Un soffio dalla catastrofe – MN #317

Questo è un video che ho preparato come coda al video che ho appena fatto sulla perestroika europea. Tra l’altro, ora in Russia Trump viene paragonato a Gorbachev, e c’è un po’ di verità in questo paragone. Gorbachev ha fatto grandi cose, ma ha anche distrutto la struttura sovietica, l’economia e la società russe. Speriamo che Trump non faccia la stessa cosa. In ogni caso, i russi lo considerano un grande trasformatore e dobbiamo prenderne atto. In questo video vi parlo di una notizia importante che ci arriva da Scott Ritter. Scott Ritter è una figura importante negli Stati Uniti, ha fatto diverse inchieste parlamentari, è stato ispettore per la riduzione di armi di distruzione di massa per gli Stati Uniti e per l’Onu. È stato in Russia durante il periodo della demolizione delle testate sovietiche, secondo i trattati firmati insieme agli Stati Uniti. È stato in Iraq per certificare che non c’erano armi di distruzione di massa, nonostante la propaganda dicesse il contrario. È stato molto attivo nel panorama politico americano ed è noto per la sua onestà e competenza.

Ve lo propongo perché penso sia la persona giusta per chiarire alcuni dubbi che vedo ancora in giro, soprattutto in Italia, ma non solo qui. In Italia, però, è particolarmente evidente grazie anche all’elevato livello di confusione che avevo già notato durante il periodo COVID, soprattutto grazie alla stampa alternativa. La stampa mainstream ci propina sempre le stesse notizie, quindi è abbastanza prevedibile. Invece, la stampa alternativa, soprattutto quella online, contribuisce a creare molta confusione. Comunque, questo video dovrebbe aiutarvi a capire meglio, anche perché, a differenza del mio stile che tende a essere un po’ diplomatico, Scott Ritter non lo è e il suo messaggio dovrebbe arrivare forte e chiaro. Scott Ritter, che vi ho fatto vedere in vari video alla fine dell’anno scorso, ha fatto un lavoro importantissimo per far capire al mondo politico americano e agli americani stessi dell’enorme rischio di conflitto nucleare che abbiamo avuto lo scorso anno. In questo video ci dice che a dicembre dello scorso anno siamo arrivati a un soffio da uno scontro nucleare con i russi.

Rachel Bevlins, invece, è una giornalista che cerca la verità, vive in Texas ma ha lavorato anche a Washington, ha viaggiato in tutto il mondo, anche in Russia, ed è di sinistra. Ho visto alcuni dei suoi video e non ha mai detto nulla di buono su Trump, mentre Scott Ritter ha spesso attaccato Trump, anche se non è necessariamente un suo avversario. Diciamo che lo critica ogni volta che ritiene opportuno farlo e invece non lo critica quando non lo ritiene necessario. Non ha una posizione politica o ideologica ben definita, e secondo me sono proprio le due persone migliori per affrontare questo tema nei canali informativi alternativi italiani. Ma, in realtà, sta ricreando il Deep State? O è il Deep State che si sta trasformando? Cosa sta succedendo?

In più, questo video vi chiarirà un sacco le idee sulla situazione europea, su quanto è stata pericolosa la situazione verso cui siamo arrivati alla fine dell’anno scorso e anche la grande responsabilità del leader europeo in tal senso. Ora che stanno emergendo tutte queste informazioni e che i vari leader politici di gran parte dell’Occidente, dell’Europa occidentale, compresa l’Italia, stanno seguendo questa politica, credo che vedremo un grande cambiamento politico, un grande repulisti nel corso del 2025 o 2026. In pratica, nessuno dei politici attualmente in carica resterà al governo. Questo è quello che penso, e lo penso con discreta sicurezza. Nel video si parla di un paio di entità, una è USAID, che Trump sta demolendo completamente. USAID, con la scusa di fornire servizi senza scopo di lucro, tipo assistenza ai poveri e ai bambini minacciati, in realtà era il cuore pulsante della CIA per tutte le operazioni di cambio di regime illegali, compreso il colpo di stato in Ucraina.

Trump l’ha smantellata, ne parlo in un video che Vi dico già che andrò in vacanza e quelle che vedrete saranno interviste già uscite su altri media, quindi vedrete alcuni miei video già pubblicati, ma saranno riedizioni di interviste già fatte. In ogni caso, approfondirò meglio il discorso su USAID. Un’altra organizzazione che viene menzionata è la National Endowment for Democracy, il fondo per la diffusione della democrazia, che sarebbe specialmente destinato a creare colpi di stato in giro per il mondo. Tra i dirigenti c’è Vittoria Nuland, ben conosciuta per il colpo di stato in Ucraina del 2014, e quindi viene menzionata. Non sto continuando con la serie sulla guerra dell’oppio e la banca criminale perché il sistema che uso per il doppiaggio, che è tedesco, ha grossi problemi. Non riescono a risolverli da settimane e ho solo una voce maschile da usare, quindi vi propongo video con un solo uomo che parla. Ora vi faccio vedere il video di Scott Ritter, spero vi sia chiaro cosa sta succedendo in America.

La fine di Zelensky

[Rachel Blevins]

È il 19 febbraio 2025 e Zelensky sta scoprendo a sue spese cosa succede quando si morde la mano che nutre, mentre insulta pubblicamente Trump, e afferma che il nuovo presidente degli Stati Uniti è in una bolla di disinformazione, che crede alla propaganda russa e che l’Ucraina improvvisamente non è più in vendita. In cambio, Trump etichetta senza mezzi termini Zelensky come un dittatore e dice che è ormai tempo di nuove elezioni in Ucraina. E non so in quale altro modo spiegarlo a Zelensky, ma i suoi giorni come attuale burattino degli Stati Uniti in Ucraina sono ufficialmente contati. Stiamo assistendo a un enorme cambiamento per quanto riguarda la posizione degli Stati Uniti, soprattutto nel modo in cui sono disposti a parlare con la Russia per avviare un dialogo ed evitare il rischio di una Terza Guerra Mondiale, rispetto a quello che abbiamo visto alla fine dello scorso anno sotto l’amministrazione Biden.

E poi, naturalmente, la domanda diventa: dove andranno a finire questi progressi? Quanto dureranno? Inoltre, ci chiediamo se questo potrebbe essere l’inizio della fine per l’alleanza NATO come la conosciamo. Abbiamo parlato di tutto questo e altro ancora con un ospite speciale. Ora ascoltiamo questa conversazione: si unisce a me Scott Ritter, ex ispettore degli armamenti delle Nazioni Unite e ufficiale dell’intelligence del Corpo dei Marines degli Stati Uniti. Grazie mille per aver trovato il tempo di unirti a noi.

[Scott Ritter]

Grazie mille per avermi invitato

[Rachel Blevins]

Ora vorrei avere la tua opinione sulle ultime novità, perché ovviamente abbiamo notato che questa settimana i funzionari degli Stati Uniti e della Russia hanno tenuto, martedì, i loro primi colloqui di persona dopo oltre tre anni. E ora c’è Zelensky che continua a scagliarsi contro tutto e tutti perché Trump lo ha definito un dittatore, e sta chiedendo nuove elezioni in Ucraina, e c’è sempre Zelensky che sostiene che Trump sta cadendo nella propaganda russa, bloccato in una bolla di disinformazione, e infine abbiamo sempre Zelensky che precisa che l’Ucraina non è in vendita. Questa potrebbe essere una vera novità rispetto al passato, ma, scherzi a parte, come si guarda alla situazione attuale? È vero, Zelensky è disperato, ma quanto è pericoloso per lui questo atteggiamento quando si tratta di lottare con tutte le sue forze per rimanere al potere.

