Grande Reset: chi comanda?

Diversi analisti finanziari americani predicono che la borsa di New York e in particolare il NASDAQ subiranno un crollo nel corso del 2021. Uno di loro in particolare stima che potrebbe già avvenire in aprile. La perdita stimata è del 40% almeno nel valore delle azioni di alcune società comuni e del 50% nelle azioni di Big Tech. C’è chi stima che la perdita potrebbe arrivare anche oltre, fino all80% o 90%. La stima potrebbe anche non avverarsi, ma ci sono diversi segnali che puntano in quella direzione.

Questo sarebbe un risultato poco positivo per l’amministrazione Biden, ma inevitabile secondo gli analisti considerando i danni prodotti dai lockdown per il COVID e dalle politiche correnti sull’energia e sulla gestione monetaria.

Emmanuel Macron punta a monopolizzare il controllo politico dell’Unione Europea confidando nell’appoggio di una sua vecchia amicizia, il primo ministro italiano Mario Draghi.

Con l’uscita di scena di Angela Merkel, che ha annunciato di voler lasciare la politica entro la fine del 2021, l’Eurozona entra in una fase di incertezza. Dopo 18 anni di guida sostanziale delle politiche europee da parte della Merkel, la Germania lascia il timone e si prepara a gestire i cambiamenti politici interni che si preannunciano movimentati.

Macron conta di sfruttare questo sostanziale vuoto, per trasformare il ruolo della Francia e diventare il punto di riferimento univoco per l’intera Unione, con il supporto gregario dell’Italia. Draghi è considerato un partner affidabile per una maggiore integrazione dell’Italia in Europa.

Macron vuole allontarnarsi dagli Stati Uniti che appaiono inaffidabili sotto la gestione di Joe Biden e vuole anche allontanarsi dalla Cina verso cui la Germania sta gravitando insieme alla Gran Bretagna.

Macron vuole delegittimare il ruolo di Biden in Europa, sviluppare l’indipendenza militare dell’Europa dagli Stati Uniti, porre un freno all’immigrazione e adottare politiche indipendenti  e più decise in relazione alla Russia, alla Turchia e al resto del Mediterraneo.

Il mese scorso il governo francese ha elaborato una proposta di legge molto articolata per sdradicare l’islamismo estremista dalla Francia e per forzare l’integrazione della popolazione islamica nella vita e nella cultura francese.

L’obiettivo di bloccare la formazione già in atto da tempo di una cultura parallela e separata rispetto a quella francese originaria, dove gli individui sono facili da radicalizzare.

Le mosse di Macron sono state accolte da critiche e boicottaggi da parte di vari Paesi musulmani come la Turchia, Pakistan e Bangladesh.

Lotta francese all’estremismo islamico

La netta politica francese di lotta all’estremismo islamico sta già raccogliendo ampi consensi in Europa. Tra le ultime. La Danimarca, ha approvato una legge che bandisce l’uso di finanziamenti stranieri per la costruzione di moschee sul proprio territorio. L’iniziativa è la conseguenza di una serie di rapporti che indicano l’arrivo di centinaia di miliardi da Algeria, Kuwait, Marocco, Arabia Saudita, Turchia, Quatar e Emirati Arabi Uniti al fine di diffondere l’islamismo in Europa.

La Svizzera ha votato per proibire la copertura del viso in pubblico. In Olanda le moschee verranno poste sotto osservazione per prevenire influenze straniere e le loro finanze verranno sottoposte a uno scrutinio ancora più rigoroso.

Macron intende anche modificare profondamente l’accordo di Shengen per la libera circolazione all’interno dell’Unione Europea.

La posizione nei confronti della Cina potrebbe cambiare sulla scia dell’impeto francese. Dopo l’incidente diplomatico in Alkaska, dove gli stati Stati Uniti sono stati umiliati dalla Cina, gli USA, il Canada, la Gran Bretagna e l’Unione Europea hanno sottoposto a sanzioni alcuni funzionari cinesi che sono coinvolti negli abusi ai diritti umani nella regione di Xinjiang.

E’ la prima volta dal 1989, dopo il massacro nella piazza di Tienammen, che l’Europa impone sanzioni sulla Cina.

La Cina ha subito reagito con forza imponendo sanzioni opposte su un numero molto più vasto di persone in occidente.

Il giorno dopo l’imposizione delle sanzioni euopee, il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov, è andato a Pechino per un incontro ufficiale in vista del rinnovo del piano ventennale di collaborazione tra Russia e Cina. Ha mantenuto una posizione defilata rispetto alle sanzioni, sottolineando la sua posizione di alleato nei confronti di Pechino, ma conservando abbastanza indipendenza per agire da intermediario in futuro.

La Russia ha anche consolidato le proprie relazioni con l’India, di cui è partner strategico da tempo anche in termini di difesa militare, e ha riscaldato i rapporti con Tokio.

Mosca vuole evidentemente proporsi come alternativa all’accordo Quad che unisce Stati Uniti, Giappone, India ed Australia.

I recenti commenti gratuiti di Joe Biden contro Vladimir Putin hanno complicato i rapporti con alcuni alleati degli Stati Uniti e si nota un progressivo avvicinamento da parte di Israele, Turchia, Giappone e India.

Durante la sua recente visita in India, il segretario della difesa americano Lloyd Ausin ha parlato espressamente dei problemi con la Russia senza menzionare la Cina. La posizione del governo indiano rimane quella di conservare legami molto stretti con Putin, che considera un alleato strategico anche dal punto di vista militare nel confronto con la Cina.

La continua pressione da parte di Washington nei confronti della Russia potrebbe mettere in difficoltà l’accordo Quad.

Evoluzione del Grande Reset

Il Grande Reset è un progetto varato dal World Economic Forum che ha l’obiettivo di sfruttare l’opportunità della pandemia per creare una nuova economia e un nuovo sistema di rapporti sociali. Descritto da Klaus Schwab, presidente e fondatore del World Economic Forum, dovrebbe essere il nuovo manifesto adottato dall’élite finanziaria, politica e universitaria del mondo occidentale.

La stessa élite che ha fatto riferimento in questi anni al WEF e alla conferenza annuale di Davos per stabilire in che modo influenzare l’andamento della società attraverso pressioni politiche ed economiche che i suoi membri possono esercitare, il che include anche diversi giornalisti dei media mainstream.

Il Grande Reset ha alcuni temi centrali: la protezione dell’ambiente e il cambiamento climatico, l’uguaglianza gender, la giustizia sociale (combattere il razzismo) e un nuovo sistema economico chiamato stakeholder capitalism che descriviamo in dettaglio in questo video. Il Grande Reset è anche un nuovo modo per portare avanti alcuni progetti delle Nazioni Unite che finora non hanno avuto successo.

Il meccanismo chiave per attuare il Grande Reset è la leva economica perché solo quando l’economia non è più libera, si perdono davvero le libertà politiche e individuali.

Milton Friendman, premio nobel per l’economia che ha lavorato una vita per ripristinare negli Stati Uniti e nel mondo i meccanismi di un mercato veramente libero ce ne parla in questo breve video girato nel 1980 al punto di confine tra Hong Kong e la Repubblica Popolare Cinese.

Nella sua intervista, Friedman dice:

La libertà umana e politica non è mai esistita e non può esistere senza una larga misura di libertà economica. Quelli di noi che sono stati così fortunati da essere nati in una società libera tendono a dare la libertà per scontata e a considerarla come uno stato naturale dell’umanità. Non è così. È una cosa rara e preziosa.

