60 giorni di follia – parte 4 – MN #309

Ho interrotto la pubblicazione di video su questo argomento perché la situazione si era un po’ rilassata. In effetti ci sono negoziati in corso, seppure indirettamente, mediante Orban, Viktor Orban, che ha incontrato Trump e che sicuramente è in contatto con Putin e che può fare da intermediario o perlomeno da mediatore tra Stati Uniti, Russia e Ucraina al fine di creare un contatto. Il contatto è sempre benvenuto perché in assenza di comunicazione non si può risolvere niente. In questo caso specifico, oltre alla comunicazione, ci vuole anche la decisione di porre fine in qualche modo al conflitto, intenzione che Trump ha ribadito più volte anche personalmente recentemente, per esempio durante la sua visita a Parigi. Quindi rispetto al periodo precedente dove ho pubblicato i primi tre video di questa miniserie, Trump era sostanzialmente silenzioso, c’erano messaggi che arrivavano da persone a lui collegate, a volte messaggi preoccupanti, oggi abbiamo una situazione molto più chiara, una posizione molto più definita e abbiamo un mediatore credibile nella persona di Orban che oltre a parlare la lingua corretta per farsi capire, per comprendere, può anche fare un lavoro di avvicinamento progressivo senza avere delle agende predisposte o preordinate come potrebbe succedere per esempio per alcune persone negli Stati Uniti.

Siamo ancora in alto mare naturalmente, c’è ancora molto lavoro da fare e nulla succederà concretamente prima che Trump arrivi alla Casa Bianca e da qui al 20 gennaio tutto potrebbe succedere. Abbiamo visto che si tratta di un periodo estremamente movimentato. Tuttavia per quello che riguarda il livello di allerta nucleare sono convinto che sia sceso, che i russi si siano convinti a non accettare le provocazioni da parte dell’amministrazione di Joe Biden e del suo entourage che sta facendo di tutto al fine di sollecitare un attacco decisivo da parte dei russi che giustifichi un ulteriore escalation da parte della NATO e di conseguenza credo che la situazione sia gestibile, salvo sorprese naturalmente. Questo video ha l’obiettivo di aumentare la comprensione della situazione perché spetta a noi come singoli cittadini, quando i politici non lo fanno, subentrare e insistere affinché si adottino politiche più sensate e si abbandonino politiche autodistruttive. Abbiamo visto recentemente che dopo un periodo di pausa che si era verificato successivamente all’attacco con l’Oreshnik, il famoso missile a media agitata che i russi hanno lanciato in Ucraina contro una delle fabbriche ucraine dove si venivano prodotti missili e altri ordini per uso militare, una fabbrica molto vasta costruita in origine dai sovietici con numerosi livelli sotterranei. Missile che è riuscito a distruggere una parte di questa fabbrica da quello che abbiamo sentito anche se non abbiamo modo di avere una conferma diretta visto che le informazioni sono segrete.

Quindi disattivando la funzionalità essenziale della fabbrica e mandando un messaggio chiaro alla NATO. Dopo quell’attacco e dopo la distruzione della quasi totalità delle batterie ATACMS, che sono batterie per missili a breve agitata americane che hanno lanciato una parte degli attacchi in territorio russo propriamente detto, queste batterie sono state distrutte dopo gli attacchi ATACMS originali e anche sappiamo dell’uccisione di diversi personaggi militari collegati agli Stati Uniti e alla Francia in aggiunta all’attacco, a un attacco importante contro il servizio segreto militare ucraino.

Quindi dopo questa prima fase di attacchi in territorio russo che aveva come scusante la presenza di truppe nordcoreane che non sono mai state identificate e la cui presenza non è mai stata dimostrata, tant’è che abbiamo video che circolano da parte dei soldati ucraini che dicono “siamo in grande difficoltà a trovare, a catturare dei soldati nordcoreani perché non ci sono”. Quindi al di là di questa motivazione che era stata fornita allo spauracchio della Corea del Nord per colpire le regioni di Kursk, dove in questo momento si trova incapsulato un contingente importante di truppe ucraine, parzialmente accerchiate dai russi che stanno cercando di tenere la posizione all’interno del territorio russo, nonostante la motivazione originale con cui Biden o meglio chi per lui aveva autorizzato l’uso di questi missili ATACMS ed era quella appunto di colpire nell’area di Kursk per poter eliminare queste truppe nordcoreane, abbiamo visto che in realtà gli ATACMS sono stati in qualsiasi altro posto eccetto Kursk, salvo per uno. In ogni caso dopo questa prima serie di attacchi c’è stato un periodo relativamente lungo di pausa, anche perché sappiamo che il capo di stato maggiore russo ha chiamato il capo di stato maggiore americano, sono parlati credo per un’ora, il contenuto di quella conversazione non è stato reso pubblico, però era chiaro che si è arrivato un messaggio che ha convinto gli americani a trattenersi dall’eseguire ulteriori attacchi.

La nuova provocazione

Ulteriormente c’è stato un nuovo attacco in una regione ancora diversa della Russia, quindi per nulla coinvolta negli attuali combattimenti nell’area di Kursk e quindi ci aspettiamo un ulteriore rappresaglia da parte dei russi che hanno del resto promesso di fare, però c’è un’elevata probabilità che sia comunque una rappresaglia contenuta, magari senza l’uso di altri missili Oreshnik ma con l’uso di missili convenzionali, comunqe ipersonici, che sono in ogni caso in grado di distruggere obiettivi militari importanti. Sappiamo che i russi stanno demolendo, stanno finendo di demolire la rete elettrica ucraina, quindi questo inverno sarà molto freddo ed è probabile che gli ucraini siano indotti a lasciare l’Ucraina e a sfollare in Polonia, poi eventualmente in Europa per sfuggire al morso del freddo concernendo il fatto che l’elettricità ormai non è quasi più disponibile in molte aree.

