Arrivederci NATO – MN #248

Come fatto già in video precedenti vi proporrò un’intervista tenuta recentemente con il vaso di Pandora ma farò un’introduzione preliminare per dare un contesto maggiore, per darvi alcuni aggiornamenti e anche per fare un po’ capire la situazione in cui ci troviamo. Innanzitutto qual è la situazione all’interno degli Stati Uniti? Trump ha bloccato alla Camera dei Deputati la legge che era stata approvata al Senato notte e tempo con l’obiettivo di fornire 61 miliardi, se non sbaglio, di dollari di finanziamento all’Ucraina affinché potesse portare avanti la guerra contro la Russia.

Questi soldi che sono stati appunto approvati sia al Senato sia dal Partito Democratico sia dal Partito Repubblicano vengono dichiarati indispensabili per poter consentire all’Ucraina di resistere all’impatto della controffensiva russa che ormai sta andando avanti a diversi mesi e che ha permesso ai russi di conquistare territorio un po’ per volta con un grande risultato recentemente negli ultimi giorni la conquista completa della cittadina di Avdiivka, una cittadina che si trova vicino a Donetsk, la città di Donetsk, la capitale dell’omonima regione dell’Ucraina, che è stata sottoposta proprio dalle batterie di Avdiivka a bombardamenti costanti negli ultimi dieci anni che hanno mietuto parecchie vittime tra i civili di Donetsk. Quindi questa vittoria, oltre a essere una vittoria importante dal punto di vista militare, perché Avdiivka era indubbiamente una delle posizioni meglio difese con livelli di protezione, costruzioni blindate, costruzioni diciamo di difesa imponenti, probabilmente tra i più imponenti in Europa, è stata conquistata e inoltre perché c’è un componente, c’è una componente importantissima a livello psicologico per la popolazione del Donbass che finalmente sarà meno esposta ai bombardamenti, anche perché i bombardamenti arriveranno comunque usando razzi a lunga gittata fornite dagli Stati Uniti e da altre nazioni europee all’Ucraina, ma saranno di meno per il semplice fatto che hanno meno razzi, sono più complicati da lanciare e non è come sparare con un cannone in continuazione.

Questa situazione quindi è una situazione estremamente critica per la NATO e per l’Ucraina e Joe Biden ha esercitato enorme pressione negli ultimi mesi affinché venisse approvato un pacchetto di finanziamento per l’Ucraina, supplementare, che consentisse di innanzitutto mantenere in vita il governo ucraino che ormai viene sostanzialmente sovvenzionato al 100% dagli Stati Uniti, insieme ai fondi pensionistici e agli stipendi degli statali ucraini e tutto il resto, ma anche fornire nuove armi che, tutt’altro, che d’altro canto non ci sono ancora perché si prevede che per rifornire gli ucraini sarà necessario due anni di lavoro in occidente. Ma nonostante le pressioni di Biden, Trump è riuscito a bloccare il progetto sotto varie forme, perché questa legge è stata proposta già in precedenza in vari modi e il Presidente della Camera, che è un repubblicano e che in qualche modo è collegato alla fazione dei parlamentari repubblicani, relativamente piccola, molto agguerrita, che sono vicino a Trump, aveva detto che non avrebbe mai approvato un finanziamento ulteriore per l’Ucraina, o per Israele o per Taiwan, come nel caso di questa legge particolare, se non ci fosse anche stata contestualmente una misura, una legge che finanziasse la protezione del confine meridionale degli Stati Uniti.

Noi sappiamo che c’è in corso una vera e propria invasione dal Messico verso gli Stati Uniti con i confine che è sostanzialmente gestito dai cartelli della droga messicana, messicani, con decine di migliaia di persone che entrano clandestinamente tutti i giorni, alcune delle quali sono chiaramente criminali, hanno addirittura trovato alcuni terroristi identificati tra coloro che sono passati e noi sappiamo anche che il Texas, dopo un certo ritardo, alla fine si è deciso a porre delle barriere che bloccassero l’accesso, per lo meno in Texas, stanno schierando la Guardia Nazionale con altri Stati, tra cui la Florida, che hanno mandato i propri militari della Guardia Nazionale in sostegno a Texas.

C’è un confronto diretto con la Casa Bianca che invece ha ordinato di rimuovere queste protezioni, di togliere la Guardia Nazionale, insomma siamo in una vera e propria crisi costituzionale negli Stati Uniti. Il Texas comunque ha approvato in questi giorni una nuova legge che permette la costituzione di forze armate del Texas per proteggere il confine in base alle previsioni della Costituzione degli Stati Uniti, probabilmente altre leggi simili verranno approvate altrove, sappiamo che ci sono anche alcuni parlamentari del Texas ora a Washington per sponsorizzare una legge nel Congresso degli Stati Uniti che favorisca questa iniziativa, insomma è chiaro che l’attuale confronto tra i repubblicani sulla linea di Trump e la Casa Bianca di Biden è sull’immigrazione illegale, anche perché è un tema molto vicino agli americani.

L’immigrazione illegale sta comportando problemi a livello occupazionale, naturalmente sta comportando problemi a livello di peso sulle strutture pubbliche perché tutte queste persone arrivano e bisogna provvedere in qualche modo, tra l’altro il governo degli Stati Uniti fornisce loro il viaggio gratuito all’interno degli Stati Uniti, fornisce loro un primo stipendio, un po’ come abbiamo visto succedere anche in Italia, e in questa situazione poi dopo queste persone pesano sull’infrastruttura locale, ospedali piuttosto che scuole, piuttosto che polizia di ogni singola cittadina dove arrivano e questo naturalmente va a spese degli americani che già sono abbastanza sotto pressione nel complesso, quindi questa questione sta creando problemi tra l’altro anche all’interno e soprattutto all’interno delle città gestite da democratici dove alcuni sindaci addirittura si lamentano di questo eccesso di afflusso e come esempio il sindaco di New York chiede agli stati repubblicani di finanziare New York affinché possa fare fronte a questa situazione.

Quindi è veramente un caos e giustamente Trump ha identificato questo tema come il tema portante della sua campagna elettorale per il 2024 e è riuscito a coalizzare intorno a sé una porzione importante comunque dei parlamentari del suo partito che a questo punto sono risposti a bloccare, più o meno finora sono riusciti a farlo, il finanziamento dell’Ucraina a tempo indeterminato fino a che la Casa Bianca non cederà sul fronte dell’immigrazione.

Sempre alla Camera dei Deputati statunitense hanno avviato l’impeachment del segretario di Homeland Security che sarebbe una sorta di ministro dell’interno che ha la responsabilità tra le altre cose di proteggere i confini, è la prima volta in 150 anni che il Parlamento americano fa l’impeachment su un ministro, finora gli unici obiettivi sono stati alcuni presidenti come ben sappiamo, quindi è una novità assoluta, vedremo dove andrà, è chiaro che il confronto è sempre più collimato su questo aspetto e uno scenario di questo genere la probabilità che gli Stati Uniti possano finanziare l’Ucraina diminuisce di giorno in giorno. In più abbiamo Trump che dice in modo esplicito, ha fatto una dichiarazione pubblica dove sostiene che qualora lui fosse presidente si rifiuterebbe di proteggere qualsiasi alleato della NATO che non sia a posto coi pagamenti.

C’è una convenzione secondo la quale tutti i membri della NATO dovrebbero contribuire alle spese di difesa almeno il 2% del prodotto interno lordo, vale a dire dell’intera attività economica del paese. Questo tipo di obiettivo è soddisfatto soltanto da alcune nazioni, in particolare quelle che sono confinanti con la Russia per vari motivi, ma non viene soddisfatto dalle altre e tra un po’ vedremo meglio perché facendo leva sul parere di un esperto in materia. Però addirittura aggiunto che qualora alcuni stati non pagassero la propria quota, lui incoraggerebbe i russi a fare quello che vogliono. Quindi non soltanto non è disposto a proseguire, scusatemi, a fornire difesa agli stati della NATO, ma addirittura incoraggerebbe i russi a fare quello che a quanto pare non sono comunque interessati a fare, vale a dire invadere l’Europa. In mancanza di finanziamenti degli Stati Uniti quindi tocca all’Europa pagare i costi dell’Ucraina, cosa che sta già cercando di fare, creando potenzialmente un incidente diplomatico importante con tutti i finanziatori o diciamo i fornitori di capitale esteri che hanno versato denaro nelle banche dell’Arizona. Perché qualora usasse come intenzione di fare i fondi bloccati dai russi per costruire una specie di prestito garantito da questi fondi e poi inviarlo all’Ucraina, stiamo parlando di nuovo di circa 50 miliardi di dollari, si esporrebbe a una causa da parte dei russi, ad una recriminazione russa che potrebbe sequestrare i fondi di tutte le aziende europee che sono ancora presenti in Russia, ma soprattutto indurrebbe tutti gli altri paesi in giro per il mondo a ritirarsi dall’Arizona, a portare via i soldi perché è chiaro che l’Arizona sarebbe non più affidabile in termini finanziari e benché questo venga fatto magari anche e soprattutto su pressione degli Stati Uniti, chi perderebbe sarebbero gli europei, non certo gli Stati Uniti.

