In questa quarta parte della serie dedicata alla propaganda vedremo in che modo la censura costituisce una parte attiva dell’opera di un propagandista. Faremo sempre riferimento al libro Public Opinion (Opinione Pubblica) scritto dall’autore e propagandista americano Walter Lippmann nel 1922 e che costituisce il primo testo di riferimento su questa nuova disciplina di manipolazione delle masse.
È opportuno vedere prima le tre puntate precedenti in modo da avere una comprensione completa.
Ricordiamo innanzi tutto che la propaganda è una tecnologia per la costruzione del consenso. Il propagandistavuole convincere il numero più vasto di persone possibile nell’abbracciare un opinione comune e nell’adottare comportamenti uniformi.
Per farlo ricorre a numerosi strumenti, alcuni dei quali sono stati descritti nei tre video precedenti. In questo ci concentreremo sulla censura che, come ci dice Lippmann costituisce il cuore della propaganda. Ecco le sue parole prese dal libro Public Opinion:
“La natura stessa della propaganda è un gruppo di uomini che può impedire l’accesso indipendente agli eventi, e può modificare le notizie in modo che si adattino ai propri scopi.
Senza una qualche forma di censura, la propaganda in senso stretto non è possibile. Al fine di condurre propaganda deve esiste una qualche barriera tra il pubblico e gli eventi. L’accesso agli eventi reali deve essere limitato, prima che qualcuno possa creare uno pseudo-ambiente che egli considera saggio o desiderabile. Poiché, benché le persone che hanno accesso diretto agli eventi possono fraintendere ciò che vedono, nessuno può decidere in che modo li fraintenderanno, a meno che si possa decidere dove possono guardare e che cosa possono guardare.
In tempi differenti e per argomenti diversi alcuni uomini impongono sugli altri l’accettazione di un particolare standard di segretezza. La frontiera tra ciò che viene nascosto perché la sua pubblicazione sarebbe “incompatibile con gli interessi pubblici” si sfuma gradualmente in qualcosa che viene nascosto perché fa comodo nasconderlo”.
Diventa quindi essenziale scegliere le parole giuste per descrivere gli eventi che sono al centro dello sforzo propagandistico, ed escludere quelle parti degli avvenimenti che sono sfavorevoli alle mire del propagandista. Per questo motivo il messaggio deve essere standardizzato il più possibile e ripetuto senza variazione sui diversi mezzi di comunicazione, assicurandosi che nessuno possa accedere alle informazioni direttamente, e qualora ci riesca venga censurato o screditato.
La censura va applicata a tutte le forme di comunicazione disponibili e deve abbinarsi con la ripetizione di slogan o messaggi preconfezionati e invariabili che costruiscano lo pseudo-ambiente fittizio con cui il propagandista vuole portare le persone al fine di controllarle.
Una volta entrate in tale ambiente, le persone diventeranno refrattarie alla verità e penderanno dalle labbra del propagandista, ma fino a quel momento è indispensabile filtrare le informazioni che arrivano, oppure modificare nozioni che sono state trasmesse in precedenza.
Riprendendo due frasi celebri del periodo sovietico, che descrivono i principi propagandistici sviluppati in Russia:
“Chi controlla il presente controlla il passato, chi controlla il passato controlla il futuro”.
Di conseguenza:
“Il futuro è sempre una cosa certa, ma il passato cambia in continuazione”.
La censura si applica nel presente ai fatti del passato che vengono modificati anche più volte per creare un futuro che è allineato con i desideri del propagandista.
Nel prossimo video vediamo un documentario realizzato nel 2019 dalla rivista americana Time, pienamente allineata con la sinistra americana e con il Partito Democratico, e da sempre una delle fonti di propaganda primarie negli Stati Uniti.
[Simon Shuster – corrispondente della rivista Time]
Guardare sport violenti in un festival per gli estremisti di destra, sembra un modo strano per trascorrere il sabato, ma era l’estate del 2019 ed ero andato in Ucraina per saperne di più su questi gruppi. Dalla folla appariva una cosa abbastanza chiara: non erano disturbati dal fatto che questo evento fosse stato organizzato dal movimento Azov, un gruppo di estrema destra che è stato sempre più abbinato ad atti di violenza in tutto il mondo.
[Giornalista ABC]
Sembra che chi ha sparato fosse in possesso di un manifesto di 74 pagine, zeppo di retorica suprematista bianca.
[Seconda giornalista ABC]
Gli agenti dell’FBI dicono che l’individuo voleva recarsi in Ucraina per combattere con un gruppo paramilitare di estrema destra.
