Siamo qui alla ricerca della verità e, in questo caso, cerchiamo di fare luce su quanto sta accadendo nelle trattative di pace tra Stati Uniti e Russia. In questo video, vi proporrò la lezione russa. Sentiremo direttamente Sergei Lavrov, il ministro degli Esteri russo, che è uno degli attori principali in queste trattative, il quale ci illustrerà il punto di vista russo riguardo alle responsabilità principali della guerra in Ucraina e la soluzione adottabile, con particolare attenzione agli attori che stanno cercando di trovare una soluzione e a coloro che invece stanno remando contro. Questo è importante perché siamo inondati da una campagna di propaganda senza precedenti che sta distorcendo in maniera sensibile la realtà e che semplicemente mira a spingere l’Europa verso una condizione di guerra permanente. Questo video è stato possibile grazie al contributo di chi ci ha sostenuto con le proprie donazioni. Abbiamo bisogno di più contributi, quindi vi faccio una proposta.
Per continuare a produrre video come questi, vorrei che almeno 10 di voi si iscrivessero alla legione di Bitcoin. Sono sicuro che troverete informazioni molto utili che vanno al di là di Bitcoin: ci sono tanti video formativi sull’economia in generale che credo siano molto importanti per affrontare il futuro prossimo. Con la vostra iscrizione, della durata di tre mesi, voi contribuirete a finanziare il nostro lavoro e a proseguire con questi video, a disposizione di tutti. Questo video servirà anche da introduzione a un’intervista che ho fatto con il Vaso di Pandora, che vi riproporrò a breve. La vostra iscrizione alla legione di Bitcoin è quindi un contributo fondamentale per il nostro lavoro e per la realizzazione di questi video, che sono a disposizione di tutti.
Questo video fa anche da introduzione a un’intervista che ho fatto con il Vaso di Pandora, che vi proporrò a breve, e a ulteriori video che ho quasi finito e che vi mostrerò in seguito. Una cosa che chiaramente voglio chiarire è che, al di là di quello che verrà detto in questo video, gli Stati Uniti hanno una specifica responsabilità nei confronti della guerra in Ucraina, al punto che lo stesso Marco Rubio, attuale ministro degli Esteri degli Stati Uniti, ha dichiarato pubblicamente che si tratta di una guerra per procura, dove gli Stati Uniti e la Russia si confrontano con l’Ucraina, che agisce in qualità di sostituto degli Stati Uniti, come un procuratore, quindi un sostituto. Questo è un fatto importante, perché fino a poco tempo fa si trattava di una guerra nella quale l’Occidente era estraneo: erano solo gli ucraini che si difendevano eroicamente contro i russi. È certamente successo, ma nessuno poteva affermare con certezza che c’era un coinvolgimento diretto degli Stati Uniti o della NATO.
In questo caso, abbiamo il governo degli Stati Uniti che ufficialmente lo dichiara, quindi, siccome questa è la situazione effettiva, è anche naturale che le trattative di pace si svolgano tra i due principali contendenti, gli Stati Uniti e la Russia, e naturalmente l’Ucraina, che è uno dei partecipanti in subordine agli Stati Uniti. È poi quello che è stato concordato durante l’ultima riunione che si è tenuta a Gedda tra i rappresentanti degli Stati Uniti e i rappresentanti dell’Ucraina, una riunione che, se ho capito bene, è durata 85 ore e che si è svolta senza la presenza di Zelensky, perché Zelensky è persona non grata sia ai russi sia ai dirigenti politici statunitensi. Tanto quanto a Trump e ai suoi ministri, perché non fa altro che complicare la situazione e non vuole far altro che proseguire la guerra all’infinito. Quindi, con un gruppo di personaggi delegati dall’Ucraina, si è arrivati a concordare che la trattativa sarà condotta a tre: ci saranno gli Stati Uniti, la Russia e gli ucraini. Non ci sarà la partecipazione dell’Unione Europea o degli Stati europei, perché l’Unione Europea e gli Stati europei hanno un atteggiamento troppo bellicoso e, anche se vogliono continuare la guerra a oltranza per motivi propri, come vedremo tra poco, i russi hanno una posizione eccessivamente ostile nei confronti delle nazioni europee, dell’Unione Europea, della Gran Bretagna e naturalmente degli Stati Uniti.
Questa è un po’ la situazione in cui ci troviamo, siamo all’inizio delle trattative che dureranno probabilmente un po’ di tempo e potrebbero esserci dei colpi di scena, naturalmente. Come capirete da queste varie dichiarazioni, tratte da tre interviste diverse rilasciate da Sergei Lavrov, da cui ho estratto delle parti importanti, cioè ciascuna di queste interviste dura circa un’ora, l’ultima addirittura un’ora e mezza. Ci sono molte altre informazioni che in parte sono ripetizioni di cose già sappiamo. Ho quindi selezionato per voi quelle componenti che ci forniscono un contesto specifico che definisce le relazioni tra Russia, Stati Uniti, Unione Europea, Stati europei e Gran Bretagna da una parte e Ucraina dall’altra, in questo conflitto e in altre situazioni più ampie. In questo video e nei video successivi non voglio criticare i popoli europei, perché si tratta naturalmente di posizioni assunte dalle cosiddette élite politiche o finanziarie.
Rimane il fatto che i singoli popoli europei, come il popolo americano, hanno delle responsabilità specifiche, così come il popolo russo, che può spingere i propri politici in una direzione piuttosto che un’altra. Come ho detto nell’ultimo video che ho pubblicato, oggi vediamo che richiama un’intervista fatta con il canale Money. In America stiamo assistendo a una rivoluzione culturale e, in generale, ci troviamo in una guerra culturale tra una cultura di arroganza senza senso, il neoliberismo, che è ancora dominante in Europa e che è stata dominante negli Stati Uniti fino a poco tempo fa, e una cultura più tradizionale degli Stati Uniti, nati come ribellione nei confronti dell’impero e di un certo tipo di politica. Emmanuel Macron, di cui si parla nel titolo e nel servizio, è notoriamente molto legato alla City di Londra, alla famiglia Rothschild, e fa quello che gli viene detto di fare da Londra; non rappresenta gli interessi della Francia, non li ha mai rappresentati e non li rappresenterà mai.
Keir Starmer è invece un burattino nelle mani della City di Londra, il primo ministro britannico, e le loro politiche, le loro posizioni sono dettate da qualcun altro che lo controlla. Cominciamo ora con la prima intervista di Lavrov, registrata il 2 marzo 2025 con una giornalista russa.
[Giornalista russa]
A proposito del 2022, avete avuto lunghe trattative con Blinken. Tutti lo ricordano. Ma per quanto riguarda lei personalmente, a che punto si è reso conto che raggiungere un accordo era impossibile? Come è stata presa la decisione che era giunto il momento di lanciare l’operazione militare speciale? C’era ancora circa un mese tra i suoi colloqui con Blinken e l’inizio dell’operazione.
