Percorso di pace ungherese – MN #275

Siamo insieme nella ricerca della verità e la verità in questo caso è quello succederà nella guerra in Ucraina nei prossimi mesi e nel prossimo anno. Fortunatamente abbiamo una buona notizia dopo tante notizie più o meno preoccupanti che ci sono arrivate negli ultimi mesi ed è che Viktor Orbán all’inizio della presidenza dell’Unione Europea affidata all’Ungheria ha intrapreso una missione di pace. Quindi si è recato a Kiev per parlare con Zelensky, si è recato a Mosca per parlare con Putin.

Questo ha sollevato un grande putiferio però rappresenta la prima mossa importante per avviare un processo di pace dopo il famoso accordo fallito di Istanbul nel 2020. Considerando che non c’è nessun altro che sta facendo questo tipo di iniziative e considerando che invece è estremamente importante che vengano portate avanti anche semplicemente come tentativo, direi che la mossa di Orbán è estremamente intelligente e dimostra una statura importante come statista che indipendentemente dalle idee politiche che ormai sono abbastanza irrilevanti dimostra la volontà di far emergere l’Ungheria come potenza economica del futuro.

Magari la parola potenza è esagerata, però sicuramente l’Ungheria ha davanti a sé una progressione importante di sviluppo, sia perché è destinata ad accogliere, come detto in passato, le industrie che fuggono dalla Germania o le industrie che la Cina sta portando in Ungheria per poter avere accesso più agevole al mercato europeo, sia perché si troverà sul percorso di comunicazione tra Occidente ed Oriente che transiterà attraverso l’Ungheria, attraverso una parte dell’Ucraina e attraverso la Slovacchia probabilmente e probabilmente anche la Serbia.

Quindi si tratta di un’evoluzione molto importante per gli ungheresi, infatti già in passato ho consigliato a chi avesse una azienda piccola o media italiana che già lavora con l’estero di sintonizzarsi col mercato ungherese perché a differenza di quello tedesco che sta precipitando direi, con l’ungherese ha ottime possibilità di crescita e ottime prospettive per il futuro. E la mossa di Orbán dimostra che c’è innanzitutto una notevole stabilità di impostazione politica all’interno dell’Ungheria, c’è un forte supporto popolare anche alle sue politiche, quindi è un’azione stabile dove indipendentemente da come soffrì il vento il primo ministro, il governo e anche la popolazione, questa grande maggioranza della popolazione ungherese, vanno sempre nella stessa direzione e questo offre grandi possibilità per chi vuole investire in futuro in Europa e per chi vuole avere un punto di accesso all’Europa, visto che tutti gli altri si dimostrano non disponibili a dialogare, non disponibili a comunicare e sono più o meno sotto il costante effetto delle politiche che vengono o da Londra o da Washington.

Abbiamo visto nel video, l’Impero colpisce ancora, che ci sono dei problemi con quelle politiche e di conseguenza tutti questi altri paesi, la Francia, la Germania, l’Italia, quelli più importanti, la Gran Bretagna, diventano decisamente poco attendibili e di conseguenza sono destinati a perdere importanza, a perdere rilevanza, a perdere mercato e a perdere ricchezza. Quindi questa è la direzione in cui si sta andando e che sarà una direzione inesorabile, comunque vadano a finire queste discussioni di pace, visto che qualora Orbán riesca in qualche modo a realizzare un accordo di pace, ne avrà naturalmente benefici come persona che è riuscito a mediarli, a mediare un tipo d’accordo di quel genere, e anche qualora non andasse in porto e alla fine la Russia vincesse la guerra, ne avrebbe benefici perché sarebbe stato un alleato dei russi durante un momento difficile.

Quindi questo è un cambiamento fondamentale nella politica europea e nella geopolitica in senso più largo e anche capiremo meglio quali saranno i contorni di questo cambiamento mano a mano che andremo avanti, però è sicuramente un cambiamento positivo perché pone l’attenzione sulla necessità di trovare un accordo, di porre fine al conflitto, porre fine alle sanzioni, porre fine alla maledizione di Zelensky come alcuni la stanno definendo, che sta affliggendo la politica europea e i politici europei. Infatti noi abbiamo visto che tutti coloro che finora hanno sostenuto con entusiasmo la causa di Zelensky, la causa ucraina, hanno perso, come dal resto aveva previsto, il posto di governo, cedendolo alle opposizioni, e tutti coloro che continuano a sostenerlo lo perderanno in futuro. Questo è matematicamente sicuro.

L’incontro, il summit del G7 in Italia è stato un fiasco di proporzioni cosmiche e si ne è usciti con ulteriori provocazioni nei confronti della Russia, quindi il messaggio è esattamente sbagliato da trasferire in un contesto di questo genere da parte di un’organizzazione del G7 che è in catuta libera e quindi non ha nessuna forza per poter proporre nessun tipo di politica economica o geopolitica per il futuro. Di conseguenza Orban sta facendo la cosa giusta, ha scelto il momento corretto, ha scelto il momento strategico, direi. È la prima cosa che ha fatto nel momento in cui l’Ungheria ha preso la presidenza dell’Europa e questo lo pone in netto contrasto con tutti coloro che sono venuti prima di lui e che non l’hanno fatto. Questa mossa, nonostante abbia sollevato le ire dei suoi colleghi in Europa, lo sta mettendo in evidenza non soltanto nei confronti dei russi, che è sicuramente un fattore importante, ma anche nei confronti del mondo intero. Quindi l’Ungheria sta diventando sempre più visibile a livello mondiale come un paese che indipendentemente dalla direzione politica, che di nuovo considero del tutto rilevante, è un paese stabile ed è un paese che ha una leadership che al di là della propaganda, guarda le cose in faccia, sa quale è la realtà delle cose, si preoccupa degli elementi importanti, vale a dire il benessere economico e il benessere fisico della propria popolazione e ha capito dove soffia il vento per davvero.

