno dollari in circolazione e questo comporterà un aumento del valore del dollaro, un aumento che va a compensare paradossalmente la spesa sconsiderata e fuori controllo del governo di Washington.

In questa prospettiva generale, quindi, chi opera in Europa dovrà essere estremamente abile e dovrà essere proiettato verso costruire quelle che sono delle economie circolari, vale a dire economie locali che possono funzionare su se stesse che non dipendano in modo particolare dalle fluttuazioni del cambio e che soprattutto non dipendano da catene di rifornimento lunghe verso la Cina o verso altri paesi che siano lontani e che richiedano un controllo importante delle rotte nautiche. Abbiamo visto che in questo momento gli unici che siano riusciti ad avere un approccio efficace nel controllo dei pirati, se possiamo definirli tali, sono stati gli indiani che sono riusciti a sventare un assalto da parte dei Somali su una nave che stava passando, appunto, stava circumnavigando l’Africa e stava andando in direzione dell’India e che aveva a bordo dei marinai indiani.

Quindi gli indiani hanno proiettato la propria flotta lontano dall’India, a questo punto anche dopo quegli incidenti con gli iraniani recentemente che in modo diretto o indiretto hanno colpito con un drone una nave, una petroliera se non sbaglio, no, forse era una nave porta-container, comunque diretta in India e a largo delle coste dell’India, quindi gli indiani stanno presidiando quel terreno, quel settore e continuano a farlo, perché è nel loro interesse naturalmente farlo e anche stanno cercando di in questo momento aggiustare i rapporti con la Cina su diversi temi, prova del fatto che hanno bisogno di cooperare, visto che i cinesi hanno bisogno di difendere queste rotte e non hanno la capacità navale di farlo.

L’attuale marina cinese non può proiettare il proprio impatto sull’anglo-distanza, sappiamo che i Cinesi avranno una base in Medio Oriente e questo faciliterà alcune di queste attività, ma siamo ancora lontani da avere la possibilità di un controllo cinese di queste rotte. Quindi la situazione è tale per cui ci sarà uno shock di prezzi, probabilmente, ci sarà uno shock energetico, molto probabilmente, e questo nonostante nel frattempo la produttività sia calata, quindi anche i consumi siano calati e nel complesso l’economia in generale stia rallentando.

Se questo ci porterà già nel 2024 a una crisi di proporzioni simile a quella del 2008 non lo sappiamo, è difficile da prevedere perché l’economia non è mai un universo facilmente prevedibile, sono tantissimi elementi in gioco, tanti elementi che si compensano con l’altro, però sappiamo che stanno lavorando duramente a Washington e anche in altri posti per demolire il sistema e quindi prima o poi ci riusciranno, per sostituirlo naturalmente con le valute digitalizzate, digitali centralizzate e programmabili, che sono già presenti in gran parte delle nazioni BRICS e che stanno per arrivare in Europa sotto forma di euro digitale e che negli Stati Uniti non arriveranno sotto forma di dollaro digitale, anche perché c’è opposizione politica in tal senso, ma che arriveranno attraverso quello che è un dollaro digitale sintetico, quindi un prodotto privato lanciato da aziende private e poi abbracciato dal sistema bancario e cooptato dal sistema bancario americano, anche perché laddove in Europa si vuole far sì che la banca centrale emetta il denaro che poi finisce nelle tasche dei cittadini dell’Unione Europea, scavalcando il sistema bancario che a questo punto diventerebbe, non dico inutile, però sicuramente obsoleto.

Negli Stati Uniti le banche non ci stanno e vogliono fare il contrario, quindi a parte che le banche già controllano la Federal Reserve, quindi sarebbe impossibile immaginare che la Federal Reserve imponga qualcosa al sistema bancario americano, visto che imporrebbe ai propri padroni, di conseguenza saranno le banche commerciali a gestire quello che sarà un dollaro digitale americano, però sintetico, vuole dire funzionerà, sarà programmabile, funzionerà come un dollaro digitale emesso dalle banche centrali, però sarà emesso dalle banche commerciali, con l’idea poi di imporre questo sistema in tutto il mondo ovviamente.

Quindi siamo nel mezzo di una grossa guerra valutaria, siamo nel mezzo di una grande guerra energetica che serve anche a imporre questi cambiamenti valutari e direi che è necessario fare attenzione, per questo appunto ho creato anche il contenitore della regione di Bitcoin per offrire perlomeno una valvola di sfoga potenziale. Bene, fatta questa premessa vi propongo l’intervista con il Vaso di Pandora e poi tireremo alla fine alcune sintesi finali.

L’Effetto Frankenstein

[Carlo Savegnago]

Ultimi appuntamenti per questo 2023 con le interviste del Vaso di Pandora e per questa giornata, per questo giovedì andiamo in Florida dove abbiamo in collegamento Roberto Mazzoni. Salve, buon anno a tutti! Iniziamo già con gli auguri che ne abbiamo tutti bisogno, direi, anche in base alle analisi che vuoi fare oggi sui temi. Volevo partire con questo, Roberto, qual è il tema di politica internazionale, di geopolitica secondo te centrale in questo momento?

[Roberto Mazzoni]

Direi l’effetto Frankenstein. Per l’effetto Frankenstein… Puoi essere bene criptico? No, ma adesso lo spieghiamo. Se voi ricordate la storia di Frankenstein, è un mostro costruito dal suo inventore che poi sfugge al controllo del suo inventore e diventa quindi un problema, un problema che l’inventore cerca di sopprimere in ogni modo a grandi costi e spesso senza successo. Il mostro di Frankenstein, il fenomeno di Frankenstein oggi attanaglia diverse realtà geopolitiche in giro per il mondo. Direi che la Russia sicuramente ha un problema con l’Ucraina, che da quello che dice per esempio Putin, lo stesso Putin si è rammaricato parecchie volte di aver lasciato che la questione si ingigantisse quando la poteva stroncare sul nascere nel 2014/2015.

