[Fabio Frabetti – Money.it]
Allora Roberto, innanzitutto riguardiamo il tuo sito Mazzoni News, dove sono usciti dei video molto interessanti, anche nel periodo in cui non ci siamo visti. Oggi il nostro focus è dedicato a una guerra parallela rispetto a quella chiaramente combattuta nei campi di battaglia presunti tali dall’Ucraina, adesso a quello che sta succedendo in Medio Oriente, perché in corso del tempo una guerra economica, una grande guerra economica. In tutto questo poi c’è anche Bitcoin che ha rialzato la testa, possiamo dire così. Questo rialzo magari risponde anche a chi o non ci riponeva speranze oppure criticava questo tipo di mondo. Allora a te la parola Roberto per capire insomma che momento stiamo vivendo proprio da un punto di vista icono.
[Roberto Mazzoni]
Benissimo, ora chi ha seguito un pochino le vicende americane sa che già da un po’ di tempo la Federal Reserve, la banca centrale statunitense ha aumentato in modo drastico i tassi di interesse. Questo sembra un discorso tipico da economista però ha un impatto importante perché così facendo la Federal Reserve ha generato una scarsità di dollari in circolazione. Noi abbiamo sentito parlare di dedollarizzazione, di riduzione della presenza del dollaro in giro per il mondo grazie anche all’intervento da parte delle nazioni BRICS, Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica.
Ma la Federal Reserve sembra stia seguendo l’onda e stia contribuendo a questa riduzione del dollaro e questo sta creando notevole tensione sui mercati globali soprattutto perché c’è carenza appunto di dollari nonostante che da una parte il governo statunitense continui a generare un deficit spendendo come se non avesse un futuro perché siamo nel bel mezzo di una guerra valutaria e adesso facciamo un passo indietro.
Jim Rickards che è un autore economico molto conosciuto ha scritto diversi best seller in cui appunto descrive sia la guerra economica, le guerre valutarie, sia l’andamento, lo sviluppo dell’interazione tra politica e finanza negli ultimi vent’anni direi e anche un personaggio interessante perché è un consulente del Pentagono quindi lui tiene corsi a ufficiali del Pentagono sulla guerra finanziaria, quindi come usare lo stunto finanziario come arma in buona sostanza.
Ci ha raccontato due cose, la prima cosa che ci ha spiegato già da tempo nei suoi libri è che l’evoluzione verso una guerra cinetica globale, quindi una guerra combattuta nei campi di battaglia è sempre preceduta da altre due guerre, la prima di queste è la guerra commerciale, quindi la guerra delle tariffe, delle sanzioni e di tutto quello che abbiamo visto succedere già con Trump a partire dal 2018 nella frontiera a Cina per proseguire poi con Biden perché da questo punto di vista in relazione ai rapporti di commercio e commerciali tra Stati Uniti e Cina la politica di Trump è continuata sostanzialmente con Biden.
Questo tipo di politica ci ha portato naturalmente al famoso discorso del disaccoppiamento, vale a dire gli Stati Uniti vogliono riportare a casa diverse fabbriche che avevano mandato in Cina piuttosto che all’estero e vogliono, stanno di fatto bloccando l’esportazione di materiale più sofisticato, diciamo i componenti elettronici più avanzati verso la Cina in modo da indebolire quest’ultima nella produzione del materiale che poi dovrebbe tornare negli Stati Uniti.
Come conseguenza l’esportazione dalla Cina verso gli Stati Uniti è diminuita in modo sensibile ma sta impattando naturalmente tutto il settore occidentale quindi anche i rapporti tra Cina e Eurozona ovviamente. Jim Rickards ci dice inoltre che dopo la guerra commerciale segue sempre una guerra valutaria quindi le escalation rispetto alla guerra commerciale è una guerra valutaria, cosa vuol dire la guerra valutaria? Si cerca di mettere in difficoltà l’avversario o svalutando la sua valuta in modo drastico o comunque privandolo delle sue riserve monetarie quindi ponendolo nelle condizioni dove verrà o andare in bancarotta oppure produrre un cambiamento di regime all’interno della nazione stessa.
Noi sappiamo, ci hanno detto più volte dalla Casa Bianca e dal congresso statunitense che per esempio la guerra in Ucraina aveva dal punto di vista degli Stati Uniti l’unico obiettivo di provocare un cambiamento di regime a Mosca portando l’economia russa in difficoltà e quindi costringendo una trasformazione interna, cosa che naturalmente non è successa. Però questo già ci dimostra appunto la contemporaneità tra la guerra reale sul territorio, sul terreno e la guerra finanziaria che procede di pari passo, anzi la guerra finanziaria precede la guerra fisica molto spesso.
Dopo la guerra valutaria si arriva alla guerra cinetica vera e propria quindi lo scontro diretto tra gli eserciti e questa è stata un’evoluzione che abbiamo visto in passato più volte, è successa nelle due precedenti guerre mondiali e in questo caso però stiamo osservando un cambiamento importante, noi sappiamo che una guerra globale di tipo nucleare sarebbe definitiva e quindi nessuno delle potenze nucleari ha interesse ad arrivare fino a quel punto, quindi hanno deciso di far coincidere le varie attività in contemporanea, invece di aspettare che la guerra commerciale faccia il suo corso e arrivi a un certo tipo di risultato che poi viene rinforzato, modificato dalla guerra valutaria, aspettare che la guerra valutaria finisca per poi scatenare una guerra vera e propria, si fanno coincidere le tre cose nello stesso momento con una forte enfasi naturalmente sulla componente finanziaria.
Perché con la componente finanziaria se si riesce a praticamente togliere risorse, drenare il sangue dall’avversario costringendolo ad arrendersi, si può vincere la guerra anche senza dover scendere sul campo di battaglia o comunque mantenendo il confronto cinetico, il confronto bellico vero e proprio limitato a determinate aree di quello che stiamo vedendo, abbiamo visto in Ucraina, lo vediamo nel Medio Oriente e la prossima puntata potrebbe essere Taiwan, anche se Taiwan ci avvicinerebbe decisamente di più a un confronto a tutto campo.