[Scott Ritter]

Secondo me, la chiave della faccenda è quanto sia davvero estesa la sua base di potere in Ucraina. Significa, in altre parole, stabilire chi è disposto a sostenerlo, a prescindere dal costo che inevitabilmente ne deriverà. Penso che la maggior parte dei funzionari ucraini abbia riconosciuto che, senza il continuo sostegno degli Stati Uniti sotto forma di aiuti militari e finanziari, l’Ucraina non potrà sostenere questo conflitto per molto tempo. Alcuni hanno indicato un tempo massimo di due mesi. Darò più credito agli ucraini rispetto a quello che loro stessi ammettono e ritengo che, probabilmente, potrebbero resistere ancora per diversi mesi. Inoltre, il secondo fattore da considerare è che, sull’Europa, verrà caricato un peso immenso. L’Europa non è però disposta ad assumersi questo fardello da sola. Gli europei stanno discutendo delle varie cose che possono fare.

E finora, l’Europa non pare in grado di generare i cento miliardi di dollari in più di aiuti di cui c’è bisogno per sostituire il flusso di aiuti americani che verranno sospesi.

E penso che gran parte del sostegno a Zelensky provenga dagli ucraini che ancora credono che la sua persona possa esercitare un’influenza determinante nei rapporti con l’Unione Europea e con la NATO, e con le prospettive dell’Ucraina di entrarne a far parte, qualunque visione o fantasia abbiano sull’essere parte dell’Occidente, sull’essere parte dell’Unione Europea o della NATO. Se interfacciarsi con i leader occidentali e influenzarli non è più nelle sue corde, e se in realtà la sua continua presenza nella posizione di presidente dell’Ucraina ottiene l’esatto effetto opposto, come sembra stia facendo in questo momento nei confronti degli Stati Uniti, la situazione cambia. Non credo che sia ben servito dai suoi consiglieri se gli dicono di scagliarsi contro il presidente Trump, che è notoriamente un tipo permaloso e prende tutto in termini molto personali, e lo vediamo molto bene con gli scambi di battute in corso in questo momento.

Siamo arrivati al punto in cui Trump sta ora assumendo posizioni estreme, che possono anche essere basate sui fatti reali, ma che comunque sono del tutto inedite per quanto lo riguarda. Intendo dire che in realtà condivido molte delle conclusioni a cui Donald Trump sta arrivando, ma il punto è che questo non è qualcosa che Trump stava dicendo anche solo una settimana fa. Questo è qualcosa che Trump sta dicendo ora per la prima volta, il che significa che qualunque speranza che Zelensky potesse avere sul fatto che Trump sarebbe rimasto ancorato a punti di vista più moderati, che avrebbero potuto guidarlo nei negoziati con la Russia sul futuro dell’Ucraina si è completamente frantumata, perché ora Trump sta letteralmente dicendo le stesse cose che il Cremlino sta dicendo su Zelensky, senza aver ricevuto alcuna pressione in tal senso da parte del Cremlino.

Questo dimostra che si tratta delle sue vere convinzioni e che questa era la direzione in cui gli Stati Uniti si sarebbero diretti indipendentemente da Trump. In secondo luogo, ha reso più facile per gli Stati Uniti sbarazzarsi di Zelensky. E penso che questa sia la direzione in cui stiamo andando in questo momento. E la soluzione verrà dall’interno dell’Ucraina. Sono infatti convinto che, nel momento in cui le élite ucraine, che hanno protetto e sostenuto Zelensky, si renderanno conto che più a lungo Zelensky resta al potere, peggiore sarà la situazione per l’Ucraina, lo scaricheranno. Devono rendersi conto che oggi è il giorno migliore che l’Ucraina avrà per il resto della sua esistenza. Se aspettano fino a domani, domani sarà peggio, e vi posso garantire che dopodomani sarà ancora peggio, e che le cose andranno di male in peggio con ogni giorno che passa. La situazione dell’Ucraina non potrà che deteriorare, e il motivo è da ricercare nel suo leader, Zelensky. E penso che questo messaggio risuonerà all’interno dell’Ucraina, all’interno delle élite, militari, economiche, politiche. E Zelensky non resterà presidente dell’Ucraina ancora molto a lungo.

[Rachel Blevins]

È interessante vedere il tipo di caduta in disgrazia che subiscono molti burattini degli Stati Uniti, non credi? Iniziano come campioni, iniziano facendo squadra con gli Stati Uniti, e ora Zelensky sta scoprendo che, quando inizi a cadere in disgrazia nei confronti degli americani, diventi improvvisamente il cattivo. E verrai incolpato di gran parte di quello che è successo, anche se dobbiamo tenere conto che Zelensky ha iniziato la sua carriera politica nel 2019 facendo una campagna elettorale in cui prometteva di cercare la pace con la Russia, e poi, come abbiamo visto, si è trasformato nel personaggio che voleva a tutti i costi che l’intera NATO si unisse all’Ucraina per scatenare la terza guerra mondiale contro la Russia.

Ed è stato interessante vedere come, nel giro di pochi mesi, gli Stati Uniti siano passati dall’essere sull’orlo della terza guerra mondiale, durante l’amministrazione Biden, a riaprire effettivamente un dialogo con la Russia grazie all’amministrazione Trump. So che Trump ha condotto una campagna elettorale promettendo di porre fine alla guerra in Ucraina. Questa è una sua promessa elettorale. Ha bisogno di fare tutto il possibile per realizzarla. Ma guardo anche la situazione e mi chiedo se questo cambiamento di rotta deriva dal fatto che l’establishment statunitense si è reso conto che la situazione è compromessa, che non vinceremo, che non c’è alcuna vittoria possibile per la NATO, che non c’è modo di battere la Russia, e che quindi dobbiamo disimpegnarci dall’Ucraina e questo è il modo per farlo. Oppure mi chiedo se questo sia un obiettivo specifico di Donald Trump che ha deciso di non voler più avere a che fare con questa guerra. E magari è una combinazione delle due cose. Come vedi la situazione attuale in relazione al fatto che gli Stati Uniti stanno facendo una virata 180 gradi?

[Scott Ritter]

In primo luogo, penso che si possa affermare con certezza che l’establishment statunitense è assolutamente contrario alle azioni di Donald Trump in Ucraina e nei confronti della Russia. Purtroppo, l’establishment americano è stato influenzato per un po’ di tempo da quelli che io chiamo i sussurratori anti-Putin. Si tratta di una classe di accademici e professionisti del governo che hanno acquisito esperienza nel gestire la Guerra Fredda con la Russia. Il loro obiettivo è capire come opporsi alla Russia ora che l’Unione Sovietica è scomparsa. Non vogliono instaurare un rapporto di collaborazione con la Russia, sul modello definito da Reagan o da Bush senior, ma vogliono invece creare il conflitto seguendo le modalità operative già adottate da Clinton, Bush junior, Obama e da Trump nel suo primo mandato, e, naturalmente, da Biden. Per loro la Russia è sempre stata solo un avversario. E dal 2016 la Russia è diventata il nemico. E tutto ciò che esce dalla Russia è malvagio, e tutto ciò che Putin diffonde è solo propaganda, e la Russia deve essere contrastata in ogni modo, forma o maniera, senza riserve e senza sosta.

Questo è radicato nel DNA dell’establishment americano. Lo so per esperienza diretta a diversi livelli. Uno dei quali è un livello molto personale. Mia figlia si è iscritta alla Georgetown University per conseguire la laurea magistrale. Si tratta di un’università privata nella città di Washington fondata nel 1789. È la più antica istituzione universitaria di matrice cattolica e gesuita negli Stati Uniti. È qui che la prossima generazione di diplomatici americani, ufficiali del servizio estero, esperti di settore straniero nell’esercito, vanno a prendere i loro diplomi, i loro master, vale a dire quel diploma di livello universitario che dà loro il biglietto per entrare nei posti chiave della burocrazia americana. Molti dei suoi compagni di classe erano dipendenti del National Endowment for Democracy. Lavoravano per l’USAID. Hanno lavorato per le varie entità che vengono coordinate al di sotto del National Endowment for Democracy, come l’International Republican Institute, il Democratic Group, il gruppo che lavora per i sindacati, e sono stati coinvolti in operazioni di cambio di regime in tutto il mondo. E mia figlia è venuta con me in Russia l’anno scorso, a dicembre e a gennaio, per vedere la Russia in prima persona. Si potrebbe pensare che un’istituzione che si pone l’obiettivo di capire come trattare con la Russia, dovrebbe vedere di buon occhio un elemento di realtà sulla Russia medesima maturato attraverso un’esperienza diretta sul campo da parte dei suoi studenti. Lei non era fatta della stessa stoffa di Scott Ritter.