Oggi l’Ucraina è sicuramente, non dico sconfitta da un punto di vista militare, però è prostrata militarmente. D’altro canto, gli obiettivi che la Russia si pone, i famosi tre obiettivi che sono demilitarizzazione dell’Ucraina, denazificazione dell’Ucraina e l’Ucraina che resta neutrale, quindi non entra nella NATO, non saranno raggiungibili tutti. Lo stesso Putin ormai se ne rende conto, riuscirà a portare avanti quello della neutralità, vuole dire una volta smontata una parte consistente dell’Ucraina che finirà nelle mani dei russi, il resto dell’Ucraina sarà ingovernabile, persino da parte di russi, quindi non credo che finché ci sarà Putin al governo i russi cercheranno di superare i Dnieper, a parte per andare ad Odessa. Di conseguenza ci sarà questo Stato che resterà infestato dall’estrema destra, che resterà comunque attaccato all’Europa che continuerà a finanziare l’Ucraina, quindi gli americani si stanno ritirando perché hanno priorità altrove, il conto passa adesso all’Europa.

[Carlo Savegnago]

Quindi dici Roberto che l’Unione Europea continuerà anche in assenza, diciamo in latitanza, chiamiamola così, dell’appoggio della sovvenzione economica degli Stati Uniti, continueranno a sovvenzionare?

[Roberto Mazzoni]

Assolutamente, anche perché per gli Stati Uniti l’operazione Ucraina è stata un fiasco, però è anche un fiasco da cui hanno tratto un vantaggio, vuole dire hanno ri-mobilitato il complesso militare industriale, hanno eliminato tutta una serie di armi che erano a magazzino e che dovevano essere a qualche modo smaltite e gran parte dei soldi utilizzati all’Ucraina in realtà ve lo hanno speso negli Stati Uniti per costruire nuove armi a sostituire le precedenti, quindi per i prossimi tre anni gli Stati Uniti, l’industria militare statunitense sarà, non dico pieno regime, però sarà fortemente incentivata. Questo produrrà posti di lavoro, naturalmente non è un tipo di produttività positiva che vogliamo avere, ma ci sarà, quindi per gli Stati Uniti è un business che va avanti.

[Carlo Savegnago]

Come diceva Kennedy, le malattie e le guerre fanno PIL.

[Roberto Mazzoni]

Esatto, in più lo stesso Putin ha fatto un pronunciamento recente in cui ha chiarito molto bene la sua posizione nei confronti degli Stati Uniti e dell’Europa. Allora nei confronti degli Stati Uniti Putin dice che si auspica, anche se non è del tutto sicuro che possa avvenire, potenzialmente con una nuova amministrazione che arrivi alla Casa Bianca, di raggiungere un nuovo livello di coesistenza con gli Stati Uniti, la Russia non vuole uno scontro con gli Stati Uniti, non l’ha mai voluto e al di là dei fanatici che abbiamo a Washington neanche fondamentalmente gli Stati Uniti lo vogliono. Quindi gli Stati Uniti continueranno a fornire armi agli europei, che però questa volta si hanno pagate dagli europei e che gli europei manderanno all’Ucraina in modo da continuare a tenere un certo subullio nell’area, a spese soprattutto dell’Europa.

D’altro canto è abbastanza evidente che in questo particolare momento Bruxelles e Londra sono le due aree più interessate a portare avanti la guerra in Ucraina che non Washington. Washington ha bisogno di difendere le apparenze e di filarsi in modo poco visibile, ma in questo momento la priorità americana è sicuramente su Israele, non c’è dubbio, quindi non ci pensano neanche di tornare sui loro passi e di impegnarsi nuovamente in un conflitto all’interno del continente europeo, anche perché hanno visto che le strategie proposte dalla Nato, le armi proposte dalla Nato sono state fallimentari e quindi non è il caso di ripeterlo. Su questo credo che anche a Washington ci arrivino a capirlo.

Putin ha detto che lui vuole in qualche modo ricucire i rapporti con gli Stati Uniti e tenersi a bada la Nato che comunque oggi è in Scandinavia e quindi può dare fastidio e viceversa è disgustato dall’Europa, dalla classe politica europea che lo ha tradito. Il fatto che gli Stati Uniti fossero antagonisti rispetto alla Russia non è una novità, non è mai stato un segreto, hanno avuto la guerra fredda che è andata avanti per decenni, quindi in qualche modo sono abituati al fatto che gli Stati Uniti siano antagonisti alla Russia e viceversa, ma nel conflitto con l’Europa Putin aveva posto grandi aspettative di collaborazione sul problema ucraino che sono state regolarmente disattese, anzi si sente tradito e quindi finché ci sarà lui al governo penso che eventuali sostituti suoi peggiorerebbe addirittura la situazione, i rapporti con l’Europa sono compromessi in modo definitivo.

Per l’Europa l’accesso all’energia economica che veniva dalla Russia è finito ed è finito per i prossimi 10 anni probabilmente, forse anche di più, anche perché comunque la guerra in Ucraina andrà avanti ancora per un bel po’ di tempo, hanno appena occupato Marinka che è una città importante, gli stessi ucraini dicono che ci verranno due o tre mesi prima che i russi occupino definitivamente Avdivka che è un’altra città importante, però c’è questa marcia lenta che mese per mese li porta verso Dnieper, verso il fiume Nipper, quindi per la Russia l’effetto Frankenstein e l’Ucraina che sarà da una trascina di dietro ancora per un bel po’ di tempo, anche perché non possono eliminare tutti gli ucraini, non è fattibile, non è neanche loro intenzione.

Nel caso invece dell’Europa l’effetto Frankenstein è chiaramente la politica energetica demenziale che è stata portata avanti da Bruxelles, oggi noi vediamo che c’è una crescita evidente di energia alternativa, di fonti di energia alternative in tutto il mondo in ragione della maggiore difficoltà e maggiore insicurezza legata al petrolio e al gas naturale, però laddove negli Stati Uniti nel bene o nel male la Casa Bianca ha creato un progetto di incentivi per l’impresa privata affinché costruisca nuovi impianti di energia rinnovabile, tra questo c’è anche un nucleare per precisare, quindi vediamo diverse nuove centrali nucleari in fase di costruzione e laddove la Cina invece sta investendo direttamente a livello statale nella costruzione di una quantità significativa di centrali nucleari e di impianti di energia rinnovabile.