E di conseguenza dimostra una grande maturità sia politica sia economica e di conseguenza verrà premiata. Questa iniziativa, come vi dicevo, si svolge dietro un quadro decisamente disastroso per il resto della politica in Europa. Abbiamo visto l’esito delle elezioni per il Parlamento europeo, abbiamo visto l’esito disastroso per il Partito conservatore in Gran Bretagna, dove praticamente i conservatori sono stati spazzati via completamente dopo aver completamente fallito la gestione del Brexit e dopo aver fatto esattamente l’opposto di quello che avevano promesso di fare, quindi porre controllo sull’immigrazione, migliorare le condizioni economiche degli britannici, sistemare tutte quelle politiche globaliste che avevano sostanzialmente svuotato la Gran Bretagna di risorse e di prospettive. Invece hanno fatto esattamente il contrario, si sono dedicati prima al Covid, con tutta la gestione demenziale che c’è stata, e poi non hanno fatto altro che concentrarsi sulla guerra in Ucraina, proclamando il proprio sostegno a Zelensky e quindi venendo maledetti dalla maledizione di Zelensky.

E anche il nuovo Premier che è arrivato, che ha vinto, stravinto le elezioni, Keir Starmer, dei laboristi, parte già a svantaggiato, vale a dire, terrà esattamente le stesse politiche che tenevano i conservatori, salvo farle da un’altra angolazione. E abbiamo notato che lui stesso, nonostante il suo partito abbia stravinto, lui stesso ha avuto grosse difficoltà a farsi rileggere personalmente all’interno del proprio distretto, dove si trovava a confronto con un candidato che invece era contrario alla guerra, in questo caso alla guerra a Gaza, alla guerra di Israele, e ha perso 10.000 voti rispetto all’elezione precedente, nel 2019. Quindi in Gran Bretagna vediamo un nuovo partito che arriva al potere, che farà esattamente le stesse cose del partito precedente, e notiamo anche un certo modello che ormai si è consolidato in Europa, con l’eccezione dell’Ungheria, vale a dire la corsa al ripasso.

Si fa in modo che la popolazione arrivi ad odiare il partito al governo o la correzione di partiti al governo in un certo periodo, fino al punto di voler votare per chiunque altro, purché quelli al potere al momento se ne vadano, salvo che poi questo chiunque altro continui a fare le cose che facevano prima, anzi magari peggio in alcuni casi. Quindi è un ciclo da cui non si esce, perché qualsiasi alternativa si prende fa peggio di quello che venivano prima.

Ma l’Ungheria ci dimostra, forse perché è un paese abbastanza piccolo e quindi è più facile modificare le importazioni, forse perché gli ungheresi sono più avanti come popolo, che è possibile invertire tendenza ed è impossibile invertirla in modo abbastanza stabile, vuole dire in un modo che al di là di tutta la confusione, della propaganda e del caos che circonda l’Europa e il mondo in generale in questo particolare momento, è comunque fattibile tenere una direzione stabile, una direzione che non cambi a seconda del vento.

Di certo le popolazioni europee stanno dimostrando anche con le elezioni in Francia che sono stanche della guerra, sono stanche delle politiche globaliste, sono stanche di dover ridurre costantemente il proprio stile di vita e sono stanche di non avere dei leader o dei partiti o comunque dei rappresentanti che siano in grado di cambiare questa direzione e continuano semplicemente a scartare un governo dopo l’altro nella speranza di arrivare finalmente a un gruppo di politici che sia non soltanto propenso ma anche in grado di portare avanti il cambiamento perché le due cose non sono necessariamente coincidenti, vuole dire che possono esserci politici che hanno buone intenzioni inizialmente ma che non hanno la conoscenza, non hanno la capacità di pianificare il cambiamento e di portarlo avanti a dispetto dell’opposizione che li circonda.

Vediamo ancora una parte dei politici che sono alla ricerca del consenso, del consenso dei media, che sono ancora dipendenti moltissimo dall’impero che può essere britannico/americano, che sono in buona sostanza deboli e di conseguenza non sono pronti a prendere reali direzioni praticabili, al di là di proporre slogan alti-sonanti e progetti che sono di fatto irrealizzabili giusto per tenere la gente a bada mentre le cose proseguono come erano prima. Quindi, lo abbiamo visto succedere molte volte, anche Kerr-Steiner, il nuovo premier, primo ministro britannico laborista, la prima cosa che ha fatto è parlare con Zelensky e dichiarare il suo pieno supporto all’Ucraina, alla guerra in Ucraina e il fatto che ha nominato John Healey come ministro della difesa, segretario della difesa, che è una persona che ha sempre dimostrato una posizione intransigente nei confronti della Russia che è uno che vuole portare avanti la guerra a tutti i costi, ci fa capire qual è la direzione della Gran Bretagna.

Quindi Keir Starmer e tutto il suo team di difesa fine che ha fatto Boris Johnson, Lindstrasse, Rishi Sunak, i loro colleghi conservatori che sono stati buttati nella spazzatura. L’unico partito che si è veramente cresciuto durante queste elezioni britannico è quello di Nigel Farage che è l’unico politico, al di là di Orban, e britannico in particolare, però anche a livello europeo, che abbia dimostrato un discreto scetticismo fin dall’inizio nei confronti della guerra in Ucraina.