[Giornalista MSNBC]
Almeno un membro del gruppo americano che incita l’odio, si è recato in Ucraina per addestrarsi con il battaglione Azov.
[Senatore Gary Peters del Partito Democratico]
Secondo l’FBI, i terroristi interni agli Stati Uniti hanno ucciso 39 persone nel solo anno fiscale 2019, rendendolo l’anno più mortale per il terrorismo interno, dai tempi dell’attentato di Oklahoma City, nel 1995.
[Simon Shuster – corrispondente della rivista Time]
La minaccia del nazionalismo bianco si è evoluta dopo l’attentato ad Oklahoma City, quando un terrorista americano ha usato un camion bomba per uccidere almeno 168 persone. La polizia non considera più questi terroristi come lupi solitari che agiscono in isolamento. Appare chiaro alle forze dell’ordine che questi individui sono spesso collegati a una rete globale, con obiettivi comuni e un’ideologia condivisa.
[Christopher Wray – direttore dell’FBI]
Stiamo osservando con molta attenzione che i suprematisti bianchi, o i neonazisti americani, sono collegati attraverso i social media con persone che la pensano allo stesso modo all’estero, e in alcuni casi si recano effettivamente all’estero per addestrarsi.
[Simon Shuster – corrispondente della rivista Time]
Negli ultimi anni, gli esperti di estremismo violento si sono allarmati in modo particolare per il movimento Azov. Il gruppo è emerso dalla rivoluzione che ha travolto l’Ucraina nel 2014, ed è diventato molto più forte durante la guerra in corso con le forze filo-russe nell’Ucraina orientale. I combattimenti in quella regione sono diventati una sorta di terreno fertile ideale per la crescita di milizie estremiste come Azov. Una cosa che mi ha sorpreso nei loro eventi pubblici, è stato il constatare che molti ucraini tendano a vederli non come miliziani estremisti, ma come eroi di guerra.
Nella città di Kiev, la capitale, ho assistito a una parata per l’indipendenza dell’Ucraina nella quale i veterani del battaglione Azov marciavano insieme ad altri miliziani volontari, circondati da folle festanti che li ringraziavano per aver difeso l’Ucraina contro la Russia. Ma persino durante la marcia erano visibili i simboli dell’ideologia di estrema destra che è così comune all’interno del battaglione Azov. I simboli sulle loro bandiere sono particolarmente discutibili. I membri del movimento Azov dicono che il simbolo combina le lettere I ed N, e significa idea di nazione, ma gli esperti di estremismo lo vedono invece come un emblema nazista.
[Vyacheslav Likhachev – esperto dei gruppi estremisti ucraini]
Il simbolo ufficiale di Azov, è una versione di Wolfsangel, che fu uno dei simboli adottati da una divisione delle SS durante la seconda guerra mondiale. È uno dei simboli più o meno usuali per i gruppi neonazisti di tutto il mondo.
[Simon Shuster – corrispondente della rivista Time]
E non si tratta solo dei loro simboli. Quando fu fondato nel 2014, il movimento Azov reclutò molti dei suoi comandanti e delle proprie forze dai più noti gruppi di estrema destra dell’Ucraina, tra cui i neonazisti.
[Olena Semenyaka – capo del reclutamento internazionali del Battaglione Azov]
Fondamentalmente abbiamo preso chiunque potesse imbracciare le armi, visto che lo stato ucraino era paralizzato e la difesa della nazione era interamente nelle mani dei nostri volontari. C’erano molti avventurieri amanti della guerra, ragazzi che credevano di essere una sorta di strumento ideologico per salvare forse il futuro dell’Occidente, e via di questo passo.
[Simon Shuster – corrispondente della rivista Time]
E anche il futuro della razza bianca?
[Olena Semenyaka]
Certamente.
[Simon Shuster – corrispondente della rivista Time]
L’ala paramilitare di Azov è ora una grande forza combattente con basi e campi di addestramento propri, a ridosso del fronte della guerra contro le forze filo-russe. Dopo la parata dei veterani a Kiev, ho intervistato Andriy Biletsky che ha fondato il movimento Azov nel 2014.
[Andriy Biletsky – leader del movimento Azov]
È un’organizzazione di fratellanza militare. Queste persone non hanno solo prestato servizio assieme, ma hanno versato sangue insieme, sono sopravvissute alla morte dei camerati e hanno assaporato la dolcezza della vittoria. Proteggiamo le strade e creiamo unità di auto-difesa che aiutano a mantenere ordine nelle strade.
[Simon Shuster – corrispondente della rivista Time]
I leader di Azov hanno anche cercato di entrare in politica. Non sono riusciti a vincere alcun seggio in parlamento durante le ultime elezioni del 2019. Ma i loro piani in Ucraina sono ambiziosi.