La Gran Bretagna è in recessione ormai acclarata, ha un’economia che è la peggiore degli ultimi 300 anni, ci hanno detto, la Germania è in recessione da un po’ di tempo, secondo le stime di Bloomberg che è un editoriale importante di economia negli Stati Uniti, ci resterà almeno per due anni, come minimo, e in più è in corso una massiccia di industrializzazione in Germania, soprattutto del comparto chimico o del comparto dell’industria pesante, che non possono sopravvivere con gli attuali costi di energia e che quindi si stanno spostando altrove.

La flotta britannica è in condizioni disastrose, non hanno nemmeno il personale per far salpare le loro navi e quelle poche che riescono a far salpare poi devono tornare a casa perché non riescono a stare in mare, come è successo nel Mar Rosso durante l’operazione contro gli UTIS, una situazione veramente imbarazzante per una potenza navale passata a questo punto come la Gran Bretagna. Gli Stati Uniti da parte loro non sono in condizioni di difendere niente a nessuno perché sono sparpagliati nel mondo in centinaia e centinaia di basi del tutto non necessarie e rilevanti, sono coinvolti in una serie di guerre guerriciole locali che non rientrano nell’interesse degli Stati Uniti e in generale sono estremamente in ritardo nei confronti della Russia, come abbiamo visto in Ucraina, in termini di sistemi d’arma.

Vale a dire che i russi sono più avanti con gli sistemi d’arma, hanno razzi che gli americani non possono fermare o che la NATO non può fermare, hanno una industria bellica che funziona mentre invece quella della NATO ormai non funziona più e in generale la prospettiva non è per niente allegra e di conseguenza Trump ha chiaramente deciso di staccare la spina alla NATO, questo è evidente e lo sta dichiarando, l’aveva già dichiarato in passato, ma lo sta dichiarando adesso in modo più chiaro e netto sia perché gli fa comodo a livello elettorale perché gli americani sono stufi di pagare con le proprie tasse per le spese di una alleanza che alla fine non porta nessun beneficio per gli Stati Uniti e in più gli americani sono ulteriormente stufi del fatto che questi soldi vengono sottrati a infrastrutture necessarie all’interno degli Stati Uniti, alla protezione del confine, in pratica dicono noi andiamo a proteggere i confini dell’Ucraina quando siamo invasi a casa nostra.

La situazione in Israele è sfuggita di controllo quindi la Casa Bianca è totalmente fuori controllo rispetto a quello che succede laggiù e in generale l’indice di gradimento di Biden è precipitato a livelli da record, il pubblico ministero addirittura è incaricato di indagare su Biden, vi ricordate che anche Biden aveva trattenuto dei documenti riservati a casa propria, nel suo garage e in altre località private sotto il suo controllo, è giunto alla conclusione che non proseguirà nell’inchiesta, non porterà Biden sotto processo perché ufficialmente dichiara Biden non è in grado di stare, di sedere sulla sede dei testimoni perché la sua memoria non funziona, quindi non è in grado di ricordare le cose e non è in grado tra l’altro di trattenere segreti di stato. In questa condizione evidentemente Biden è indebolito in una prospettiva di elezione ma soprattutto è indebolito nel confronto del congresso che potrebbe tentare appunto l’eliminazione di Biden usando la clausola costituzionale che prevede la sostituzione di un presidente che non sia più in grado di intendere volere in quella sostanza, non sia in grado di svolgere le sue mansioni come è stato, come è richiesto dal suo incarico.

Quindi la situazione è estremamente variopinta, la macchina della propaganda mainstream nel frattempo sta perdendo spettatori a livelli record, elettori, negli Stati Uniti molte aziende come CNN, MSNBC e altre simili sono in crisi, in crisi molto seria e sta emergendo sempre più forte la stampa, diciamo, i canali di informazioni alternativi. L’America è chiaramente in crisi anche se vogliono farci credere diversamente perché stanno naturalmente manipolando le statistiche e in generale quindi gli americani sono stufi e Trump sta cavalcando questa situazione.

La sta cavalcando in maniera che appare maldestra ma in realtà così non è secondo quello che ci dice nel prossimo video il professor Gilbert Doctorow che è un professor americano della Columbia University, un autore storico esperto in questioni russe, parla russo in modo fluente, è stato in Russia o in paesi collegati all’ex Unione Sovietica per lungo tempo dove ha lavorato anche nella creazione di aziende, quindi è una persona che ha un’esperienza di prima mano della realtà russa o collegata al sistema russo, ha un’esperienza diretta naturalmente del governo statunitense perché è un americano, in più in questo momento sta operando Bruxelles quindi ha anche una visione abbastanza precisa di quello che è la situazione all’interno dell’Unione Europea. Ecco quindi il video in cui intervistano il professor Doctorow.

Perché Trump vuole eliminare la NATO

Feb 17, 2024

20240213 Will NATO be dismantled OK

[Giornalista WION]

La NATO, l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico, è un blocco di 31 membri, per lo più nazioni occidentali. Si tratta essenzialmente di un’alleanza di sicurezza, e se si attacca un membro della NATO, si deve affrontare l’ira di tutti gli altri. Ma l’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha fatto alcuni commenti sulla NATO, che hanno suscitato molto scalpore. In un recente discorso, Trump ha detto che avrebbe incoraggiato la Russia a fare tutto ciò che voleva ai membri della NATO che non avessero rispettato i loro obblighi finanziari. Quali sono questi obblighi e qual è il vero costo per la protezione offerta dagli Stati Uniti nell’ambito dell’alleanza NATO. Per capire meglio, si unisce a noi da Bruxelles il Dr. Gilbert Doctorow, un analista di affari internazionali, autore e storico. Benvenuto a WION. Volevo avere la sua opinione e la sua comprensione sulla questione. Quali sono gli obblighi finanziari a cui Trump si riferisce?

[Gilbert Doctorow]

L’obbligo che ha in mente è un contributo del 2% del Prodotto Interno Lordo per le spese della difesa da parte di ciascuno degli Stati membri. Questo è stato un grande argomento di discussione e risale agli anni di Obama. Ma quando Trump era al potere, ha avanzato queste richieste in modo molto più aggressivo, e ora vengono sollevate di nuovo nei suoi discorsi elettorali.

[Giornalista WION]

Dottore, volevo anche capire. Vuole dire qualcos’altro?

[Gilbert Doctorow]

Sì, in aggiunta a ciò, la realtà è che a causa delle condizioni tecniche dei sistemi d’arma forniti dagli Stati Uniti, in particolare i jet, i paesi membri della NATO che stanno assumendo armamenti statunitensi, cioè quasi tutti, sono obbligati ad acquisire sistemi completi di produzione americana, che di fatto emarginano le loro industrie della difesa nazionale.

[Giornalista WION]

Volevo solo spingermi un poco oltre. Il 2 % del PIL che lei ha appena menzionato, e che naturalmente viene menzionato spesso per tutte le nazioni occidentali che fanno parte di questa alleanza, costituisce una spesa obbligatoria che va versata agli Stati Uniti, oppure è facoltativa.

[Gilbert Doctorow]

Ebbene, non è specificato nella Carta della NATO, ma per una questione di politica, nel corso degli anni, gli Stati membri sono stati tenuti a versare tale contributo. In effetti, al giorno d’oggi, tutti i principali membri della NATO dell’Europa occidentale non raggiungono quel livello, a parte il Regno Unito. E quei pochi Stati che soddisfano il requisito del 2% sono concentrati geograficamente sul confine orientale della NATO, vale a dire si tratta del gli Stati baltici, della Finlandia e della Polonia. Ma il resto d’Europa è al di sotto di questo limite. E ci sono buone ragioni per questo.

[Giornalista WION]

Gli Stati baltici, ovviamente, si trovano a confrontarsi direttamente con la Russia. Pensa che questo sia probabilmente uno dei motivi per cui non vogliono ridurre il contributo del 2% che ci si aspetta da loro per le attrezzature di difesa, che provengono principalmente dagli Stati Uniti?

[Gilbert Doctorow]

Gli Stati del Baltico hanno complessivamente una popolazione di circa tre milioni di persone. Quando li osserviamo e li prendiamo come guida per ciò che sta facendo la NATO, ci rendiamo conto che siamo realmente in una situazione dove la coda scodinzola il cane, vale a dire che gli stati più piccoli comandano le azioni dei più grandi. è ovvio che siano preoccupati della Russia, perché si trova sulla loro frontiera, ma dovrebbero essere più preoccupati per il modo in cui si sono fatti beffe del diritto internazionale e degli standard dell’Unione Europea nel trattamento delle loro minoranze russofone.