In Europa la politica è quella invece di penalizzare gli impianti tradizionali, per cui non c’è nessun investimento reale nella costruzione di impianti alternativi che tra l’altro credo che in un contesto europeo sarebbero anche difficili a meno di adottare il nucleare che invece viene chiuso, è stato chiuso in Germania e al tempo stesso vengono penalizzati gli impianti convenzionali, il risultato c’è sempre meno produzione interna, ci saranno sempre maggiori costi di procacciamento di gas naturale e di petrolio, soprattutto con la crisi medio orientale che è destinata a durare a lungo, diventeranno sempre più alti e quindi direi che come dice Peter Zehian, uno degli osservatori politici, geopolitici più in vista negli Stati Uniti, un po’ fanatico nel suo modo di esporre le cose, ma molto vicino al mondo dei neocon e quindi che rappresenta secondo me in modo fedele quello che è la visione di Washington, entro 5 anni la Germania sarà finita completamente, sarà completamente industrializzata e non sarà o perlomeno sarà industrializzata al punto di non poter più reggere l’Eurozona e l’Unione Europea, quindi secondo lui entro 5 anni credo che questa sia la visione condivisa da Washington, da parecchie persone a Washington, l’Unione Europea entro 5 anni si smonterà.

[Carlo Savegnago]

Entro 5 anni addirittura, quindi un tempo lungo ma in questo senso molto breve.

[Roberto Mazzoni]

Sì, e poi entro 10 anni secondo Zian non ci sarà più una Germania, vale a dire che la coesione interna dei tedeschi anche a ragione dei problemi demografici che hanno sarà tale per cui non riusciranno a tenere insieme la nazione, nonostante che abbiano riavviato, stiano ricostruendo le forze armate tedesche, stiano inviando 5 mila uomini in Lituania, se non sbaglio in modo permanente tedeschi, soldati tedeschi, però non hanno i numeri per potercelo fare e con questa politica di deindustrializzazione che sarà esponenziale, quindi sarà sempre più rapida e sempre più profonda usciranno di scena.

[Carlo Savegnago]

Roberto mi viene una curiosità, che ne sarà dei colossi in particolare quelli dell’automobile, i colossi tedeschi che in America per esempio anche in tutto il mondo, ma in America hanno un mercato grandissimo, le Porsche, e le Mercedes, BMW, cosa diventeranno? Americane? La produzione andrà in America? Li acquisteranno gli americani? Cosa accadrà?

[Roberto Mazzoni]

Magari resteranno anche i tedeschi come proprietà, però si stanno già trasferendo, alcuni stanno andando BMW, stanno andando in Ungheria, quindi l’Europa sarà divisa in tre settori, l’Europa dell’est dovrà fare i conti con la Russia, chi riuscirà a mantenere un rapporto neutrale con la frontiera russa, riuscirà ad avere gas a prezzi scontati come può essere oggi la Bulgaria e l’Ungheria, avranno una forte crescita economica, in pratica continueranno con quello che erano le condizioni precedenti con il vantaggio di poter rivendere con sovraccosto l’energia in eccesso a tutti gli altri.

Quindi vediamo sia i cinesi che i tedeschi che stanno confluendo verso l’Ungheria, c’è un nuovo stabilimento BMW che verrà aperto, ci sono stabilimenti per le auto elettriche cinesi che verranno aperti e sappiamo invece che molte altre industrie, soprattutto le industrie che richiedono una grande quantità di energia stanno trasferendo negli Stati Uniti dalla Germania, con incentivi da parte del governo statunitense.

Quindi chi viene dalla Germania qui riceve degli incentivi fiscali a tutti i vantaggi, perché sa di poter contare su una fornitura di energia continua, gli Stati Uniti hanno la potenzialità di essere completamente autonomi a livello energetico, sia per le disponibilità di petroli interni, sia per quelle che possono prendere dal Canada o dal Messico o addirittura di Venezuela o dal Sud America, quindi non c’è nessun problema di energia, è solo una questione politica di favorire un’energia piuttosto che un’altra e con l’arrivo dei nuovi centri nucleari ce ne sarà in abbondanza. In più con gli incentivi fiscali a questo punto conviene, ci sono moltissime aziende tedesche che già sono trasferite negli Stati Uniti negli anni passati.

Nell’area dove vivo io ce ne sono parecchie, c’è una città addirittura che Naples, Napoli, sarebbe piena di tedeschi, quindi è già un trend in alto da tempo e si tratta semplicemente di accelerarlo, quindi in Germania non so cosa resterà, però di certo non resteranno i grandi colossi, resteranno con delle produzioni per servire il mercato tedesco che comunque via via andrà comprimendosi, mentre invece sempre secondo Zehian, io non posso confermare la validità di queste previsioni, ma ve le riporto perché dà un po’ il senso di quell’idea che c’è.

[Carlo Savegnago]

Se tu le riporti queste analisi dettagliate vuol dire che evidentemente ne dai un certo credito?

[Roberto Mazzoni]

Hanno credito nel mondo politico americano, quindi se hanno credito nel mondo politico americano vuol dire che gli americani pensano che succederà o che lo faranno succedere o che parteciperanno, si muoveranno anch’essi in tale direzione o avranno una strategia che si evolva in quel senso. La seconda cosa che lui dice è che nell’Europa continentale la nuova potenza sarà la Francia, la Francia che ha l’esercito a questo punto più grande in Europa a parte i turchi, che però i turchi non fanno propriamente parte dell’Europa e hanno delle situazioni più complicate poi legate al Mezzo Oriente, comunque la Francia che ha una discreta capacità di autoproduzione energetica e che ha un’economia tutto sommato schermata rispetto al resto dell’Europa, che non dipende così tanto dalla Cina come dalla Germania e che tutto sommato ha anche una sua valuta alternativa, loro hanno il franco quello che usano in Africa che potrebbero utilizzare per uscire o sostenere una propria presidenza fuori dall’Eurozona.

