L’impero dei robot – parte 3 – MN #268

Nel video che segue vi proporrò la testimonianza di un sopravvissuto dell’Olocausto, nel video si parla di Keir Starmer che è il leader dell’opposizione laburista, un partito che in Gran Bretagna comunque sottolinea il proprio appoggio di Israele tanto quanto i conservatori, questo per darvi l’idea che ormai la differenza tra i vari partiti è molto esigua, sono pochissime le persone che non seguono i dettami che arrivano dall’alto e lo vediamo negli Stati Uniti, Israele che è una nazione piccolissima, delle dimensioni del Salvador, ha un’importanza spropositata ma non tanto perché Israele ha informazioni che può utilizzare sui vari politici, cosa che probabilmente ha, ma proprio perché è il centro su cui hanno sperimentato le tecnologie che poi vogliono portare altrove, perché come dice giustamente la persona che adesso vi presento, le prime vittime di tutto questo sistema sono proprio gli israeliani.

Ricordiamo inoltre che per molti anni Israele ha vissuto con un governo di sinistra e che ancora oggi ha un’amministrazione territoriale sostanzialmente comunista, quindi anche gli israeliani, quelli propriamente detti e che sono cittadini ufficiali, non possono essere proprietari della propria casa, del proprio terreno, che rimane allo Stato, che tuttavia lo dà a loro in concessione, quindi lo possono usare su concessione dello Stato, una classica impostazione di tipo comunista e questo tipo di modello viene proposto come il modello avveniristico futuristico, questo è il sogno del tecnocrate e comunque ora vi propongo il video del sopravvissuto all’Olocausto.

La voce di un sopravvissutto dell’Olocausto

[Stephen Kapos – sopravvissuto all’Olocausto]

Lo dico da sopravvissuto all’Olocausto, che il genocidio a Gaza non sta avvenendo in mio nome e in nome delle vittime dell’Olocausto. Il modo in cui il governo israeliano sta usando la memoria dell’Olocausto per giustificare ciò che sta facendo agli abitanti di Gaza, è un completo insulto alla memoria stessa dell’Olocausto. È un vero e proprio oltraggio. Quando ho visto l’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite indossare una stella gialla sulla propria giacca, mi si è rivoltato lo stomaco, perché io sono stato una delle persone che ha dovuto davvero indossare quella stella gialla e, come me, lo ha dovuto fare tutta la mia famiglia.

Quindi mi sono sentito offeso. Ciò che distingue l’Olocausto ebraico è la scala industriale con cui è stato realizzato ed i metodi industriali che sono stati applicati. E ciò che sta accadendo a Gaza è simile, in quanto la portata dei bombardamenti e la loro natura indiscriminata, la totale mancanza di attenzione per i bambini e per le donne, che sono la maggior parte delle vittime, equivale, di fatto, ad un genocidio su scala industriale.

Cercare di far apparire il popolo palestinese come inutile, fornendone una descrizione quasi animalesca, secondo le parole di alcuni dei leader israeliani, produce una disumanizzazione dei palestinesi che permette alla popolazione di Israele di tollerare ciò che sta accadendo. Il modo in cui hanno trattato i palestinesi che sono stati arrestati, costringendoli a togliersi i vestiti e facendoli sfilare in bella mostra, fa parte dell’umiliazione che si vuole infliggere loro. In Cisgiordania, il modo in cui sono organizzati i posti di blocco, il modo in cui si è costretti ad aspettare per ore senza motivo per andare a scuola o per recarsi al lavoro, e per andare in qualsiasi altro posto, equivale ad imporre una continua umiliazione, simile a quella che abbiamo vissuto noi.

Il tipo di determinazione e persistenza con cui si accingono a distruggere l’intera striscia di Gaza è molto simile al tipo di crudeltà e determinazione mostrata dai regimi fascisti del passato. A volte, alcune delle azioni dello stato nazista, che si erano tradotte in uccisioni disumanizzanti e completamente crudeli su vasta scala, si ripetono ai nostri giorni, e non vedo perché non si possano fare paralleli. In effetti, fare un parallelo può essere molto utile per capire davvero che cosa sta succedendo. Non credo che ci dovrebbe essere alcun tabù in tal senso. Trovo particolarmente doloroso vedere quello che succede ai bambini, perché ricordo che, dopo la guerra, giocavamo tra le rovine come fanno ora i bambini palestinesi. Ma sento particolare dolore per le loro perdite, per il fatto che hanno perso improvvisamente genitori, fratelli ed amici.