[Andriy Biletsky – leader del movimento Azov]
Oggi ci riposiamo, ma anche mentre riposiamo, proponiamo i nostri nuovi valori ucraini.
Essere forti e audaci. Essere uniti e sentire una fratellanza della nostra nazione
[Simon Shuster – corrispondente della rivista Time]
Ciò che preoccupa le forze dell’ordine occidentali è la strategia di reclutamento di Azov. Il gruppo ha lavorato sodo per costruire legami con altri gruppi di estrema destra in tutto il mondo, soprattutto negli Stati Uniti e in Europa. Durante la mia visita nel 2019, ho trascorso una giornata in uno dei più grandi eventi di reclutamento nella storia di Azov. Migliaia di persone si sono presentate per partecipare a gare di lotta e ascoltare sfacciata propaganda. C’erano simboli, tatuaggi e manifesti neonazisti dappertutto e molti tra la folla parevano piuttosto ricettivi all’ideologia di estrema destra di Azov.
[Conferenziere di Azov]
Essere tollerante nei confronti di chi appartiene alla comunità LGBT non è naturale, è lavaggio del cervello La normalità consiste nell’amare i propri figli, nel rispettare i propri genitori, nell’essere fieri della propria nazione.
[Simon Shuster – corrispondente della rivista Time]
Eventi come questo tendono anche ad attirare reclute dall’estero. Una di quelle che ho incontrato si chiamava Robin. è appena arrivata in Ucraina dalla Svezia dove mi ha detto che è ricercato per reati di odio.
[Robin Carell – recluta]
È difficile spiegare l’ambiente circostante per qualcuno che stia guardando dall’esterno. è surreale. Non lo so, è come qualcosa che magari hai letto sulla grande Germania degli anni 1920. È la rinascita dell’animo indoeuropeo e tutto sta accadendo qui in Ucraina.
[Simon Shuster – corrispondente della rivista Time]
In seguito siamo tornati alla base di Azov nell’area settentrionale di Kiev dove i comandanti del battaglione Azov avevano permesso a Robin di rimanere, come potenziale recluta.
[Robin Carell]
Siamo ariani e vinceremo di nuovo. Così è la vita.
E dopo la guerra in Germania siamo tornati in panchina, siamo tornati ai banchi di scuola. Ma ora ci rialzeremo di nuovo.
[David Plaster – veterano statunitense]
Sono neonazisti in quanto organizzazione? No. Hanno forse avuto neonazisti nell’organizzazione? Vi direi di guardare all’interno dell’esercito americano e trovereste neonazisti anche lì.
[Simon Shuster – corrispondente della rivista Time]
Dave è un espatriato americano e veterano militare degli Stati Uniti che si è offerto volontario per aiutare la Guardia Nazionale ucraina, e ha incontrato molte delle reclute che vengono per unirsi ad Azov.
Vi basta uno solo di questi ragazzi che torni a casa e commetta un atto di terrorismo per poi davvero danneggiare sul serio la reputazione dell’Ucraina agli occhi del mondo. è davvero un rischio che l’Ucraina sta correndo. Pensi che lo stiano prendendo abbastanza sul serio?
[David Plaster]
Sì.
[Simon Shuster – corrispondente della rivista Time]
Qualche settimana dopo, Robin, lo svedese che avevo incontrato a quel festival, mi ha scritto che stava andando in prima linea per unirsi alla lotta. Con reclute come questa, non c’è da meravigliarsi che le forze dell’ordine statunitensi vedano Azov come una minaccia. Gli esperti sottolineano che il ritmo degli attentati da parte dei suprematisti bianchi si è intensificato, con nuovi incidenti che spesso arrivano sui titoli dei giornali. 22 uccisi a colpi di arma da fuoco in un Walmart a El Paso, nel Texas, due uccisi vicino a una sinagoga a Holla, in Germania, altri nove colpiti in due bar di Shisha vicino a Francoforte, e una serie di arresti che portano alla luce complotti terroristici di estrema destra in tutti gli Stati Uniti, e in Europa. Un conteggio mostra un aumento del 320% di tali attacchi nei paesi occidentali tra il 2014 e il 2019.
[Andriy Biletsky – leader del movimento Azov]
So, credo, sono convinto che noi siamo pronti per la battaglia.
Che noi siamo pronti per essere forti e audaci. Che siamo pronti per avere successo.
Perché alle nostre spalle c’è l’Ucraina e davanti a noi c’è la nostra grande vittoria finale.
Gloria all’Ucraina.
[Pubblico]
Gloria agli eroi. Gloria alla nazione. Morte ai nemici.
