300 anni di caos – MN #265

Nell’ultimo video che vi ho proposto ho cercato di vedere insieme a voi quella che potrebbe essere una verità relativa allo scenario completo, a quadro complessivo, in modo da avere delle basi un po’ più solide su cui valutare i numerosi avvenimenti che stanno accadendo e che ci danno l’impressione di essere immersi nel caos. Questo secondo video serve per approfondire quel tema anche perché prima di introdurvi i prossimi video su cui sto già lavorando credo che sia importante focalizzarci su alcuni punti essenziali che saranno centrali nella nostra esistenza da qui in avanti e che quindi ritengo che siano molto importanti da focalizzare e da chiarire che sono di nuovo temi generici, non dico omnicomprensivi però che vanno al di là del singolo avvenimento, della singola situazione, della singola evoluzione di eventi concreti perché come detto più volte ritengo che inseguire gli avvenimenti possa essere dispersivo se non si ha una chiave di lettura che ci permetta di capire dove stiamo andando e ci permetta di capire se la direzione in cui stiamo andando è quella giusta o quella sbagliata e di quanto ci stiamo allontanando da una situazione ideale o di quanto magari ci stiamo avvicinando verso una situazione ideale anche perché direi che siamo arrivati tutti alla conclusione che non è possibile giocarsi la carta del salvatore politico.

La personalità che arriva e che con la sua genialità, con la sua forza, con il suo intuito e la sua capacità di mobilitare le persone ci trascini e ci porti verso una situazione migliore, questo perché salvo rarissime occasioni, rarissimi casi abbiamo visto che è difficile incontrare questo tipo di personaggi e che in ogni caso questo tipo di personaggi come avviene nelle cose umane poi tendono a disperdersi o a in qualche modo a degradarsi nel tempo e di conseguenza non offrono una garanzia sul lungo periodo, perlomeno non l’hanno offerta sinora in quella che è la nostra esperienza di vita recente. Allora se siete d’accordo cercare di fare un po’ il punto sulla situazione attuale, dove siamo, come siamo messi, direi che possiamo affermare con tutta tranquillità che il governo americano e tanti altri governi occidentali e non solo occidentali ma restiamo nel nostro mondo, nel mondo occidentale, stanno andando in una direzione che è opposta rispetto alla direzione seguita dai loro cittadini, poi possiamo dire che questo è dovuto al fatto che ci siano dietro personaggi che muovono le leve, che spingono in una certa direzione e questo è vero, però affinché questo avvenga significa anche che non c’è nessun altro fatto che spinge in una direzione opposta.

Ossia noi siamo vivendo in un periodo dove a quanto pare i nostri desideri in quanto cittadini, in quanto abitanti del mondo in cui viviamo vengono costantemente disattesi da una classe politica o anche da una classe imprenditoriale che sembrano scollegati da realtà a volte, oppure sembrano essere lanciati verso il perseguimento di interessi personali a breve termine che poi si traducono comunque in una perdita per gli stessi personaggi che cercano di seguire quelle politiche, perché sono politiche estremamente miopie, se io distruggo il mondo che mi circonda per quanto io possa essere ricco oggi, domani non lo sarò più o perlomeno non lo sanno più i miei figli o non lo sanno più i miei discendenti.

Quindi stiamo di fronte a una situazione dove non è facile trovare una risposta, una via di uscita, una soluzione.

Quindi ci poniamo un altro requisito importante. Come facciamo noi semplici cittadini a tenere a bada, a tenere in equilibrio, a tenere bilanciato un governo che è sempre più potente, sempre più ignorante e che sta sfruttando la propria forza, la propria potenza, la disponibilità di armi con cui può facilmente schiacciarci per metterci sempre più in difficoltà, o per imprigionarci, o per ridurre le nostre libertà, o per cercare di mettere le mani sulle nostre proprietà, o in generale per condizionare la nostra esistenza in modo che sia meno gradevole e meno desiderabile rispetto a quella che è oggi. E in più, com’è possibile riformare un’organizzazione così vasta che più va avanti e più sembra essere difficile riformare. Tutti i vari tentativi che sono stati fatti, nuove leggi, nuove modifiche e tutto il resto si sono tradotti in ulteriore complicazione, anche perché ogni legge che viene introdotta crea dei blocchi per alcune attività, ne permette altri in modo selettivo, però si scontra con leggi precedenti, si scontra con leggi successive. Quindi tutta l’attività legislativa che viene sviluppata alla fine si traduce in un grande caos da cui nessuno trae beneficio al di là di una gigantesca e sempre maggiore struttura burocratica che cresce a dismisura anche perché, da quello che abbiamo osservato, e questo è un comportamento direi umano ripetitivo, ogni volta che un certo gruppo non riesce a fare qualcosa, la risposta è metterci più gente. Quindi se 10 persone non sono riuscite a ottenere il risultato che volevano produrre il prodotto che dovevano produrre, ne mettiamo 20 nel convincimento che questi 10 persone in più possano in qualche modo modificare la situazione.