Nella stessa casa di soccorso in cui mi trovavo io, c’era un ragazzo che mi raccontò la storia di come aveva perso i suoi genitori. Stava viaggiando su un tram con loro. Si era spostato davanti, per stare vicino al conducente perché era interessato a vedere come azionava le varie leve. Alla fermata successiva, salì sul tram un gruppo di razziatori delle Croci Frecciate, il partito filo-nazista ungherese. Si avvicinarono e chiesero i documenti. I genitori del ragazzo furono identificati come ebrei e arrestati immediatamente. Il figlio era separato da loro perché si trovava nella parte frontale della carrozza, ed i genitori dovettero decidere immediatamente se dirgli qualcosa e coinvolgerlo, o dargli la possibilità di sfuggire alla retata. Decisero per la seconda possibilità. Così furono fatti scendere dal tram e mandati ad Auschwitz.

Non dissero mai addio al figlio e morirono nel campo di concentramento. Quella fu la fine di quella famiglia. Ora, riuscite ad immaginare lo stato psicologico di quel ragazzo, che all’improvviso si trovò completamente solo, senza aver avuto nemmeno la possibilità di salutare i suoi genitori per un’ultima volta? E penso che questo genere di cose, questa separazione, e il senso di completa incapacità di intervenire o di esercitare un qualsiasi tipo di influenza positiva sugli eventi, si sta ripetendo oggi a Gaza. Questo tipo di separazione e la distruzione delle famiglie in questo modo, è qualcosa che ripete eventi che abbiamo già vissuto in passato.

[Bambino palestinese]

Mi mancano tantissimo

Mio padre, mia madre e i miei fratelli

Vorrei poter andare in paradiso con loro.

[Stephen Kapos – sopravvissuto all’Olocausto]

Ho sentito dire che alcune famiglie dividono i figli e ne lasciano alcuni con un ramo della famiglia e altri con l’altro ramo, in modo che almeno qualche membro della famiglia possa sopravvivere ai massacri. Sentiamo un’eco della stessa esperienza vissuta da quel ragazzo ungherese. Ciò che accadde al popolo ebraico, nelle camere a gas e nel corso di quello sterminio eseguito su scala industriale, include anche alcuni aspetti invisibili, come l’incredibile dolore emotivo causato dalle improvvise ed inevitabili separazioni delle famiglie. In effetti, è una situazione talmente orrenda nel suo insieme che mi sembra inconcepibile che possa ripetersi in una qualsiasi parte del mondo. Ed è per questo che diciamo, che non vogliamo che venga ripetuta in nostro nome e che venga ripetuta mai più. Ed è questo il motivo per cui sono rimasto così profondamente scioccato, in particolare, dall’atteggiamento di coloro che so che hanno vissuto la stessa esperienza, e che oggi la ripetono su altri individui.

Prendo come esempio estremo una mia cugina, una cugina ormai defunta, morta alcuni anni fa, che, da giovane, era stata portata ad Auschwitz dalla Transilvania. Poiché era giovane e forte, fu messa al lavoro in un magazzino a smistare i vestiti. Un giorno si accorse che stava smistando i vestiti dei suoi genitori, il che significava che erano già stati portati alla camera a gas.

Penso che sia difficile capire l’esperienza emotiva di trovarsi in quella situazione. Eppure è tornata in Israele, dopo essere stata per qualche tempo in Romania, e, una volta arrivata in Israele, è diventata razzista nei confronti dei palestinesi come la gran parte degli altri abitanti di Israele. Ora, non riesco proprio a capire come possa essere accaduto considerando il suo background e l’esperienza che aveva vissuto da ragazza. Penso che questo abbia a che fare con la propaganda estrema, a cui il popolo israeliano è sottoposto di continuo, e con la disumanizzazione dei palestinesi. Il sionismo è stato uno sviluppo molto sfortunato e triste per il popolo ebraico.

Ha rotto una tradizione molto più lunga che ha visto gli ebrei sempre dalla parte degli oppressi, non dell’oppressore, e la natura caritatevole dell’ebraismo e l’umanità che esso promuove con intensità, sono state trasformate in una sorta di eccezionalismo e di nazionalismo che si traducono, in termini pratici, in progetti politici che sono semplicemente impossibili e che mirano unicamente ad impadronirsi della terra che appartiene ad altre persone, il che ha portato a tutti i problemi che ne sono seguiti. Inoltre sono d’accordo con mio cugino, ora defunto, e che era un tipo molto brillante, che era solito dire che, partendo dall’affermazione che esistono persone che tendono ad essere vittime della discriminazione altrui, l’ultima cosa che ha senso fare è di raccoglierle in un solo luogo così che diventino un obiettivo più facile da colpire.

