In questo video continuiamo l’esame delle tecniche di propaganda utilizzate ai giorni nostri e sviluppate inizialmente per forzare le popolazioni britanniche ed americane a dare il proprio consenso alla partecipazione dei rispettivi governi alla Prima Guerra Mondiale.
La propaganda è la tecnologia per la costruzione del consenso.
L’attuale definizione della parola, presa dal libro Propaganda scritto da Edward Bernays e pubbliato negli Stati Uniti per la prima volta nel 1928, è la seguente: “Il mondo, informato attraverso le tecniche di pubbliche relazioni, verrà trasformato integralmente in una società che funziona in modo scorrevole dove ciascuno di noi viene guidato nelle nostre vite in modo impercettibile da un èlite di manipolatori razionali”.
Nel dire questo, Bernays si ispira a un altro grande classico della propaganda, il libro “Public Opinion” (Opinione pubblica) scritto da Walter Lippmann nel 1922. Lippmann era stato uno dei principali propagandisti di guerra statunitensi durante la Prima Guerra Mondiale e nel suo libro era giunto alla seguente conclusione: “L’Eldorado democratico non può essere raggiunto nelle attuali società di massa, i cui membri – in gran parte incapaci di un pensiero lucido o di percezioni chiare, guidati dagli istinti del branco e dai meri pregiudizi, e frequentemente disorientati dagli stimoli esterni – non sono equipaggiati per prendere decisioni oppure per intavolare discorsi razionali. La “Democrazia” di conseguenza richiede un corpo di individui che opera al di sopra del governo, e che è composto da professionisti distaccati che filtrano i dati, ragionano sulle cose, e impediscono che la nazione esploda oppure si fermi con uno schianto. Benché sia possibile insegnare al genere umano come pensare, tale procedura è lunga e lenta. Nel frattempo, le questioni più importanti devono essere inquadrate e le scelte devono essere fatte da “amministratori responsabili”.
Abbiamo già descritto diversi aspetti della propaganda nei video 181 e 182, usando come esempio alcuni fatti di cronaca presi dall’attuale guerra in Ucraina. In questo video vedremo un altro aspetto che riguarda la personificazione del male, vale a dire l’attribuzione di tutti gli aspetti negativi della guerra a una particolare persona o tipo di persona che diventa un simbolo di riferimento con cui il propagandista realizza i propri scopi.
In questo video approfondiremo anche gli eventi collegati all’attentato condotto il 26 settembre 2022 contro i gasdotti sottomarini Nord Stream Uno e Due nel Mar Baltico in prossimità di un’isola della Danimarca e alle coste della Svezia.
L’attentato, che abbiamo già descritto nei video 187 e 188, è stato attribuito dai mainstream media occidentali e dai governi di Washington e di Londra ai russi, anche se questi ultimi non avrebbero un motivo razionale per danneggiare una delle loro principali fonti di reddito come pure una delle principali leve politiche da usare sull’Europa.
Nei video precedenti abbiamo visto che sia Joe Biden, durante un discorso tenuto in Germania a inizio dell’anno, sia Victoria Nuland, che è assistente al Segretario di Stato americano per l’Europa e l’Eurasia, avevano dichiarato che gli Stati Uniti avrebbero fermato il progetto Nord Stream 2 in un modo o nell’altro.
Nel frattempo danesi, tedeschi e svedesi hanno condotto indagini sull’attentato escludendo i russi e sono tutti giunti alla conclusione che le informazioni scoperte non possono essere divulgate per rischi alla sicurezza nazionale dei rispettivi paesi. E’ chiaro che se avessero trovato prove contro i russi le avrebbero sbandierate ai quattro venti, mentre questa improvvisa omertà punta in direzione dei loro alleati.
Da principio i russi avevano dichiarato che l’attentato era di matrice anglosassone, ma il ministro della difesa russo, Sergei Shoigu, ha da poco accusato direttamente la Gran Bretagna di averlo progettato e realizzato.
E’ chiaro comunque anche un probabile coinvolgimento degli american, che come descritto nei due video precedenti, hanno avvertito tramite la CIA il governo tedesco dell’imminenza di un attacco, hannomandato la propria Sesta Flotta in quell’area del Mar Baltico e hanno condotto esperimenti relativi alla gestione di esplosivi sottomarini poco prima dell’attentato.
Inoltre, come riportato da fonti di dominio pubblico, un elicottero della flotta americana, proveniente dalla base polacca di Gdansk, ha circolato per ore sopra la zona dell’attentato nei primi tre giorni di settembre. Inoltre altri elicotteri americani sono passati sull’area il 10 e il 19 settembre e alcuni sono rimasti per ore in volo sull’area nella notte del 22 e del 25 settembre, il giorno prima dell’attentato.