Però i russi avevano anche promesso di colpire un centro decisionale militare ucraino qualora ci fosse stato un ulteriore attacco, perciò dobbiamo aspettarci qualcosa di quel genere e potrebbe esserci un escalation da parte della NATO. Quindi siamo in una situazione abbastanza delicata. Ora vediamo quindi un video in cui ci vengono spiegate le modalità con cui un attacco nucleare può essere contrastato con le attuali tecnologie. Il video risale a 2022, da allora ci potrebbero essere stati alcuni miglioramenti però sostanzialmente ci dà un’idea abbastanza precisa. Nel video si parla di alcuni termini che vi riepilogo così che sia più chiaro una volta che lo guardate. Il primo è booster che sarebbe quella componente di un razzo che permette il decollo, quindi è il corpo principale del razzo all’interno del cui del quale di solito è contenuto il combustibile che viene usato per il decollo e che poi viene abbandonato per far proseguire il razzo più piccolo nelle fasi successive della sua trattoria.

Si parla anche di Aegis che è una famiglia di navi militari americane ed è anche il nome di un sistema di attacco missilistico installato sulle navi americane che ha una sua corrispondenza anche on-shore quindi arriva nelle situazioni in cui questo sistema viene installato a terra all’interno di una struttura che lo ospita e che permette di farlo funzionare senza che sia su una nave. Si parla di MIRV, Multiple Independent Targetable Renter Vehicles, è un termine che abbiamo visto nei video precedenti quando abbiamo parlato delle testate nucleari intercontinentali e dell’Oreshnik. Si tratta di una testata che si apre e rilascia molte piccole testate più piccole ciascuna delle quali rientra nell’atmosfera e segue obiettivi differenti tra loro quindi diventa più difficile intercettare questo tipo di bombardamento perché un missile si trasforma in tanti missili diversi ciascuno con una traiettoria differente.

Si parla anche di THAAD o Terminal High Altitude Area Defense, si tratta di un sistema di difesa contro missili balistici a corto e medio raggio che viene utilizzato nella fase di discesa finale del missile. Il missile intercettore usato in questo caso non monta una testata esplosiva ma distrugge il missile in arrivo colpendolo quindi è letteralmente come se usaste una mazza contro una palla in arrivo o contro un proiettile in arrivo. La produzione di questo sistema è iniziata nel 2008 e ne sono stati installati alcuni modelli negli Emirati Arabi Uniti, in Israele, in Romania e nella Corea del Sud. Mentre invece i missili Patriot Advanced Capability 3 sono la versione più recente dei Missile Patriot, quest’ultima versione è stata sviluppata nel 2012 quindi non è recentissima e la tecnologia Patriot nel suo complesso risale al 1984. Infatti vediamo che la versione convenzionale usata in Ucraina è stata relativamente inefficace, ossia i russi sono riusciti a distruggere quasi tutte le batterie Patriot e le batterie Patriot sono riuscite a intercettare una porzione limitata di missili in arrivo lanciati dai russi, soprattutto quelli che viaggiavano alla velocità molto superiore a quella del suono, quindi ipersonici.

Sicuramente queste batterie sono inutili nel confronto del nuovo missile Oreshnik che viaggia appunto a velocità estremamente sostenute. Gran parte della difesa missilistica europea si basa sui missili Patriot e su altre batterie, però i missili Patriot sono un pochino la componente più diffusa e tuttavia in ragione dell’ampio uso di intercettori, di missili lanciati per intercettare altri missili da parte degli ucraini, la disponibilità di effettivi proiettili di difesa è estremamente ridotta e quindi in sostanza il continente europeo è abbastanza sguarnito. E ora vediamo il video che ci spiega esattamente come funzionano le tre fasi di intercettazione, nella migliore dell’ipotesi e che tipo di risultati si possono ottenere. Ecco il video.

Reale efficacia delle difese anti-nucleari della NATO

[Narratore]

Ipotizziamo la situazione in cui un singolo missile balistico intercontinentale, noto anche come ICBM, sia stato lanciato verso gli Stati Uniti per effettuare un attacco nucleare. Naturalmente, se questa fosse una guerra nucleare in piena regola, centinaia di missili balistici intercontinentali e missili balistici lanciati da sottomarini sarebbero in orbita, nel qual caso, sarebbe esattamente quello che pensate. La fine. Semplicemente non si può fermare un attacco di centinaia di missili balistici intercontinentali, ognuno dei quali trasporta decine di testate nucleari. Ma anche l’intercettazione di un singolo ICBM è diversa da ciò che si pensa.

Possono essere necessari fino a 30 secondi per rilevare il lancio di un ICBM, a seconda delle condizioni meteorologiche. Se è nuvoloso, non appena il razzo si alza sopra le nuvole, le fiamme di coda del missile verrebbero rilevate dai sensori a infrarossi presenti, sia sui vecchi satelliti del Defense Support Program che sui nuovi sistemi spaziali a infrarossi. Una volta che un ICBM viene rilevato da più satelliti, è possibile calcolare una traiettoria accurata del booster, ma non necessariamente il suo bersaglio. Quindi, a quel punto, il centro di comando e controllo deve prendere una decisione e ipotizzare se il missile è ostile oppure se possa essere solo un’esercitazione.