Nel video notiamo come solo tre anni fa, nel 2019 il battaglione Azov ucraino veniva utilizzato come base per la narrazione diffusa negli Stati Uniti dall’FBI, dal Partito Democratico e ora anche dalla Casa Bianca di Joe Biden secondo cui tutti gli elettori repubblicani che sono favorevoli a Trump sono terroristi e che i suprematisti bianchi, di cui il battaglione Azov è un chiaro esempio, sono in forte crescita e costituiscono il pericolo di terrorismo interno maggiore negli Stati Uniti.
Questa narrazione avveniva in preparazione delle elezioni presidenziali del 2020 ed è culminata nel trappolone del 6 di gennaio. Interessante notare inoltre che il video è stato riproposto online a gennaio del 2021, poco dopo l’irruzione nel Campidoglio.
In effetti, in Ucraina vengono attivamente addestrati potenziali terroristi che poi tornano negli Stati Uniti in modo da creare incidenti che sostengano questo tipo di narrazione.
I simboli utilizzati dal Battaglione Azov sono chiaramente di matrice nazista, ma improvvisamente, con l’inizio della guerra in Ucraina, da pericolosi estremesti di destra sono diventati eroi, e il fatto che abbiano idee filo-naziste è stato censurato marchiandolo come “disinformazione russa”.
Il Battaglione Azov prende il nome dal mare di Azov in riferimento alla città portuale Mariupol dove si sono stati formati come gruppo nel 2014, dopo il colpo di stato in Ucraina, al fine di reprimere con la forza la resistenza nella regione del Donbass al nuovo regime insediato dagli Stati Uniti.
La formazione del Battaglione Azov è stata finanziata dallo stesso oligarca ucraino che ha contribuito all’elezione di Volodymyr Zelensky: b, un barone dell’energia ucraino di origini ebraiche. Tutte queste sono informazioni che vengono filtrate dai media primari al fine di non intaccare la narrazione, e chi cerca anche semplicemente di porre domande critiche viene accusato di essere un agente del Cremlino, come dimostrato da questo breve video di Tucker Carlson.
Nel video si parla della DNC, la Democratic National Convention, vale a dire l’organizzazione politica che gestisce il Partito Democratico nel suo insieme e le sue attività elettorali.
Si parla anche della legge FARA, il Foreign Agents Registration Act – legge perr la registrazione degli agenti stranieri, approvata nel 1938 e che richiede che qualsiasi emissario di una nazione straniera negli Stati Uniti si registri come tale presso il governo federale.
Viene anche citata la tecnica usata dai propagandisti per evitare discussioni su argomenti che non sono in grado di difendere. Risale ai latini e prende il nome di ad hominem. Significa sviare il discorso dall’argomenti della polemica e concentrarsi invece su attacchi personali contro l’avversario. Non si contesta l’affermazione dell’interlocutore, ma l’interlocutore stesso.
[Tucker Carlson]
Se ci sbagliamo, che si facciano avanti e ci spieghino come. Ascolteremo. Ma, come avrete notato, la Washington ufficiale ha smesso di fornire spiegazioni . Al contrario, gli stessi geni della politica estera che hanno trasformato la Libia in un mercato di schiavi, sono impazziti dalla rabbia. Una reazione che avevamo visto solo quando ci capitò di farci gioco delle tute per aviatrici militari incinte. Il corrispondente della CNN dalla Casa Bianca abbaia quanto segue: Un conduttore di Fox è spudoratamente a favore di Putin. il che mostra come i successi della disinformazione dell’intelligence russa si estendano ben oltre Trump.
Invece Bill Kristol, un tizio che non è riuscito a gestire nemmeno una rivista a bassa tiratura, ma che immagina di dover gestire la politica estera del nostro paese, dice: “Tucker è interamente a favore di Putin”. E infine, una fornitrice della DNC, di nome Alexandra Chalupa, annuncia che le opinioni di questa trasmissione sono fuori legge. Questo non è giornalismo, ha scritto. È una violazione lampante del FARA. Tucker Carlson deve essere perseguito come agente non registrato della Federazione Russa e per tradimento ai sensi dell’articolo tre, sezione tre, clausola uno della costituzione degli Stati Uniti, avendo aiutato un nemico nella guerra ibrida contro gli Stati Uniti. Un reato che prevede la pena di morte.