 

La maggior parte delle persone nel corso della storia, la maggior parte delle persone oggi ha vissuto in condizioni di tirannia e miseria, non di libertà e prosperità.

 

La dimostrazione più chiara di quanto le persone apprezzino la libertà è il modo in cui votano con i piedi quando non hanno altro modo per votare.

Milton Friedman è sempre stato il nemico numero uno dal punto di vista del World Economic Forum e l’International Monetary Fund. Dopo aver speso la prima parte della sua vita a sostenere gli stessi principi economici difesi dall’élite finanziaria del tempo, Friedman si è ricreduto e ha speso il resto della sua vita a riscoprire, divulgare e adattare ai tempi moderni i principi dell’economia classica definiti nel 1700 dall’economista e filosofo Adam Smith, considerato il fondatore della disciplina dell’economia politica.

Uno dei più grandi sostenitori di Milton Friedman è stato il presidente statunitense Ronald Regan, un marxista di lunga data convertitosi da solo ai principi dell’economia classica grazie anche al contributo di Milton Friendman.

Regan è stato il fondatore del movimento dei conservatori che rappresenta l’asse portante del moderno partito repubblicano negli USA. Durante la sua presidenza è caduto il muro di Berlino che ha segnato l’inizio del disfacimento dell’Unione Sovietica. La sua presidenza ha segnato alcune svolte importanti, riaffermate durante la presidenza di Donald Trump.

Friedman ci chiarisce che in mancanza di una vera libertà economica, non è possibile avere una reale libertà politica e personale.

Gli insegnamenti di Friedman sono ancora oggi l’antidoto più efficace contro il Grande Reset.

Vediamo in che cosa consiste il suo modello economico che oggi viene chiamato “shareholder capitalism”.

Che cos’è lo shareholder capitalism

Lo shareholder capitalism assegna la posizione di preminenza agli shareholder – azionisti. Consiste nell’idea che una corporation (società per azioni o azienda in generale) sia responsabile unicamente di aumentare il valore a beneficio dei propri azionisti. Tale modello fu reso popolare negli anni settanta dall’economista Milton Friedman, insignito del premio Nobel per l’economia.

Friedman sostiene che i manager di un’azienda lavorano per i proprietari (gli azionisti o shareholder) e che l’unica responsabilità sociale di un’azienda sia di “usare le proprie risorse per impegnarsi in attività progettate per aumentare i propri profitti a condizione di restare all’interno delle regole del gioco, il che significa impegnarsi in una concorrenza libera e aperta senza frode o inganno”.

I principi fondamentali dello shareholder capitalism come definito da Milton Friedman sono:

  1. Massimizzare i profitti
  2. Delegare le attività filantropiche ai singoli membri della società, agli azionisti
  3. Permettere un libero mercato, privo di influenze indebite da parte del governo, delle banche centrali e dei monopoli

Le modalità per raggiungere tali obiettivi sono:

  1. Maggiore produttività e minori costi
  2. Una maggiore quantità di prodotti o servizi
  3. Prezzi minori o qualità superiore
  4. Vendite maggiori
  5. Pianificazione a lungo termine

Alcuni strumenti per farlo sono:

  1. Incentivi e formazione dei dipendenti
  2. Fiducia dei clienti nell’azienda
  3. Soddisfare esigenze reali
  4. Attività di pubbliche relazioni

Le persone che compongono un’azienda (corporation) dovrebbero essere unicamente focalizzate sul creare il massimo dei profitti.

Le attività filantropiche non dovrebbero essere condotte a nome della corporation, ma sarebbero a discrezione dei singoli, in particolare dei singoli azionisti (shareholder).

Il management e i dipendenti dell’azienda potrebbero dedicarsi ad attività filantropiche nel proprio tempo libero.

Secondo Milton Friedman, questo tipo di organizzazione è ottimale e, nel lungo periodo, porta benefici a tutte le persone coinvolte.

Il CEO o amministratore delegato e il management aziendale sono ingaggiati dal consiglio di amministrazione per gestire l’azienda e beneficio degli azionisti.

L’obiettivo primario del management è di aumentare il profitto, facendo crescere il valore delle azioni societarie e i dividendi per gli azionisti (la porzione di profitto aziendale che viene versata agli azionisti).

Il management è anche incentivato a far aumentare il valore delle azioni perché di solito ne possiede una quota oppure dispone di opzioni che ne consentono l’acquisto a certe scadenze,

Gli impiegati/dipendenti dell’azienda vengono coordinati dal management con l’obiettivo di ottenere la massima produttività.

Il loro incentivo primario consiste nella stabilità a lungo termine del posto di lavoro e nelle possibilità di carriera (opportunità) che si manifestano quando un’azienda cresce e aumenta i posti di lavoro. Lo stipendio è una componente importante e dipende anch’esso dal successo aziendale. Un’azienda di successo di solito prende una parte dei profitti e li reinveste nell’azienda stessa anche a beneficio di quei dipendenti che siano stati in grado di aumentare la propria produttività oppure possano farlo in futuro.

Gli azionisti – shareholder sono individui che vogliono ricavare denaro che dia loro la possibilità di essere liberi dagli impegni fissi quotidiani o che dia migliori prospettive per il futuro economico della loro famiglia.

I clienti vogliono prodotti o servizi che considerano di valore e che siano più convenienti, o perché costano meno oppure perché sono più facili da usare o da procurare. Desiderano una qualità migliore del servizio e maggiore efficienza nell’uso del prodotto oppure del servizio.

Tanto gli impiegati quanto i clienti possono anche far parte degli azionisti e  spesso lo sono sia a livello personale sia tramite fondi di gestione del risparmio a cui abbiano aderito, quindi c’è uno scambio costante fra i tre gruppi.

Infine abbiamo la società in generale che vuole una maggiore scelta di prodotti e servizi e maggiore benessere che non si traduce semplicemente in più soldi, bensì nella disponibilità di beni di qualità utili per un buon stile di vita.

Tutti i soldi del mondo sarebbero inutili infatti se foste su un’isola deserta senza nulla da mangiare e da bere e senza un posto in cui ripararvi dalle intemperie. Disponendo di un livello di vita migliore le persone sono anche più portate ad attività filantropiche di loro scelta.

La società civile nel suo insieme abbraccia tutti i componenti dell’economia compresi il management e gli impiegati dell’azienda.

Al fine di generare profitti crescenti, in un libero mercato, l’azienda dovrebbe aumentare la propria produttività il che significa anche ridurre i costi di produzione e aumentare la produzione vera e propria. Dovrebbe aumentare le vendite e mantenere la crescita costante nel lungo periodo.

I clienti dovrebbero conoscere l’azienda, apprezzala e fidarsi della stessa.

La fiducia viene guadagnata sia dando un buon servizio sia partecipando ad attività di pubbliche relazioni che rafforzano l’immagine dell’azienda nella società.

Si cerca di costruire una comunità di utenti che gravitano intorno all’azienda, non solo online, ma anche nel mondo reale, il che vale particolarmente per quelle imprese che operano al di fuori di Internet.

L’ideale è avere un prodotto/servizio superiore a prezzi che i clienti considerano equi per il valore che assegnano al prodotto/servizio.

Nel complesso il cliente deve sentirsi meglio nel venire da voi che non andare da un concorrente.

Le attività di PR vanno indirizzate verso iniziative filantropiche e il sostegno di cause che il vostro tipo di cliente sostiene.