[Sergey Lavrov]
Beh, sì, è stato circa un mese, più o meno. In realtà, avevo sperato. Speravo che alla fine avrebbe prevalso il buon senso, ma in realtà è stato l’orgoglio a vincere, e non solo i piani assolutamente concreti per far entrare l’Ucraina nella NATO, per stabilire basi militari in Crimea e sul Mar d’Azov. Quei piani esistevano certamente. Al di là delle ambizioni geopolitiche, l’arroganza ha giocato un ruolo enorme. Era come se ci stessero dicendo, come osa qualcuno dirci di non farlo, dovremmo farlo. Sto esponendo tutto chiaramente, questa era la loro vera mentalità, ed è tragico. È davvero tragico perché non è il trionfo della ragione. Questo è il motivo per cui Trump continua a dire, ogni volta che si tratta di qualsiasi conflitto, che il buon senso dovrebbe guidare la posizione dell’America. E per come la vede Washington, il buon senso impone di farsi da parte.
[Giornalista russa]
Il nostro presidente ha chiarito che la palla è nel loro campo. Eppure, per molti, quello che è successo dopo è stato comunque una grande sorpresa. Che tipo di lavoro preliminare avete svolto e quando lo avete iniziato per garantire che questi negoziati potessero svolgersi?
[Sergey Lavrov]
I presidenti hanno organizzato una telefonata su iniziativa di Trump. Forse ricorderete quel momento del 2018, a Ginevra, durante la conferenza stampa dopo la Coppa del Mondo FIFA. È stato allora che il presidente Putin ha lanciato un pallone da calcio, il pallone ufficiale della FIFA, a Trump. Trump l’ha preso, l’ha girato tra le mani e poi l’ha lanciato a un membro della sua delegazione seduto di fronte a lui. Abbiamo capito tutti che non è stato Trump a rompere i rapporti, è stato Biden. Si tratta di una decisione presa da una singola amministrazione. Trump lo ha capito perfettamente. Per questo lui stesso ci ha chiamati. In effetti, prima di allora, aveva persino inviato uno stretto consigliere a Mosca per colloqui, appena un giorno prima della chiamata. Poi, durante la conversazione telefonica, è stato lo stesso Trump a proporre un incontro e i due hanno accettato. Abbiamo volato lì solo tre giorni dopo quella chiamata. Non c’è stata una preparazione particolare, almeno non a livello bilaterale. Naturalmente, la squadra di ogni parte si è preparata in modo indipendente. Il nostro ministero degli Esteri, il loro Dipartimento di Stato, tutti hanno fatto la loro parte. Ma la conversazione in sé era normale, uno scambio diplomatico del tutto ordinario tra due leader. Eppure, in qualche modo è stato percepito come un evento sensazionale. Questo ci dice qualcosa di importante. Che durante la presidenza Biden, i nostri partner occidentali sono riusciti a plasmare l’opinione pubblica globale a tal punto che una normale conversazione diplomatica è stata vista come qualcosa di straordinario.
Non la penseremo mai allo stesso modo su ogni singola questione della politica mondiale. Loro stessi lo hanno riconosciuto, ma laddove abbiamo interessi sovrapposti, il buon senso impone che sarebbe sciocco non usarli per produrre risultati reali e pratici a beneficio di entrambe le parti. E dove i nostri interessi non si allineano, come ha detto una volta il senatore Marco Rubio, quando le grandi potenze hanno interessi contrastanti, è loro dovere garantire che queste differenze non si trasformino in scontro. Questa è assolutamente la nostra posizione. In effetti, questo è esattamente il modello che regola le relazioni tra Stati Uniti e Cina oggi.
[Sergey Lavrov]
Guardate il rapporto tra Stati Uniti e Cina. Hanno un numero enorme di disaccordi. Gli Stati Uniti impongono tutti i tipi di sanzioni alla Cina, con l’obiettivo di reprimere un concorrente. E non sono solo gli Stati Uniti. Gli europei fanno la stessa cosa. Guardate l’Unione Europea che impone tariffe del 100% sui veicoli elettrici cinesi, una concorrenza sleale e sfacciata. Ma nonostante tutte queste tensioni, nonostante il fatto che alti funzionari di entrambe le parti, leader e ministri si accusino spesso a vicenda di cattiva condotta, mantengono comunque il dialogo. Quando Trump è stato eletto per la prima volta, molti politici qui in Russia si sono lasciati trasportare dall’euforia, e ora vediamo accadere di nuovo la stessa cosa.
Ma sia chiaro, gli Stati Uniti, indipendentemente da chi è in carica, hanno sempre un obiettivo primario, essere la prima potenza mondiale. Sotto Biden, sotto Obama, sotto i democratici in generale, hanno perseguito questo obiettivo cercando di portare tutto e tutti sotto il loro controllo, finanziando gli alleati, dettando le azioni della NATO e, essenzialmente, comprando la lealtà nel modo in cui gestiscono le alleanze militari. Basta guardare come gestiscono il Giappone e la Corea del Sud, li stanno trasformando in avamposti della NATO, integrando componenti nucleari nelle loro strutture di sicurezza. Trump, d’altra parte, è un pragmatico. Il suo motto è buon senso, e questo segnala un cambiamento, un modo diverso di condurre gli affari. Ma il suo obiettivo rimane uno solo, rendere l’America di nuovo grande. Ora ha anche un nuovo slogan per la campagna elettorale, tutto ciò che Trump ha promesso, lo ha mantenuto. Vedete, questo umanizza la politica.
Gli conferisce un carattere personale e vivace, motivo per cui avere a che fare con lui è interessante. La sua squadra, persone come Marco Rubio e il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Walsh, sono individui completamente razionali e pragmatici in tutti i sensi. Non si comportano come se ci stessero comandando, e nemmeno noi stiamo comandando loro. Sono semplicemente due nazioni serie che si siedono al tavolo e discutono di come stanno le cose. Cosa funziona? Cosa non funziona? Quali errori ha commesso la precedente amministrazione in quattro anni: ha distrutto ogni singolo canale di comunicazione, ha imposto un numero record di sanzioni e ha fatto uscire le aziende americane dalla Russia, causando loro centinaia di miliardi di dollari di perdite.
[Giornalista russa]
Sì, questo va avanti da un bel po’ di tempo, forse anche dal dopoguerra. Guardando indietro al periodo in cui lavorava alle Nazioni Unite, quando si è impegnato in un dialogo costruttivo e ha firmato accordi congiunti con la parte americana, hanno ripetutamente violato questi accordi.
A volte, nel giro di pochi mesi. Lo abbiamo visto accadere con il Kosovo, con l’Iraq e anche in altri casi. Prendiamo, ad esempio, il discorso di Colin Powell all’ONU appena un mese prima. Lei aveva firmato un documento congiunto con i rappresentanti degli Stati Uniti sulla necessità di una risoluzione diplomatica. Come ha reagito a queste situazioni?
[Sergey Lavrov]
A questo punto, è diventata una routine, e ha assolutamente ragione. Questo schema continua. Lo sforzo costante di presentare la loro posizione come l’unica corretta. Anche quando parlo di Colin Powell, con cui ho lavorato molto da vicino, non ho dubbi che non avesse idea di cosa ci fosse veramente dentro la provetta che teneva in mano al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Quella piccola polvere bianca che ha agitato di fronte al mondo non era altro che una messa in scena per giustificare l’invasione dell’Iraq. E alla fine, Saddam Hussein era condannato, non a causa di ciò che c’era in quella fiala, ma a causa di una manipolazione deliberata. È stato semplicemente incastrato dalla CIA. Ora, non voglio addentrarmi in teorie storiche, ma guardiamo al modello più ampio.