E penso che avesse ragione, e credo che gli eventi attuali lo stiano dimostrando. Il sionismo ha iniziato a proclamare che l’unico posto sicuro per gli ebrei è in Israele. E quello che stiamo vedendo oggi è che Israele, in effetti, è il posto peggiore, il più pericoloso in cui gli ebrei possano vivere. Un bel po’ della mia famiglia rumena è finita in Israele. Così, quando li ho visitati, ho avuto il mio primo contatto con il sionismo, e ne sono rimasto completamente scioccato. Infatti ho visto che, nonostante le loro esperienze durante l’Olocausto, fossero diventati fondamentalmente razzisti nei confronti dei palestinesi e che non riuscissero nemmeno a vederlo. E ancora oggi, non riesco a capire appieno come ciò sia potuto accadere, ma erano indubbiamente razzisti, non si può negarlo. E ho scoperto che l’atmosfera di razzismo era, in generale, prevalente in Israele, perciò mi sono opposto con forza. Più tardi, ho visto la ripetuta brutalità dell’azione contro i palestinesi, ed è diventata sempre più orribile, e l’attacco assai crudele contro Gaza ha raggiunto davvero il massimo tollerabile per quel che mi riguarda.

Tutto questo era semplicemente insopportabile, considerando che inoltre stavano usando l’Olocausto come copertura per giustificare tali azioni. Voglio dire che sentivo che fosse del tutto criminale. Ed è stato allora che sono diventato più attivo nel cercare di protestare. Le marce di oggi portano un aspetto di speranza. è una sensazione di speranza così grande, così persistente, così globale, che alla fine la leadership occidentale, che sta cercando di negare ciò che sta realmente accadendo, sarà costretta ad affrontarla. E penso che non siamo lontani da tale obiettivo. Non è successo nulla di paragonabile nell’esperienza ebraica dell’Olocausto. Anzi, c’era stato un grande abbandono. Ci sono state poche, pochissime, persone molto coraggiose che hanno rischiato tutto per stare dalla parte giusta della storia e per salvare quanti più ebrei possibile. Ma la maggior parte delle persone aveva troppa paura e guardava dall’altra parte. Trovo del tutto incomprensibile che si possa fare qualsiasi cosa di diverso dal condannare totalmente quello che appare in modo abbastanza evidente un genocidio, e chiunque non lo faccia, sarà costretto, in futuro, a guardarsi indietro, e rendersi conto di essere stato dalla parte sbagliata della storia e sentirsi profondamente colpevole.

E questo vale per il governo britannico, per Keir Starmer ed il suo governo ombra britannico, e per alcuni leader delle organizzazioni ecclesiastiche britanniche. Il rabbino capo in Gran Bretagna si identifica completamente con Israele e con il sionismo. Penso che sia importante opporsi a questa confusione che viene propagata tra ebraicità e sionismo. Se non ci si alza in piedi e non la si critica e non ci si separa da essa, allora, in un certo senso si infangano tutti gli ebrei, fondamentalmente. E penso che sia essenziale mostrarlo anche per fornire sostegno morale al popolo palestinese che viene vittimizzato in nome del popolo ebreo. Anche per dimostrare che questo tipo di azioni non sono affatto approvate universalmente dal popolo ebraico, ma vengono semplicemente perpetrate dall’establishment sionista ed israeliano.

Si tratta di azioni che non sono troppo lontane dagli atteggiamenti fascisti che abbiamo conosciuto in passato. Penso che il fascismo prosperi sull’indifferenza e sull’intimidazione del pubblico in generale, oppure sul guardare dall’altra parte sia per autoconservazione che per comodità. Ed è essenziale che non venga praticato. Dobbiamo essere disposti a correre un certo grado di rischio, e prendere sempre posizione contro l’ingiustizia. Verrà il tempo in cui la storia giudicherà questi eventi. Se si è semplicemente indifferenti, se non si prende posizione, si acquisisce un certo senso di colpa, senza alcun dubbio. Ed è importante che, quando arriverà quel giudizio, vi troviate dalla parte giusta della storia, e che non siate rimasti inattivi, per amore del benessere e dell’avanzamento di carriera o per qualsiasi altra motivazione. Dovete farvi sentire e farvi valere contro i mali che vi circondano.