Poi ci parlano naturalmente dal punto di vista politico che ci possono essere escalation nelle guerre che stiamo seguendo, però gli esperti all’interno, quelli che conoscono come funzionano le cose all’interno degli Stati Uniti ci dicono che questo non è probabile perché non c’è interesse da parte di nessuno in questa fase di provocare escalation di tali conseguenze da portare a punto a un confronto nucleare, mentre invece c’è molto interesse nel creare uno scontro valutario a tutto campo e quindi provocare delle vittime, provocare uno sconquasso della situazione economica dell’avversario. In questo caso specifico una cosa importante, sempre che dice Jim Rickards, è che la prospettiva all’interno degli Stati Uniti da punto di vista politico è che ci sarà caos nei prossimi tre anni.
Secondo lui, e questa è una previsione che ha fatto lui, Joe Biden non verrà riconfermato o perlomeno verrà sostituito come candidato per le prossime elezioni perché ormai ha perso troppa credibilità sia a livello statunitense sia a livello internazionale e potrebbe essere sostituito, verrebbe probabilmente sostituito da un altro candidato sempre del partito democratico, quindi del partito a cui Joe Biden appartiene che è Gavin Newsom, l’attuale governatore della California.
La situazione tuttavia dei democratici sia che corra Joe Biden, sia che corra Newsom è che si prevede una spaccatura all’interno del partito perlomeno per queste elezioni dove Kennedy, Robert Kennedy Junior, potrebbe prelevare un 15% dei voti disponibili trascinandoli verso un partito, un terzo partito, un partito indipendente con cui può candidarsi. Noi sappiamo che ha avuto grosse difficoltà nel farsi accettare nelle primarie del suo partito e che lo stanno staccando in tutti i modi, quindi è possibile, anzi anche probabile secondo quello che dice Ricarza che succeda questa spaccatura, è già successa due volte nella storia americana, solo che nelle due precedenti casi quello coinvolto nella spaccatura è il partito repubblicano, in questo caso sarebbe il partito democratico.
Quindi succedendo cosa succede? Oggi Trump sappiamo ha sicuramente la nomination come candidato repubblicano, non c’è nessun concorrente che possa superarlo in quel senso, però sappiamo anche che la sua base di voti, lo zoccolo di voti è intorno al 41%, quindi non basterebbe per essere eletto in questo particolare momento, però con la spaccatura tra appunto il partito democratico e Kennedy potrebbe alla fine essere l’unicitore, proprio perché si troverebbe a competere non con un solo partito ma con due che si sono divisi in pratica i voti. In questa situazione tuttavia è possibile, dice sempre Rickards, anzi è probabile che per quell’epoca Trump potrebbe essere in carcere, in particolare nello stato della Georgia.
Noi sappiamo che negli Stati Uniti è possibile essere eletti anche se sia in carcere, quindi non verrebbe impedita la nomina di Trump, però lo vedremmo poi alla Casa Bianca sostanzialmente in libertà vigilata, con una limitazione notevole nella sua capacità operativa. Stringendo tutto questo discorso è per far capire che da qui fino al 2026, quindi per dare tempo qualora Trump venisse eletto a fare tutti i vari ricorsi e arrivare fino alla Corte Suprema, fino al 2026 ci sarà caos politico negli Stati Uniti, ma gli Stati Uniti naturalmente non possono semplicemente andare avanti così senza senza testa, già oggi la presidenza di Joe Biden è decisamente deludente, quindi abbiamo visto in buona sostanza la componente finanziaria prendere il potere, d’altro canto la componente finanziaria lo sappiamo è sempre superiore a quella politica, perciò abbiamo la Federal Reserve che in questo momento sta prendendo avanti politiche che sono diverse rispetto a quelle della Casa Bianca e che sono abbastanza incisive e ti spiego anche in che maniera.
Facendo aumentare il valore del dollaro così velocemente e venendo spalleggiati in questa operazione da Giappone che sta dando una mano agli Stati Uniti, si crea una specie di pinza che stringe l’euro in mezzo, l’eurozona, perché da una parte abbiamo la Cina e la Russia e buona parte del Medio Oriente che stanno commerciando tra loro usando le rispettive valute, usando come elemento di garanzia l’oro, quindi non ci sarà una nuova valuta BRICS, perlomeno non nel futuro visibile, ma usano direttamente l’oro per far quadrare i conti, quindi qualora la Cina compri più petrolio dall’Arabia Saudita di quanto ne possa pagare con esportazioni di merce cinese ai Sauditi, fa creare la differenza in oro e lo stesso vale per la Russia.
Quindi loro si stanno già isolando dal circuito del dollaro, stanno riducendo l’uso del dollaro, ma al tempo stesso stanno riducendo anche l’uso dell’euro, perché l’euro è stato fino a poco tempo fa la seconda valuta di scambio internazionale dopo il dollaro, quindi è una specie di spalla del dollaro laddove in quei mercati il dollaro non poteva essere usato ma l’euro. Invece recentemente abbiamo visto che lo yuan cinese ha superato l’euro come seconda valuta di scambio internazionale, quindi in pratica da questa operazione dove la Federal Reserve continua a fare pressione sul dollaro prosciugando dollari dall’economia mondiale e dal circuito dell’euro-dollaro che non è sotto il controllo della Federal Reserve ma è sotto il controllo di Londra, quindi togliendo potere a Londra, vediamo che i cinesi continuano a vendere i titoli statunitensi per difendere il yuan e quindi riducono ulteriormente la quantità di dollaro in circolazione e in tutta questa operazione quello che viene schiacciato in mezzo è l’eurozona, l’euro e in particolare l’eurozona più la sterlina, infatti la Gran Bretagna sta facendo di tutto per sostenere il dollaro ma non sta funzionando.
Anche la Casa Bianca ha cercato di sostenere il dollaro, scusate, 1000 euro per un certo periodo con una politica diametralmente opposta rispetto alla Federal Reserve ma ormai sta perdendo colpi e non ce la fa più. E abbiamo visto in questo scenario quindi che tra i due litiganti il terzo a godere potrebbe essere la prima eurozona che riceve l’impatto primario di questo confronto perché i cinesi non potendo attaccare direttamente il dollaro anche perché hanno una grandissima scorta di turisti statoamericani come dicevano nel passato non possono farne crollare il valore, possono prendersela con il numero 2, anzi l’hanno già fatto, l’hanno sostituito.