Fa eccezione anche Robert Fico della Slovacchia che tra l’altro ha dichiarato che sarebbe andato volentieri, anche lui insieme ad Orban, tanto a Kiev e quanto a Mosca, salvo che le sue condizioni fisiche ancora non glielo permettano, sappiamo che riduce da un attentato che l’ha visto in fin di vita e quindi naturalmente c’è ancora un periodo di convalescenza dopo questo periodo, però vediamo che anche la Slovacchia è perfettamente allineata con l’Ungheria, che è confinante con la Slovacchia, e sono entrambe confinanti con l’Ucraina, quindi sono due nazioni dove Fico e Orban, in teoria sarebbero ai poli opposti dal punto di vista politico, uno è di destra, l’altro di sinistra, però in realtà hanno entrambi a cuore il futuro della propria nazione, della propria popolazione e stanno facendo le cose intelligenti perché hanno capito che la guerra in Ucraina ormai è stata persa, gli ucraini non hanno nessuna possibilità di sopravvivere al ritmo attuale che vede circa 2000 feriti o caduti al giorno tra le truppe ucraine, che vede gli ucraini perdere ogni giorno un po’ di terreno.

Ma la cosa più importante è che stanno perdendo risorse fondamentali, hanno perso il 50% della loro rete elettrica, quindi quando arriverà l’inverno sarà difficile per la popolazione ucraina portare avanti una vita normale, in più è praticamente impossibile portare avanti un’attività industriale, soprattutto quella di tipo militare, nonostante l’Ucraina si sta sgretolando progressivamente ed è un po’ il messaggio che Orban ha cercato di dare a Zelensky nella sua visita a Kiev, infatti Orban è andato da Zelensky e gli ha proposto un cessatore di fuoco unilaterale, ha cercato di convincerlo che questo sarebbe nel migliore interesse dell’Ucraina, per il semplice fatto che se l’Ucraina va avanti a combattere si troverà in un certo punto senza soldati e senza alcuna mezza di difesa e come risultato di questa situazione dovrà cedere alle richieste di Mosca sotto forma di resa incondizionata, una condizione decisamente peggiore di quella che potrebbe invece avere se fossero d’accordo a fare un accordo di pace oggi.

Il precedente fiasco di Istambul

Abbiamo già visto in precedenza questa dinamica, abbiamo visto che durante gli accordi di Istanbul appunto i russi siano dichiarati disponibili a rilasciare l’intero territorio, a parte naturalmente la Crimea che tuttavia avevano lasciato come capitolo aperto da definirsi, a condizione semplicemente che gli ucraini interrompessero il conflitto e si dichiarassero neutrali e dichiarassero la propria volontà di non entrare mai nella NATO. Sappiamo che quel progetto che ormai è arrivato quasi alla fase finale, gli ucraini erano pronti a firmare la coppia definitiva dell’accordo. È stato interrotto da Boris Johnson che è andato a Kiev imponendo a Zelensky di continuare la guerra, promettendogli un supporto illimitato, promettendogli una vittoria rapida. Sappiamo tutti come è andato a finire, gli ucraini hanno perso almeno 500.000 uomini morti e probabilmente il triplo di feriti, hanno perso una grande parte della loro struttura economica produttiva e hanno perso una parte importante del loro territorio, visto che gli russi hanno occupato 4 regioni e non sono assolutamente disposti a lasciarlo andare a questo punto, in aggiunta alla Crimea, e se si va avanti gli ucraini rischiano di perdere l’accesso al mare, quindi perdere l’Odessa, perdere la sopravvivenza stessa dello Stato ucraino.

Quindi la mossa di Orban va in direzione non soltanto di tutelare gli ucraini naturalmente e di tutelare l’Unione Europea più in generale, ma anche di tutelare la stessa Ucraina, visto che se gli ucraini continuano a non voler dialogare con i russi, il problema non si risolve, salvo che con mezzi militari. Ora, la cosa che dobbiamo notare qui è che a differenza di quello che succede in passato, quando anche durante il periodo della Guerra Freda c’era comunque una forma di comunicazione tra Occidente e Unione Sovietica, dove i canali diplomatici erano comunque sempre aperti e dove le crisi di conseguenza potevano essere stemperate attraverso il dialogo, attraverso il chiarimento di eventuali mal-comprensioni, oggi non c’è nessun canale attivo a livello diplomatico né tra gli Stati Uniti né tra l’Unione Europea verso Putin e verso il governo russo.

E questa presa di posizione è innanzitutto infantile, ma anche estremamente pericolosa, perché noi sappiamo che proprio quando il dialogo si interrompe, a quel punto ci si prepara all’escalation, perché la parte che non viene ascoltata aumenta il volume delle proprie richieste, in questo caso in termini di uso di armi nei confronti dell’altra parte, al fine di sollecitare l’ascolto e sollecitare una risposta di qualche tipo. Tra l’altro diversi leader europei portano avanti la tesi secondo cui è Putin che non vuole dialogare e che non è pronto a scendere a patti, quando invece vediamo benissimo che con Orban vale il contrario, ossia Putin non ha avuto nessun problema a incontrare Orban, nonostante Orban non avesse un mandato specifico da parte d’Europa, anzi si muovesse contro il consenso di quasi tutti gli altri europei, tuttavia si è dimostrato immediatamente disponibile ad incontrarlo, si è dimostrato disponibile a intavolare un discorso e si è dichiarato aperto a delle proposte.

Tra l’altro, hanno fatto anche una conferenza stampa congiunta e in questa conferenza hanno sottolineato il fatto che l’inizio di qualsiasi trattativa di pace comincia con ascoltare quelle che sono le richieste delle due parti. Infatti Orban si è dimostrato un abile diplomatico, infatti la prima azione è stata di andare a Kiev a chiedere a Zenesky che cosa vuole, in buona sostanza, dove vuole andare a parare, offrendogli il consiglio di attivare un cessato del fuoco unilaterale per favorire il discorso di pace, cosa che naturalmente gli ucraini hanno rifiutato, motivandolo appunto con il fatto che l’Ucraina si trovi in una posizione difficile e che più andrà avanti più difficile sarà tale posizione.