Ogni volta che un certo gruppo non riesce a fare qualcosa, la risposta è metterci più gente, quindi se, non so, dieci persone non sono riuscite ad ottenere il risultato che volevano produrre, il prodotto che dovevano produrre, ne mettiamo venti, nel convincimento che queste dieci persone in più possano in qualche modo modificare la situazione, cosa che non avviene mai, ma anzi produce ulteriori complicazioni di avere più persone da pagare, più persone che introducono ritardi e che si mettono in mezzo ai piedi e quindi rendono sempre più difficile lo sguardo delle cose, infatti abbiamo visto che in diverse occasioni, quando le aziende vengono rilanciate, effettivamente hanno uno slancio per potersi rimettere in pista, rimettersi in gioco, c’è anche una notevole riduzione del personale dove si tolgono quelli che sono gli individui che non stanno contribuendo, poi chiaramente da un punto di vista sindacale questo magari non è apprezzabile, però se questo permette poi all’azienda di rilanciarsi, di crescere e poi di espandersi con il personale giusto che fa le cose giuste nei posti giusti, direi che sia comunque un passaggio necessario e opportuno.

Quindi noi vediamo che la cosa sta andando decisamente nella direzione sbagliata e poi ci poniamo, al di là del governo che naturalmente può essere i nostri pensieri ma non è che ci occupa tutti i giorni, ci poniamo la domanda di come possiamo noi, in quanto individui, sopravvivere e prosperare in un mondo che cambia così rapidamente. Io guardo quello che è successo durante la mia vita e lo confronto a quello che è successo per esempio nella vita dei miei genitori e il livello di cambiamento nello stile di vita, nelle possibilità individuali, nella cultura, è talmente vasto che è incommensurabile rispetto a quello che poteva essere successo con i loro nonni per esempio o andando ancora più indietro nel tempo. E quindi c’è il dato oggettivo che siamo di fronte a cambiamenti epocali che tuttavia si sviluppano a velocità sempre maggiori e che tendono a lasciarci indietro, tendono a farci perdere il passo e a farci sentire inadeguati.

Non riusciamo più a capire quale sia il nostro posto esatto nella vita o quale sia la cosa giusta da fare o quale sia la direzione giusta in cui andare o quale sia l’assetto corretto per gestire la nostra società, organizzare la nostra società. Poi in aggiunta a questo ci sono persone che stanno lavorando attivamente per distruggere tutto quello che c’è intorno a noi e questo certo non ci aiuta.

Però, parallelamente, non abbiamo le idee chiare noi stessi. E quindi diventa difficile poi darci un obiettivo e quello che perseguiamo di solito sono obiettivi a breve termine. Non so, vogliamo l’aumento di stipendio per una certa categoria, vogliamo l’eliminazione di una certa misura che troviamo particolarmente odiosa, vogliamo eleggere un particolare personaggio politico che crediamo possa cambiare la situazione. Dopodiché continuiamo con la nostra vita ma non c’è un piano lungo respiro che ci faccia stare tranquilli, che ci dica che tutto sommato le cose andranno bene e che noi e la nostra famiglia riusciremo a uscirne bene o addirittura meglio di come siamo oggi perché abbiamo sotto controllo la situazione, sappiamo quello che ci aspetta, sappiamo quelle che sono le cose giuste da fare in questo tipo di contesto. E quindi se ci sono di noi che devono trovare un modello di vita che considera abbastanza sicuro di fronte al rapido progresso ma fa fatica a identificarlo perché non trova intorno a sé dei modelli da cui possa ispirarsi.

E ci meravigliamo del fatto, magari incolpiamo noi stessi del fatto di non essere in grado di trovare questi modelli, questi riferimenti, di crearli per conto nostro e ci attacchiamo a delle abitudini, delle routine, delle consuetudini che in qualche modo abbiamo trovato o ereditato nella nostra vita e che ci danno un punto di riferimento indenunciabile ma che tuttavia tendono a ostacolare la nostra evoluzione e quindi la capacità di tenere il passo con quello che c’è intorno. E quindi ci sentiamo sempre più inadeguati, direi, o può succedere che ci sentiamo sempre più inadeguati e sempre più in necessità di rincorrere una cosa che sembra essere irraggiungibile per certi versi.

La disastrosa epoca della ragione

Ok, quindi io credo di aver descritto uno scenario in cui diversi di noi possono riconoscersi e anche di aver definito quindi una situazione che è una situazione globale, che va al di là del singolo politico, del singolo paese, della singola cultura, della singola razza, perché viviamo in un mondo che sta attraversando queste trasformazioni a livello complessivo, a livello globale e quindi queste sfidi interessano a tutti anche se poi ciascuno parte magari da punti differenti, da situazioni di partenza diverse. Rimane il fatto che il problema è un problema globale a cui si aggiungono poi tanti altri problemi pratici come quelli del denaro e quelli della tecnologia che abbiamo discusso più e più volte. Allora, io ho capito una cosa nella mia esistenza, che è che se non si riesce a trovare la soluzione a un problema, bisogna andare, innanzitutto a ricostruire quella natura del problema e cercare di andare alle origini, quindi trovare qual è il punto di partenza, qual è il cambiamento fondamentale che c’è stato che a un certo punto ha determinato questa evoluzione nella direzione sbagliata.