Secondo Zehian l’Italia si aggancerà a Parigi e quindi a livello locale gestirà le proprie politiche locali in coordinamento con Parigi e lui vede tra l’altro in un futuro allontanamento degli americani sia dal Nord Africa, sia dall’Europa un impegno, questo lo senti proprio oggi, un ultimo contributo, un impegno italo-francese in Libia, quindi un ritorno verso la possibilità di acquisire amari petrolio dai libici o dal territorio libico prendendo sotto controllo parzialmente quel territorio in una collaborazione con i francesi, da vedere, ma questa sembra essere la direzione in cui vanno, visto che gli americani secondo lui terranno una relazione privilegiata con l’Italia perché è comunque una base importante meditare e una presenza nel Mediterraneo che resterà un’area calda, ma viceversa tenderanno a disimpegnarsi rispetto al resto dell’Europa, salvo collegarsi e saldarsi ancora di più con la Gran Bretagna che naturalmente ha sempre fatto parte del circuito americano.

Quindi in questo ridisegno dell’Europa vediamo che il centro Europa è destinato a implodere, perché non ha più regione di esistere in buona sostanza dal punto di vista geopolitico, perché da una parte c’è la pressione dei russi che a questo punto hanno dente avvelenato, in particolare con i tedeschi, dall’altra c’è la pressione cinese che vuole comunque prendere controllo di determinati mercati e di determinate industrie che sono in Germania o sostituendole e poi abbiamo che per gli Stati Uniti oggi la priorità è il Pacifico, è in seconda battuta, anche se oggi è in prima battuta quella del Medio Oriente. Quindi questa è la situazione prevista per l’Europa. Nel caso degli Stati Uniti l’effetto Frankenstein è chiaramente Israele.

Non c’è dubbio, perché è una nazione che esercita un potere sconsiderato all’interno della politica americana, in ragione della fortissima, della presenza di una lobby gigantesca, più che gigantesca come numeri molto importanti come impatto sui singoli politici pro israele, che sta spingendo gli Stati Uniti che sono recalcitranti, nel senso a in qualche modo appoggiare Israele in una politica che chiaramente suicida per Israele e perciò questo porta, sta portando gli Stati Uniti a complicazioni a livello di relazioni internazionali e di visibilità in generale, dopo aver perso la guerra in Ucraina si preparano a perdere anche la guerra, l’altra guerra del Medio Oriente e in generale questo crea problemi non indifferenti, oltre a creare spaccature anche all’interno della situazione politica americana, perché laddove Biden e i democratici erano totalmente a favore della guerra in Ucraina, ma era una scelta imposta a livello politico da una élite politica all’interno del partito democratico legata a interessi finanziari, ma comunque era gestita dall’alto, veniva imposta dall’alto, una volta disattivato Biden e la combriccola che oggi è la Casa Bianca, probabilmente quella guerra finirà nello sfondo per quello che riguarda gli Stati Uniti, nessuno è interessato per esempio sul fronte lo stesso Kennedy Junior e nessuno nel partito repubblicano oggi è interessato a portarla avanti, stiamo vedendo di fatto che stanno bloccando i nuovi finanziamenti, lasciando che siano gli europei a preoccuparsi di pagare il conto per i prossimi anni.

Mentre invece il discorso è molto diverso per quello che riguarda Israele, dove indipendentemente dal partito politico c’è questa enormemente, molto potente sezione di lobbysti che ha costruito un’influenza notevole soprattutto negli ultimi vent’anni, tale per cui oggi nessun politico negli Stati Uniti, nemmeno Kennedy o nemmeno De Santis e tanto meno Trump possono prendere una posizione seria nei confronti di quello che Israele sta facendo. Israele si sta scavando la forza da sola, quindi sappiamo già che la guerra nel territorio di Gaza è un disastro dal punto di vista militare, non sta ottenendo nessun risultato Israele nonostante il dispiegamento di questa forza enorme di militare, armi altissima tecnologia nei confronti di gente che si è armata in casa, con armi fatte in casa, non stanno ottenendo nessun risultato concreto.

Stanno massacrando i civili a livello industriale e quindi creando incidenti a livello internazionale, ma soprattutto facendo scendere vertiginosamente il supporto popolare anche negli Stati Uniti nei confronti della nazione Israele e questa direzione non accenna a ridursi, anche perché per quello che riguarda Israele l’effetto Frankenstein è proprio Hamas, perché hanno lasciato che crescesse, in qualche modo l’hanno alimentato come soluzione per altri problemi precedenti e noi sappiamo che quando si prende una soluzione per risolvere un’altra soluzione, un altro problema è che non viene affrontato davvero, la soluzione eseguita diventa peggiore del problema precedente e oggi Israele si trova in una condizione dell’impossibilità matematica di eliminare Hamas, ma nella necessità, diciamo questa è un po’ una mentalità un po’ psicopatica, perché abbiamo personaggi di quel tipo all’interno dei governi, sia a Washington che a Tel Aviv, di portare avanti questa guerra di eliminazione totale, nonostante i risultati si dimostrino sempre peggiori e questo sta creando naturalmente una situazione di forte instabilità nell’area, ma al di là di quello che sarà la sorte di Israele, il problema vero che oggi noi stiamo affrontando è quello delle rotte commerciali.

[Carlo Savegnago]

Ecco, questo è uno dei punti fondamentali, delle rotte commerciali direi?

[Roberto Mazzoni]

Assolutamente, perché la stragrande maggioranza dell’import export verso l’Europa passa dal Canale Suez e la stragrande maggioranza del gas naturale, del petrolio che arriva in Europa dal Medio Oriente passa attraverso il Canale Suez e passa prima spesso attraverso lo stretto di Hormuz che è presidiato dagli iraniani, quindi un po’ più verso est. Noi sappiamo che gli Houthi che sono un regime oggi al potere nello Yemen, hanno iniziato una serie di attività di blocco navale nei confronti di navi commerciali, sia israeliane, sia di altre nazionalità, rendendo la navigabilità nel Mar Rosso e quindi di conseguenza, in Canale Suez difficile.

