Esistono diversi tipi di capitalismo, con caratteristiche molto diverse tra loro. Per questo motivo, nei tempi moderni non si parla più di capitalismo puro e semplice, ma si usano frasi composte come ad esempio free market capitalism, il capitalismo del libero mercato, relativamente libero da costrizioni politiche.
Tuttavia nel caso dello stakeholder capitalism la parola stakeholder è stata scelta appositamente per confondere, in modo che possa assumere qualsiasi significato a piacere nel corso del tempo e si presti a una classica campagna di disinformazione.
Assomiglia moltissimo a shareholder che in inglese vuol dire azionista, cioè una persona che possiede una porzione di una società e che ne riceve una percentuale dei guadagni.
Spesso stakeholder viene anche utilizzato, in inglese, come sinonimo di shareholder, il che crea facilmente equivoci.
Infine la parola stakeholder non ha una traduzione diretta in italiano e anche il significato inglese è confuso. Il dizionario inglese riporta i seguenti significati: 1. una persona o azienda che è coinvolta in una particolare organizzazione, progetto, sistema, eccetera, soprattutto perché vi ha contribuito denaro. 2. L’individuo che tiene tutte le scommesse che sono state poste su un gioco oppure su una gara e che paga il premio al vincitore. 3. qualcuno che sia coinvolto in una particolare azione oppure ne riceva gli effetti.
Il World Economic Forum ha scelto questa parola perché è talmente vaga che può voler dire tutto e il contrario di tutto e anche perché assomiglia molto a shareholder di cui eredita il significato, perciò si presta a una perfetta operazione di disinformazione economica.
Infatti suonerà familiare a chiunque si occupa anche minimamente di economia che la confonderà immediatamente con un significato rassicurante e collaudato come quello di shareholder, azionista.
Il labirinto mentale viene complicato dal fatto che il World Economic Forum definisce stakeholder capitalism come alternativa allo shareholder capitalism, un termine sempre di loro invenzione.
Shareholder capitalism è il nome con cui il World Economic Forum identifica i metodi economici sviluppati dal suo nemico mortale, il premio Nobel per l’economia Milton Friedman che con il suo lavoro ha vanificato per decenni molti progetti dell’International Monetary Fund e del World Economic Forum.
Il nome originale delle opere di Friedman è free market capitalism (capitalismo del libero mercato) oppure neo-liberalismo (c’è un video che ne spiega le caratteristiche sul sito mazzoninews.com).
Il neo-liberalismo è un approccio politico che favorisce il capitalismo del libero mercato, la deregolamentazione e una riduzione della spesa pubblica.
Per differenza la definzione di Stakeholder Capitalism è la seguente:
Un sistema in cui le società (corporations) sono orientate a servire gli interessi di tutti i loro stakeholder (vale a dire qualsiasi individuo che possa essere influenzato dalle attività aziendali, definito a seconda di come faccia comodo) e non solo a servire gli interessi degli shareholder (azionisti).
Tra gli stakeholder già dichiarati dal World Economic Forum – WEF, ci sono i clienti, i fornitori, gli impiegati, gli azionisti, le comunità locali e l’intero pianeta.
In pratica, questo metodo proposto dal WEF autorizza gli amministratori delegati delle aziende e il relativo management a curare gli interessi di qualcun altro e non quelli delle persone che hanno messo a rischio i propri risparmi per finanziare l’azienda. Teniamo infatti presente che la stragrande maggioranza degli azionisti delle grandi aziende sono singoli risparmiatori oppure fondi d’investimento comuni che raccolgono i risparmi dei singoli.
Inoltre lo stakeholder capitalism crea un clima tale per cui le piccole aziende che invece devono necessariamente curare gli interessi dei propri finanziatori, che spesso lavorano nell’azienda stessa, sono messe sotto accusa per il solo fatto di cercare di stare a galla e sopravvivere.
Secondo il World Economic Forum (WEF), un’azienda NON deve cercare di massimizzare i profitti e NEMMENO di aumentare il valore dell’azienda stessa a beneficio degli azionisti, ma deve semmai creare un “valore” a lungo termine che corrisponde a quello che di volta in volta gli “esperti” del WEF diranno che abbia valore.
Questa forma di capitalismo alla rovescia è promossa dal professor Klaus Schwab del World Economic Forum e dall’élite globale che il forum rappresenta, tra cui l’International Monetary Fund.
E’ stata anche adottata da alcuni amministratori delegati delle più grandi società quotate a Wall Street perché dà loro la possibilità di arricchirsi ancora di più avendo un alibi per continuare a fare quello che hanno fatto negli ultimi anni: vale a dire penalizzare gli interessi dei singoli azionisti per ricavare benefici economici per sé e per i propri amici della classe politica consenziente, delle banche centrali e di Wall Street che hanno manipolato il mercato in modo che nelle crisi più gravi gli amministratori delegati delle società che stanno per fallire ricevano compensi faraonici e il governo ripiani i buchi generati da questi stessi amministratori delegati usando i soldi dei contribuenti.