[Giornalista WION]

Così, quando una nazione entra a far parte della NATO, Trump ha detto chiaramente che deve pagare per ottenere la protezione degli Stati Uniti. Si tratta di una sorta di denaro per garantirsi la protezione che tutte queste nazioni dovranno pagare? E Trump sta forse alludendo al fatto che farà pressione su di esse qualora salisse al potere e c’è una buona probabilità che ci riesca?

[Gilbert Doctorow]

Penso che dobbiamo guardare oltre le sue parole. L’intento è di smantellare la NATO, perché è praticamente impossibile per le grandi potenze occidentali raggiungere l’obiettivo del 2%, dato che hanno talmente deindustrializzato e marginalizzato le proprie industrie della difesa, che l’approvvigionamento interno di armi e non è praticabile per raggiungere questo tipo di livello di finanziamento. L’intento di Trump è quello di smantellare la NATO per ottime ragioni. Non è un pazzo. E se stamattina avremo un po’ di tempo per discuterne, mi farà piacere spiegarlo.

[Giornalista WION]

Signor Doctorow, voglio anche capire da lei, se Trump salirà al potere quest’anno, come vede l’evoluzione delle relazioni tra Russia e Stati Uniti? E se la sua presidenza porterà forse a una spaccatura tra gli stati della NATO, come lei ha detto, riuscirà davvero a spezzare l’alleanza in qualche modo? Considerando che esiste sin dal 1949. Pensa davvero che il disfacimento della NATO possa accadere durante un potenziale mandato di Trump?

[Gilbert Doctorow]

Penso che il signor Trump, come privato cittadino, stia facendo ben di più per porre fine alla guerra in Ucraina di quanto il signor Trump come futuro presidente potrebbe essere in grado di fare. Con la sua posizione politica e chiamando a raccolta i repubblicani affinché si rifiutino di finanziare la guerra in Ucraina, sta accelerando la fine della guerra e salvando vite umane da tutte le parti, in un modo che è molto poco apprezzato dai media, e certamente dal grande pubblico. Trump non è un pazzo, bensì è un uomo che sa molto bene ciò che vuole fare e si ricorda molto bene quello che non è riuscito a fare nella sua prima presidenza.

[Giornalista WION]

Dottore, lei ha menzionato qualcosa di molto interessante, vale a dire che Trump naturalmente non vuole proseguire con la guerra in Ucraina. Trump ha anche detto letteralmente che gli bastano 24 ore per porre fine al conflitto in corso tra Russia e Ucraina. Vorrei soltanto capire la situazione anche dal punto di vista russo. Qualora Trump salisse al potere quest’anno, che evoluzione vede per i rapporti tra Russia e Stati Uniti?

[Gilbert Doctorow]

Non vedo nessuna evoluzione. Durante la sua presidenza, Trump ha introdotto severe sanzioni nei confronti della Russia, ha confiscato molti beni dei russi, e non era affatto un amico della Russia. Ha condotto un vertice sorridente assieme al presidente Vladimir Putin.

Ha detto cose che hanno allarmato la stampa statunitense, perché ha accettato le versioni di Putin sull’abbattimento del volo MH17 e via dicendo. Ma era tutto solo a beneficio delle pubbliche relazioni. La realtà è che le relazioni tra Stati Uniti e Russia si sono deteriorate molto bruscamente sotto la presidenza di Donald Trump. Non aspetterei di vedere quello che succede in una sua nuova presidenza. Quello che sta facendo in questo momento è più importante di qualsiasi cosa possa fare una volta arrivato nello Studio Ovale. Sta fermando la guerra, non perché ha un accordo, una stretta di mano con Putin, ma perché vuole impedire ulteriori finanziamenti. E come ho detto, non è affatto un gesto arbitrario. La disgregazione della NATO non è un fatto arbitrario. Ha a che fare con l’intero concetto della difesa degli Stati Uniti. La difesa statunitense ora si basa su centinaia di basi militari in tutto il mondo e sull’impegno in conflitti armati in molte regioni in cui gli Stati Uniti non hanno alcun vero interesse nazionale. Questo significa che la stragrande maggioranza dei finanziamenti statunitensi per la difesa viene spesa per l’acquisto di carta igienica per le basi militari in tutto il mondo, come ha detto una volta il signor Zhirinovsky, un politico russo, con umorismo ma con realtà, e viene spesa nelle guerre in corso. Non porta alcun beneficio alla costruzione della capacità di difesa degli Stati Uniti in termini di nuovi sistemi d’arma che permettano agli americani di raggiungere un livello pari a quello raggiunto dai russi. Quindi c’è una logica in tutto questo.

[Giornalista WION]

Vorrei tornare su due cose che ha menzionato. La prima è la disgregazione della NATO. E  voglio anche meglio capire il concetto di come Trump sia grado di fare molto di più per cambiare la situazione, in quanto cittadino privato, di quanto sarà in grado di fare nel caso in cui diventasse di nuovo presidente. Può spiegarcelo meglio?

[Gilbert Doctorow]

Penso che mi piacerebbe fare riferimento alla famosa intervista di Tucker Carlson a Putin di qualche giorno fa, in cui Putin ha detto che non sono le personalità degli individui che siedono nello Studio Ovale a determinare gli avvenimenti, bensì ciò che conta è quello che pensano e fanno le élite. In questo momento, Trump non è bloccato dalle élite. È un uomo libero di muoversi a proprio piacimento. Quindi, sta parlando e agendo in un modo molto più libero di quanto non sarà in grado di fare se arrivasse di nuovo nello Studio Ovale.

[Giornalista WION]

E quando parliamo della NATO, o meglio della sua disgregazione, come lei ha detto, se Trump dovesse tornare, lei ritiene che la disgregazione della NATO sia imminente entro il suo mandato?

[Gilbert Doctorow]

Beh, non si affonda una nave delle dimensioni della NATO in un solo giorno. Ma sarà comunque un’organizzazione che continuerà a muoversi su una china discendente verso la propria estinzione. Il Congresso degli Stati Uniti ha approvato una legge che vieta a qualsiasi presidente degli Stati Uniti di sciogliere la NATO. Ma in effetti, Trump può rendere la NATO del tutto disfunzionale.

E penso che questo sarebbe il suo obiettivo, ritirare il sostegno americano e reindirizzare i fondi per la difesa dove possono davvero aiutare gli Stati Uniti ad eguagliare i loro pari, Russia e Cina, in termini di sviluppo e implementazione di nuove armi.

[Giornalista WION]

Quindi, se dovesse prendere le distanze dall’alleanza NATO, non crede che la NATO potrebbe sopravvivere anche senza la presenza degli Stati Uniti? Non crede che la NATO possa proseguire anche se gli Stati Uniti non ci sono più?

[Gilbert Doctorow]

No, la NATO non può sopravvivere senza la presenza degli Stati Uniti. Questo è un dato di fatto. Questa mattina le principali emittenti televisive hanno già trasmesso la conclusione che ci vorranno dieci anni, prima che l’Europa diventi autonoma nel settore della difesa. L’intera industria della difesa in Europa è stata completamente liquidata dal 1991 ed i paesi europei non sono in grado di mettere insieme una forza militare che abbia un peso effettivo senza la partecipazione degli Stati Uniti.

[Giornalista WION]

Dottor Doctorow, se la NATO venisse smantellata, ritiene che l’industria della difesa in diverse nazioni europee fiorirà e anche gli Stati Uniti ne trarranno vantaggio. E se fosse così, può approfondire questo concetto?

[Gilbert Doctorow]

L’industria della difesa dovrà essere risollevata in Europa dal suo stato piuttosto pietoso in cui si trova oggi. Entro un periodo di diversi anni, diciamo 10 anni, potrebbe anche succedere, perché no? Ma la cosa più importante sarà la riconnessione politica dell’Europa con la Russia. L’Europa dovrà necessariamente trovare un accordo con la Russia, nel qual caso l’importanza della NATO stessa diminuirà in modo precipitoso. L’Europa non potrà continuare a sfidare la Russia come ha fatto sinora, considerando che oggi è di fatto disarmata e che non può più contare nel sostegno degli Stati Uniti. La NATO è stata rianimata dopo aver attraversato diverse reinvenzioni del suo scopo. È stata rianimata come un blocco anti-russo. Se l’Europa accetterà il fatto che non può tenere testa alla Russia, e che deve trovare un accomodamento, allora la logica della NATO si dissolverà.

[Giornalista WION]

Avete sentito il dottor Gilbert Doctorow, analista di affari internazionali, autore e storico. Lo ringraziamo per essere qui con noi da Bruxelles. Ha proposto alcune osservazioni molto, molto importanti. Grazie dottor Doctorow è sempre un piacere ascoltarla. E, naturalmente, sapremo come andrà a finire con la NATO, se Trump salirà al potere come ci sono buone probabilità che accada.