Dopodiché è andato a Mosca, ha riferito quello che aveva sentito privatamente con Putin, quello che aveva sentito da Zelensky e ha chiesto a Putin quello che voleva lui, quello che i russi volevano. E questa è la prima fase, la fase normale di un mediatore è cercare di capire la posizione delle due parti, ma non basandosi su quello che dicono i social media piuttosto che i mainstream media che riportano solo propaganda o confusione o deformazioni o drammatizzazioni, ma proprio dalla voce dell’interessato. In prima persona, senza andare, come fanno spesso gli americani o gli europei, se per questo a fare prediche o conferenze, a dire quello che dovrebbero fare, ma semplicemente presentandosi come un intermediario, una persona neutra che è pronta ad ascoltare, che è pronta a riferire dall’uno all’altro le posizioni reciproche e che così, intavolando un qualche tipo di dialogo, apre la porta a una potenziale soluzione, anche perché l’unica soluzione possibile a questo conflitto, al di là della distruzione completa dell’Ucraina, è il dialogo. Questo lo sa anche un bambino.

E noi sappiamo benissimo che coloro che sono in grado di attuare questo dialogo, cercandoti di non essere schiacciati in quanto messaggeri, acquisiscono una statura, anche a livello internazionale, importante, perché dimostrano appunto di essere degli statisti e non semplicemente dei pagliacci, come quelli che vediamo in circolazione e come quelli che vediamo in particolare alla Casa Bianca in questo momento.

L’attacco terroristico in Crimea

In questo periodo l’iniziativa di Orban è particolarmente importante, perché, non so se avete seguito i vari eventi, c’è stato un attentato sostanzialmente terroristico in Crimea, da parte degli ucraini, che ha ucciso parecchi civili su una spiaggia della Crimea durante una festa nazionale, una festa religiosa, usando dei razzi di lunga gittata fornite dagli americani, ma anche pilotati sostanzialmente dagli americani, sappiamo per certo che è impossibile far funzionare quei razzi se non si ha accesso a dei sistemi che sono altamente confidenziali e che sicuramente gli ucraini non hanno. Le coordinate, la direzione di volo, tutte le impostazioni necessarie per far arrivare questo razzo a destinazione, devono necessariamente essere stati impostati da un americano.

Questo insieme di razzi che sono stati sparati su un obiettivo civile in Crimea, in Ucraina, hanno prodotto la morte di diversi civili, tra cui anche bambini, per il fatto che i russi sono riusciti ad abbatterli tutti quanti, ma quest’ultimo razzo che è stato comunque abbattuto aveva, per mettere come gli altri, una testata particolare, ossia invece di essere una bomba convenzionale, era una bomba a grappolo, che sono spesso vietate come uso anche nella guerra convenzionale, quindi anche nei confronti dei militari, tuttavia gli americani le hanno mandate all’Ucraina perché avevano finito le altre munizioni, e queste bombe quindi quando cadono, si aprono e sparano delle bombe molto più piccole, che hanno credo la dimensione di una palla da baseball, che poi esplodono a loro volta e sono estremamente letali per le persone che sono intorno, quindi è una specie di bomba che si espande e che uccide su un vasto raggio.

Ed è quello che è successo in questo caso, quindi il raggio è stato colpito dall’antiaerea russa, ma la testata comunque caduta integra si è aperta e ha sparpagliato le bombe più piccole che hanno poi ucciso i civili o ferito i civili gravemente. Questo atto ha portato i russi a convocare l’ambasciatore americano a Mosca per comunicargli ufficialmente che Russia e Stati Uniti non sono più in pace. Questo cosa significa? Significa che non sono in guerra ancora ufficialmente, in una guerra che li veda a confronto diretto, però non sono neanche più in pace, quindi Stati Uniti e, come ha giustamente sentitizzato un esperto militare americano che sentivo, Stati Uniti e la Russia sono in una condizione di guerra a bassa intensità, ossia il primo livello di guerra che si configura in una situazione come quella moderna dove abbiamo due superpotenze nucleari che non possono affrontarsi a una guerra diretta da subito, perché altrimenti si arriva all’escalation nucleare, ma che hanno iniziato questo percorso di escalation portandolo a un livello più alto. Tra l’altro è probabile che i russi anche impongano una no-fly zone, quindi una zona protetta che impedisca il volo di aerei americani o di droni americani sul Mar Nero e questo porterebbe ad una tensione ancora maggiore, ad un’escalation ancora maggiore nei confronti degli Stati Uniti.

Questo perché durante una conversazione telefonica tra i due ministri della difesa, quello russo e quello americano, il russo ha detto all’americano che avrebbero abbattuto qualsiasi altro drone avessero visto nella zona, anche perché è evidente che questi razzi erano pilotati da droni americani che fornivano le coordinate che li guidavano verso l’obiettivo. Quindi siamo in una situazione che ci ha avvicinato di un’altra attacca rispetto ad un escalation tipo nucleare e quindi è importante invece ridurre la pressione. L’iniziativa di Orbán va chiaramente in quella direzione.

Dimostra ai russi che hanno un interlocutore in Europa, possibile, che tra l’altro in questo momento ha la presidenza dell’Unione Europea quindi comunque nonostante gli altri dicano che parla soltanto a tuto lo proprio, semplicemente il primo ministro dell’Ungheria, non si riconoscono in quello che dice, ma a lato pratico questa è la carica che in questo momento l’Ungheria sta ricoprendo e di conseguenza quello che lui dice ha valore anche per l’Europa. E direi che Orbán abbia scelto il momento più adatto, la modalità più adatta per portare a una de-escalation, perlomeno una de-escalation progressiva.

Presidente Kamala?

