Origine COVID: dove sta il marcio? – parte 8 – Insabbiamento cinese – MN #134

Un rapporto presentato dai parlamentari repubblicani del Congresso statunitense sostiene che l’epidemia del COVID-19 si è diffusa dal laboratorio di Wuhan già da prima del 12 settembre 2019, magari anche già dalla fine di agosto.

Il documento è stato presentato dal parlamentare repubblicano Michael McCaul del comitato affari esteri dopo mesi di lavoro da parte del suo staff.  Lo scopo del corposo documento e del relativo aggiornamento, entrambi pubblicati a settembre 2021, è di delineare tutte le prove che puntano al laboratorio di virologia di Wuhan come fonte della pandemia COVID-19 e alle varie azioni intraprese dai ricercatori cinesi coinvolti come pure da Peter Daszak, presidente di EcoHealth Alliance, per nascondere quello che era accaduto.

Il rapporto vuole dimostrare come i documenti prodotti dagli stessi ricercatori cinesi del Wuhan Institute of Virology non solo dimostrano che il laboratorio stava conducendo pericolosi esperimenti di tipo gain of function, ma che tali ricercatori erano in grado, già dal 2016, di modificare artificialmente un virus senza lasciare alcuna traccia della modifica.

Ecco le parole con cui lo stesso McCall ha presentato il rapporto: “Procedendo con l’indagine sulle origini della pandemia COVID-19 credo che sia giunto il btempo per scartare la teoria secondo cui l’epidemia è cominciata nel mercato del pesce. Invece, come delineato in questo rapporto, una parte preponderante delle prove mostra che tutte le  piste conducono al Wuhan Institute of Virology. Sappiamo che nel laboratorio erano in corso ricerche gain of function condotte in condizioni poco sicure. Sappiamo inoltre che il capo della CDC cinese e il direttore del laboratorio di Wuhan avevano espresso pubblicamente preoccupazione circa la sicurezza del laboratorio nell’estate del 2019.  Quando si sono resi conto dell’accaduto, i funzionari del Partito Comunista Cinese e gli scienziati del laboratorio di Wuhan hanno cominciato freneticamente a coprire le prove della fuga dal laboratorio. Tra le altre cose hanno fatto sparire notte tempo un database con le descrizioni dei loro virus che prima era stato accessibile online. Inoltre hanno richiesto l’investimento di un altro milione di dollari in misure di sicurezza aggiuntive.

Ma il loro insabbiamento è arrivato troppo tardi, ormai il virus si stava spargendo in tutta la metropoli di Wuhan. Nell’arco di un mese le immagini catturate da satellite mostrano una marcata crescita dei ricoveri in ospedale con sintomi simili al COVID-19. Allo stesso tempo, gli atleti che stavano partecipando ai Military War Games si sono ammalati con sintomi simili a quelli del COVID-19.    Alcuni di loro hanno riportato il virus nei loro Paesi di origine, creando uno dei primi eventi di massimo contagio al mondo, il che spiega in che modo le nazioni che hanno partecipato ai giochi hanno riportato i primi casi già nel novembre 2019”.

La denuncia della dottoressa Ai Fen

A conferma di questa prima parte della dichiarazione riportiamo un video relativo a un’intervista condotta in Cina alla dottoressa che ha identificato i primi casi di COVID-19 nel pronto soccorso dell’ospedale centrale di Wuhan.

La dottoressa Ai Fen, direttrice del pronto soccorso ha fatto di tutto per segnalare la presenza dell’epidemia anche a tutela dei suoi colleghi e dei suoi stessi concittadini, ma i gestori dell’ospedale in cui lavorava l’hanno ostacolata in tutti i modi fino a quando si è decisa a rilasciare un’intervista alla rivista cinese People, dopo di che è semplicemente sparita insieme a tanti altri.

Li Weliang è l’oftalmologo che per primo ha segnalato la malattia sui social media ed è stato costretto a ritrattare dai suoi superiori e dai funzionari del partito per quindi morire del contagio.

Proseguiamo con la dichiarazione ufficiale dell’onorevole McCaul: “E’ anche preoccupante che la comunità scientifica abbia detto agli americani per oltre un anno che era impossibile modificare un virus senza lasciare traccia quando tale tecnologia è stata in esistenza per più di 14 anni prima che la pandemia avesse inizio. Come descritto in questo rapporto, i ricercatori al Wuhan Institute of Virology sono stati in grado di modificare virus senza lasciare traccia già dal 2016. Perciò non è più appropriato per nessuno screditare la possibilità che il virus sia stato geneticamente modificato prima di sfuggire dall’istituto di virologia di Wuhan.