Una lezione che ci viene dall’Olocausto

Come ci dice giustamente questa persona che trovo moralmente molto onesta, intellettualmente molto onesta, la violenza genera solo altra violenza, quindi personalmente io non sono neanche un sostenitore di Hamas, perché è evidente che le azioni Hamas sono contrarie agli interessi palestinesi e servono solo a mantenere la crisi, ma dall’altro canto chiunque abbia seguito le azioni dei grandi banchieri internazionali vedrà che questa è una tecnica standard, ogni volta finanziano entrambi i lati della guerra e cercano di favorire la guerra proprio creando una posizione là dove prima non esisteva.

In ogni caso abbiamo visto nella pratica dall’inizio della campagna a Gaza sappiamo che innanzitutto i vari bombardamenti hanno ucciso quasi solo civili e hanno intaccato molto poco la struttura militare di Hamas, anzi dall’inizio della campagna migliaia di nuovi reclutati sono affluiti nelle file delle brigade di Hamas, quindi oggi Hamas è più forte di quello che poteva essere prima e lo stesso Netanyahu, che viene anche chiamato Bibi dall’abbreviazione di Benjamin, ormai si rende conto che questa campagna potrebbe andare avanti anche fino a dieci anni, proprio perché ora che quasi l’intera stessa di Gaza è stata trasformata in macerie è più facile per i guerriglieri nascondersi nelle macerie colpire e uccidere soldati israeliani che continuano a morire e fuggire da una località all’altra usando tunnel, usando altri percorsi di cui se non sbaglio gli israeliani sono riusciti a bloccarne soltanto il 30%.

Abbiamo visto anche per sé un fiasco clamoroso del genio militare americano che stava cercando di costruire un molo temporaneo sulla spiaggia di Gaza per poter portare gli aiuti, visto che Israele non fa passare i camion e anche quelli degli Stati Uniti, un molo che tuttavia è stato distrutto dal mare, sparpagliato in alto mare, quindi un fallimento colossale con una spesa di se non sbaglio più di 300 milioni di dollari. Quindi la campagna di Gaza è un fiasco clamoroso tanto per gli Stati Uniti quanto per Israele e Hamas continua di fatto a controllare Gaza completamente. Però questo vi fa capire qual è la strategia di fondo, alla fine non c’è nessun interesse da parte del governo israeliano di eliminare Hamas, anche perché Hamas stesso è stato coltivato e facilitato da Netanyahu che considerava Hamas come la soluzione ideale per evitare di avere un accordo di pace con i palestinesi e proseguire una situazione di sostanziale apartheid.

Ma quello che si può fare con questa continua minaccia da parte dei terroristi è trasformare un popolo indifferente in un popolo di estremisti e una volta che hai fatto questa trasformazione questo popolo sarà disposto a qualsiasi cosa e la continua propaganda soprattutto sulle persone che a quel punto sono più deboli o sono più facilmente influenzabili genera consenso anche verso l’attuazione delle atrocità più terribili. Infatti noi sappiamo che in ogni caso oggi la stragrande maggioranza della popolazione israeliana è favorevole all’attività del governo, è favorevole all’attività delle forze armate.

Quindi questo ci spiega, ci dimostra che spesso le vittime diventano carnefici o diventano molto simili ai carnefici ed è la strada seguita per prendere una popolazione indifferente e trasformarla in parte in collaboratori attivi verso una trasformazione che non va a beneficio neanche dei collaborazionisti, anzi sarà deleterio soprattutto per loro. Inoltre l’uso del razzismo e la classificazione degli altri come animali non è nuova, ha trovato la sua prima applicazione, grande applicazione nel regime del nazismo ma non è unica a quel contesto, è una proiettiva di qualsiasi regime che vuole imporre un controllo totale sulla propria popolazione a discapito di un’altra popolazione o porzione di popolazione che vede identificata appunto come animali e che giustifica a quel punto la commissione di qualsiasi atrocità perché un animale tu lo massacri, lo puoi macellare, non fa nessuna differenza e che è se vogliamo la logica che già troviamo nella cultura tedesca prima della prima guerra mondiale dove per favorire il reclutamento di un grande esercito tedesco venne diffusa questa idea del fatto che l’uomo è un animale e che di conseguenza può essere sacrificato per il bene e per gli interessi della patria.

Giusto per citare alcuni dati importanti sull’Olocausto di cui abbiamo parlato in questo video, sappiamo che sono morti 6 milioni di ebrei, vale a dire circa i due terzi della popolazione ebraica europea, sembriamo anche che molti degli ebrei classificati come itali non lo erano e in più sappiamo anche che sono morti altri 5 milioni di vittime di cui 3 milioni erano cattolici polacchi.