E parallelamente gli Stati Uniti dovendo difendere il dollaro non sono più interessati però della Federal Reserve e del circuito bancario di New York, non sono più interessati a difendere l’euro ma semmai a guadagnare terreno su quello che può essere una caduta dell’euro. E qualcuno ha descritto la situazione credo in modo abbastanza illustrativo dicendo che come se fossero tanti personaggi che stanno precipitando da un aereo solo che il primo ha aperto il paracordute per primo quindi sarebbe la Federal Reserve aumentando i tassi di interesse secondo i Stati cinesi che hanno fatto una grossa operazione di difesa del valore di Yuan nonostante il Yuan sia svalutato tramite la venda di tessori e tesori hanno molto fiato nel potercelo fare mentre invece l’euro continua a scendere senza paracordute.
E abbiamo l’intervista fatta recentemente da Mario Draghi che ha dichiarato che l’eurozona è in grave difficoltà, sta perdendo terreno rispetto agli altri concorrenti primari su scala mondiale e che se non fa qualcosa di immediato rischia di restare decisamente molto indietro e lui osserva che il costo dell’energia e poi torniamo altrimenti all’energia è troppo alto per essere sostenuto dall’Europa che oggi paga da due volte a tre volte il prezzo per l’energia che si paga in altre parti del mondo e che se non riescono a metterci una pezza non ce la faranno, l’eurozona è condannata però lui ha una, questo sovrato dovrebbe essere anche un’affermazione abbastanza centrata, però la ricetta che lui propone è controintuitiva, vale a dire anziché lasciare che l’euro segua la sua strada e faccia il suo percorso in discesa, lui dice per difendere l’euro dobbiamo a questo punto creare un eurozona più compatta, creare un’unione più profonda, quindi fondere gli stati in modo più completo in particolare adottando una politica esteracomune e una politica di difesa quindi spese militari comuni decisamente superiori rispetto a quelle attuali.
Noi sappiamo che la Russia d’altra parte ha moltiplicato di due volte il 200 per cento, anzi più di due volte, dal 2021 la sua spesa militare e anche quest’anno ha previsto un incremento importante nel budget militare rispetto all’anno, per l’anno prossimo, per il 2024, quindi questo ci fa capire che i russi non hanno nessuna intenzione di chiudere la guerra in Ucraina nel breve periodo ma prevedono una prosecuzione abbastanza a lungo periodo e questa prosecuzione nell’ottica americana dovrebbe essere poi pagata direttamente dall’Europa.
Noi sappiamo già che Trump in passato aveva detto che i costi della Nato, finora sostenuti prevalentemente dagli Stati Uniti, dovevano invece riversarsi sull’Europa e quindi questo sembra essere un po’ la direzione in cui stiamo andando dove parallelamente appunto Draghi dice dobbiamo unificarci di più, sappiamo che la Banca Centrale Europea ha annunciato l’euro digitale che arriverà entro il 2025, entro la fine del 2025 e tale euro digitale da quello che ci dice la Banca Centrale Europea sarà obbligatorio in tutta l’Unione Europea quindi anche le nazioni che oggi non fanno parte dell’eurozona dovranno comunque usare l’euro digitale, nelle modalità da capire.
Però rientra in quella che è la logica di Draghi, quindi unificare ancora di più, allargare anziché comprimere l’eurozona e cercare di difendere l’euro attraverso l’aggiunta di altri stati membri attraverso un regime di economia che sia di tipo bellico quindi laddove gli Stati Europei hanno investito relativamente poco in difesa finora diciamo degli anni 90 in avanti, un ritorno importante del budget di spesa militare per i vari Stati Europei e una politica unificata a livello di Unione Europea sia per la politica estera che per la politica militare quindi una specie di sportazione del modello neoconservatore neo con che funziona tanto bene negli Stati Uniti verso l’Europa, mentre gli Stati Uniti si stanno deviando sempre di più.
L’abbiamo visto anche nelle evoluzioni politiche all’interno del congresso seppure siamo ancora molto indietro nei cambiamenti necessari però ci sono alcuni segnali stanno evolvendo verso una maggiore rigidità fiscale e soprattutto un maggior discernimento su quelle che sono le spese della difesa abbiamo visto che dopo la partenza appunto della crisi l’inizio della crisi nel Medio Oriente buona parte degli aiuti che dal Pentagono dovevano andare in Ucraina sono finiti direttamente in Israele lasciando l’Ucraina a bocca asciutta quindi se l’Ucraina deve difendersi qualcuno deve pagare il conto e questo conto non sarà necessariamente pagato dagli Stati Uniti.
Quindi questa è la situazione e in questa situazione noi vediamo in generale un’Europa che continua a comprimersi come economia, Draghi ci ha detto che ormai entro la fine dell’anno sarà sicuramente in recessione e che si vedranno i risultati nei prossimi due trimestri nei primi sei mesi 2024 quindi vuol dire che probabilmente la recessione è già iniziata a ottobre per l’eurozona, in Germania era già iniziata la prima in aprile ma per l’eurozona in quanto tale è iniziata probabilmente a ottobre e siccome si definisce recessione quando il prodotto interno loro diminuisce per due volte consecutive per due trimestri consecutivi probabilmente avremo la conferma ufficiale soltanto a giugno dell’anno prossimo però sappiamo che l’economia è in frenata in Italia se non sbaglio la produzione industriale è in calo da sei mesi continuati quindi destinata a scendere ancora di più anche perché l’Italia è collegata alla Germania.
La Germania ha fatto una frenata enorme dal punto di vista industriale proprio per ragione dell’alto costo di energia e in più l’Italia dipende in modo importante dalla Cina per la fornitura di semi lavorati che usa nella propria industria, sappiamo che il governo attuale ha deciso di interrompere la partecipazione alla Belt and Road Initiative, alla Via della Seta che può essere una politica anche condivisibile per certi punti di vista però in questa fase particolare in questo momento particolare rischia di creare frizioni aggiuntive con la Cina che già ha difficoltà a trattare con l’Unione Europea infatti ha calato in modo sensibile le esportazioni verso l’Europa e le importazioni in Europa e quindi creare un ulteriore problema per l’Italia che si troverebbe non soltanto a questo punto stretta economicamente da un budget comunque nazionale che è in deficit e quindi deve essere poi rifinanziato dalla Banca Centrale Europea e dall’altra da una crescita notevole dei costi di energia, poi l’energia è elemento centrale e una diminuzione della fornitura a basso costo di semi lavorati dalla Cina, quindi sarebbe una continua discesa della produzione industriale italiana da qui a tempo da definirsi.