Ora è il momento di utilizzare tutti gli strumenti a disposizione del governo degli Stati Uniti per portare alla luce tutta la verità su come questo virus sia venuto in esistenza. Ciò include emettere un mandato di comparizione nei confronti di Peter Daszak affinché si presenti davanti al comitato affari esteri per rispondere delle sue affermazioni discordarnti e talvolta consapevolmente del tutto inaccurate. E’ anche necessario che il Congresso approvi una legge che sanzioni gli scienziati al Wuhan Institute of Virology e i funzionari del partico comunista cinese che hanno partecipato all’insabbiamento. E’ stata la più grande operazione d’insabbiamento di tutti i tempi e ha causato la morte di oltre 4 milioni di persone in tutto il mondo, quindi qualcuno deve essere ritenuto responsabile”.

Il fallimento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità

Nel video che segue vediamo le numerose promesse mai mantenute anche da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che non ha mai voluto far luce sulle reali origini della pandemia.

Non solo hanno mancato nelle loro funzioni primarie, ma all’OMS si sono unicamente preoccupati di coprire le manchevolezze della Cina, lodandola pubblicamente per quello che in realtà non stava facendo. Il prossimo video riporta registrazioni audio dei funzionari primari dell’OMS su questo tema.

Nel rapporto di McCaul questo insieme di fattori viene descritto con le seguenti parole: “Il direttore generale dell’OMS Tedros ha risposto all’insabbiamento da parte del partito comunista cinese lodandolo invece per la ‘trasparenza’ dimostrata, benché la documentazione interna dell’OMS mostrasse la frustrazione nei confronti del rifiuto da parte del partito comunista cinese di condividere dati critici il relazione al virus. L’OMS ha ripetuto più volte a pappagallo la propaganda cinese, ignorando al tempo stesso i rapporti contrastanti che giungevano da fonti attendibili. Il direttore generale Tedros ha difeso a spada tratta la risposta all’epidemia da parte del partito comunista cinese nei primi mesi e ne ha abbracciato la storia revisionista. L’impatto del suo comportamento sulla risposta globale al virus è incredibilmente preoccupantebbaa. C’è una moltitudine di domande che richiedono un esame molto serio di come l’OMS ha gestito il COVID-19. In ogni caso, è chiaro che l’OMS abbia mancato di svolgere i propri compiti come definito dall’International Health Regulation (le regole internazionali sulla gestione delle epidemie).

Il rapporto segreto del laboratorio americano

L’amministrazione Trump aveva iniziato una propria ricerca sulle origini del virus coinvolgendo anche un laboratorio spezializzato in armi biologiche.

Ma tutte le attività di indagine avviate da Trump e dal suo segretario di stato, Mike Pompeo, sono state interrotte da Biden subito dopo il suo insediamento. Biden ha commissionato un rapporto in materia alle varie agenzie di intelligence statunitensi che dopo 90 giorni hanno prodotto un resoconto inconcludente.

I punti salienti del rapporto di McCaul

Il rapporto più completo pubblicato sinora negli USA è proprio quello di Michael McCaul, che è stato anche recentemente aggiornato con dettagli ancora più preoccupanti.

Ecco alcuni brani chiave presi dalla versione aggionata: i protocolli di sicurezza nel laboratorio di Wuhan erano talmente deboli da essere stati criticati dallo stesso direttore del laboratorio di livello 4 di Wuhan e dal direttore del Chinese Center for Disease Control.

Ci sono state numerose richieste di manutenzione al Wuhan Institute of Virology, compresa nella nuova ala che era stata operativa per soli due anni. Alcune di queste richieste includevano il sistema di disinfezione dell’aria e il sistema di trattamento dei rifiuti pericolosi.

Gli scienziati dell’istituto di virologia di Wuhan stavano eseguendo esperimenti di tipo gain of function in laboratori di livello 3 e 2. Un laboratorio di livello 2 ha lo stesso grado di sicurezza di uno studio dentistico.

Shi Zenghli, la principale ricercatrice del laboratorio di Wuhan denominata signora dei pipistrelli, ha ripetutamente mentito sul fatto che nel laboratorio non conducesse ricerca gain of function, sul fatto che nel laboratorio non erano presenti militar dell’esercito di liberazione popolare, sulla data in cui ha sequenziato il virus che più da vicino corrisponde al SARS-CoV-2 ritenuto responsabile del COVID-19, sul fatto che nel laboratorio fossero in vigori protocolli di sicurezza che in realtà non esistevano, sul motivo per cui il Wuhan Institute of Virology abbia fatto scomparire il database dei virus il 12 dicembre 2019.