Nel prossimo video abbiamo un’ulteriore conferma, forse definitiva, del coinvolgimento americano. Il video proposto dal giornalista mainstream americano Tucker Carlson contiene una testimonianza diretta da parte di Tony Blinken, il ministro degli esteri statunitense, oltre che dell’annuncio da parte del presidente ucraino Volodymyr Zelensky di richiedere un’adesione accelerata alla NATO che, per la cronaca, è stata rifiutata quello stesso giorno sia dalla NATO sia dagli Stati Uniti. Si fa riferimento anche a 60 Minutes una trasmissione di approfondimento giornalistico molto conosciuta negli Stati Uniti. Infine, Carlson intervista il giornalista americano di sinistra Glenn Greenwald, molto conosciuto negli Stati Uniti e in altre parti del mondo per aver reso pubbliche le informazioni fornite da Edward Snowden quando Greenwald lavorava per la testata britannica The Guardian nel 2003, che ha valso il premio Pulitzer alla testata nel 2014. Greenwald vive a Rio de Janeiro e da dove ha fondato la testata onine di sinistra The Intercept.
[Tucker Carlson]
Buonasera, e benvenuti a Tucker Carlson. Abbiamo già affrontato un paio di volte la questione di chi abbia fatto esplodere i gasdotti energetici russi verso l’Europa, che non è solo una domanda che circola nelle notizie, ma è anche un quesito storico. Ora sembra che abbia praticamente trovato risposta. In televisione, vi stanno assicurando che ovviamente sono stati i russi. Vladimir Putin ha sabotato i suoi stessi gasdotti. Con la sua nazione nel bel mezzo di una guerra, Putin ha distrutto intenzionalmente la risorsa nazionale più vitale per la Russia. Ora, vi chiederete per quale motivo dovrebbe averlo fatto. In realtà, nessuno ci ha spiegato la ragione per cui Putin avrebbe fatto qualcosa del genere. Le persone cattive fanno cose cattive. Questa sembra essere l’idea. L’ex direttore della CIA, John Brennan, si è presentato alla CNN l’altro giorno per aggiungere la sua versione della storia. Ed è stato subito chiaro che questo non era un normale segmento di notiziario televisivo. Brennan stava invece conducendo un esperimento scientifico progettato per determinare quanto siano stupidi gli spettatori della CNN. Si tratta delle stesse persone che hanno creduto a Joe Biden quando disse loro che il COVID era una pandemia dei non vaccinati. Sono gli stessi individui che credono che gli uomini possano diventare donne solo dicendo di esserlo. Quindi, chiaramente, sono molto creduloni. Ma la domanda rimane di quanto lo siano davvero. A cosa non crederanno? Bene, in nome della scienza, John Brennan ha deciso di scoprirlo. Guardate.
[Giornalista CNN]
Pensa che la Russia sia dietro il sabotaggio dei gasdotti?
[John Brennan]
Dunque, penso che tutti i segni indichino un qualche tipo di sabotaggio. Questi gasdotti sono solo a circa 60 metri di profondità, e la Russia dispone delle risorse sottomarine con cui potrebbe facilmente posare ordigni esplosivi su di essi. Penso che questo sia chiaramente un atto di sabotaggio di qualche tipo, e che la Russia sia certamente il sospetto più probabile.
[Tucker Carlson]
La conduttrice domanda: pensa che i russi l’abbiano fatto? Pensa che l’uomo con quattro fori di proiettile nella testa si sia suicidato? John Brennan risponde: sì, i russi sono certamente il sospetto più probabile. Beh, certo che lo sono. Ne avete mai dubitato? Una volta che Putin ha finito di eleggere Donald Trump alla presidenza, e ha terminato di costruire il falso laptop di Hunter Biden, per poi consegnarlo a un negozio di riparazioni della Apple nel Delaware, ha sicuramente ordinato di sabotare i propri gasdotti, che erano la sua principale fonte di valuta estera oltre che la sua primaria leva negoziale nei confronti dell’Europa. Ecco quanto è contorto Vladimir Putin. Ovviamente, la sua prossima mossa sarà di bombardare Mosca. Tutto fa parte del suo diabolico piano per raggiungere il dominio del mondo distruggendo se stesso. Questo è ciò che John Brennan ha effettivamente detto agli spettatori della CNN. Gli hanno creduto? Certamente. John Brennan è stato direttore della CIA perciò sa bene quali bugie funzionano. È un esperto. Al contrario, Tony Blinken non è un esperto. È un musicista rock fallito che in qualche modo è riuscito a diventare il Segretario di Stato degli Stati Uniti. Naturalmente è ben felice di mentire, e lo fa spesso, ma non è particolarmente bravo a farlo. All’inizio della scorsa settimana, Blinken ha finto di essere sconcertato dal sabotaggio di Nord Stream. Aveva detto che nessuno ne avrebbe tratto beneficio e che nemmeno tra un milione di anni sarebbe riuscito a immaginarsi chi potesse aver fatto una cosa del genere. Era semplicemente inconcepibile. Questo succedeva martedì scorso. Venerdì, Blinken ha invece abbandonato la posa e ha ammesso che, in realtà, l’abbiamo fatto noi. Non ha usato esattamente queste parole, ma non c’era dubbio su cosa volesse dire. Guardate.