Negli ultimi 500 anni, mentre quello che oggi chiamiamo mondo occidentale prendeva gradualmente forma, con alcuni aggiustamenti lungo il percorso, dove ha avuto origine la maggior parte delle più grandi tragedie del mondo? In Europa. Le politiche europee sono state alla base della colonizzazione. Delle guerre. Delle crociate. Della guerra di Crimea. Della Prima guerra mondiale. E, naturalmente, Hitler. Quando guardiamo indietro alla storia, diventa chiaro che gli americani, con tutti i loro difetti, non hanno mai giocato il ruolo di istigatori o agitatori diretti in questi passati conflitti globali. E ora, dopo il mandato di Biden, stiamo assistendo all’ascesa al potere di un altro gruppo di persone, che parlano il linguaggio del buon senso, che dicono apertamente di volere un mondo governato dalla legge e dalla pace. Eppure, chi chiede ancora che la guerra continui? L’Europa. Il Primo Ministro della Danimarca ha detto apertamente: “L’avete visto, no? Che, per l’Ucraina, la pace è peggio della guerra”. E guardate Keir Starmer, si è precipitato a incontrare Trump subito dopo Macron per cercare di convincerlo a non porre fine a questo conflitto troppo in fretta.
Nel frattempo, si è vantato che il più grande contributo della Gran Bretagna quest’anno sarebbe stato sotto forma di armi per l’Ucraina, una contraddizione diretta con la posizione di Trump. Anche Macron sta correndo in giro con una sorta di proposta, e ora Starmer si è unito, dicendo, stiamo preparando migliaia di forze di pace, forniremo copertura aerea per queste forze di pace dall’alto. Questa è pura arroganza. Prima di tutto, nessuno ha chiesto alla Russia.
Trump, d’altra parte, capisce tutto. Ha detto che è troppo presto per discutere di tali questioni. Questa questione può essere discussa, ha detto, ma richiederà un accordo da entrambe le parti. Si sta gestendo correttamente. Nel frattempo, queste persone, proprio come con il loro cosiddetto piano di pace per l’Ucraina, non stanno facendo altro che spingere il regime di Kiev in una guerra contro di noi. Questo è esattamente il modo in cui hanno calpestato i precedenti accordi con il nostro vicino occidentale. Proprio come hanno installato Poroshenko e poi Zelensky al potere sotto la minaccia delle armi, ora stanno cercando di sostenere di nuovo Zelensky, questa volta usando le forze di pace come copertura. Diamo un’occhiata a cosa hanno fatto allo stesso Zelensky. Lo costrinsero a una rotazione completa di 180 gradi o, meglio, a una rotazione completa di 360 gradi. È salito al potere su una piattaforma di pace, su slogan come: lasciate stare la lingua russa.
È la nostra lingua comune, la nostra cultura condivisa. Tutto questo è ancora su Internet, potete cercarlo. Eppure, nel giro di soli sei mesi, lo hanno trasformato in un nazista puro. E come ha giustamente detto il nostro presidente, è diventato un traditore del popolo ebraico. Ora, proprio come lo hanno insediato con la forza, stanno cercando di tenerlo su con le baionette, questa volta sotto forma di contingenti di pace. Ma cosa significa in realtà? Significa che le cause profonde del conflitto non scompariranno. Perché, quando chiediamo a questi strateghi, va bene, supponiamo che prendiate una parte dell’Ucraina sotto il vostro controllo. Cosa succede dopo?
Non hanno risposta.
Bene, da questo video comprendiamo che Zelensky è sulla via d’uscita, perché è sia a Mosca che a Washington e fa parte del problema. Zelensky è la persona che farà di tutto per impedire la stipula di un trattato di pace e che, anche qualora si arrivasse a un trattato di pace, lo violerebbe non appena ne avrebbe la possibilità per riportare la situazione di conflitto.
Di conseguenza, non può far parte del processo di pace e a Gedda è stato chiaramente indicato. A Gedda, una delle città dell’Arabia Saudita, si è riunita una delegazione dagli Stati Uniti e una dall’Ucraina. Zelensky non ha potuto partecipare, è stato ricevuto da MBS, la persona che rappresenta la massima autorità politica in questo momento in Arabia Saudita. Hanno fatto quattro chiacchiere, ma il messaggio è che Zelensky deve stare fuori dai piedi, perché se cercasse in tutti i modi di rientrare non sarebbe benvenuto. Credo che, potenzialmente, anche se non si possono fare previsioni precise in questo senso, Zelensky abbia i giorni contati e sarà sostituito da qualcun altro in un tempo relativamente breve.
Questa è una decisione che è stata presa anche dai suoi sostenitori a Washington, i “Guerra Fondai”, che conosciamo molto bene dopo l’exploit alla Casa Bianca. A Gedda hanno concordato la posizione di partenza della trattativa, vale a dire la proposta di cessate il fuoco di 30 giorni non è un ultimatum nei confronti della Russia, la delegazione americana sa benissimo che i russi non sono disposti ad accettarla. Tuttavia, l’obiettivo dell’incontro di Gedda non era preparare un mandato, una proposta irrinunciabile per i russi, come si dice in Europa o come gli americani hanno fatto credere agli europei. Ma era una riunione che aveva due obiettivi: primo, escludere Zelensky dalla trattativa; secondo, definire i membri che avrebbero partecipato a questa trattativa, ovvero gli Stati Uniti, la Russia e l’Ucraina, ovvero le uniche nazioni che hanno un ruolo importante nel conflitto e possono davvero portarlo a termine.
Gli europei, come vedrete anche nella prossima intervista, hanno partecipato più volte negli anni a varie trattative con la Russia, che si sono tutte rivelate vane. Oggi, hanno una posizione decisamente ostile nei confronti della conclusione del conflitto e, in particolare, sono estremamente contrariati dal fatto che gli Stati Uniti ripristinino buoni rapporti diplomatici con la Russia. Una cosa che tanto a Parigi quanto a Londra, a Berlino e a Bruxelles viene vista con estrema preoccupazione e con estrema antagonismo. La proposta di cessate il fuoco è un punto di partenza e, quindi, in questa riunione è stato concordato che gli ucraini pongono come condizione per iniziare la trattativa la richiesta di un cessate il fuoco. Hanno rinunciato, non so se ne siete accorti, alla richiesta tassativa da parte degli europei e da parte di Zelensky che gli Stati Uniti forniscano garanzie di tipo militare.
Gli Stati Uniti non forniranno garanzie di tipo militare, l’Ucraina non entrerà nella NATO, non ci saranno truppe NATO impegnate in Ucraina e non ci sarà nessuna forza di pace sostenuta dalla NATO presente in Ucraina. Probabilmente non ci sarà nemmeno nessuna forza di pace come quelle proposte da Francia e Inghilterra, visto che grazie a questa mossa che, secondo me, è stata molto abile, Ora tutti gli europei dicono: “Ah, sì, fantastico, vogliamo il cessate il fuoco”, perché sono convinti che, nel momento in cui la Russia rifiutasse il cessate il fuoco, gli Stati Uniti sarebbero pronti a ritornare nella mischia, cosa che non è. Avendo pubblicamente accettato l’idea del cessate il fuoco, non possono più tirarsi indietro, ma ormai hanno perso il treno: non potranno più uscire con l’idea di mandare dei propri soldati in Ucraina.