E ho condotto, non è farina nel mio sacco, mi sono fatto aiutare da persone che hanno condotto questa ricerca in modo molto più interessante di quanto che potessi fare io, però ho condotto ricerche sui lavori di altre persone, in particolare ho letto la storia della filosofia di Will Durant, che è un autore americano che ha dedicato gran parte della sua vita a rendere la filosofia comprensibile alla gente comune e a tracciare un percorso della filosofia nel tempo, un’opera che tra l’altro gli è costata un grosso sacrificio perché poi fu attaccato pesantemente negli Stati Uniti per aver fatto questo lavoro, visto che comunque viviamo in un mondo dove c’è una casta accademica che non tollera il fatto che la conoscenza possa essere divulgata e che possa diventare di dominio pubblico, ma invece preferisce tenere le cose in qualche modo incomprensibili in modo che loro, dalla loro posizione, diciamo, superiore, possano elargire la conoscenza un po’ per volta con il puntagoccio e facendosi compensare profumatamente.

Quindi Will Durant ha fatto quest’opera rischiando personalmente e l’ha fatto proprio perché si è reso conto che se c’era una cosa che si era persa di vista nella nostra cultura era proprio la filosofia, quale fosse la natura stessa della filosofia e quali fossero stati i percorsi che la filosofia aveva fatto in qualche modo potevano essersi infilati in un vicolo cieco. Quindi se noi andiamo a vedere l’esistenza della nostra cultura, risalendo i Romani e risalendo anche prima, vediamo che il mondo comunque ha seguito dei modelli di riferimento abbastanza stabili. Non che fossero modelli desiderabili sinceramente, però la struttura sociale tendeva a essere abbastanza stabile, magari si avvicinava un governo con l’altro, c’erano degli aggiustamenti di tipo culturale, c’erano diversi tipi di religioni, c’erano magari delle piccole modifiche nelle caste sociali, però era abbastanza stratificata ed era abbastanza ingessata al punto da creare una certa abitudine e una certa stabilità nella mente delle persone.

Le persone sapevano qual era la struttura sociale, sapevano qual era la struttura della famiglia, sapevano quali erano i valori generali che venivano promossi all’interno di quella cultura e questi valori erano molto stabili nel tempo. Quindi questo favoriva una certa stabilità. Naturalmente con la fine del ‘600, l’inizio del ‘700, abbiamo visto l’esplosione della scienza. Quindi gli sviluppi scientifici, l’uso della scienza come un mezzo per migliorare drasticamente la qualità di vita delle persone, per conquistare finalmente il mondo intorno a noi, i fenomeni fisici, i fenomeni chimici, dare all’uomo la possibilità di evolversi verso uno standard di vita molto superiore e anche verso un livello di libertà decisamente maggiore. Siamo passati da una situazione dove comunque esistevano ancora forme di schiavitù o di soggettazione sociale ed economica molto marcate, alla formazione di una classe media, di regimi democratici, della possibilità dell’individuo di emergere rispetto alla casta in cui era stato inserito per tanto tempo e di condurre una vita migliore per sé e per la propria famiglia, sulla scia e sulla spinta appunto dello sviluppo scientifico.

Al punto che il mondo dell’umanesimo, il mondo della cultura individuale, si nomerò il punto della scienza da considerare che la scienza fosse la risposta per tutto. La scienza, noi lo sappiamo, è un modo per indagare su quello che è il funzionamento dell’universo, i fenomeni dell’universo intorno a noi e un mezzo per sviluppare dei modi per manipolare l’universo al nostro vantaggio. La creazione di macchine, la creazione di sistemi, per esempio acquedotto, piuttosto che sistema di distribuzione di rete elettrica, sistemi di comunicazione, tutti i metodi per imbrigliare e conquistare il mondo in cui viviamo e portarlo sotto il nostro controllo. E fin qui va tutto bene. Ma l’applicare questi stessi metodi all’individuo e ai singoli diventa problematico, perché non sono la stessa cosa. Quindi noi vediamo tra la fine del ‘600 e l’inizio del ‘700 l’evolversi della famosa età della ragione.

E da lì sono cominciati i problemi. E se voi fate caso, sostanzialmente negli ultimi 300 anni la cultura occidentale sicuramente è vissuta in uno stato di costante caos. Ossia i valori originali sono stati buttati alle ortiche, i modelli originali sono stati sorpassati dagli eventi, la modalità di vivere gli strumenti del nostro tipo di lavoro, quello che facciamo di giorno in giorno, è cambiato sempre più rapidamente e non siamo riusciti a tenere il passo, perché nel frattempo coloro che avrebbero dovuto sviluppare un sistema, se vogliamo filosofico o umanistico, che fosse in grado di compensare questa grande evoluzione e di darci gli strumenti per creare un ambiente che potesse gestire queste invenzioni, questi sviluppi, non si è mosso nella direzione corretta, non ha fatto il proprio mestiere, anzi ci ha portato in una direzione opposta.