Questa è una rappresentazione ideale di un’economia libertaria che viene anche chiamata shareholder capitalism. Viene quindi inquinata dall’intervento sconsiderato del governo che approva leggi che producono conseguenze inattese, come quelle varate nel 1995 negli Stati Uniti che hanno spinto tutti gli amministratori delegati a guardare solo al profitto di breve periodo anziché pianificare sul lungo periodo.

Ci sono tre critiche principali a questo modello portate dai fautori di un pesante intervento governativo nell’economia.

  1. Il sistema favorisce il mantenimento di stipendi bassi.
  2. Le aziende inquineranno il pianeta pur di ricavare più profitti.
  3. Si creano ingiustizie sociali per il divario economico generato tra le varie classi.

Benché queste obiezioni appaiano credibili di primo acchito, soprattutto quando proposte su un libro di testo oppure un articolo di giornale, sono facilmente smentite dai fatti.

Qualsiasi imprenditore che abbia lavorato realmente con dipendenti sa bene quanto sia raro trovare persone produttive e competenti e quindi è sempre disposto ad aumentarne lo stipendio pur di mantenerle all’interno della propria azienda.

Qualsiasi minaccia di riduzione degli stipendi si traduce sempre in un crollo della produttività di un impiegato. La persona sarà profondamente demotivata e quindi il risparmio che l’azienda ha cercato di ottenere con una diminuzione dei compensi si traduce sempre in una perdita ancora maggiore.

Come minimo verranno sprecate tutte le risorse che sono state impegnate nell’addestrare la persona e portarla all’attuale livello di produttività. Inoltre la demotivazione porterà a un calo delle vendite in maniera diretta oppure indiretta.

In realtà l’imprenditore è sempre incentivato ad aumentare il compenso ai propri dipendenti se questo può tradursi in una produttività maggiore. Per quel che riguarda il personale, un’azienda sana si focalizza innanzitutto sulla produttività.

Gli stipendi posso restare stagnanti per un certo periodo mentre i profitti aumentano, ma nel lungo periodo tendono ad adeguarsi al maggiore profitto. Il personale produttivo ha un forte potere contrattuale nei confronti del proprio datore di lavoro soprattutto se è specializzato. E’ difficile, anche negli USA, trovare dipendenti competenti.

Questa è la realtà nel mondo reale come può essere confermato da chiunque abbia una minima esperienza imprenditoriale.

Maggiore è l’avidità dell’imprenditore e del management quindi, maggiori dovrebbero essere i benefici per i dipendenti in un’economia che non sia distorta da fattori che sono fuori dal controllo di entrambe le parti.

Per quel che riguarda l’inquinamento la maggior parte delle aziende non vuole correre il rischio di perdere la fedeltà e la benevolenza del pubblico e dei propri clienti.

Quando BP (British Petroleum) causò la grave fuga di petrolio nel Golfo del Messico, la perdita dovuta alla caduta d’immagine fu molto più grave del danno fisico subito nell’incidente.

L’ingiustizia sociale infine è molto più presente in qualsiasi regime totalitario, anche socialista, rispetto a qualsiasi altra nazione democratica. Il libero mercato tende quindi ad eliminare questi aspetti. Adottare politiche discriminatorie da parte di un’azienda, ad esempio, elimina immediatamente una quota importante di potenziali clienti.

Il datore di lavoro assumerà chiunque sia in grado di produrre il massimo profitto, indipendentemente dalla nazionalità oppure dal colore della pelle.

L’International Monetary Fund e il Grande Reset

Tornando al Grande Reset, vediamo che l’attore principale è l’International Monetary Fund, un’istituzione nata nel 1945 allo scopo di garantire la stabilità dei cambi monetari tra le nazioni, ma che può intervenire anche come fonte di finanziamento diretto per una nazione.

In un comunicato del 23 marzo, Kristalina Georgieva, managing director (direttore generale) dell’IMF ha anticipato l’intenzione di mettere a disposizione l’equivalente di $ 650 miliardi sotto forma di SDR – Special Drawing Rights, la valuta interna con cui l’IMF può finanziare direttamente stati membri. L’obiettivo del finanziamento è aiutare gli stati membri a riprendersi dalla crisi del COVID-19.

La proposta di erogazione del fondo sarà sottoposta alla prossima riunione dell’Executive Board (consiglio amministrativo) che si terrà a giugno e, come ci anticipa la stessa Georgeva nell’intervento che segue, l’IMF è completamente allineato ai criteri del Grande Reset.

L’IMF ha già aperto un fondo di prestito a numerose nazioni africane, asiatiche e sudamericane per il COVID 19. Le uniche nazioni europee che lo hanno utilizzato sinora sono Macedonia, Ukraina, Moldova, Cossovo, Montenegro, Albania e Boznia-Herzegovina  Si chiama Catastrophe Containment and Relief Trust ed è stato attivato nel marzo del 2020.

Nel libro “Myth, Lies and Oil Wars (Miti bugie e guerre del petrolio”, William Engdahl, autore di bestseller internazionali sui temi di ecomomica e geopolitica, dice che l’IMF è stato usato da Washington come strumento per saccheggiare le economie dell’America Latina negli Anni Ottanta e a partire dal 1990 è stato utilizzato, sotto la presidenza di George Bush, per forzare la ristrutturazione delle nazioni più deboli appartenenti all’ex blocco sovietico. Attraverso l’IMF, Washington forzava la privatizzazione delle rispettive economie provocando anche massiccia svalutazione delle valute locali. L’operazione di privatizzazione nelle precedenti repubbliche sovietiche e stata continuata dall’IMF per gran parte degli Anni Novanta con particolare enfasi sulla privatizzazione dei conglomerati petroliferi e di gas naturale della precedente era sovietica. Ora ha una presenza massiccia anche in Africa.

Il fatto che ora si ponga come organizzazione paladina delle fonti di energia alternative è un paradosso.

L’attuale presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, è stata direttrice dell’IMF prima di assumere la nuova carica. Era stata preceduta alla carica di presidente della BCE da Mario Draghi, accusato, in particolare dalla Bundeskbank tedesca, di aver inondato l’Europa di euro senza aver conseguito risultati tangibili sull’economia.

Secondo quanto scritto da Nomi Prins, autrice americana specializzata in finanza, nel suo libro “Collusion”:

Le banche centrali europee e la troika – la Commissione Europea, la Banca Centrale Europea e l’IMF, insieme ai funzionari che dirigevano tali organizzazioni – hanno esacerbato l’instabilità europea e anno aumentato la disparità sociale. Questa è stata una delle cause determinanti per l’ambiente frammentato che ha crocifisso la Grecia, ha favorito Brexit, e ha innescato nuove fratture nel muro del progetto europeo.  Ha dato il via a un modello di espressione elettorale che diviso nettamente l’Europa del Nord-Ovest dall’Europa del Sud-Est”.

Vediamo l’intervista al WEF di Kristalina Georgieva:

Questo, come ho detto, per molti versi, è un anno notevole, ma vale la pena tornare indietro per un secondo e ricordare che 70 anni fa, quando il professor Schwab fondò il World Economic Forum, parlò molto del stakeholder capitalism. E questo concetto fu brevemente di moda e poi andò completamente fuori moda per circa quattro decenni quando arrivarono le idee di Milton Friedman e dello shareholder capitalism. Ma ora, dopo la crisi del 2008 nell’attuale pandemia, il concetto di stakeholder capitalism è tornato con assoluta insistenza.