Anche perché vediamo che negli Stati Uniti non c’è nessuna risposta possibile da qui fino a novembre, visto che Biden, è ormai evidente, è incapace di intendere volere, è completamente andato, ma non se ne vuole andare da casa bianca. Questo perché la moglie fa una pressione esorbitante sul fatto che resti a tutti i costi e di conseguenza abbiamo una situazione dove anche all’interno del suo partito si sta sviluppando una notevole spaccatura anche all’interno della stessa casa bianca da dove abbiamo un fronte che vorrebbe che lui se ne andasse e che aveva già progettato il fatto che lui se ne andasse.

Il fatto stesso è che questo dibattito che si è stato organizzato così presto nella campagna elettorale era, secondo me, un chiaro indice della volontà di togliere Biden di mezzo, cioè di mostrare alla popolazione che Biden è praticamente andato e che quindi è indispensabile sostituirlo e che proceda ad una sostituzione. Il problema è che, come si dice, il diavolo fa il pentolone nei coperchi.

Si sono resi conto che Biden non è disposto assolutamente a mollare il colpo, non c’è un percorso legale con cui è possibile eliminarlo. Possono forse magari esercitare pressioni sul figlio portandolo sotto processo piuttosto che condannandolo per le accuse che gli sono state mosse, per le varie accuse che pesano sul suo capo. Questo potrebbe essere una strada, però rischia di essere lunga e non offre risultati garantiti. In più è un grosso problema che penso non essere stimato all’interno del Partito Democratico. Vuole dire che qualora Biden e Harris se ne andassero e lasciassero il posto a una nuova coppia, tutti i soldi raccolti da Biden e Harris finora avrebbero persi, non potrebbero essere riutilizzati dai nuovi candidati. Questo vuol dire ricominciare la campagna di raccoltafondi fin dall’inizio in un momento dove la campagna è già abbastanza avviata e in un momento che è troppo vicino all’elezione vera e propria per poter dare tranquillità del fatto di raccogliere abbastanza fondi in tempo utile.

Di conseguenza sembra abbastanza probabile che la soluzione sarà che o rimane Biden come candidato oppure il candidato diventa Harris, Kamala Harris. Quindi Biden si ritira, si ritira per motivi di salute o lo ritirano attraverso il percorso dell’articolo 25 della Costituzione e Kamala Harris diventa il nuovo Presidente degli Stati Uniti e sarà il candidato presidenziale per il 2024 con un Vice Presidente che verrà scelto per l’occasione. In una situazione di questo genere è abbastanza evidente che gli Stati Uniti saranno nel caos più totale per i prossimi mesi e non ci sarà nessuno in grado di esprimere una politica coerente nei confronti dei russi, mentre tuttavia nel frattempo gli ucraini vanno avanti nelle loro iniziative anche terroristiche e quindi creano una tensione montante nei confronti dei russi che potrebbero essere portati a finalmente realizzare un’escalation anche sul loro fronte. La presenza di Orban crea un punto fermo dove i russi possono concentrarsi.

Sanno che Orban ha un legame molto stretto con Trump e che quindi potrebbe, una volta che Trump venisse eletto, fare da tramite e favorire un dialogo più allargato che potrebbe effettivamente portare a un accordo di pace. Sanno che Trump si è già espresso in tal senso, vuole dire durante il dibattito e dichiarato e anche fuori dal dibattito che vuole porre fine alla guerra in Ucraina, non ha ben chiarito come. Nella pratica tuttavia Putin durante questa conferenza stampa tenuta insieme a Orban ha chiarito che lui ritiene interessante la posizione di Trump e che quindi è disposto a valutarla con la presenza di Orban e magari di altri politici europei come Fico che possono accordarsi e dare maggiore spessore anche a livello europeo a una proposta di cessata di fuoco che poi si trasformi in una pace più duratura, si potrebbe arrivare ai risultati senza correre il rischio appunto di un’escalation pericolosa.

E direi che questo messaggio sia fondamentale perché è necessario guadagnare tempo, è necessario far sì che gli animi si calmino e che si scenda dalla scala di escalation allontanandosi invece che avvicinandosi a un confronto di tipo nucleare. Anche semplicemente se si tratta di un confronto nucleare tattico perché da le informazioni che ho raccolto, dai pareri degli esperti in materia, è risultato evidente che anche una testata nucleare tattica, quella che considerano a bassa potenza, è in grado di distruggere completamente una città in modo definitivo come potrebbe essere stato Hiroshima o Nagasaki.

Oggi le testate nucleari strategiche hanno una potenza enormemente superiore rispetto a quelle usate in Giappone alla fine della Seconda Guerra Mondiale e di conseguenza le testate nucleari tattiche hanno potenze paragonabili a quelle usate in Giappone. Non è il caso di usarle a nessuna, non è il caso di avviare questo percorso perché una volta che si inizia il percorso è difficile tornare indietro e in ogni caso i danni sarebbero permanenti e durerebbero per generazioni. Quindi tanto il cappello Orban che sta facendo la cosa giusta, sta dimostrando sangue freddo, sta dimostrando stabilità mentale e soprattutto sta dimostrando una capacità diplomatica importante che è necessaria in queste situazioni. I personaggi che abbiamo oggi negli Stati Uniti al Dipartimento di Stato sono semplicemente imbarazzanti dal punto di vista diplomatico. Non credo che possano neanche essere definiti come tali o perlomeno quelli che vediamo apparire alla Casa Bianca, quelli che vediamo apparire sui media a partire da Antony Blinken che è sicuramente un buffone di quella categoria. Quindi il punto fondamentale è avere dei veri diplomatici che entrino in gioco e che inizino a cambiare la direzione anche se piano piano, anche se lentamente i russi finora hanno dimostrato una grande pazienza, in particolare Putin, e dopo l’attacco terroristico in Crimea l’opinione pubblica russa sta premendo per un’escalation.