E adesso vi spiego anche perché, per quello che io stesso ho capito, per quella che è la mia comprensione. E vi spiegherò anche perché questo discorso è molto importante per quello che ci attende nel mediato futuro.

Ora, se noi andiamo a vedere quello che è successo durante l’epoca della ragione, vediamo che innanzitutto c’è stata una forte reazione nei confronti della religione che è stata completamente messa da parte e tutto è stato centrato sulla matematica e sulla logica. Ossia si è partita l’idea che con la matematica e con la logica sarebbe stato possibile elaborare la forma di pensiero ottimale e che la mente umana sarebbe stata in grado di formulare le soluzioni corrette per ogni tipo di situazione, così come aveva trovato le soluzioni corrette per gestire l’universo intorno a noi, e quindi grazie a questo uso della logica, uso preponderante, prepotente della logica e della matematica, noi saremmo potuti evolvere verso una condizione di vita, una struttura sociale, dei valori morali completamente diversi e completamente migliori.

Però abbiamo visto che la prima applicazione dell’età della ragione, in Francia in particolare, ci ha portato alla rivoluzione francese e al periodo del terrore, dove proprio in ragione della ragione la gente veniva daccapitata con un grande entusiasmo e dove i valori morali venivano espressi da psicopatici come Robespierre, che a questo punto erano completamente sganciati da qualsiasi tipo di riferimento, vuoi religioso, vuoi morale, vuoi culturale, storico, era semplicemente uno scatenamento della follia più totale. E questo ci avrebbe dovuto far capire che forse la logica, che è uno strumento utile, se usato in modo intelligente e usato dove ha senso usarlo, può diventare invece una forma di follia a tutti gli effetti. E per certi versi, in qualche modo, alcune religioni ci avevano già messo in guardia su questa cosa, perché alcune religioni ci avevano già detto che la logica era lo strumento del demonio. Quindi c’erano delle tracce originali che avrebbero dovuto metterci in guardia, ma non sono state ascoltate.

La fine della filosofia

Quindi dall’età della ragione siamo passati poi dopo a un’evoluzione che ha prodotto una reazione a questa età della ragione e a questo punto si è fatto un passo indietro. Ecco, quello che volevo farvi notare dell’età della ragione in particolare, della logica e della matematica, è che innanzitutto se noi l’esaminiamo nel mondo scientifico vero, nel mondo dell’universo fisico che ci circonda, ci rendiamo conto che non esiste mai una soluzione precisa e perfetta. Tanto la logica quanto la matematica ci aiutano ad avvicinarci, ad approssimarci, a dare una formula più o meno ipotetica a quello che potrebbe essere il comportamento della materia, dell’energia, diciamo, del mondo che ci circonda, ma non è mai la risposta corretta, non è mai precisa. E chiunque abbia lavorato per esempio nell’elettronica lo sa bene, possiamo fare tutte le formule che vogliamo poi dopo andiamo a costruire il circuito e il circuito funziona diversamente e quindi bisogna aggiustarlo.

E bisogna a quel punto lavorare di intuito, di esperienza, di percezione, capire quello che non sta andando bene e aggiustarlo. Addirittura nella logica quantistica, nella fisica quantistica hanno fatto esattamente l’opposto, ossia hanno costruito gli aerodattori nucleari, hanno costruito i vari ordini che hanno costruito in modo empirico, vedendo quello che funzionava e poi hanno costruito a ritroso la matematica che lo giustificasse. Matematica in cui poi hanno inserito una serie di correttivi arbitrari per far sì che le cose quadrassero in qualche modo, perché non quadrava granché. Quindi già anche nel mondo della scienza avremmo dovuto capire che la logica è uno strumento utile ma molto limitato e che la matematica è uno strumento preciso soltanto in termini ipotetici, ma quando tradotto nella pratica non lo è mai. Quindi già questo doveva metterci in guardia, però poi cosa è successo? Che come reazione a questo evento dove si era buttato via quella che era l’intuito, quella che era la percezione al di là della logica, quello che sappiamo essere giusto anche senza che andiamo a misurarlo, si è arrivati all’altro posto dove con Kant, il filosofo tedesco nato a Konigsberg e vissuto a Konigsberg, ha di fatto ucciso definitivamente la filosofia.