[Tony Blinken]
È un’opportunità straordinaria per rimuovere, una volta per tutte, la dipendenza dall’energia russa, e quindi togliere a Vladimir Putin l’uso dell’energia come arma, e come strumento per promuovere i suoi progetti imperiali. Questo è molto significativo, e offre enormi opportunità strategiche per gli anni a venire.
[Tucker Carlson]
A dire il vero, la nostra attenzione ha breve durata, ma questo è avvenuto piuttosto in fretta, nell’arco di quattro giorni. Martedì scorso Tony Blinken diceva che il più grande atto di terrorismo industriale nelle nostre vite era un crimine sconcertante. Ma venerdì, quello stesso evento era diventato, virgolette, un’opportunità straordinaria, che offre enormi opportunità strategiche per gli anni a venire. È una buona cosa. Ora, questa è un’ammissione. L’ammissione più chiara che potremo mai avere. Non può sfuggire a nessuno, tanto meno ai russi. L’amministrazione Biden è responsabile, direttamente o per procura, della distruzione dei gasdotti Nord Stream, della conseguente catastrofe ambientale, e del collasso economico che certamente ne seguirà.
Questo è poco, ma sicuro. È fatta. Quindi la domanda è: dove ci porta questa azione? E questo è il problema. Questa azione non ci lascia, in quanto Stati Uniti, altra scelta che non scatenare una guerra totale con la Russia. Adesso non c’è più una rampa di uscita. Non c’è via di scampo. Siamo dentro fino al collo, non importa cosa significhi e come finisca. Ne siete scioccati? C’è stata una votazione in materia? Qualcuno ha forse chiesto la vostra opinione? No. Ma è da mesi che ci avviciniamo al rallentatore a questo punto di non ritorno. La cosa è stata nascosta alla vista del pubblico dal blackout quasi totale imposto dai media americani. Probabilmente non conoscevate nessuno dei dettagli. Ad esempio, a marzo, il governo turco ha cercato di mediare una pace in Ucraina, e ci sono andati molto, molto vicini. Non ne ha parlato quasi nessuno. L’Ucraina era pronta a garantire la neutralità, il che significa che non avrebbe aderito alla NATO. Il che corrispondeva all’obiettivo più importante perseguito dai russi.
E in cambio di ciò, il governo russo avrebbe ritirato le proprie forze dall’Ucraina. E questa certamente avrebbe potuto essere una soluzione pulita per il resto di noi. Non sarebbe stato necessario distruggere l’economia globale. Nessuno sarebbe morto in una guerra nucleare. I negoziati erano arrivati fino al punto in cui Vladimir Putin si era impegnato a incontrare Zelensky per firmare un trattato di pace, e anche Zelensky era pronto a farlo. E riportiamo le sue parole con cui aveva annunciato la decisione: “Sono pronto per un dialogo”. Ma purtroppo, Zelensky non poteva agire da solo. Nonostante quello che sentite su NBC News, Zelensky non è il leader indipendente di una nazione democratica. Nemmeno lontanamente. Quella è una finzione completa. Zelensky è un cliente dell’amministrazione Biden, la quale gestisce il suo paese in tutto e per tutto. E gli ideologi all’interno dell’amministrazione Biden non volevano una pace negoziata in Ucraina. Hanno sempre voluto, ed ora appare molto chiaro, una guerra contro la Russia per imporre un cambio di regime a Mosca. Nient’altro. Ed è quello che ora stanno ottenendo. Venerdì, Zelensky ha annunciato che l’Ucraina sta facendo domanda per la piena adesione alla NATO, con procedura accelerata. Cosa accadrebbe se l’Ucraina aderisse alla NATO?
Per definizione, ci sarebbe immediatamente una guerra mondiale in cui saremmo uno dei partecipanti primari. Ciò è garantito dall’articolo cinque dell’atto costitutivo della NATO, la clausola di difesa reciproca. Questa non è un’opinione, è un dato di fatto, e tutti lo sanno. Eppure, sorprendentemente, i democratici al Congresso hanno fatto il tifo affinché ciò accadesse. Il parlamentare Mike Quigley, dell’Illinois, che respira a bocca aperta, ha detto queste testuali parole: la lotta dell’Ucraina è la ragione per cui abbiamo formato la NATO in primo luogo. Credo proprio che dobbiamo dare il nostro sostegno. Nancy Pelosi, sbirciando attraverso la nebbia della sua senilità si dichiara parimenti d’accordo, e dice: Sono in favore della concessione all’Ucraina di una garanzia di sicurezza. E, naturalmente, visto che non ha scelta, qualunque cosa voi pensiate, in quanto burattino nelle mani del Partito Democratico degli Stati Uniti, Zelensky venerdì ha letto dallo stesso copione, e ha detto che non accetterà nulla di meno che la rimozione di Vladimir Putin dalla presidenza della Russia. Guardate.