Quello che Alexandra Chalupa non ha menzionato, parlando delle violazioni FARA, è che lei stessa ha ampi legami personali con il governo ucraino. Nel 2016, ha personalmente contattato l’ambasciata ucraina in cerca di documenti compromettenti da usare contro Donald Trump durante la campagna presidenziale. Ora ci dice che chiunque non creda che gli americani debbano morire per l’Ucraina deve essere mandato in prigione. Il deputato della Virginia Gerry Connolly, ci è andato vicino chiamandoci agitatori di destra che vomitano propaganda russa in milioni di case americane, come un virus. E poi il parlamentare della California Eric Swalwell, un uomo che ha letteralmente fatto sesso con una spia cinese, apparentemente più volte e in modi molto strani, è d’accordo con l’idea che noi portiamo acqua al mulino di Putin. Infine, Ben Rhodes, uno degli scrittori di discorsi di Barack Obama ci ha accusato di essere, cito le sue parole, dalla parte dell’etnonazionalismo. Quindi, amico mio, sappi che sei un razzista se non sostieni la guerra in Ucraina che vede i bianchi dell’Ucraina contro i bianchi della Russia. E così via. Ma ciò che è così interessante in questa vicenda è che nessuno di loro ha portato un singolo argomento di discussione, una singola idea, dimostrando di essere dei semplici troll su Twitter. Queste sono persone che si immaginano pesi massimi della politica estera, profondi pensatori, statisti, ma quando vengono sfidati, tutto ciò che riescono a fare è di scendere al livello delle offese personali.
Sono andati subito ad hominem perché non avevano nient’altro. Sono patetici. Questo dovrebbe preoccuparvi, però, perché, pur essendo patetici, sono anche molto potenti.
Notate che Carlson viene subito etichettato come agitatore di destra, senza però menzionare che il governo ucraino stesso è totalmente di destra.
Notate che il propagandista non può mai portare dati concreti e specifici come elemento di critica, ma può solo condurre attacchi generici e di natura strettamente personale su chi non è d’accordo con lui.
Ma nonostante la censura, la verità tende sempre ad emergere come vediamo nel prossimo video realizzato dalla stazione televisiva statunitense The Hill che ha tendenze di sinistra.
Nel video si parla dei due accordi di Minsk, firmati dal governo Ucraino e Russo nella capitale della Bielorussia e che sancivano un cessate il fuoco abbinato a un riconoscimento, da parte del governo di Kiev, di uno statuto speciale per le regioni del Donbass. L’accordo, sancito anche dal consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, non è mai stato attuato dagli ucraini che hanno continuato a bombardare le aree abitate del Donbass colpendo anche i civili. Germania e Francia che si erano impegnate a garantire il rispetto dell’accordo da parte del governo di Kiev non hanno fatto nulla in tal senso.
Il vero inizio della guerra in Ucraina ci viene raccontato da un militare svizzero che ha lavorato a lungo per la NATO.
[Brianna Joy Gray]
Kim, cosa c’è oggi sul tuo radar?
[Kim Iversen]
Voglio condividere con voi un articolo che dipinge un quadro molto interessante della guerra in Ucraina. è stato scritto da Jacques Baud, un colonnello in pensione dei servizi segreti svizzeri, che ha trascorso anni come analista militare per la NATO, e ha anche lavorato come capo della dottrina di mantenimento della pace delle Nazioni Unite. Ha trascorso anni in Ucraina, lavorando per costruire le forze armate ucraine e analizzando il coinvolgimento della Russia nel conflitto civile del Donbass. L’articolo originale è in francese, ma è stato tradotto da un paio di fonti, ed è molto lungo, dettagliato ed estremamente interessante. Vi incoraggio a leggerlo, ma poiché so che molti di voi non lo faranno, ne parlo con voi ora.
L’articolo non tratta della guerra corrente, sulla quale Baud dice che non è possibile avere notizie reali in questo momento. Chiunque affermi il contrario, sta mentendo. Infatti Baud dice che i russi hanno sistemi di comunicazione segreti estremamente buoni, nonostante ciò che afferma la propaganda, ed è impossibile sapere davvero cosa stiano facendo. L’articolo offre invece una prospettiva totalmente diversa sul perché è scoppiata la guerra.
Molti di noi hanno sentito parlare dell’espansione della NATO, della condotta Nord Stream due, e della conquista territoriale, ma Baud dipinge un quadro diverso, e alquanto interessante. Inizia chiarendo che, negli ultimi otto anni, i cosiddetti separatisti filo-russi nel Donbass non sono stati sostenuti in alcun modo dalla Russia. Dice che una descrizione più accurata sarebbe di chiamarli autonomisti di lingua russa, che non stavano cercando di separarsi dall’Ucraina, bensì di essere autonomi pur restando nel contesto più generale del paese. Nel 2014, dopo il rovesciamento del governo, che era stato democraticamente eletto, una delle prime cose che il nuovo governo ha fatto, è stato di togliere il russo dalle lingue ufficiali dell’Ucraina.