Quindi, è stata un’operazione per mettere da parte gli europei, incapsulare la trattativa e dare agli ucraini la possibilità di estendere un punto di partenza, da cui poi si potrà proseguire nella trattativa. Vi ripeto quindi anche quello che diceva Lavrov durante questo video. Lavrov ci dice che la fonte della guerra in Ucraina è in Europa, non negli Stati Uniti. Come abbiamo detto all’inizio, sappiamo bene che gli Stati Uniti hanno avuto un ruolo centrale nell’avviarla e nel predisporla. D’altro canto, abbiamo avuto diverse amministrazioni americane che hanno fatto tutto fuorché tutelare gli interessi statunitensi. Partiamo dai Clinton che hanno avviato l’espansione della NATO, proseguiamo con George Bush jr. che ha iniziato le guerre in Iraq e in Afghanistan, l’attentato alle Torri Gemelle e tutto quello che ne è conseguito, con un’enorme deduzione di libertà per gli americani.
Obama ha avviato le guerre in Libia e in Etiopia. Poi c’è stato Trump che non ha fatto partire nessuna guerra, ma durante la cui prima presidenza c’è stata comunque la prima fornitura di armi all’Ucraina, che vi ricordo essere state concesse solo dopo che Trump è stato sottoposto a un impeachment e ha subito un attacco diretto durante tutto il periodo iniziale della sua presidenza con Russia Gate. Russia Gate è un progetto realizzato dall’intelligence britannica con la partecipazione di agenti britannici e la collaborazione di alcuni personaggi dei servizi segreti italiani, oltre che di ucraini che hanno preso parte diretta al progetto. Quindi, Trump è stato in qualche modo costretto, e questo non costituisce naturalmente un’attenuante, ma è comunque una giustificazione che può essere considerata come una spiegazione di quello che è successo in quel momento e di come sia la situazione attuale. Ora vi rileggo quello che diceva Lavrov in questa intervista:
Ora, non voglio addentrarmi in teorie storiche, ma guardiamo al modello più ampio.
Negli ultimi 500 anni, mentre quello che oggi chiamiamo mondo occidentale prendeva gradualmente forma, con alcuni aggiustamenti lungo il percorso, dove ha avuto origine la maggior parte delle più grandi tragedie del mondo?
In Europa.
Le politiche europee sono state alla base della colonizzazione.
Delle guerre.
Delle crociate.
Della guerra di Crimea.
Della Prima guerra mondiale.
E, naturalmente, Hitler.
Quando guardiamo indietro alla storia, diventa chiaro che gli americani, con tutti i loro difetti, non hanno mai giocato il ruolo di istigatori o agitatori diretti in questi passati conflitti globali.
Quindi, questa potrebbe essere considerata propaganda, ma questo è il punto di vista dei russi che, tra l’altro, è stato condiviso anche dalla nuova amministrazione e dalla popolazione statunitensi. La stragrande maggioranza degli americani ha eletto Trump proprio perché voleva porre fine a questa guerra e dare una svolta netta rispetto alle politiche delle ultime amministrazioni americane. Inoltre, molti americani ritengono che nel 2020 ci sia stato un colpo di stato e che l’elezione di Joe Biden sia avvenuta in modo illegale, pertanto ritengono che ci sia un’aberrazione nella politica americana che non rappresenta l’intenzione degli americani né gli interessi degli Stati Uniti, perché di certo gli interessi degli Stati Uniti non sono rappresentati dalla guerra in Ucraina. Se ci fosse davvero interesse per i minerali rari, sarebbe molto più conveniente stipulare una joint venture per procurarseli, sempre che siano disponibili e che possano essere estratti. Gli Stati Uniti sono stati sicuramente coinvolti in questa guerra, hanno giocato un ruolo importante, ma non era nelle loro corde.
Infatti gli interessi degli Stati Uniti sono stati piuttosto allineati con quelli della Russia. Come vedremo in altri video, infatti, gli interessi degli Stati Uniti sono stati abbastanza allineati con quelli della Russia, fatto salvo per impedire la guerra fredda che comunque contiene degli elementi interessanti che potrebbero essere approfonditi. Dal punto di vista dei britannici, invece, fin dall’Ottocento c’è stata proprio la fissazione di voler indebolire la Russia e di voler lottizzare la Russia. Gli Stati Uniti hanno quindi una responsabilità diversa rispetto ad altre nazioni, in quanto superpotenze nucleari, devono evitare un conflitto diretto, la potenziale escalation verso un conflitto nucleare e qualsiasi conflitto inutile come quello in Ucraina.
Ora vediamo un’altra intervista rilasciata da Lavrov il 7 marzo 2025. Qui si parla di Stepan Bandera, nazionalista ucraino filo nazista che ha sostenuto i nazisti durante l’occupazione dell’Ucraina nel corso della seconda guerra mondiale. Nel 1943 ha organizzato l’assassinio del ministro polacco Bronisław Pieracki, è stato condannato a morte per terrorismo e infine la sua condanna è stata commutata in ergastolo. Il nuovo governo ucraino lo ha dichiarato eroe nazionale e ci sono delle strade o dei monumenti in Ucraina che lo celebrano, quindi è un personaggio decisamente molto interessante. Ora vi mostriamo il secondo video.
[Giornalista]
Buon pomeriggio, Sergey Viktorovich, ho una domanda per lei. Secondo i media, a partire dal 4 marzo di quest’anno, gli Stati Uniti sospenderanno gli aiuti militari all’Ucraina fino a quando il presidente Trump non deciderà che Kiev sta dimostrando un impegno nei negoziati di pace. Secondo lei, quando potrebbero riprendere gli aiuti militari? Ci si dovrebbe aspettare cambiamenti nelle relazioni tra Stati Uniti e Ucraina nel prossimo futuro, soprattutto considerando i tentativi di Zelensky di scusarsi per l’incidente alla Casa Bianca? Come vede la Russia la sospensione degli aiuti militari all’Ucraina?
[Sergey Lavrov]
Abbiamo più volte affermato che l’ex capo della diplomazia dell’Unione europea, Borrell, aveva ragione quando affermava, nel suo modo caratteristico, che il conflitto in Ucraina potrebbe essere fermato molto rapidamente, entro due settimane, se solo cessasse la fornitura di aiuti militari al regime ucraino. Questa è la risposta alla sua domanda. Siamo d’accordo con questa valutazione. Un’altra questione è che Josep Borrell ha subito aggiunto che questo non deve essere fatto in nessuna circostanza perché la Russia deve prima affrontare la sconfitta strategica e solo dopo devono essere dettate condizioni e misure. Presumibilmente ricopriva una posizione di responsabilità. L’ingenuità di tali affermazioni è evidente. Il successore di Borel, Kaja Kallas, aderisce alla stessa identica logica, e lo stesso vale per la maggior parte dei paesi europei. Direi che i tempi siano ormai maturi per smettere di essere sorpresi dal loro comportamento. Tutti sostengono che attualmente la pace in Ucraina è peggio della guerra.
Secondo loro, la prima priorità sarebbe di ottenere un vantaggio sul campo di battaglia, e solo allora si dovrebbero avviare negoziati con una Russia indebolita. Tuttavia, adesso, l’obiettivo di infliggere una sconfitta strategica alla Federazione Russa non viene più menzionato. Ieri, nella sua lunga e piuttosto nervosa dichiarazione, il presidente francese Macron ha affermato che la guerra non deve finire con la capitolazione dell’Ucraina. La distanza tra una sconfitta strategica per la Russia e la capitolazione dell’Ucraina è piuttosto significativa. Come minimo, dovrebbero trovare la forza di coprire questa distanza.
Per quanto riguarda l’attuale situazione degli aiuti militari e la pausa annunciata dagli Stati Uniti, tale pausa vale anche per la fornitura di informazioni di intelligence. Questo non fa che confermare ciò che abbiamo sempre detto. Il presidente Putin ha ripetutamente sottolineato che senza il coinvolgimento diretto dell’Occidente, degli Stati Uniti, della Gran Bretagna, della Francia, della Germania e di altri paesi che forniscono dati di intelligence e assistono nell’utilizzo della tecnologia per il lancio di missili a lungo raggio sul nostro territorio, gli ucraini non sarebbero in grado di farlo. Questo è già un riconoscimento molto importante. Sulle prospettive per la durata di questa pausa, non darò giudizi. Abbiamo dei compiti stabiliti dal Presidente Putin. In tutti questi anni abbiamo dichiarato chiaramente che siamo sempre aperti ai negoziati. Abbiamo accolto con favore la posizione dell’amministrazione Trump che, a differenza della squadra di Biden, ha dichiarato di non volere la guerra, ma la pace.
Siamo anche noi per la pace e pronti a un dialogo onesto, tenendo conto di tutte le cause profonde di questo conflitto, compresa la principale, la sicurezza della Federazione Russa, e la fornitura di garanzie che l’Alleanza del Nord Atlantico non continuerà a inghiottire l’Ucraina come un territorio che verrà poi sviluppato per creare minacce costanti alla Federazione Russa. Il ministro Mawara ha confermato ancora una volta che lo Zimbabwe comprende la necessità di affrontare con precisione le cause profonde piuttosto che accontentarsi di alcuni passaggi intermedi che sarebbero di nuovo utilizzati per fornire al regime nazista di Kiev armi moderne per continuare la guerra contro la Federazione Russa.
[Giornalista]
Ieri sera, il presidente francese Emmanuel Macron, in un discorso alla nazione, ha dichiarato che la Russia è diventata una minaccia per la Francia e per tutta l’Europa. Ha anche osservato che dovrebbero iniziare le discussioni sull’uso delle armi nucleari francesi per la protezione dell’intera Unione europea. Come vàluta la dichiarazione di Macron sulla minaccia proveniente dalla Russia e quanto è pericolosa la retorica nucleare in generale? Le parole di Macron possono essere considerate una minaccia contro il nostro paese? Grazie.
[Sergey Lavrov]
Naturalmente, questa è una minaccia contro la Russia. Se siamo considerati una minaccia, se viene convocata una riunione dei capi di stato maggiore dei paesi europei e della Gran Bretagna, se dicono che le armi nucleari devono essere usate, che tutti i preparativi devono essere fatti per l’uso di armi nucleari contro la Russia. Questa è naturalmente una minaccia per noi.
A differenza dei suoi predecessori, che volevano anche loro fare la guerra contro la Russia, Napoleone, Hitler, Macron si sta comportando in modo non molto elegante. I suoi predecessori, per lo meno, parlavano in modo esplicito, dicendo che la Russia doveva essere conquistata, doveva essere sconfitta. Lui, a quanto pare, vuole la stessa cosa, ma per qualche motivo dice che è necessario combattere la Russia in modo che non sconfigga la Francia, e che il nostro paese rappresenta una minaccia per la Francia e per l’Europa. Macron fa periodicamente dichiarazioni altisonanti in cui dice che chiamerà sicuramente il presidente della Russia, Putin, e parlerà con lui. Ne ha sempre avuto opportunità, nessuno glielo proibisce. Al contrario, il Presidente Putin sottolinea costantemente la sua apertura ai contatti con tutti i suoi colleghi. Per quanto riguarda queste, siamo sinceri, accuse poco intelligenti contro la Russia di prepararsi alla guerra contro l’Europa e la Francia, Putin ha ripetutamente affermato, definendo tali pensieri deliranti, sciocchezze, che, per qualsiasi persona sana di mente, è assolutamente chiaro che la Russia non ha bisogno di questo. Ciò di cui abbiamo bisogno è eliminare le cause profonde della situazione che l’Occidente ha creato in Ucraina, vale a dire sopprimere, esercitare influenza, muovere guerra contro la Federazione Russa. La causa principale di ciò, in primo luogo, è l’espansione della NATO.
Il presidente degli Stati Uniti, Trump, e il suo team capiscono perfettamente che questa è stata la causa principale. Lo dicono pubblicamente. Nel frattempo, gli europei, che per qualche ragione hanno deciso che gli Stati Uniti hanno tradito i loro interessi, rimangono in silenzio su tutte le cause profonde che risalgono all’espansione della NATO. Al contrario, stanno cercando di forgiare, a tutti gli effetti, forze di combattimento all’interno dell’alleanza per il dispiegamento sul territorio ucraino. Un’altra causa principale che menzioniamo costantemente è il fatto che stanno sterminando legislativamente la lingua, i media e la cultura russa e hanno bandito la Chiesa ortodossa ucraina canonica. Fino ad oggi, nessuno in Occidente ha pronunciato una sola parola su questo.
Eppure, in ogni altro caso, ci dicono che i diritti umani sono la massima priorità dell’Occidente. Di recente si è tenuto un evento tra l’Unione europea e i paesi dell’Asia centrale.
Lì, a parte i diritti umani, si è parlato di ben poco. Ma in Asia centrale, a nessuno è proibito parlare alcuna lingua, sia il russo che il francese. Nel frattempo, in Ucraina, è stato vietato. Eppure, i funzionari dell’ufficio di Zelensky affermano di avere la democrazia più aperta del mondo. L’Europa ingoia tutto questo e tace.
Ho trovato strano sentire che il signor Macron, in modo aggressivo, continua l’opera di Napoleone, che cercava di conquistare la Russia, mascherando le sue vere intenzioni illusorie. Non c’è nemmeno bisogno di spiegarlo, ha continuato a fare dichiarazioni e ha criticato il presidente Putin, accusandolo di mentire costantemente.
In tal modo, sembra essere entrato in un dialogo indiretto con il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha invece chiaramente affermato che tutto ciò che ha concordato con Putin è sempre stato rispettato. Il presidente francese Macron ha deciso di seguire la strada di Zelensky, che, seduto nello Studio Ovale, ha mentito senza esitazione, sostenendo che Putin aveva infranto alcuni accordi 25 volte. Questo viene da un uomo che è salito al potere con gli slogan di stabilire la pace e attuare gli accordi di Minsk, solo per poi dichiarare che non li avrebbe mai rispettati. Macron ha anche detto che Putin ha costantemente violato tutto ciò che era stato discusso.
In particolare, si scopre che questa accusa riguarda anche l’incontro di Parigi. Nel dicembre 2019, il presidente francese ha tenuto il vertice Normandia 4 con la partecipazione dello stesso Macron, dell’allora cancelliera tedesca Merkel, del presidente russo Putin e di Zelensky. Nel dicembre 2019, come annunciato da francesi e tedeschi, il vertice è stato dedicato al compito di salvare gli accordi di Minsk. A quel tempo, mentre ci preparavamo per questo evento al Palazzo dell’Eliseo, sempre nel dicembre 2019, abbiamo pienamente concordato i documenti finali di questo incontro, a livello di esperti e a livello ministeriale, sulla base del consenso comune. Il primo punto del documento affermava che eravamo d’accordo sulla necessità di ritirare le truppe dalla linea di contatto per tutta la sua lunghezza. Il documento è stato approvato da tutti i partecipanti alla riunione.