[Gilbert Doctorow]

Grazie per l’invito.

Una guerra economica

Quindi il professor Doctorow ci ha spiegato in modo abbastanza chiaro la situazione della NATO e degli Stati Uniti. Per gli Stati Uniti la NATO sta diventando sempre di più un peso al collo, è un costo da sostenere, non ci sono vantaggi strategici se non il fatto di magari indebolire l’Unione Europea e l’Eurozona e quindi trasformarla sempre di più in un mercato sotto controllo del dollaro, questo potrebbe essere forse la reale finalità della guerra in Ucraina, però al di là di questa situazione, che a quanto pare a Trump non interessa perseguire più che tanto, la presenza della NATO costringe gli americani a sostenere costi che non permettono parallelamente di sviluppare nuovi sistemi d’arma che siano competitivi nei confronti dei russi o nei confronti dei cinesi, quindi è una situazione che non può durare, gli americani indipendentemente da quella che sarà la posizione di Trump, che io credo comunque rispecchi anche la posizione di un gran numero di personaggi nel sistema di difesa e nel sistema di politica estera americana che sono contrari all’attuale impostazione di Biden, che poi rispecchia le impostazioni di Obama precedentemente, quindi la posizione di Trump sarà quella di disimpegnarsi in qualche maniera e gli Stati Uniti, indipendentemente che avvenga, che Trump vada la casa bianca o meno, probabilmente andranno in quella direzione.

In ogni caso noi sappiamo che oggi l’industria bellica della NATO nel suo complesso è in grado di fornire munizioni per tre giorni in un mese agli ucraini e prima che possano cambiare il ritmo produttivo passeranno anni, diversi anni e non è neanche detto che ci riescano, visto che una parte delle materie prime che vengono utilizzate per produrre questi proiettili vengono dalla Russia e quindi qualora la Russia decidesse di chiudere i rubinetti definitivamente in tal senso la NATO non sarebbe assolutamente in grado di produrre proiettili, di conseguenza da quello che vediamo la NATO è sostanzialmente indifesa, non ha capacità produttive adeguate, mancano le armi da spedire agli ucraini, anche se ci fossero i soldi per gli ucraini cambierebbe veramente poco.

L’Europa è sostanzialmente disarmata perché buona parte di quello che c’era in riserva è stato mandato agli ucraini, è stato distrutto nelle fasi precedenti della guerra in Ucraina e per quello che riguarda gli Stati Uniti, anche gli Stati Uniti hanno ridotto abbastanza le proprie riserve e per loro ora la priorità è soprattutto nel Medio Oriente, quindi vediamo che laddove non avevano più proiettili da dare all’Ucraina improvvisamente li hanno trovati per Israele ma in ogni caso non sono illimitati e come abbiamo detto anche negli Stati Uniti sebbene abbiano raddoppiato la capacità produttiva siamo ancora a meno di un decimo rispetto a quella russa che nel frattempo continua ad incrementare la propria capacità, oltre a coinvolgere nel sistema bellico, l’industriale bellico russo anche l’Iran, la Corea del Nord e in parte anche la Cina, quindi vediamo un complesso orientale che si sta consolidando con una capacità produttiva che è di ordine di grandezza superiore rispetto a quella della NATO e rispetto a quella degli Stati Uniti perché alla fine senza gli Stati Uniti la NATO non è praticamente niente.

Quindi la conclusione a cui arrivo è che oltre a essere naturalmente iniziativa di qualche folle che ha perso completamente il contatto con la realtà, la guerra ucraina si trasformerà in una sorta di trappola, di deindustrializzazione per l’Europa e di demolizione dell’eurozona che, gioco forza, si trasformerà in un’area controllata integralmente dal dollaro, presumo. Questo naturalmente andrà confermato dagli eventi ma la direzione sembra essere quella anche perché i tedeschi hanno bisogno di gas naturale per funzionare, al momento lo ricevono dalla Norvegia che naturalmente è stata vantaggiata dalla guerra ucraina, non a caso Stoltenberg è un norvegese, il segretario della NATO, ma quello che forniscono i norvegesi non basta e quindi i tedeschi dovranno importare gas liquefatto dagli Stati Uniti che sono diventati il principale produttore superando persino il Qatar.

La guerra del Medio Oriente pone il Qatar in difficoltà, tra l’altro il Qatar è un sostenitore di Hamas, perciò si trova dalla parte sbagliata, se vogliamo, per quello che riguarda l’uccidente del conflitto in Israele e di conseguenza quello che possiamo vedere è che l’Europa dà una dipendenza dalla Russia che poteva avere naturalmente controindicazioni, ma che comunque forniva all’Europa un gas a basso costo, in grandi quantità, anzi in quantità sostanzialmente illimitate e in modo continuativo con bassi costi di trasferimento essendo trasferito tramite condutture e disponendo di un mercato quasi illimitato di assorbimento da parte dei cinesi, oggi si sta spostando completamente.

Dipenderà dagli Stati Uniti che venderanno gas liquefatto che al momento tra l’altro Biden ha bloccato come progetto, vale a dire, l’infrastruttura che negli Stati Uniti dovrebbe fare da specchio rispetto a quella europea per fornire agli europei di gas naturale liquefatto è stata bloccata al momento, quindi dipenderebbe in totale dagli Stati Uniti per gran parte della fornitura di gas naturale a prezzi molto maggiorati perché naturalmente è gas che viene dagli Stati Uniti, tramite nave, quindi c’è tutto un costo di lavorazione che comporta anche un numeroso, un vastissimo dispendio di energia alla faccia degli ecologisti e del riscaldamento globale, del cambiamento climatico e in più la Cina guardando anche l’evoluzione militare in Ucraina, la crescita di sanzioni nei suoi confronti, nei confronti della Russia, si sta progressivamente sganciando dell’eurozona perché non vede nell’Europa un partner affidabile.

E di conseguenza si sta in parte orientando verso l’interno come mercato, in parte orientandosi verso l’est in generale e in più ha dei problemi seri al proprio interno, di tipo economico, sta cercando di risolvere con degli interventi anche piuttosto drastici, perciò dal punto di vista europeo vediamo un incudine e un martello, da una parte l’incudine è la Russia che taglia i rifornimenti che finora hanno continuato, sebbene maggiorati, di petrolio e di gas per l’Europa, passando attraverso l’India, un taglio degli acquisti o degli investimenti da parte della Cina e dall’altra la fornitura di gas a prezzo maggiorato dagli Stati Uniti che nel frattempo si ritireranno progressivamente dalla NATO. Questo è quello che vedo. Adesso vi propongo l’intervista con il vaso di Pandora che magari vedrà ulteriori aspetti di interesse in questo senso. Eccola.

La battaglia elettorale negli USA e le conseguenze per l’Europa

[Carlo Savegnago]

Amici del Vaso di Pandora, benvenuti, ben ritrovati. Presento subito il mio ospite, graditissimo, lo vedete qui di fianco a me in collegamento dalla Florida, Roberto Mazzoni, benvenuto. Buona giornata a tutti, ben trovati. Tutto bene Roberto, in Florida com’è il tempo?

[Roberto Mazzoni]

Il tempo si è riscaldato, abbiamo avuto un inverno piuttosto ballerino, nel senso che faceva molto freddo un giorno e poi caldo il giorno dopo. Non è strano per la Florida, però comunque era insolito alla durata di questo periodo. Adesso fa caldo, quindi siamo tornati alla normalità, abbiamo di nuovo il nostro governatore a tempo pieno, quindi siamo tranquilli.

[Carlo Savegnago]

Ecco esatto, partiamo proprio da questo. Avete il vostro governatore Ron DeSantis che praticamente ha ufficializzato, visto anche l’esito delle primarie del partito repubblicano in Iowa e in New Hampshire, con il ciclone Trump possiamo dirlo tranquillamente. Abbiamo visto anche qui le immagini del vostro governatore che ha rinunciato a concorrere alle primarie per i prossimi mesi e ha ufficializzato proprio il suo appoggio a Donald Trump. Io direi che partiamo con questo tema.

[Roberto Mazzoni]

Ma direi di sì. Allora, naturalmente io non avevo mai avuto dubbi, se vi ricordate quello che ci siamo detti nelle precedenti interviste, che Trump avrebbe vinto le primarie. Non c’era possibilità che un concorrente all’interno del partito repubblicano potesse spuntarla, qualunque fosse la situazione.

[Carlo Savegnago]

C’era al limite solo da vedere con che scarto avrebbe vinto. Quella era da vedere, la vittoria non era in dubbio.

