“Non c’è nulla di più permanente di un programma governativo temporaneo” questa famosa frase dell’economista americano Milton Friedman, spessa presa a prestito da Ronald Reagan, dipinge con efficacia la situazione in cui si trovano molte nazioni del mondo. Gli esperti medici ufficiali di numerose nazioni concordano che ormai la pandemia COVID 19 sia finita e siamo entrati in una fase endemica dove potremo convivere con il virus come avviene per molte altre malattie. Un numero crescente di esperti, anche delle stesse case farmaceutiche, concordano sull’inefficacia dei vaccini nel bloccare il contagio e quindi sull’inutilità degli obblighi vaccinali. Lo stesso vale per le mascherine. In materia di lockdown, la prestigiosa università americana John Hopkins ha da poco pubblicato uno studio in cui sostiene che l’uso dei lockdown ha ridotto l’impatto del COVID solo dello 0.2%, ma ha avuto effetti catastrofici sulla salute e sulla vita sociale ed economica delle persone.
Per queste ragioni, un numero sempre crescente di Paesi ha deciso di eliminare tutte le restrizioni e tornare a una vita normale. Solo alcune nazioni rimangono ancorate all’imposizione di misure di emergenza che dovevano essere temporanee, ma che invece appare chiaro che siano destinate ad essere permanenti.
Tra queste nazioni spiccano la Cina, da dove la pandemia è partita in origine e da dove sono anche partite le politiche di lockdown e schedatura della popolazione. Seguono diversi paesi che hanno sviluppati rapporti particolarmente stretti con la Cina come ad esempio il Canada, l’Australia, la Nuova Zelanda, l’Italia, l’Austria e la Francia. Negli Stati Uniti la situazione è più a macchia di leopardo, con alcuni stati gestiti dal Partito Repubblicano che hanno abbandonato i lockdown e le mascherine fin dal principio e alcuni stati gestiti dal Partito Democratico che hanno seguito il modello cinese, ma che ora stanno facendo marcia indietro, lasciando la Casa Bianca spiazzata nel difendere la posizione intransigente cinese.
Un catalizzatore importante per questo cambiamento di posizione da parte dei democratici americani è la protesta dei camionisti in Canada che sta entrando nella terza settimana. Il convoglio della libertà è ancora a Ottawa, la capitale, nonostante il sindaco della città abbia proclamato lo stato di emergenza già la settimana scorsa e abbia tentato in tutti i modi di sabotare i camionisti attraverso la polizia cittadina che ha violato in diversi modi i diritti umani dei canadesi. Tucker Carlson, il più seguito giornalista televisivo negli Stati Uniti, ci dà un prima sintesi dei punti salienti di questa manifestazione. Nel video Carlson menziona il Ponte Edmund Pettus. Si riferisce a un ponte nella cittadina di Selma nello stato meridionale dell’Alabama dove il 7 marzo 1965 una manifestazione pacifica dedicata al riconoscimento dei diritti civili dei cittadini afroamericani degli Stati Uniti fu affrontata da una carica della polizia a cavallo con manganelli e lacrimogeni. E’ un momento storico per la lotta a favore dei diritti civili negli Stati Uniti. Edmund Pettus, a cui il ponte è dedicato, era un politico del Partito Democratico e membro del Ku Klux Klan che si era battuto con i sudisti durante la guerra civile americana.
Nel video Carlson mostra come la protesta dei camionisti canadesi abbia già prodotto risultati notevoli: 6 province del Canada hanno già cancellato tutti gli obblighi vaccinali oppure li stanno cancellando. Lo stesso è successo negli Stati Uniti dove diversi stati gestiti dal Partito Democratico hanno finalmente fatto marcia indietro e hanno tolto gli obblighi di indossare maschere e di farsi vaccinare.
Carlson parla del blocco dell’Ambassador Bridge, collegamento strategico tra gli Stati Uniti e il Canada, che è stato bloccato per cinque giorni da un gruppo di camionisti e di sostenitori dotati di macchine, che si sono mossi in modo indipendente rispetto al Freedom Convoy stazionato ad Ottawa.
L’occupazione dell’Ambassador Bridge ha distratto il governo dalla manifestazione di Ottawa e ha fatto confluire nella cittadina di Windsor, che si trova sulla sponda canadese del ponte, un grande contingente di polizia.
Doug Ford, politico conservatore e premier dell’Ontario, la regione in cui si trova l’Ambassador Bridge, ha dichiarato lo stato di emergenza per tutta la provincia e ha minacciato i manifestanti sul ponte di enormi conseguenze personali. In particolare ha promesso multe di fino a $ 100,000 canadesi, un anno di prigione, il sequestro della patente e dei mezzi di traporto.