La realtà è che un semplice lancio di prova potrebbe essere visto come provocatorio e innescare una guerra nucleare. Per questo motivo, gli Stati Uniti hanno recentemente annullato un test ICBM con il missile Minuteman III, a causa delle crescenti tensioni con la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina.

Ma una volta presa la decisione di lanciare un missile intercettore, ci sarebbero molteplici opportunità di abbattere l’ICBM, dal momento che i missili balistici passano attraverso tre fasi di volo: vale a dire fase di decollo, fase di crociera, e fase terminale.

Probabilmente, il momento più facile per abbattere un ICBM è durante la sua fase di decollo, ma, ironicamente, questo è anche il metodo meno pratico.

Intercettare un ICBM durante la fase di decollo, mentre il motore del razzo è ancora in fiamme offre un enorme vantaggio, perché invece di intercettare una piccola testata nucleare, è molto più facile colpire un booster rovente e relativamente lento, che ha dimensioni mostruose. Ma è la corsa contro il tempo che lo rende impraticabile.

La fase di lancio di un tipico ICBM dura circa 250 secondi. Come accennato in precedenza, possono essere necessari fino a 30 secondi anche solo per rilevare la presenza di un ICBM da parte dei satelliti e possono essere necessari da 60 a 70 secondi per lanciare un missile intercettore. E questo senza tenere conto del tempo necessario per decidere che cosa fare. Questo porta il tempo di reazione totale a 100 secondi dopo l’accensione dell’ICBM, lasciando solo 150 secondi per intercettare il missile. A seconda del modello, un missile intercettore ha una fase di lancio di circa 100 secondi. I satelliti e altri sensori terrestri possono guidare il missile verso l’ICBM in modo che si agganci all’impronta termica del missile in arrivo e colpisca la struttura dell’ICBM, invece di puntare alla tenue fiamma che lo segue, e quindi mancare il colpo. Questo è noto come hit-to-kill, colpire per uccidere. Mentre i sistemi più vecchi e meno avanzati si avvicinavano al bersaglio e usavano inneschi di prossimità per far esplodere una testata vicino al missile in arrivo, gli intercettori hit-to-kill sfruttano l’energia cinetica, cioè la massa e la velocità del missile intercettore, per colpire direttamente il bersaglio e distruggerlo.

La procedura seguita in un contrattacco riuscito consiste nello sparare il missile intercettore ed osservare se colpisce il bersaglio prima di sparare un altro intercettore. In tal modo si riduce al minimo il numero di intercettori necessari per abbattere i missili in arrivo. Come scoprirete presto, questo è molto importante.

Sulla carta, è relativamente facile distruggere un missile nucleare durante la sua fase di decollo. In pratica, tuttavia, l’intercettazione durante la fase di lancio pone gravi sfide nel bilanciare il fattore della distanza con il fattore tempo. La prima sfida è che il centro di comando e controllo ha poco tempo per decidere se sparare un intercettore. Se la decisione richiedesse più di un minuto, se non addirittura meno, l’intercettore non raggiungerebbe l’ICBM prima della fine della sua fase di decollo. Per superare questa sfida temporale, è stato proposto di utilizzare un’arma che viaggi alla velocità della luce, vale a dire un potente laser.

L’obiettivo del sistema laser aviotrasportato YAL-1 era di abbattere i missili balistici intercontinentali nemici durante la loro fase di decollo, da una distanza variabile da 185 a 320 chilometri a seconda del tipo di missile. Tuttavia, il laser si è rivelato poco efficace poiché l’atmosfera diffonde l’energia del laser più di quanto inizialmente previsto. La portata effettiva del laser è risultata essere nell’arco di decine di chilometri, il che significava che il Boeing 747 su cui era montato il laser avrebbe dovuto volare all’interno dello spazio aereo nemico con la probabilità di essere abbattuto. Il programma è stato quindi annullato.

La seconda sfida è l’autonomia limitata degli intercettori che avrebbero dovuto essere lanciati da una posizione relativamente vicina al sito di lancio dell’ICBM, il che li avrebbe resi vulnerabili agli attacchi da parte del nemico. Alcuni dicono che il limite minimo d’intercettazione è di 50 chilometri e il limite superiore è di 1000 chilometri. Indipendentemente da ciò, questo è un grosso problema. Potrebbe funzionare in caso di intercettazione di un lancio di razzi dalla Corea del Nord, ma non per un lancio dal centro della Russia o dal centro della Cina. Il missile americano SM-3 può essere lanciato sia dalle navi della Marina sia dall’Aegis Onshore, vale a dire la corrispondente base terrestre, e avrebbe la capacità di intercettare gli ICBM durante la fase di decollo, ma non è vista come un’opzione praticabile a causa del problema del tempo e dell’autonomia. Il sistema di difesa missilistica americano, attualmente, non ha alcuna capacità pratica di distruggere gli ICBM durante la fase di decollo. Vi è, tuttavia, una ricerca in corso sulle nuove tecnologie con particolare attenzione ai veicoli aerei senza equipaggio, i droni. Escludiamo quindi l’intercettazione durante la fase di decollo, almeno per ora, e vediamo come intercettare il missile nucleare durante la sua fase intermedia di crociera. Qui abbiamo un intervallo di tempo molto più ampio, di circa 20 minuti. Sembra un tempo molto lungo, ma portare a termine questo compito potrebbe essere più difficile che colpire un proiettile con un altro proiettile. Un missile balistico viaggia a una velocità di oltre 24.000 chilometri all’ora. Vale a dire, che è 9 volte più veloce rispetto a una comune pallottola.