[Roberto Mazzoni]

Esatto. Ma più che altro era da stabilire se sarebbe riuscito ad arrivare alle primarie. Questo era il punto veramente critico. Io ho sempre ritenuto che De Santis fosse candidato come riserva in campo, vale a dire. Poi Trump naturalmente non ha apprezzato il gesto, ma qualora Trump fosse stato tolto di scena prima nelle primarie attraverso i vari intrugli legali che sono inventati, allora ci sarebbe stato un concorrente in grado di sostituirlo già in corsa. Visto che le primarie naturalmente hanno dato un grosso vantaggio a Trump, visto che comunque De Santis è riuscito bene, perché ha fatto circa metà di Trump e aveva investito molto meno come campagna elettorale, molto meno di metà. Quindi lo stesso Trump poi si è congratulato con De Santis dicendo che ha ottenuto un risultato eccezionale, considerando tutto e che si è comprato molto bene.

Sono diventati nuovi amici quasi fratelli e De Santis ha giocato molto bene l’uscita perché l’ha fatta subito dopo l’Ohio e prima del New Hampshire.

New Hampshire dove la posizione di Trump avrebbe potuto essere critica in ragione di Nikki Haley, l’altro concorrente che era emerso con prepotenza nell’ultima fase, soprattutto perché sostenuta da un ingente investimento pubblicitario da parte dei finanziatori dell’establishment che volevano battere Trump in corsa sul finale.

Nel New Hampshire avrebbe potuto godere dei voti anche del Partito Democratico. Infatti sappiamo di numerosi elettori del Partito Democratico che sono confluiti nel New Hampshire per votare. Siccome nel New Hampshire è possibile anche per non-Repubblicani votare nelle primarie, era pronto il colpaccio, dove Haley sarebbe arrivata e avrebbe superato o quasi eguagliato Trump, determinando un rovesciamento della situazione, con un investimento pubblicitario notevolissimo, molto superiore a quello di Trump ed enormemente superiore rispetto a quello di De Santis.

Quindi De Santis si è tolto di scena appena prima del New Hampshire, dicendo ai propri elettori di votare per Trump, e così facendo ha azzoppato la Nikki Haley sul nascere e quindi si è procurato l’eterna riconoscenza di Trump che sicuramente ne terrà conto per il futuro. Haley, nonostante questo exploit, esce molto male dal New Hampshire, quindi riteniamo, gli stessi commentatori della sinistra ritengono che ormai sia un cavallo zoppo e di conseguenza non ci sarà più nessuno sfidante nei confronti di Trump.

[Carlo Savegnago]

Roberto, qui comunque si è capito tra le righe che la stampa nazionale italiana è rimasta abbastanza sorpresa dalle dimensioni della vittoria di Trump e abbiamo notato anche che a Davos, al World Economic Forum, già l’amministratore delegato di JP Morgan ha già cominciato a mettere un po’ le mani avanti, dicendo che se anche vince Trump per la banca il futuro sarà positivo, quindi hanno già cominciato ad entrare in ordine di idee, si stanno riposizionando.

[Roberto Mazzoni]

Sì, direi che questo riposizionamento è in corso da tempo. Allora, la casa bianca di Joe Biden è stata un fiasco colossale per tutti quelli che l’avevano in qualche modo sostenuta, perché ha perso tutte le guerre in cui è stato coinvolto, sta precipitando come livello di gradimento, sono di fatto incompetenti, inefficienti, inconcludenti e di conseguenza anche i loro padroni non sono più così soddisfatti. Jamie Dimon è un personaggio importante, perché potremmo considerare come il vice re degli Stati Uniti, la JP Morgan Chase, che è la banca di cui è amministratore delegato, è di fatto la banca che controlla la Federal Reserve, quindi è quella che ha in mano i cordoni della borsa che poi muove le pedine all’interno dello scacchiere politico americano, perché dobbiamo ricordarci che non sono i politici che governano, non più da tempo, ma sono i banchieri centrali.

[Carlo Savegnago]

Quindi è sempre bene ricordarlo

[Roberto Mazzoni]

Perché altrimenti ci confondiamo. Ogni tanto è meglio fare un “remember”.

[Carlo Savegnago]

Esattamente.

[Roberto Mazzoni]

Il fatto che Jamie Dimon abbia inquadrato la situazione è perché non è un cretino, nel senso che ha capito che le primarie ormai sono finite per il partito repubblicano, Trump sarà il candidato, non ci sono storie, le varie cause legali andranno avanti, però quella per esempio della Georgia, che sembrava essere una delle più pericolose, sta crollando per uno scandalo in cui sta coinvolto direttamente il primo ministero, quindi sta crollando perché lei sta finendo sotto inchiesta per problemi personali e di conseguenza, benché ci saranno degli escalation sicure, garantite, sulle attività legali contro Trump, cercheranno tutti i modi di squalificarlo dalle elezioni. Continueranno, ci saranno escalation.

Ci saranno escalation, tuttavia direi che ormai la questione delle primarie sia conclusa e anche vediamo diversi suoi oppositori, se vogliamo, all’interno del partito repubblicano che hanno deciso pazienza. E così accettiamo la situazione. Nel caso di Jamie Dimon è evidente che lui sta pensando al dopo Biden e sta cercando di prepararsi una via di rientro, di gestione della situazione con Trump alla Casa Bianca potenzialmente, anche perché i sondaggi di Biden sono disastrosi, sono specialmente agghiaccianti.

Se continua così, credo che sarà il presidente più impopolare nella storia degli Stati Uniti e per quanto possano cercare di fare cose creative durante le elezioni, diventa poi possibile e diventa impossibile se il divario è enorme e gigantesco. Quello che però sta chiaramente avvenendo e direi che sia quello che rende anche Jamie Dimon più tranquillo e più sereno è che stanno già preparando un soft coup nei confronti di Trump, è già iniziato ed è molto semplice.

[Carlo Savegnago]

Ci puoi tradurre un soft coup? Che significa?

[Roberto Mazzoni]

È un colpo di stato morbido, che non coinvolge l’uso della forza o dei militari, anche se i militari sono direttamente coinvolti, ma che di fatto azzoppa definitivamente la presidenza Trump. L’idea è questa, togliergli la gestione dell’esercito, quindi impedire a Trump di non fare guerra, impedire a Trump di concludere dei conflitti in corso o impedire che ne siano sviluppate di nuovi.

Hanno già approvato una misura di tal senso al Senato, dove Trump a questo punto non potrà più uscire di propria iniziativa dalla NATO, ma dovrà chiedere il consenso al Senato che naturalmente non glielo darà mai. Faranno un’estensione di questi tipi di misure legislative da qui all’insediamento di Trump, adducendo il fatto che lui di fatto sarà un dittatore e nel suo periodo dittatoriale cercherà di prendere controllo della Repubblica, sottraendole ai poteri democratici, dimenticandoci che già oggi siamo in un regime sostanzialmente sovietico.

[Carlo Savegnago]

Quindi con questa argomentazione l’idea è di ingessarlo.

[Roberto Mazzoni]

Ingessarlo preventivamente diciamo. In modo che una volta che arriva lì non abbia il potere legale per fare quello che normalmente un Presidente fa. Molto interessante questa informazione. La strategia ormai è chiarissima. Ci sono diversi commentatori anche dall’interno dell’apparato pubblico americano che la confermano e d’altro ci sono appunto le prime mosse già al Senato per quello che riguarda la NATO.

Era evidente che nel momento in cui Trump fosse arrivato alla Casa Bianca avrebbe probabilmente cambiato la politica nei confronti della NATO, addirittura abbandonando la NATO o comunque riducendo l’impegno americano in Ucraina, questo è poco ma sicuro, e anche ridimensionando la NATO come struttura. Tra l’altro è interessantissimo che Jamie Dimon stesso dice che Trump aveva ragione riguardo alla NATO. Si riguardo alla Cina, ha detto in parte. Dobbiamo misurare le parole con attenzione quando parla il vice re.

Nei confronti della NATO è evidente che Wall Street, l’apparato, il mega apparato finanziario ha deciso che la NATO non serve più, anche perché è stato un fiasco colossale, non è in grado di produrre armi, non è in grado di vincere guerre, non è in grado di combattere gli intesi.

Costa, costa. Costa, ma soprattutto è cattiva propaganda, cioè far fare brutta figura, quella è la cosa più importante. Tra l’altro, siccome comunque non riescono a produrre le armi che dovrebbero produrre, diventa anche uno spreco complessivo perché non hanno modo di fatturare. Tu fatturi il momento in cui consegni le armi, se le armi non ce le hai da consegnare perché non le puoi produrre, a questo punto non hai finito il gioco.

Anche perché, come osservava un commentatore militare russo, interessante che sentivo proprio stamattina, gran parte del materiale necessario per la produzione dei proiettili, perché poi quello che mancano sono i proiettili, viene dalla Russia, quindi nel momento in cui i russi non vendono più i materiali primi agli Stati Uniti o all’Unione Europea, i proiettili non ci sono più, quindi sparano con le cerbottane, si tirano i sassi, fanno cose di questo genere.