E questo ha sconvolto la vasta popolazione di lingua russa, ha causato rivolte, e ha dato forza agli ultra-nazionalisti che hanno iniziato ad attaccare, e, in alcuni casi, persino a massacrare gli ucraini di lingua russa in varie città come Odessa, Mariupol, Lugansk e Donetsk. I militari hanno iniziato a reagire, cercando di domare i disordini e, da allora, l’Ucraina è stata essenzialmente in una continua guerra civile. Nel 2014, Baud era all’interno della NATO, dove lavorava per combattere la proliferazione delle armi leggere. Il suo team ha scoperto che nessuna delle armi fornite ai ribelli proveniva dalla Russia, nonostante vi fossero state alcune accuse esplicite. Invece, le armi provenivano dai disertori di lingua russa all’interno dell’esercito ucraino.
In effetti, le defezioni erano diventate talmente numerose da spingere l’Ucraina verso l’accordo di Minsk. Anzi, per la precisione, verso i due accordi di Minsk. Dopo un paio d’anni, l’esercito ucraino era in pessime condizioni. La popolazione non lo sosteneva più, e dal 70% al 90% dei riservisti non si presentava al momento del richiamo. La NATO quindi chiamò Baud affinché aiutasse a ripristinare l’immagine delle forze armate ucraine. Sfortunatamente, questo è un processo lungo, e, come ci dice Baud, l’Ucraina a un certo punto ha perso la pazienza e ha cominciato ad integrare nei ranghi le milizie paramilitari di estrema destra di cui tutti abbiamo sentito tanto parlare, la più nota delle quali è il Battaglione Azov.
Baud sostiene che già nel 2020 queste varie milizie costituivano il 40% delle forze ucraine. Li descrive come individui fanatici e brutali che vengono armati, finanziati e addestrati da Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada e Francia. In effetti, lo stato di Israele è diventato sempre più disturbato e allarmato da questa tendenza. In Israele, è ben noto che molti di questi battaglioni sono antisemiti all’estremo. Forse è per questo che Israele è stato più riluttante a unirsi con il resto dell’Occidente contro la Russia e ha persino cercato di mediare un accordo di pace che ponesse fine al conflitto. È improbabile che gli israeliani vogliano essere coinvolti, in qualche modo, nell’armamento o nell’addestramento di questi individui.
Baud ci spiega inoltre che le forze armate sono divise in due gruppi. C’è l’esercito ufficiale ucraino che gestisce i carri armati, l’artiglieria pesante e i missili, e poi ci sono i gruppi paramilitari che fanno parte della Guardia Nazionale e che hanno il compito di combattere nei centri abitati. Spiega che è strategicamente nel migliore interesse della Russia sfollare i civili dalle città in modo da poter facilmente prendere di mira tali gruppi paramilitari, viceversa queste milizie fanatiche e brutali vogliono che i civili rimangano nei centri abitati così da usarli come scudi umani. Baud ci spiega inoltre che i mass media occidentali non hanno ben compreso il motivo dell’inizio della guerra e le vere ragioni che stanno alla base del conflitto.
Dice che, in realtà, la crisi è iniziata un anno fa quando il presidente ucraino Zelenski pubblicò un decreto in cui chiedeva la riconquista della Crimea, dopo di che cominciò a schierare le sue truppe nelle parti meridionali del paese. Allo stesso tempo, la NATO condusse diverse esercitazioni nel Mar Nero e nel Mar Baltico, accompagnate da un significativo aumento dei voli di ricognizione lungo il confine russo. Tornando rapidamente al febbraio di quest’anno, vediamo che l’esercito ucraino ha iniziato a intensificare in modo drastico i bombardamenti contro i ribelli nel Dombas. Nel suo articolo, Baud ci ricorda che, il 17 febbraio il presidente Joe Biden aveva annunciato che la Russia avrebbe attaccato l’Ucraina nei giorni seguenti.
Come faceva a saperlo? Potrebbe sembrare un mistero se non notassimo che, dal 16 febbraio, i bombardamenti di artiglieria contro la popolazione del Donbass erano aumentati drammaticamente, come mostrato nei rapporti quotidiani degli osservatori dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Naturalmente, né i media né l’Unione Europea, né la NATO, né alcun governo occidentale hanno reagito o sono intervenuti. Ma in seguito hanno detto che si trattava solo di disinformazione russa. In effetti, sembra che l’Unione europea e alcuni paesi abbiano deliberatamente taciuto sul massacro della popolazione nel Donbass, sapendo che avrebbe provocato l’intervento russo. Baud sostiene che a gennaio, prima dell’intenso aumento dei bombardamenti, nel Donbass furono catturati alcuni sabotatori equipaggiati con attrezzature occidentali e che parlavano polacco.