Quindi il fatto di avere un elemento concreto da portare anche all’opinione pubblica russa che mostri un percorso possibile di dialogo e di negoziato aiuta anche Putin a tenere i falchi russi sotto controllo. Quindi ora volevo reagirvi brevemente a alcune delle dichiarazioni state fatte durante la conferenza stampa congiunta tra Orban e Putin al Cremlino come risultato di questo primo giro. E questo è quello che dice Orban in sostanza. Dice “Signori e signori, oggi mi sono incontrato col Presidente della Russia per l’undicesima volta in questo incontro, che è un incontro speciale perché si tiene durante un periodo di guerra, si tiene in un periodo dove l’Europa invece ha una grandissima necessità di pace. E questo è ciò di cui l’Europa ha più bisogno di qualsiasi altra cosa. Dobbiamo cercare di sforzarci per raggiungere la pace come obiettivo primario nei prossimi sei mesi della nostra presidenza nel Consiglio europeo”.

Quindi qui Orban apre la conferenza con una dichiarazione che mi sembra assolutamente ovvia. L’Europa si trova in situazioni difficili, situazioni che sono destinate a peggiorare nettamente l’anno prossimo, anche perché con la crisi generale che si sta espandendo a seguito della deindustrializzazione ormai certificata della Germania, con il costo progressivamente più alto dell’energia derivato sia dalla guerra in Ucraina che della guerra in Israele, quindi il blocco del Mar Rosso e tutto il resto. Col fatto che Biden a questo punto potrebbe uscire di scena e nel caso non uscisse di scena e nel caso restasse alla Casa Bianca per qualche motivo sarebbe circondato da conflitti interni continui, anche perché gli stessi donatori primari del partito democratico stanno premendo affinché se ne vada. In una situazione di questo genere l’Europa ha una sola possibilità, quella di porre fine alla guerra, altrimenti la sua condizione economica è destinata a peggiorare, peggiorare significativamente. Quindi questo non è un discorso politico di destra o di sinistra, anche perché abbiamo detto che appunto che Fico si dichiara di sinistra, ha posizioni sinistra, è un discorso politico sensato, è l’unica cosa che si possa fare.

Parlare di altre questioni, di progetti campati per aria, è assolutamente assurdo nel momento in cui l’intero continente si trova immesso in una guerra che non combatte direttamente, perché per il momento il campo di battaglia è concentrato in Ucraina, però combatte economicamente ed è coinvolto in una situazione che porterà a una trasformazione completa della struttura economica dell’Europa nei prossimi 10-20 anni. L’Europa quindi ha assolutamente bisogno di pace, è la cosa più importante che ci possa essere e non ci vuole molto per capirlo. Inoltre è possibile preservare la pace se si cerca semplicemente di ascoltare quello che la gente vuole e si cerca di trovare un punto di coesistenza, un compromesso. La politica è basata sul compromesso, è l’arte del compromesso e in caso di guerra è ancora più importante. Orban lo capisce, dimostra di capirlo molto bene, quando invece diversi altri lider europei non lo capiscono evidentemente o se lo capiscono non hanno il coraggio di portare avanti le azioni necessarie per produrre questo tipo di risultato.

Quindi per i prossimi sei mesi l’Ungheria avrà come obiettivo proprio, come scenario e come obiettivo della propria presidenza dell’Europa, dell’Unione Europea, di sforzarsi verso la pace. In questi mesi si possono fare tante cose, si possono fare molti progressi, anche perché nei prossimi sei mesi la situazione ucraina è destinata a degradare giorno per giorno, la situazione americana è destinata a degradare giorno per giorno, la situazione britannica è destinata a degradare giorno per giorno, idem per la Francia, idem per la Germania, quindi ci saranno sempre più pressioni da parte delle singole popolazioni di uscire da questo confronto stupido e di porre a terra una guerra che non vuole nessuno e che non serve a nessuno e che ha già fatto abbastanza danni. E come risposta a chi dice che lui parla a nome di sé stesso, non parla a nome dell’Unione Europea, Orban ha detto quanto segue. Noi siamo la presidenza, teniamo la presidenza del Consiglio Europeo, quindi se non ha, se deve avere un qualsiasi tipo di significato questa presidenza, vogliamo esercitare le nostre prelative che ci vengano da questa posizione al massimo delle possibilità e ci rendiamo conto che la pace è la priorità numero uno. Quindi tutto quello che dobbiamo fare e tutto quello che possiamo fare è cercare di conseguire tale pace.

Notare che Orban non promette la pace perché non può prometterla, non promette nemmeno che la sua iniziativa di pace alla fine avrà successo, però dichiara, e questo direi che è più che evidente, e che risulta dalla volontà elettorale dell’Europa, di gran parte delle popolazioni europee che sono state consultate nelle ultime elezioni, sia nazionali che europei, che tutto quello che si deve fare è concentrarsi su raggiungere una pace e di porre fine a questa guerra, se è possibile. E va fatto a dispetto di chiunque e qualsiasi precedente accordo, perché questo è l’unico percorso che porti verso la sopravvivenza economica dell’Europa nello Stato in cui si trova oggi. Quindi se l’Europa vuole mantenere il suo ruolo di potenza economica, il suo stile di vita, i suoi rapporti con il mondo intero, questo è un punto importantissimo.

E tra l’altro è esattamente il punto che è condiviso dal resto del mondo. Quindi Orban non è una voce nel deserto, è una voce nel deserto all’interno dell’Unione Europea. Ma se apriamo la visuale e guardiamo il resto del mondo, guardiamo che in tutti gli altri paesi il parere è esattamente conforme. Tutti ritengono che questa guerra debba finire e che si debba fare ogni possibile sforzo per porre fine. Inoltre, l’ho detto durante la conferenza, ho detto al Presidente che l’Europa ha ricevuto il più grande impeto di sviluppo durante i decenni in cui è stata in pace. E questa è un’altra affermazione del tutto evidente. Non ci vuole uno scienziato per capirlo. In condizioni di pace si ha espansione, in condizioni di guerra si ha contrazione. Solo in due casi storicamente documentati si è avuto il contrario, vale a dire una grossa espansione in tempi di guerra.