Ci sono due modi in cui gli americani possono intercettare le testate nucleari durante la fase intermedia. Possono utilizzare un intercettore terrestre oppure utilizzare un missile standard 3 Block II Alpha che può essere lanciato da incrociatori e cacciatorpediniere della classe Aegis. L’intercettore terrestre fa parte di un programma di difesa a terra su distanza intermedia che costa 40 miliardi di dollari, e che costituisce uno dei livelli del sistema di difesa missilistica americano destinato a proteggere gli Stati Uniti dai missili balistici a medio e lungo raggio. Un intercettore lanciato da terra è composto da un booster a combustibile solido multistadio su cui è stato installato un veicolo esoatmosferico che dovrà distruggere il missile in arrivo. Esoatmosferico significa al di fuori dell’atmosfera, quindi l’intercettore funziona come un piccolo veicolo spaziale che si affida ai propulsori per manovrare, poiché le pinne non possono aiutare a sterzare al di fuori dell’atmosfera. è l’opposto di endoatmosferico, cioè all’interno dell’atmosfera, dove il veicolo è manovrabile attraverso le forze aerodinamiche. Un razzo booster trasporta il veicolo esosferico verso la posizione prevista del bersaglio nello spazio e, quando viene rilasciato, il veicolo esosferico utilizza i dati di guida trasmessi dai componenti del sistema di supporto a terra e del relativo sistema di controllo di sparo, nonché i sensori di bordo per avvicinarsi e distruggere il bersaglio. Ogni intercettore terrestre richiede il proprio silo e tutti i 44 intercettori di proprietà degli Stati Uniti si trovano attualmente presso la base dell’aviazione americana Vandenberg, in California, e Fort Greeley in Alaska.

Ogni intercettore costa ben 75 milioni di dollari.

Oltre agli intercettori terrestri, un altro modo per distruggere un missile balistico consiste nell’utilizzare la difesa missilistica balistica del sistema navale Aegis, in particolare l’SM-3 Block II Alpha che può fare affidamento sui satelliti e altri sensori per tracciare e intercettare un ICBM a raggio intermedio. Questo è noto come Engage on Remote, ingaggiare a distanza. L’SM-3 è un intercettore multistadio che può essere lanciato dal sistema di lancio verticale VLS Mark 41, disponibile su incrociatori e cacciatorpediniere, nonché nelle basi Aegis Ashore. L’intercettore trasporta nello spazio il veicolo distruttivo, dove tale veicolo poi manovra per intercettare una testata in arrivo. La sfida più grande per gli intercettori SM-3 è la portata. La nave di lancio deve essere adeguatamente posizionata per intercettare un ICBM. Questo è il motivo per cui gli SM3 funzionano per l’intercettazione di ICBM a raggio intermedio, mentre gli intercettori a terra possono bloccare sia a missili balistici raggio intermedio sia missili intercontinentali. Fin qui la situazione sembrerebbe più o meno sotto controllo, fino a quando non introduciamo la prossima complicazione: i falsi bersagli. Durante la sua fase intermedia di crociera, un tipico ICBM russo come l’R-36 Satan, può sganciare quelle che sembrano essere 50 testate nucleari.

Ma in realtà, solo 10 di queste sono vere e proprie testate conosciute come Multiple Independent Targetable Reentry Vehicles o MIRV. Le altre 40 sono falsi bersagli che servono ad attirare gli intercettori. All’improvviso, un missile balistico intercontinentale si è trasformato in 50 diversi bersagli mobili, 10 dei quali devono essere intercettati. I sistemi di difesa devono avere un modo per discriminare tra falsi bersagli e bersagli letali in modo che i preziosi intercettori non vengano sprecati per abbattere le esche. Dovremmo anche aggiungere che altri detriti, come i coni del naso, possono rendere la discriminazione più difficile.

Mentre i radar a bassa risoluzione possono tracciare singoli oggetti, non possono discriminare tra un oggetto letale e un falso bersaglio. Questo è esattamente il motivo per cui gli Stati Uniti hanno il radar X-Man basato in mare, il cui compito principale è di discriminare i bersagli letali dai finti bersagli e quindi eseguire il tracciamento di precisione delle testate attive.

Un altro radar simile, il radar di discriminazione a lungo raggio presso la Clear Space Force Station nell’Alaska centrale, è in grado di discriminare in modo simile gli oggetti letali dalle esche, e di inoltrare, in tempo reale, la loro traiettoria ai missili intercettori. La costruzione e l’installazione dell’LRDR sono state completate al costo di 784 milioni di dollari, con gli ultimi ritocchi attualmente in corso prima che il radar diventi operativo alla fine del 2022. Il veicolo d’intercettazione esoatmosferico non solo si basa sui propri sensori per discriminare ed eseguire la selezione del bersaglio, ma utilizza anche i dati dei radar discriminatori che abbiamo menzionato.

Sapendo tutto questo, quanti ICBM pensate che gli Stati Uniti possano realisticamente intercettare utilizzando l’intera batteria di 44 intercettori terrestri. Solo per dimostrare la complessità presentata da ogni singolo ICBM dotato di più testate e di numerose testate fasulle, considerate lo scenario che segue. Un singolo ICBM R36 russo può ospitare 10 testate e 40 falsi bersagli. Ora, supponendo che i radar di discriminazione siano in grado di identificare correttamente tutte e 10 le testate letali, si potrebbe pensare che i 44 intercettori terrestri possano neutralizzare con successo almeno 4 ICBM che trasportino 10 testate ciascuno. Ma la risposta non è quello che pensate.