La cosa divertente è che Klaus Schwab sintetizza lo scopo dello Stakeholder Capitalism in questa frase: “Le persone si stanno rivoltando contro le élite economiche che credono le abbiano tradite, e i nostri sforzi di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C sono pericolosamente inadeguati”.
Dimentica che proprio il World Economic Forum ha rappresentato per decenni le élite economiche planetarie responsabili per l’attuale stato delle cose.
Gli obiettivi economici «ufficiali» dello stakeholder capitalism sono i seguenti:
Questi sono gli obiettivi economici del World Economic Forum. Ciascuno di questi obiettivi, da solo, se perseguito può provocare il collasso di un intero settore economico. Combinati insieme e uniti alla nuova regola generale di ignorare i profitti possono affondare l’economia di un’intera nazione.
Considerando che la salute di lungo periodo di un’azienda è garantita unicamente dalla sua profittabilità, non si capisce come lo stakeholder capitalism possa funzionare salvo che il suo scopo reale sia proprio quello di far chiudere i concorrenti scomodi e le piccole imprese.
I critici dello stackeholder capitalism ritengono che gli amministratori delegati delle grandi società abbiano motivazioni unicamente personali per sposare questa nuova teoria.
Se gli si permette di controllare lo scopo e il ruolo delle aziende senza alcun riguardo per i loro obblighi nei confronti degli azionisti, userebbero tale potere unicamente per arricchirsi personalmente e per arricchire i loro amici nelle modalità del capitalismo clientelare (in inglese crony capitalism) che già domina Wall Street e numerose aree europee.
Il capitalismo clientelare si basa sulle clientele ovvero i favori politici che si possono ottenere a svantaggio dei contribuenti e del libero mercato. Possono essere sconti fiscali, stanziamenti governativi a fondo perduto, leggi che rendono costosissimo operare in un settore economico così da uccidere tutte le realtà più piccole, com’è successo con moltissime banche negli Stati Uniti, ad esempio.
I favori del politico nei confronti delle corporation solitamente ripagano le contribuzioni in denaro ricevute dal politico stesso per essere eletto.
Gli amanti dell’economia classica, quella che funziona, sanno bene che l’obbligo di occuparsi del benessere degli azionisti, gli shareholder, mantiene
i manager aziendali sotto controllo e li costringe a focalizzarsi unicamente sull’incremento dei profitti e sul miglioramento dei prodotti e del servizio.
In tal modo ci si assicura che le aziende si evolvano anziché rimanere stagnanti e perdere competitività. Inoltre, in un’economia libera come quella descritta da Milton Friedman, gli amministratori delegati non possono usare i fondi aziendali e quindi i soldi degli azionisti per condurre campagne politiche e sociali di propria scelta.
Se leggiamo attentamente le parole di Klaus Schwab e andiamo oltre le banalità e le confusioni inserite di proposito scopriamo che gli obiettivi reali dello stakeholder capitalism sono i seguenti:
Alcune modalità per raggiungere gli obiettivi dello stakeholder capitalism potrebbero essere:
Alcuni strumenti per farlo sono:
Gli ultimi anni hanno dimostrato che peggiori sono i risultati economici delle grandi aziende, maggiore è il valore delle rispettive azioni grazie all’azione drogante delle banche centrali, in particolare della Federal Reserve, che ha stampato nuovi dollari precisamente allo scopo di salvaguardare i conti delle aziende che sono troppo grandi per fallire.
I guadagni degli amministratori delegati delle più grandi multinazionali dipendono oggi principalmente dalla loro influenza sul sistema politico e sul governo e dall’intervento delle banche centrali. Non hanno più una correlazione diretta con il mercato reale.
Guardando al futuro dipinto dal World Economic Forum vediamo lo scenario seguente.
Gli impiegati non possono più emergere con un sistema meritocratico, ma sono bloccati su uno stipendio uniforme che è troppo alto affinché una piccola azienda possa sopravvivere. Sono quindi costretti a lavorare per le grandi società alle condizioni dettate da queste ultime, oppure rimanere a casa con un reddito minimo garantito dallo stato e diventare completamente schiavi del governo.
Gli azionisti guadagnano poco e quindi sono meno incentivati a risparmiare per il futuro il che facilita la crescita dell’inflazione con la felicità delle banche centrali.
Avendo impoverito il mercato con la chiusura di tanti piccoli operatori, i clienti devono accontentarsi di un’offerta limitata ai prezzi determinati dai monopoli.
La società civile in generale ha meno risorse per sopravvivere e tende verso la povertà.
In ultima analisi, lo stakeholder capitalism non ha nulla che vedere con gli interessi ed il benessere degli stakeholder, della comunità oppure la protezione del clima, come affermato in superficie. Riguarda invece unicamente due fattori:
PIU’ POTERE
PIU’ CONTROLLO
NELLE MANI DELL’ELITE FINANZIARIA
Roberto Mazzoni