 

Quindi quello di cui parleremo oggi non è solo ciò che significa per gruppi come il World Economic Forum e, congratulazioni a Klaus Schwab, perché ho capito che lei ha un altro libro che viene pubblicato proprio oggi. Vuole dirci un attimo come si chiama?

 

“Stakeholder Capitalism, un’economia globale che lavora per il progresso, le persone e il pianeta”.

 

Come si inserisce la sostenibilità dello stakeholder capitalism s’inserisce in questo quadro per quanto riguarda il Fondo Monetario Internazionale? Tre, tre “R”, primo, la corsa [Race in inglese], la corsa tra un virus che muta e i vaccini, e lì quello che vogliamo vedere è più collaborazione a livello globale in modo che possiamo davvero [portare il vaccino] ovunque, lo facciamo e guadagniamo nove trilioni di dollari in cinque anni. In secondo luogo la determinazione[Resolve in inglese], e questo è probabilmente la più importante, la determinazione dei politici di continuare a sostenere soprattutto le parti più vulnerabili dell’economia, giovani, donne, lavoratori poco qualificati.

 

Così possono superare questa crisi, ma soprattutto, la determinazione delle imprese ad intraprendere la grande trasformazione che Klaus sta descrivendo in questo libro. Un capitalismo che funziona per tutti e per noi al Fondo, è fondamentale che vediamo un futuro che è verde e che è giusto ed inclusivo, un lavoro per tutti. E la mia terza R per l’anno è di rivitalizzare la cooperazione globale, l’anno scorso non era all’altezza di ciò di cui il mondo ha bisogno.

 

Così vogliamo vedere grandi questioni come il clima che combattiamo insieme per superare la grande crisi che pende sulle nostre teste. E vogliamo anche che il mondo sia molto più concentrato su una delle tendenze minacciose che vediamo. Ed è la tendenza, la divergenza tra nazioni ricche e nazioni povere. E se non lavoriamo insieme, quindi se lo stakeholder capitalism non opera anche per avvicinare il mondo a livello globale, non saremo vincitori al termine di questa crisi.

 

È una delle sorprese più positive del 2020 e ora l’inizio del 21, credo che la pandemia ci abbia reso più sobri. Quindi rivalutiamo ciò che conta nella vita. Nella primissima tornata di stimoli fiscali, non abbiamo visto molta attenzione per il verde, e probabilmente a ragione. Allora la questione era quella di non far crollare l’economia. Ma ora questo sta cambiando. Vediamo nelle misure fiscali molta più attenzione all’integrazione dei rischi climatici e, soprattutto, alle opportunità della transizione verso la nuova economia climatica.

 

E l’UE l’ha reso molto ovvio con la nuova generazione nell’EU. Ma stiamo vedendo queste misure arrivare in tutto il mondo e vogliamo incoraggiarne di più. E naturalmente, noi del Fondo siamo assolutamente categorici sul clima. È un rischio fondamentale per la stabilità macroeconomica e finanziaria e investire nella nuova economia del clima è il modo migliore per stimolare la crescita e generare più posti di lavoro. Quindi speriamo che questa sia una svolta che tutti noi stiamo prendendo da cui non sia possibile tornare indietro.

 

E naturalmente, avere gli Stati Uniti di nuovo nell’accordo di Parigi ci dice che una grande economia sistemicamente significativa è sulla stessa strada che vogliamo noi, come lo sono gli europei.

 

Vediamo che lo stakeholder capitalism non è una cosa nuova. Era già stato proposto come sistema negli anni settanta sempre da Klaus Schwab, ma era subito naufragato sugli scogli del capitalismo libertario di Milton Friedman, che stava prendendo piede negli USA.

L’opera di Friedman risale in gran parte agli anni cinquanta, ma ha trovato la sua massima applicazione durante l’amministrazione di Ronald Regan dal 1981 al 1989.

Kristalina Georgieva è un’economista bulgara che è stata direttore generale dell’International Monetary Fund dal 2019. In precedenza è stata a capo della Banca Mondiale, vicepresidente del Consiglio Europeo.

Nel suo intervento chiarisce che l’area più probabile su cui il Grande Reset verrà applicato inizialmente sarà l’Europa dove hanno già fatto passi avanti. L’erogazione dei fondi di sostegno alle singole nazioni da parte dell’IMF saranno tassativamente subordinati all’adozione delle direttive sul cambiamento climatico.

Vede la pandemia del COVID-19 come una sorpresa positiva che ci ha resi più sobri e più pronti per il Grande Reset. Chiede solidarietà tra le nazioni, in particolare le più ricche, tra cui l’Italia, che dovranno aiutare maggiormente le più povere.

Insiste sull’impiego dello stakeholder capitalism che ora vedremo in dettaglio.

Come funziona esattamente lo stakeholder capitalism

Esistono diversi tipi di capitalismo, con caratteristiche molto diverse tra loro. Per questo motivo, nei tempi moderni non si parla più di capitalismo puro e semplice, ma si usano frasi composte come ad esempio free market capitalism, il capitalismo del libero mercato, relativamente libero da costrizioni politiche.

Tuttavia nel caso dello stakeholder capitalism la parola stakeholder è stata scelta appositamente per confondere, in modo che possa assumere qualsiasi significato a piacere nel corso del tempo e si presti a una classica campagna di disinformazione.

Assomiglia moltissimo a shareholder che in inglese vuol dire azionista, cioè una persona che possiede una porzione di una società e che ne riceve una percentuale dei guadagni.

Spesso stakeholder viene anche utilizzato, in inglese, come sinonimo di shareholder, il che crea facilmente equivoci.

Infine la parola stakeholder non ha una traduzione diretta in italiano e anche il significato inglese è confuso. Il dizionario inglese riporta i seguenti significati: 1. una persona o azienda che è coinvolta in una particolare organizzazione, progetto, sistema, eccetera, soprattutto perché vi ha contribuito denaro. 2. L’individuo che tiene tutte le scommesse che sono state poste su un gioco oppure su una gara e che paga il premio al vincitore. 3. qualcuno che sia coinvolto in una particolare azione oppure ne riceva gli effetti.

Il World Economic Forum ha scelto questa parola perché è talmente vaga che può voler dire tutto e il contrario di tutto e anche perché assomiglia molto a shareholder di cui eredita il significato, perciò si presta a una perfetta operazione di disinformazione economica.

Infatti suonerà familiare a chiunque si occupa anche minimamente di economia che la confonderà immediatamente con un significato rassicurante e collaudato come quello di shareholder, azionista.

Il labirinto mentale viene complicato dal fatto che il World Economic Forum definisce stakeholder capitalism come alternativa allo shareholder capitalism, un termine sempre di loro invenzione.

Shareholder capitalism è il nome con cui il World Economic Forum identifica i metodi economici sviluppati dal suo nemico mortale, il premio Nobel per l’economia Milton Friedman che con il suo lavoro ha vanificato per decenni molti progetti dell’International Monetary Fund e del World Economic Forum.

Il nome originale delle opere di Friedman è free market capitalism (capitalismo del libero mercato) oppure neo-liberalismo (c’è un video che ne spiega le caratteristiche sul sito mazzoninews.com).

Il neo-liberalismo è un approccio politico che favorisce il capitalismo del libero mercato, la deregolamentazione e una riduzione della spesa pubblica.