È molto più scettica sulla Russia, molto meno disposta a concedere il beneficio del dubbio a Putin e molto meno incline a prendere per buone le parole di Putin per quel che sono. Di fatto, era una scettica intransigente nei confronti della Russia. Ed è per questo che volevo portarla in Russia. Non tanto per farle cambiare idea, ma per lo meno per fare in modo che il suo scetticismo sia informato. Se avete intenzione di essere scettici, cercate per lo meno di essere informati. Non dovreste dire che siete scettici perché il vostro professore vi ha detto di esserlo. Il motivo per cui siete scettici è perché siete andati in Russia, avete visto le cose in prima persona e avete ancora domande irrisolte. Ritengo questo un approccio giusto. Così l’ho portata, e direi che, in generale, è tornata con un’impressione più positiva della Russia, sicuramente più positiva di quella con cui era partita. Però aveva ancora delle domande. Era impegnata nel tentativo di comprendere a fondo le cose, ed è proprio così che deve essere. Dopo di che, è tornata all’università di Georgetown. E, invece di abbracciare questo viaggio di scoperta che stava intraprendendo, l’hanno castigata. Le hanno chiesto come aveva osato viaggiare in Russia? Come aveva osato incontrare queste persone? Come aveva osato entrare nella tana della bestia? Come si era permessa di farlo senza la loro autorizzazione? Come aveva potuto osare tanto? E l’hanno attaccata personalmente. Questo è l’establishment americano. Georgetown è una di quelle istituzioni d’istruzione superiore che dovrebbero incoraggiare il pensiero aperto e cose del genere.

Ma non lo fanno. Fanno l’esatto contrario. Semplicemente creano questi robot con lo stampino, robot di produzione di massa, che sono programmati per pensare in un modo e in un modo soltanto. Dopo di che, questi stessi robot entrano nella burocrazia ai livelli inferiori e intermedi. Queste sono le persone che poi, alla fine, arrivano in cima alla piramide, e poi prendono le decisioni importanti. L’intero establishment è quindi infettato dalla russofobia. Ancora oggi, è infettato dalla russofobia. Quindi, quello che sta facendo Trump è proprio contro la natura di ciò che l’establishment vuole che accada.

Si tratta esclusivamente della volontà personale di Donald Trump. Non si tratta di una sorta di inerzia o di slancio proveniente da un establishment americano riformato. Donald Trump sta completamente distruggendo l’establishment, e si erge dalle rovine di tale establishment, per proiettarsi in avanti, con un balzo, per presentare una nuova visione su come interagire con la Russia. Ma se osservi la sua posizione nel tempo, noti molti punti di incoerenza in quello che dice e nel modo in cui delinea i suoi piani. Per lo meno, tale incoerenza rientra in uno schema invariabile: l’incoerenza maggiore si osserva all’inizio del percorso, quando Trump cerca di discutere della Russia e del quadro all’interno del quale si sta svolgendo il negoziato, e poi lo si vede progredire fino al punto in cui siamo oggi.

La disconnessione tra il punto di partenza e quello di arrivo è realmente abissale. Se guardiamo a ciò di cui parlava fino a settembre, ottobre, novembre e dicembre dell’anno scorso e persino l’inizio di quest’anno, e lo confrontiamo con ciò che sta dicendo adesso, vediamo la stessa differenza che c’è tra notte e giorno. E penso che quello che è successo è che Trump si è trovato finalmente esposto alla realtà della situazione. E quella realtà, i vettori di quella realtà arrivano da due direzioni. Uno è il collegamento diretto con il governo russo, qualcosa che non era in grado di avere come privato cittadino. Ma che ora è in grado di avere come presidente degli Stati Uniti. Ed è incredibile come, quando si ha un vero dialogo con i russi e si ascolta il loro punto di vista, si ottiene un effetto potente in molti modi. Si ricava una comprensione della situazione che si basa sulla realtà. E lo stesso Trump ha ammesso che adesso è in grado di vedere la prospettiva dei russi”. E questo influisce sulla sua posizione, per esempio, in relazione alla NATO. Ora capisce che la Russia non permetterà mai alla NATO di entrare in Ucraina, e ne capisce anche il motivo, e tale comprensione è stata incorporata nella sua posizione negoziale, mentre prima ne era assente. E penso anche che abbia il beneficio dei consigli di persone che lo circondano e che interagiscono con i russi, ancora una volta, a un livello che non sarebbero stati in grado di fare sotto l’amministrazione Biden. Prendiamo, per esempio, Steve Witkoff, il suo inviato per il Medio Oriente, che ora si è anche trasformato in un inviato russo. Questo è un uomo che si è recato a Mosca solo circa una settimana fa per liberare Mark Fogel.

Non ha alcun background in tema di Russia, assolutamente zero, ma è un uomo d’affari e gli affari sono la lingua di Donald Trump, e il principale omologo di Steve Witkoff in Russia è Kirill Dmitriev responsabile del fondo sovrano d’investimento russo. Il fondo che si occupa di investire all’interno dell’industria russa con la partecipazione di partner stranieri. Parlano entrambi la lingua degli affari. Se si dà un’occhiata alle discussioni che si sono svolte a Riad, si può notare che sono state guidate da concetti economici e che la guerra in Ucraina e il conflitto in Ucraina sono stati messi in secondo piano, affermando che erano d’accordo nel trovare una soluzione, ma che questo sarebbe stato fatto da altre persone. E che, per il momento, la discussione si sarebbe concentrata su un quadro più ampio.

Ed è stato un dialogo e una discussione molto più maturi di quanto ci si sarebbe mai aspettati da Donald Trump nel novembre dello scorso anno, dove il suo principale interlocutore sulle questioni russe era il generale Keith Kellogg. Proprio Keith Kellogg avrebbe dovuto tenere il discorso di apertura alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera e all’improvviso scopriamo che non è più a Monaco, ma che invece è stato sostituito da Gei Di Vance. Avrebbe dovuto andare anche alla riunione della NATO, ma anche qui è stato sostituito da un’altra persona, il nuovo ministro della difesa statunitense Pete Hegseth. A Kellogg sono rimasti come premio di consolazione i tour turistici in giro per l’Europa. Lo vediamo apparire in Polonia, e in molti altri posti, ma è chiaro che non è un giocatore o, per lo meno, non è un giocatore chiave, e qualsiasi ruolo che giocherà in futuro non sarà quello di consigliere principale, ma piuttosto di persona designata a implementare nella pratica concetti che sono già stati derivati da altri. Il giocatore chiave in questa situazione è, in realtà, Steve Witkoff. Penso che sia lui il giocatore chiave.

[Rachel Blevins]

Sì, ed è stato anche interessante vedere, come hai notato anche tu, esattamente come stanno le cose. Mi dispiace che tua figlia abbia dovuto affrontare un’esperienza così frustrante a Georgetown, perché quando impari nuove cose e fai esperienze in nuovi paesi: hai un’opportunità per arricchire il tuo bagaglio culturale. E il tuo punto di vista è destinato a cambiare. È interessante notare come l’establishment degli Stati Uniti spinga le persone a credere che il loro punto di vista non abbia alcun valore, che non abbiano bisogno di imparare nulla al di fuori di queste quattro mura e che debbano credere ciecamente a tutto ciò che viene detto sulla Russia. E hanno paura che, se ti rechi in Russia, potresti tornare con idee diverse e, giustamente, succede così. E questa è una cosa di cui darò credito a Trump perché sta guardando la situazione e si ferma per riflettere. Lo si può vedere proprio mentre lo fa. E si chiede come sia possibile che abbiamo dato 350 miliardi di dollari agli ucraini e Zelensky dica che non sa dove sia finita la metà di quei soldi. A questo punto Trump dice che c’è qualcosa che non va. Non pare un buon affare. E la situazione peggiora quando si considerano quanti soldi sono stati persi da tutte queste aziende statunitensi che non possono più fare affari in Russia.