Negli Stati Uniti, negli anni ’40, durante la Seconda Guerra Mondiale, e questo perché la guerra è stato l’unico modo per uscire dalla grande repressione che precedeva la guerra. E oggi in Russia, come conseguenza della guerra contro la Russia in Ucraina, perché la Russia ha dovuto collimare i propri risorsi per far fronte allo sforzo bellico. Ma in tutte le altre situazioni vediamo che la guerra porta soltanto distruzione, porta semplicemente povertà. Quindi non ci vuole ancora uno scienziato per capire questo concetto abbastanza semplice. Quindi, come dicevano i Romani, la pace è il momento in cui i figli seppelliscono i propri genitori, mentre invece la guerra è il momento in cui i padri seppelliscono i propri figli. È evidente quindi che la guerra non è una condizione che favorisca una crescita futura, un’espansione futura o anche semplicemente il mantenimento dello status quo. La cosa interessante è che tutte queste dichiarazioni sono state fatte da Orban a fianco di Putin, in una conferenza ufficiale davanti alla stampa russa prevalentemente.

E quindi mostrano un totale allineamento tra i due personaggi. Poi prosegue Orban dicendo che questa guerra ha già iniziato ad avere un effetto negativo sulla crescita economica e sulla competitività del nostro continente, che è un’altra affermazione del tutto scontata, banale. Basta guardare quello che sta succedendo in Germania, basta guardare quello che è già successo in Gran Bretagna, basta guardare la situazione che la Francia sta attraversando e che è destinata a peggiorare in modo drastico, basta guardare le condizioni generali che si vedono nel resto d’Europa. E laddove l’Europa non sta crescendo, anzi sta diminuendo, comunque gli Stati Uniti sono cresciuti, anche se in modo abbastanza abnorme, perché molta della crescita è dovuta appunto alla spesa militare ed è dovuta a investimenti in ambito pubblico, quindi l’aumento dei porti di lavoro in ambito pubblico ha un indebitamento che gli Stati Uniti dovranno pagare in futuro, però comunque c’è stata e vediamo anche crescita in Oriente, in Asia, l’India sta crescendo molto bene, la Russia sta crescendo bene, gli unici che stanno andando indietro sono gli europei, la Unione Europea con l’eccezione dell’Ungheria naturalmente e probabilmente la Slovacchia.

Non ci vuole uno scienziato per capire qual è la direzione corretta da prendere. Di conseguenza la posizione diplomatica di Orban non soltanto ha senso in termini diplomatici, ma anche e soprattutto ha senso in termini economici. Orban sta garantendo all’Ungheria un percorso di crescita per il futuro, comunque va da finire. E si sta preparando, ha già capito come sta andando il vento negli Stati Uniti, si capisce che potrebbe vincere Trump, in questo caso per Orban sarebbe un elemento protrusivo enorme perché anche dopo aver abbandonato la presidenza dell’Unione Europea avrebbe dietro un alleato come gli Stati Uniti e quindi potrebbe portare a termine questo percorso negoziale in modo efficace, dando tra l’altro il modo a Trump di non essere direttamente coinvolto e quindi di non finire sotto la solita manfrina dei mainstream media americani dove lo accusano di essere un agente di Putin e di essere stato eletto da Putin e tutte queste stupidaggini che abbiamo sentito per anni e anni.

Il colossale fiasco del summit svizzero

Quindi potrebbe essere un abbinamento che funziona e che in effetti ha attratto l’interesse di Putin che si è dichiarato interessato a tutto questo. Questo tra l’altro sullo sfondo del famoso summit di pace in Svizzera che è stato un fiasco di proporzioni ancora più clamorose rispetto all’incontro al summit del G7 e dove praticamente non è andato quasi nessuno a parte gli europei e dove quei pochi che sono andati, che l’Unione Europea, sono rifiutati di firmare la dichiarazione finale, il comunicato finale, tant’è che l’Unione Europea l’ha firmato tre volte per raggiungere numero, per fare numero, e addirittura l’hanno fatto firmare anche al Patriarca di Costantinopoli, il che ha sollevato immediatamente l’ira del governo turco che ha chiesto di togliere la firma del Patriarca, visto che il Patriarca è un cittadino turco, cosa che è stata immediatamente fatta dagli svizzeri.

Quindi il summit di pace svizzero è stato un fiasco colossale, hanno già detto che ne vogliono fare un altro, dove questa volta inviteranno anche i russi, ma i russi comunque non potranno parlare con il loro interlocutore europeo, insomma è tutto piuttosto confuso. La Svizzera anche esce da questa operazione in modo decisamente disastroso, perché dopo una lunga tradizione di neutralità, dopo comunque la capacità di agire per favorire trattative di pace in passato, oggi si presta a questi spettacoli da spettacolo che di certo non ne aumentano la visibilità e non aumentano l’immagine a livello mondiale. Poi di nuovo, durante la conferenza si è detto che durante gli ultimi due anni e mezzo non ci sono più nazioni disponibili che siano in grado di contattare le due parti contendenti, tanto i russi quanto gli ucraini, e portare avanti questo discorso di pace con la sola eccezione dell’Ungheria, che a questo punto, anche in virtù della sua posizione di presidenza europea, sfrutta l’occasione per farlo.