Per differenza la definzione di Stakeholder Capitalism è la seguente:

Un sistema in cui le società (corporations) sono orientate a servire gli interessi di tutti i loro stakeholder (vale a dire qualsiasi individuo che possa essere influenzato dalle attività aziendali, definito a seconda di come faccia comodo) e non solo a servire gli interessi degli shareholder (azionisti).

Tra gli stakeholder già dichiarati dal World Economic Forum – WEF, ci sono i clienti, i fornitori, gli impiegati, gli azionisti, le comunità locali e l’intero pianeta.

In pratica, questo metodo proposto dal WEF autorizza gli amministratori delegati delle aziende e il relativo management a curare gli interessi di qualcun altro e non quelli delle persone che hanno messo a rischio i propri risparmi per finanziare l’azienda. Teniamo infatti presente che la stragrande maggioranza degli azionisti delle grandi aziende sono singoli risparmiatori oppure fondi d’investimento comuni che raccolgono i risparmi dei singoli.

Inoltre lo stakeholder capitalism crea un clima tale per cui le piccole aziende che invece devono necessariamente curare gli interessi dei propri finanziatori, che spesso lavorano nell’azienda stessa, sono messe sotto accusa per il solo fatto di cercare di stare a galla e sopravvivere.

Secondo il World Economic Forum (WEF), un’azienda NON deve cercare di massimizzare i profitti e NEMMENO di aumentare il valore dell’azienda stessa a beneficio degli azionisti, ma deve semmai creare un “valore” a lungo termine che corrisponde a quello che di volta in volta gli “esperti” del WEF diranno che abbia valore.

Questa forma di capitalismo alla rovescia è promossa dal professor Klaus Schwab del World Economic Forum e dall’élite globale che il forum rappresenta, tra cui l’International Monetary Fund.

E’ stata anche adottata da alcuni amministratori delegati delle più grandi società quotate a Wall Street perché dà loro la possibilità di arricchirsi ancora di più avendo un alibi per continuare a fare quello che hanno fatto negli ultimi anni: vale a dire penalizzare gli interessi dei singoli azionisti per ricavare benefici economici per sé e per i propri amici della classe politica consenziente, delle banche centrali e di Wall Street che hanno manipolato il mercato in modo che nelle crisi più gravi gli amministratori delegati delle società che stanno per fallire ricevano compensi faraonici e il governo ripiani i buchi generati da questi stessi amministratori delegati usando i soldi dei contribuenti.

La cosa divertente è che Klaus Schwab sintetizza lo scopo dello Stakeholder Capitalism in questa frase: “Le persone si stanno rivoltando contro le élite economiche che credono le abbiano tradite, e i nostri sforzi di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C sono pericolosamente inadeguati”.

Dimentica che proprio il World Economic Forum ha rappresentato per decenni le élite economiche planetarie responsabili per l’attuale stato delle cose.

Gli obiettivi economici «ufficiali» dello stakeholder capitalism sono i seguenti:

Pagare stipendi equi – il che significa aumentare gli stipendi minimi oltre i livelli sopportabili dalle piccola società che sono costrette a pagare le tasse a differenza delle multinazionali che li trasferiscono nei paradisi fiscali. In tal modo le piccole e medie aziende verrebbero decimate lasciando solo pochi monopoli.

Ridurre la forbice dei compensi tra CEO/impiegati – il che è ridicolo considerando che finora hanno fatto esattamente l’opposto.

Garantire la sicurezza fisica sul posto di lavoro – il che vuol dire di nuovo aumentare i requisiti di sicurezza oltre i livelli necessari così che diventino intollerabili per le piccole e medie imprese.

Premere per aumentare le tasse e chiudere le scappatoie fiscali – il che è fondamentale per favorire il connubio tra politici e mega-corporation e per stingere l’economia in una morsa di austerity.

Fornire buona assistenza ai clienti – il che significa imporre procedure di assistenza troppo complesse per i piccoli.

Condurre attività di marketing oneste – il che vuol dire che costruiranno una “polizia della pubblicità” che verrà probabilmente affidata a Big Tech così che chiunque sia un concorrente sgradito possa essere eliminato rapidamente.

Investire nelle comunità locali – il che significa coinvolgimento degli amministratori delegati nella politica locale come sta già succedendo in molte aree.

Impedire il danno ambientale – il che significa costringere i governi a svuotare le casse dello stato per progetti inutili che arricchiranno soltanto le multinazionali che sono gradite all’IMF e al WEF.

Questi sono gli obiettivi economici del World Economic Forum. Ciascuno di questi obiettivi, da solo, se perseguito può provocare il collasso di un intero settore economico. Combinati insieme e uniti alla nuova regola generale di ignorare i profitti possono affondare l’economia di un’intera nazione.

Considerando che la salute di lungo periodo di un’azienda è garantita unicamente dalla sua profittabilità, non si capisce come lo stakeholder capitalism possa funzionare salvo che il suo scopo reale sia proprio quello di far chiudere i concorrenti scomodi e le piccole imprese.

I critici dello stackeholder capitalism ritengono che gli amministratori delegati delle grandi società abbiano motivazioni unicamente personali per sposare questa nuova teoria.

Se gli si permette di controllare lo scopo e il ruolo delle aziende senza alcun riguardo per i loro obblighi nei confronti degli azionisti, userebbero tale potere unicamente per arricchirsi personalmente e per arricchire i loro amici nelle modalità del capitalismo clientelare (in inglese crony capitalism) che già domina Wall Street e numerose aree europee.

Il capitalismo clientelare si basa sulle clientele ovvero i favori politici che si possono ottenere a svantaggio dei contribuenti e del libero mercato. Possono essere sconti fiscali, stanziamenti governativi a fondo perduto, leggi che rendono costosissimo operare in un settore economico così da uccidere tutte le realtà più piccole, com’è successo con moltissime banche negli Stati Uniti, ad esempio.

I favori del politico nei confronti delle corporation solitamente ripagano le contribuzioni in denaro ricevute dal politico stesso per essere eletto.

Gli amanti dell’economia classica, quella che funziona, sanno bene che l’obbligo di occuparsi del benessere degli azionisti, gli shareholder, mantiene
i manager aziendali sotto controllo e li costringe a focalizzarsi unicamente sull’incremento dei profitti e sul miglioramento dei prodotti e del servizio.

In tal modo ci si assicura che le aziende si evolvano anziché rimanere stagnanti e perdere competitività. Inoltre, in un’economia libera come quella descritta da Milton Friedman, gli amministratori delegati non possono usare i fondi aziendali e quindi i soldi degli azionisti per condurre campagne politiche e sociali di propria scelta.

Se leggiamo attentamente le parole di Klaus Schwab e andiamo oltre le banalità e le confusioni inserite di proposito scopriamo che gli obiettivi reali dello stakeholder capitalism sono i seguenti:

  1. Minimizzare e ignorare i profitti
  2. Trasformare gli amministratori delegati delle più grandi aziende in attivisti politici per portare avanti programmi d’interesse per il WEF e l’IMF, a spese dei piccoli azionisti.
  3. Demonizzare il libero mercato, assieme alla persona di Milton Friedman, e sostituirli con una pianificazione centralizzata condotta da burocrati che non hanno mai gestito un’azienda e non hanno nessuna familiarità con i singoli mercati. Il tutto al fine di allargare il campo di azione del governo, delle banche centrali e dei monopoli, spazzando via la classe media.