Direi quindi che la NATO è sulla via del tramonto, rapidamente. In più credo che Trump abbia anche lanciato una bordata intelligente nei confronti di JV Diamond, che potrebbe però essere vista da varie angolazioni. Allora, noi sappiamo che sia Vivek Ramaswamy, che è un personaggio che non conoscevamo prima.

[Carlo Savegnago]

Il miliardario di origini indiane.

[Roberto Mazzoni]

Che viene dal mondo della biotecnologia, che è emerso improvvisamente come un candidato potenziale, sicuramente ha avuto una grossa copertura pubblicitaria. Poi in termini di risultato numerico, lo abbiamo visto in Iowa, non è stato eccezionale, ma considerando che era un emerito sconosciuto, che è emerso all’improvviso e che non ha avuto un appoggio diretto da parte del partito, ha fatto bene, ha concluso bene le sue attività. Comunque sia lui sia De Santis avevano incluso la lotta contro le CBDC (Central Bank Digital Currencies – valute digitali delle banche centrali) nella loro piattaforma elettorale. Anche lo stesso Kennedy, Robert Kennedy Junior.

Anzi, Ramaswamy aveva lanciato la propria campagna elettorale proprio a Bitcoin 2023 a Miami davanti al pubblico dei Bitcoin, dicendo “noi ci opporremo al lancio del dollaro digitale da parte del Fed Reserve, anzi vogliamo anche, Ramaswamy aveva detto, voglio smontare la Fed Reserve, ridurla ai minimi termini, ridurne il potereeccetera”.

Quindi sicuramente si è dimostrato un argomento interessante, visto i risultati che comunque ci sono stati. E di conseguenza dopo che sia Ramaswamy che De Santis si sono ritirati, hanno appoggiato Trump, Trump ha deciso di prendere in carico questo messaggio e si è dichiarato per la prima volta in una storia contrario al lancio delle CBDC.

[Carlo Savegnago]

Del dollaro digitale in pratica.

[Roberto Mazzoni]

Del dollaro digitale, perfetto. Quindi nella piattaforma di Trump oggi è inclusa l’opposizione al fatto che la Federal Reserve lanci un suo dollaro digitale. Ma questo potrebbe anche essere benvenuto per Jamie Dimon, perché Jamie Dimon non vuole che la Federal Reserve lanci il dollaro digitale, lo vuole lanciare lui.

Quindi, mentre nel resto del mondo saranno le banche centrali a imporre singoli valuti digitali, come ad esempio l’euro digitale, e quindi il circuito bancario verrà sostanzialmente raso al suolo, o comunque ridotto in modo sistematico, perché diventa inutile e sovrabbondante, negli Stati Uniti è il contrario.

Negli Stati Uniti vogliono far piazza pulita delle banche piccole, ma al tempo stesso consolidare la potenza delle banche primarie, quelle che poi controllano il mercato del dollaro e che insieme a quelle britanniche controllano il mercato dell’euro dollaro, che vi ricordo è un mercato che non è controllato da nessuno, non è sotto il controllo della Fed Reserve, del governo degli Stati Uniti, ma viene amministrato direttamente da Londra.

Quindi questo movimento ci fa vedere che negli Stati Uniti ci saranno delle CBDC private, saranno i vari JP Morgan Chase, piuttosto che Wells Fargo, piuttosto che Federal America.

[Carlo Savegnago]

Quindi le valute digitali saranno delle banche in pratica, delle singole banche, non ci sarà una valuta nazionale.

[Roberto Mazzoni]

Esattamente. Quindi sarà il dollaro di Jamie Dimon, questo perché innanzitutto legalmente e costituzionalmente, anche se non credo che sarebbe un ostacolo, la Federal Reserve non può aprire conti correnti a beneficio dei singoli americani, quindi può semplicemente produrre denaro che va nelle casse dello Stato e quindi legalmente non potrebbe farlo, ma anche perché non gli interessa da un punto di vista pratico, non vogliono avere la complicazione di un apparato che tra l’altro a questo punto complicherebbe anche il loro meccanismo di gestione dei prestiti con la riserva frazionaria e tutto il resto a cui sono tanto abituati e che gli piace tanto.

Quindi direi che lo scenario in cui siamo oggi, anche per queste varie crisi, la guerra in Ucraina che deve continuare a tutti i costi, la guerra in Israele che si sta espandendo e che deve continuare a tutti i costi, la guerra con gli Huthi che è iniziata e che continuerà per tutto il 2024 e forse anche di più, perché ci dicono che non sta funzionando niente e quindi decidiamo di continuarla, produrrà uno shock notevole sul sistema finanziario, sul sistema economico, sul sistema naturalmente delle spedizioni, perché blocca il canale di Suez, soprattutto a sfavore dell’Unione Europea, che credo sarà l’agnello sacrificale per iniziare questa crisi finanziaria che deve azzerare tutto il sistema finanziario attuale e farlo ripartire da zero, così da eliminare il debito pubblico che ormai sta diventando insostenibile e in buona sostanza compensarlo con i beni privati che verrebbero acquisiti dallo Stato o acquisiti dalle banche.

Quindi questa è un pochino l’idea e questa sembra essere la direzione in cui siamo proiettati con sempre maggiore velocità ed è anche il messaggio che Jamie Dimon ci trasferisce in modo abbastanza sibillino, vale a dire lui si sente ancora totalmente in controllo, lui in realtà rappresenta poi degli interessi che sono dietro di lui che sono ancora più importanti, è convinto di poter gestire Trump anche qualora andasse alla Casa Bianca, poi bisogna vedere che sappiamo che Trump non è sempre gestibile ed è creativo, ma in ogni caso ci troviamo di fronte al grande scontro, siamo arrivati al capitolo definitivo, capitolo finale.

[Carlo Savegnago]

Quindi ricapitolando lo scontro tra?

[Roberto Mazzoni]

Lo scontro in buona sostanza tra la popolazione e il sistema bancario e finanziario che ha deciso di azzerare la ricchezza di tutti e accorparla,

questo è l’obiettivo, resettando l’intero sistema per sostituirlo con un nuovo sistema che sarà basato su una valuta programmabile dove le persone potranno comprare tanto quello che gli viene detto che possono comprare con le scadenze, con i tempi, con le modalità che gli vengono dette, tutto unito a un sistema di sorveglianza personale in stile cinese e alimentato, ve lo ricordo, questo è il progetto della tecnologia israeliana, tecnologia israeliana che abbiamo già visto ampiamente utilizzata a questo scopo per lungo periodo appunto nel Stato di Israele, quindi questo è un pieno progetto.

Poi ci sono naturalmente altri elementi che entrano nel sistema, le città dei 15 minuti, l’apartheid locale, tutte queste belle cose. Sono tutti i processi in atto anche in America quindi questi? Assolutamente, che convergono. In America siamo un po’ più indietro rispetto all’Europa e rispetto al Canada per esempio, quindi nei Stati Uniti arriveranno…

[Carlo Savegnago]

È stato denunciato Trudeau, Justin Trudeau per la mossa che ha fatto di bloccare i conti correnti dei camionisti quando c’è stata la protesta del Freedom Convoy, no?

[Roberto Mazzoni]

Sì, però ancora galleggia, quindi non sarà così facile togliercelo di mezzo. In ogni caso Trudeau si capisce che è un personaggio, è uno dei tanti fantocci che rappresentano un sistema che può sostituire un personaggio con l’altro, anche perché da un punto di vista politico l’opposizione in Canada non è poi così forte, quindi a parte pochi governatori, il governatore di Alberta che è in grado di tenere testa al governo di Ottawa, gli altri, diciamo il partito conservatore mi sembra che non vada da nessuna parte, un po’ come vediamo anche in altri posti, non è che sia, cioè l’opposizione non è posizione reale. Quindi questo è un pochino lo scenario in cui siamo indirizzati ed è anche il motivo per cui appunto io mi sono concentrato di più su Bitcoin in quest’ultimo primo.

[Carlo Savegnago]

Sì, e tra l’altro lo ricordiamo che hai aperto una sezione specifica all’interno del tuo sito mazzoninews.com che si chiama “La legione di Bitcoin”, no?

[Roberto Mazzoni]

Esatto, perché avevamo l’idea di darci gli strumenti per affrontare questa crisi in modo efficace, insomma, non essere schiacciati, anzi da poterne entrare in vantaggio, anche perché vediamo che lo stesso sistema sta adottando Bitcoin, abbiamo visto il lancio degli ETF, 11 ETF che sono fondi di investimento di Wall Street basati su Bitcoin, tra cui uno di BlackRock, che sono partiti molto bene, tra l’altro è stato un risultato record il giorno di lancio di questi ETF in termini di traffico di contanti e questo ci fa capire una cosa secondo me abbastanza chiara, voglio dire, hanno capito che Bitcoin non può essere fermato e come sistema quando applicato può ribaltare la situazione, abbiamo visto nel Salvador dove ha dato risultati eccezionali, continua a dare risultati eccezionali.

