Biden e le forze del male – parte 2 – MN #141

Continuiamo l’esame della situazione intricata a scandalosa in cui Joe Biden e Nancy Pelosi stanno continuando a creare negli Stati Uniti. Trattandosi di uno scenario che coinvolge intimamente il mondo cattolico, prendiamo a prestito una recente omelia del sacerdote statunitense Edward Meeks.

Notiamo che Meeks appartiene all’Ordinariato della Cattedra di San Pietro che combina la tradizione cattolica anglicana con gli insegnamenti della chiesa cattolica tradizionale. Si tratta di un’organizzazione cattolica riconosciuta da Benedetto XVI nel 2009 e abilitata a operare negli Stati Uniti in parallelo alla conferenza dei vescovi cattolici statunitensi.

Consente la migrazione nella chiesa cattolica di ministri protestanti appartenenti alla chiesa anglicana. Nel caso di Don Meeks, il suo percorso personale lo aveva allontanato dalla fede cattolica insieme a una parte importante della sua congregazione per protesta contro gli abusi sessuali da parte di sacerdoti cattolici che sono rimasti per lungo tempo impuniti in alcune aree degli USA.

Infatti, nei documenti ufficiali dell’Ordinariate of the Chair of Saint Peter, la comunità si sacerdoti anglo-cattolici si impegna espressamente a controllare e prevenire qualsiasi comportamento sessuale improprio.

Seguendo la tradizione dei ministri protestanti anglicani, Meeks è sposato e ciò nonostante è stato ordinato sacerdote. Il suo ritorno alla chiesa cattolica ha riportato anche molti fedeli che si erano allontanati.

Meeks evidenzia in modo chiarissimo che una cultura crolla se mancano valori comuni che la uniscono. Una cultura può essere aperta e tollerante, disposta a concedere la convivenza al proprio interno di altre usanze e di altre culture. Ma se abbandona qualsiasi forma di regola e orientamento interno, cade nel caos e nella distruzione.

Prospettiva storica del discorso del reverendo Meeks

La situazione è descritta molto bene dallo storico americano Hendrik Van Loon nel libro Tolerance – The Liberation of Mankind, dove parla della cultura romana nel periodo d’oro.

Come dice Van Loon, i romani erano estremamente tolleranti verso qualsiasi forma di religione, cultura o usanza. Chiunque vivesse sotto il loro dominio poteva pensare liberamente, a condizione di non mettere in dubbio alcuni principi cardine della cultura romana. Tali principi erano ispirati all’efficienza dello stato in quanto tale, senza entrare nel merito delle singole fedi religiose che a Roma erano numerosissime, data la varietà di persone che confluivano da tutti i territori dell’impero.

I romani erano uomini di azione e guardavano agli aspetti pratici della vita e della gestione di un impero in costante espansione. Lasciavano agli altri popoli i ragionamenti filosofici e le varie forme d’arte. Si interessavano alle culture altrui solo quando queste potevano portare vantaggi in termini pratici.

Gli sforzi dei romani erano concentrati sull’addestrare le legioni che proteggevano i confini, nel costruire strade che collegassero Roma alle varie parti dell’impero e si dedicavano a mantenere la pace tra cinquecento diverse tribù che vivevano nei loro domini.

I romani volevano obbedienza a un numero limitato di regole di vita civile e volevano il pagamento delle tasse per finanziare l’impero. Per il resto lasciavano campo libero alle singole popolazioni a condizione che  osservassero la regola fondamentale del “vivi e lascia vivere”. I loro tribunali si concentravano unicamente su questioni civili, ed evitavano qualsiasi intervento in dispute di tipo religioso o culturale.

Grazie a questa combinazione di chiare regole di convivenza imposte con decisione e di libertà per tutto il resto, i romani sono riusciti a realizzare la migliore situazione di reciproca tolleranza che si sia mai vista, e l’hanno mantenuta per 500 anni. La cosiddetta Pax Romana.

Con un impero che abbracciava Europa, Asia e Africa, i romani erano stati in grado di sviluppare un sistema di governo che garantiva il massimo risultato con la minima frizione.