Molte compagnie spedizioniere hanno deciso di eliminare addirittura questa tratta e di fare la circumnavigazione nell’Africa, questo vuol dire aggiungere 26 giorni di navigazione e per i prodotti che vengono da Cina vuol dire aggiungere il 44% dei costi di spedizione, questo a oggi, perché naturalmente questi costi sono destinati a aumentare ancora di più, visto che essendo difficile procurarsi il petrolio, il petrolio tenderà a aumentare di prezzo e quindi i costi di trasporto saranno ancora maggiorati e a mano a mano quel petrolio sarà sempre più caro. Il problema degli Houthi nello stretto nel Mar Rosso è un problema molto spinoso per gli americani, che è stato gestito malissimo dalla Casa Bianca proprio perché hanno l’effetto Frankenstein in movimento, non riescono a fermare Israele, anche se ci hanno provato con scarso successo, visto che da una parte dicono a Israele di fermarsi e dall’altra gli mandano le bombe con cui distruggere Gaza, quindi è un po’ paradossale.

Il problema fondamentale è questo, che abbiamo visto due portaerei, se non sbaglio, quindi una forza navale importante inviata dagli Stati Uniti nell’area senza nessun risultato, finora gli Huti hanno continuato a fare quello che volevano e gli americani sono semplicemente rimasti lì, sappiamo che hanno anche attaccato direttamente alcuni vascelli militari americani senza nessuna risposta concreta da parte degli americani, finora sappiamo che da Washington hanno organizzato una coalizione di forze navali che dovrebbero coordinarsi per intervenire nell’area e la situazione oggi è questa, abbiamo l’Australia che manderà 11 soldati, l’Olanda che ne manderà 2, la Norvegia ne manderà 3, l’Italia manda una nave, però questa nave in realtà non è lì per fare quello che fanno gli americani, è lì per fare altre cose, non sappiamo bene cosa, è lì.

Poi i francesi hanno mandato diverse navi, però dicono che le comandano loro e fanno quello che vogliono loro, gli unici a collaborare con gli americani estrani e britannici perché non possono fare diversamente, quindi abbiamo i britannici e gli americani che sono gli unici a presidiare il territorio, tutti gli altri si tengono in disparte di questa grande coalizione e la via solida si guarda bene dall’entrare in gioco, perché gli Huti hanno già distrutto alcuni degli impianti di produzione di petrolio sauditi in un passato non tanto lontano, nonostante questi impianti fossero protetti da batterie Patriot, quindi missili antimissili forniti dagli americani che non hanno funzionato, hanno funzionato, ma non hanno evitato gli attacchi e questo perché stiamo assistendo a una situazione che si è già manifestata in modo ampio nella guerra in Ucraina e che era già stata descritta in un libro di Carrol Quigley degli anni 60, che era Tragedia e Speranza.

Il libro dava un’idea ed è un libro se vogliamo molto caro ai globalisti, perché cerca di dare uno sfondo storico alla giustificazione del globalismo, comunque Quigley in modo onesto alla fine del libro diceva con la crescita della potenza delle armi, la sofisticazione delle armi e l’impossibilità da parte dei cittadini comuni di avere armi comparabili con quelle del governo, vedremo alla nascita un nuovo tipo di guerra, una guerra che lui diceva effetto mosca, vale a dire o effetto zanzara, tanti piccoli attacchi estremamente mobili che colpiscono l’elefante o il toro abbattendolo senza che il toro riesca in qualche modo a scovarli e a sconfiggerli, che è quello che vediamo succedere a Gaza, è quello che stanno facendo gli uti ed è quello che hanno fatto per certi versi anche i russi contro gli ucrani e gli ucrani contro i russi per quello che riguarda i droni navali, i droni subacquei con cui gli ucrani sono riusciti a affondare qualche nave russa. Quindi cosa succede?

Che oggi la situazione è questa, abbiamo queste portaerei che non servono assolutamente a niente, nel senso che qualora dovessero far partire gli aerei per bombardare gli obiettivi e gli uti, non sanno dove andare a trovare, questa gente che gira col camioncino, dietro c’ha il lanciarazzi, non dico fatto in casa, ma procurato direttamente dagli iraniani, una roba con qualche decina di migliaia di dollari se lo costruiscono, vanno in giro, sparano e poi se ne vanno, quindi ora che tu gli rispondi non li trovi più, non sono più lì, in più gli uti sparano questi che sono droni o missili che costano se non sbaglio 30 mila dollari, quello più sofisticato, se no ce ne sono altri che costano qualche miliardo di dollari, quindi loro cosa possono fare?

Spingono questi raggi e dagli incrociatori che difendono le portaerei, perché le portaerei devono essere difese dagli incrociatori, rispondono con dei razzi antimissile che costano 3 milioni l’uno, come minimo se non 6 e ogni incrociatore ne ha 90, quindi gli uti hanno decine di migliaia di questi ordigni più piccoli che possono lanciare a sciami e di conseguenza possono svuotare le riserve di qualsiasi incrociatore americano nel giro di poche ore, oppure magari qualche giorno, dopodiché a quel punto tanto la portaerei quanto tutta la flotta di supporto se ne deve andare e deve tornare a portare i suoi.

E questo è il motivo per cui gli americani finora non hanno risposto agli uti, perché sarebbe estremamente imbarazzante, vale a dire dimostrerebbero che la famosa marina americana in questo momento è obsoleta a dire poco, ossia hanno dai tempi di Bill Clinton eliminato le navi scorta che seguivano il convogli con le riserve di munizioni, di cibo, di carburante e tutto il resto, quindi quando questi esauriscono i rifornimenti devono tornare in porto, che però in questo caso il porto è lontano, in Italia oppure in Grecia, di certo è un bel viaggio e quindi devono essere sostituiti da un altro gruppo che a sua volta ha un numero di razzi limitati e siamo lì.

Quindi il problema fondamentale è che gli uti stanno tenendo il controllo dell’area, non hanno nessuna intenzione di far proseguire la navigazione tranquilla in queste acque, sappiamo che Marsk uno dei più grandi spedizionieri scandinavo ha deciso di riprendere la rotta del Mar Rossa, perché adesso dispone della scorta militare degli americani e di quegli altri che saranno presenti, ma gli uti hanno detto che loro non si faranno nessun problema a colpire le navi militari presenti nell’area e che quindi devono essere avvertiti che succederà.