Ogni intercettore a terra ha solo il 56 % di probabilità di intercettare effettivamente un singolo bersaglio. Ci vorrebbero non 2, non 3, ma ben 4 intercettori per aumentare la probabilità di intercettare un singolo bersaglio al 97%. Il che significa che un singolo ICBM con 10 testate dispiegate può facilmente sopraffare l’intera batteria di intercettori terrestri degli Stati Uniti e possibilmente esplodere sul suolo americano. Ed è proprio per questo che il sistema di difesa missilistica americano si basa su più livelli. Una singola linea di difesa sarebbe in grado di distruggere solo una frazione delle minacce in arrivo, ma si ricorre a una combinazione di più linee di difesa, l’ultima delle quali è la fase terminale.

Quest’ultima, in teoria, può distruggere la maggior parte se non tutte le testate in arrivo. La fase terminale inizia quando una testata nucleare rientra nell’atmosfera. Si tratta di una fase molto breve, che dura solo circa un minuto, e costituisce l’ultima opportunità per intercettare la testata prima che raggiunga il suo bersaglio. Detto questo, si tratta del momento meno desiderabile per l’intercettazione perché può avvenire vicino al bersaglio previsto e c’è anche pochissimo margine di errore. Tenete presente che, quando una testata nucleare viene intercettata, non esplode.

Affinché una testata nucleare entri nella sua fase critica, le cariche esplosive devono esplodere in una sequenza specifica che è essenziale per avviare l’esplosione nucleare. Il risultato di un’intercettazione a corto raggio produrrebbe una grande pioggia di materiali radioattivi vicino all’area del bersaglio, il che non è buono, ma sarebbe molto meglio di un’esplosione nucleare.

L’American Ballistic Missile Defense System è in grado di intercettare le testate durante la fase terminale utilizzando il Terminal High Altitude Area Defense, o THAAD. oppure utilizzando i Missili SM-6 della Marina lanciati da navi da guerra degli Stati Uniti, oppure ancora i Missili Patriot Advanced Capability 3 dell’esercito americano. Ma c’è un problema.

Laddove la visualizzazione del diagramma dell’agenzia di difesa missilistica potrebbe darvi l’impressione che i sistemi di difesa che abbiamo appena menzionato possano intercettare missili balistici nucleari, la verità è che questi intercettori possono colpire solo missili balistici a corto raggio, e a raggio intermedio. Non possono abbattere missili balistici intercontinentali le cui testate rientrano nell’atmosfera a una velocità superiore a Mach 24. Forse il sistema THAAD potrebbe essere in grado di colpirle frontalmente.

Ma non ci scommetterei la vita perché la velocità massima degli intercettori THAAD è inferiore a Mach 9 e sono progettati per intercettare missili con velocità compresa tra Mach 5 e Mach 8 a un’altitudine massima di 150 chilometri. Un modo alternativo per abbattere le testate nucleari durante la loro fase terminale è quello di utilizzare intercettori endo-atmosferici armati con piccole bombe nucleari. Questa è esattamente la strategia su cui si basa il sistema missilistico anti-balistico russo A-135. Facendo esplodere gli intercettori nucleari al confine tra l’atmosfera e lo spazio, il sistema A-135 può disabilitare le testate in arrivo che viaggiano a velocità che arrivano a 25.000 chilometri all’ora o Mach 20. Chi avrebbe mai pensato di abbattere le armi nucleari con altre armi nucleari?

La questione fondamentale è che abbattere un ICBM, benché sia possibile, risulta estremamente complicato, senza nemmeno considerare i veicoli di rientro manovrabili oppure veicoli plananti ipersonici in grado di superare in astuzia i sistemi di difesa esistenti. L’obiettivo attuale dei sistemi di difesa missilistica è quello di ridurre al minimo la minaccia da parte di nazioni che non seguono le regole, come la Corea del Nord, e dissuaderle dal lanciare missili balistici intercontinentali verso il suolo americano. Si considera che queste nazioni non rispondano ai deterrenti convenzionali e siano disposte a colpire in ogni caso anche al rischio del proprio totale annientamento.

Un recente studio del 2022 sostiene che nessun sistema finora sviluppato si è dimostrato efficace contro un reale attacco con ICBM, nemmeno da parte della Corea del Nord. Ma il Pentagono dichiara di non essere d’accordo. Si sentono sicuri delle loro capacità e affermano che gli studi esterni si basano su dati obsoleti e imprecisi a causa delle restrizioni imposte dalla confidenzialità delle informazioni più recenti. Il Pentagono mira a sviluppare un intercettore di nuova generazione soprannominato arma infallibile. Vedremo cosa combineranno, ma ci auguriamo di non doverlo mai vedere messo alla prova sul serio.

Assolutamente indifesi

Bene, quindi da questo video comprendiamo che il sistema di difesa è praticamente inefficace. Innanzitutto non è possibile stabilire se un missile è ostile o meno e quindi il contra-attacco potrebbe anche partire per errore. I russi e gli americani comunicano reciprocamente ogni volta che lanciano un missile a titolo sperimentale e sappiamo che i russi hanno chiamato gli americani prima di lanciare il missile Oreshnik in Ucraina, in modo che non venisse scambiato per un missile nucleare, perché l’innesco del contra-attacco è immediato e a quel punto le conseguenze sono definitive. Non esiste nel caso dell’Oreshnik alcun modo per stabilire se esso porta testate convenzionali, come nel caso dell’attacco a Dnipro in Ucraina, oppure se monta testate nucleari e quindi potrebbe essere trattato come un missile nucleare dalla difesa NATO.