Quindi siamo in un contesto di guerra economica tutto tondo dove credo che il campo di battaglia primario sia diventato l’Europa, l’Eurozona, perché da una parte gli Stati Uniti hanno naturalmente ridotto le importazioni, hanno una maggiore produzione interna, hanno convinto diverse aziende tedesche a trasferirsi negli Stati Uniti, stanno rimpatriando aziende che prima erano nel Far East e stanno in generale comunque cercando di riconquistare una certa capacità di produzione che richiederà tempo ma gli Stati Uniti hanno due vantaggi, uno hanno il dollaro e quindi possono coprire eventuali deficit stampando per i fatti propri e due hanno una discreta capacità di produzione di energia interna.
Oggi è limitata dalla casa bianca di Biden ma può essere ripristinata perché il blocco è puramente politico e le risorse ci sono. Il Medio Oriente che ha naturalmente in particolare Arabia Saudita e diversi Paesi Arabi, non avrebbe servito in testa, che hanno l’obiettivo di diventare il nuovo rinascimento, quindi sostituirsi all’Europa come hub primario economico e produttivo per il futuro e quindi hanno tutti gli interessi a far pagare il petrolio e il gas naturale il prezzo più alto possibile. L’attuale crisi in Medio Oriente facilita l’aumento di prezzi perché crea comunque una situazione instabile e in generale vediamo appunto che l’Europa è stretta tra due, tra incudine e martello in buona sostanza perché non ha più una capacità di produzione, non ha mai avuta grandi quantità di capacità di produzione di energia propria ma ora ha grosse difficoltà come dice lo stesso Draghi a procurarsi energie perché paga prezzi enormi.
La Russia fornisce ancora ufficialmente il 10% delle esigenze energetiche dell’Europa e che può chiudere in qualsiasi momento ma poi sappiamo che il prodotto russo arriva comunque in Europa mescolato con altri prodotti attraverso l’intermediazione di turchi piuttosto che di indiani che ci fanno la cresta, quindi è la situazione peggiore in cui ci si potrebbe trovare e in questa situazione vincerà chi ha il fiato più lungo perché questa appunto è una guerra di attrito quindi di riduzione progressiva delle risorse dell’avversario. I russi nonostante le varie sanzioni che si aggiungono, è costantemente stata sanzionata negli Stati Uniti l’impianto di esportazione del gas liquefatto, naturale liquefatto artico, quindi questo riduce ulteriormente la possibilità di esportare gas verso l’Europa o verso l’Asia ma verso l’Asia i russi hanno comunque le condutture che vanno direttamente in Cina.
I russi comunque hanno appunto rinforzato le proprie riserve d’oro in questi anni, continuano a rinforzarle e nonostante appunto i britannici abbiano da poco sanzionato l’oro russo dichiarando che non può essere venduto nella borsa dell’oro di Londra che era ancora la più importante al mondo, nell’obiettivo di bloccare la produzione russa d’oro, in realtà i russi hanno ancora la capacità di venderlo a Shanghai, nella borsa cinese, che sta funzionando abbastanza bene, piuttosto che a Dubai e che ha aumentato drasticamente l’acquisto di oro dai russi, oltre che i russi comprano gran parte dell’oro prodotto internamente per aumentare le proprie riserve.
Se non sbaglio quest’anno sono già state aumentate 800 tonnellate di oro che sono finite nelle riserve delle banche centrali, quindi se vediamo l’azione di alcune banche centrali che stanno aumentando le loro riserve d’oro ci fanno, stanno facendo capire che è in corso appunto una guerra valutaria importante e che la disponibilità d’oro in riserva è essenziale per poter in qualche modo difendere la valuta o qualora la valuta crollasse, che poi il risultato di una guerra valutaria sia perlomeno una riserva d’oro da cui far partire con una nuova valuta e l’enfasi di Christine Lagarde sul lancio dell’euro digitale va proprio in quella direzione, quindi cercare di risettare un po’ il sistema, oltre che di espanderlo.
Tuttavia da quello che ci dicono alcuni appunto analisti finanziari negli Stati Uniti le mosse intreprese da Lagarde finora sono state sbagliate e infatti il risultato si vede, l’euro sta perdendo terreno, in generale la credibilità dell’euro a livello internazionale sta calando e in generale l’eurozona fa più fatica a vendere i propri titoli di stato e siccome siamo in un clima di crisi dei titoli di stato a livello globale questo non aiuta, vuol dire avere meno soldi che dall’estero arrivano in eurozona, meno capacità di poter investire in progetti sul lungo periodo e in generale una contrazione significativa nella disponibilità di energia soprattutto in base al costo.
Questa è la guerra in cui siamo, per cui proprio anche per questo visto che siamo in un territorio abbastanza inesplorato il fatto di avere tre guerre che si muovono in contemporanea con l’elemento finanziario economico centrale rispetto alle altre due ho lanciato da poco un contenitore che si chiama “Legionari di bitcoin” su Mazzoni News, proprio per dare un po’ di strumenti concreti pratici e tattici per affrontare questa battaglia cercando di non essere tra le vittime.
Ricordavi prima di quello che rappresenta l’Ucraina per gli Stati Uniti invece sul Medio Oriente che cosa si aspettano? Sul Medio Oriente gli Stati Uniti in questo momento ho creduto che la situazione mediorientale è abbastanza complessa però gli Stati Uniti si aspettano che ci sia un contenimento, cioè che non ci sia un’escalation, cioè da una parte abbiamo alcuni politici che non vedono l’ora di estendere la guerra anche all’Iran però in generale sia il Pentagono che buona parte dei politici statunitensi non sono propensi a questa elezione sia perché l’Iran comunque si trova già in difficoltà per i fatti suoi e il fatto di sostenere una guerra con l’Iran finirebbe per invischiare gli Stati Uniti in un conflitto dove non vogliono essere coinvolti. Il fatto di aver inviato la flotta, diverse unità importanti della flotta appunto in quell’area serve più che altro a garantire la protezione dello stato di Hormuz, del canale Suez e evitare che sia un’escalation da parte dell’Iran.