Nonostante queste minacce, i manifestanti sono rimasti sul ponte, ma hanno comunque aperto una corsia per permettere il flusso dei camion. La manifestazione si è mantenuta pacifica e i manifestanti hanno respinto le accuse di danneggiare l’economia, ricordando che due anni fa altre proteste organizzate dalla sinistra avevano bloccato diverse tratte ferroviarie in Canada per settimane e nessuno si era lamentato. Inoltre i lockdown imposti dagli stessi politici che ora gridano allo scandalo hanno prodotto danni molto più gravi. Alla fine, nonostante il confronto diretto tra manifestanti e polizia durato cinque giorni, pochi dimostranti sono stati arrestati perche avevano oltrepassato le barriere in cemento poste dalla polizia. Alcuni dicono che gli arrestati siano due, altri parlano di una dozzina. In ogni caso sono piccoli numeri rispetto alla dimensione della protesta.
Il blocco sull’Ambassador Bridge è stato tolto quando il numero di poliziotti è diventato eccessivo e dopo che ormai l’obiettivo primario di spingere verso la cancellazione degli obblighi covid è stato raggiunto. Doug Ford ha infatti promesso che cancellerà qualsiasi obbligo per l’Ontario dai primi di marzo.
Una prosecuzione della protesta sull’Ambassador Bridge avrebbe causato danni a molti altri lavoratori e sarebbe stata controproducente per la causa dei camionisti canadesi, quindi quel particolare blocco è stato tolto, ma ne sono rimasti diversi altri, in zone diverse del Canada.
Carlson ripropone un motto delle Pantere Nere, un’organizzazione rivoluzionaria afroamericana che si è sviluppato negli USA alla fine degli anni sessanta. Erano soliti dire: Gratta gratta un liberale e scoprirai un fascista, vale a dire che sotto l’apparente benevolenza di un politico moderato di sinistra che proclama di lavorare invariabilmente per il bene del popolo, si cela immancabilmente un fascista che vuole vivere sulle spalle di quello stesso popolo.
Ma il fenomeno del Freedom Convoy si sta espandendo anche agli Stati Uniti come vediamo in questo secondo video sempre di Tucker Carlson.
Vediamo quindi che un convoglio simile a quello canadese si sta sviluppando negli Stati Uniti. Partirà dalla California ai primi di marzo e marcerà in direzione di Washington. Questo fatto naturalmente preoccupa la Casa Bianca che ha fatto pressione su Trudeau affinché usi la forza per porre fine alla protesta del Freedom Convoy a Ottawa e Trudeau ha appena annunciato di voler ricorrere a una legge canadese che viene usata solo nella lotta contro il terrorismo.
Negli Stati Uniti vogliono fare altrettanto, come ci racconta Laura Ingraham, una delle giornaliste più importanti di Fox News.
Vediamo i due pesi e le due misure usate per descrivere la protesta totalmente pacifica dei camionisti canadesi rispetto alle sanguinose sommosse attuate da Black Lives Matter nell’estate del 2020, che ha persino incendiato un’automobile davante alla sede principale di CNN in Atlanta e ha distrutto la vetrata d’ingresso dell’emittente.
I camionisti sono terroristi da combattere, mentre i teppisti di Black Lives Matter sono eroi da riverire.
Ma la gente si sta svegliando e vi propongo un video umoristico a commento della situazione in cui ci troviamo oggi.
Nonostante tutte le misure restrittive adottate da Justin Trudeu, i camionisti non mollano e vediamo una serie di interviste realizzate da Sean Hannity, il secondo giornalista più famoso di Fox News.
Il coraggio e l’orgoglio è ancora forte nei canadesi e questo sarà essenziale per affrontare le prossime fasi che si fanno più difficili e di cui parleremo nel prossimo video. Nel frattempo vi propongo un’altra compilation che mostra il convoglio in azione.
Justin Trudeau mostra in modo sempre più chiaro i suoi contorni di piccolo dittatore e traccia un modello che indica le azioni che altri regimi autoritari come quello del Canada probabilmente attueranno altrove.
In questo video abbiamo visto che la prima azione intrapresa sia il sequestro arbitrario e immediato, senza alcun ricorso a un mandato del giudice, dei beni personali di chiunque sia percepito come un oppositore del regime.
Nei prossimi video vedremo quali sono le altre misure adottate.
Roberto Mazzoni
Rapporto della John Hopkins: