Non poteva mancare un video per augurarvi buona Pasqua. Domani sarà Pasqua, e vorrei che questo video, registrato la sera, potesse trasmettere un messaggio di felicità a tutti noi e a tutti voi. Che possiate trascorrere questa giornata speciale con le persone che amate e che sia un momento di rigenerazione, proprio come la Pasqua vuole essere. È un momento per rafforzare le proprie decisioni e creare un futuro migliore per noi stessi e per gli altri. Siamo chiaramente in un momento di grandi trasformazioni e credo che siamo arrivati a un bivio sostanziale.
Un bivio in cui le singole comunità e le singole nazioni dovranno scegliere da che parte andare e quale sarà il proprio futuro. Io sto cercando di documentarvi nel miglior modo possibile le evoluzioni qui negli Stati Uniti e come queste evoluzioni potrebbero riflettersi in altre parti del mondo, in particolare in Europa e in Italia. E, facendo questo, passiamo naturalmente da argomenti più comuni, come la politica e la guerra, a argomenti più complessi, come l’economia. Ultimamente, in particolare, sto insistendo sull’aspetto economico, anche se mi rendo conto che i contenuti che vi sto proponendo sono un po’ ostici, perché il confronto sarà su quel terreno. È ormai evidente che il confronto militare in Ucraina sta volgendo al termine. Trump, attraverso il suo segretario di Stato, Marco Rubio, ha annunciato che, qualora non si raggiungesse un accordo di pace entro i prossimi giorni, gli Stati Uniti si ritireranno dalla trattativa e, di conseguenza, dalla guerra.
Una volta ritiratisi gli Stati Uniti dalla guerra, i russi non avranno grandi difficoltà a porvi fine in maniera spedita. Naturalmente, anche all’interno della Casa Bianca, abbiamo visto emergere delle contraddizioni. Da una parte ci sono i neoconservatori, dall’altra i guerrafondai a oltranza, che volevano avere qualcuno di loro all’interno dell’apparato per poter in qualche modo pilotare le cose. Marco Rubio, però, al tempo stesso ha cercato di portare avanti una politica che fosse anche accettabile per Trump. Hanno giocato su due terreni diversi: sono state avanzate diverse proposte di pace agli ucraini, agli europei e ai russi e, come era prevedibile, gli ostacoli sono emersi soprattutto a Kiev. Kiev non è disposta ad accettare nessuna proposta di pace, quindi molto probabilmente anche quella dei neoconservatori a cui Trump aveva dato un certo spazio verrà scartata e questo gli darà la libertà di chiudere definitivamente il capitolo. In molti avevano detto che avrebbe dovuto ritirarsi subito dalla guerra, invece credo che abbia fatto bene e che fosse anche inevitabile per lui portare avanti queste trattative.
Si era impegnato a farlo in fase elettorale, doveva guadagnare terreno rispetto a chi si sarebbe opposto a qualsiasi tipo di trattativa con la Russia e voleva dimostrare che il piano proposto dai neoconservatori non poteva funzionare. Credo che ormai sia abbastanza definita la posizione di Trump, che tra l’altro è stata ribadita anche da Marco Rubio durante l’ultimo incontro a Parigi. La Ucraina non entrerà mai nella NATO, che era uno dei punti critici per i russi. I russi potranno tenere la Crimea e questa è stata una concessione a cui sono arrivati anche i neoconservatori. Tuttavia, Trump è disposto a concedere ai russi tutti i territori che i russi hanno indicato come propri, vale a dire anche i quattro oblast dell’Ucraina che sono stati occupati durante l’operazione militare speciale: Donetsk, Lugansk, Zaporozhye e Kherson.
Non sappiamo se i russi si fermeranno qui, dipenderà molto dalle evoluzioni europee. Naturalmente, perlomeno abbiamo continuato a ridurre il pericolo di un confronto nucleare con l’uscita degli Stati Uniti dalla guerra; direi che il pericolo viene quasi annullato. C’è sempre il rischio che i francesi prendano iniziative, ma penso che potrebbero essere facilmente controllabili. I britannici non possono usare le loro armi nucleari senza il consenso del Pentagono, quindi quello è un capitolo sicuramente chiuso. Perciò, sì, stiamo avviandoci a un periodo di potenziale pacificazione in Europa e, in questo contesto, naturalmente cade la Pasqua e gioca un ruolo importantissimo anche l’Italia. Come ho rimarcato durante un’intervista recente con Byoblu, è notevole il fatto che Giorgia Meloni sia stata invitata da Trump alla Casa Bianca; a differenza di altri capi di Stato che hanno chiesto di essere ricevuti per discutere delle tariffe della guerra tariffaria. Giorgia Meloni è stata invece invitata e, sentendo anche fonti mediatiche vicine al mondo dei neoconservatori o dei neoliberali, che poi più o meno è la stessa cosa, e vicine anche al mondo atlantista, ovvero all’industria bellica militare, negli Stati Uniti viene considerata un’intellettualità credibile e accettabile come intermediaria per conto dell’Unione Europea, perché parla la stessa lingua di Donald Trump e si posiziona politicamente in modo simile, quindi è la persona giusta per rappresentare Bruxelles.
Questo pone l’Italia in una posizione diplomatica di assoluto rilievo, cioè l’Italia deciderà di fatto le sorti dell’Europa, come siamo messi in questo particolare momento. Credo che questo sia anche accettabile per i russi, i quali non hanno mai considerato l’Italia come una fonte di rischio. A parte alcune avventure piuttosto mal riuscite della seconda guerra mondiale, l’Italia non ha mai tentato di invadere la Russia, è troppo lontana e non ci sono conflitti di interessi che possano aver coinvolto la politica italiana in uno scontro con Mosca, se non quelli prodotti da altri attori. Quindi l’Italia è un buon interlocutore in tal senso e, di conseguenza, secondo me diventerà un centro importante dell’evoluzione futura dell’Europa, perché l’Europa non potrà mantenere il suo status quo in futuro, vista la sua dimostrata incapacità politica ed economica di essere un attore di primo piano a livello globale. In ogni caso, è un progetto che non ha futuro, secondo naturalmente i russi.
Secondo gli americani e anche i cinesi, è emerso di recente un rapporto su quello che dovrebbe essere un dossier segreto distribuito dal governo cinese ai suoi funzionari più importanti, secondo il quale la battaglia per le tariffe dovrebbe vedere i cinesi impegnati a portare dalla propria parte alcune nazioni specifiche in Europa, non tutte: la Germania, la Francia e la Gran Bretagna. L’Italia non rientra nell’area di interesse dei cinesi, che perciò non la prendono in considerazione. Tuttavia, in questo periodo, è importante considerare di cosa stiamo parlando, ossia delle tariffe e dei dazi, che sono semplicemente una prima mossa in un confronto più generale tra Stati Uniti e Cina. Gli Stati Uniti sono una componente importante dell’intelligenza europea che si è sostanzialmente allineata con la Cina da molto tempo e questa componente è quella che ci ha regalato i 150 diversi tipi di sessi che abbiamo visto e tutta una serie di altre cose che naturalmente non risuonano molto allineate con la nostra cultura e con quello che osserviamo nella vita di tutti i giorni.
Un altro elemento importante, rafforzato dai cinesi proprio in risposta alla guerra delle tariffe, è il fatto che i cinesi vogliono imporre a tutti i cristiani presenti sul loro territorio e a tutti i cristiani che dipendono da loro l’uso di nove comandamenti invece che di dieci. Si tratta di un progetto ufficiale del governo cinese avviato nel 2018, ma che ora è diventato un tema centrale e importante. Quindi, il loro importante legame con Francia, Germania e Gran Bretagna in questa direzione vorrebbe dire che queste tre nazioni dovrebbero aderire a questa impostazione fondamentale, eliminando il primo comandamento, ovviamente. Ci troviamo quindi di fronte a una vera e propria guerra culturale, non a una guerra economica, e credo che sia importante capire in che direzione si vuole andare.
L’Italia naturalmente è divisa, lo sappiamo, in due fazioni: una vorrebbe decisamente avvicinarsi alla Cina, un’altra vorrebbe essere indipendente o più vicina agli Stati Uniti. Non sono in grado di valutarlo perché non vivo più in Italia da molti anni. Abbiamo recentemente assistito alla visita in Italia del re d’Inghilterra, il quale è sostanzialmente venuto a sollecitare la continuazione della guerra in Ucraina e la partecipazione dell’Italia a tale guerra. Dovete rendervi conto della direzione in cui si andrebbe in questo senso. Si tratterebbe di una guerra in cui cristiani combatterebbero con altri cristiani per eliminare, in buona sostanza, il primo dei comandamenti e, già che ci siamo, qualcun altro.
Di conseguenza, al di là degli aspetti sicuramente criticabili di alcune mosse da parte dell’amministrazione Trump, l’apparente confusione che deriva in parte dalla difficoltà di attuare tante cose tutte insieme e in parte dal fatto che ci sono comunque filoni diversi che la pensano diversamente all’interno della Casa Bianca, e in parte dal fatto che molte delle mosse di Trump devono essere commisurate alle esigenze degli Stati Uniti, dove al tempo stesso si sta cercando di trasformare completamente sia la società sia la struttura economica, riducendo drasticamente il peso dell’impianto finanziario che aveva preso il controllo del Paese. Quindi, in questo contesto, il ruolo svolto da Trump può risultare piuttosto confuso e, in certi casi, anche frustrante.
Tuttavia, se ci si distacca per un attimo dal contesto specifico di ogni questione, si può notare che, al di là di Trump, gli Stati Uniti sono orientati in una certa direzione e vogliono che l’Italia faccia parte del loro progetto. Questo perché, a mio parere, confermato anche da altri osservatori americani che ho intervistato, si è già arrivati a un’intesa con i russi. I russi hanno un’alleanza strategica con i cinesi, ma non credo che siano disposti a rinunciare al primo comandamento e abbiano quindi bisogno di avere un’alternativa, un interlocutore alternativo con cui controbilanciare la dipendenza della Cina, perché oggi, con la questione delle sanzioni e della guerra, Con l’opposizione diretta da parte dell’apparato finanziario e politico che gravita su Londra, Francoforte, Bruxelles e Washington, grazie alla presenza di Biden e dei suoi accoliti, la Russia si è trovata costretta a stringere decisamente i rapporti con la Cina, perché non aveva molte alternative.
Tuttavia, anche per i russi è importante avere un’alternativa che possa fungere da contrappeso. Per molto tempo i russi credevano che l’Europa potesse giocare questo ruolo, tant’è che hanno fatto molto lavoro con diversi governi europei per evitare di integrare necessariamente la Russia in Europa, perché si tratta di paesi molto diversi: la Russia è più asiatica che europea, considerando la sua struttura geografica e la sua storia. Tuttavia, esistono delle ovvie sinergie tra russi ed europei, in particolare tedeschi, che hanno portato a collaborazioni piuttosto intense, soprattutto nel settore della vendita dell’energia. Tuttavia, durante questa guerra, sono emerse una serie di confessioni da parte di Angela Merkel e del precedente presidente francese, in cui si affermava che tutte le trattative condotte dagli europei per risolvere la crisi causata dal colpo di stato del 2014 in Ucraina erano servite unicamente per guadagnare tempo e dare modo all’Ucraina di armarsi. di addestrarsi e di essere pronti a uno scontro diretto con la Russia.
Inoltre, qualsiasi promessa fatta dagli europei era semplicemente vana, serviva solo per dare tempo agli ucraini di recuperare dopo la grande sconfitta che avevano avuto nel 2015. I russi hanno capito che la collaborazione con l’Europa non solo è inutile, ma è anche pericolosa. Quando parlo di Europa, mi riferisco all’élite che gravita su Londra, Francoforte e Bruxelles, l’élite che ci ha regalato il cambiamento climatico, l’LGBTQ e tutto il resto. Un’élite che quindi è culturalmente molto distante dalla nuova Russia e che è decisamente nemica, un nemico irriducibile nei confronti della Russia. Quindi, dal punto di vista russo, il problema ora è come risolvere il problema europeo senza doverci spendere troppe risorse per molti anni.
L’unico modo per farlo è una collaborazione degli americani che si sono messi a disposizione, anche perché devono naturalmente recuperare rispetto a una serie di errori che hanno commesso e che hanno riconosciuto. In primo luogo, hanno capito che la guerra è persa; in secondo luogo, hanno compreso che non ha senso continuarla e che è nell’interesse degli Stati Uniti porvi fine, anche perché la guerra in Ucraina non è mai stata nell’interesse degli Stati Uniti, non aveva nulla da guadagnarci e soprattutto perché gli americani, fortunatamente, non vogliono entrare in una terza guerra mondiale. Gli americani hanno sicuramente una notevole influenza in Europa, hanno sostanzialmente il controllo militare del continente, almeno stando a quanto dicono i francesi e i britannici, e possono offrire, anche se magari riducendo la propria presenza, un elemento di controbilanciamento rispetto alla velleità del centro dell’asse, Berlino, Londra e Parigi. Per fare questo, quindi, hanno bisogno in qualche modo di contenere l’Europa, di porla in una situazione in cui russi e americani possano collaborare senza troppo sforzo e tenere a bada i poteri centroeuropei.
Il modo migliore per riuscirci è, naturalmente, attraverso il controllo dell’energia. Si parla sempre più spesso di un accordo che permetta ai russi di continuare a vendere il loro gas e il loro petrolio all’Europa, ma attraverso gli americani, i quali potrebbero aggiungere del gas o del petrolio propri e dell’eventuale petrolio o gas provenienti dall’acqua tarra, che comunque non credo abbiano un’importanza rilevante per il fabbisogno energetico europeo, visto che l’acqua tarra ha venduto gran parte della propria produzione ai cinesi per i prossimi 27 anni, se non sbaglio. Quindi, in pratica, tutto il circuito energetico passa attraverso la distribuzione americana e la produzione russa. In questo modo i russi hanno il controllo sul rubinetto alla fonte, quindi se gli americani non si comportano bene possono chiuderlo, e viceversa.
Gli americani hanno interesse a collaborare con i russi sul lungo periodo perché ci guadagnano e perché questo gli permette di avere un controllo efficace sul continente europeo senza avere una presenza militare rilevante. Spostando la presenza militare, sostanzialmente o lasciandola prevalentemente nella parte mediterranea, come ipotizzato da diverse fonti, tra cui anche la Germania e l’Olanda, gli approdi più importanti del Mediterraneo si trovano in Italia, dove si trovano i porti più importanti. La Francia non ha grandi sbocchi nel Mediterraneo, a parte Marsiglia, e la Francia è uno dei paesi che deve essere in qualche modo incapsulato. Quindi l’Italia potrebbe giocare un ruolo strategico molto importante e il Mediterraneo potrebbe assumere un ruolo crescente nella politica europea, cosa che credo sia anche corretta da un punto di vista storico e della missione generale dell’Italia nei confronti del resto d’Europa.
L’Italia è sempre stata una potenza mediterranea e, quando ha cercato di integrarsi con il Nord Europa, non ha ottenuto grandi risultati, perché il Nord Europa è un mondo e una cultura completamente diversi. Si è diviso nettamente dall’Italia già dall’inizio dell’Ottocento. Per l’Italia, questo può quindi essere un’importante occasione, naturalmente ci saranno conflitti e persone che si opporranno, ma dobbiamo sempre tenere a mente qual è l’obiettivo. Vogliamo cedere il primo dei dieci comandamenti o vogliamo cederne qualcun altro? Oppure è il caso di prenderci le nostre responsabilità e cercare di giocare il ruolo che ci spetta in quanto italiani all’interno del Mediterraneo?
Naturalmente, questo potrebbe avere un prezzo: abbiamo parlato recentemente del programma Alchemy, destinato a creare destabilizzazione. Considerando come stanno andando le cose, uno degli obiettivi primari potrebbe essere proprio l’Italia, ed è necessario avere maggiore responsabilità anche in quel senso. Bisogna sapere che potrebbero succedere determinate cose, cercare in qualche modo di passare la voce e di essere pronti, in quei casi, a mantenere la calma e a mantenersi mirati sull’obiettivo finale. Il premio è appunto una rigenerazione. Che tutto vada bene o che riusciremo nell’intento non possiamo dirlo, sono tantissime le variabili in gioco e il campo di battaglia è talmente vasto da abbracciare tutto il mondo, perché il mondo oggi è globalizzato e di conseguenza l’economia è unica; qualsiasi cosa succeda in un posto, infatti, riverbera immediatamente nel resto del mondo, quindi è davvero difficile prevedere quelli che saranno gli sviluppi, ma perlomeno c’è un piano. Sto cercando di descriverlo: qualsiasi piano è meglio di nessun piano, soprattutto se eseguito con decisione, anche se è imperfetto o addirittura sbagliato. Se è eseguito con velocità, può essere un piano di successo.
Ho sentito raccontare recentemente la storia di alcuni sciatori che si erano persi sulle Alpi e che erano riusciti, alla fine, ad arrivare in un rifugio dove erano stati recuperati. Quando i soccorritori chiesero loro come avevano fatto ad arrivare al rifugio, questi sciatori risposero: “Avevamo la mappa, quindi abbiamo seguito la mappa e ci ha portato al rifugio”. Purtroppo, però, la mappa era dei Pirenei, quindi non aveva nulla a che fare con il territorio in cui si trovavano. Eppure, avendola presa come punto di riferimento e avendola seguita con determinazione e con fiducia, sono arrivati comunque a un rifugio, dove hanno potuto ripararsi e aspettare i soccorsi. Quindi il piano c’è, io sto cercando di descrivervelo, ma spetta a ciascuno di noi acquisire maggiore conoscenza.
Non è più possibile proseguire da spettatori e cercare di capire il 10% di quello che ci viene detto o le idiozie che ci vengono proposte quotidianamente sui media mainstream o anche su diversi canali alternativi. Con questo non intendo affermare di essere la voce della verità, perché non lo sono; commetto errori anch’io e, tra l’altro, cerco sempre di verificare se ci sono punti di vista diversi per aggiustare il tiro. Non mi colloco neanche nella categoria dei coristi, ovvero di chi segue un particolare leader politico e che quindi è sempre favorevole a quello che tale leader politico può fare, come per esempio Trump. Talvolta lo critico: ci sono cose che potrebbe evitare di fare, cose che non solo sono sgradevoli, ma a volte quasi criminali, per dirla tutta. Non è lui a decidere di farle, però in ogni caso fanno parte del lavoro del suo governo.
Mi rendo conto che siamo in un’ottica di realismo, quindi in un’ottica in cui lo Stato opera in un modo in cui il fine giustifica i mezzi. Questa è la situazione in cui ci troviamo. Di conseguenza bisogna anche essere realistici, ma dobbiamo anche guardare in faccia la realtà e riconoscere quando certe cose potrebbero essere evitate. Detto questo, rimane il fatto che il cambiamento è epocale e questo cambiamento deve metterci in condizione di affrontarlo nel modo giusto. Credo che questa festa possa essere l’occasione per rigenerare la nostra motivazione e prepararci. Grazie dell’attenzione, vi rimando al prossimo video. Buona Pasqua.
Roberto Mazzoni