Quello che io vedo come risultato di questa situazione e del modo in cui viene gestita è la creazione di incertezza sul mercato appunto dell’energia perché comunque nel momento in cui quel territorio comincia a diventare instabile diventa più difficile esportare gas naturale o petrolio verso l’Europa tanto per cominciare e quello che l’Europa stava cercando di trovare come alternative rispetto alla fornitura russa potrebbe essere improvvisamente non più disponibile o non più disponibile nelle stesse quantità.
Quindi dal punto di vista degli Stati Uniti questi movimenti fanno parte dell’insieme di operazioni di contenimento dove la guerra fisica è semplicemente un risvolto della guerra economica. In questo momento gli Stati Uniti, per gli Stati Uniti non intendo Casabianca tanto quanto appunto la Federal Reserve stanno apparentemente vincendo nella guerra valutaria ossia il dollaro è fortissimo nonostante che venga prosciugato anzi forse attraverso questa operazione riescono a recuperare i dollari generati dalle banche internazionali fuori dagli Stati Uniti che costituiscono la stragrande maggioranza dei dollari in circolazione che negli anni 60 sono sfuggiti di fatto al controllo della Federal Reserve del governo statunitense quindi prelevandoli, prosciugando questo tipo di pool enorme possono riacquistare parte del controllo sulla valuta e riportare il focus centrale a Washington lasciando che poi i danni vengano pagati da qualcun altro anche perché tutte le sanzioni alla fine fanno perno sul sistema SWIFT che a sua volta ha sede a Bruxelles in Belgio di conseguenza un crollo del sistema SWIFT, che credo a questo punto sia nelle carte perché è diventato inviso a buona parte del mondo e oltretutto è decisamente obsoleto, metterebbe in difficoltà l’Europa soprattutto.
Di nuovo quindi per gli Stati Uniti l’obiettivo è far vedere che sono presenti, che hanno capito che da un punto di vista militare in questo momento non è il caso che si mettono in campo perché non hanno oltre a non avere abbastanza risorse produttive per far fronte a una guerra seria non hanno la leadership adatta mentre invece fanno quello che sanno fare molto bene vale a dire la manipolazione finanziaria e su questo stanno avendo risultati dal loro punto di vista molto positivi anche perché nonostante appunto la gestione demenziale dalla Casa Bianca i titoli di Stato americani sono comunque ancora molto richiesti proprio perché c’è una scarsità di dollari in circolazione e stanno anche facendo costringendo la Cina sottolineando la Cina a pressioni importanti perché la Cina per difendere la propria valuta e per sostenerla proprio economia con difficoltà deve bruciare risorse quindi deve eliminare le risorse di titoli di tesoro che va incamerato in passato quindi è una situazione naturalmente come in tutte le guerre dove non si sa esattamente come andrà a finire però a differenza del campo di battaglia abbiamo visto in Ucraina dove la NATO non è che abbia brillato.
Qui sul fronte finanziario hanno sicuramente dei vantaggi e dattaggi concreti e in questo caso possono trasformare il fiasco della NATO in Ucraina in un vantaggio perché se decidono come potrebbero aver deciso di affondare l’aerozona, l’aerozona a questo punto il problema è che l’Ucraina non ce l’ha l’aerozona non ce l’ha gli Stati Uniti perché è in Europa e siccome il conflitto è destinato a proseguire ancora a lungo e siccome impatta direttamente sulla fornitura di energia che finora proveniva quella a basso costo soprattutto alla Russia, il fatto di trovare a questo punto l’Europa che non può più dipendere dalla fornitura russa perché c’è la guerra e dall’altra si trova intrappolata nella situazione medio orientale, la crisi mediorientale dove è difficile fare programmi a lunga scadenza per fornire energia alternativa, energia che nel frattempo può tranquillamente fluire verso la Cina dove viene ben pagata.
A questo punto mi sembra evidente che anche dalla posizione dei giapponesi che fino a poco tempo fa la banca centrale del Giappone aveva difeso l’euro ora ha deciso di invece difendere il dollaro lasciando l’euro al suo destino direi che anche dalle parole di Draghi la situazione sia decisamente critica per l’aerozona e quindi questo è quello che osservo io e questo è la disposizione della battaglia finanziaria che corrisponde in parte alle battaglie sul terreno ma queste battaglie sul terreno poi spesso hanno significati che sono diversi rispetto a quelli che vengono dichiarati ufficialmente.
E proprio in questo momento si sta parlando molto dell’incontro tra Biden e Xi Jinping che appunto è proprio in queste ore, molti gli danno anche forse un’importanza eccessiva anche considerando chiaramente Biden nella sua condizione ma che cosa rappresenta secondo te questo incontro così importante oppure sia esagerato nel presentarlo? La cosa importante è che Biden è riuscito dopo mesi a combinare un incontro personale con Xi Jinping. Tenete presente che Xi Jinping fino a poco tempo fa si difruttava di prendere le telefonate di Biden, cioè manco rispondeva al telefono, mentre invece si è incontrato di persona con Gavin Newsom, il governatore della California che è estremamente strano.
Quindi direi che dal punto di vista di Biden sia l’ultima spiaggia, l’ultimo tentativo per difendere la propria credibilità come candidato presidenziale. Non credo che nel rapporto tra Cina e Stati Uniti cambia assolutamente nulla con questa visita. I cinesi continueranno a vendere i titoli stati americani perché li vogliono vendere, il tesoro, il segretario del tesoro non riuscirà a convincere i cinesi a riprendere, a comprare i titoli stati americani perché non hanno nessun interesse e vogliono convertire tutte le loro riserve in oro progressivamente.
Quindi non c’è nessun punto di convergenza tra le due nazioni, a meno che ci fosse una politica drastica, decisamente un cambiamento drastico di politica da parte degli Stati Uniti che non è assolutamente pensabile. Quindi direi che questo è un tentativo da parte di Biden di salvare la propria immagine per un’eventuale elezione presidenziale perché come puoi capire un Presidente degli Stati Uniti che non riesce neanche a farsi rispondere al telefono dal Presidente cinese che è il principale partner commerciale degli Stati Uniti, mentre invece il Governatore della California che da un punto di vista di politica internazionale è nessuno, riesce a farsi ricevere di persona non è un bello spettacolo e di conseguenza credo che dopo tanti tentativi siano riusciti a fare questo incontro che serve più che altro per salvare la faccia politicamente negli Stati Uniti e non credo che gli permetterà di salvarla effettivamente perché ormai lo vediamo anche nei mesti di media che per tanto tempo hanno sostenuto la presidenza di Biden, comparire sempre di più articoli critici della presidenza Biden, di quelli che sono risultati, d’altro canto Biden ha perso la guerra in Ucraina, questo è un dato di fatto, sta gestendo in modo assurdo il conflitto nel Medio Oriente e ha gestito in modo assolutamente inetto i rapporti con la Cina.