Può darsi che gli stessi uti si tratterranno, che da terra gli dovranno stare buoni, sappiamo che una nave indiana è stata colpita nell’oceano indiano, a questo punto gli americani da Washington hanno accusato l’Iran, l’Iran poi ha smentito, ha detto che non sa di loro, però diciamo che la guerra si sta estendendo anche agli indiani, quindi vuol dire per gli indiani un problema nelle esportazioni verso l’Europa o verso il Medio Oriente che comunque sono dei mercati importanti per gli indiani.

Adesso abbiamo la marina indiana mobilitata in tal senso e credo che gli indiani possano fare un lavoro migliore rispetto a, conoscendo meglio questo tipo di situazione e avendo avuto anche esperienze di conflitti più recenti, poi con i cinesi, poi con i pakistani, ma il problema fondamentale è che vedremo cosa succederà con Mask, ma il rischio rimane alto e la possibilità che a questo punto la situazione degeneri al punto che venga chiuso definitivamente, che resti chiuso per lungo tempo, comporta un peso economico eccessivo per l’Europa.

[Carlo Savegnago]

Quali sono secondo te i possibili rimedi se ci sono in questo senso di fronte a una prospettiva di una chiusura per alcuni mesi addirittura del canale di Suez?

[Roberto Mazzoni]

Le superpetroliere, quindi ripescano le superpetroliere che fanno il giro intorno all’Africa e maggiori costi. Per l’Europa l’unica via di uscita sarà di comprare più petrolio e più gas dagli Stati Uniti, che arriva attraverso l’Atlantico, quindi per gli Stati Uniti vuol dire vendere più gas e più petrolio, missione compiuta a prezzi maggiorati perché saranno forniture in emergenza e poi petrolio e gas russo sotto banco a prezzi maggiorati perché presi o dai bulgari o dai turchi o dagli indiani che hanno riciclato. Le forniture tanto attese da Qatar piuttosto che degli Emirati Arabi Uniti, dall’area del Medio Oriente o dell’Africa, forse da Nord Africa qualcosa, però il Nord Africa è legato alla situazione, quindi nazioni come l’Algeria o altre nazioni che possono avere delle forniture indirizzate all’Europa si troveranno in difficoltà nel continuare una fornitura continuativa se non ci sono un distacco dell’Europa rispetto alla politica israeliana.

Fino adesso abbiamo soltanto Francia, Spagna, Australia, Canada e Norvegia che hanno chiesto esplicitamente un certo stato di fuoco. L’Unione Europea è totalmente solidale con Israele, con questo non voglio dire che non si debba essere solidali con lo Stato di Israele piuttosto che con il diritto dello Stato di Israele di sopravvivere, ma l’attuale campagna però davanti a Gaza è sostenibile a livello umanitario e a tutti i livelli e non è neanche giustificata e non è neanche negli interessi di Israele medesimo, perché non fa altro che indebolire e prima o poi gli americani se ne andranno, perché non sarà sostenibile la situazione, indipendentemente da quello che saranno le evoluzioni a Washington.

[Carlo Savegnago]

Quindi ci sarà un disimpegno anche per quanto riguarda Israele da parte degli Stati Uniti?

[Roberto Mazzoni]

Non presto, ma prima di quanto gli israeliani credono secondo me, perché per gli Stati Uniti non è più sostenibile, il conflitto interno, il dissenso interno sta montando e anche la stessa lobby israeliana si sta autodistruggendo, perché capisci che nel momento in cui loro cercano di spingere i vari politici, i vari parlamentari in una direzione piuttosto che l’altra, ma poi la base di tali politici è assolutamente disgustata da quello che sta succedendo, diventa difficile. Le elezioni poi Roberto, manca ancora quasi un anno, 11 mesi, ma insomma le elezioni si avvicinano e sappiamo che queste guerre che impegnano in maniera consistente gli Stati Uniti sono poco popolari tra la popolazione appunto e quindi le elezioni di novembre 2024 e la campagna elettorale sicuramente sarà condizionata, comunque queste presenze militari, questo invio di armi, questi investimenti da parte degli Stati Uniti non godono della popolarità da parte dei cittadini.

Infatti, anche perché nel momento in cui c’è il rischio concreto, la marina americana dimostri di essere sostanzialmente impotente, ci sono delle conseguenze anche a livello nazionale di vasta portata, perché gli Stati Uniti non sono mai stati una forza militare terrestre per il combattimento sul terreno, la fanteria, durante la seconda guerra mondiale hanno avuto un ruolo importante, magari con Patton e i suoi carri armati oppure con i Marines, che comunque i Marines sono collegati alla marina, sicuramente hanno avuto un ruolo molto importante anche in Europa, ma se non ci fossero stati i russi, i sovietici in Europa non avrebbero spuntata.

La forza su cui soprattutto dopo la seconda guerra mondiale gli Stati Uniti hanno enfatizzato parecchio è stata quella dell’aviazione e quella della marina. L’aviazione abbiamo visto è impotente, addirittura gli Huti hanno abbattuto un Reaper, un drone da 30 milioni di dollari, che è stato mandato sul loro territorio per esplorare, tenendo controllo. Bisogna tenere presente che per 10 anni i sauditi hanno cercato di far fuori gli Huti usando aeree americane e bombe americane, non ci sono riusciti. Pensiamo che piloti americani che da tempo che non combattono, possono fare meglio dei piloti sauditi, potrebbero avere i miei dubbi, quindi l’aviazione in questo momento su questo tipo di situazioni è inutile, perché tutto quello che fa è distruggere obiettivi che spesso sono obiettivi sbagliati, quindi crei tra l’altro ulteriore frizione all’interno della popolazione perché colpisci obiettivi civili senza motivi.

Viceversa la marina, e questo lo dicono diversi esperti militari americani, la marina americana è obsoleta, è rimasta ancorata al modello della seconda guerra mondiale, dove il centro di forza era la porta aerei e dove tuttavia la porta aerei e le navi che facevano scorta alla porta-aerei erano assistite da una discreta quantità di navi su porto, quindi permettevano all’intero convoglio di restare in mare per lungo tempo e di essere operativi sul lungo periodo. Oggi per poter prendere il controllo degli Huti, serverebbe uno sbarco di almeno 100 mila marines.