Di conseguenza, nonostante, come dicono correttamente i russi, non sia un’arma nucleare ma possa produrre l’effetto comparabile a quella di un’arma nucleare tattica, ossia la capacità di distruggere obiettivi che sono corazzati in profondità, quindi strutture che siano corazzate e che si stendano molto all’interno del terreno a più livelli di profondità e quindi poterli distruggere senza dover ricorrere a un’arma che poi produce un fallout radio-attivo, rimane fatto che il solo uso di un’arma di questo genere, anche se preannunciato, può comunque essere scambiato per un’arma nucleare e quindi scatenare un contra-attacco.

La situazione poi viene complicata dal fatto che nazioni come la Corea del Nord eseguono lanci di test anche di missili con capacità nucleari senza dare il preavviso a nessuno.

Questo per creare un clima di tensione e rimanere comunque nella mente di tutti costantemente. La Corea del Nord dispone di missili nucleari balistici intercontinentali che possono colpire sia gli Stati Uniti che l’Europa. Non sappiamo quale sia l’affidabilità di questi sistemi, anche se presumiamo che in ragione della vicinanza strategica con la Russia rinforzata di recente mediante accordi di collaborazione reciproca, la qualità dei missili nordcoreani sia aumentata. Però il punto fondamentale è che rimane un elemento di continua tensione e viene usato come argomento da parte della NATO per sviluppare tutto il sistema di difesa che hanno messo insieme. Perché da quello che abbiamo compreso il sistema di difesa NATO è assolutamente inutile nei confronti di un attacco nucleare da parte della Russia.

I sistemi di allarme preventivo

L’attacco nucleare arriverebbe a destinazione e l’unica reazione possibile è quella di scatenare un attacco nella direzione opposta prima che le batterie nucleari della NATO siano state colpite e quindi in tal modo generare una distruzione sostanzialmente del pianeta. Tutto questo si basa su un sistema di rilevazione anticipata degli allarmi, il cosiddetto “early warning system” che nel caso degli americani è abbastanza sofisticato. Quindi gli americani hanno un insieme di satelliti che possono tenere traccia della situazione e che possono rendersi conto di quale sia destinazione del missile una volta in aria. I russi benché dispongano di batterie antimissilistiche più efficienti rispetto a quelle occidentali comunque non possono intercettare eventuali missili o perlomeno hanno grossa difficoltà a intercettare eventuali missili ipersonici e se sono missili ipersonici contestate in multiple diventa molto difficile anche per loro. In aggiunta i russi hanno un sistema di avvertimento preventivo molto più arretrato e quindi è possibile oscurarlo con maggiore facilità.

Basta colpire alcune postazioni radar a terra, da quello che ci dicono gli esperti, per far sì che i russi perdano visibilità e che quindi possono essere portati a reagire anche se in realtà non c’è stato nessun attacco perché presumono che l’attacco sia imminente anche perché se si volesse attaccare la Russia con un attacco nucleare preventivo la prima cosa sarebbe di colpire queste stazioni di rilevazione anticipata distruggendole con missili convenzionali per poi far seguire i missili strategici nucleari e quindi in momento in cui i russi vedessero la distruzione di queste basi di queste postazioni potrebbero esser indotti a rispondere con un attacco nell’altra direzione secondo la logica della Mutually Assured Destruction quindi distruzione reciproca garantita, il cui acronimo in inglese è MAD che vuol dire pazzo, in effetti è una situazione pazzesca.

Una cosa di cui tenere conto è che i russi sono talmente preoccupati della loro limitata capacità di vedere quello che succede che hanno avuto una reazione ancora più accentuata quando la NATO ha annunciato di voler collocare missili che potrebbero essere nucleari in territori molto vicini alla Russia, Polonia, Romania e adesso naturalmente l’Ucraina e questo quindi ha ridotto in Russia a reagire in modo molto più deciso, decisione che talvolta è stata confermata anche dal tentativo da parte di Ucraina di colpire una di queste stazioni di avvertimento nucleare anticipato con un attacco basato su droni un po’ di mesi fa, danneggiando significativamente uno di questi radar e quindi potendo innescare una reazione appunto a catena non desiderabile, in quel caso i russi sono resi conto che l’attacco era via dei droni che probabilmente veniva dagli ucraini e di conseguenza non hanno reagito in tale direzione però siamo sempre a un passo dall’errore, siamo sempre a un passo dal falso allarme che nel momento in cui viene innescato considerando le limitatissime possibilità di reazione, avete pochi minuti per decidere, può portare a una reazione da cui non si possa più tornare indietro.

Come avete visto gli Stati Uniti al momento hanno 44 batterie di intercettori stazionate in California e in Alaska con un’efficienza di solo il 56%, considerando che ciascun missile balistico intercontinentale porta 10 testate nucleari più 40 testate che servono per confondere quindi sono false testate, l’intero sistema di difesa americano non è in grado di neutralizzare nemmeno uno delle centinaia di missili che potrebbe arrivare sul suolo americano non solo dai russi ma anche dai cinesi. Per l’Europa questa cifra è ancora più bassa visto che ci sono meno batterie e molti intercettori appunto sono stati utilizzati dagli ucraini quindi l’Europa in questo momento è totalmente scoperta ed è quindi un concetto che dovete tenere a mente. Gli Stati Uniti sono scoperti quasi il tutto, possono potenzialmente intercettare un attacco se colpiscono il missile prima che si apre, prima che divida le proprie testate in molte testate e magari ne possono colpire due tre ma una volta che si è aperta la testata è finita, alcune bombe nucleari arriveranno a destinazione se poi sono molte bombe contemporaneamente a quel punto il discorso è chiuso ed è per questo che sia dal punto di vista russo sia dal punto di vista americano non appena c’è la certezza che un attacco nucleare in corso si risponde con l’intero arsenale nucleare in risposta perché si sa che non c’è nessuna difesa sull’attacco in arrivo.