Con Kant la filosofia è morta e adesso vi spiego perché. Sarà estremamente sintetico, quindi sicuramente qualcuno avrà da dire che non sono preciso e che c’è altro da dire, sicuramente c’è moltissimo altro da dire, ma io sto cercando di focalizzarmi sui concetti fondamentali, su quello che io personalmente sono riuscito a distillare dalle letture e dalle analisi che ho condotto in materia. Manuel Kant, filosofo tedesco, decise che tutto quello che era veramente meritevole di essere conosciuto era al di là della conoscenza individuale, quindi trascendeva la nostra comprensione o trascendeva l’analisi della logica, e quindi la logica viene buttata direttamente nel cestino e in compenso, tuttavia, quello che lui ci diceva era che tutto quello che merita di essere conosciuto è inconoscibile, quindi è inutile che neanche ci provi a conoscerlo, ci saranno qualche autorità, qualcuno sopra di te che ti dirà qual è la cosa giusta e qual è la cosa sbagliata. E non ha mai spiegato a nessuno come lui fosse riuscito a capire queste cose che erano inconoscibili, e nessuno mai gli ha chiesto spiegazione al riguardo.

Ma questo è quello che Kant ha introdotto nella filosofia, filosofia che fino a quel momento era stata fondamentalmente pensiero libero, era un ragionamento sull’incertezza. Nelle filosofie non c’è nulla di assolutamente definito, anzi, ognuno può sviluppare la propria filosofia, così era stato almeno fino ai tempi di Kant o fino ai tempi prima, se vogliamo, dell’età della ragione. E con Kant invece è finita, la conoscenza reale non è raggiungibile, è inutile di ci provare, ve lo dico io, non vi dico perché, però è così. E poi non solo, Kant ha anche fatto una specie di analisi complessiva della filosofia, dicendo questa è la filosofia che c’è finora, questa è la filosofia che ci sarà sempre, è finita, è qui, è qui c’è tutto.

Facendo una sorta di opera omnia o ricerca, più o meno onnicoprensiva, su quello che erano le filosofie del passato, catalogandole secondo il proprio criterio. Dopodiché Hegel ha continuato sulla stessa strada, aggiungendo il concetto del materialismo dialettico, del confronto dialettico che poi ha dato vita al marxismo come conosciamo, e alla fine Nietzsche, sempre un altro tedesco, ci ha parlato finalmente del concetto fondamentale, che dice tanto inutile, cercate la ragione, cercate quello che è giusto o sbagliato, il più forte decide quello che è giusto, quindi con la forza, la forza equivale a ragione, a ragione chi è più forte, semplice.

E da lì poi abbiamo avuto le evoluzioni del nazismo e tante altre belle cose. Ma quello che vediamo fondamentalmente è che dal periodo appunto di Kant in avanti, il mondo ha smesso di ragionare, perché naturalmente l’età della ragione ha spaventato tutti, e anche ha smesso di cercare di raggiungere delle conoscenze che fossero al di là di quello che era la vita quotidiana. Abbiamo visto il ritorno della logica attraverso naturalmente l’informatica, e lo vedremo sempre di più attraverso l’intelligenza artificiale. Ma l’intelligenza artificiale così come ci viene proposta oggi, e lo vedrete nei video che seguiranno, e nel percorso che potremo fare insieme in materia, è un’evoluzione precisa della filosofia kantiana, è tale quale, perché in pratica ci viene detto “tu come individuo non puoi conoscere la verità, solo la scienza ti può dire qual è la verità, e la scienza la decide qualcuno che non sei tu”.

Anzi, in particolare, da questo punto in avanti la scienza verrà decisa da una macchina, da un computer, che è molto più intelligente di te, è molto più intelligente di chiunque tu possa conoscere, e che quindi è molto più saggio, e ti darà delle risposte che sono delle risposte che tu devi accettare per quelle che sono, senza mettere in discussione, e non pensare neanche lontanamente di ragionarci sopra, perché non sei in grado. Quindi vediamo l’applicazione fusa, la fusione finalmente, dell’età della ragione e della filosofia kantiana, con tutte le sue evoluzioni, trasformata a livello industriale. Quindi tutto questo discorso che vi sto facendo a che cosa serve?

Serve innanzitutto a farvi capire che siamo in un periodo di confusione che dura circa 300 anni, e durante questi 300 anni non si è riusciti a rimettere ordine su quello che era il caos, che si stava sviluppando sempre di più intorno a noi, e che stiamo arrivando in qualche modo alla fase finale di questa situazione, anche perché sappiamo che se continuiamo come siamo messi ori, ora la possibilità di sopravvivenza del genere umano è molto ridotta, e in particolare la nostra condizione umana comunque andrà a finire, è destinata a peggiorare, se non facciamo qualcosa al riguardo. Quindi qual è il punto chiave di tutto questo?

Beh innanzitutto, se voi notate, la logica produce un risultato molto preciso. La dipendenza totale dalla logica, dalla matematica, elimina qualsiasi responsabilità dell’individuo, ossia l’individuo diventa esso stesso una macchina, e il risultato gli viene dato da un calcolo, da una macchina, che non ha nessuna responsabilità per quello che sta avvenendo, o per quelle che saranno le conseguenze di tale risposta che gli viene data, e di conseguenza l’individuo stesso che mette in atto questi risultati non è responsabile, quindi è una macchina esso stesso. Se noi guardiamo a quello che ci dicevano, ad esempio, i nazisti che furono interrogati sugli orrori che causarono durante il loro regime, tutti dicevano che stavano seguendo gli ordini, e per definizione l’individuo che segue ordini più di chiunque altro è un robot. Un robot riceve ordini ed esegue ordini, non fa nient’altro.