Presumibilmente stavano cercando di creare un incidente chimico nella cittadina di Gorlovka. Baud, dice che l’amministrazione Biden sapeva che la Russia avrebbe invaso l’Ucraina proprio a seguito del drastico intensificarsi dei bombardamenti, e degli atti di sabotaggio, che rendevano la situazione umanitaria nel Donbass così terribile per la popolazione di lingua russa, che i russi non avrebbero potuto restare passivi, mentre la gente veniva massacrata, e che sarebbero stati costretti ad intervenire. Baud dice che a Washington hanno essenzialmente scommesso sull’intervento russo. Dobbiamo quindi porci una domanda: se la Russia è stata riluttante a intervenire negli ultimi otto anni, quanto dev’essere stato grave il bombardamento quest’ultima volta?
In conclusione, Baud dice che ci sono tre ragioni per questa guerra: l’espansione della NATO, il rifiuto occidentale di attuare gli accordi di Minsk, che concedevano autonomia alla regione del Donbas conservandone al tempo stesso l’appartenenza all’Ucraina, e i continui e ripetuti attacchi contro i civili del Donbass negli ultimi otto anni, con un drammatico aumento a fine febbraio 2022. E conclude con alcune parole sagge che riporto fedelmente: possiamo naturalmente deplorare e condannare l’attacco russo, ma noi, cioè gli Stati Uniti, la Francia e l’Unione europea in testa, abbiamo creato le condizioni per lo scoppio della guerra.
Va benissimo essere compassionevoli verso il popolo ucraino e i 2 milioni di rifugiati, ma se avessimo avuto un minimo di compassione per lo stesso numero di rifugiati delle popolazioni ucraine del Donbass che, per otto anni, sono fuggiti in Russia per sottrarsi al massacro attuato dal loro stesso governo, niente di tutto questo probabilmente sarebbe accaduto. E vi incoraggio di nuovo vivamente a leggere l’intero articolo. Getta una luce completamente diversa su questo conflitto ed è scritto da qualcuno che non è un americano, ma che tuttavia ha contribuito a rafforzare le truppe ucraine. Baud non è affatto in favore della Russia.
Ha dedicato tutta la sua carriera alla NATO, all’ONU e all’intelligence svizzera. In realtà l’ho scoperto attraverso Oliver Stone, che ne ha parlato su Twitter. Inoltre, non vedo l’ora di guardare l’intervista fatta a Baud da Aaron Maté del sito The Gray Zone. Quindi, Robbie e Brianna, credo che la cosa interessante di questo articolo, e l’aspetto più illuminante, sia che Baud sottolinea che fin dallo scorso anno il goverrno ucraino ha scatenato numerose aggressioni contro i russi. Hanno detto che volevano riprendersi la Crimea. Hanno iniziato ad ammassare truppe sul confine meridionale. Dopo di che, i leader militari separatisti, i generali dell’area del Donbass, vale a dire delle regioni di Lugansk e Donetsk, hanno iniziato a dire che avevano informazioni secondo le quali l’esercito ucraino stava per entrare nel Donbass, nel tentativo di riconquistare la regione in modo ostile. In realtà, già prima dell’invasione russa in Ucraina, avevo guardato diversi video pubblicati online da questi leader militari, anche se penso che ora siano stati rimossi.
Di conseguenza, mentre a Washington suonavano l’allarme per l’imminente invasione russa, i generali del Donbass dicevano di avere notizia del fatto che gli ucraini stessero arrivando per invadere il territorio e stroncare la guerra civile. Non so se si possa parlare tecnicamente di invasione in questo caso, visto che gli ucraini avrebbero occupato un territorio appartenente all’Ucraina, ma rimane il fatto che i media occidentali non hanno mai fatto trapelare la notizia degli intensi bombardamenti nel Donbass, provenienti dal lato ucraino, o dell’ammassarsi delle truppe ucraine ai confini della regione, con l’evidente intenzione di riprendersi la Crimea, oltre che il Donbass.
Quindi Baud, che è un funzionario della NATO, ci propone una prospettiva interessante, dopo aver trascorso tutta la sua carriera concentrandosi sulle questioni militari dei paesi dell’Est, e dopo aver contribuito in prima persona alla ricostruzione dell’esercito regolare ucraino. Dunque ho trovato particolarmente interessante il fatto che nessuno ci stia fornendo questo lato della prospettiva. Abbiamo sentito altre ragioni per il conflitto, ma questa merita attenzione, e offre una nuova prospettiva interessante.