Quindi non sono stati solo gli ebrei a essere presi di mira durante l’orcasto, vengono presi di mira tutti quelli che in qualche modo fa comodo prendere di mira per favorire l’instaurazione di un clima totalmente distopico visto che la maggior parte delle persone a quel punto se ne disinteressa, diceva “se prendono lui non prendono me” e visto che fa fatica a credere a quello che succede davanti ai suoi occhi perché è troppo orribile. Quindi il punto fondamentale è cerchiamo di non essere indifferenti anche questa volta e di invece perlomeno documentarci e riportare quelle che sono i fatti reali. E ora vi propongo un ultimo video che ci dà un’idea della ferocia con cui stanno portando avanti questo tipo di attività, che non si ferma davanti a niente, non si ferma davanti a nessuno perché una volta che tu hai iniziato a commettere crimini su crimini su crimini su crimini non ti puoi più fermare, neanche se avrebbe senso magari fermarti temporaneamente e nascondere i tuoi fatti per evitare la condanna universale non puoi più farlo perché è inarrestabile. In più naturalmente vediamo che a capo di questo genere di movimenti, di questo genere di eventi ci sono dei psicopatici, psicopatici che per loro caratteristica non sono in grado di percepire quello che c’è intorno a loro, non sono in grado di rendersi conto delle conseguenze e percepiscono tutti gli altri come un pericolo, compresi gli loro stessi alleati e quindi devono uccidere tutti.

Di conseguenza vediamo che Israele si sta autodistruggendo. L’obiettivo qua non è tanto attaccare Israele come nazione o attaccare le attività del IDF in quanto struttura militare, ma è quello di farvi capire che queste tecniche, queste mentalità, questi approcci sono presenti in tutta la struttura occidentale perché fanno parte della filosofia che è alla base dei servizi gratuiti di Google, di Facebook, di Amazon. Amazon è un po’ diverso però fa parte di quel circuito e fa parte sicuramente di quello che c’è dietro all’intelligenza artificiale. Di conseguenza se voi pensate che si faranno degli scrupoli a portare avanti quello che hanno ideato come progetto, forse è meglio che guardiate questo video. Ecco.

Un attacco disumano

[Robby Soave]

Brianna, cosa c’è nel tuo radar?

[Brianna Joy Gray]

Beh, Robby, doveva essere una zona sicura. Domenica notte, Israele ha sganciato almeno otto bombe, da una tonnellata ciascuna, su un accampamento di tende a Rafah, uccidendo 45 persone, la maggior parte delle quali erano donne e bambini, secondo un medico che ha curato le vittime del bombardamento. Il medico ha detto al New York Times che molti dei cadaveri erano gravemente ustionati, avevano arti amputati e sono stati fatti a pezzi. Durante il fine settimana sono emerse riprese video orribili, tra cui un’immagine indimenticabile di un uomo zoppicante che tiene in braccio un bambino mentre le fiamme tremolavano sullo sfondo, facendo intravedere il fatto che il bambino non aveva più la testa. Pochi giorni prima, sull’Atlantic, il redattore Graham Wood aveva scritto quella che potrebbe essere letta come una giustificazione per l’uccisione di bambini. Cito, è possibile uccidere i bambini legalmente. Se, ad esempio, si viene attaccati da un nemico che si nasconde dietro di loro, è possibile uccidere i bambini legalmente”.

E adesso vediamo chiaramente dove porta questo genere di logica. Lunedì, Netanyahu ha rilasciato una dichiarazione rivendicando la responsabilità del massacro di domenica notte, definendo come un tragico errore la scelta di sganciare bombe da una tonnellata su una tendopoli dove a milioni di abitanti di Gaza era stato detto di fuggire per la loro sicurezza. Ma questa volta qualcosa sembra essere cambiato. I personaggi dei media che hanno passato mesi a difendere l’assedio israeliano a Gaza, si sono trovati di fronte, finalmente, a un atto indifendibile. Il commentatore britannico Piers Morgan era una di quelle persone.

Un errore, ha twittato Piers. No, non lo era. Netanyahu ha ripetutamente detto che avrebbe attaccato Rafah, e lo ha fatto. Ho difeso il diritto di Israele a difendersi dopo il 7 ottobre, ma massacrare così tante persone innocenti mentre si rannicchiano in un campo profughi è indifendibile”, ha twittato. Smettila subito, Netanyahu. Direi che quando hai scatenato contro di te un difensore strenuo di Israele come Piers Morgan, potresti aver perso la partita. L’ex capo dell’USAID, l’agenzia americana per i soccorsi in caso di calamità, Jeremy Konadek, ha twittato: “Bombardare una tendopoli piena di sfollati è un chiaro crimine di guerra.