Alcune modalità per raggiungere gli obiettivi dello stakeholder capitalism potrebbero essere:

  1. Minore produttività e costi maggiori
  2. Meno prodotti e servizi
  3. Prezzi maggiori (con la felicità delle banche centrali)
  4. Vendite in calo
  5. Continua instabilità sul lungo termine

Alcuni strumenti per farlo sono:

  1. Dipendenti allineati su stipendi identici – troppo alti per le piccole imprese e senza incentivi per la produttività individuale
  2. Clienti costretti a comperare da pochi fornitori a prezzi da monopolio
  3. Risolvere falsi problemi
  4. Attivismo sociale (le aziende sposano cause che mirano al controllo centralizzato della popolazione)

Gli ultimi anni hanno dimostrato che peggiori sono i risultati economici delle grandi aziende, maggiore è il valore delle rispettive azioni grazie all’azione drogante delle banche centrali, in particolare della Federal Reserve, che ha stampato nuovi dollari precisamente allo scopo di salvaguardare i conti delle aziende che sono troppo grandi per fallire.

I guadagni degli amministratori delegati delle più grandi multinazionali dipendono oggi principalmente dalla loro influenza sul sistema politico e sul governo e dall’intervento delle banche centrali. Non hanno più una correlazione diretta con il mercato reale.

Guardando al futuro dipinto dal World Economic Forum vediamo lo scenario seguente.

Gli impiegati non possono più emergere con un sistema meritocratico, ma sono bloccati su uno stipendio uniforme che è troppo alto affinché una piccola azienda possa sopravvivere. Sono quindi costretti a lavorare per le grandi società alle condizioni dettate da queste ultime, oppure rimanere a casa con un reddito minimo garantito dallo stato e diventare completamente schiavi del governo.

Gli azionisti guadagnano poco e quindi sono meno incentivati a risparmiare per il futuro il che facilita la crescita dell’inflazione con la felicità delle banche centrali.

Avendo impoverito il mercato con la chiusura di tanti piccoli operatori, i clienti devono accontentarsi di un’offerta limitata ai prezzi determinati dai monopoli.

La società civile in generale ha meno risorse per sopravvivere e tende verso la povertà.

In ultima analisi, lo stakeholder capitalism non ha nulla che vedere con gli interessi ed il benessere degli stakeholder, della comunità oppure la protezione del clima, come affermato in superficie. Riguarda invece unicamente due fattori:

PIU’ POTERE

PIU’ CONTROLLO

NELLE MANI DELL’ELITE FINANZIARIA

Gli amministratori delegati del reset

Un altro sostenitore dello stakeholder capitalism Marc Benioff, fondatore e amministratore delegato della società d’informatica Salesforce. Ha un patrimonio personale di $ 8,8 miliardi. E’ un partecipante abitudinario del World Economic Forum di cui fa parte come membro del consiglio direttivo. E’ stato un attivista politico per gran parte della sua carriera, impegnandosi nella difesa dei diritti della comunità LGBT.

Video di Marc Benioff:

E dovete ricordare che all’inizio degli anni ’70 c’era Klaus Schwab che ha definito lo stakeholder capitalism, sono così eccitato che abbia questo nuovo libro, perché i CEO di tutto il mondo devono capire che devono gestire per tutti gli stakeholder, non solo per gli azionisti. E c’è stato un mantra per troppo tempo, che il business degli affari è il business. Ma oggi, il business del business è migliorare lo stato del mondo. E questo è più importante che mai.

 

Ce ne rendiamo conto.

 

E quindi grazie Klaus per quello [che hai fatto]. E non dobbiamo guardare più lontano a questo mantra che il 2020 stesso vicino alla pandemia. Nella pandemia, sono stati i CEO in molti, molti casi in tutto il mondo ad essere gli eroi. Sono quelli che si sono fatti avanti con le loro risorse finanziarie, le loro risorse aziendali, i loro dipendenti, le loro fabbriche, e hanno cambiato rapidamente la loro attività, non per il profitto, ma per salvare il mondo. E basta guardare i molti esempi che abbiamo, sia che si trattasse dell’aggregazione dei dispositivi di protezione individuale, della costruzione di sistemi di tracciamento dei contatti, dello sviluppo dei vaccini stessi, dello sviluppo di liquidità nel sistema per mantenere i sistemi finanziari fluttuanti, dello sviluppo di sistemi di salute mentale, per permettere alle persone di avere strutture di salute mentale in momenti critici o anche nel vostro settore, la stampa libera, si sono fatti avanti per darci informazioni accurate e tempestive.

 

Questo era fondamentale affinché questi amministratori delegati consegnassero quando ne avevamo bisogno. Ora, ci sono stati anche cattivi attori. Questo lo sappiamo. Abbiamo visto nei social media cattivi attori e CEO che non si sarebbero fatti avanti per fermare le bugie e la disinformazione. E molte persone hanno perso la vita a causa delle cattive informazioni che giravano su quei canali di social media. E questa è stata una parte molto, molto oscura del 2020. I CEO si riuniscono ogni settimana per capire come possiamo migliorare lo stato del mondo e superare questa pandemia e lavorare contro la disfunzione, la disfunzione dei governi e delle organizzazioni non governative nell’ultimo anno.

 

Non sono stati loro a salvarci. Quindi il pubblico sta contando sui CEO per fare le scelte giuste su questioni politiche e sociali molto più che mai. E secondo il 2021 Edelman Trust Barometer, che è stato rilasciato proprio all’inizio di questo mese, il business ha sostituito il governo, il business, ha sostituito il governo e le organizzazioni non governative nel ruiolo di istituzione più affidabile durante la pandemia di covid-19. Giusto. Sono giusto curiosa. Voglio dire, il sondaggio Edelman rivela anche, tra l’altro, che la fiducia nei giornalisti è crollata al punto che ora c’è più fiducia nelle newsletter aziendali che nei media tradizionali, cosa che alcuni di voi potrebbero considerare come una punizione divina.

 

Ma indica anche la sfida per tutti noi. L’indagine Edelman ha mostrato che le ONG sono considerate etiche ma incompetenti, i governi non etici e incompetenti, e le aziende moderatamente etiche ma competenti.

 

Il potere di una corporation non è solo nella capacità di generare denaro, ma la capacità di contribuire alla società, alla comunità, che sia nel volontariato, che sia nel prendersi cura delle scuole pubbliche locali, degli ospedali pubblici locali, nel prendersi cura dei senzatetto. Gli amministratori delegati sono sicuramente gli eroi nel 2020.

Gli “eroi” della pandemia

E basta guardare, per esempio, i farmaceutici che cosa hanno fatto con uno dei più rapidi sviluppi al mondo di questi vaccini, di cui abbiamo un estremo bisogno per tenere sotto controllo la pandemia e fermare la diffusione prima che queste mutazioni vadano oltre.

Nel suo video Marc Benioff dipinge gli amministratori delegati delle società come i salvatori dell’umanità, gli unici che possano sostituirsi ai governi, ormai screditati per affrontare cambiamenti sociali importanti.

Sostiene che sia stato l’impegno personale degli amministratori delegati delle grande compagnie farmaceutiche a favorire la produzione di vaccini a tempo di record, ma sappiamo molto bene che le società farmaceutiche hanno ricevuto un pagamento anticipato di miliardi e miliardi di dollari a fondo perduto dall’amministrazione di Donald Trump che si è fatta carico di tutti i rischi economici.

Si lamenta delle fake news sulla pandemia e dei social media che le hanno lasciate passare. La sua idea su che cosa sia una fake news coincide con quello che l’élite farmaceutica a finanziaria mondiale dice che sia.