Quindi abbiamo Trump che inaugura questa nuova era in cui si vuole guardare la situazione sotto una luce ragionevole. Conferma che non vogliamo la Terza Guerra Mondiale, ma che ovviamente non vogliamo nemmeno rimanere nella situazione in cui oggi ci troviamo con la Russia. Ma poi emerge il fatto che ci sono tutti questi politici in Europa che vogliono a tutti i costi odiare la Russia. Hanno creduto alle parole dell’establishment e, di fatto, sono l’establishment essi stessi. E così diversi leader europei si riuniscono a Parigi per tenere un loro incontro in competizione con gli Stati Uniti. Ed è stato comico guardarlo, anche solo perché non riuscivano nemmeno a mettersi d’accordo su una vera e propria dichiarazione di ciò su cui erano tutti d’accordo. Ci sono persone come Keir Starmer che dicono di voler mandare le proprie truppe. E poi ci sono altri leader più ragionevoli nel mix che non sono disposti a farlo.

Ma tutto questo serve solo a ricordare che, da tre anni a questa parte, hanno cercato di agire come se l’alleanza NATO fosse estremamente compatta. L’unità è la loro caratteristica distintiva e la loro qualità più importante, ma non appena un componente dell’alleanza NATO, in particolare gli Stati Uniti, cambia il proprio punto di vista, tutti gli altri, all’improvviso, tutto il resto dell’alleanza non sa più cosa diavolo deve fare. Quindi, come vedi, il vero stato della NATO e in che condizione si trova l’alleanza in questo momento?

Diana Collier è l’editor di Clarity Press, la casa editrice che ha pubblicato i miei libri negli ultimi anni, e sono profondamente grato alla loro collaborazione. Da qualche tempo a questa parte, mi chiede con regolarità di scrivere un libro sul futuro della NATO. E io ho continuato a dirle che i tempi non erano ancora maturi. C’erano alcuni eventi che dovevano necessariamente svilupparsi prima che un libro del genere potesse essere pubblicato. La scorsa settimana l’ho contattata e le ho detto che finalmente mi stavo preparando a scrivere il libro. Credo che in questo stesso periodo dell’anno nel corso del 2026 avremo risolto questo problema e le conclusioni che voglio trarre nel libro saranno diventate evidenti, ovvero che la NATO è finita. La NATO è finita. È già ferita a morte.

È insostenibile. Come tu hai sottolineato, la NATO non può sopravvivere senza gli Stati Uniti. E lo abbiamo visto proprio nel corso di questo incontro, che tra l’altro è stato curioso, questi erano leader europei che si sentivano insultati per il fatto che l’America non aveva invitato l’Ucraina al tavolo di Riad, e perciò si sono riuniti a Parigi per discutere dell’Ucraina senza che l’Ucraina potesse partecipare.

Questo dimostra quanto in basso sia sprofondato Zelensky. Ma abbiamo anche Keir Starmer, il primo ministro britannico, che parla come un comico da avanspettacolo, e che propone di schierare l’esercito britannico in Ucraina, quando l’esercito britannico avrebbe difficoltà a schierare sul campo due battaglioni, e la sostenibilità di un gruppo anche così risicato di soldati sarebbe quasi impossibile. E poi abbiamo i francesi che dicono che vogliono schierare anche i loro soldati. Ma sarebbero fortunati se riuscissero a portare un reggimento in Ucraina. Quindi, tutto quello che gli europei potrebbero mettere in campo sono 6.000 soldati francesi a cui si aggiungono, al massimo, 1200 soldati inglesi.

Questo è tutto. Sono incapaci di fare di più. E i francesi alla fine, penso che sia stato Macron oppure forse il suo primo ministro. hanno dichiarato che sono pronti a farlo solo se hanno la copertura degli americani. Quindi non sono davvero pronti a farlo. Voglio dire, questa è la linea di fondo: non sono pronti a farlo. Ora, per un attimo, facciamo un passo indietro e traiamo questa conclusione: è una questione così importante che i leader europei si sono riuniti e hanno detto: “Andremo persino contro gli Stati Uniti e sfideremo l’America pur di portare avanti il progetto Ucraina”.

Eppure, nonostante tutto, quando si tratta di forze armate, non hanno nulla. Esistono solo sulla carta. Non c’è una capacità militare significativa, soprattutto quando si tratta di proiettare potere verso l’esterno. È letteralmente un seme vuoto, una tigre di carta, qualsiasi cosa, qualsiasi termine vogliate tirar fuori, un castello di carte. Potremmo semplicemente andare avanti tutto il giorno a pensare a come descrivere la realtà della NATO senza gli Stati Uniti e senza il loro supporto.

Ora, si potrebbe pensare che abbiano imparato qualcosa dalla lezione di Zelensky. Vale a dire che, se hai bisogno dell’America per tenerti in vita, l’ultima cosa che dovresti fare è insultare l’America. Ma questa gente, ormai, è già stata morsa da un serpente, vale a dire che è pronta a passare dalla padella nella brace. Avevano creduto alla formulazione delle relazioni tra Europa ed America proposta da Biden, basata sull’idea che il presidente americano sarebbe stato disposto a presentarsi davanti al mondo e proclamare ad alta voce e ripetutamente che l’America ha un legame sacro, un dovere sacro, un obbligo sacro nei confronti della NATO. Il che è una bugia. Era una bugia nel momento stesso in cui Biden l’ha detto. Non abbiamo questo sacro dovere, obbligo od onore. Ma Biden si è messo a pontificare e l’Europa ci ha creduto. E poi l’Europa ha raddoppiato gli sforzi, impegnandosi in Ucraina con decisione perché, all’indomani dell’umiliazione che la NATO ha subìto in Afghanistan per mano degli Stati Uniti, questa era la loro ultima possibilità di redenzione. Questa era la loro ultima possibilità di avere rilevanza e di dimostrare di essere importanti. Il progetto Ucraina doveva funzionare a tutti i costi. Così, sono partiti in quarta nella speranza di trascinare l’America assieme a loro e ha quasi funzionato. Ha quasi funzionato fin troppo bene.

Ci ha quasi portato al punto in cui eravamo vicini alla guerra nucleare con la Russia lo scorso autunno. Ancora una volta, e in uno spirito di trasparenza, spero che l’amministrazione Trump rilascerà i registri, i documenti interni, le discussioni tra gli Stati Uniti e gli altri stati interessati, i briefing della CIA che sono stati dati al Congresso, eccetera, su quanto fossimo vicini a una guerra nucleare, perché, in effetti, siamo arrivati davvero a un soffio da uno scontro nucleare, più vicini di quanto chiunque possa immaginare. E l’amministrazione Biden era assolutamente pronta a scatenare una guerra nucleare con la Russia. Abbiamo avuto un indizio in merito quando, il 26 novembre, il Direttore dei Piani per il Comando Strategico, l’uomo che si occupa della pianificazione della guerra nucleare, ha dichiarato al Center for Strategic and International Studies di Washington, che eravamo pronti a uno scambio nucleare con la Russia e che eravamo convinti che lo avremmo vinto. Intendo dire che c’è chi immagina di poter vincere una guerra nucleare, il che è problematico, in tanti sensi, perché non si può mai vincere una guerra nucleare.