Anche se le truppe di Hamas fossero state presenti, ciò non assolve l’IDF dall’obbligo di proteggere i civili. Non trasforma una tendopoli in un poligono di tiro. Mentre a Parigi sono scoppiate le proteste contro la guerra, anche l’alleato d’Israele Emmanuel Macron ha preso la parola, twittando, e dichiarandosi indignato dagli attacchi israeliani che hanno ucciso molti sfollati a Rafah. Queste operazioni devono essere interrotte. A Rafah non ci sono zone sicure per i civili palestinesi. Chiedo il pieno rispetto del diritto internazionale e un cessate il fuoco immediato. La voce più forte e chiara contro la guerra tra i parlamentari americani è stata quella di Rashida Tlaib, l’unica palestinese americana al Congresso e uno dei due membri musulmani americani del Congresso censurati dai suoi colleghi all’inizio del conflitto per essersi opposti all’omicidio violento e all’espropriazione degli abitanti di Gaza in nome dell’autodeterminazione ebraica. Ascoltiamo quello che ha detto.

[Rashida Tlaib]

È vergognoso che l’amministrazione Biden e i miei colleghi al Congresso continuino a diffamare i manifestanti per aver protestato al fine di salvare vite umane, indipendentemente dalla fede o dall’etnia. è un comportamento da vigliacchi, ma non lo dimenticheremo a novembre, vero? Presidente Biden, spero che ci ascolti forte e chiaro.

Attaccare l’autorità della Corte Penale Internazionale e interferire nel processo legale non è altro che un tentativo di impedire che il maniaco genocida Netanyahu e i suoi alti funzionari israeliani siano ritenuti responsabili di questi crimini contro l’umanità. Lei è un facilitatore, Presidente Biden.

[Brianna Joy Gray]

Critiche molto pungenti, molto dure, molto specifiche contro Joe Biden. Allora, dov’è Joe Biden in tutto questo? Ricordiamo tutti l’intervista di Biden con Jonathan Capehart a marzo, in cui Biden ha lanciato per la prima volta la nozione di una linea rossa. Biden ha detto allora che l’invasione di Rafah sarebbe stata per lui una linea rossa invalicabile, ma non appena ha tracciato quella proverbiale linea nella sabbia, l’ha subito cancellata. Il confine si è rivelato effimero, instabile, alla pari del pontile che il genio militare americano stava costruendo a Gaza con una spesa di 320 milioni di dollari, e che, opportunamente, durante il fine settimana, è stato spazzato via dal mare grosso. Ricordiamoci cosa aveva da dire Biden a marzo.

[Jonathan Capehart]

Qual è la sua linea rossa nei confronti del primo ministro Netanyahu? Ha una linea rossa invalicabile? Per esempio, l’invasione di Rafah, che lei lo ha esortato a non fare, sarebbe una linea invalicabile per lei?

[Joe Biden]

È una linea rossa, ma non abbandonerò mai Israele. La difesa di Israele rimane fondamentale. Quindi non c’è una linea rossa che mi porti a tagliare tutte le forniture di armi in modo che non abbiano la protezione della Cupola di Ferro. Ma ci sono altre linee rosse che non possono superare, ad esempio non possono avere altri 30.000 palestinesi morti.

[Brianna Joy Gray]

Ora, i media hanno inquadrato il divieto di avere altri 30.000 morti palestinesi come una linea rossa significativa, come se altri 20.000, 5.000 o 500 morti potessero giustificare gli obiettivi amorfi di Israele, vale a dire sconfiggere Hamas e l’autodifesa. I media dell’establishment hanno per lo più ignorato che Biden ha continuato a dire, cito, che non c’è una linea rossa. Non abbandonerò mai Israele. Non taglierò mai la fornitura di armi. E i media hanno invece celebrato la cosiddetta moderazione di Biden. I suoi sostenitori affermano che questa sarebbe la prova che Biden possa essere spinto più a sinistra, a differenza di Trump.

Agli elettori contrari alla guerra è stato chiesto di fidarsi del fatto che Biden fosse dalla loro parte, che avesse parole dure per Netanyahu in privato. Ci è stato detto che aveva sospeso l’invio di armi a Israele perché Netanyahu aveva oltrepassato la sua linea rossa lanciando un’invasione di Rafah. Naturalmente, solo pochi giorni dopo, Biden ha inviato un altro miliardo di dollari in nuove armi per Israele, benché il bilancio delle vittime palestinesi fosse aumentato. Un account che sostiene Biden, che si chiama che cosa ha fatto 46, ha cantato vittoria pochi giorni prima del massacro del Memorial Weekend, affermando che la mossa del presidente Biden aveva funzionato e che Biden è davvero bravo in queste cose.