Quindi vediamo che queste filosofie prevalentemente tedesche, legate all’età della ragione, di matrice originariamente francese che poi si è espansa appunto da tutta vita come reazione a queste filosofie tedesche che oggi permeano la nostra cultura, ci danno un livello totale di irresponsabilità dell’individuo, e in mancanza di individui che siano responsabili diventa anche impossibile avere dei leader. Cioè, in una cultura democratica è possibile leggere i leader. Abbiamo un meccanismo, perlomeno, forse adesso un po’ meno, però diciamo che come struttura teorica il nostro impianto politico attuale dovrebbe permetterci di scegliere i leader che sono più adatti per portare avanti le cose che ci interessano, che noi percepiamo in quanto persone che vivono la vita di tutti i giorni essere importanti e non le stupidaggini che vengono fatte tipicamente dal governo. Però non riusciamo mai a trovare i leader corretti perché non ci sono, semplicemente manca una vera e propria generazione di nuovi leader. E il nuovo leader deve essere un individuo, deve essere uno che non dipende dalla scienza per le proprie decisioni, che non dipende dall’intelligenza artificiale per formulare un piano, che non deve elaborare dei modelli di simulazione matematica per decidere quelle che saranno le politiche finanziarie ed economiche, perché allora a questo punto abbiamo l’età della ragione. Possiamo prepararci pure alle ghigliottine perché arriveranno presto.

Identikit di un nuovo leader

Quello che ci serve è qualcuno che abbia intuito, che abbia responsabilità, che sia disposto appunto a riconoscere i propri errori e a rimetterli a posto e che soprattutto sia disposto ad imparare percependo quello che c’è, perché quello che Kant affermava è assolutamente falso. Soltanto quello che noi possiamo percepire o quello che noi possiamo riscontrare nel mondo intorno a noi può essere vero. Quello che non possiamo vedere probabilmente non esiste, indipendentemente da quello che ci vuole raccontare e quello che vuole farci credere. Quindi tutta l’intera filosofia kantiana deve essere buttata direttamente nel cestino. Ed non è una cosa facile perché permea l’interezza della nostra cultura occidentale ed è una delle cause fondamentali del suo degrado, almeno da come la vedo io, tant’è che addirittura Konigsberg non è più neanche una città tedesca ma adesso è Kaliningrad e appartiene a Russia. L’unica città di quell’area tedesca che è rimasta in mani a russi, secondo me è un messaggio abbastanza chiaro. È stata talmente di successo la filosofia kantiana che è addirittura eliminato dalla Germania l’intera città in cui lui ha vissuto.

Quindi il punto chiave è che dobbiamo creare nuovi leader, questi nuovi leader devono essere individui, non devono essere delle macchine, devono essere persone che arrivano con un piano impostato, un dogma, un’ideologia che è stata precostituita sulla base di queste varie filosofie fasulle che ci hanno propinato negli ultimi 300 anni, devono essere persone che si muovono sulla base di questa intuizione anche in modo magari contro la logica. Perché sanno che questo porterà a un risultato concreto e che sarà il risultato che la gente vuole in qualche modo. E in più che siano in grado di creare nuovi obiettivi, che siano in grado di immaginare cose nuove, non che siano sempre i soliti che criticano quello che c’è adesso perché vogliono sostituirsi e fare le stesse cose che fanno quelli che sono adesso. Perché se l’unica capacità di un nuovo politico, di un nuovo leader è quella di criticare l’esistente, a questo punto non c’è nessuna capacità. È semplicemente un concorrente che si propone di sostituire qualcun altro senza portare una vera formula per il cambiamento. Formula per il cambiamento che spesso coinvolge anche qualche sacrificio perché la ricostruzione non avviene gratis.

Per quanto la gente possa essere magari poco favorevole a fare sacrifici, ci sono momenti in cui bisogna farlo. Ma un vero leader è in grado di motivarli, è in grado di trascinare le persone, è in grado di avere un consenso sufficiente per far sì che la medicina che va presa in questo momento venga presa, ci sia un pochino di sofferenza e poi si possa passare a una condizione migliore invece di far proseguire, nascondere la malattia in modo che diventa sempre più grave come succede oggi. Quindi quello che volevo appunto, il punto su cui volevo mettervi l’attenzione è che siamo in una fase di caos che è dovuta al fatto, secondo me, che la maggior parte delle persone ha deciso di abbandonare la responsabilità per quello che succede intorno a loro e che quindi non dà la possibilità di creare leader. Perché un leader è responsabile per definizione, è qualcuno che si prende la responsabilità di cambiare le cose anche se questo può essere sgradevole, difficile, per lui o lei è idesimo. In più, soprattutto, è una persona che quando commette un errore, tutti lo commettiamo, è in grado di riconoscerlo, di dire “ok, questo è sbagliato, siamo resi conto che non funziona per questo o questo motivo e quindi questa è la soluzione”.