Quindi il motivo per cui Orban dice “sono andato a Kiev e ho avviato questo percorso perché siamo gli unici che possiamo farlo in questo momento” e benché mi renda conto che le due parti siano talmente distanti da essere praticamente inconciliabili, l’unico modo per avvicinarle è di cominciare a dialogare, di iniziare un primo contatto, dimostrare che c’è un interlocutore che può fungere da tramite e che non ha degli interessi, dei secondi fini nella questione. Di conseguenza lui dice “noi continueremo in questo lavoro, il primo passo, che è anche il più importante, è stato fatto, che è quello di aprire il contatto, aprire la comunicazione e da qui in avanti continueremo a cercare di avvicinare le due parti finché si arriverà a qualche tipo di accordo”.

Durante la conferenza stampa un giornalista russo ha chiesto in che modo Mr. Zelensky ha reagito alla proposta di cessata del fuoco, che cosa ha detto in risposta a questo, Orbán correttamente ha detto “ne ho parlato con Putin, ho riferito tutto a lui, chiedete a lui” e allora il giornalista ha chiesto al Putin se era disposto a parlarne ai giornalisti e ha detto chiaramente “no”. Anche perché in una fase come questa, che è estremamente delicata, la cosa più importante che deve fare un negoziatore, un intermediario, è di riferire le cose alle parti senza coinvolgere la stampa, perché la stampa per solo è unicamente casino. Ed è stata proprio questa mancanza di privacy che ha favorito poi il crollo dell’accordo di Istanbul. A questo giro, quindi, Orbán sta facendo la cosa corretta anche in questo senso. Soltanto se le trattative resteranno strettamente segrete, soltanto se quello che viene detto dalle parti sarà comunicato solo alle parti e a nessun altro, il dialogo è possibile che abbia un esito positivo e che si arrivi a un cessate il fuoco e a un accordo di pace di qualche tipo che non preveda la distruzione dell’Ucraina o la totale occupazione dell’Ucraina da parte dei russi, cosa che i russi hanno già dichiarato di non volere, perché i russi hanno solo un mal di testa avere la gestione dell’intera Ucraina ed è solo un problema avere un’Ucraina che sia disfunzionale sui propri confini, perché quel punto può diventare facilmente territorio di scontento e di formazione di gruppi terroristi che poi si ritrovano all’interno della nazione russa e con cui poi devono avere a che fare.

Quindi per Putin la soluzione ideale sarebbe di chiuderla qua, finire il conflitto, gli ucraini si ritirano dai quattro oblast, le quattro regioni che i russi hanno già annesso, si dichiarano neutrali, diminuiscono le proprie dotazioni militari a un livello che lascia i russi abbastanza tranquilli e dichiarano ufficialmente non voler entrare mai nella NATO, quindi di mantenere una posizione neutrale. Se questo tra l’altro è quello che Putin ha dichiarato recentemente ufficialmente essere la sua proposta di pace pubblica, che probabilmente non sarà accettabile da parte dell’Ucraina, anzi sicuramente non è accettabile tanto meno da parte dell’occidente, ma è un primo passo, è una forma di partenza che può condurre a un accordo che lascia un discreto margine di sopravvivenza all’Ucraina come nazione indipendente, riduca le perdite dei russi sul fronte militare e ponga fine all’operazione militare russa e riporti l’Europa in una situazione di ordine tale da consentire una ripartenza nell’espansione economica.

Se questo non succederà i russi saranno costretti, l’ha già detto Putin, a fare diversamente e quindi distruggere sistematicamente l’esercito ucraino affinché non resterà più nulla e conquistare altri territori, tra cui ad essa, il che renderebbe l’Ucraina uno Stato incapace di sostenersi da solo e quindi dipendente o dall’Europa per finanziamenti o da Russia e che verrebbe probabilmente riassorbito magari anche con una lottizzazione territoriale all’interno di altre sfere di influenza, di altre nazioni circostanti, perché non sarebbe più in grado di mantenersi. È chiaro che finché abbiamo un certo tipo di politica a Washington questo sarà difficile da realizzare, ma non è impossibile, perché poi alla fine gli interessi dell’Europa non sono in questo caso coincidenti con quelli degli Stati Uniti e gli interessi degli Stati Uniti non sono coincidenti con quelli formulati da Washington.

Quindi si tratta di isolare le mele marce e non seguirne le politiche che sono dimostrate fallimentari finora, ne abbiamo parlato in parte anche durante l’ultimo video, quello sull’Impero che colpisce ancora, ne parleremo ancora nei prossimi video della stessa serie. Ed Orbán ha avviato il percorso corretto e vedremo dove riusciranno ad arrivare.

Quindi abbiamo dei cambiamenti importanti, abbiamo uno spazio di soluzione possibile, abbiamo sicuramente una riduzione della pressione, perché a questo punto i russi hanno l’occasione per ridurre l’escalation e non farsi coinvolgere in provocazioni che arrivano dagli ucraini con la partecipazione di alcune frange all’interno degli Stati Uniti, credo che gli Stati Uniti abbiano ricevuto un messaggio molto forte da parte dei russi dopo l’ultimo attentato contro la Crimea e di conseguenza saranno più cauti in futuro. Vedremo cosa farà Donald Trump, vedremo se riuscirà ad arrivare a Casa Bianca.

L’importante è creare da qui fino a novembre un percorso di stabilizzazione che impedisca l’escalation. Nel frattempo la maledizione di Zelensky farà il suo lavoro, farà polizia di tutti i politicanti che ancora sostengono la guerra in Ucraina, che spariranno tutti all’orizzonte in tempi più o meno brevi e vedremo se nella nuova compagine politica europea sarà possibile fare dei discorsi più sensati. Orban, Fico già ci danno il segnale che sia possibile. Probabilmente l’assetto, la struttura dovrà cambiare, ma perlomeno abbiamo dei segnali incoraggianti e concreti. Quindi ci tenevo a informarvi di questi eventi, vedremo cosa succederà con Kamala Harris alla presidenza se ci arriverà e nel frattempo vedremo come andrà avanti questa trattativa di pace.

Roberto Mazzoni

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