La sua idea secondo cui gli amministratori delegati siano stati i veri eroi durante la pandemia è forzata visto che molti di loro hanno guadagnato cifre da capogiro proprio durante la pandemia e la sua azienda, Salesforce, che offre software sul cloud, ha sicuramente beneficiato dei lockdown.

Vediamo quale potrebbe essere un punto di vista di persone come Benioff sullo stakeholder capitalism aiutandoci anche con un’interpretazione di un esperto finanziario indipendente americano, George Gammon.

Corporativismo 2.0

L’economia segue regole molto precise e semplici che sono state alterate di proposito nel corso della storia al fine di renderla confusa e complessa così che possa essere utilizzata come strumento di controllo d’intere popolazioni a beneficio di pochi eletti.

Per questo motivo nascono da zero e senza nessuna verifica sul campo, numerose teorie economiche che hanno l’unico scopo di favorire l’arricchimento e il mantenimento del potere a beneficio di una combriccola di politicanti, finanzieri ed affaristi (un affarista è una persona che sa come fare gli affari anche a discapito della morale).

Questo è il caso dello stakeholder capitalism definito dal professor Klaus Schwab fondatore e presidente del World Economic Forum, di cui parliamo in dettaglio in un video separato.

Lo stakeholder capitalism è l’elemento centrale del più vasto progetto di Grande Reset sociale proposto dal World Economic Forum e dall’International Monetary Fund.

Al progetto hanno aderito anche diversi amministratori delegati di grandi società multinazionali quotate solitamente a Wall Street. Questi manager sono diventati i promotori più accaniti dello stakeholder capitalism come alternativa al capitalismo tradizionale che secondo loro ormai è morto.

L’intervento di questi personaggi, collegati al mondo dell’alta finanza internazionale, fa evolvere lo stakeholder capitalism in un modello più chiaro e facilmente paragonabile a un precedente storico importante.

Dal punto di vista di un amministratore delegato (CEO) di una grande società, lo stakeholder capitalism funziona nel modo seguente:

Grazie al supporto economico continuo delle banche centrali e in particolare della Federal Reserve, le grandi multinazionali quotate a Wall Street ricevono un costante flusso di denaro a interessi zero che utilizzano solitamente per comperare le proprie azioni sul mercato facendone salire il prezzo senza nessuna corrispondenza con un miglioramento nei conti economici e nella produttività aziendale che può anche scendere e che scenderà sicuramente seguendo i principi dello stakeholder capitalism promosso dal WEF.

La crescita del valore delle azioni aumenta la ricchezza personale dell’amministratore delegato che solitamente riceve una parte sostanziosa del proprio compenso sotto forma di azioni e può anche ricevere premi legati al valore delle azioni aziendali.

Gli speculatori guadagnano rivendendo le azioni al valore gonfiato prima che si sgonfi.

I piccoli investitori, che di solito investono sul lungo periodo attraverso fondi comuni che gestiscono le azioni per loro, restano invece bloccati con una bomba economica pronta a esplodere com’è già accaduto nel 2008.

Il fatto di usare il denaro ricevuto dalla banca centrale non sia utilizzato per sviluppare la propria attività oppure per creare riserve da utilizzare in momenti di crisi, lascia l’azienda indebolita e crea una distorsione del mercato.

I valori della borsa vengono gonfiati ben oltre un livello legittimo creando una bolla pronta a esplodere in ogni momento e le aziende che avrebbero dovuto fallire vengono mantenute in vita. Diventano come zombie che infettano l’economia continuando a seguire le stesse politiche fallimentari che le hanno portate in quelle condizioni in primo luogo.

Tali aziende usano poi il denaro ricevuto dalla banca centrale a interessi zero per acquistare altre aziende creando così veri e propri monopoli e aumentando ulteriormente il prezzo delle azioni al di là del reale valore dell’azienda.

I colossi monopolistici così creati hanno il potere di influenzare i politici e l’andamento del mercato.

Seguendo i dettami dello stakeholder capitalism, il management aziendale, anziché usare i fondi personali che rimangono intatti, ridurrà i profitti che sarebbero dovuti agli azionisti e li dirotterà verso l’elezione di politici che porteranno avanti programmi “per il bene comune” approvati dal World Economic Forum e dall’International Monetary fund.

I piccoli azionisti perderanno gran parte del proprio guadagno e la possibilità di sostenere cause filantropiche di propria scelta.

I politici, una volta eletti, aumenteranno le tasse sulla popolazione ed elimineranno le scappatoie fiscali seguendo le direttive del World Economic Forum.

I politici useranno quindi i soldi raccolti con le tasse per imporre i programmi sociali definiti dal World Economic Forum e finanzieranno gli opinion leader e i media affinché convincano la gente con ogni strumento disponibile che questa sia la cosa giusta da fare.

Gli amministratori delegati useranno i profitti tolti agli azionisti per finanziare i media e gli opinion leader affinché promuovano i programmi del Grande Reset.

Si crea una nuova piramide di potere con al vertice il World Economic Forum, l’International Monetary Fund e le banche centrali.

Subito sotto troviamo gli amministratori delegati e il top management delle grandi multinazionali.

Al terzo livello compaiono infine i politici, gli opinion leader e i media.

La popolazione è all’ultimo posto e non ha più voce in capitolo sulle scelte sociali importanti e ha un controllo molto ridotto della propria economia individuale.

Quindi lo stakeholder capitalism dà il potere al management delle grandi corporation affinché gestiscano, per conto dell’WEF e dell’IMF, la classe politica e gli opinion leader che saranno in grado di manipolare l’opinione pubblica.

Si tratta di un governo da parte delle corporazioni che prende il nome storico di corporativismo vale a dire l’economia del fascismo.

Se guardiamo la storia dell’Italia fascista vediamo che il corporativismo era una teoria economica espressa nella carta del lavoro del 1927 che si poneva come alternativa tra il capitalismo del libero mercato e il comunismo.

Lo stato fascista aveva la funzione di regolare l’economia del Paese per anteporre l’interesse nazionale a quello individuale. Nella nuova versione abbiamo gli interessi delle élite economiche mondiali anteposti a quelli dei singoli Paesi e dei singoli individui.

Poiché si tratta di un progetto globale, il Grande Reset non può utilizzare direttamente i singoli governi nazionali, ma li deve gestire attraverso le corporazioni multinazionali che già operano senza frontiere.

La sostituzione del potere politico con quello corporativo è già una caratteristica del fascismo che nel 1930 istituì il Consiglio nazionale delle Corporazioni fissate a un numero massimo di 22. Il Consiglio soppiantò completamente il parlamento italiano nel 1939 col nome di Camera dei Fasci e delle Corporazioni.

Un altro aspetto tipico del fascismo che ritroviamo nello stakeholder capitalism di Klaus Schwab, è il sussidio statale offerto a quelle industrie e imprese considerate d’interesse nazionale. In pratica il fascismo favoriva l’impresa privata a condizione che facesse comodo agli interessi dello stato e favoriva le aziende più grandi che avevano potere decisionale sulla vita economica del Paese.

Possiamo quindi considerare lo stakeholder capitalism un’edizione aggiornata del corporativismo fascista, che chiameremo quindi corporativismo 2.0.

Come ai tempi del fascismo italiano, l’alternativa al Grande Reset è il capitalismo del libero mercato, anche detto neoliberalismo, definito in tempi recenti da Milton Friedman.