[Volodymyr Zelensky]
L’Ucraina è stata e rimane il leader degli sforzi negoziali. È il nostro paese che ha sempre proposto alla Russia di concordare la convivenza, su condizioni imparziali, oneste, dignitose ed eque. Chiaramente, con questo presidente russo è impossibile. Non sa cosa siano la dignità e l’onestà. Pertanto, siamo pronti per un dialogo con la Russia, ma con un altro presidente russo.
[Tucker Carlson]
Quindi la richiesta è che Putin sia rimosso dall’incarico. Putin, ovviamente, non ha intenzione di andarsene. Quindi bisognerà eliminarlo. Non c’è bisogno che amiate Vladimir Putin. Non c’è bisogno che amiate nulla che lo riguardi. Potete anche odiarlo e forse la maggior parte degli americani lo odia. Ma potete ancora capire quanto questi discorsi siano totalmente squilibrati. Sono totalmente sconsiderati. Prendiamo a riferimento le loro stesse parole. Per anni, i democratici e l’establishment della difesa che essi controllano ci hanno detto che Vladimir Putin è pazzo e malvagio. Supponiamo che sia vero visto che sono loro a dircelo. Sarebbe dunque questo l’uomo che volete minacciare pubblicamente di sterminio? Forse dovreste ricordarvi che quell’uomo controlla più di 6000 testate nucleari. Quindi, se lo spingiamo abbastanza forte, perché non dovrebbe usare tali armi come reazione? Secondo la loro stessa descrizione, lui lo farebbe. Avremmo quindi una guerra nucleare. Ma diciamo che nel migliore dei casi, siate in grado di uccidere Vladimir Putin prima che possa lanciare quei 6000 missili contro gli Stati Uniti o qualsiasi altro paese.
Come finirebbe la Russia? Il paese che controlla. La Russia non è l’Iraq. La Russia rappresenta un ottavo della massa terrestre del mondo. È un paese enorme, immerso in un ambiente molto conflittuale con una popolazione musulmana numerosa e molto irrequieta. Quindi pensateci solo per 1 secondo.
Quali sono le possibilità che, nel caos che ne conseguirebbe e che stiamo cercando d’imporre alla Russia, una di quelle 6200 testate nucleari finisca nelle mani di qualcuno che è veramente pazzo e pericoloso sia per noi che per il mondo. Per esempio, vediamo cosa è successo alle scorte di armi convenzionali di Saddam Hussein dopo che le forze americane lo hanno catturato nel dicembre del 2003 e hanno imposto un cambio di regime in Iraq. Beh, molti americani sono morti e il paese si è diviso in fazioni. Quindi moltiplicate tale risultato all’infinito, e capirete cosa stanno proponendo i nostri leader e quanto siano squilibrati. E dovrebbero ben saperlo perché lo hanno già fatto prima, ma non imparano nulla. Non sono mai stati chiamati a risponderne e quindi non hanno mai ricevuto una lezione. Se non sei punito, non impari. E così sono pronti a commettere gli stessi errori, ma questa volta su una scala esistenziale. E non stiamo parlando solo degli psicopatici screditati come Victoria Nuland oppure dei buffoni come il nostro Segretario di Stato. Stiamo parlando di quelli seri. Ecco l’ex direttore della CIA, David Petraeus, che spiega con grande flemma su ABC che qualora la Russia lanciasse armi nucleari, non ci sarebbe nessun problema, perché elimineremmo la loro flotta del Mar Nero.
[David Petraeus]
Può ancora peggiorare per Putin e per la Russia. E anche l’uso di armi nucleari tattiche sul campo di battaglia non cambierà affatto la situazione. Jake Sullivan ha dichiarato pubblicamente che gli Stati Uniti hanno comunicato alla Russia cosa accadrebbe in risposta all’uso di armi nucleari.
[Giornalista]
E cosa accadrebbe?
[David Petraeus]
Dunque, preciso di nuovo che non ho espressamente parlato con Jake dell’argomento, ma vi propongo alcune ipotesi. Secondo me, risponderemmo guidando uno sforzo collettivo della NATO che eliminerebbe ogni forza convenzionale che potremmo vedere e identificare sul campo di battaglia in Ucraina, e anche in Crimea, e ogni nave della flotta del Mar Nero.