Tuttavia, quando i leader si sono seduti e hanno ricevuto il documento, che era già stato esaminato e approvato da esperti e ministri, Zelensky ha detto che non lo avrebbe fatto, che non avrebbe ritirato le truppe lungo l’intera linea di contatto, perché allora sarebbe diventato per sempre un confine. Questo è il modo in cui ha trattato gli accordi di Minsk. Ha dichiarato di poter accettare il ritiro delle truppe solo in tre punti specifici lungo la linea di contatto. I rappresentanti ucraini hanno specificato la posizione dei tre punti. Abbiamo dovuto necessariamente accettare, anche se sia Macron che la Merkel sono rimasti spiacevolmente sorpresi.
Ma le capacità di questo individuo di approfittare dell’ospitalità a modo suo sono ben note. Voglio aggiungere, ora guardando indietro, che in nessuno di questi punti, che lo stesso Zelensky ha identificato come luoghi in cui si poteva effettuare il ritiro delle forze dalla linea di contatto, è stato effettivamente fatto. Gli ucraini hanno violato anche questo accordo. Nella sezione politica del documento adottato a Parigi, è stato ribadito quanto già registrato negli Accordi di Minsk. Vale dire la necessità di sancire legalmente lo status speciale delle Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk introducendo corrispondenti emendamenti alla Costituzione. Questo è stato messo per iscritto. Solo pochi giorni dopo, è diventato chiaro che Zelensky non avrebbe fatto nulla di quello che era stato concordato.
Sono disponibili filmati che mostrano che, alla fine del vertice del dicembre 2019 a Parigi, quando i quattro leader sedevano insieme al tavolo della conferenza stampa, Zelensky faceva smorfie ed espressioni irrispettose durante il discorso di Putin, dimostrando così il suo atteggiamento nei confronti del documento che era stato appena firmato. Ora, nei suoi discorsi, che vengono elevati dalla stampa occidentale, afferma che la Russia non ha rispettato gli accordi di Parigi. Anche il fatto che l’allora cancelliera tedesca Merkel e il presidente francese Macron nel 2019 abbiano parlato della necessità di questo vertice per salvare gli accordi di Minsk si è rivelato una bugia. Perché dopo quel vertice, sia l’ex presidente francese Hollande, che aveva firmato gli accordi di Minsk, sia la stessa cancelliera Merkel, hanno ammesso di non aver mai avuto intenzione di rispettarli. L’obiettivo era quello di guadagnare tempo per pompare l’Ucraina con armi così da rafforzare il suo esercito. Ciò significa che stava mentendo anche quando ha chiesto di salvare gli accordi di Minsk. L’ingenuità in politica non è mai benvenuta. Non praticheremo mai più l’ingenuità.
[Giornalista]
Un’ultima domanda da BBC Radio.
L’Europa sta discutendo l’idea di inviare forze di pace in Ucraina.
Mosca si oppone ancora a questo, o c’è spazio per un compromesso?
[Sergey Lavrov]
Non vediamo alcun margine di compromesso. Questa discussione è condotta con un intento apertamente ostile. Non si preoccupano nemmeno di nascondere il vero scopo di tale proposta. Il presidente francese Macron, con il sostegno del primo ministro britannico Starmer, porterà presto Zelensky a inchinarsi a Washington. Secondo il loro piano, le operazioni di combattimento devono essere sospese per un mese, almeno in aria, in mare e contro le infrastrutture energetiche.
Durante questo periodo, hanno in programma di dispiegare queste forze, negoziando contemporaneamente le condizioni per la pace. In primo luogo, se hai schierato truppe in un territorio, probabilmente non sei più interessato a negoziare alcuna condizione, perché stai già creando fatti sul terreno.
In secondo luogo, l’amministrazione Trump, rispondendo alle domande dei giornalisti, ha commentato questa situazione dicendo che tali azioni, soprattutto se vengono chiamate forze di pace, devono essere discusse e concordate da entrambe le parti. Né Macron, né Starmer, né altri sostenitori dell’invio di truppe in Ucraina ne hanno nemmeno parlato. Considereremo la presenza di queste truppe sul territorio ucraino esattamente nello stesso modo in cui abbiamo visto la potenziale presenza della NATO in Ucraina. Non importa dietro quali bandiere si nasconda questa operazione, che si tratti della bandiera dell’Unione Europea, delle bandiere nazionali dei paesi fornitori di truppe, o di quali toppe, anche in stile Bandera, siano attaccate alle maniche delle loro uniformi. Si tratterà sempre e comunque di truppe della NATO.
Per qualche ragione, gli irlandesi hanno già espresso la loro volontà di inviare il loro contingente, desiderosi di agire al di fuori dell’Alleanza del Nord Atlantico, così come il Canada, naturalmente, e l’Australia. Si sta formando una compagnia interessante. Noi, categoricamente, non staremo a guardare tali azioni.
Ancora una volta, voglio sottolineare che non si tratterebbe più di un cosiddetto coinvolgimento ibrido, ma di un coinvolgimento diretto, ufficiale e non dissimulato della NATO nella guerra contro la Federazione Russa. Questo non può essere permesso, soprattutto alla luce della dichiarazione nervosa di ieri del presidente francese Macron, secondo cui la Russia è una minaccia per l’Europa. Se questo è il caso, allora le truppe vengono inviate contro questa minaccia. Fin dall’inizio dell’operazione militare speciale, anche durante i negoziati in Bielorussia nel 2022 e successivamente a Istanbul, dove è stato praticamente raggiunto, firmato e siglato un accordo, documento di cui poi è stata vietata l’attuazione dall’allora primo ministro britannico Boris Johnson e Zelensky ha obbedientemente accettato, ci è sempre stato detto, anche da parte di Macron, che i negoziati non possono svolgersi senza l’Ucraina, che la Russia e gli Stati Uniti non possono fare accordi, mentre l’Ucraina e l’Europa rimangono in disparte. Presumibilmente, nulla può essere fatto senza l’Ucraina e l’Europa. Secondo loro, non si può dire una sola parola sull’Ucraina senza che anche l’Ucraina sia presente. Per tutto questo tempo, sono stati attivamente promossi e organizzati dall’Occidente vari forum per discutere la formula di pace di Zelensky, altrimenti detta la formula della vittoria. Ora hanno escogitato una nuova iniziativa con un nome diverso, ma in realtà continuano a discutere delle sorti della Russia senza la Russia.
Questo è il pensiero coloniale, per la precisione neocoloniale.