Purtroppo, con l’espandersi dell’impero si espanse anche l’uso della forza e la cultura romana si degradò. Roma finì per conquistare tutto il mondo conosciuto, ma nello sforzo distrusse se stessa.

Era impossibile che una sola città gestisse un’impero di tali proporzioni e il numero di schiavi assoggettati portò a una voglia di libertà che alimentò la rapida diffusione del cristianesimo.

Gli Stati Uniti sono stati costruiti seguendo con attenzione il modello romano. Oggi il governo di Washington, con oltre 3 milioni di dipendenti è troppo grande e non può cercare gestire nel dettaglio la vita dei singoli stati senza provocare un crollo dell’intero sistema statunitense.

La costituzione statunitense vedeva per Washington un ruolo di pura coordinazione, con un governo ridotto all’osso, lasciando ai singoli stati la massima libertà nella gestione del proprio territorio. I padri fondatori sapevano che fare diversamente sarebbe stato catastrofico. Oggi gli Stati Uniti sono arrivati nella situazione dove numerosi stati sono in costante conflitto con il governo di Washington, situazione favorita anche dalla perdita dei valori originali su cui la nazione era stata costruita.

Planned Parenthood e il partito della morte

Meeks identifica il partito Democratico statunitense come il partito della morte che propone una totale degradazione dei valori sociali. Critica in modo specifico Joe Biden e Nancy Pelosi, che si dichiarano cattolici ferventi, ma che fanno di tutto per venire meno agli insegnamenti della Chiesa che si sono consolidati negli ultimi 2000 anni.

Meeks identifica l’industria dell’aborto come un vero e proprio racket che promuove un’ideologia del male e che crea divisioni sempre più profondi tra i vari stati perché viene imposta dal governo centrale.

Questa industria viene gestita da una grande organizzazione statunitense che prende il nome di Planned Parenthood, che ha propositi ben più sinistri rispetto alla semplice gestione degli aborti a spese dello stato e che ha visto nei momenti della sua fondazione la partecipazione dei genitori di Bill Gates.

Nel video che segue vediamo una testimonianza raccolta dall’interno, durante una riunione di Planned Prenthood nel 2014.

In quel periodo era stata approvata da poco una legge nel Texas che poneva più vincoli nell’esecuzione di alcune procedure di aborto.

Il video contiene informazioni tecniche che vi chiariamo prima. La digossina è un farmaco utilizzato per aborti per uccidere il feto mentre si trova ancora nell’utero in modo che non ponga resistenza durante l’estrazione. La resistenza può diventare molto forte dopo la 20ma settimana di gestazione.

La laminaria è un prodotto vegetale che, usato a forma di bacchetta, facilita la dilatazione dell’utero e quindi l’estrazione del feto.

La presentazione podalica si riferisce al feto che ha i piedi in direzione del canale di uscita mentre nella cefalica mostra la testa. Quando si superano le 20 settimane, diventa impossibile fare uscire il feto dalla testa perché è troppo grande. Viene quindi ruotato all’interno dell’utero con un forcipe e quindi estratto tirando una gamba fino a che gran parte del corpo è uscito.

A questo punto, secondo la legge vigente negli Stati Uniti, se il feto è ancora vivo si tratta di una nascita parziale e perciò diventa illegale procedere con l’aborto. Per tale motivo viene usata la digossina, ma nel caso in cui gli organi debbano essere rivenduti, il feto va estratto e smembrato da vivo.

Il termine calvarium si riferisce alla testa.

Il video mostra la totale noncuranza con cui gli operatori medici di Planned Parenthood eseguono operazioni inumane solo per il gusto di andare a caccia di organi fin dall’età fetale di cinque settimane e come abbiano addirittura reparti nel recupero e vendita di organi estratti da feti che vengono smembrati vivi.

Roberto Mazzoni

Altre fonti:

https://ordinariate.net/mission

http://www.ctktowson.org/fr-ed

https://www.liveaction.org/news/congress-bill-abortion-birth-eliminating-pro-life/

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