Ma la loro preparazione a farlo, accoppiata a una conversazione che ho avuto con un anziano democratico, membro del Congresso che è stato informato dalla CIA sulla loro valutazione sui russi, mi ha confermato che eravamo sull’orlo del baratro. Gli dissi che ero consapevole che non mi avrebbe potuto riferire dei briefing segreti che aveva ricevuto, ma gli chiesi semplicemente se gli analisti della CIA pensassero che i russi stessero bluffando. Ha detto, di no, che erano certi che i russi stessero facendo sul serio, ma la parte più spaventosa non era quella. La parte spaventosa era che, benché la CIA in realtà avesse detto che i russi non stavano bluffando, l’amministrazione Biden se ne fregava altamente. Erano pronti a scatenare una guerra nucleare. Ecco quanto siamo arrivati vicini alla catastrofe.

Questa è la mentalità che esisteva alla Casa Bianca in quel periodo. Quindi ce la siamo cavata per il rotto della cuffia, e tutto questo a causa dell’Europa. Dovete ricordare che, allo stesso tempo, l’Europa spingeva con tutta forza per proseguire verso il confronto nucleare. Il 13 settembre 2024, Keir Starmer è venuto negli Stati Uniti con la sua bella valigetta rossa contenente i documenti che ci avrebbero portato direttamente in una guerra nucleare con la Russia. Il primo ministro britannico non è assolutamente nostro amico, Olaf Scholz, non è nostro amico, Emmanuel Macron, non è nostro amico, l’Europa non è nostra amica, l’Europa è alla disperata ricerca di rilevanza, e stanno cercando di convincere l’America a impegnarsi oltre un punto di non ritorno, in modo che la NATO diventi una parte indispensabile dell’America. Ma, in realtà, è il parassita che cerca di attaccarsi in modo permanente all’ospite. Trump ha riconosciuto la NATO come un’organizzazione parassitaria che ci succhia la vita, e ha sfidato la NATO a farsi avanti e a pagare di più, ma non possono. Non sono in grado di farlo, ma non è finita qui. Una cosa è avere un parassita che si presenta e cerca di ingannarti facendoti credere di esserti benefico. Ciao, sono qui solo per renderti un servizio. È come se tu fossi un coccodrillo e io fossi quell’uccello che ti pulisce i denti e tutto il resto. Allora il coccodrillo apre la bocca e lo lascia fare. Ma la cosa cambia se sei una remora che si attacca a uno squalo e poi lo riempie di vermi che, alla fine, porteranno alla morte dello squalo.

La NATO in Europa sta cercando di dire: “Siamo qui, siamo vostri amici, siamo qui per il vostro beneficio”. Ma non lo sono. Sono un parassita succhiavita. E per Trump, in particolare, dopo la vittoria elettorale, la NATO in Europa è entrata in modalità di antagonismo diretto, cercando di vanificare qualsiasi suo intervento futuro. Rifletti su quello che sto dicendo. Abbiamo l’uomo che è stato appena eletto presidente dal popolo degli Stati Uniti con un mandato per portare cambiamento. Sarà il presidente degli Stati Uniti per i prossimi quattro anni. L’uomo su cui l’Europa aveva scommesso ha invece perso. Il suo partito è fuori gioco. Quindi, invece di dire: “Beh, cavolo, dobbiamo adattarci a questa realtà. Andiamo a vedere cosa vuole il nuovo capo americano perché sappiamo bene chi è il nuovo capo”. Invece di fare una cosa del genere, si allineano pienamente con l’amministrazione uscente che cerca di indebolire Trump, con politiche di sabotaggio nei confronti di Trump, per assicurarsi che quando Trump sarà diventato presidente, resterà intrappolato nei conflitti e in una direzione politica dalla quale non potrà districarsi. E la direzione numero uno, consiste nell’impedire a Donald Trump di fare la pace con la Russia per quel che riguarda l’Ucraina.

Questo è il motivo per cui siamo stati più vicini che mai alla guerra nucleare a dicembre, perché l’amministrazione Biden stava lavorando con gli europei per aumentare al massimo il volume del conflitto.

Quindi ora mettiamoci nei panni di Donald Trump. Sei appena stato eletto, ti guardi intorno e vedi che cosa hanno combinato gli avversari europei. E ora gli europei dicono: non è niente. Ci siamo solo distratti. In realtà vogliamo essere tuoi amici. E Trump non è affatto disposto a lasciare correre. Quindi, Trump è già predisposto ad assumere un atteggiamento il più anti-europeo possibile. Eppure, è molto difficile, anche alla luce di questo disastro che oggi vediamo nell’attuale stato di cose tra Europa e Stati Uniti, districarsi da decenni di grovigli che sono stati impostati da chi ti ha preceduto. Intendo dire che le radici vanno molto in profondità. E il parassita è letteralmente entrato nei tuoi organi vitali. E quindi, persino Trump è stato costretto a muoversi con i piedi di piombo e al rallentatore in quest’area. E da qui viene l’attenzione che sta dando all’Europa. Anche se andiamo in Europa per smuovere le acque, ci sentiamo comunque obbligati a impegnarci con l’Europa e ad essere rispettosi di ciò che l’Europa dice. Ma poi l’Europa prende ispirazione da Zelensky e inizia a insultare il presidente, e inizia a insultare anche l’America, inizia a insinuare che sono loro a decidere con i soldi e le risorse degli americani, non l’America. E poi la cosa migliore che si sono inventati è di dire che possono farcela da soli. Che non hanno bisogno dell’America. E questa è letteralmente musica per le orecchie di Trump che coglie la palla al balzo e dice: “Per un attimo ho pensato che questo divorzio significasse che avrei dovuto avere l’affidamento congiunto del figlio problematico. Ma mi stai dicendo che vuoi l’affidamento esclusivo del figlio problematico. Sono totalmente d’accordo.

È tutto tuo. L’Europa si è suicidata, letteralmente suicida, perché Trump sta per eliminare la questione ucraina dal problema americano. E lui sta per rimandare tutto all’Europa e l’Europa non può gestirlo. Quindi, l’Europa dice che vogliono sedersi al tavolo. Ma bisogna ascoltare cosa dicono oggi gli americani. Dicono che non possono sedersi a questo tavolo perché è riservato agli adulti. C’è invece un tavolo per i bambini cresciuti, per gli adolescenti insubordinati che dovranno andare nel retro della casa per non disturbare gli adulti. E, alla fine, riceveranno gli avanzi così che possano consumarli e ripulire i piatti. Questo è il tavolo a cui l’Europa può sedersi.

E lo stesso Marco Rubio ci ha detto cosa succederà quando l’accordo sarà stato fatto. Ha detto: “Non possiamo dire noi all’Europa di revocare le sanzioni”, perché sono sanzioni europee. Credo che abbiano appena approvato il loro sedicesimo ciclo di sanzioni o tranche o come lo vogliono chiamare. Come se alla Russia importasse qualcosa delle loro sanzioni. Non credo di aver ricevuto e-mail dai miei amici russi dove ammettevano di doversi arrendere e di non essere in grado di resistere alle sanzioni europee, e che era tutto finito. No, alla Russia non potrebbe importare di meno delle sanzioni europee. Ma quello che Rubio ha detto è che sarà l’Europa a dover revocare le proprie sanzioni, quindi l’Europa dovrà fare pace con la Russia per proprio conto, senza accodarsi all’America. L’America ripristinerà i buoni rapporti con la Russia, qualunque cosa accada. Risolveremo questo problema dal nostro punto di vista. Il problema dell’Ucraina ora tocca all’Europa che viene contemporaneamente abbandonata. E l’altra cosa che sta accadendo ora è che Trump non si fida più dell’Europa come entità singola. Lo ha detto in diverse occasioni. Non avrà interazioni con l’Europa in quanto entità singola. Voglio dire, non ha nessun interesse a trattare con Ursula von der Leyen oppure con Kaja Kallas, questo nuovo ministro degli esteri dell’Unione Europea che viene dall’Estonia e che non perde occasione per insultare l’America ogni singolo giorno.