Andiamo avanti veloce fino allo scorso fine settimana, e vediamo il video dell’attentato israeliano di Rafah con bambini decapitati e un ragazzino che piange mentre guarda la tenda di suo padre andare in fiamme, con suo padre ancora dentro. Solo uno sciocco sarebbe sorpreso da questo risultato. Dopotutto, cosa ci ha detto Biden? Non c’è nessuna linea rossa. Non abbandonerò mai Israele. Non taglierò mai la fornitura di armi. Netanyahu, per quel che vale, è stato onesto nel dichiarare i suoi obiettivi. Alla fine di aprile ha annunciato testualmente: entreremo a Rafah ed elimineremo i battaglioni di Hamas per ottenere la vittoria totale, con o senza un accordo.

E questo nonostante gli esperti militari di Washington e di Tel Aviv lo avessero avvertito che sconfiggere Hamas era un obiettivo effimero, un sogno irrealizzabile. Bibi è stato chiaro anche sul fatto che continuerà ad agire impunemente, che la responsabilità che la comunità internazionale gli vuole assegnare per i suoi crimini di guerra non sarà accolta con grazia, ma sarà invece punita con una rappresaglia. Ad esempio, il primo maggio, il sito americano Axios ha riferito che Israele avevaminacciato di punire l’Autorità Palestinese Laica Moderata in Cisgiordania, se la Corte Penale Internazionale avesse emesso mandati contro Netanyahu per crimini di guerra.

Meno di 24 ore dopo che il procuratore della Corte Penale Internazionale aveva annunciato di aver chiesto mandati di arresto per Netanyahu e per il ministro della Difesa Yoav Galant, Israele ha iniziato un’invasione militare su larga scala a Jenìn, in Cisgiordania, che ha comportato il sequestro di case da utilizzare come basi militari e l’uccisione di otto palestinesi. In quell’attacco, due ragazzi palestinesi sono stati presi di mira dai cecchini israeliani ed uccisi. Inoltre, proprio oggi, il quotidiano inglese The Guardian ha riferito che il direttore del Mossad, Yossi Cohen, è stato personalmente coinvolto in un complotto segreto, per fare pressione sull’ex procuratore capo della Corte Penale Internazionale, affinché abbandonasse la sua indagine sui crimini di guerra.

Il Mossad aveva le trascrizioni delle registrazioni segrete di suo marito e, secondo quanto riferito, aveva cercato attivamente informazioni compromettenti anche sul procuratore stesso. Un altro esempio di come Israele risponde ai tentativi di ritenerlo responsabile. Venerdì la Corte Internazionale di Giustizia ha ordinato ad Israele di fermare immediatamente la sua offensiva militare contro Rafah. Il giorno dopo, Israele ha sganciato bombe su una tendopoli di Rafah piena di civili.

Ricordate inoltre che poche ore dopo che la Corte Internazionale di Giustizia aveva pubblicato la sua conclusione iniziale che ciò che Israele sta facendo a Gaza potrebbe plausibilmente costituire un genocidio, Israele ha lanciato un attacco contro la principale organizzazione di distribuzione di aiuti nella Palestina occupata, l’UNRWA, esercitando con successo pressioni sugli Stati Uniti. Il governo americano ha tagliato i finanziamenti al programma e ha posto le basi per quella che il direttore del Programma Alimentare Mondiale, Cindy McCain, ha descritto come, cito, una carestia in piena regola nel nord di Gaza. Ricordiamo inoltre che solo poche settimane fa, civili israeliani hanno dato fuoco al quartier generale dell’UNRWA a Gerusalemme Est.

I colpevoli non sono stati puniti. L’attentato di sabato a Rafah è avvenuto abbastanza vicino a uno dei più grandi edifici dell’UNRWA. Nessun posto è sicuro a Gaza, ha detto alla BBC il direttore delle comunicazioni dell’UNRWA. Nessuno è al sicuro, compresi gli operatori umanitari. Qui sta emergendo uno schema, vale a dire che Israele reagisce all’attribuzione di responsabilità come un bullo oppure come un aggressore. Risponde esercitando forza diretta contro alcuni dei più vulnerabili ed innocenti, e sembra fare affidamento sul fatto che la comunità globale sia troppo spaventata per opporsi. Per qualche ragione, finora, ha funzionato. Gli Stati Uniti, il paese più ricco nella storia del mondo con l’esercito più grande e meglio finanziato di molti ordini di grandezza, si stanno comportando come ostaggi di Israele. A mezzogiorno di ieri, molte ore dopo che le immagini della carneficina avevano invaso i social media, l’amministrazione Biden ha finalmente rilasciato una dichiarazione. Dice che sta valutando se Israele abbia violato la linea rossa di Biden con l’attacco a Rafah.