Magari lo vedremo anche in Argentina, vedremo, pare che il nuovo presidente argentino sia favorevole a un’adozione ufficiale di Bitcoin e questo comunque Bitcoin è l’alternativa che non può essere fermata dal sistema finanziario, quindi quello che stanno cercando di fare è di bloccare le entrate e le uscite, io direi il lancio dell’ETF di Bitcoin da parte di BlackRock e di una parte degli altri operatori, che sono tutti operatori primari nella finanza di Wall Street, mira due cose, una, alla loro volta procurarsi dei beni che possono durare in futuro così da essere pronti dopo il reset ad avere qualcosa su cui appoggiarsi, in aggiunta ai beni immobili e a tutto il resto che riusciranno ad arraffare, ma anche il progetto è nessuna via d’uscita.

Vale a dire se devi salire su Bitcoin o se devi uscire a Bitcoin, passi da noi altrimenti non passi, cosa che sembra abbastanza evidente e che però rischia di fallire clamorosamente anche perché non potranno mai avere un’uniformità mondiale di copertura e quindi sono già potenzialmente sconfitti in partenza, però sarà una delle sfide più importanti del 2024, perché stiamo di fatto affrontando una guerra finanziaria, questo è quanto, la Cina è in grave crisi, con la situazione nel Medio Oriente questa crisi si acuisce, la crisi cinese si esporta poi in resto del mondo, quindi il sistema che già era piuttosto traballante, continua ad avere scossoni, c’è una palla di demolizione che ogni giorno dà una bella botta e prima o poi cade, quindi ci sono tutti che stanno preparandosi per affrontare in qualche maniera i cinesi e i russi lo sappiamo, stanno puntando sull’oro, stanno accumulando riserve d’oro, hanno accumulato riserve d’oro per parecchi anni e hanno quindi una base per poter ripartire da zero avendo l’elemento comune dell’oro da scambiarsi.

Per l’Occidente questo non è così facile, perché l’oro è sotto controllo di pochi che non sono pronti a rilasciarlo e in più l’oro presenta il problema di non essere facilmente accessibile, più che altro non essere facilmente trasportabile o commerciabile da parte di privati, cosa che invece bitcoin può fare e naturalmente di nuovo io non fornisco consigli di investimento, però consiglio caldamente di documentarsi su questa materia, perché stiamo affrontando un periodo che non ha precedenti nella storia.

[Carlo Savegnago]

È un tornante della storia, assolutamente e quindi torna molto buono e utile la legione di bitcoin, poi amici ascoltatori troverete nel testo in descrizione il link del sito di mazzoninews.com. Quindi queste sono le prospettive in pratica, il consiglio è impariamo…

[Roberto Mazzoni]

Mettetevi il casco perché vi servirà, questa è l’idea. Che non è lo scolapasta dei complottisti, è proprio il casco in questo caso, perché di solito si viene descritti quelli con lo scolapasta in testa, con le antennine per cercare, qui invece è proprio un elmetto da mettersi in testa. Sì, ho sentito diversi analisti di Wall Street, gente che ha lavorato a Wall Street, gente che si è ricondizionata, si è rigenerata, è uscita dal circuito e tutti condividono l’idea che si sta andando verso il grande botto e che questo grande botto assomiglia molto alla grande crisi degli anni 30 che fu prodotta proprio per dar modo a Wall Street, ai banchieri di Londra e di Wall Street di trarre vantaggio da una crescita industriale enorme di cui stavano perdendo il controllo e per prenderne il controllo dovevano fermarla, così che fosse totalmente dipendente da loro.

Prima degli anni 30 le industrie americane non avevano bisogno delle banche per poter crescere, avevano i propri guadagni che investivano nello sviluppo della produzione, tutti gli americani avevano una certa quantità di risparmi. Con la grande crisi degli anni 30, la grande depressione famosa, tutto è cambiato e da quel momento in poi le banche e i privati hanno dovuto fare sempre più debiti e oggi siamo su un’economia totalmente basata sul debito. All’epoca il punto di riferimento era l’oro, oggi il punto di riferimento sono i titoli del tesoro americani che sono un debito in buona sostanza.

Quindi si è completamente ribaltata la situazione e una situazione di questo genere non è sostenibile sul lungo periodo, dopo un po’ fuori da rubare, il parassita uccide l’organismo di cui è parassita e di conseguenza è necessario rigenerare un nuovo organismo. E siamo nella fase finale, fino adesso il sistema è stato mantenuto in piedi dalla globalizzazione, dal fatto che la mano d’opera veniva trasferita in nazioni dove costava molto meno e dove c’era la possibilità di profittare dalle differenze in questo senso.

Però la Cina è cresciuta, oggi i cinesi vogliono avere uno stipendio adeguato come tutti gli altri, l’India sta crescendo, l’Africa è stufata di essere sfruttata, quindi non è più così facile, il concetto della globalizzazione stessa ormai si è smontato, ce lo dicono, siamo in un periodo di deglobalizzazione e in più il fatto di trasportare merci su lunghe distanze diventa sempre più complicato, sempre più costoso, soprattutto quando vengono create crisi come quella che stiamo vivendo. E poi c’è il Medio Oriente, chiaro.

Ma non è accidentale, perché a un certo punto uno si crede, ma un errore va bene, una casualità va bene, ma qui è un continuo, la guerra in Ucraina è persa. Quindi la casualità non c’è, è proprio un discorso a tappe quasi. È un discorso di scossoni successivi fino a che non crolla. Abbiamo visto che la guerra in Ucraina, che ormai è stata persa dagli ucraini, comunque va avanti, da Parigi addirittura ci è arrivata la notizia, anzi da Mosca è arrivata la notizia, che hanno appena bombardato un palazzo in Ucraina pieno di militari francesi, che erano presenti in Ucraina come se fossero degli indipendenti, ma poi pare che venissero pagati come stipendio da Parigi. Quindi erano dei militari che erano stati trasformati.

[Carlo Savegnago]

Abbiamo data, direi forse in anteprima, la notizia proprio ieri, perché abbiamo una rassegna stampa da Mosca, quindi organi di informazione russi praticamente, dove è uscita tra l’altro la lista dei mercenari francesi. Noi abbiamo anche titolato “siamo in attesa della lista dei mercenari italiani a questo punto, probabilmente”.

[Roberto Mazzoni]

La Francia, tra l’altro l’ambasciatore francese a Mosca è stato chiamato a rapporto e l’ha mantenuto diverse ore, quindi non credo che gli abbiano semplicemente detto “guarda, siamo come mai”, credo che gli abbiano fatto il pelo contro il pelo. In pratica i russi si stanno stufando e sono prossimi a fare un’escalation, ma non militare.

Secondo me, i francesi, che potevano essere un’alternativa dopo il crollo della Germania, perché la Germania si sta deindustrializzando e non tornerà indietro da questo percorso.

[Carlo Savegnago]

Ritieni, ritieni, parte da un punto di partenza molto alto.

[Roberto Mazzoni]

Non c’è ritorno, anche perché l’industria chimica è in forte crisi, non hanno i materiali necessari che dovrebbero procurarsi in parte dalla Russia, non hanno l’energia necessaria che arrivava dalla Russia e l’obiettivo comunque degli Stati Uniti è quello di trasportare quante più industrie tedesche nei Stati Uniti possibili, quindi da Washington arriva un aiuto adesso al Basso, scendere più rapidamente. Quindi poteva esserci un’alternativa francese che tra l’altro ha mantenuto l’industria, una certa presenza nell’industria nucleare, aveva la capacità di produrre energia indipendentemente, poteva servire l’Europa, il Sud, l’Italia in particolare. Il problema è che i francesi hanno bisogno dell’uranio, l’uranio viene dal Niger e viene dalla Russia per loro, benissimo, se continuano a irritare i russi, i russi smetteranno di dare gli uranii, è semplice, in più abbiamo visto che nel Sahel, nell’area sub-sahariana, l’influenza russa diventa sempre più importante, i francesi sono andati dal Niger e non tornano indietro, il regime che li ha mandati via rimane al potere, quindi più continua così, più l’economia francese è destinata a fare un tonfo, tanto quanto quella tedesca. A me più che una direzione suicida non mi pare, perché ormai la guerra mondiale è persa, cosa serve? Continuare a insistere.

[Carlo Savegnago]

Diciamo rimane in piedi nella percezione della pubblica opinione grazie alla propaganda che ci sta alla base e questo comunque ha una sua influenza perché intanto l’opinione pubblica rimane tranquilla perché è anestetizzata da questa diciamo manipolazione, da questa propaganda molto efficace, bisogna dire anche molto efficace per quello, però intanto.