E, ancora una volta, voglio dare un suggerimento davvero molto importante per le persone che sono in ascolto. Vi è permesso di odiarci, e lo intendo sul serio, potete odiarci segretamente e credo che ne avreste ampie giustificazioni per varie cose che abbiamo fatto. Non siamo stati i vostri migliori amici, e non siamo stati buoni vicini, e potete dire tutte queste cose. Tuttavia, siamo ancora il cane più grande del quartiere, e la cosa intelligente è accarezzarci e magari darci da mangiare dei dolcetti. Questo è l’approccio intelligente. Ma se volete prendere il grosso cane, che è già irritato per conto proprio, e volete togliergli la ciotola del cibo, prenderlo a calci, prenderlo a pugni, e prenderlo in giro, alla fine si rivolterà contro di voi e vi farà a polpette. L’Europa ha insultato l’America già una volta di troppo e, ancora una volta, se avete intenzione di insultarci, dovete essere poi disposti a stare da soli.

Dovete alzarvi e dire: “Sono una persona che è in grado di operare senza di voi e che è disposta a farlo fino in fondo. Quindi, posso prendervi in giro quanto mi pare, e posso lanciare contro di voi gli insulti più disgustosi che riesco ad immaginare”. Ma quando non sei in grado di farlo, quando sei il cane che è ancora attaccato al guinzaglio, che ha un collare che tenuto dalla persona che stai insultando, non sorprenderti quando danno uno strattone al guinzaglio e ti rimettono a cuccia. Trump ha detto che tratterà con l’Europa in termini di relazioni bilaterali con le singole nazioni europee, il che significa che questa è la fine dell’Unione Europea. Quindi, non solo la NATO si sta dissolvendo nel momento stesso in cui parliamo, perché la NATO è diventata insostenibile dal punto di vista finanziario. L’Europa non può permettersi la NATO e l’America non vuole più pagare quel conto. Per la NATO è finita.

È finita. Quindi, ora, la NATO deve considerare la transizione verso un’alleanza militare europea. Non possono permetterselo nemmeno, perché per farlo dovrebbero parlare con una sola voce. E come hai detto, lo spettacolo comico di Parigi dimostra che ne sono incapaci. Mentre Macron e Starmer stanno cercando di impressionare il mondo, con qualsiasi cosa definiscano come forze armate francesi e britanniche al giorno d’oggi. Abbiamo i tedeschi che dicono che non manderanno le loro truppe. Anche i polacchi si sono tirati indietro. I paesi baltici dicono che potrebbero mandarne, ma non hanno truppe da inviare tanto per cominciare. I rumeni dicono, se questo nuovo presidente viene eletto, siamo fuori dall’intera partita. Le basi della NATO che avete in questo momento, che sono essenziali per quello che state facendo in Ucraina, sono finite. Verranno chiuse. Non le avrete più. È finita. Fine della partita. La Russia ha vinto. Questo è dove siamo oggi. La NATO non sopravviverà. Sai, ero solito dire che la NATO non sarebbe sopravvissuta al decennio. Ora non credo che la NATO sopravviva nemmeno un altro anno o due. Il collasso sarà ancora più drammatico e rapido di quanto chiunque avesse previsto, perché non c’è nulla che possa sostenerlo. E lo stesso discorso vale per l’Europa. Il mese prossimo si terranno le elezioni in Germania.

E se vince l’AFD, cosa che sarebbe stata impensabile anche solo un mese fa, le cose cambieranno rapidamente. Lo slancio che hanno acquisito è surreale. Parlo dello slancio verso il rifiuto totale, da parte dei tedeschi, di tutto ciò che la Germania ha rappresentato fino ad ora, di tutto ciò che, dal punto di vista tedesco, è negativo. Parlo della deindustrializzazione, e della politica dell’immigrazione aperta, che ha creato problemi in termini di identità tedesca e stabilità tedesca. L’AFD sta arrivando. Non sto dicendo che applaudo o addirittura capisco la totalità della loro piattaforma. La conosco solo superficialmente. E non fingo nemmeno di essere totalmente d’accordo con loro. Quindi, quando vedo Elon Musk fare il tifo per l’AFD, non so se sia la cosa giusta da fare o la cosa sbagliata da fare. Lascio che faccia le sue cose. Quello che so è che l’AFD vuole la fine della guerra in Ucraina e l’AFD vuole uscire dall’Unione Europea, e che io lo sostenga o meno è irrilevante. Quello che posso dire è che se l’AFD vince queste elezioni in Germania, e ci sono buone possibilità che le vinca, questo è un punto di svolta per l’Europa. È la fine della NATO, la fine dell’Unione Europea, in forma iper-accelerata. La stessa cosa vale per la Romania. Se eleggono il tizio che, in questo momento, è il leader del fronte che vuole nominare un nuovo presidente, la Romania è fuori, e non credo che il mondo capisca quanto sia essenziale la Romania per la proiezione di potenza e sostegno della NATO in Ucraina. Se tagliate fuori la Romania, siete morti, finiti. Tutto dovrebbe essere dirottato attraverso la Polonia, che costituisce una linea di approvvigionamento molto più prevedibile. E i polacchi non sono più entusiasti della guerra come una volta. Abbiamo posto troppa attenzione su Sikorski e le sue ridicole dichiarazioni, e ignoriamo il fatto che c’è una porzione significativa dell’elettorato all’interno della Polonia, il che include anche l’esercito polacco, che non vuole avere nulla a che fare con una guerra contro la Russia, soprattutto ora che la NATO sta cadendo a pezzi. Voglio dire, la Polonia sta guardando alla pessima scommessa che ha fatto nel premere al fine di diventare la punta di diamante della NATO. Ha fatto entrare le truppe americane nei suoi confini, ha fatto in modo che l’America si impegnasse in questo progetto.

Ci si sono buttati con tutta la loro forza. All’improvviso, però, si accorgono di essere andati troppo avanti. Si accorgono di essere stati abbandonati e ora devono iniziare la ritirata. E i Paesi Baltici stanno per imparare una pesante lezione di umiltà perché, ancora una volta, torniamo a Macron e Starmer, si fa presto ad essere audaci se hai la garanzia delle forze armate americane. Ma cosa succederà quando Trump ritirerà le truppe dai Paesi Baltici? Quello che l’America sta dicendo è che non si ritiene impegnata nel mantenere questi gruppi tattici della NATO. Quindi questi gruppi di battaglia verranno dissolti. Ora i Paesi Baltici sono soli al 100 per cento. Questo avviene in un momento in cui si stanno atteggiando a confrontarsi in qualche modo con i russi nell’enclave di Kaliningrad con una sorta di blocco navale, e intendono dare la caccia alla flotta ombra dei russi. E già sappiamo cosa dirà Trump, vale a dire la stessa cosa che ha detto sulle truppe europee in Ucraina. Se voi europei volete mettere le vostre truppe tra voi e i russi per garantire un cessate il fuoco, fatelo pure, ma ricordatevi che non ci sarà nessun coinvolgimento americano. E, cosa più importante, non ci sarà nemmeno la protezione dell’articolo 5, il che significa che, quando i russi uccideranno ciascuno di voi, cosa che faranno per certo, noi non verremo in vostro soccorso. E Trump ha detto che la Russia non vuole truppe europee in Ucraina.

Quindi, se l’Europa insistesse a mandare le proprie truppe, la Russia le ucciderebbe di sicuro. Non ci sarà nessun soldato americano che cavalcherà in loro soccorso, sotto la protezione dell’articolo 5. Moriranno e basta. E i Paesi Baltici devono stare molto attenti, perché mentre i russi non sono inclini a fare alcuna operazione militare importante contro gli Stati Baltici, perché non è quello che vogliono, la Russia non starà comunque a guardare se i Paesi Baltici cercassero di destabilizzare Kaliningrad, che appartiene alla Russia. E lo scontro, in quel caso, diventerebbe violento molto rapidamente e finirebbe a scapito dei Paesi Baltici, e perché la NATO non sarà in grado di rispondere visto che gli Stati Uniti non le permetteranno di rispondere. Il che sottolinea ulteriormente la realtà che la NATO non è altro che una tigre di carta.