Una posizione demenziale

Quindi questa è un po’ la situazione che dobbiamo gestire e che dobbiamo affrontare. Sicuramente le invenzioni di missili come l’Oreshnik che poi verranno imitati dalla NATO possono indurre a ripensare la possibilità di impiego di armi nucleari tattiche ossia di armi di piccola potenza o potenza limitata usate in un contesto militare urbano per distruggere una postazione militare specifica, una postazione protetta al fine di sconfiggere il nemico spargendo una certa quantità di radiazioni ma comunque in un ambito abbastanza limitato e sostituendo questo tipo di arma con armi in stile Oreshnik che prima o poi anche gli Stati Uniti probabilmente svilupperanno. Il problema è che bisogna arrivare a quel punto e in ogni caso anche l’uso di queste armi che non sono nucleari potrebbero indurre una reazione nucleare se la situazione si fa piuttosto critica. Recentemente il Contrammiraglio Thomas Buchanan che è responsabile per la pianificazione delle attività del Comando Strategico negli Stati Uniti quindi il comando che gestisce i missili nucleari americani ha recentemente dichiarato “gli Stati Uniti sono contrari all’uso di armi nucleari ma in caso di necessità è possibile uno scambio di attacchi nucleari alle condizioni più accettabili per gli Stati Uniti” e questa dichiarazione ci fa pensare, fa pensare ai russi, fa pensare a tutte le persone di buon senso.

Non esistono condizioni accettabili per un attacco nucleare perché come abbiamo visto non c’è nessuna difesa anche da parte degli Stati Uniti nei confronti di un attacco nucleare su vasta scala e se Buchanan è convinto che 100 milioni, 200 milioni, 300 milioni di americani morti possono essere un prezzo accettabile è pazzo, è pazzo scatenato ed è uno dei responsabili della gestione del Comando Strategico nucleare negli Stati Uniti quindi è necessario veramente riportare la situazione sotto controllo perché abbiamo a che fare con persone che sono squilibrate oggettivamente. Quindi il concetto fondamentale è che oggi esistono armi estremamente potenti rispetto alle quali non c’è nessun tipo di difesa.

Buchanan, come pure il video che avete appena visto, non tiene conto dei sottomarini americani, tra l’altro Buchanan è stato comandante dei sottomarini quindi dovrebbe capire quello che è il problema, né tanto meno dei sottomarini cinesi e russi che sono a poche decine di miglia o qualche centinaio di miglia o di chilometri dalle coste americane e dalle coste europee che perciò non hanno bisogno di percorrere migliaia e migliaia di chilometri per raggiungere l’obiettivo, possono raggiungere l’obiettivo nell’arco mare di 10 minuti e inoltre non sono immediatamente visibili, il razzo è visibile solo quando esce dall’acqua, non è possibile quindi colpire in anticipo preventivamente la base di lancio perché il sottomarino è in continuo movimento e sono predisposti per sopravvivere a un eventuale scambio globale di testate nucleari e quindi continuare a bombardare anche dopo che lo scambio nucleare globale è avvenuto per eliminare qualsiasi residuo di sopravvissuti. Il sistema russo dispone anche di un lancio automatico di missili, si chiama dead end, mano morta, dove qualora il sistema ritenga che il comando russo è stato distrutto e che quindi non potrebbe rispondere a un attacco da parte degli Stati Uniti, lancia un singolo missile che attraversa tutta la Russia e che trasmette ai vari missili nei vari silos e oltre che sottomarini raggiungibili il messaggio di lanciare e quindi il lancio potrebbe avvenire anche molto dopo che l’intero comando russo sia stato annientato.

Perciò siamo in una situazione dove è necessario avere estremamente estrema cautela e estrema prudenza nel avviarsi verso una possibile escalation visto che le conseguenze di tale escalation non sono assolutamente prevedibili. Inoltre le singole navi che ci sono in giro per il mondo come quelle descritte in questo caso della serie Aegis possono essere distrutte a ciascuna da un singolo missile Oreshnik che le può affondare e perciò i russi possono ottenere tracce delle navi e colpirle con grande precisione senza bisogno di affrontarle con le proprie navi o senza bisogno di silurarle con i propri sottomarini col rischio di far affondare il sottomarino.

Corruzione senza freni

Quello che volevo farvi capire in buona sostanza è che il Pentagono è stato coinvolto in una serie di programmi del tutto fallimentari che hanno bruciato enormi risorse di soldi e di tempo senza portare assolutamente a nulla e che l’intero sistema di difesa della Nato è progettato per difendersi della Corea del Nord, quindi un paese diciamo del terzo mondo dotato sì di capacità nucleari ma non assolutamente comparabili a quelle della Russia e della Cina senza tenere neanche conto di altre potenze nucleari che potrebbero entrare in gioco come l’India piuttosto che il Pakistan e vede questo passo.

Quindi sono del tutto inutili nei confronti della Russia e la presenza di batterie di missili in Polonia e in Romania che sono di nuovo del tutto inutili servono soltanto per creare frizione costante nei confronti dei russi senza fornire nessun tipo di effettiva difesa. Tant’è che ormai credo che sia chiarissimo che la Nato non è un’alleanza difensiva ma è un’alleanza offensiva e oltre a essere un’alleanza offensiva è un’alleanza inutile perché ha dei sistemi che non funzionano che sono stati concepiti per difendersi da il dittatore nordcoreano e per i quali comunque quelli ricercatori che hanno dato vita a questo documentario dicono che non è efficiente, non è sufficiente, quindi il sistema di difesa della Nato non è anche in grado di difendersi da un eventuale attacco della Corea del Nord.