[Brianna Joy Gray]
Sì, penso che il contesto ci dica davvero qualcosa. So di molte persone che sono state rese consapevoli della scena più ampia di ciò che sta accadendo, grazie a una serie di scritti e conferenze di John Mearsheimer, che di certo non è un personaggio di estrema sinistra, o nemmeno lontanamente un radicale. E tutto questo ha di certo contribuito a una crisi di credibilità per i media tradizionali, visto che c’è voluto così tanto tempo per avere prospettive più ampie, che sono state rese possibili unicamente dai reportage indipendenti di persone spesso diffamate dai media mainstream.
Ovviamente, non tutto quello che viene riportato viene necessariamente confermato, ma è molto più chiaro vedere le cose attraverso questo tipo di prospettive alternative, anziché sottostare alla narrazione completamente piatta che ci è stata propinata fin dall’inizio, e che sostiene semplicemente che Putin è un pazzo e che sta facendo questa follia senza contesto o provocazione, e che quindi dobbiamo stringere i denti, combattere questa guerra, e finanziare Raytheon, fino all’ultimo superstite.
[Robby Soave]
Bene, e ci mostra anche la difficoltà di stabilire con precisione quando inizia un conflitto, di scegliere un certo punto nel tempo, e dire: ecco dove tutto è iniziato e queste sono le persone nel torto. E penso che lo si possa fare per le cause dirette di ciò che sta accadendo in questo preciso momento, ma è possibile, come tu indichi, risalire a quello che è successo prima. Cosa è successo prima? Con alcuni di questi conflitti possiamo tornare indietro di decenni, o persino di un secolo e scoprire che molti di essi affondano le proprie radici in lotte tra persone che sono andate avanti dai tempi del Medioevo e anche da prima. E questo ne complica la comprensione. Tutti vogliono una narrazione semplificata. I media amano le narrazioni facili del tipo buoni contro cattivi. Ma la realtà è sempre più complicata, qualunque sia la circostanza, e questa non fa eccezione. Quindi la tua è un’argomentazione valida.
[Kim Iversen]
Un’altra cosa da sottolineare è che queste informazioni non sono nemmeno state disponibili nei media statunitensi. L’articolo è stato scritto in francese e pubblicato in una testata francese. Lo hanno dovuto tradurre perché si è scoperto che c’erano moltissime persone interessate a leggerlo. Quindi è interessante che sia tradotto in inglese, affinché noi lo si possa leggere, ma diversamente nessuno avrebbe ripreso la notizia.
Di nuovo, si tratta di una prospettiva interessante da parte di qualcuno che ha lavorato sul campo con la NATO, che fa anche luce sui gruppi paramilitari. Nell’articolo, Baud dice che si può anche discutere, se vogliamo, del fatto che sia o meno opportuno chiamarli nazisti, ma rimane il fatto che si tratta di individui brutali. Sono persone la cui sola intenzione è di uccidere. Vediamo l’arrivo anche di un folto numero di combattenti stranieri. Hanno lo stesso atteggiamento di volersi semplicemente buttare nella lotta. Che tipo di mentalità ci vuole per qualcumo che voglia cercare attivamente un’organizzazione paramilitare a cui aderire? Quindi, un articolo che tutti dovrebbero leggere se ne avessero il tempo. È molto lungo, ma molto dettagliato, molto interessante. Oggi ho voluto darvene un sunto e vi ringrazio per avermi permesso di farlo.
[Robby Soave]
Bene, Kim, siamo noi a ringraziarti.
Notiamo che il 17 febbraio Joe Biden anticipa la probabilità che la Russia invada l’Ucraina, il 16 febbraio gli Ucraini scatenano un violento bombardamento sul Donbass che forzerà la mano dei russi, nel frattempo in Canada, il 18 febbraio la polizia assalta pesantemente i camionisti del Freedom Convoy che ha bloccato la capitale canadese di Ottawa per tre settimane chiedendo la rimozione degli obblighi vaccinali, creando un’onda di protesta che si è allargata in tutto il mondo.
Il governo canadese è fortemente legato all’Ucraina grazie alla vice del primo ministro Justin Trudeau, Chrystia Freeland, di origini ucraine e personalmente legata al finanziere internazionale George Soros, al governo di Kiev e alle formazioni di estrema destra ucraine di cui ha sfoggiato lo striscione durante una delle manifestazioni pro-Ucraina a cui ha partecipato in Canada subito dopo l’inizio della guerra.
Chrystia Freeland è anche il candidato principale per la futura posizione di Segretario Generale della NATO.
Roberto Mazzoni