[Rachel Blevins]

Sì, è incredibile per me guardare indietro di tre anni e ricordare che, all’epoca, pensavo cosa diavolo stava cercando di fare la NATO in Ucraina. Stavano trasformando la Russia nella nazione più sanzionata del mondo così da farne crollare l’economia. Chiaramente nessuno di quei progetti ha funzionato Ma sento che stiamo attraversando di nuovo la stessa gamma di emozioni guardando all’Europa e chiedendoci cosa vogliono effettivamente ottenere in questa situazione. E come si fa a non vedere la scritta al neon sul muro, che Trump sta cercando di leggere lettera per lettera così che sia più facile da capire e che dice che stiamo entrando in una nuova era. Ci stiamo lasciando alle spalle i fallimenti del passato e ci stiamo lasciando alle spalle il rischio di una Terza Guerra Mondiale. Questo è l’obiettivo in questo momento quando si tratta di relazioni con la Russia e, ciò nonostante, gli europei ancora non la capiscono e non sono pronti ad accodarsi. E sono d’accordo nel pensare che alla fine sarà a loro discapito.

[Scott Ritter]

È curioso perché abbiamo parlato un po’ di ciò che motiva Trump, e via dicendo. E ha fatto alcune dichiarazioni in relazione all’alleanza BRICS. Ha detto l’alleanza BRICS è morta. E che se andassero avanti con il progetto della valuta BRICS, caricherà il 100% di tariffe contro di loro. E di conseguenza l’alleanza BRICS è morta. E mi chiedo, Donald che cosa diavolo dici? Ricordi quando Vladimir Putin ha tirato fuori la banconota BRICS da 100 unità a Kazan e ha detto: “Guardate questo bellissimo pezzo di carta”. Non vogliamo essere costretti a lanciarla. Non stiamo perseguendo la de-dollarizzazione. In realtà, tutti noi vogliamo usare il dollaro, ma voi dovete lasciarcelo usare. E se non ci lasciate usare il dollaro, allora dobbiamo per forza trovare un’alternativa.

E quindi Trump comincia a riflettere. Tutte le nazioni BRICS hanno detto, non stiamo de-dollarizzando e non intendiamo farlo se ci permetterete di usare il dollaro. E Trump si rende ben conto che, affinché il dollaro possa restare la valuta internazionale di riserva usata in tutto il pianeta, il mondo deve essere in grado di usare facilmente il dollaro. Quindi uno degli aspetti importanti del dialogo russo-americano che si sta svolgendo, ed è ancora una volta il motivo per cui sottolineo il coinvolgimento di Witkoff e Dmitriev, perché sono loro che condurranno le danze, sono loro che faranno funzionare questa cosa. Tutto il resto cade in secondo piano rispetto al quadro economico. Trump sta per aprire l’economia russa agli investimenti americani finanziati in dollari americani. Ora veniamo all’Europa. E i russi stanno dicendo che tutte le aziende europee stanno già iniziando a mettersi in fila e dicono di essere pronte a tornare in Russia, e a rimettere a posto tutto. Ma c’è una certa resistenza all’interno della Russia, perché, quando l’Europa si è ritirata dal mercato russo, si è creato un vuoto. E parte della resilienza russa è derivata dalla capacità degli investitori e degli imprenditori russi di farsi avanti e di colmare il divario, soprattutto quando si tratta di abbigliamento e di tutti i prodotti di consumo che hanno un prezzo elevato. E che non sono indispensabili.

[Rachel Blevins]

Stai forse parlando dei prodotti di lusso?

[Scott Ritter]

Sì, gli oggetti di lusso. Quindi i russi sono entrati nel campo dell’industria del lusso e stanno facendo prodotti per il popolo russo di alta qualità, e ora che aziende come Hugo Boss e altre società simili dicono di voler tornare, non sono così entusiaste di riaverle. Non so se avete visto l’affermazione brillante fatta oggi da Maria Zakharova, la responsabile delle relazioni con la stampa del ministero degli esteri russo. Si tratta di puro genio. Ha detto: “Voi ragazzi volete farci credere che siete aziende indipendenti. Ma quando noi non vi abbiamo cacciato, avete comunque scelto di andarvene obbedendo agli ordini dei vostri padroni in Europa, il che significa che non siete imprese indipendenti, ma siete armi economiche, e le vostre armi possono essere impiegate ogni volta che i vostri padroni politici decidono che debbano essere impiegate. Quindi perdonaci se non vogliamo far rientrare aziende come Hugo Boss, che, tra l’altro, aveva confezionato le uniformi per la Germania nazista. Se non vogliamo permettere a queste aziende di tornare, dovete rendervi conto che siete voi che lo avete provocato.

E ha fatto i nomi di tutte le grandi aziende che erano collegate ai nazisti o che avevano sostenuto il regime nazista. E poi ha detto qualcosa di molto interessante. E ancora, in Occidente, spesso faccio fatica a cercare di far capire agli americani quanto sia assolutamente essenziale la memoria della Seconda Guerra Mondiale, la Grande Guerra Patriottica, per definire l’esistenza dei russi moderni. Faccio fatica a fargli capire che non è propaganda, che non è solo un’idea veicolata da Putin. Risuona con l’opinione dell’intero popolo russo, e Maria Zakharova piangeva quando parlava di sua madre e del pane. Non so se ti ricordi di quella conversazione. Ha parlato dell’importanza del pane e del perché il pane significa così tanto per lei. Durante la Seconda guerra mondiale, sua nonna sosteneva in vita sua madre dandole grammi di pane. E sarebbero morti di fame senza quel pane, che per loro rappresentava la vita. E così oggi non puoi essere a tavola e lasciare il pane nel piatto. Dovete mangiare quel pane perché quel pane è il simbolo della vita. E si è messa a piangere. E questa è una donna dura. E ogni russo con cui ho parlato, quando parla di quanto sia importante questo argomento, ti fa capire quanto sia un fatto personale. perché tutti hanno perso membri della famiglia. Tutti hanno perso tutto.

E le lacrime scendono dai loro occhi. Per farti un esempio concreto di vita vissuta, sono andato a un monumento di guerra russo, penso che avesse a che fare con Sebastopoli. E si entra nell’edificio e si passa attraverso un corridoio dove i nomi dei caduti sono incisi sul muro, e si sentono le loro voci venire verso di te, e poi si entra in un auditorium dove si vedono le loro facce che poi si trasformano in stelle. E il significato che si vuole trasmettere è che 27 milioni di anime ti guardano dall’alto e ti giudicano ogni giorno per le tue azioni, per garantire che il modo in cui vivi la tua vita oggi onori il sacrificio che hanno fatto per darti la vita che stai vivendo ora. E questa non è propaganda, questo è una realtà che non potrebbe essere più reale di così.

E così Maria Zakharova va avanti e dice: “Dovete capire che, se vi lasciamo rientrare, comprendiamo bene per chi lavorate, e sarete cacciati se il vostro governo disonora la memoria dei caduti, il ruolo svolto dall’Unione Sovietica nella liberazione dell’Europa, deturpa i monumenti, e sminuisce il sacrificio fatto nell’operazione militare speciale. L’Europa deve alzarsi in piedi e non solo tacere sul ruolo della Russia nella vittoria della Seconda Guerra Mondiale, ma bensì riconoscerlo, e deve anche riconoscere che ciò che la Russia ha fatto in Ucraina è stato di pari livello e importanza rispetto a quello che aveva fatto nella Seconda guerra mondiale. Questa è la Russia che afferma la propria importanza come non faceva da molto tempo. E penso che avranno successo, ma questo significa che l’Europa dovrà cambiare radicalmente. Vediamo una situazione in cui Emmanuel Macron perderà sicuramente le prossime elezioni presidenziali per 18 o 20 punti a favore di Marine Le Pen, che non è entusiasta di continuare la guerra in Ucraina. Il sostegno di Starmer sta crollando. Sarà il sesto primo ministro britannico che dovrà lasciare il governo negli ultimi due anni, anzi dal 2016, quindi negli ultimi otto anni. Quello che voglio dire è che, ultimamente, stanno cadendo come mosche.