[Tucker Carlson]
Questo è davvero rassicurante. Quindi se la Russia lanciasse le sue armi nucleari, noi affonderemmo le sue navi. Ma davvero David Petraeus pensa che la faccenda finirebbe qui? Sarebbe il primo uso di un’arma nucleare in quasi 80 anni, dal 1945. Ma pensate veramente che saremmo in grado, con una risposta con armi convenzionali, di contenere l’inevitabile reazione a catena? Non c’è problema, affonderemo le loro navi. Apparentemente, David Petraeus lo pensa davvero. E tenete a mente che, a Washington, David Petraeus è considerato un genio. E per gli standard del posto, lo è certamente. Improvvisamente, tutti coloro che hanno una qualsiasi autorità, tutti coloro che dispongono di un megafono, tutti coloro che possono esercitare il potere reale, parlano e pensano proprio come David Petraeus. Non c’è problema. Oggi, il Daily Beast, che è il giornale che funge da suggeritore per gli imbecilli che gestiscono il nostro governo, ha appena pubblicato un articolo con questo titolo: Putin non lascia al mondo altra opzione se non il cambio di regime.
Ma l’articolo non fa nessuna menzione delle inevitabili conseguenze di tale cambio di regime. Ci dite che stiamo avendo a che fare con un pazzo armato con armi nucleari e gli state dicendo in pubblico che lo ucciderete, sperando per il meglio. E nel caso lanciasse armi nucleari, che a quanto pare avete accettato come possibilità, noi gli affonderemo le navi, elimineremo la sua flotta e passeremo al prossimo dittatore malvagio. Glielo faremo vedere noi. Questa è la profondità di analisi che ci offrono per la catastrofe incombente che tutti stiamo affrontando. Ieri sera, nella trasmissione Sixty Minutes, Scott Pelley, che viene generalmente considerato un giornalista intelligente e rispettato, ha avuto l’opportunità d’intervistare la moglie di Zelensky, che appare un partner a pieno titolo nella gestione dell’Ucraina. Ma nell’intervista non si fa menzione di come questa guerra possa finire, vale a dire in uno scontro nucleare. Invece, Scott Pelley ha sfruttato l’opportunità per dire che gli adesivi per paraurti con la bandiera ucraina sono ovunque a New York City. Guardate.
[Scott Pelley]
Si è scoperta più forte di quanto pensasse di essere?
[Olena Zelenska]
Tutti sono diventati più forti. Non sono l’unica.
[Scott Pelley]
Signora First Lady, posso mostrarle qualche fotografia dagli Stati Uniti?
Questa è una foto che ho scattato sulla Fifth Avenue a New York.
Questo è un adesivo per paraurti esibito dove compro i miei generi alimentari.
Ho scattato questa foto sul lato est di Manhattan.
Cosa vuole dire al popolo americano?
[Tucker Carlson]
Ci scusiamo se questo vi ha fatto vomitare. Questo è Sixty Minutes, la trasmissione seria che va al cuore dei fatti. Le capita mai di stancarsi di essere così coraggiosa e meravigliosa? Questo è il livello di analisi che stiamo ottenendo. Mostriamo alla moglie del presidente dell’Ucraina un adesivo per paraurti con la bandiera ucraina e le diciamo che siamo al suo fianco, che le vogliamo davvero bene. Questa è vera follia. Un intero paese che va avanti ignorando quello che succede e guidato dai suoi leader che sono specializzati nell’ignorare le cose che contano.
Davanti a noi c’è una catastrofe imminente, non è un’esagerazione. Non stiamo parlando del tasso d’inflazione che cresce di due punti oppure di una perdita del 15% nel vostro fondo pensionistico. Stiamo parlando di guerra nucleare. E alla base di tutto questo, le persone che stanno tirando i dadi capiscono esattamente la posta in gioco, anche se il pubblico americano non ne ha idea. E lo sappiamo anche grazie a un recente annuncio pubblicitario pubblico della città di New York che dice che cosa fare quando i russi lanceranno le loro bombe nucleari nel centro. Eccolo.
[Annunciatrice pubblicitaria]
Quindi c’è stato un attacco nucleare. Non chiedetemi come o perché. Sappiamo solo che la bomba atomica ha colpito. Bene, quindi cosa facciamo? Il primo passo è di andare al coperto velocemente. Voi, i vostri amici, la vostra famiglia, andate all’interno di un edificio. E restate dentro. Chiudete tutte le porte e le finestre. Se avete una cantina, andateci. Se durante l’esplosione vi trovavate all’esterno, pulitevi immediatamente. Toglietevi tutti gli indumenti esterni e metteteli in un sacco di plastica, così da mantenere la polvere o la cenere radioattiva lontano dal vostro corpo.