Questo è il bilancio senza neanche considerare quello che può essere il problema interno economico negli Stati Uniti che fino adesso è stato bene o male nascosto o compensato parzialmente grazie all’intervento della Federal Reserve ma che comunque incomincia a mostrarsi perché vediamo una crescita del livello di disoccupazione quindi anche negli Stati Uniti ci aspettiamo una recessione che è già iniziata o che inizi l’anno prossimo. In generale comunque vediamo che il costo del vivere negli Stati Uniti è salito tanto e di conseguenze le americane non che siano così contenti, lo vediamo appunto anche nei numeri di Kennedy, di Robert Kennedy Junior 15% e tanto per un candidato che tutto sommato non aveva un background politico di nessun tipo che non ha alcun supporto anzi il suo partito contro al 100% e che non ha neanche grande supporto da parte di mass media. Quindi la presidenza Biden sembra condannata a tutti gli effetti, sembra non essere destinata a fare molto seguito e questo incontro secondo me appunto serve per cercare di metterci una pezza se mai funzionerà, vedremo ma non mi aspetto nessun cambiamento significativo negli approcci tra Cina e Stati Uniti e nella guerra che c’è in corso una guerra economica.
[Fabio Frabetti – Money.it]
Marina chiede se morirà prima l’euro o nascerà prima la moneta BRICS?
[Roberto Mazzoni]
No la moneta BRICS per il momento è abbastanza archiviata, nel senso i cinesi stessi hanno detto che non hanno nessun interesse a sostituire il dollaro che per loro va bene così com’è il sistema anche perché hanno capito che non gli serve creare una moneta, hanno l’oro e benché l’oro non sia una soluzione definitiva, non sia una soluzione a lungo termine per quelli che sono gli obiettivi vale a dire diminuire gradualmente le riserve di teori statunitensi così da essere meno dipendenti rispetto agli Stati Uniti e ridurre drasticamente l’uso del dollaro nella compravendita di petrolio e di mettere in prime con le euro partner più importanti che possono essere l’America Latina, l’Africa, il Medio Oriente o la Russia.
Quando loro hanno raggiunto questi due obiettivi che si raggiungono facilmente nel momento in cui si usa l’oro come garanzia delle singole transazioni non hanno bisogno di lanciare una moneta BRICS. Quindi direi che per i cinesi va bene così, hanno tanto fiato per poter andare avanti in questa guerra, non hanno nessun problema, idem per i russi che hanno tutte le riserve di materie prime che vogliono e hanno anche loro una grossa dispensa d’oro, idem per gli Stati Uniti che hanno appunto al momento il controllo del dollaro e che lavorando, prosciugando il circuito dell’euro/dollaro indeboliscono naturalmente la Gran Bretagna che fino ad adesso aveva Londra che aveva i controlli per partecipare al circuito e riportano a casa un certo potere che gli interessa. In tutta questa operazione direi che lo dice Draghi, lo dice da stessa Christine Lagarde, ha detto se non lanciamo l’euro digitale l’unica speranza per l’euro in futuro è il lancio dell’euro digitale. Il lancio dell’euro digitale ha tutto il sapore di un reset, quindi diciamo ok, lo lanciamo inizialmente sarà facoltativo però diciamo da domani questa è una nuova valuta e quando si parte con una nuova valuta si possono cambiare le regole del gioco, si può resettare tutto.
[Fabio Frabetti – Money.it]
E sempre Marina aveva la domanda se anche negli USA stanno implementando le città dei 15 minuti come qui?
[Roberto Mazzoni]
No, stanno sicuramente facendo gli esperimenti in California e quelli sono matti, ma questa è una cosa diversa, la California non può essere considerata parte degli Stati Uniti, sto scherzando, però diciamo è uno scenario decisamente aberrato rispetto al totale, no al momento non c’è nessun progetto in quel senso. Quindi l’aspetto diciamo climatico e di situazioni di comportamenti indotti sulle auto, cioè gli americani sono molto attaccati penso alla libertà di spostamento. Allora c’è anche un aspetto pratico, prendiamo la Florida ad esempio, in Florida non ci sono treni per motivi storici, non si può dire per quale motivo, però non ci sono treni, quindi l’unico modo per spostarsi da una città all’altra è l’automobile, non ci sono alternative.
Ci sono alcuni autobus all’interno della città che puoi usare per spostarti da un punto all’altro, ma i tempi sono lunghissimi, quindi nessuna persona che lavori può fare a meno di un mezzo di trasporto indipendente e questo vale per la stragrande maggioranza degli Stati Uniti. In più è vero che con il Covid siamo andati più in direzione di un lavoro a distanza, quindi meno necessità di muoversi, ma questo vuol anche dire che la gente si è spostata dalla città verso i cittadini più piccoli, oppure i soborghi, dove i trasporti pubblici sono meno presenti, quindi dove diventa poco probabile poter trovare un’alternativa valida al trasporto privato.
Quindi negli Stati Uniti sostituire le automobili è un’impresa colossale, non è di facile realizzazione e non so nemmeno se sia realizzabile, ci proveranno, ci stanno provando, però la resistenza è enorme, proprio nella cultura. In molti Stati se non hai la patente non sei nessuno, cioè negli Stati Uniti il concetto di carta d’identità ad esempio è quasi inesistente, hai la patente, la patente è la tua carta d’identità, perché sanno che se non hai la patente non puoi vivere, non c’è modo di sopravvivere in questa economia.
[Fabio Frabetti – Money.it]
Sul dollaro digitale che cosa ci dici? Stanno andando avanti? Se pensi che i dollari digitali saranno similari come meccanismo, come funzionamento?