C’è un potenziale cambiamento, un cambiamento drammatico in Germania, e un cambiamento altrettanto importante in Romania.

Mi dispiace per Giorgia Meloni in Italia perché non si capisce dove voglia stare. Prima dice di essere contro l’Europa, e poi è a favore della guerra. Non riesce a decidersi da che parte stare. E non sa da che parte stare perché l’Europa sta cadendo a pezzi intorno a lei. È stata invitata a Mar-a-Lago per parlare con Trump perché penso che sia l’unico leader europeo che, al momento, non è contaminato dalla russofobia.

Ma l’Europa sta cadendo a pezzi ed è tutto finito per l’Europa così come è configurata al momento. E stiamo assistendo all’emergere di qualcosa di totalmente nuovo. Ed è qui che mi rivolgo alle persone che cercano di sminuire Donald Trump. Se non capite che Trump ha iniziato una rivoluzione che ha già ridefinito l’America, allora non avete capito niente. L’America non sarà più la stessa dopo questa presidenza. Le istituzioni chiave stanno crollando, perché non possono giustificare la loro esistenza. Perché quello che stavano facendo era una bugia. Non c’era trasparenza. Erano anti-americane. Il Dipartimento di Giustizia non sarà più lo stesso. Non sarà mai più lo stesso dopo questo. Se Cash Patel venisse confermato, l’FBI, non sarà mai più lo stessa. L’USAID è già stato totalmente ridefinito. Demoliranno il Dipartimento dell’Istruzione, e possiamo andare avanti all’infinito. C’è una rivoluzione qui negli Stati Uniti e quella rivoluzione sta distruggendo l’establishment, e sta liberando Trump, permettendogli di fare cose a livello globale che l’establishment non gli avrebbe mai permesso di fare, come, ad esempio, fare la pace con la Russia, e come staccarsi da questo parassita succhiasangue chiamato NATO.

Ci sono cambiamenti fondamentali in atto nel modo in cui l’America opera nel mondo. Nel bene e nel male, non lo sappiamo. Ai posteri l’ardua sentenza. Ma quello che sappiamo è che il gioco di cui tu ed io stavamo parlando in questo stesso periodo dell’anno scorso non esiste più. C’è un gioco completamente nuovo con nuove regole che ancora non conosciamo in questo momento perché tutto è così in sospeso. C’è una vecchia maledizione cinese che dice: “Possa tu vivere in tempi interessanti”. E noi siamo stati maledetti, Rachel, e immagino che il gioco sia tale da dare a persone come te e me la sicurezza di un posto di lavoro perché avremo molto di cui parlare per molto tempo.

[Rachel Blevins]

Sì, tempi interessanti. Penso che questo sia un buon modo per riassumere la situazione. È pazzesco pensare che, a partire da domani, siamo quasi alla fine del primo mese del secondo mandato di Trump. E in quel mese, mi sento come se avessimo davvero attraversato questo cambiamento pazzesco. Sarà interessante vedere dove questo ci porterà nei prossimi quattro anni. Ma non vedo l’ora di continuare a parlarne.

[Scott Ritter]

Lasciatemi dire un’ultima cosa, perché è solo una questione di prospettiva quando si ha a che fare con gente che dice: “Beh, Trump ha solo un mandato”. E quindi possiamo considerarlo inutile. Tornate indietro nella storia, ragazzi. Diamo un’occhiata ai presidenti che hanno avuto due mandati. Non è mai successo nulla nel loro primo mandato. Forse alcuni aggiustamenti interni, ma per quanto riguarda la politica estera, non sono liberi di fare nulla in politica estera fino a quando hanno raggiunto il loro secondo mandato e iniziano i negoziati. E qualsiasi cambiamento venga apportato avviene alla fine del secondo mandato, nella parte terminale del loro secondo mandato. Quindi iniziano qualcosa e poi spetta alla prossima amministrazione portarlo a termine ed è per questo che spesso vediamo inversioni di rotta e rallentamenti nel progresso, ed ecco perché le persone sono state in qualche modo critiche nei confronti dei cambiamenti che l’America è in grado di fare, perché come ha detto Vladimir Putin: “Avete un presidente che dice una cosa durante la campagna elettorale, dopo di che arriva alla Casa Bianca, e gli uomini in abito nero e le valigette nere si fanno avanti e, all’improvviso, le cose cambiano.

Trump ha distrutto gli uomini in abito nero con le loro valigette. Non esistono più. Non sono più al potere, quindi non possono influenzarlo. E come hai detto, siamo a un mese del primo anno di un mandato che dura quattro anni. Se non capite quanto sia rivoluzionario tutto questo, e perché non avete capito che l’uomo che concepisce questi cambiamenti e li attua ha quattro anni davanti a sé, quattro anni di consolidamento. Questo non è mai accaduto nella storia della moderna politica di sicurezza nazionale americana o della politica estera americana. Non è mai successo che tali drammatiche, fondamentali, epocali e determinanti alterazioni del rapporto americano con il mondo abbiano avuto luogo un mese dopo l’inizio dell’amministrazione di un presidente. Ragazzi, questo è diverso da qualsiasi cosa abbiate mai visto. Non ci sarà alcuna possibilità per l’establishment di frenare questo treno. Il Congresso non potrà fermarlo. Trump sta cambiando tutto nei suoi primi mesi e avrà tre anni e 11 mesi per consolidare il suo lavoro. Ragazzi, ci aspetta un viaggio micidiale, un viaggio micidiale.

[Rachel Blevins]

Oh, assolutamente. E penso che il fatto che così tante persone guardino Trump e dicano: “Ok, ha quattro anni, ma quello che sta facendo in questo momento e quello che sta mostrando è possibile che continui a vivere anche in futuro”. Questa sarà l’eredità che il popolo americano avrà ricevuto. Se a loro piace la direzione in cui sta andando, soprattutto dal punto di vista della politica estera, vale a dire che non vogliono una Terza Guerra Mondiale contro la Russia, si rendono conto che è possibile non doverlo fare. Non dobbiamo più vivere nel mondo Biden-Obama. Quindi sarà interessante vedere dove andrà a finire. Certamente c’è molto in gioco, e apprezzo davvero che tu abbia dedicato del tempo a unirti a me oggi per analizzare tutte le ultime novità. Scott Ritter, ex ispettore delle Nazioni Unite e ufficiale dell’intelligence del Corpo dei Marines degli Stati Uniti. Grazie mille per il tuo tempo e la tua intuizione.

[Scott Ritter]

Grazie per avermi invitato.

Quindi, secondo me le informazioni che vi ho dato sono abbastanza chiare. Gli americani sono stufati di questa situazione. A gennaio gli scienziati nucleari ci dicono che l’orologio del giorno giudizio, che è come un bollettino che pubblicano per indicare quanto siamo vicini allo scontro nucleare, è arrivato a 89 secondi, quindi non è mai stato così vicino alla mezzanotte e la mezzanotte corrisponde all’olocausto totale. Quindi dobbiamo assolutamente tornare indietro. Anche se Trump riuscisse a evitare l’olocausto nucleare, secondo me la sua presenza sarebbe già giustificata. Gli americani non vogliono più morire e pagare per progetti che non li beneficiano, quindi negli Stati Uniti è nata una vera e propria rivoluzione culturale che non si può fermare.

Le cose cambieranno completamente tra due o tre generazioni, quindi non vedremo i risultati subito e l’evoluzione di questa rivoluzione potrebbe essere travagliata, come tutte le rivoluzioni. Quello che si sta facendo adesso è evidente e chiunque può vederlo da sé: si stanno demolendo le strutture e dando massima visibilità all’attività svolta. Forse il nuovo establishment che verrà creato dopo sarà peggio di quello che abbiamo adesso, non lo sappiamo, lo capiremo soltanto vivendo, ma per il momento è indispensabile toglierci quello che abbiamo.

Roberto Mazzoni

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