L’ex senatrice dello Stato dell’Ohio Nina Turner ha risposto alla dichiarazione della Casa Bianca, twittando: “Se bombardare un campo profughi non è oltre la vostra linea rossa, allora la vostra linea rossa è inutile”. Ma Israele sostiene che sono state prese misure per ridurre il rischio di danneggiare civili non coinvolti durante l’attacco, tra cui la sorveglianza aerea, il dispiegamento di munizioni precise da parte dell’aviazione israeliana, e ulteriori informazioni di intelligence. Israele sta indagando sull’incidente, proprio come ha indagato su se stesso per un attacco missilistico del 2015 che ha coinvolto quattro bambini su una spiaggia di Gaza, per il quale Israele si è discolpato da solo. Proprio come Israele ha indagato su se stesso per la campagna di bombardamenti del 2014, che ha comportato anche attacchi militari a Rafah. Aveva provocato 200 morti in quello che Amnesty International ha descritto come un attacco indiscriminato, colpendo auto, ambulanze, motociclette e civili che tentavano di fuggire.

Proprio come Israele ha indagato sull’uccisione da parte di un cecchino israeliano della giornalista americana Shireen Abu-Akleh, e come Israele ha indagato sulla morte dell’attivista pacifista americana Rachel Corrie, investita da un bulldozer blindato israeliano e schiacciata a morte. Anche questo è stato considerato un semplice errore da un tribunale israeliano. Proprio come Israele sta indagando sul bombardamento mirato degli operatori di World Central Kitchen, un altro evento classificato come un incidente. Mentre Biden sta ancora valutando il comportamento di Israele, e la maggior parte dei principali media occidentali stanno proponendo in coro la versione del tragico errore, traggo un po’ di conforto dal fatto che sempre più persone sembrano rifiutare l’approccio di Israele che prima commette i crimini, e poi si assolve da solo.

Ma se c’è qualche possibilità di fare pressione su Biden, verrà da persone come Tlaìb, che sono disposte a sfidare le alleanze di parte per esercitare una pressione diretta sul presidente Biden, e non certo da politici come Elizabeth Warren che erano disposti a twittare critiche a Netanyahu, mentre al contempo votavano per mandargli altre armi americane e tacciono sulla complicità di Biden. Biden ha detto che la sua linea rossa è di non avere altri 30.000 morti, ma il bilancio delle vittime non si è mosso da mesi perché Israele ha bombardato e distrutto quasi tutte le istituzioni che avessero la capacità di tenere il conto.

Quindi chissà quanti sono davvero i morti. La domanda, però, non dovrebbe essere quale sia il vero bilancio delle vittime. Dovrebbe essere ovvio ormai che, secondo qualsiasi metrica morale, la linea rossa ce la siamo già lasciata alle spalle da un pezzo. L’unica domanda quindi è come fermare un attore genocida e il suo complice Biden, che guarda caso dispone del più grande esercito del mondo e che non impone alcun limite di sorta su Israele.

L’Intelligenza Artificiale come difesa

Bene, non voglio proseguire il discorso oltre perché rischia di essere un po’ pesante, si potrebbero dire molte altre cose, però il messaggio fondamentale che voglio dare è questo. L’intelligenza artificiale è una realtà, non possiamo far finta che non ci sia.

L’unico modo in cui possiamo difenderci degli effetti negativi è quello di conoscerla e usarla a nostra volta, a nostro vantaggio e a nostra protezione. Infatti non soltanto oggi gli hacker usano l’intelligenza artificiale per colpire e sfondare le porte di banche piuttosto che agenzie governative o qualsiasi altro obiettivo che ritengono interessante, ma dall’altra parte i difensori possono usare l’intelligenza artificiale per creare delle difese.

Quindi non è il momento, non è più possibile semplicemente far finta di niente e dire “non mi interessa”, a meno che vogliate far parte della massa, e quel punto va bene. Ma chi vuole effettivamente emergere vincitore e anzi magari molto più prospero da questa crisi che non ha precedenti nella storia dell’uomo, beh allora è il caso di conoscere meglio le cose. E questo è l’unico invito che vi faccio. Dopodiché, come ho promesso all’inizio di questo video, per il futuro, per il prossimo futuro mi concentrerò su video di tipo storico.

Roberto Mazzoni

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