[Tucker Carlson]
Tutto chiaro, tenete la polvere e la cenere radioattiva lontano da voi. È proprio come una di quelle cose che si fanno abitualmente come pulire le grondaie, mettere il fertilizzante in giardino in primavera, e, ovviamente, tenere lontana la polvere radioattiva. Basta fare la doccia e andare in casa. Non c’è problema. Gli autobus nel New Jersey ora mostrano annunci medici sull’avvelenamento da radiazioni. C’è scritto: settembre è il mese dedicato all’essere pronti come nazione. Sapete cosa fare in un’emergenza radioattiva? No, non lo sapete, ma non importa perché è tutta una finzione. Stanno tutti recitando. Se vivete in una grande area metropolitana, non c’è nulla che potrete fare durante uno scambio di missili nucleari perché sarete morti, insieme alla maggior parte degli altri americani. La stragrande maggioranza degli americani sarà morta e coloro che sopravviveranno moriranno di fame perché l’intera agricoltura andrà distrutta insieme a miliardi di persone in tutto il pianeta.
Quindi è tempo di aggiornare le vostre ipotesi in materia di tecnologia nucleare. Queste non sono le bombe che hanno raso al suolo Nagasaki. Sono incalcolabilmente più potenti. Se colpissero New York, distruggerebbero allo stesso tempo Miami. Quindi una guerra nucleare non significa che potremo affondare la flotta del Mar Nero. Significa la fine del mondo. E le persone che lavorano in questo campo lo capiscono, e hanno davvero paura. Ma nessun altro sembra averne idea. Perché? Glenn Greenwald ha osservato con molta attenzione tutta questa evoluzione. Il suo lavoro è disponibile sul sito Substack. Siamo felici che si unisca a noi stasera. Glenn, grazie mille per essere qui. Mi sembra che, indipendentemente da come ci si senta nei confronti di Putin oppure dell’Ucraina o della giustificazione della guerra o di qualsiasi altra cosa, la minaccia molto concreta di uno scambio nucleare, di cui stanno parlando apertamente in questo momento, richiederebbe che i media iniziassero a far notare alla gente che è reale, ma nessuno lo sta facendo. E mi chiedo perché.
[Glenn Greenwald]
Tucker, se guardi la storia delle guerre americane, negli ultimi decenni, sono incredibilmente simili. Il modo in cui convincono gli americani a sostenere Il coinvolgimento degli Stati Uniti in una guerra, consiste nel focalizzarsi sulla persona di un particolare leader, e portarci a odiarlo. Per esempio, Saddam Hussein in Iraq è un personaggio terribile. Bashar al Assad, in Siria, è una forza tirannica. Il Mullah Omar, in Afghanistan, è un individuo che dobbiamo eliminare. Gheddafi e la Libia. Sollecitano le nostre emozioni affinché diciamo di sì e vogliamo andare a caccia di questi tiranni. E poi dopo aver speso centinaia di miliardi e aver sacrificato moltissime vite, i sondaggi mostrano invariabilmente che gli americani arrivano a rendersi conto che quelle guerre sono state un errore. E la ragione è che si rendono conto che il coinvolgimento degli Stati Uniti in quelle guerre non ha portato nessun beneficio agli Stati Uniti e tanto meno ai cittadini americani. Quindi esaminiamo l’attuale situazione seguendo tale impostazione. La maggior parte delle persone che operano a Washington sono concordi nel ritenere che siamo più vicini all’uso delle armi nucleari che in qualsiasi altro momento, dopo la crisi dei missili cubani di 60 anni fa. C’è una minaccia molto reale di uno scambio nucleare o addirittura di un confronto diretto tra Russia e Stati Uniti.
E per che cosa? La questione è su chi governa e comanda nemmeno su tutta l’Ucraina, ma nel Donbass, la regione orientale dell’Ucraina, dove la maggioranza delle persone in realtà si considera parte dell’etnia russa e vuole far parte della Russia. Eppure non c’è quasi nessun dibattito sul fatto che dovremo spendere enormi quantità di denaro in Ucraina e rischiare la vita dei nostri concittadini americani fino ad arrivare alla possibilità di una guerra nucleare. Perché tutti sanno che nel momento in cui esci dal coro, c’è un’orda di persone pronte a definirti antipatriottico oppure traditore oppure ammiratore di Vladimir Putin, come so che stanno facendo in questo preciso momento con questa nostra trasmissione. E mi riferisco allo staff di Media Matters ed altre persone online. Quindi siamo in un’atmosfera davvero repressiva, che sta sopprimendo un dibattito che invece dovremmo assolutamente avere.
[Tucker Carlson]
Ma stiamo perdendo la cognizione della realtà. Se una nazione dispone di armi nucleari, e credi anche teoricamente che possa usarle, devi trattarla in modo diverso. Potrebbe non piacerti. Potrebbe essere ingiusto, ma le nazioni cercano di procurarsi armi nucleari proprio al fine di non farsi dominare. Se ignori la possibilità che tutta la tua popolazione possa essere uccisa, non sei adatto alla leadership perché sei pazzo. E sembra che i nostri leader siano proprio pazzi.