[Roberto Mazzoni]
Allora hanno lanciato FedNow, io nei miei video su Mazzoni News ho spiegato che le valute digitali delle banche centrali avranno due tipi di caratteristiche, avranno due tipi di classi, una si chiama wholesale, vale a dire è un sistema per mettere in contatto tra loro le banche e fare in modo che quadrino i conti giornalmente tra di loro, oppure facciano transazioni dirette tra di loro, e il secondo è quello retail, vale a dire è la valuta nelle tasche del singolo cittadino.
Nel caso degli Stati Uniti hanno già lanciato la soluzione wholesale che si chiama FedNow, che sostituisce un sistema già esistente in precedenza che permetteva appunto la rapida trasferimento di fondi da una banca all’altra usando dollari. FedNow è un primo passo in direzione del dollaro digitale sicuramente, però non è il dollaro digitale per uso dei privati e FedNow può essere usato, innanzitutto aumenta l’efficienza del sistema bancario, quindi dà più potere alla Fed e al Riservo, ma al tempo stesso può essere poi abbinato a una CBDC, quindi a una Central Bank Digital Currency, una valuta digitale creata dallo Stato, oppure a una valuta, a una criptovaluta scelta, una di quelle già esistenti, e mi sembra che in questo momento gli Stati Uniti siano abbastanza incerti su dove muoversi, anche perché non vogliono destabilizzare troppo il circuito del dollaro, visto che al momento gli sta funzionando, e quindi non vogliono inserire novità dove non servono.
E in più ci sono ostacoli importanti a livello politico, visto che già due Stati, Florida e Texas, hanno dichiarato illegale l’uso del dollaro digitale nei propri confini, e quindi diventerebbe un problema, perché nel momento in cui lanciassero ci sarebbero sicuramente cause, arriverebbero alla Corte Suprema e poi gli Stati comunque potrebbero lanciare la propria valuta, e cosa che stanno facendo, quindi diventa un percorso difficile, perché c’è un obiettivo, ci sono alcuni governatori, tra cui quello della Florida, del Santis, che hanno delle molto chiare materie, quindi stanno già muovendo in anticipo per creare ostacoli importanti, e appunto in questa fase è chiaro che la Fed Reserve ha già molte castagne sul fuoco, sta combattendo su una battaglia a livello globale, non ha intenzione di complicarsi la vita in casa.
Dal punto di vista della Fed Reserve, quindi il progetto del dollaro digitale c’è potenzialmente, ma è abbastanza posticipato, anche perché alla fine le CBDC come progetto, se andiamo a vedere esattamente quali sono i fautori di questo progetto vero e proprio, sono centrati sul continente europeo, e sono centrati come modello sul modello cinese, cosa che in questo momento negli Stati Uniti non è particolarmente popolare.
Quindi abbiamo visto per esempio che le valute digitali già lanciate sono proprio nel contesto BRICS, la Cina ce l’aveva già da tempo, la Russia l’ha lanciata in agosto, il Brasile lo sta lanciando, Sud Africa, l’India, quindi tutte le nazioni BRICS stanno lanciando o hanno già lanciato la loro valuta digitale e l’euro digitale dovrebbe fare da sponda insieme alla sterlina digitale. Per quello che riguarda l’eurozona non è chiaro che tecnologie utilizzeranno, perché sono un po’ indietro tecnologicamente, è probabile che usino tecnologia fornita da Microsoft, questa è, o dalla Bill e Melinda Gates Foundation, questa è l’informazione che circola.
Quindi comunque sarebbe alla fine una tecnologia di stato esterno e forse per quello è interessato Draghi. Mentre invece appunto i principali propositori, quelli che spingono di più in assoluto affinché l’eurozona transiti verso la valuta digitale e l’Europa transiti verso la valuta digitale sono proprio britannici, che hanno identificato nel lancio delle valute digitali un elemento strategico dal loro punto di vista, anche perché con queste mosse da parte della Federal Reserve la City di Londra, il centro, il nucleo finanziario britannico che poi è indipendente dalla Gran Bretagna perché la City di Londra è una città indipendente all’interno di Londra, come il Vaticano, vedono sfumare un controllo su un vastissimo circuito di dollari internazionale che viene sottratto al loro controllo per tornare a Washington o per comunque essere ridistribuito e con questa mossa stanno cercando tutto per tutto per riuscire a creare dei circuiti dove riescono comunque a manipolare le cose. Quindi sì, non vedo il dollaro digitale nel prossimo futuro.
[Fabio Frabetti – Money.it]
Chiedeva poi un amico il rapporto tra l’euro digitale e appunto il controllo sociale.
[Roberto Mazzoni]
Quello è automatico, integrato nel sistema, fa parte del progetto. Il modello è quello cinese, ce l’hanno detto, ce l’hanno ripetuto, non è un mistero. L’euro digitale diventerà un sistema di controllo sociale perché se loro devono, allora innanzitutto oggi se guardiamo alla propensione di risparmio a livello globale, vediamo che nell’eurozona c’è ancora una percentuale di risparmio privato superiore ad altre parti del mondo. Gli Stati Uniti già sono stati spolpati da questo punto di vista, gli americani non hanno più risparmi la maggior parte degli americani, mentre invece gli europeni hanno ancora abbastanza, gli italiani ne hanno tanti.
Quindi l’euro digitale serve a scoraggiare, secondo l’ottica keynesiana, il risparmio. Anche perché l’euro digitale potrà avere una scadenza, quindi i soldi che ti do li puoi spendere entro i prossimi due mesi, tre mesi, quindici giorni. Li puoi spendere solo su quelle cose che dico io, li puoi spendere solo nei negozi che ti dico io, li puoi spendere solo se sei stato bravo e in più puoi spenderli se non hai criticato il governo, non hai fatto cose brutte sui social media e se invece le hai fatte allora sai che ti dico non puoi più viaggiare, non puoi più avere il passaporto, eccetera. Quindi si crea un sistema di controllo economico, finanziario che via via si stringe sul cittadino affinché possa fare, faccia solo quello che gli dicono che deve fare.
Un sistema di questo genere è estremamente difficile da implementare e da mantenere anche perché si crea automaticamente un mercato nero subito e questo mercato nero, come è successo in Cina, è più grande del mercato originale. Quindi per quello che comunque sto lavorando su bitcoin, perché bitcoin non può essere fermato dal governo, può essere dichiarato illegale ma non fermato. E al di là di questo c’è poi la complicazione naturalmente di far coesistere o meglio di unificare le varie nazioni, perché finché ogni nazione ha la voce in capitolo diventa più difficile da imporre e quindi la logica dell’unificazione più profonda che viene proposta da Draghi, l’Unione Europea deve diventare ancora più profonda.