Come ammesso dagli stessi esperti del World Economic Forum e dell’International Monetary Fund, l’uso del modello di Friedman da parte di numerose nazioni ha bloccato la nascita dello stakeholder capitalism per cinquan’anni.

Il modello di Friedman non è perfetto, ma la stragrande maggioranza delle critiche in circolazione sono campagne denigratorie promosse dall’IMF e dal WEF e addossano a Friedman colpe che non gli competono.

Se ha funzionato per cinquant’anni, il neoliberalismo può ancora bloccare il Grande Reset oggi.

Il ruolo di Wall Street nel Grande Reset

Chiudiamo la carrellata sul World Economic Forum con un intervento di Larry Fink, miliardario americano amministratore delegato di BlackRock la più grande società di gestione fondi finanziari al mondo, con più di $6,500 miliardi di capitale gestito per conto terzi.

Larry, come vede lo sviluppo dello stakeholder capitalism quest’anno dalla sua prospettiva, gestendo il più grande asset manager del mondo? Nel 2020, si è dovuto dedicare molto tempo ai dipendenti, allo stesso tempo abbiamo visto casi molto gravi negli Stati Uniti legati alle disuguaglianze razziali. Penso che il cambiamento più importante che stiamo vedendo e abbiamo visto che il rischio esistenziale di criminalità, di salute a causa del COVID, che ha impostato il quadro della salute esistenziale del mondo.

 

Ed è per questo che stiamo vedendo sempre di più in termini di investimenti. La transizione che stiamo per subire legata alla sostenibilità è un’enorme opportunità economica. Creeremo nuove tecnologie, nuove industrie, mentre altre industrie diventeranno meno importanti. Ma cerchiamo di essere chiari. Concentriamoci sull’accettazione della società per creare nuovi posti di lavoro, per creare nuove tecnologie, per andare avanti. Avremo bisogno di 50 trilioni di dollari di investimenti per arrivare ad un mondo a zero emissioni.

 

E quindi non è un piccolo prezzo, ma l’opportunità sarà grande. Saremo in grado di personalizzare i portafogli. Sempre più clienti ci chiedono: potete progettare un indice personalizzato che contribuisca a migliori sforzi in direzione della sostenibilità o forse migliori sforzi in campo sociale o qualsiasi altro obiettivo che sia importante per voi come investitore? E se non sei incluso in questi nuovi indici personalizzati come amministratore delegato e consiglio di amministrazione, la tua azienda soffrirà di una domanda inferiore per tue azioni e vedrai un ulteriore divario tra le aziende di successo e quelle che non hanno successo.

 

E per me, questo era un grande messaggio nella mia lettera. Dobbiamo tutti svegliarci all’idea che non solo la tecnologia sta cambiando il modo in cui viviamo, il modo in cui lavoriamo e il futuro, ma la tecnologia e gli investimenti in dati e analisi stanno cambiando il modo in cui investiamo e questo si tradurrà in un’enorme differenziazione tra le aziende che stanno andando avanti e le aziende che decidono di farlo e quelle decidono di proposito di non fare molto. E lo vedremo nelle valutazioni.

 

E così ho parlato di questo spostamento tettonico che sta accadendo e che è avvenuto drammaticamente nel 2020 e che accelererà solo nel 2021.

Come vediamo, Larry Fink promette tempi duri per le società quotate in borsa negli Stati Uniti che non si conformeranno ai dettami dello stakeholder capitalism. Preannuncia che verranno tolte dalle strategie di investimento della sua azienda e promette di sviluppare anche un nuovo indice finanziario che misuri quanto un’azienda sia conforme con i dettami dello stakeholder capitalism.

Questi suoi interventi hanno scatenato reazioni feroci da parte di alcuni commentatori economici sul fronte conservativo negli USA.

Di certo Wall Street sta cambiando come mai prima d’ora allontanandosi rapidamente dai modelli dell’economia classica e sta prendendo sempre più corpo la prospettiva anticipata da vari osservatori secondo cui il nuovo centro finanziario mondiale in futuro sarà Singapore.

Roberto Mazzoni

 

Altre fonti:

https://finance.townhall.com/columnists/scottshepard/2021/02/12/the-preposterous-pose-of-mr-larry-fink-n2584591

https://tfiglobalnews.com/2021/03/08/macron-has-got-a-new-european-partner-to-corner-germany-and-take-over-the-eu-leadership/

https://tfiglobalnews.com/2020/11/17/cannot-rely-on-us-under-biden-macron-is-snatching-eu-leadership-from-germany-and-rejecting-bidens-shadow/

https://tfiglobalnews.com/2020/11/07/france-is-speaking-the-language-of-brexit-and-it-can-either-strengthen-the-eu-or-tear-it-apart/

https://tfiglobalnews.com/2021/03/16/liberal-or-conservative-european-nations-have-marked-their-target-on-islamic-extremism-in-order-to-survive/

https://tfiglobalnews.com/2021/02/15/macrons-campaign-to-free-france-of-radical-islam-is-a-model-for-other-countries-to-follow/

https://tfiglobalnews.com/2021/03/24/while-china-goes-berserk-against-the-eu-russia-plays-a-smart-strategy-to-undercut-china/

https://tfiglobalnews.com/2021/03/21/turkey-has-moved-to-russias-side-israel-japan-and-india-have-expressed-similar-feelings-too-biden-is-losing-cold-war-2-0/

https://www.globaltimes.cn/page/202103/1219096.shtml

https://treccani.it/enciclopedia/adam-smith_%28Enciclopedia-dei-ragazzi%29/

https://en.wikipedia.org/wiki/Marc_Benioff

https://en.wikipedia.org/wiki/Kristalina_Georgieva

https://it.wikipedia.org/wiki/Laurence_D._Fink

Great Reset Now Being Pushed By Corporate America

Harry Dent: Stock Market 40% Crash in April, Nothing Can Save You, Bitcoin to Zero, Gold to $1000

Rick Rule (Commodities Deep Dive, Interest Rates, Miners, Gold Price Manipulation, Bitcoin)

Keiser Report | All Bread, No Circuses | E1673

Bill Holter: Everything Bubble to Bring Massive Systemic Collapse

Michael Burry Warns Of HYPERINFLATION! (I Explain Why)

Repo Market Rates Turn Negative!! Is It Signaling The Next Financial Crisis?

Greg Mannarino (Dow 6,000 Or Dow 60,000? Fed, Interest Rates, Gold, Bitcoin, Dollar, Inflation)

https://www.fool.com/investing/2021/03/31/tech-stocks-are-crashing-is-it-time-to-buy/

https://stocknews.com/news/spy-why-tech-stocks-could-crash-25/

https://www.fool.com.au/2020/11/23/tech-shares-could-crash-40-warns-fundie/

https://www.wyattresearch.com/article/market-crash-why-stocks-could-drop-40-april-2020/

https://www.kitco.com/news/2020-11-25/Harry-Dent-Stocks-to-crash-40-by-April-and-won-t-rebound-for-decades-here-s-why.html

https://www.ccn.com/analyst-cautions-stock-market-drop-could-be-brewing/

The Next Financial Hub after Hong Kong, Singapore or Tokyo?

https://www.aseanbriefing.com/news/singapore-overtakes-hong-kong-in-finance/

Singapore’s Transformation into a Global Financial Hub

Lyn Alden (Dollar Losing Reserve Status, Petrodollar, How To Invest For Inflation!)

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