Quindi una quantità veramente fuori da ogni immaginazione oggi. La presenza delle navi sì, magari riuscirà a fungere un pochino da elemento dissuasore, ma capisci che a questo punto non sono gli americani che decidono, sono gli Huti che decidono se o meno colpire le navi americane o se o meno lasciar passare un po’ di navi perché hanno coordinato la questione con Teheran, perché Teheran non vuole avere un’escalation oltre un certo livello, perché come diceva un vecchio generale israeliano, quando un nemico sta sbagliando lo lasci continuare, lasci che si faccia male da solo. In questo momento la politica, la strategia degli israeliani è fallimentare su tutti i fronti, non c’è una sola cosa che vada bene di quello che stanno facendo. In più hanno dimostrato che hanno un esercito estremamente impreparato, la Golani Brigade, che quella sarebbe il fior l’occhiello dell’esercito israeliano, è stata decimata già nel primo attacco, quello famoso dell’inizio di ottobre.

Quindi la questione è che con tutta la tecnologia che avevano, tra l’altro gli egiziani che gli avevano avvisati che ci sarebbe stato questo attentato, se la sono presa a comodo. Quindi hanno dimostrato di essere del tutto inefficienti, la loro tecnologia che poi vorrebbero usare anche in Europa per il controllo sociale e tutto il resto, non ha funzionato neanche bene. Di conseguenza stanno dimostrando a loro volta di non avere tutta quella potenza che in passato potevano avere e viceversa Hamas sta dimostrando di avere una resilienza impressionante, rispetto. Hamas non è neanche l’avversario più temibile, più potente, c’è Esbola che è molto più pericoloso nel nord.

Il rischio secondo alcuni osservatori è che Israele perda un pezzo del territorio che hanno già, che perde la Galilea, il nord, che venga di fatto conquistato da Hezbollah che entrerebbe in funzione una volta che gli israeliani si sono dissanguati a sufficienza, anche perché la quantità di feriti e morti nell’esercito israeliano è notevole, non circolano cifre ufficiali naturalmente, però è significativa rispetto a quello che è la popolazione complessiva e il numero di militari complessivi che sono a disposizione.

Quindi è una campagna militare, politica e diplomatica fallimentare al 100% e se continuano così non faranno altro che autodistruggersi o autoridursi in modo drastico. Di conseguenza gli iraniani dicono stiamo tranquilli che finché fanno così per noi va bene, magari di tanto in tanto li pungoliamo, ci pensano gli Huti che fanno qualche attacco giusto per mantenere la temperatura alta, tanto purtroppo agli arabi della situazione palestinesi non è che importi particolarmente, non sono graditi quasi a nessuno purtroppo per loro, infatti vediamo che l’Egitto non ne vuole sapere di aver rifugiati, la Giordania non ne vuole sapere, è una situazione complicata. Per quelli che possono essere i principali giocatori è un gioco di capacità di auto-contenersi, che in questo momento Israele non ha e che Washington non riesce a imporre a Israele come invece ha fatto in passato, quindi è una situazione di caduta libera, disastrosa, che avrà conseguenze notevoli per l’area del Medio Oriente, ma anche per l’Europa.

Come hai descritto proprio anche nella parte iniziale della tua analisi, come hai descritto in maniera dettagliata, senti Roberto hai fatto una panoramica veramente molto completa, hai dato le coordinate della situazione e poi noi avremo ovviamente un’opportunità di aggiornarci in gennaio, con il prossimo appuntamento di gennaio. Senti, in chiusura, proprio in maniera telegrafica, prima avevamo accennato alle elezioni di novembre per la Casa Bianca, novembre 2024. Volevo proprio in chiusura una curiosità sentire da parte tua.

Questi ultimi giorni si sta vociferando di una possibile candidata a Michelle Obama, cosa puoi dire al merito? Ma è un po’ che se ne parla, credo che lo scopriremo a maggio, quello che circola è che maggio è la data in cui decideranno se buttare Biden fuori dalla finestra oppure no, questo all’interno del Partito Democratico. È chiaro che la candidatura di Biden diventa sempre più difficile da sostenere, perché ha fatto un disastro nel ritiro dall’Afghanistan, ha perso la guerra in Ucraina sostanzialmente e adesso con Israele sta facendo non c’è due senza tre.

Quindi credo che per il Partito Democratico, considerando anche l’enorme divisione interna che c’è nel Partito Democratico sulla questione palestinese, perché da sempre è una componente importante del Partito Democratico, è stata favorevole alla causa palestinese e decisamente antagonista rispetto a Israele, cosa che invece nel Partito Repubblicano non esiste, perché il Partito Repubblicano è sempre stato compattamente pro Israele.

[Carlo Savegnago]

Quindi questa situazione sta creando sempre più rotture interne, al punto che potrebbero decidere, aspettiamo che si verifichi il peggio, defenestriamo Biden in modo che la pubblica opinione americana capisca che non è più spendibile.

[Roberto Mazzoni]

Sì, e poi diciamo che colpa è sua, lui che ha sbagliato, era anziano e via, lo mandiamo in pensione, lasciamo la Harris al posto della Presidenza per qualche mese e proponiamo un candidato nostro, nostro nel senso alternativo.

[Carlo Savegnago]

Allora, si parla sia di Michelle Obama sia di Gavin Newsom.

[Roberto Mazzoni]

Tra i due credo che Newsom sia il più probabile, perché innanzitutto ha esperienza politica, è un uomo dell’apparato politico, quindi ha lavorato per lungo tempo nel sistema sovietico del Politburo del Partito Democratico e quindi è più credibile di una Michelle Obama che ha il vantaggio di essere la moglie, di essere il compagno, la compagna di Barack Obama, però non ha una reale esperienza politica e non sappiamo che cosa, sì, ci sarebbe sicuramente un seguito di tipo popolare, una certa quantità di persone la voterebbe perché rappresenta un certo tipo di immagine, ma sarebbe un’incognita, è vero che tutto sommato anche con Biden hanno messo di qualcuno che veniva pilotato.

[Carlo Savegnago]

Finalmente una donna alla Casa Bianca.