[Roberto Mazzoni]

D’accordo, però questo non toglie quelli che sono i fondamenti, allora noi in economia sappiamo che le conseguenze si vedono con ritardo di un anno o due anni, quindi quello che viene fatto oggi provocherà conseguenze fra 10 mesi o 24 mesi e allora sarà troppo tardi per poi avermi detto, poi all’epoca la gente si chiederà ma come mai è successo, oh le cose costano così care, l’energia è inavvicinabile, siamo in crisi, ci servono soldi dalla banca europea, dalla banca centrale europea.

[Carlo Savegnago]

Come si dice la gente cadrà dal pero, come si dice?

[Roberto Mazzoni]

Cadrà dal pero, e il pero sono pronti a darglielo, che è l’euro digitale, a quel punto tutti si faranno il pero e da lì comincia il percorso verso il nuovo status quo per l’Europa.

[Carlo Savegnago]

Quindi per questo è molto sicuramente utile e auspicabile quindi imparare, capire come funzionano le valute digitali.

[Roberto Mazzoni]

Assolutamente.

[Carlo Savegnago]

Perché sarà importante non farsi trovare impreparati e dover correre ripari, a quel punto il massimo obiettivo è quello di limitare i danni.

[Roberto Mazzoni]

Sì, che diventa però difficile, perché comunque non è un argomento facile da apprendere, c’è una curva di apprendimento piuttosto ripida e in più via via, adesso è abbastanza facile entrare, ma via via le porte siano sempre più chiuse.

Quindi chiunque aspetta più a lungo, e di nuovo io non do consigli di investimento, però il mio consiglio è documentatevi, informatevi, se aziende come BlackRock, che sono altri grossi gestori di fondi di investimento in America, che hanno un daffare mostruoso, più grande di intere nazioni, si preoccupano e si premurano di lanciare un prodotto specifico su Bitcoin a Wall Street, ci sarà un motivo.

[Carlo Savegnago]

Certo.

[Roberto Mazzoni]

Quindi vuol dire che c’è qualcosa di grosso che si sta muovendo e questo qualcosa di grosso ha a che fare con un ribaltamento totale del sistema finanziario, un resetare appunto il grande reset del sistema finanziario e ormai anche il World Economy Forum è diventato abbastanza superfluo, nel senso che parte è screditato, ma ormai non serve neanche più, perché ormai sono arrivate alla fase operativa, il meccanismo è in corsa, il treno è in corsa e a meno che arrivi qualcuno con una capacità di frenare notevole e che trovi un binario parallelo da potersi muovere, il treno va avanti. Parallelamente però paradossalmente, l’abbiamo visto laddove comunque appunto è stata applicata una trasformazione importante nell’economia e non solo in El Salvador, si può ribaltare la situazione anche rapidamente.

El Salvador è esploso letteralmente, rispetto a una condizione che era disastrosa prima, è chiaro che essendo una nazione piccola è anche facile fare i cambiamenti rapidi, però è anche vero che si possono osservare nell’arco di qualche anno, perché poi comunque i cambiamenti non sono nell’arco di un mese o due mesi, la gente si aspetta che tutto cambi all’istante, non succede così.

[Carlo Savegnago]

quindi io direi che quest’anno sarà un anno cruciale in tutti i sensi, con le elezioni in Stati Uniti, abbiamo le elezioni in Russia, abbiamo tanti altri movimenti. Anche l’Europea, abbiamo l’Europea a giugno, quindi non lo so di che portata sono, perché mi sembra che insomma siano alternative del pensiero unico, quindi non c’è molto da su cui scegliere.

[Roberto Mazzoni]

Io credo che il problema dell’Unione Europea ormai sia concluso, nessuno si aspetta che sopravviva, nessuno negli Stati Uniti si aspetta.

[Carlo Savegnago]

Tu sei già oltre nella visione.

[Roberto Mazzoni]

Sì, ma perché qui lo danno per scontato che non avrà storia, non avrà futuro. In America il clima è questo nei riguardi dell’Unione Europea, è a capolinea. No, a capolinea è già passato, sta andando in deposito. Quindi, e non se ne preoccupano perché si distruggerà sola, quindi non hanno nessun problema, non devono anche fare fatica. Gli Stati Uniti guadagneranno da questa operazione, perché esporteranno in Europa gas naturale a prezzi maggiorati, visto che adesso il Qatar è fuori gioco, visto che il Medio Oriente è tappato.

In più con questa crisi crescente diventerà anche proprio difficile, al di là di quello che sono i costi maggiori di trasporti, esportare per certi paesi, perché verranno bloccati dai vicini. Quindi, senza una fonte di energia a basso costo, nessuna economia moderna può sostenersi. È un assioma facilmente dimostrabile e dimostrata ampiamente nella storia. Quindi, se l’Europa non riesce a procurarsi una fonte di energia alternativa a basso costo, fin di gioco. Non accetto, viene a mancare il sangue dell’organismo, se vogliamo dirla così. Esatto, e noi vediamo infatti, per esempio, che in Ungheria, ne abbiamo già parlato, stanno adottando una politica opposta, hanno una relazione di neutralità nei confronti dei russi, continuano ad avere energia a basso costo, vediamo diverse industrie che offriranno verso l’Ungheria, quindi magari siete degli industriali e avete bisogno di energia, è una cosa che vale la pena considerare.

Nel senso che poi, la caduta dell’eurozona o del sistema europeo, che tutto sommato, credo abbia fatto il suo tempo, non significa che poi in Europa non ci siano delle aree che possono svilupparsi e diventare importanti e avere una crescita significativa. Significa semplicemente uno spostamento delle ricchezze. La Germania non la vedo bene, non la vede bene nessuno qua. Ti dico, né i commentatori di sinistra, né quelli di destra, ritengono che per la Germania ci sia un futuro.

[Carlo Savegnago]

In questo senso, certo. Allora, io direi che ci stiamo avviando alla conclusione, perché come sempre le puntate con Roberto Mazzoni sono dense di informazioni e tanto so che molti ascoltatori le riguardano, guardano pezzi, perché non è facile seguire tante informazioni. Però vorrei, come ultimo punto, ma proprio in maniera molto sintetica, tornare all’argomento che abbiamo parlato di, siamo andati su tutt’altro, però volevo tornare un attimo alle elezioni americane, così come per curiosità, perché in questi giorni qua, non so se si tratta di gossip, quasi, ce lo dirai tu, in questi giorni si parla, la stampa almeno italiana, si parla di una Michelle Obama che potrebbe sostituire Biden, essere lei poi alla fine la candidata a sfidare Trump a questo punto. Cos’è, gossip o è possibile una cosa del genere?

[Roberto Mazzoni]

Qua non c’è nessun riscontro in tal senso, cioè non è neanche come gossip, quindi non saprei. Non si può escludere niente, però al momento… Quindi ne parlano qui in Italia, ne parlano qui in Italia, non ne parlano in America. È una cosa nostra, è una cosa italiana. Ok, è una cosa italiana, anche questa fa parte delle strategie qui per dissimulare un po’ tutto. E ultimissima domanda, sempre sui candidati, Robert Kennedy Junior sembra sparito un po’ dai radar, mi sembra, almeno qui in Italia, lì in America com’è? Beh, allora, è ancora abbastanza presente, si sta ricollocando perché il problema di Robert Kennedy è che ha lasciato il partitore democratico, visto che non poteva accedere alle primarie e quindi si sta riposizionando all’interno della fascia degli indipendenti. E lì c’è un certo movimento in corso e potremmo vedere, anzi secondo me vedremo l’emergenza di una terza forza presente durante le elezioni.

Una terza forza che potrebbe in parte sottrarre voti a Trump e in parte sottrarre voti a Biden o al suo successore. Però sono in fase di disorganizzazione, è anche per questo che non c’è una grande visibilità. Ma non credo che sia sparito, semplicemente si tratta di rimpacchettare le cose, anche perché per lui a questo punto non è più necessario partecipare alle primarie, quindi è anche inutile sprecare denaro. In questa fase siamo nella fase delle primarie, siccome lui non partecipa alle primarie è inutile farsi vedere, perché è troppo presto rispetto alle elezioni. Quando ci avvicineremo di più alle elezioni, io presumo che lo vedremo riapparire, quando sarà importante proprio per il risultato finale elettorale.

[Carlo Savegnago]

Certo, certo, perfetto. Era proprio una mia curiosità quella su Michelle Obama, proprio in chiusura del nostro appuntamento. Grazie, grazie Roberto Mazzoni, Collegamento dalla Florida. Grazie, e noi ci riaggiorniamo il prossimo mese, perché sicuramente ci saranno tante cose su cui discutere. Grazie, grazie ancora Roberto.

[Roberto Mazzoni]

Arrivederci.

[Carlo Savegnago]

Grazie, grazie a tutti voi amici e ascoltatori.

Roberto Mazzoni

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