Tra le operazioni di ostruzionismo condotte dalla Cina, il rapporto di McCaul evidenzia le seguenti:

  1. la decisione di non pubblicare immediatamente la mappatura genetica completa del SARS-CoV-2 elaborata dal Wuhan Institute of Virology, mappatura che avrebbe mostrato la sua similitudine al SARS-CoV-1 indicando che si trattava di un nuovo tipo di coronavirus.
  2. La chiusura del laboratorio di Shangai che aveva pubblicato online il genoma del SARS-CoV-2.
  3. Il mancato annuncio dei nuovi casi registrati durante le riunioni politiche del Partito Comunista Cinese dal 6 al 17 gennaio.
  4. La soppressione dei rapporti dai medici cinesi che dimostravano la tramissione da uomo a uomo.
  5. Il ritardo di sei giorni nel comunicare il fatto che il virus poteva trasmettersi da uomo a uomo, nonostante Xi Jimping e gli alti funzionari del partito ne fossero a conoscenza e che sapessero che probabilmente si sarebbe scatenata un’epidemia.
  6. Il costante e ripetuto rifiuto da parte del Partito Comunista Cinese nel condividere campioni del virus con la comunità internazionale. Da notare che il Wuhan Institute of Virology aveva concordato d’inviare il campione virale al laboratorio di virologia di livello 4 di Galveston in Texas, ma i funzionari del partito lo hanno impedito.

Sul fronte della disinformazione attivata dalla Cina per spostare la colpa su altri il rapporto indica i seguenti fatti:

  1. Il Partito Comunista Cinese ha criticato pubblicamente e privatamente tutte le nazioni che hanno cominciato a ridurre la possibilità di viaggiare  in altri Paesi tra cui la Cina.
  2. A metà febbraio 2020, il Partito ha revocato le credenziali di tutti i giornalisti stanieri che diffondevano notizie sull’epidemia in Cina.
  3. Almeno due volte, funzionari del Partito Comunista Cinese hanno inviato una richiesta al senatore Roger Roth, presidente del senato del Wisconsin, affinché approvasse una risoluzione che lodava l’operato di Pechino nella gestione dell’epidemia. Richieste simili sono state presentate ad alcuni politici tedeschi da diplomatici cinesi.
  4. Pechino ha minacciato qualsiasi nazione criticasse la sua gestione dell’epidemia.
  5. Secondo un articolo pubblicato sul New York Times, la Comunità Europea ha censurato un rapporto che aveva già scritto sul COVID-19 e poi lo ha riscritto seguendo le indicazioni del Partito Comunista Cinese.
  6. Il Partito ha anche sostenuto che il virus avesse avuto origine al di fuori della Cina. In un tweet, Lijin Zhao, un funzionario del ministero degli esteri cinese ha accusato gli Stati Uniti di aver portato il virus in Cina ripendendo in articolo pubblicato su globalresearch.ca, in sito che propone propaganda pro-Putin e ha dichiarato di avere legami con i media governativi russi. Nello stesso mese di marzo 2020, la Cina ha cambiato versione accusando l’Italia di aver sparso il virus nel resto del mondo.

Il rapporto fornisce molti più dettagli sulla sequenza degli avvenimenti ed è stato messo agli atti nel Congresso degli Stati Uniti. Sarà la base per ulteriori indagini e per una futura commissione congressionale d’inchesta, quando ci saranno voti sufficienti per farla partire.

Singolare anche il fatto che Zhou Yusen, uno scienziato militare cinese che aveva lavorato in abbinamento al Wuhan Institute of Virology, ha presentato una domanda per il brevetto di un vaccino per il COVID-19 subito dopo che il contagio era emerso. Il brevetto è stato richiesto a nome dell’Accademia Militare delle Scienze del Partito di liberazione popolare il 24 febbraio 2020, cinque settimane prima che le autorità cinesi ammettessero che il virus poteva trasmettersi da uomo a uomo.

Nel maggio del 2020, Zhou Yusen è morto in circostanze misteriose senza alcun commento ufficiale nonostante fosse famoso e avesse vinto riconoscimenti importanti. La notizia della morte è stata data in un documento scientifico pubblicato in Cina in dicembre 2020.

Nel frattempo, anche Peter Palese, un importante microbiologo di New York, ha preso le distanze dalla teoria delle origini naturali del virus e ha dichiarato che si dovrebbe indagare a fondo sulla vera origine. Palese è uno dei 27 scienziati di spicco che l’anno scorso avevano firmato il famoso articolo sulla rivista britannica Lancet denunciando come complottista l’ipotesi della fuga di laboratorio (ne abbiamo parlato sulla parte 1 di questa serie). Si è in seguito scoperto che l’articolo sul Lancet era stato segretamente orchestrato da Peter Daszak, presidente di EcoHealth Alliance, la società senza fini di lucro newyorkese che ha finanziato le ricerche nel laboratorio di Wuhan utilizzando soldi dei contribuenti americani.

Roberto Mazzoni

Altre fonti:

https://nypost.com/2021/06/04/prominent-nyc-scientist-backtracks-on-natural-origin-of-covid/

https://nypost.com/2021/08/02/gop-investigation-proves-covid-leaked-from-wuhan-lab-report/

https://gop-foreignaffairs.house.gov/press-release/mccaul-releases-addendum-to-origins-of-covid-19-report/

https://nypost.com/2021/06/04/chinese-scientist-filed-covid-vaccine-patent-after-contagion-emerged-report/

https://nypost.com/2021/08/02/gop-investigation-proves-covid-leaked-from-wuhan-lab-report/

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