L’Oreshnik viceversa ha cambiato le carte in tavola perché presenta una nuova tecnologia che non si era vista fin dai tempi del bombardamento originale di Hiroshima e Nagasaki da parte degli Stati Uniti e che cambierà gli assetti militari complessivi perché permette di distruggere qualsiasi postazione Nato senza ricorrere a un attacco nucleare quindi senza provocare danni alla popolazione circostante e senza provocare una contaminazione radiativa che poi duri nel tempo come invece accadrebbe sicuramente con l’uso anche di armi tattiche nucleari quindi armi di piccola potenza usate per colpire espressamente obiettivi militari senza parlare naturalmente delle armi strategiche che invece provocano la distruzione di intera città.

Il colabrodo della Iron Dome

 Inoltre i recenti attacchi missilistici da parte dell’Iran contro Israele hanno dimostrato che la cosiddetta Iron Dome che dovrebbe essere sistema difensivo antimissilistico più sofisticato che esista al mondo non funziona. Non funziona e non è in grado di intercettare se non una piccola parte dei missili inviati e in questo caso erano missili molto più lenti di quelli di cui i russi dispongono su distanze molto più lunghe considerando la limitata velocità di questi missili e da parte di un paese che non è una potenza nucleare come l’Iran. E questo è stato attestato e confermato da diversi osservatori militari e anche in particolare da Ted Postol che è un ricercatore americano che ha lavorato per il pentagono e che di missili se ne intende perché è stato il suo mestiere per tutta la vita. E inoltre il sistema israeliano è stato ampiamente collaudato negli anni perché lo hanno usato ripetutamente per difendersi dagli attacchi provenienti voi da Hamas, voi da Hezbollah, voi dall’Iran o da altre fonti mentre invece l’intero apparato difensivo americano fatto salvo per i Patriot non è stato effettivamente messo alla prova e perciò potrebbe anche non funzionare del tutto ossia il 56% di efficacia che viene dichiarato dal pentagono potrebbe non esserci per niente.

Cioè abbiate l’idea che voi state cercando di abbattere un missile che va a 20 volte o 24 volte la velocità del suono con un altro missile che lo deve proprio colpire perché lo deve rompere è l’unico modo in cui lo può intercettare non è una testata esplosiva che quindi può distruggere il missile anche se si trova magari nell’arco di 10 20 100 metri non so quale sia la portata di un’esplosione quel genere ma deve proprio arrivare a colpire un missile che tra l’altro va nella direzione opposta è come se voi sparaste una pallottola con un’altra pallottola cercando di abbatterla di fermarla considerando il fatto che la pallottola che arriva è molto molto più veloce il proiettile scusatemi che arriva è molto più veloce di una pallottola convenzionale per cui per quanto possono essere sofisticati questi missili intercettori abbiamo visto appunto che non funzionano nella maggior parte dei casi neanche con missili più lenti figuriamoci con missili ipersonici che arrivano a quelle velocità inoltre se ci portiamo dalla portata intercontinentale che viene descritta in questo video e che quindi ci dà circa mezz’ora di viaggio tra il decollo e l’arrivo a destinazione.

Con i missili a portata intermedia in stile Oreshnik o come quelli che gli stati uniti vogliono installare in Germania a partire dal 2026 il percorso complessivo non supera i 15 minuti quindi il periodo di decisione per intervento è estremamente più breve ecco l’attuale tecnologia non c’è modo di fermare nessuno di questi missili intermedi quindi laddove gli stati uniti sono praticamente sguarniti e non potrebbero difendersi neanche nel caso di un attacco dalla corea del nord l’Europa è totalmente aperta non c’è nessuna difesa funzionale e non c’è tra l’altro nessuna strategia per poterla inserire questo significa che la presenza di elementi che creano frizioni con altre potenze nucleari non può che provocare un disastro tenete presente che appunto i missili a portata intermedia non possono essere fermati dalle nazioni europee se arrivano dalla Russia non possono essere fermati dalla Russia se vengono dalle nazioni europee perlomeno per quello che riguarda la parte europea della Russia, come Mosca e San Pietroburgo e quelle circostanti, quindi è ovvio che i russi siano piuttosto nervosi a riguardo.

E un’ultima cosa di cui volevo parlarvi è che il famoso RS36 Satan russo che abbiamo visto anche nelle video precedente viene lanciato da camion militari quindi non si trova all’interno di un silos permanente che può essere il mirino degli americani o della nato e che perciò può essere colpito da un missile lanciato a lunga o media distanza per un attacco preventivo il camion si sposta e può essere oggi qui domani là e può essere in movimento costante quindi anche per i satellite diventa difficile tracciarlo e diventa difficile stabilire dove si trovi fino al momento del lancio è il momento in cui il lancio avviene troppo tardi come abbiamo visto troppo tardi per intervenire quindi da tutta questa carrellata di informazioni direi che dobbiamo prenderci più responsabilità per fare in modo che questo tipo di minaccia venga ridotta e che se ne parli perlomeno che sia un argomento che ritorna a essere un argomento di discussione come lo era negli anni 70 come l’era negli anni 60 e come invece oggi è completamente scomparso perché solo parlandone solo spingendo affinché i politici prendano direzione diversa è possibile influenzare le direzioni in cui stiamo andando ci sono politici che sono sensibili a questo argomento Trump sembra essere sensibile che è buono che ci permette di guadagnare tempo però di nuovo non possiamo lasciare tutto il lavoro agli altri anche noi abbiamo la nostra parte delle responsabilità.

Roberto Mazzoni

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