[Roberto Mazzoni]

Donna, sì, parola grossa

[Carlo Savegnago]

Però vedo che anche lì non è puro gossip, non sono puro gossip, le illazioni.

[Roberto Mazzoni]

Ci divertiamo un pochino, ma il punto è che è un possibile nome, ma credo, a me no, si sente in generale che la sensazione, la maggiore probabilità sarebbe Newsom.

[Carlo Savegnago]

Io direi che siamo in chiusura perché come si dice, tanta roba, è stata una puntata come sempre densa, densissima di informazioni, di analisi e di dati. Caro Roberto, noi siamo in chiusura per questo 2023, vediamo cosa succede anche per quanto riguarda i candidati, come hai detto, in pratica bisogna aspettare, bisogna avere pazienza, bisogna aspettare qualche mese.

[Roberto Mazzoni]

Fino a maggio. Fino a maggio, è già dato proprio una data precisa, quindi osserveremo, analizzeremo gli sviluppi della situazione.

[Carlo Savegnago]

Io ti ringrazio, Roberto Mazzoni in collegamento dalla Florida, ti auguro buon termine del 2023 e tutto il meglio per il 2024, ne abbiamo tutti bisogno e saremo tutti qui a commentare assieme. Tanti auguri anche a voi! Grazie, grazie a tutti voi amici ascoltatori.

La corsa verso l’euro e il dollaro digitali

Bene, mi auguro che quindi da questa sintesi complessiva, l’intervista e l’insieme di queste informazioni abbiate un quadro un po’ più ricco di quello che sta succedendo, dal punto di vista energetico ed economico.

Ci saranno sicuramente colpi di scena, ci aspettiamo degli attacchi informatici su vasta scala, soprattutto una serie di cose di cui dovremo sicuramente parlare e di cui parlerò grazie anche al vostro aiuto. Quello che però è importante è focalizzare anche una potenziale soluzione. Di nuovo, io non fornisco consigli di investimento, però vi consiglio caldamente di documentarvi su Bitcoin. Bitcoin sta entrando nella quarta fase evolutiva che è anche forse la più pericolosa, con l’arrivo dei grandi fondi di investimento che cercheranno in tutti i modi di cooptarla, di prenderne il controllo. Quindi sarà la battaglia, la madre di tutte le battaglie finanziarie e si svilupperà nel 2024.

Questo non potrà che avere conseguenze sul sistema economico complessivo, considerando anche la situazione generale. Il fatto che i grandi fondi di investimento, che a questo punto sono in concorrenza con le banche, vogliano puntare su Bitcoin è perché forse hanno capito che la strategia seguita dall’apparato politico, militare, statunitense e occidentale finora è finanziato ampiamente dal sistema bancario e pilotato fondamentalmente dal sistema bancario e finanziario, sta fallendo. Lo vediamo in Israele, lo vediamo in Ucraina ogni singolo giorno e quindi credo che da bravi predatori abbiano capito che non vogliono finire preda a se stessi e quindi vogliono cooptare un altro sistema alternativo che sanno potrebbe sopravvivere allo shock che ci stiamo aspettando. Quindi sarà mia intenzione naturalmente documentare queste evoluzioni, cercare di capire quali sono i pericoli, quali sono i rischi anche per Bitcoin o che può comportare questo passaggio nel meglio delle mie possibilità.

Nel frattempo l’unica cosa che vi posso dire è che sarà un anno estremamente movimentato, estremamente interessante con anche grandi potenzialità perché in ogni caso vediamo un ritorno a ritmo serratissimo di industrie negli Stati Uniti, negli ultimi anni si è moltiplicato di sei volte la nascita di industrie sul territorio statunitense e di tre volte negli ultimi 12 mesi mi sembra. Quindi c’è una crescita enorme di sviluppo industriale, quindi industrie che vengono riportate a casa dall’estero, dalla Cina, da altri posti, sicuramente anche facilitate se vogliamo da iniezioni enormi di denaro da parte della Casa Bianca verso il complesso militare industriale che poi ha delle ricadute, però indirizzati a questi sviluppi anche su fronti più interessanti come possono essere l’energia e come possono essere nuove industrie, industrie avanzate, tecnologie avanzate, elettronica eccetera.

Quindi c’è una luce dopo il tunnel potenziale, sicuramente gli americani si sono stufati di questo andazzo, incominciano a rendersi conto, come ho detto più volte, che i partiti ormai sono istituzioni obsolete, i partiti politici non servono più assolutamente a niente. Quello che bisogna cercare di monitorare sono i singoli candidati e vedere cosa i singoli candidati possono fare, dando per scontato tuttavia che nessun candidato può essere salvatore della patria, perché ormai il concetto è totalmente archiviato e che anche il migliore, il meglio intenzionato dei politici riuscirà a fare solo una parte delle cose che si propone di fare. Però se riesce a fare le cose giuste, perlomeno può aiutare a fare una transizione che sia meno dolorosa e a salvare la situazione almeno in parte. Però siamo tutti consapevoli che anche il migliore dei politici, quello che finora si è dimostrato eccezionale, domani potrebbe cambiare per vari motivi.

Quindi mai riporre fiducia al 100% su una soluzione politica, perché non c’è, visto che non sono i politici a comandare e invece dotarsi della conoscenza, perlomeno eliminare la nebbia che alleggia in ambito finanziario e monetario, cercando di capire come funzionano veramente le cose in modo da avere un impatto su quello che conta sul portafoglio. Quando poi si mette mano al portafoglio le cose cambiano, infatti anche nel problema israeliano ormai è evidente che l’unico modo per far smettere Israele è di imporre delle sanzioni pesanti sullo Stato di Israele, in quel modo saranno costretti a smettere, diversamente non smetteranno, continuano a fare quello che stanno facendo. Quindi è importante che sia un dovere di ogni di noi documentarsi su quello che è il sistema economico e finanziario in cui viviamo, capire in che modo possiamo influenzarlo e cambiarlo anche nel nostro piccolo, che può essere invece grande, e lasciare perdere la ricerca del salvatore, del candidato politico che salverà la situazione, perché non c’è, non arriverà. È inutile aspettarlo perché allora tanto vale aspettare Babbo Natale.

Roberto Mazzoni

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