[Glenn Greenwald]
Penso che abbiano intenzionalmente coltivato il convincimento secondo cui l’uso di armi nucleari non sia davvero una possibilità realistica. Anche se tali armi sono già di fatto state utilizzate nel secolo scorso, quando gli Stati Uniti hanno bombardato il Giappone alla fine della seconda guerra mondiale, e ci siamo avvicinati molto, in almeno due o tre occasioni, allo scambio diretto di armi nucleari tra Stati Uniti e Russia, rischiando l’annientamento nucleare, anche nella crisi dei missili cubani, perché gli Stati Uniti sentivano che la presenza russa oltre il confine, a Cuba, fosse così minacciosa da giustificare lo scatenamento di una guerra nucleare per impedire la presenza di quei missili. È questo è lo stesso punto di vista con cui la Russia vede ciò che sta accadendo in Ucraina, proprio oltre il suo confine. È una follia presumere che non ci sia nessuna possibilità che Vladimir Putin usi le armi nucleari, qualora la Russia cominci a perdere questa guerra che considera esistenziale, oppure qualora la NATO dia il via a una vera e propria escalation, come del resto sta facendo, Questa è un’illusione pericolosa, sotto la quale, penso, che molte persone stiano operando.
[Tucker Carlson]
Questa è la cosa più folle che abbia mai visto.
Il timore di un intervento nucleare da parte degli Stati Uniti è stato riportato alla ribalta negli giorni dopo la denuncia, da parte dei russi, del progetto su cui stanno lavorando gli ucraini per produrre una dirty bomb, vale a dire un ordigno convenzionale che contiene anche materiale radioattivo.
I russi sostengono che gli ucraini progettano di far esplodere la dirty bomb per poi addossarne la colpa ai russi e invitare l’intervento diretto in Ucraina degli Stati Uniti.
Nel frattempo abbiamo un breve aggiornamento sulla situazione militare in Ucraina da parte del colonnello statunitense Doug MacGregor che, durante la presidenza di Donald Trump ha colaborato con i vertici del ministero della difesa americano. Viene intervistato dal giornalista Will Cain di Fox News.
[Will Cain]
Colonnello, è un piacere averla qui con noi stasera. Oggi abbiamo avuto un vortice di notizie. Quando si tratta di Russia e Ucraina, cosa dovremmo pensare?
[Douglas MacGregor]
Beh, non proprio quello che il senatore Graham aveva da dire, o, se per questo, nemmeno il presidente Biden. La distruzione del gasdotto non è stata chiaramente eseguita dalla Russia. Nessuno ci crede. In effetti, la popolazione tedesca è stata intervistata e, in modo schiacciante, in contrasto con l’idea di qualsiasi guerra con la Russia, respinge l’idea che i russi siano responsabili dell’attentato al gasdotto. Penso che ci siano tre cose con cui abbiamo a che fare in questo momento. Prima di tutto, Putin ha deciso che nessuno a Washington negozierà con lui, e sa che Washington alla fine ha il vero controllo della situazione.
Perciò ha deciso che, in risposta, dovrà intensificare l’operazione militare. In Occidente, la gente non lo sa, ma le forze russe in Ucraina sono sempre state in inferiorità numerica dal giorno in cui sono entrate. Ora la situazione cambierà in modo piuttosto drammatico, e sospetto che i bombardieri a cui hai fatto riferimento, che possono trasportare sia armi convenzionali sia armi nucleari, saranno equipaggiati con armi convenzionali. E quei bombardieri saranno probabilmente utilizzati nell’escalation a cui stiamo per assistere in Ucraina. E penso che Putin risolverà questa disputa in Ucraina a condizioni accettabili per la Russia e che potrebbero non piacerci. Ma, a parte la Polonia, nessuno nella NATO è interessato ad andare in guerra contro la Russia. Se persistiamo su questa linea, vedremo la NATO dissolversi e frammentarsi.
[Will Cain]
Perché, come ci sta dicendo, non seguiranno l’esempio della Polonia e non resteranno uniti. Presumo che sia quello che sta dicendo, colonnello.
[Douglas MacGregor]
Ovvio, nessuno vuole andare in guerra con la Russia, a dispetto di quello che si dice nei sondaggi che circolano a Washington e delle convinzioni di pochi.
[Will Cain]
Bene, questo sarà allora il fattore chiave. Se il mondo non seguisse la Polonia in una guerra contro la Russia, bisogna vedere se i leader statunitensi riusciranno a costringere il mondo a farlo in ogni caso. Colonnello Doug McGregor, sempre bello sentirla. Grazie.
Secondo MacGregor un’escalation nucleare da parte dei russi è da escludere e rimane assurda e improbabile anche sul fronte della NATO, ma non si può escludere completamente un coinvolgimento ufficiale di truppe americane insieme a quelle polacche e magari rumene.