Ma perché? Perché osserva quello che c’è intorno a lui. Il problema della filosofia kantiana è che preclude l’osservazione dell’ovvio, preclude la constatazione del fatto che quello che stai facendo ti dia un risultato concreto, visto che la vera conoscenza è irraggiungibile, quindi tu devi dipendere da qualche autorità, da qualche esperto che ti dice, che ti dà i consigli e operi unicamente in base a dogmi, unicamente in base a formule astratte che non hanno nessun collegamento con la realtà e che non producono nessun risultato, ma che ciò nonostante vengono continuate ad oltranza. Che è quello, se vogliamo, è esattamente la politica che vediamo attuata da molti governi occidentali, oggi e negli ultimi 50, 60, 70 anni, perlomeno, fin tanto che io sono riuscito a osservare o a farmi raccontare.

Quindi è un cambiamento epocale che stiamo attraversando ed è un cambiamento che diventa a questo punto indispensabile, visto che la direzione è quella di trasformare il tutto in un sistema totalmente basato sulla logica di un computer e totalmente basato sul dogma della scienza, un dogma che non è mai discutibile e che quindi non è scientifico per definizione, perché la scienza, ce l’ha insegnato i veri scienziati, quelli del ‘600 e poi del ‘700, mette in distruzione ogni cosa. Tutto quello che si sa oggi, domani potrebbe essere smentito da nuove scoperte.

Quindi non esiste un principio assoluto, la verità totale, come invece, per esempio, ci hanno costantemente insegnato nel periodo del Covid. Queste sono le sfide con cui ci confrontiamo oggi. Come è possibile affrontare queste sfide? Beh, innanzitutto bisogna riconoscerle, bisogna sapere qual è la situazione in cui siamo e da dove partiamo. E con questo video ho dato il mio contributo, spero di aver dato un contributo in tal senso. Dopodiché ci deve essere qualcosa che possiamo fare, che ci dà la sensazione che stiamo andando nella direzione corretta, anche se magari i risultati immediati non sono sufficienti, non ci fanno intuire una reale vittoria, la possibilità di superare l’ostacolo. Stiamo andando avanti sì nella direzione corretta, ma c’è ancora tanto da fare. Ma comunque deve essere qualcosa che ci fa sentire che stiamo andando nella direzione corretta, che abbiamo una base su cui muoverci.

La nuova Pearl Harbor

Nel video scorso accennavo al fatto nei commenti, rispondendo a una delle domande del perché mi sto concentrando su Bitcoin, per esempio, ed è perché da un punto di vista anche militare ha senso. Avevo fatto riferimento alla battaglia di Pearl Harbor. La battaglia di Pearl Harbor è molto importante perché innanzitutto è uno degli eventi fondamentali nella storia degli Stati Uniti. Gli americani la ricordano come un evento che ha sconvolto la nazione e che li ha gettati in una guerra mondiale. Purtroppo la storia della battaglia di Pearl Harbor va molto oltre quello che è il racconto ufficiale, perché così come è successo anche nella prima guerra mondiale, anche nel caso della seconda guerra mondiale gli Stati Uniti sono stati coinvolti nella battaglia, nella guerra, grazie a un escamotage. Quindi la battaglia di Pearl Harbor è stata provocata e concordata anche dal governo americano. Vi racconto i fatti che sono emersi storici a riguardo. Innanzitutto era chiaro che il Giappone non avesse scelta che non quella di entrare in guerra con gli Stati Uniti. Gli Stati Uniti avevano sottoposto il Giappone a delle sanzioni pesantissime che avrebbero fatto collassare l’economia giapponese.

Dopo aver usato il Giappone come leva contro la Russia e contro la Cina nei decenni precedenti, avevano deciso negli anni ’30 di mettere in difficoltà il Giappone. Il Giappone a quel punto poteva solo scatenare una guerra perché non aveva riuscita, non aveva altro modo per cavarsela da una situazione che vedeva essere esistenziale per la nazione stessa giapponese. Quindi il fatto che il Giappone avrebbe attaccato era scontato perché era voluto, si stava facendo di tutto affinché il Giappone avesse quel tipo di reazione. Inoltre erano già arrivate delle notizie da parte per esempio dell’intelligenza britannica del fatto che la flotta giapponese si stava avvicinando e avrebbe attaccato Pearl Harbor. Ma ciononostante l’alto comando della flotta americana decise di concentrare tutte le navi nel porto di Pearl Harbor, cosa che non si fa mai quando c’è il rischio di una guerra. Si tengono le navi in giro, a largo, in posizioni sconosciute in modo che non possano essere attaccate e che possano invece contra-attaccare nel caso il nemico si avvicini.