In poche parole, è l’arroganza, che considerano un modo normale di comportarsi, non una parola senza l’Ucraina, ma senza la Russia, con tutti i mezzi. Di recente, il primo ministro britannico Starmer e il presidente francese Macron si sono vantati che avrebbero messo insieme qualcosa su carta, spiegato a Zelensky che doveva accettarlo e poi sarebbero andati dal presidente degli Stati Uniti Trump per la sua approvazione. Dopodiché, tutto sarebbe stato presentato al presidente russo Putin. In che modo questo si allinea con l’etichetta diplomatica? Capisco che l’etichetta è una questione condizionale. Nella vera diplomazia, non dirò nemmeno l’etichetta, ma piuttosto la decenza, la decenza è stata a lungo calpestata dall’Occidente, quindi non c’è nulla di sorprendente in questo. Sento voci ragionevoli, anche all’interno della NATO e dell’Unione Europea, che capiscono che Macron, nel tentativo di salvare la sua reputazione, irrimediabilmente schiacciata all’interno della Francia, può ricorrere ad azioni completamente sconsiderate.
Dal video, secondo me, risulta chiarissimo che i russi e gli americani sono allineati durante queste trattative. Ci saranno dei movimenti esterni che tenderanno a confondere le idee, a spiazzare gli europei e a quietare la componente guerra del partito repubblicano. Alla fine, stanno lavorando insieme.
Gli europei protestano perché gli Stati Uniti li hanno esclusi dalle trattative, ma Putin si è sempre dichiarato pronto a riceverli a Mosca, indipendentemente dagli Stati Uniti. E diversi leader europei hanno condotto anni di trattative false per favorire gli accordi ucraini. Dopo l’inizio dell’operazione militare speciale, tutti i governi europei hanno sostenuto di aver accolto con entusiasmo l’obiettivo di indebolire Putin e di lottizzare la Russia, e che fosse necessario interrompere qualsiasi tipo di relazione con i russi e qualsiasi tipo di attività diplomatica. Un approccio che è stato completamente adottato dall’amministrazione Biden, con i rischi che abbiamo visto: siamo arrivati veramente a un soffio da uno scontro nucleare e di conseguenza questo tipo di situazione non può ripetersi in futuro. È necessario che tanto negli Stati Uniti, così come in Russia, ci siano governi responsabili che tengano il dialogo aperto, anche se ci possono essere differenze importanti. Ora, vediamo quali sono i possibili punti di convergenza, come descritti da Lavrov in un’altra intervista con tre blogger americani. Uno di loro è Mario Nawfal, che fa l’intervista all’inizio. Come vedrete, è un personaggio molto presente su Twitter. Poi c’è Larry Johnson, che avete già visto su Amazon News, e anche Andrew Napolitano, già presente in diversi video che vi ho proposto.
Nel video si parla della Rust Belt, quella fascia degli Stati Uniti d’America che ha un’origine di tipo industriale e che è stata abbastanza depauperata durante il periodo della globalizzazione, con il trasferimento delle industrie all’estero e il conseguente abbandono degli americani a se stessi. Ecco il video.
[Mario Navfal]
Signor Ministro, è un piacere parlare con lei. La prima domanda che mi pongo è che, mentre parlo con le persone qui a Mosca, c’è la percezione che gli Stati Uniti siano cambiati. La gente descrive gli Stati Uniti in modo completamente diverso sotto il presidente Trump. Pensa che gli Stati Uniti, in quanto cultura abbiano modificato radicalmente la loro percezione della Russia e del presidente Putin?
[Sergey Lavrov]
Penso che quello che sta succedendo negli Stati Uniti sia un ritorno alla normalità. Gli Stati Uniti sono sempre stati il paese di due grandi partiti che hanno gareggiato tra loro, e che si sono alternati nel possesso della Casa Bianca. Ma la divisione politica odierna è molto diversa da quella che avevo osservato durante i miei anni di servizio negli Stati Uniti. Ci sono stato diverse volte, a partire dal 1981, prestando servizio per un lungo periodo. Rispetto a quel tempo, la divisione ora è assolutamente sorprendente. In quel periodo, la principale linea di demarcazione tra democratici e repubblicani era che gli uni volevano più tasse, e gli altri volevano meno tasse, gli uni sostenevano l’aborto, e gli altri no, Stiamo parlando di cose che avrebbero fatto parte di una normale vita cristiana. E all’interno di tali valori cristiani, si sviluppava l’intera azione politica, dove i politici discutevano tra loro, ma restando sempre all’interno di valori che tutti accettavano. Con l’introduzione delle idee neoliberali, e delle idee neo-conservatrici, ma soprattutto delle idee neoliberali, il divario è diventato sempre più profondo, sempre più ampio, e il culmine è stata la prima elezione del presidente Trump, che lui stesso ha ammesso essere stata una sorpresa per sé medesimo, un risultato per cui non si era davvero preparato. Ora Trump è, invece, pronto, ed appare già chiaro dalla ricca agenda che ha già reso di dominio pubblico dopo solo 49 giorni al suo insediamento alla Casa Bianca. Ma tornando alla scissione che vediamo nella politica americana, vediamo che è motivata, prima di tutto, dall’allontanamento dai valori cristiani. La leadership del Partito Democratico a mio avviso, ha promosso senza limiti e senza riserva la comunità LGBTQ, più qualsiasi altra lettera venga dopo questa sigla già complicata. E lo stesso discorso vale per la condivisione dei servizi igienici tra i vari sessi.
Una volta mi sono trovato in Svezia, dove era in corso una riunione ministeriale all’interno di uno stadio appositamente organizzato per tale evento. Volevo uscire e ho visto il cartello che indicava la posizione dei servizi igienici. Ho chiesto al ragazzo che mi stava accompagnando, se il bagno che avevo individuato fosse per i signori o per le signore, e lui i rispose che era per tutti senza distinzione. E, francamente, non voglio che nessuno, nessuno dei miei amici sperimenti una situazione del genere in prima persona. Quindi questa è solo, naturalmente, una piccola manifestazione di tali divisioni, ma l’America tradizionale, quella che chiamate Rust Belt, alla pari di noi, non è ovviamente molto entusiasta di abbracciare tali valori. E non è nemmeno d’accordo con la persistenza fanatica con cui quegli stessi valori sono stati portati nella popolazione americana, e promossi al popolo americano. Tale insistenza ha certamente fatto in modo che un certo numero di persone decidesse per conto proprio che questo non è ciò che vogliono e, di conseguenza, hanno sostenuto Donald Trump. Quindi l’America sta tornando alla normalità, come la intendiamo noi. Siamo cristiani ortodossi, i valori sono fondamentalmente gli stessi di quelli osservati dagli americani, anche se il cattolicesimo ora sta diventando sempre più deviante verso le nuove tendenze che noi non riusciamo a capire e che non accetteremo.
Ma il fatto che un’amministrazione normale, che sia priva di tendenze anti-cristiane, sia arrivata al potere e la conseguente reazione assolutamente esplosiva dei media, e della politica di tutto il mondo, è un fatto molto interessante ed è anche molto significativo. Quando ci siamo incontrati, spero di non svelare nessun segreto, ma quando ci siamo incontrati a Riad con Marco Rubio e Mike Waltz e Steve Witkoff, seguendo un loro invito, i nostri interlocutori ci hanno subito detto che vogliono ripristinare relazioni normali. Desiderano avere relazioni normali, nel senso che il fondamento della politica estera americana sotto l’amministrazione Trump è di coltivare l’interesse nazionale degli Stati Uniti. Questo è un fatto assoluto e senza alcuna discussione. Ma allo stesso tempo, ci hanno detto che capiscono che anche altri paesi hanno i loro interessi nazionali, e che sono pronti ad avere discussioni serie con quelle nazioni che hanno a cuore il proprio interesse nazionale e che, al contempo, non stanno facendo il gioco nell’interesse di qualcun altro. Ci hanno detto che comprendono benissimo che paesi come gli Stati Uniti e la Russia non avranno mai interessi nazionali perfettamente allineati. Non coincideranno forse nemmeno al 50 per cento o persino meno.