Passiamo ora alla componente propagandistica di quello che abbiamo visto. La parola isteria significa: uno stato di estrema eccitazione, paura o collera in cui una persona oppure un gruppo di persone perdono il controllo delle proprie emozioni e iniziano a urlare, piangere e via dicendo.
E’ uno stato desiderabile per il propagandista perché conferisce un’efficacia molto maggiore all’attività di propaganda. Non esiste argomento più efficace del pericolo di una guerra nucleare per sollecitare apprensione e collera e per cementare l’attenzione del pubblico.
Ecco che cosa scrive a proposito dell’efficacia propagandistica di un conflitto Walter Lippman nel suo libro “Public Opinion”:
“Il pubblico deve avere qualcosa da fare, e la contemplazione della verità, della bontà e della bellezza non è qualcosa che può tenerlo impegnato. Affinché non resti semplicemente inerte di fronte a un’immagine, e questo vale sia per i giornali, sia per i romanzi, sia per i filmati, il pubblico deve essere attivato. Ci sono diverse forme di attivazione che sono di gran lunga superiori a tutte le altre, sia per la facilità con cui vengono stimolate, sia per la prontezza con cui le persone ne cercano gli stimoli. Sono la passione sessuale e il combattimento, e le due hanno un numero talmente vasto di associazioni reciproche, e si fondono reciprocamente in maniera tanto intima, che una lotta per motivi sessuali si colloca ben al di sopra di qualsiasi altro tema, in termini di efficacia. Non c’è nient’altro che assorba le persone tanto a fondo e senza freni, e che funzioni al di là di qualsiasi differenza culturale o di frontiere.
La politica diventa interessante quando c’è una lotta, come siamo soliti dire, su una qualche questione. Ma dove non facciamo ricorso alla bellicosità, è difficile mantenere l’interesse delle persone a meno che non siano direttamente coinvolte nella situazione.
Affinché la vaga immagine della questione acquisiti un qualsiasi significato per la gente comune, essa deve consentire agli individui di mettere in atto il loro amore per il combattimento, per la suspense e per la vittoria.
Affinché una questione distante dall’individuo non resti solo un vago barlume ai bordi della sua attenzione, è necessario che si traduca in immagini in cui la persona si possa riconoscere. La persona deve essere in grado di scegliere da che parte stare.
Tutte le ideologie politiche soddisfano queste regole. Nell’argomento proposto si deve porre sempre una base di realismo unita all’immagine di un male concreto come la minaccia di un’invasione tedesca oppure il conflitto di classe. Ci dev’essere la descrizione di un qualche aspetto del mondo che è convincente, perché concorda con idee familiari.
Ma poiché l’ideologia descrive un futuro ancora invisibile, insieme a un presente tangibile, essa supera rapidamente il confine della possibile verifica. Nel descrivere il presente, bisogna rimanere più o meno vincolati a esperienze comuni. Ma nel descrivere ciò che nessuno ha ancora visto, ci si può lasciare andare. Magari vi trovate di fronte all’Armageddon, alla fine del mondo, ma combattete dalla parte di Dio.
Si parte da un inizio veritiero, che è considerato vero secondo gli standard prevalenti, e quindi si prefigura un lieto fine. Ogni marxista insiste con forza sulle brutalità del presente, e descrive un panorama prevalentemente soleggiato per i giorni che verranno dopo la dittatura. Lo stesso vale per i propagandisti di guerra: non c’era una sola qualità bestiale che non potessero trovare ad est del Reno, oppure a ovest del Reno nel caso dei propagandisti tedeschi. Le bestialità esistevano davvero, ma solo dopo la vittoria ci sarebbe stata una pace eterna, il tutto calcolato a tavolino in modo decisamente cinico. Perché il propagandista esperto sa che, laddove è necessario partire con con un’analisi plausibile, deve poi interromperla il prima possibile perché il tedio dei risultati politici reali distruggerà rapidamente l’interesse. Quindi il propagandista esaurisce l’interesse nella realtà con un inizio tollerabilmente plausibile, dopo di che infuoca l’energia del suo pubblico per lanciarlo in un lungo viaggio con un passaporto per il paradiso.
La formula funziona quando la finzione pubblica si fonde con un’urgenza privata. Ma una volta che si è fusa, nel bel mezzo della battaglia, la personalità originale dell’individuo come pure il suo modello di riferimento iniziale che aveva permesso tale fusione in primo luogo potrebbero essere completamente persi di vista”.
Vediamo quindi che la guerra oppure un conflitto possibilmente di lunga durata o permanente, costituisce un requisito importante per il propagandista, che ne creerà uno qualora non ci fosse e che lo userà per catturare il pubblico su entrambi i lati della barricata e portarlo a fare ciò che il propagandista vuole.
Roberto Mazzoni