Ma non solo le fece concentrare gran parte delle navi della marina americana nel porto di Pearl Harbor, ma le fece anche disarmare e fece anche togliere gran parte del personale da bordo, perché c’era in corso una specie di riunione dell’alto comando militare americano eccetera eccetera. Quindi crearono le condizioni ideali affinché gran parte della flotta venisse distrutta e molti uomini venissero uccisi. Voi direte che è un approccio cinico, sono d’accordo, però l’obiettivo che si voleva ottenere era quello di favorire l’ingresso degli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale laddove la popolazione statunitense era contraria, così come era stata contraria in occasione della Prima Guerra Mondiale. Ma cosa successe durante questo attacco di Pearl Harbor?

Perché ho fatto questo discorso introduttivo su questa famosa battaglia. La gran parte del personale militare americano, che si vide sostanzialmente attaccata senza la possibilità di rispondere perché le armi erano scariche, le munizioni erano state tolte dai depositi, cioè non avevano nulla con cui rispondere, oltre ad essere uccisa, gran parte dei sopravvissuti di fatto diedero di matto, quindi vennero poi ricoverati perché avevano avuto delle crisi psicotiche, si erano sentiti completamente sovrastati e molto di quel personale poi fu difficile da recuperare per il servizio attivo.

Ma questa condizione di essere mentalmente disabilitati non accade all’equipaggio di un rimorchiatore. Infatti c’era un rimorchiatore nel porto di Pearl Harbor che aveva casualmente tutto l’equipaggio a bordo e che decise comunque di rispondere all’attacco dei giapponesi tirando patate. Quindi l’equipaggio prese le patate che aveva a bordo e le lanciava contro gli zero, credo che sia messo, degli aerei giapponesi che attaccavano il porto di Pearl Harbor. E alla fine della battaglia non è che questi marinai del rimorchiatore avessero ottenuto nessuna vittima su fronte giapponese, però in compenso avevano mantenuto la loro salita mentale. Infatti erano perfettamente morale alto, pronti a rientrare in servizio e di conseguenza non avevano subito gli effetti della guerra psicologica che invece era stata imposta a tutti gli altri.

Perché l’attacco di Pearl Harbor non fu solo una sconfitta militare, ma fu anche una sconfitta di guerra psicologica perché i marinai furono totalmente demoralizzati. Alcuni proprio andarono fuori testa e dovettero sostenere un percorso di recupero perché erano stati completamente sovrastati, non erano stati in grado di rispondere in alcun modo e in questa condizione la persona si arrende. E si dice “va bene, allora è finita, non posso più fare niente, mi arrendo” che poi è lo scopo della guerra psicologica, il fatto di convincere un nemico ad arrendersi prima ancora di combattere e a sottostare a qualsiasi tipo di richiesta gli viene proposta. Quindi le nostre patate si chiama Bitcoin e il nostro rimorchiatore si chiama Azione News piuttosto che la legione di Bitcoin.

Questo perché avendo qualcosa su cui lavorare di concreto e avendo qualcosa che può comunque contrastare in modo sicuramente più efficace non le patate un attacco come quello che ci sta arrivando addosso, ciascuno di noi può mantenere sanità, mantenere vivacità e mantenere competenze e capacità di contrastare l’attacco e al tempo stesso di creare una direzione nuova per trasformare la situazione complessiva. Questo era un po’ il discorso che volevo farvi a completamento di questa carrellata filosofica che ho iniziato nel video scorso e come introduzione ai video che seguiranno, perché nei video che seguiranno entreremo molto più nel vivo della questione dell’uso dell’intelligenza artificiale per manipolarci nel futuro immediato o prossimo e di come possiamo in qualche modo difenderci.

Però per difenderci dobbiamo appunto mantenere questo punto di vista, dobbiamo uscire dalla visione che la scienza sia in realtà una specie di dogma che contiene la verità assoluta, perché non è così, e credo che molti di noi siamo già usciti, dal fatto che la logica e la matematica possono essere una soluzione ottimale per qualsiasi situazione che non sono, sono uno strumento e come strumento possono essere utilizzate, ma poi non sostituiscono neanche lontanamente quello che può essere l’intuito, la capacità, l’iniziativa individuale, la creazione, l’immaginazione individuale nell’immaginare nuove situazioni, nuove possibilità, nuovi scenari.

E in più tutto quello che ci interessa è qualcosa che possiamo toccare, che possiamo verificare, che possiamo constatare nell’universo in cui viviamo e non qualche strana teoria di che qualcuno ha immaginato solitamente, qualcuno non particolarmente sano di mente e che vuole proporci come la realtà ultima che noi non possiamo capire perché è oltre le nostre capacità ma che è la verità. Se noi ci togliamo queste tre cose dovremmo essere messi molto meglio e possiamo generare una nuova classe di leader che ci porteranno fuori da questo pasticcio.

Roberto Mazzoni

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