Sentivo una presentazione a parte di un politico polacco se non sbaglio, dove in discussione una specie di modifica dei trattati tra le singole nazioni e l’Unione Europea dove in pratica le nazioni delegano all’Unione Europea tutta una serie di decisioni in modo irreversibile, particolarmente quelle sul clima, dove non hanno più nessuna autorità. A quel punto nel momento in cui la Commissione Europea ha autorità totale sulle decisioni del clima, tutto il resto viene di conseguenza, non c’è più autonomia politica nei singoli stati.
Ed è che questa è la direzione in cui stanno spingendo per andare, perché sanno che la situazione sta diventando critica. E sembra quasi che questa crisi sia stata costruita di proposito, sia stata generata perché si va verso un’ottica di economia di guerra, quindi stato di guerra, dove diventa più facile a questo punto togliere i diritti civili e imporre alle persone delle scelte che altrimenti non accetterebbero, anche perché sono spaventate, la prospettiva della terza guerra mondiale, i russi che arrivano a casa nostra e tutte queste cose.
Quindi mi sembra che la direzione sia abbastanza quella, è chiaro che poi ci sono fortissime resistenze e queste resistenze possono funzionare appunto perché si costruirà una economia parallela gigantesca che lavorerà su strumenti tecnologici che oggi sono disponibili, che devono essere perfezionati, ma che vanno conosciuti e nel momento in cui sono conosciuti, appunto è quello che sto cercando di fare anch’io, si hanno delle alternative, non si deve per forza restare nella casella numero uno, ma si può andare in un altro posto.
[Fabio Frabetti – Money.it]
Le ultime due domande, cominciamo da Giacomo, che ne dice di Gavin Newsom come candidato, è plausibile?
[Roberto Mazzoni]
Sì è plausibile, è il politico del partito democratico più credibile in questo momento, comunque è il governatore dello Stato più importante negli Stati Uniti, sicuramente lo Stato più importante per i democratici e comunque si presenta bene rispetto a Giovanni, decisamente più giovane rispetto a Joe Biden, non ha problemi mentali apparenti ed è un uomo di partito, quindi ha anche persino più ligio alle direttive del partito rispetto a quello che può essere Joe Biden che tanto in tanto parte un po’ per la tangente, quindi sicuramente è credibile.
Ora resta da stabilire, il partito democratico ha questo grosso problema che si chiama appunto Kennedy, mancanza di Kennedy, Newsom poteva essere sostituito a Joe Biden e potevano fargli tagliare il traguardo in qualche modo, convincendo la gente del fatto che fosse un avvicendamento giusto, che Joe Biden si è ritirato perché sentiva stanco ormai in difficoltà e che Newsom era la persona migliore, tra l’altro tutto questo avverrebbe scavalcando completamente la procedura di voto primario, quindi il partito democratico non è assolutamente interessato ad avere un voto di fiducia o di gradimento da parte dei suoi elettori, vuole imporre un candidato piuttosto che l’altro, come ha già fatto del resto nelle due precedenti elezioni e di conseguenza credo che sia il più credibile tra i nomi che sono stati fatti all’interno del partito democratico, anche perché sarebbe un avvicendamento semplice.
Jim Rickards dice probabilmente a maggio dell’anno prossimo Joe Biden dirà “tutto sommato non me la sento, lascio il campo libero” e sostituisce Kamala Harris che diventa presidente per sei mesi o giovedì, perdona a Joe Biden e tutta la famiglia dei vari possibili crimini e a quel punto fa piazza pulita e il nuovo candidato è Newsom. In mancanza di Kennedy la cosa avrebbe anche potuto funzionare, con Kennedy di mezzo diventa più rischioso, ma in ogni caso hanno tempo fino a maggio dell’anno prossimo per decidersi e per annunciare quale sarà il nome, però la direzione è seconda a punto Jim Rickards, che non è un politico, non è uno dei tanti portaborse, ma è un analista finanziario che però ha lavorato con la CIA, ha lavorato con il Pentagono, quindi è ben inserito nel mondo politico, lo capisce, questa è la sua stima e mi sembra una stima credibile.
[Fabio Frabetti – Money.it]
Chiede poi, tornando al discorso degli spostamenti, Barbara chiede se le auto elettriche stanno prendendo piede negli USA.
[Roberto Mazzoni]
Non tanto, stanno diffondendosi, ne vedo in giro, ci sono sicuramente più di prima, soprattutto Tesla, ma sono invece più popolari le auto ibride, anche perché comunque il costo di ricaricare l’automobile non è più così economico come poteva essere in passato, il costo delle batterie e della manutenzione è molto elevato e in più c’è la scomodità del tempo d’attesa durante la ricarica, quindi non è pratico usare un’auto elettrica e non è neanche tanto economico, fa figo come si dice in Italia, però si riduce all’uso di un certo, una popolazione piuttosto ristretta di persone che vogliono stare un simbolo. Diversamente, vedo un discreto interesse per le ibride perché per lo meno hai un consumo minore, quindi spendi meno di benzina, ma fai benzina, quindi non hai bisogno di fare il fermimento, di aspettare ore prima che la macchina sia in grado di rimuoversi, di partire di nuovo.
Poi, non saprei dirvi quale potrebbe essere l’oluzione per il futuro, però l’americano da questo punto di vista è molto pratico, deve viaggiare tanto e non ha alternative, cioè mentre in Europa mettiamo, uno compra una macchina elettrica, la macchina elettrica è ferma, può prendere se è in città un mezzo pubblico o un taxi, negli Stati Uniti non è così, quindi bisogna avere disponibilità costante e non si può fare affidamento sui tempi di una macchina elettrica. Forse quando le batterie saranno più avanzate, saranno una tecnologia migliore, magari potrebbe diventare interessante.
[Fabio Frabetti – Money.it]
Grazie davvero a Roberto Mazzoni, seguitelo su Mazzoni News e a presto Roberto, al prossimo incontro. Arrivederci, a presto, buona giornata. Grazie.