Ma quando coincidono, se siamo politici responsabili, bisogna far leva su tale situazione per sviluppare gli interessi congiunti e simultanei in qualcosa di pratico, che sia reciprocamente vantaggioso, che si tratti di progetti economici, di progetti infrastrutturali, o di qualsiasi altra cosa. E poi ci hanno trasmesso anche un altro messaggio, vale a dire che, quando gli interessi non coincidono e si contraddicono a vicenda, ancora una volta i paesi responsabili devono fare di tutto per non consentire che tale contraddizione degeneri in scontro, soprattutto in uno scontro militare, che sarebbe disastroso anche per molte altre nazioni. Abbiamo detto loro che condividiamo pienamente questa logica. È assolutamente il modo in cui il presidente Putin vuole condurre la nostra politica estera ed è precisamente il metodo con cui la sta conducendo. Da quando è diventato presidente, ha sempre sottolineato nel suo contesto che non stiamo imponendo nulla a nessuno, e che stiamo cercando un equilibrio di interessi. Quindi stiamo applicando la stessa logica, assolutamente. E alcune persone diranno che la Russia ora sta cambiando orientamento e si sta allontanando dall’Oriente, dalla Cina, dall’India, dall’Africa. Ma sarebbe solo un’illusione. E l’euforia non è ciò che dovrebbe guidarci in politica estera. A proposito, la Cina, da decenni, ha relazioni con gli Stati Uniti basate esattamente sulla formula che ho appena descritto.
A volte si insultano persino gli uni con gli altri, il che non ci dispiace. Voglio dire, anche noi, nella diplomazia moderna, ci stiamo abituando ad usare un nuovo vocabolario. Ma gli americani non hanno mai interrotto il dialogo con la Cina. I cinesi dicono: giù le mani da Taiwan, e gli americani dicono: giù le mani dal Mar Cinese Meridionale. Ma comunque sono disposti ad incontrarsi e parlarne. È lo stesso approccio, la stessa logica, che ora è accettata dall’amministrazione Trump nel suo rapporto con la Federazione Russa. E penso che sia giusto. Non ci sono due persone che siano identiche al 100% tra loro. E lo stesso vale per le nazioni. E i paesi che possono seriamente influenzare le sorti del mondo, militarmente, in particolare le potenze nucleari, hanno ovviamente una responsabilità speciale. Non possono ridursi a urlare l’uno contro l’altro, ma devono sedersi a parlare e discutere sulle differenze.
Più o meno come facevano i cowboy in molti dei film di Hollywood. Si dicono: io so che tu sai che io so che tu sai che io so e adesso voglio sapere che cosa hai da dire? O qualcosa del genere.
Una cosa che emerge da questo video e che si riscontra nella realtà è che la maggior parte degli americani non è di natura antagonista nei confronti dei russi e della Russia. Dopo la fine della guerra fredda, molti russi si sono trasferiti negli Stati Uniti, dove vivono bene e sono perfettamente integrati. Non c’è alcuna frizione di tipo razziale, sociale o nazionale. L’università di Georgetown, menzionata da Scott Ritter nel video precedente e segnalata da uno di voi come problematica, è l’ateneo dove vengono formate le nuove leve per il ministero degli Esteri e per l’esercito statunitense e dove vengono diffusi concetti fortemente anti-russi. È quindi una delle basi della russofobia negli Stati Uniti. Tuttavia, questa università non riflette il punto di vista della maggior parte degli americani, né quello della maggior parte dei politici americani, fatta eccezione per coloro che operano nel settore delle armi. Dobbiamo capire che questa università è stata fondata nel 1919 dai gesuiti con questo scopo, come spiegato dal professor Giacomo Preparata nel libro “New World Order”.
L’obiettivo del Vaticano era, sin dall’inizio, di far leva sugli Stati Uniti in una sorta di crociata per combattere l’Unione Sovietica e per influenzare la popolazione russa verso l’adozione del cattolicesimo, in alternativa alla chiesa ortodossa che, in quel momento, si trovava in difficoltà. Va notato che Joe Biden si è sempre presentato come cattolico praticante, è stato ricevuto in Vaticano dal Papa, quindi ha parlato in nome della benedizione papale, promuovendo politiche che includono la guerra in Ucraina, così come la diffusione su vasta scala dell’aborto di Stato, argomento di cui abbiamo parlato in modo molto dettagliato in video precedenti. In particolare, la crociata antisovietica negli Stati Uniti fu affidata e condotta con zelo da Edmund Walsh, un gesuita che, oltre a Georgetown, si premurò di diffondere il sentimento antirusso in diverse altre università americane, compreso il War College (l’Accademia Militare Americana). Questo accadeva almeno 20 anni prima della Guerra Fredda, quindi anche l’Italia ha una precisa responsabilità in materia e dovrebbe cercare di voltare pagina, come stanno facendo gli Stati Uniti. Questo lo dico perché vedo che negli Stati Uniti, scusatemi, e in Europa sta diffondendo questo atteggiamento antiamericano che è comprensibile. Gli Stati Uniti hanno fatto molte cose sbagliate e su questo non si discute, però stanno cercando di voltare pagina, stanno cercando di cambiare le regole del gioco e di trovare una convivenza con le superpotenze più importanti, Russia e Cina, anche perché è dell’interesse comune di tutti. Poi è chiaro che gli Stati Uniti continuano a fare i propri interessi, d’altro canto la posizione di Trump, come dice anche Lavrov, è America first, l’America innanzitutto, però è comprensibile che ogni nazione cerchi di fare i propri interessi. Se non lo fa, è perché sta lavorando per qualcun altro, per qualche altra nazione o per qualche altro potere politico. Come diceva Lavrov, gli americani sono interessati a dialogare con quelle nazioni che fanno i propri interessi e che non lavorano per conto di altri.
Quindi, non sono interessati a parlare con Macron più di tanto, né con nessun politico europeo che non faccia gli interessi della propria nazione, ma che sia invece al servizio di qualche concetto ideologico molto distante da quello che vogliono gli americani. Un’altra cosa che volevo farvi notare è che, a differenza di quanto accadeva in passato, quando gli Stati Uniti erano costituiti principalmente da immigrati di origine britannica e tedesca, oggi la componente sociale è in maggioranza latina, quindi di origini ispaniche. Si tratta di persone che provengono dal Messico e da altre nazioni del Sud America. Questo tipo di presenza è stato favorito in passato dagli stessi membri del Partito Democratico nel tentativo di attrarre voti. Tuttavia, questa loro apertura si sta rivelando controproducente, perché le persone che arrivano da quel tipo di mondo hanno una mentalità tradizionalista e non aderiscono alla logica LGBTQ+. Di conseguenza, la rivoluzione culturale che stiamo vivendo in questo momento è un ritorno a un modello più normale e naturale, che è contrario a quello che le élite atlantiste, che negli ultimi anni sono state soprattutto rappresentate dal Partito Democratico, vorrebbero imporci. Quindi, credo che in questo video si possa fare un po’ di chiarezza sulle posizioni relative e sulla strategia corretta per il futuro.
Roberto Mazzoni